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716<br />

Kačić, Split, 2009.-2011., 41-43<br />

((croce ad estremità espanse)) [Virgi]nis et matris radiant hic tecta Mariae 56 .<br />

A livello ipotetico, questa chiesa (o oratorio) potrebbe essere quella di<br />

cui si parla nella passio Paterni, la „ecclesia deiparae Virginis”, che il santo<br />

avrebbe fondato, nel sito di S. Magno, al suo arrivo a Fondi, l’edifi cio<br />

che poi S. Magno stesso avrebbe trovato già esistente sul posto (dunque la<br />

chiesa che nel medioevo era considerata la più antica del luogo) 57 . In essa,<br />

secondo una versione del racconto, avrebbe trovato sepoltura lo stesso Paterno<br />

58 . Chiese o oratori dedicati a Maria sono del resto ben documentati<br />

56. Alt. cm 7,5; largh. cm 31; sp. cm 7; altezza delle lettere cm 0,8-1; modanature<br />

lungo i margini superiore e inferiore. Tecta, per metonimia, con signifi cato di<br />

edifi cio di culto, ricorre in un buon numero di iscrizioni paleocristiane metriche dalla<br />

metà del IV secolo in poi: P. DE SANTIS, Sanctorum Monumenta. “Aree sacre”<br />

del suburbio di Roma nella documentazione epigrafi ca (IV-VII sec.), Bari 2010, pp.<br />

142-145; esempi dell’uso del verbo radio riferito ad una chiesa in E. DIEHL, Inscriptiones<br />

Latinae Christianae Veteres, I-III, Berlin 1925-1931, nn. 1756, 1784; mater<br />

e virgo sono epiteti della Vergine per esempio nelle iscrizioni riportate ibidem, nn.<br />

976, 1303, 1629. La croce ad estremità espanse e la forma particolare della lettera a,<br />

con apicatura a piccola barra orizzontale al vertice delle due aste oblique, potrebbero<br />

orientare per la cronologia sopra proposta: E. DIEHL, Inscriptiones Latinae, Bonnae<br />

1912, tav. 37, a-b; A. SILVAGNI, Monumenta epigraphica christiana saeculo XIII antiquiora<br />

quae in Italiae fi nibus adhuc exstant I, Roma, Città del Vaticano 1943, tavv.<br />

XI, 11; XII, 1. Il pezzo, per le sue dimensioni, doveva probabilmente essere in opera<br />

(con altre simili cornici?) in un organismo architettonico di modeste proporzioni<br />

(un’edicola? un piccolo altare?).<br />

57. Si ricorda tuttavia, a proposito della provenienza della cornice, che un’altra<br />

chiesa dedicata alla Vergine, attestata per la prima volta nell’anno 1071, esisteva a<br />

Fondi presso l’anfi teatro e che essa si trovava sotto le dipendenze del monastero di S.<br />

Magno: CARAFFA, Fondi, cit., c. 790; M. FORTE, Fondi, cit., p. 663.<br />

58. Tale notizia è riportata solo nella recensione (molto tarda) della passio contenuta<br />

nel codice 97 della Biblioteca Alessandrina di Roma, pubblicata da D. MA-<br />

STRORILLI, in Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata, cit., in<br />

corso di stampa. In questo testo, come nell’altro, tràdito dal medesimo codice, si<br />

specifi ca che la chiesa di S. Maria era sovrastata da un monte, il ”mons arcanus”.<br />

Questa altura è, per l’appunto, quella che incombe sulla piana in cui sorge il monastero:<br />

supra, nota 49. Nel 1215, stando al racconto della traslazione da S. Magno a S.<br />

Pietro di Fondi delle spoglie di Onorato, Libertino e Paterno, il corpo di quest’ultimo<br />

(insieme a quello degli altri due), si trovava in un ambiente situato ”iuxta ecclesiam<br />

sancti Magni”, fuori dell’edifi cio (”foras”), ”subtus parietem ecclesie”, cioè, evidentemente,<br />

la c. d. ”cappella di S. Paterno”, sottostante la testata sud del transetto della<br />

chiesa medievale (su questo ambiente: M. FORTE, Fondi nelle memorie antiche e<br />

recenti di una sua contrada, Casamari 1963, pp. 109-110). Il vano, come si è visto,<br />

sembra aver rivestito una particolare importanza, collegato come era, attraverso una<br />

scala, con la cripta della chiesa, cui dava accesso dal basso.

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