numero 7 - luglio 2003 - Farmindustria

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principalmente una riduzione dell’indebitamento della PA (-2,3% sul PIL). Le prospettive di crescita per l’Italia sono tendenzialmente in linea con quelle degli altri Paesi UE: per l’anno in corso una crescita che oscilla fra l’1,1% del FMI (aprile) (sebbene nel rapporto del desk Italy del FMI di luglio viene indicato come tasso del PIL lo 0,6%) allo 0,8% delle previsioni governative e allo 0,6% dell’ISAE. Le cause di questa persistente lenta crescita riflettono radicate debolezze strutturali: squilibri fiscali, un elevato carico fiscale, vincoli sul mercato del lavoro e un insieme di altri fattori che frenano la produttività. Le linee che il Governo sembra voler perseguire, e definite nel DPEF sono: ⌦ sostenibilità fiscale e riduzione della pressione fiscale; ⌦ crescita dell’occupazione; ⌦ rafforzamento della produttività e della competitività. Va rilevato che le linee individuate dal DPEF prevedono interventi sostanziali, che avranno nella legge finanziaria in discussione da ottobre la concretizzazione degli interventi. Una maggiore coesione di carattere politico indubbiamente renderà meno articolato il processo di approvazione della legge finanziaria e più certo il percorso di rientro nell’ambito dei parametri di Maastricht. Un valore che esprime un interessante e positivo percorso di aggiustamento è quello che vede una leggera riduzione del tasso di disoccupazione alla luce degli effetti della normativa volta all’emersione del lavoro nero (si è scesi dal 9,5% del 2001 all’8,8/9,0% previsto per fine anno). Pertanto, una chiave di lettura che emerge dai dati è come a fronte di una stasi complessiva dell’economia con tassi di crescita della domanda 6 delle famiglie molto contenuta, il sistema produttivo ha impiegato l’anno appena trascorso per riorganizzare e ammodernare le proprie risorse alla luce di una auspicata ripresa economica. Per quanta riguarda le previsioni, va evidenziato come il deterioramento degli scenari negli ultimi mesi abbia modificato radicalmente i valori assunti. Nel Patto di Stabilità di novembre 2002, il governo aveva fissato il tasso di crescita del PIL al 2,3%. Le forti difficoltà della fine dell’anno e del 1° semestre di quest’anno hanno richiesto continue rettifiche, sino ad arrivare alle previsioni del DPEF dell’0,8%. Ciò che viene evidenziato dalle previsioni è una mancanza di chiarezza delle scelte di politica economica (scelta neokeynesiana volta a vedere nella spesa pubblica il volano per il rilancio dell’economia, o invece liberare risorse private facendo sì che queste generino un effetto volano per l’economia). Probabilmente scelte quali il condono si muovono lungo questa seconda direttrice, ma – e su questo punto diventa fondamentale la verifica nella legge finanziaria – devono, impiegando l’analisi del FMI, essere nel breve periodo: i) implementate le politiche strutturali volte ad aumentare la produttività sono parte integrante di una strategia orientata alla crescita attraverso l’aumento della dotazione di capitale umano e di riforme miranti al rafforzamento della concorrenza e del dinamismo nel settore produttivo; ii) continuate le politiche di liberalizzazione del mercato dei prodotti e dei servizi (in particolare energia e ordini professionali); iii) incrementati gli investimenti diretti esteri dovuti ad una normativa che non facilita (come in altri Paesi) gli investimenti soprattutto in R&S, attraverso trattamenti
fiscali non discriminatori nonché riducendo ulteriormente gli ostacoli burocratici; iv) rafforzare il sistema finanziario stabile ed efficiente. Il tasso di inflazione (armonizzato) è previsto che a fine anno scenda al 2,5. PIL 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 Previsioni dell'andamento del PIL e del tasso d'inflazione per il 2003 FMI UE OCSE MinEcon. ISAE Confind. L’andamento dei conti della Pubblica amministrazione I conti della PA per il 2002 hanno rispecchiato la problematicità e la complessità della situazione economica e politica che colpisce l’intera Europa. Infatti, per un verso gli scenari economici previsti nei diversi documenti ufficiali dello scorso anno ipotizzavano tassi di crescita raddoppiati rispetto a quanto poi effettivamente accaduto, con la 2,6 2,5 2,4 2,3 2,2 2,1 2,0 tasso d'inflazione 7 conseguenza di generare un grave effetto sui conti pubblici (minori entrate, maggiori spese, minori risparmi ottenibili); per l’altro verso gli interventi di carattere amministrativo (cd. Decreto tagliaspese) hanno consentito di ottenere un rigido contenimento della spesa pubblica garantendo una sostanziale riduzione del debito pubblico e ottenendo anche una netta inversione dell’andamento del fabbisogno netto. Per quanto riguarda l’indebitamento netto della PA, va sottolineato che l’Italia nel 2002 è stato uno dei pochi Paesi dell’UE a rispettare il limite del saldo netto sul PIL (inferiore al -3,0%). Per il 2003 si prevede, fermo restando un quadro di crescita del PIL pari allo 0,8%, un indebitamento netto del 2,3%; valore in linea con le previsioni di organismi internazionali e istituzionali. Previsioni per fine 2003 del rapporto saldo netto della PA e PIL -2,0% -2,1% -2,2% -2,3% -2,4% -2,5% -2,3% Governo -2,4% Confind. -2,2% UE -2,4% FMI -2,3% ISAE
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