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ARTE<br />

INTER<br />

TRANS<br />

PERSONAL<br />

E..<br />

2012 Bill Viola Tony Oursler Marko Alstalo<br />

Arte/Inter/Trans/Personal/E.. è un <strong>progetto</strong> espositivo di tre artisti contemporanei:<br />

Bill Viola, Tony Oursler e Marko Alastalo.<br />

Una <strong>mostra</strong> senza precedenti in quanto mai prima si era tentato di far interagire artisti che utilizzano linguaggi<br />

differenti che attraverso un processo di indagine interiore <strong>mostra</strong>no per mezzo delle nuove tecnologie come<br />

l'individualità non è più confinata nella mente di un singolo ma viene esposta alla percezione di stimoli esterni,<br />

presentati sottoforma di video installazioni e performance interattive con le quali è possibile interagire e<br />

comunicare, condizionando le nostre emozioni.<br />

La <strong>mostra</strong> comprende una collezione di opere dei tre artisti degli ultimi vent'anni. Ci saranno performance live di<br />

Marko Alastalo e dieci video installazioni di Tony Oursler e Bill Viola dislocate in tutta la struttura delle vecchie<br />

prigioni di Palazzo Ducale a Venezia.<br />

Alberto Gregoratti Fabio Cauzzo Enrico Pasetti Luca Ferro


2<br />

ARTEINTERTRANSPERSONALE è un insieme giocoso di parole, che indaga, scava e lega fra<br />

loro l’introversione e l’estroversione delle emozione provocate dall’opera d’arte.<br />

Nell’interazione fra gli artisti e il pubblico, si attiva un meccanismo che attraversa e rompe<br />

le linee di confine della persona.<br />

Abbiamo Viola, col suo esplorare il fenomeno del senso della percezione, che lavora sulle<br />

esperienze universali dell’uomo; abbiamo poi Oursler, che con le sue opere espone lo stato<br />

della coscienza collettiva contemporanea, attraverso le sue emozioni, i suoi desideri e le<br />

sue patologie; infine, con l’opera di Alastalo, l’osservatore porta le sue emozioni, appena<br />

plasmate dalle opere viste, al di fuori di sé, tradotte da questo sistema di rilevamento dei<br />

flussi cerebrali in musica e luci, alterando così l’intero ambiente dell’esposizione.<br />

dall’estrerno, all’interno dell’ individuo, si verifica un processo che in un certo senso va<br />

oltre l’individuo stesso, un feedback visivo-sonoro-emotivo collettivo, transpersonale;<br />

è l’espandersi del confine sè-non sé, al di là dei confini epidermici dell’organismo, in un<br />

tutt’uno armonico.<br />

La <strong>mostra</strong> attraverso i tre artisti scelti e` volta a capire come il paesaggio interiore che<br />

analizza i profondi legami che uniscono emozioni e luoghi, alla personalita` e al vissuto, si<br />

rapportano con le nuove tecnologie che vengono utilizzate per scavare nell’interiorità di<br />

ogni persona. Bill Viola, Tony Oursler e Marko Alastalo sono personalita` differenti ma con<br />

finalita` simili; utilizzano procedimenti volti a stimolare la nostra mente, talvolta inversi,<br />

attraverso mezzi tecnologici che permettono di renedere noto e presentare al pubblico cosa<br />

c’e` di piu` privato e inaccessibile cioe` il paesaggio interiore.<br />

Sensazioni, turbamenti e ricordi che si faticano a nascondere o che si cercano da molto<br />

tempo vengono materializzate, come risultato dell’interazione fra il pubblico e l’opera,<br />

attraverso un feedback visivo-sonoro collettivo.<br />

3


BILL<br />

VIOLA<br />

4<br />

Bill Viola per più di trent’anni ha creato video artistici, installazioni architettoniche<br />

sperimentazioni del suono, performances di musica elettronica e lavori per il<br />

broadcast televisivo. Nelle installazioni video di Bill Viola si fondono immagini<br />

e suoni, e sono caratterizzate dalla sua precisione e contemporaneamente<br />

dalla sua semplicità molto diretta. I suoi videotapes sono stati presentati a<br />

livello di cinema in tutto il mondo e le sue opere sono state pubblicate e<br />

tradotte in molte lingue. Fin dai primi anni ’70 Viola ha utilizzato la forma del<br />

video per esplorare il fenomeno del senso della percezione come un percorso<br />

per conoscere se stessi. Lo scopo dei suoi lavori sull’esperienze universali<br />

dell’uomo come la nascita, la morte, e i sentieri della nostra coscienza,<br />

trovano ispirazione nella produzione artistica umana indipendentemente dalla<br />

sua origine geografica; Viola è attratto da tutti i tipi di arte e dalle tradizioni<br />

spirituali (incluso il Buddismo Zen, il Sofismo Islamico e il Misticismo Cristiano).<br />

Egli è stato uno sperimentatore pieno di innovazione nella creazione dei video<br />

come una forma vitale dell’arte co temporanea e in questo modo ha aiutato a<br />

espandere tutto questo in termini di tecnologia e ricchezza storica. Da allora<br />

ha creato più di 150 opere che sono state esposte nei musei, gallerie, film<br />

festival e nelle televisioni pubbliche di tutto il mondo. Bill Viola ha un approccio<br />

poetico all’esplorazione della realtà, utilizzando le immagini, il video. Come<br />

Michael Rush scrisse nel suo New Media in Late 20th Century Art, “il lavoro di<br />

Bill Viola forse più di qualsiasi altro rappresenta la liricità nell’arte”.<br />

5


QUintet<br />

2002 videoproiezione<br />

6<br />

2<br />

Trittico di Nantes<br />

1992 videoproiezione<br />

7


Observance<br />

1995 videoinstallazione<br />

8<br />

Passage<br />

1987 videoproiezione<br />

9


TONY<br />

OURSLER<br />

10<br />

Tony Oursler nato nel 1957 a new york è uno degli artisti più innovativi tra<br />

quelli che utilizzano il video come mezzo espressivo. Per lui le immagini in<br />

movimento, più di quelle statiche, sono rappresentative della nostra cultura<br />

contemporanea. Grazie a Oursler, la video arte si è affrancata dai limiti dello<br />

schermo<br />

televisivo e dell’immagine proiettata su una superficie uniforme, interagendo<br />

in maniera originale con la scultura vera e propria e con il pubblico. La sua arte<br />

non si limita a esprimersi attraverso l’immagine video in senso stretto, ma<br />

utilizza e sovrappone scultura, design, installazione e performance.<br />

Oursler gioca con i segni e i simboli della società delle immagini. Li capovolge,<br />

li interroga e li dota di nuovi significati. Metafora della visione, gli occhi<br />

rappresentati da Tony Oursler creano una geometria di scambi e interazioni con<br />

l’opera e con il pubblico. Interpellazione, spiazzamento, suggestioni oniriche<br />

immergono fin da subito i visitatori in un’atmosfera inquieta e visionaria”.<br />

Fin dagli inizi della carriera, i suoi lavori sono dominati da temi quali la<br />

violenza, il rapporto con i media, le droghe, le malattie mentali, la cultura pop,<br />

la compulsione consumistica, il sesso, l’inquinamento. L’analisi di Oursler si<br />

concentra su come tutto questo incida sulla fisicità dell’uomo e sulle relazioni<br />

sociali e<br />

interpersonali.<br />

Negli anni Novanta, le sue istallazioni includevano sculture-screens (proiezioni<br />

su sculture): visi deformati che declamavano monologhi dai risvolti intimisti e<br />

in qualche modo deliranti venivano proiettati su volumi irregolari, ma anche su<br />

bambole, alberi o nuvole di vapore. La serie intitolata Talking Heads si è poi<br />

evoluta<br />

nella serie Eyes (che sarà presentata alla <strong>mostra</strong> arte/inter trans/personal/e...<br />

in una versione composta da dieci “occhi”), in cui invece l’artista proietta occhi<br />

su sfere sparse per lo spazio espositivo. Questi occhi, nei quali si possono<br />

vedere pupille che si dilatano, il riflesso dell’iride, il battito delle palpebre,<br />

sembrano<br />

fissare lo spazio o osservare il visitatore. Questo scambio di sguardi inquietanti<br />

tra l’opera e il suo pubblico, il ridurre simbolicamente l’uomo a un occhio, è<br />

uno dei temi centrali dell’opera dell’artista americano.<br />

Nella <strong>mostra</strong> sarà presentata anche una serie di installazioni ispirate<br />

all’esplorazione dello spazio cosmico in relazione all’immaginazione della<br />

cultura popolare (Cosmic Cloud e Purple Dust), ai disagi mentali rappresentati<br />

in chiave super–pop (come Crunch e Sss).<br />

Questi lavori saranno affiancati da altri recentissimi.<br />

Il primo è un <strong>progetto</strong> che Oursler ha realizzato per l’Adobe Virtual Museum<br />

(The Valley, 2010). Attraverso alcune postazioni multimediali, il pubblico<br />

potrà interagire con la <strong>mostra</strong> digitale con cui l’artista ha inaugurato il museo<br />

virtuale di Adobe.<br />

Il secondo è la serie Peak (2010), microsculture costituite da proiezioni su<br />

assemblaggi di oggetti e materiali grezzi, quali vetri, metalli, argilla. Anche<br />

in questa recente serie l’artista sviluppa la sua esplorazione sui modi in cui la<br />

tecnologia incide sulla psiche umana.<br />

11


Tre videoproiezioni,<br />

fibra di vetro, resina e audio a<br />

cinque canali<br />

Cosmic Clouds, 2007<br />

videoproiezioni in fibra di vetro<br />

con audio<br />

12<br />

Sss, 2004<br />

videoproiezione su fibra di<br />

vetro e audio<br />

13


Crunch, 2004<br />

videoproiezione su fibra di<br />

vetro e audio<br />

Eyes, 2010<br />

videoproiezione su fibra di<br />

vetro e audio<br />

14<br />

The Valley, 2010<br />

stazione multimediale<br />

Peak, 2010<br />

mixed media<br />

15


MARKO<br />

ALSTALO<br />

16<br />

Marko Alastalo, finlandese, è attivo nel campo dell’arte performativainterattiva<br />

dal 2003, direttore di alcuni film, scrittore, compositore, fondatore<br />

del Brainwave Music LAB.<br />

Il Brain Wave Music LAB è un <strong>progetto</strong> unico, in costante elaborazione, un ibrido<br />

fra arte e scienza contemporanee. Ad Hakaniemi, un paese vicino Helsinki, in<br />

Finlandia, ha riunito uno staff composto da quattro musicisti, due danzatrici,<br />

due psicologi e un neuroscienziato.<br />

La loro ricerca si basa sul concetto di biofeedback: l'interazione fra ciò che<br />

accade sulla scena coi performer, e le emozioni provocate nello spettatore,<br />

che a sua volta grazie a quest' ultime entra a far parte della scena stessa,<br />

modificandone il soundscape e le luci, alterando così il lavoro dei performer<br />

che si muovono sulla scena.<br />

I suoi ultimi studi sempre indirizzati a trovare applicazioni interattive alle onde<br />

cerebrali, sono volti a creare musica in tempo reale.<br />

Procede sintonizzando degli oscillatori sugli “impulsi neurali”,che sono gruppi<br />

di cellule nervose le quali stimolate da un pensiero si muovono in sincronia, e<br />

vengono rilevate sullo spettatore tramite EEG (elettroencelografia).<br />

I dati ricavati dall'elettroencefalogramma vengono elaborati come valori<br />

numerici all'interno di PureData, un sistema digitale di programmazione open<br />

source (la sua patch -applicazione- è quindi scaricabarile gratuitamente dal<br />

suo sito, in linea con la filosofia di libertà e condivisione che caratterizza<br />

questo sistema di programmazione). All'interno di PureData lui accoppia<br />

"semplicemente" i valori numerici, espressi in frequenze (Hz) a degli oscillatori,<br />

che di conseguenza produrranno un suono intonato sulla frequenza rilevata.<br />

I picchi più alti lavorano invece come interruttori sulle luci della scena.<br />

Più il soggetto si lascia emozionare, più frequenze vengono captate, e tanti<br />

più oscillatori produrranno il loro suono, così da creare una vera e propria<br />

orchestra di suoni e di luci.<br />

Consiste in questo il suo ultimo lavoro: "Human Subject".<br />

17


Immagini dalla performance<br />

18<br />

19


PRIGIONE<br />

DI PALAZZO<br />

DUCALE<br />

VENEZIA<br />

20<br />

Abbiamo scelto come location la vecchia prigione di palazzo ducale a Venezia,<br />

questa comprende svariate aree ma prendiamo in considerazione solo la sala<br />

del tormento, i piombi e i pozzi. Usiamo la prigione come metafora dei limiti<br />

del paesaggio interiore, chiuso all'interno dei confini della mente, con spazi<br />

oscuri ed angusti che richiamano l'introspezione e gli anfratti della psiche,<br />

ma anche perchè facilitano la proiezione di video e l'immedesimazione con le<br />

immagini proposte.<br />

Gli spazi delle prigioni sono luoghi che si prestano ad un particolare tipo di<br />

esperienza visiva che trasmette emozioni diverse a seconda dell’artista che si<br />

sta osservando.<br />

Bill Viola, fonde immagini e suoni, catturando con la la sua precisione e contemporaneità<br />

e semplicità molto diretta.<br />

Tony Oursler indaga le connessioni fra l’io e il mondo in un continuo approfondimento<br />

dentro i gesti, le parole, le ossessioni e i diversi livelli di comunicazione,<br />

videotape inquietanti che lasciano al fruitore libertà di espressione e<br />

comprensione.<br />

Marko Alstalo che fonde le emozioni provocate nello spettatore, che entra a<br />

far parte della scena stessa, modificandone il soundscape e le luci installate<br />

nell’ambiente e nella scena.<br />

21


La location della <strong>mostra</strong> è la vecchia prigione di palazzo<br />

ducale a Venezia, questa comprende svariate aree ma<br />

prendiamo in considerazione solo la sala del tormento,<br />

i piombi e i pozzi. Usiamo la prigione come metafora<br />

dei limiti del paesaggio interiore, chiuso all'interno dei<br />

confini della mente, con spazi oscuri ed angusti che<br />

richiamano l'introspezione e gli anfratti della psiche,<br />

ma anche perchè facilitano la proiezione<br />

di video e l'immedesimazione con le immagini proposte.<br />

Gli spazi delle prigioni sono luoghi che si prestano<br />

ad un particolare tipo di esperienza visiva che<br />

trasmette emozioni diverse a seconda dell’artista che<br />

si sta osservando. Bill Viola, fonde immagini e suoni,<br />

catturando con la la sua precisione e contemporaneità<br />

e semplicità molto diretta. Tony Oursler indaga<br />

le connessioni fra l’io e il mondo in un continuo<br />

approfondimento dentro i gesti, le parole, le ossessioni<br />

e i diversi livelli di comunicazione, videotape inquietanti<br />

che lasciano al fruitore libertà di espressione e<br />

comprensione. Marko Alstalo che fonde le emozioni<br />

provocate nello spettatore, che entra a far parte della<br />

scena stessa, modificandone il soundscape e le luci<br />

installate nell’ambiente e nella scena.<br />

22<br />

23


24<br />

25


26<br />

CURATORE DEL PROGETTO ESPOSITIVO ARTE/INTER/TRANS/PERSONAL/E..<br />

Biografia di MARINO ZORZATO<br />

Vice Presidente della Regione del Veneto<br />

Marino Zorzato (Pdl) è nato a Cittadella (PD) nel 1956. Risiede a San Martino di Lupari. Sposato<br />

con 2 figli. Esercita la libera professione di ingegnere.<br />

E’ stato Consigliere Comunale e Assessore del Comune di San Martino di Lupari dal 1985 al 1990<br />

e Vicesindaco dello stesso Comune dal 1990 al 1995.<br />

Consigliere Provinciale di Padova dal 1995 al 1999, ha poi ricoperto l'incarico di Assessore<br />

provinciale dal 1999 al 2001.<br />

Presidente di Veneto Strade dal 2001 al 2006, il 21 maggio 2001 viene eletto parlamentare<br />

nazionale e ricopre la carica di Vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera dei<br />

Deputati.<br />

Confermato Parlamentare nel 2006, viene nuovamente rieletto nel 2008.<br />

Dal 2006 al 2008 è stato Capogruppo di Forza Italia in seno alla Commissione Bilancio.<br />

Nel 2008 è Presidente della Commissione Speciale per l'Esame dei Disegni di Legge di<br />

Conversione di Decreti Legge. Dal 2008 fino al 1 giugno 2010 è Vicepresidente del Gruppo<br />

Parlamentare del Popolo della Libertà alla Camera.<br />

Eletto Consigliere Regionale alle elezioni del 28 e 29 marzo 2010 ricopre la carica di Vice<br />

Presidente della Regione del Veneto. Attualmente è vice coordinatore del PDL Veneto.<br />

27


BILL VIOLA<br />

Nato a New York nel 1951, si iscrive al College of Visual and Performing Arts della Syracuse University. Inizia a<br />

realizzare videoarte nei primi anni settanta. Lavora per affermati artisti come Bruce Nauman e Nam June Paik.<br />

Bill Viola inizia la sua carriera studiando arte tra il 1969 e il 1973 alla Syracuse University di New York. Qui<br />

consegue la laurea nel 1973 in Visual e Performing Arts.<br />

Tra il 1973 e il 1974 partecipa ad una <strong>mostra</strong> collettiva realizzando dodici videotape, cinque installazioni<br />

sonore e dieci installazioni video.<br />

Nel 1975 espone per la prima volta le sue opere a due mostre internazionali: la biennale dei Giovani di Parigi<br />

e la biennale del Whitney Museum of Art.<br />

Nel 1977, Bill Viola è invitato ad esporre le sue opere al La Troube University di Melbourne dalla direttrice<br />

artistica Kira Perov, che più tardi diventerà sua moglie.<br />

Nel 1977, in Australia, incontra Kira Perov; nel 1979 cominciano a lavorare e viaggiare insieme. Nel 1980 si<br />

reca in Giappone dove trascorre diciotto mesi per una borsa di studio di scambi culturali.<br />

Negli anni ‘80 Bill Viola decide di abbandonare la sua visione strutturalista dell’arte per avvicinarsi ad uno stile<br />

più visionario. È proprio in questi anni che Viola riscopre l’utilizzo della pellicola in bianco e nero, che servirà,<br />

inoltre, per la realizzazione di una <strong>mostra</strong> al MOMA di New York: la sua più grande <strong>mostra</strong> personale in assoluto.<br />

Nel 1981 lavora per sei mesi nel centro ricerche della Sony, sperimentando le più avanzate tecnologie del<br />

tempo. Rappresenta gli Stati Uniti nella biennale di Venezia nel 1995 con cinque opere riunite sotto un unico<br />

titolo: Buried secrets.<br />

Nel 1983 diviene professore in “Advanced Video” al California Institute of the Arts di Valencia.<br />

Nel 1990, due eventi segnano la carriera d’artista di Bill Viola: la morte della madre nel mese di febbraio<br />

e la nascita del suo secondo figlio in quello di novembre. Quest’esperienza, infatti, ispirerà Viola per la<br />

realizzazione del video “The Passing”: opera che assume come tema portante la morte e la nascita come<br />

simboli dell’assurdità della condizione umana.<br />

Nel 1997 gli viene dedicata la Withney Museum of American Art di New York. Nel 2000 inizia ad usare schermi<br />

al plasma e cristalli liquidi per le sue videoinstallazioni.<br />

Nel 2002 completa il suo <strong>progetto</strong> più ambizioso, Going Forth By Day, un ciclo di video ad alta definizione<br />

commissionato dal Guggenheim di New York e Berlino.<br />

Nel 2003 il J. Paul Getty Museum di Los Angeles realizza una <strong>mostra</strong> personale, The Passions, una serie di<br />

lavori sulle emozioni umane, che ottiene critiche entusiastiche e una straordinaria affluenza di pubblico anche<br />

nelle successive tappe a Londra, Canberra e Madrid.<br />

Nel 2004 realizza un video “a quattro mani” per una nuova produzione di Peter Sellars dell’opera Tristano e<br />

Isotta, presentata in prima mondiale all’Opéra di Parigi nell’aprile del 2005.<br />

Nell’ottobre 2006 torna a Tokyo con una retrospettiva che prende il nome da un video del 1981, Hatsu-<br />

Yume, Primo Sogno.<br />

Nel 2007 nella <strong>mostra</strong> Bill Viola: Las Horas Invisibles, che si tiene a Granada nel Muso de Bellas Artes, Palacio<br />

de Carlos V (Alhambra), per celebrare il restauro del Palacio stesso, sono esposte cinque installazioni. Per la<br />

prima volta in Polonia, a Varsavia, la Galleria d’arte nazionale Zacheta presenta nove installazioni in una <strong>mostra</strong><br />

dal titola Bill Viola. L’artista ricorre a un nuovo espediente tecnico che permette di riprendere un evento in<br />

modo simultaneo e identico con due telecamere predisposte per realizzare una nuova installazione audio<br />

/ video su tre schermi destinata alla Bienale di Venezia, Ocean Without a Shore. Il tema dell’installazione,<br />

destinata alla chiesa quattrocentesca di San Gallo, riguarda la presenza dei morti nella nostra vita<br />

Importanti riconoscimenti e premi<br />

Viola ha ricevuto molti riconoscimenti e premi, incluso un John D. e Catherine T. MacArthur Foundation<br />

Fellowship e l’Eugene McDermott Award in the Arts, MIT. È stato nominato membro dell’American Academy<br />

of Arts and Sciences, riconosciuto Commendatore dell’Ordine delle Lettere e delle Arti dal Governo Francese<br />

e più recentemente gli è stato conferito il 21° Premio Internazionale di Catalogna dal Governo di Catalogna.<br />

Vive insieme a Kira Perov, sua collaboratrice storica e moglie, a Long Beach, California.<br />

28<br />

TONY OURSLER<br />

Tony Oursler nasce nel 1957 a New York city.<br />

Il suo percorso artistico ha inizio nella città di Suffern al Rockland Community College.<br />

Prosegue i suoi studi presso il California Institute for the Arts a Valencia, dove è alunno di John Baldessari ed<br />

entra in contatto con altri studenti come Mike Kelley e John Miller, con i quali nel 1977 dà vita al collettivo<br />

The Poetics.<br />

Questo gruppo nasce con l’intento di osare in campo artistico: il loro obiettivo è quello di ottenere una nuova<br />

forma d’arte attraverso la contaminazione tra performances, musica avanguardistica, danza, commedia ed<br />

immagini. Dal sodalizio artistico, si passa a quello musicale, con la creazione dell’omonimo gruppo rock.<br />

Nel 1979 consegue il suo primo grado accademico, diplomandosi in arte e negli anni successivi decide di<br />

ampliare i suoi studi al Massachusetts College of Art di Boston.<br />

Due anni più tardi, nel 1981, realizza la sua prima esposizione individuale: la <strong>mostra</strong> dal titolo “Video viewpoints”,<br />

esposta nel Museo di Arte Moderna di New York, attirando l’ammirazione di tutta la critica newyorkese.<br />

Il 1983 vede sfumare definitivamente il <strong>progetto</strong> The Poetics, e sarà soltanto nel 1986 che la sua fama di<br />

artista e performer si estenderà a livello internazionale, grazie all’esposizione “Spheres of Influences”, nel<br />

Centro d’Arte contemporanea Georges Pompidou situato a Parigi.<br />

Tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, si dedica alla creazione di varie performances, alcune<br />

in collaborazione con altri artisti, tra cui Constance de Jong, che furono presentate a Chicago, Los Angeles e<br />

New York.<br />

I principali contesti internazionali ai quali presenzia nel periodo suddetto sono: Festival Mondiale del video<br />

dell’Aia nel 1989, la nona Dokumenta di Kassel celebrata nel museo Fridecidiarum nel 1992 e la Medienbiennale<br />

94, Minima Media, di Leipzig nel 1994. Nello stesso anno prende parte al First New York solo show, alla Metro<br />

Pictures.<br />

Nel 1997 partecipa per la seconda volta al prestigioso contesto, Dokumenta numero dieci, celebrata ancora<br />

nella località tedesca di Kassel, presentando una delle sue opere più ambiziose: “The Poetic Project: 1977-<br />

1997”. L’opera, nata dal comune accordo tra Oursler e Kelley di riunire il materiale registrato e di renderlo<br />

edito, si presenta in uno spazio architettonico bizzarro, composto da opere d’arte autonome, sette delle quali<br />

sono frutto della collaborazione tra i due.<br />

Nel 2000 prende parte alla U.S. Art Critics Association Award, poi alla I.C.A. (International Communication<br />

Association) New Media Award.<br />

Infine nel 2004 inizia una serie di opere su commissione per il Museo d’Orsay in Francia.<br />

Tony Oursler, sposato con la pittrice astratta Jacqueline Humpriest, insegna al Massachusetts College of Art<br />

di Boston, cittadina nella quale tuttora risiede.<br />

Tra le sue più importanti collaborazioni vi sono quelle con Constance Dejong, Tony Conrad, Dan Graham ed il<br />

gruppo alternative rock Sonic Youth.<br />

In una delle sue molteplici interviste ha dichiarato la sua ammirazione per storici dell’arte come Jonhathan<br />

Borofsky, Judy Pfaff, Laura Phillips Anderson e per il suo maestro John Baldessari.<br />

Non ha mai nascosto il background cattolico ereditato dalla sua famiglia ed ha più volte menzionato l’influenza<br />

che la televisione ha esercitato su di lui, riferendosi in particolare ad un’emittente come MTV, che con i suoi<br />

effetti speciali, incarna perfettamente il lavoro degli artisti della sua generazione.<br />

29


MARKO ALSTALO<br />

2011 MA in Theatre and Drama (live art and performance studies) Theatre Academy Helsinki, MA programme<br />

in performance art and theory 2007-2011<br />

2006 BA in Performing Arts (directing and script-writing) Helsinki Polytechnics, department of performing<br />

arts 2002-2006<br />

2000 MA in Music (music theory) Sibelius-Academy, department of composing and music theory 1993-2000<br />

AWARDS AND GRANTS<br />

2011 City of Helsinki, grant for artistic work<br />

2010 City of Helsinki, grant for production (Brainwave Music Lab: Brain Karaoke)<br />

2010 Presentation-prize 2010<br />

2010 Live2011.com Grand Prix Media Art Competion, Turku Jury’s honorary mention in National Student<br />

Award Category<br />

ARTISTIC WORK<br />

Media Art, Performance Art, Live Art<br />

2008 Invention<br />

Durational interactive music video performance<br />

2007 Brainwave Music Lab Interactive performance installation<br />

2008-09 Expertimental Cross-over Clubs<br />

The Happening Collective, Helsinki<br />

2008 Anti-sacrificial Ritual Site-specific community art project Roads of Art environmental art exhibition, Salo<br />

district<br />

2003-04 Tree of Knowledge of Good and Evil – psycho-sociological deconstruction Helsinki Polytechnics,<br />

department of performing arts, Helsinki Catch-as-catch-can –performance festival, Lahti Marko Alastalo,<br />

Helsinginkatu 4 a A 19, 00500 HELSINKI, Finland.<br />

Stage and Film Roles<br />

2011 Rene Martin Algus: Connections (theatre production). Director: Hilkka-Liisa Iivanainen Turku City Theatre<br />

& Brainwave Music Lab<br />

2010 King Minos<br />

Tower Room (performative game). Director: Johanna MacDonald Theatre Academy Helsinki & Theatre Naamio<br />

ja Höyhen, Helsinki<br />

2009 Hanged Man Walkabout (performative game). Directors: Aarni Korpela & Johanna MacDonald<br />

Theatre Naamio ja Höyhen, Helsinki<br />

2007 Lauri Bergstöm<br />

When the Heavens fall… remake (experimental short film) Directors: Maija Blåfield, Anu Suhonen. Production:<br />

Kinotar<br />

2002 Earl of Gloucester Shakespeare: King Lear (theatre production). Director: Seppo-Ilmari Siitonen Helsinki<br />

Polytechnics, department of performing arts, Helsinki<br />

Directions and Manuscripts<br />

2006 ”Lear” (director and script-writer) Experimental theatre production based on the play by Shakespeare<br />

Helsinki Polytechnics, department of performing arts, Helsinki<br />

2002 Rachmaninov: Aleko (director)<br />

Opera production. Backyard Company, Helsinki<br />

30<br />

2002 Solaris (director, leader of the collaborative writing process) Music theatre production based on the<br />

novel by Stanislaw Lem π-theatre, Helsinki<br />

2001 Donizetti: L’elisir d’amore (director)<br />

Opera production. HYMS opera, Helsinki<br />

1997 Mikko-Ville Luolajan-Mikkola: Häirikkönainen (director, leader of the collaborative writing process).<br />

Devised opera production Music theatre group Good Machine, Helsinki<br />

Compositions<br />

2008 Kannattaa sopeutua & Tyydy siihen, mitä saat<br />

Two anti-protest songs (including lyrics) First performances at Roads of Art environmental art exhibition, Salo<br />

district 2008<br />

2002 Rondo capriccioso for string quartet<br />

2001 Music for String Trio<br />

1999 Music for the play Ilmari’s Requiem by Juha Kulmala Music theatre production, manuscript: Juha Kulmala,<br />

director:<br />

31

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