1 Lingua tedesca II aa 2008-2009 Prof. Elena Di Venosa Indicazioni ...
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<strong>Lingua</strong> <strong>tedesca</strong> <strong>II</strong><br />
a.a. <strong>2008</strong>-<strong>2009</strong><br />
<strong>Prof</strong>. <strong>Elena</strong> <strong>Di</strong> <strong>Venosa</strong><br />
SINTASSI DEL TEDESCO – ESEMPI TRATTI DAI ROMANZI DI KARL MAY.<br />
<strong>Indicazioni</strong> per l’esame:<br />
Il corso intende approfondire alcuni aspetti della sintassi <strong>tedesca</strong> scegliendo esempi da un brano<br />
tratto dal romanzo di Karl May Im Lande des Mahdi, Bd. I, Kap. I, “Ein Chajjal”.<br />
Prima di presentarsi all’esame verificare di aver tutto il materiale richiesto dal programma:<br />
- gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa);<br />
- il testo di Karl May (il brano è reperibile stampato a Germanistica e su file in Ariel);<br />
- il libro di Alessandra Tomaselli Introduzione alla sintassi del tedesco, ed. Graphis, Bari 2005;<br />
- l’articolo di Marie Rieger Ausgewählte be-, er- und ver-Verben und ihre Wiedergabe im<br />
Italienischen: ein Forschungsprojekt (disponibile a Germanistica);<br />
- l’articolo di Claudio <strong>Di</strong> Meola I verbi deittici di moto in italiano e tedesco (disponibile a<br />
Germanistica).<br />
All’esame sarà richiesta la lettura, la traduzione e l’analisi sintattica (sulla base dei dati qui<br />
presentati) di un passo tratto dal testo di Karl May, oltre ai contenuti della dispensa (compresa la<br />
conoscenza dei vocaboli), del libro e dei due articoli in programma.<br />
Si consiglia di leggere prima questa dispensa, e poi il libro della Tomaselli e gli articoli.<br />
1
I romanzi di Karl May:<br />
Si possono considerare Abenteuerromane “romanzi di avventure”, e rientrano nel genere della<br />
Reiseliteratur e Jugendliteratur.<br />
La Abenteuer- e Reiseliteratur:<br />
Il genere sorge circa 5000 anni fa e da sempre vede da una parte il narratore, che viaggia, e<br />
dall’altra l’ascoltatore, che rimane affascinato dalle avventure vissute dal viaggiatore. Più il viaggio<br />
avviene in terre lontane, più il viaggio è pericoloso e avventuroso, e meglio può essere raccontato, a<br />
voce o per iscritto.<br />
Ovviamente non si viaggia solo per poi poter raccontare del viaggio, ma è vero che il “narrare” il<br />
viaggio, sia che si tratti di un reportage (Bericht) obiettivo e scientifico, sia che si tratti di un<br />
racconto personale e soggettivo, magari con qualche esagerazione, non si può negare che svolga un<br />
ruolo importante nella elaborazione intellettuale dell’esperienza.<br />
I racconti di viaggio e avventure non interessano solo per la descrizione dei luoghi, ma anche per gli<br />
episodi narrati e come questi rispecchino la mentalità del tempo.<br />
Sono tanti i motivi per cui si intraprende un viaggio: la sete di conoscenza, così come la semplice<br />
curiosità, a volte per avidità, altre volte per spirito di missione, o per voglia di avventure. Nei<br />
racconti emergono soprattutto questi due aspetti: Wissensdurst “sete di conoscenza” e Abenteuerlust<br />
“voglia di avventure”. Se però può essere comprensibile il primo motivo, la semplice voglia di<br />
avventure si giustifica meno, ma non si può negare che nella narrativa i termini Abenteuer e<br />
Abenteurer, che hanno tante sfumature di significato, ricorrono molto frequentemente.<br />
Il significato di Abenteuer: secondo la enciclopedia Brockhaus il termine Abenteuer viene dal<br />
medio alto tedesco aventiure = Begebenheit “evento”, Wagnis “impresa”, dal mediolatino<br />
adventura “wunderbares Erlebnis, ritterliche Tat, zugleich der Bericht darüber”. Mentre ritterliche<br />
Tat, “impresa cavalleresca” è un concetto legato all’epoca medievale, gli altri modi per tradurre il<br />
mediolat. adventura sono più interessanti per il nostro genere narrativo: wunderbares Erlebnis<br />
“esperienza meravigliosa” e Wagnis “impresa audace” (dal verbo wagen “osare”).<br />
Entrambi questi concetti sono relativi al viaggiatore stesso: per un viaggiatore inesperto, anche il<br />
viaggio più breve può sembrare un’impresa. Allora chi sono gli “avventurieri” (Abenteurer)? Nel<br />
medioevo l’avventuriero tipico era un cavaliere (Ritter) audace e nobile oppure, come ricorda<br />
l’accezione odierna, che è abbastanza negativa, poteva essere un Glücksritter, cioè un cavaliere che<br />
si affidava alla fortuna, un “picaro”, che faceva anche errori e doveva affrontare dis-avventure. In<br />
epoche più recenti, quando la figura del cavaliere scompare, l’avventuriero è impersonato dagli<br />
uomini più diversi: un combattente coraggioso, oppure un povero diavolo che deve affrontare le<br />
avversità della vita, oppure può essere un furbetto (Schelm) che si fa largo nella vita con gli inganni;<br />
nella narrativa si incontrano avventurieri di tanti tipi, giovani e vecchi, uomini o (più raramente)<br />
donne (per es. Isadora Duncan).<br />
La vita di un avventuriero si svolge sempre con molti imprevisti e problemi, spesso oscilla tra due<br />
estremi, la fama (Ruhm) e la caduta (Untergang). Nel racconto della sua vita spesso non è<br />
necessario aggiungere degli abbellimenti letterari, perché gli episodi stessi sono abbastanza<br />
avvincenti, quindi lo stile in genere è lineare e sobrio. Questo vale soprattutto per la narrazione di<br />
eventi di personaggi realmente esistiti, le cui esperienze sono a volte più strabilianti di quelli<br />
inventati.<br />
Uno dei personaggi storici più antichi protagonista di una storia avventurosa di viaggi è il medico<br />
egiziano Sinuhe, vissuto nel 1390 a.C. circa: a causa del passaggio di trono a un nuovo faraone,<br />
dovette fuggire dall’Egitto e vivere molti anni insieme ai nomadi del deserto. Egli scrisse le sue<br />
memorie, che sono perdute, ma che hanno fornito la base per tanti racconti su di lui (e anche per un<br />
film).<br />
2
Altri personaggi storici famosi per questo genere di letteratura sono Alessandro Magno, Cesare,<br />
Marco Polo, Erik il Rosso, ecc.<br />
I secoli in cui sono maggiormente diffuse le narrazioni di viaggio sono il XVI sec., il secolo delle<br />
scoperte geografiche (Colombo, ma anche Walter Raleigh), e il XV<strong>II</strong>I sec., dove però predominano<br />
eroi di altro tipo: il Glücksritter e il Betrüger (Casanova, Cagliostro, ecc.). Tra le opere più famose<br />
di questo genere: Defoe: Robinson Crusoe, Verne: Reise um die Erde in 80 Tagen, Swift: Gullivers<br />
sämtliche Reisen, Carroll: Alice im Wunderland, Salgari, <strong>Di</strong>e Piraten des Malaiischen Meeres.<br />
Lo Abenteuerroman /-erzählung rientra nel genere più ampio della Unterhaltungsliteratur. Come<br />
abbiamo accennato prima, gli episodi sono abbastanza sorprendenti da coinvolgere il lettore anche<br />
senza esperienti stilistici particolari; nel complesso si riscontrano in questo genere letterario<br />
elementi della Fabel, che riporta una concatenazione di eventi e azioni dell’eroe, che tiene viva la<br />
Spannung e in cui il lettore si identifica (anche in senso escapista); spesso contiene anche un intento<br />
moraleggiante. Il personaggio principale presenta alcune caratteristiche che affascinano il lettore,<br />
come il coraggio (Mut), l’intelligenza (Klugheit), la resistenza (Ausdauer), la forza (Kraft), ecc.<br />
Dal punto di vista storico il genere letterario da cui sorge l’Abenteuerroman moderno è l’epopea<br />
(Heldenepos), in seguito anche la poesia giullaresca (Spielmannsdichtung) e poi il romanzo<br />
picaresco (Schelmenroman). È un genere letterario di tipo epico, legato alla Heldensage e anche alla<br />
fiaba (Märchen), o per lo meno a una fiaba di tipo più moderno, dove gli eventi più sorprendenti si<br />
svolgono in un contesto reale e logico.<br />
Un esempio di racconto di viaggio è la ballata ironica Urians Reise um die Welt del poeta<br />
preromantico Matthias Claudius (1740-1815), il cui protagonista, Urian, è uno spaccone. Interessa<br />
qui notare il ritornello, Verzähl’ er doch weiter, Herr Urian! che ci ricorda che le storie di viaggio e<br />
di avventure sono sempre ascoltate da un folto pubblico incuriosito (il testo è sull’ultima pagina<br />
della dispensa, p. 34!).<br />
Karl May e la sua opera<br />
Karl May (1842-1912) cresce in una famiglia modesta in un villaggio dell’Erzgebirge sassone; suo<br />
padre è tessitore, e Karl è il quinto di 14 figli. Fino all’età di 5 anni era cieco a causa di una<br />
infezione, che poi grazie a un medico con cui lavorava la madre (levatrice) riesce a curare. Questo<br />
ha fatto sì che il bambino sviluppasse una fervida fantasia.<br />
A scuola impara le lingue straniere e impara a suonare pianoforte, organo e violino. Vedendo che<br />
era portato per lo studio, il padre lo dispensa dai lavori manuali che avrebbe dovuto svolgere per<br />
aiutare in famiglia, e gli permette di leggere libri di geografia, che May impara a memoria. Poi<br />
frequenta anche qualche biblioteca dove legge dei Räuberromane come Rinaldo Rinaldini di<br />
Vulpius.<br />
Poi studia per diventare maestro: a quei tempi la scuola era molto severa: erano gli anni della<br />
Restauration del 1848 e May viene punito severamente per alcune “mancanze”: una domenica<br />
“bigia” la messa e una volta per Natale ruba 6 candele dalle scorte della scuola. Così viene espulso,<br />
ma gli viene permesso di terminare gli studi in un’altra scuola.<br />
Il ragazzo sogna anche di studiare all’università, ma questo non è possibile per motivi economici;<br />
l’attività di maestro inoltre era piuttosto denigrata ai tempi, era considerato un lavoro umile. Questo<br />
suo desiderio di proseguire gli studi si nota anche in molti suoi romanzi, dove il narratore è in prima<br />
persona e si definisce un medico.<br />
Anche quando inizia a lavorare come maestro May si trova a dover affrontare tanti problemi: fa<br />
delle avance alla ostessa, il cui marito lo denuncia, così viene licenziato; trova lavoro in un’altra<br />
città, ma nel 1861, quando torna a casa per le vacanze di Natale, porta via l’orologio e la pipa del<br />
compagno di camera, che lo denuncia, e May viene arrestato appena arriva al suo paese. Viene<br />
3
condannato a 6 settimane di carcere non per furto, ma per uso indebito di roba altrui. Ormai la sua<br />
carriera di insegnante, dopo soli due mesi, è finita.<br />
<strong>Di</strong> questi fatti veniamo a sapere dalla autobiografia di May Mein Leben und Streben (1910).<br />
Si tratta di punizioni fin troppo severe per piccoli “crimini” commessi in buona fede, e questo<br />
colpisce May nel profondo. Per un po’ vive in famiglia, ma nel 1864 se ne va e si trasforma in un<br />
Schelm, facendosi largo nella vita con piccole truffe e furti per vendicarsi delle ingiustizie subite.<br />
Questo lo porta due volte in prigione: nel 1865-1868 e nel 1870-1874.<br />
Dopodiché inizia una nuova vita come redattore a Dresda, che gli permette anche di scrivere lui<br />
stesso testi di vario genere: racconti storici, Dorfgeschichten e Humoresken, poi racconti di viaggio<br />
esotici soprattutto in America e in Oriente. Nel 1878 prova a mettersi in attività per conto suo. Già<br />
l’anno prima era iniziata l’uscita nella rivista Frohe Stunden del suo primo romanzo Auf der See<br />
gefangen che contiene tutti gli elementi dei suoi racconti precedenti: è allo stesso tempo un<br />
Kriminal-, Seeräuber-, Indianer- (pellerossa), Liebes- e Gesellschaftsroman e si svolge in parte in<br />
Germania e in parte negli Stati Uniti.<br />
May diventa dunque un freier Schriftsteller e firma contratti con varie riviste per le famiglie per la<br />
pubblicazione di nuovi romanzi a puntate (Fortsetzungsromane): tra il 1881 e il 1888 escono 5<br />
Reiseerinnerungen aus dem Türkenreiche, che lo rendono famoso e in cui ormai fissa<br />
definitivamente il suo stile che lo renderà autore di best seller. Nel giro di pochi anni escono alcuni<br />
dei suoi romanzi per ragazzi (Jugenderzählungen) più famosi:<br />
Der Sohn des Bärenjägers (1887),<br />
Der Geist der Llano estakata (1887/1888),<br />
<strong>Di</strong>e Sklavenkarawane (1889/1890),<br />
Das Vermächtnis des Inka (1891/1892),<br />
Der schwarze Mustang (1896/1897).<br />
A partire dal 1890 i suoi lavori escono anche in libro e non solo su rivista.<br />
May diventa famoso soprattutto quando i suoi romanzi vengono pubblicati in una raccolta:<br />
Gesammelte Reiseromane (poi con il nuovo titolo Gesammelte Reiseerzählungen, 27 volumi).<br />
Ormai non ha più problemi finanziari e può vivere del suo lavoro. Negli anni ’90 escono altri suoi<br />
romanzi famosi:<br />
la trilogia di Winnetou (1893) (è il nome di un capo Apache)<br />
la trilogia di Old-Surehand (1894-1896)<br />
la trilogia di Mahdi (1895/1896)<br />
May ormai è tanto famoso e apprezzato che viene invitato anche alla corte di Baviera e alla corte<br />
imperiale austriaca.<br />
Finora però i suoi romanzi li ha scritti senza mai viaggiare, anche se questo non veniva detto ai<br />
lettori: In una lettera del 1880 la rivista Deutscher Hausschatz risponde così a un lettore:<br />
Das können wir Ihnen wirklich nicht sagen, wie viel Selbsterlebtes und wie viel<br />
dichterische Zuthaten an May's Reiseabenteuern sind. Das ist aber wahr, daß der<br />
Verfasser alle jene Länder bereist hat, welche den Schauplatz der Abenteuer<br />
bilden; und das ist richtig, daß seine farbenreichen Schilderungen von Land und<br />
Leuten, Thieren und Pflanzen, Sitten und Gebräuchen etc. genau nach der Natur<br />
gezeichnet sind. Also Reisenovellen bietet uns der Verfasser und in diesem Genre ist<br />
er wohl Meister. Gegenwärtig reist er in Rußland und beabsichtigt, bald wieder<br />
einen Abstecher in's Zululand zu machen. Vielleicht trifft er dort den treuen<br />
tapferen Quimbo.<br />
Solo nella marzo 1899, fino al luglio 1900, May intraprende un viaggio in Oriente: Egitto, Ceylon e<br />
Sumatra. Questa esperienza gli dà l’idea per un nuovo tipo di romanzo, una sua invenzione: il<br />
4
omanzo di viaggio simbolico (der symbolische Reiseroman). Gli estimatori di May pensano che le<br />
opere create dal 1900 siano i suoi capolavori:<br />
Im Reiche des silbernen Löwen, Band 3 und 4 (1902/1903)<br />
Und Friede auf Erden (1904)<br />
Ardistan und Dschinnistan (1909)<br />
Winnetou IV (1910).<br />
Come ha fatto allora May a descrivere così bene certe zone, se non c’era mai stato? I suoi racconti<br />
sono considerati “etnografici” perché descrivono anche luoghi e oggetti tipici delle terre in cui sono<br />
ambientati. Dal punto di vista letterario questo tipo di letteratura è tipico dell’Illuminismo, quando<br />
erano comuni le descrizioni scientifiche anche a livello divulgativo. Infatti sappiamo che May ha<br />
letto molti testi geografici (non solo ai tempi di scuola) e trattati etnografici, ma alcuni lo hanno<br />
accusato di plagio. I trattati etnografici erano molto diffusi nella seconda metà del XIX sec., perché<br />
quella era l’epoca del colonialismo e si iniziava a provare interesse per le altre popolazioni. May ha<br />
sfruttato anche mappe e guide linguistiche.<br />
Purtroppo la stampa gli ha rovinato il successo degli ultimi anni, perché ha iniziato a rivelare il<br />
passato “scapestrato” del giovane May. In alcune scuole i suoi libri vengono ritirati perché si pensa<br />
che siano pericolosi per i ragazzi. Comunque May muore vicino a Dresda nel 1912 per una<br />
infiammazione polmonare poco dopo un suo Vortrag di grande successo a Vienna.<br />
Alcuni suoi lavori sono stati anche trasposti in film (verfilmen), già alcuni film muti e poi negli anni<br />
’60 e ’70 con film su Winnetou e Old Schatterhand (protagonista di vari racconti, tra cui Der Sohn<br />
des Bärenjägers).<br />
Kinder- und Jugendliteratur:<br />
I romanzi di May rientrano non solo nella Abenteuer- und Reiseliteratur, ma anche nella Kinderund<br />
Jugendliteratur.<br />
Questo è il termine generico per indicare tutta quella narrativa destinata a un pubblico non ancora<br />
adulto, e in genere di età tra i 6 e i 16 anni.<br />
Ne fanno parte due sottogruppi:<br />
- die intentionale Kinder- und Jugendliteratur, cioè i testi “consigliati” ai bambini e ai ragazzi, o<br />
pubblicizzati come tali,<br />
- die spezifische Kinder- und Jugendliteratur, cioè i testi redatti intenzionalmente per bambini e<br />
ragazzi. Fanno parte di questo gruppo anche opere per adulti adattate per i giovani, per es. la Bibbia,<br />
e i testi didattici, che nel XIX sec. non si distinguevano ancora dai testi narrativi.<br />
Ovviamente si tratta di testi che possono essere letti anche da adulti e da famiglie, e il sottogruppo<br />
più ampio e più interessante è il secondo, quello dei testi intenzionalmente scritti per i ragazzi.<br />
Dal punto di vista dei contenuti, questa letteratura può essere di tre tipi:<br />
1 - Erziehung- oder Sozialisationsliteratur, che trasmette i valori e le conoscenze necessarie ai<br />
bambini per crescere in modo corretto e ben inseriti nella società; abbiamo visto che il genere si<br />
sovrappone anche alla Fabel: anche la favola, infatti, è adatta sia agli adulti che ai bambini e ha<br />
intento moraleggiante e edificante.<br />
2 – kindgemäße bzw. jugendgemäße Literatur, che segue le teorie della psicologia dello sviluppo e<br />
ha contenuti e scelte lessicali e linguistiche adatte a ogni fase dell’apprendimento del bambino;<br />
3 - Anfänger- oder Einstiegsliteratur, che serve all’acquisizione di regole letterarie, quindi a<br />
seconda dei livelli, possono includere fiabe o racconti orali molto semplici e ripetitivi.<br />
4 - Übergangsliteratur, il proseguimento del tipo precedente, destinato ai ragazzi più grandi per<br />
agevolare il passaggio alla letteratura per adulti.<br />
5
Con riferimento al gruppo 2, sono interessanti le teorie della psicologa dell’età evolutiva Charlotte<br />
Bühler, che nel 1918 ha scritto il saggio Das Märchen und die Phantasie des Kindes, in cui<br />
stabilisce tre diverse età di lettura: Struwwelpeteralter, Märchenalter, Robinsonalter.<br />
I romanzi di May rientrano quindi in questo terzo gruppo. I primi due raggruppamenti invece sono<br />
caratterizzati da un insieme di elementi volti allo sviluppo della socializzazione del bambino: il<br />
gioco, la fantasia, l’umorismo insieme alla narrazione di fatti realistici. I testi possono essere in<br />
versi o in prosa e di solito sono accompagnati da immagini che contribuiscono a rendere più<br />
efficace la parola (visuelle Erlebnisfähigkeit). Abbiamo così vari tipi di opere, dalla<br />
Bilderbucherzählung all’illustierter Roman.<br />
L’opera di May può essere considerata Jugendliteratur anche per certi elementi tipici del mondo<br />
infantile che vi si incontrano, per es. quando i personaggi si nascondono in una grotta o strisciano<br />
tra i cespugli, cioè fanno come in certi giochi all’aperto dei bambini, oppure quando ci sono lotte, o<br />
quando ci sono descrizioni che sembrano uscite dalla bocca di un bambino, per semplicità di stile e<br />
per ingenuità. Per es. così viene descritto un personaggio in pigiama (da Winnetou I):<br />
dem kleinen Manne das Aussehen eines Kindes gab, welches sich zum Vergnügen<br />
einmal in den Schlafrock des Großvaters gesteckt hat.<br />
Il brano da leggere:<br />
Si tratta di un estratto dal primo capitolo della Reiseerzählung Im Lande des Mahdi I-<strong>II</strong>I. È in tre<br />
volumi: il I vol. è diviso in 6 capitoli; noi leggiamo un estratto da questo primo capitolo intitolato<br />
“Ein Chajjal” (“fantasma”, “anticristo”). Il <strong>II</strong> vol. è diviso in 5 capitoli, il <strong>II</strong>I vol. in 4 capitoli. Il<br />
romanzo è uscito a puntate nel 1891/92/93 sulla rivista “Hausschatz”, e poi esce in forma di libro<br />
nel 1895.<br />
Mahdi è una parola araba che significa “il ben guidato” e si attribuisce a un rinnovatore della fede e<br />
del mondo atteso dai musulmani. Il Mahdi più famoso è Muhammad Ahmad (1844-1885, quindi<br />
contemporaneo di May), che nel 1881-83 ha predicato la guerra santa in Sudan contro il governo<br />
egiziano, anche se poi è stato sconfitto.<br />
Il romanzo narra in prima persona delle avventure di un viaggiatore tedesco (che viene creduto un<br />
medico) che arriva in Egitto e incontra un turco che cerca di coinvolgerlo nel suo traffico di schiavi.<br />
Ci sono molte avventure ed episodi, e alla fine ovviamente il cattivo viene sconfitto.<br />
Problemi di sintassi:<br />
Per poter comunicare efficacemente in forma scritta (ma anche orale) è necessario analizzare il<br />
tedesco dal punto di vista sintattico. La sintassi è definita come “lo studio delle modalità con cui le<br />
parole si combinano in unità di estensione maggiore” (cioè in frasi). È importante infatti imparare a<br />
formulare frasi corrette grammaticalmente (quindi con le giuste desinenze, con i verbi coniugati<br />
correttamente), ma anche sintatticamente, cioè mettendo gli elementi della frase nella giusta<br />
successione: per es. ci si deve ricordare dove occorre l’inversione, quando il verbo va in fondo,<br />
dove va la punteggiatura, ecc.<br />
La lingua parlata colloquiale ammette qualche discostamento dalle regole (un discorso orale a volte<br />
è ellittico, oppure ci sono salti concettuali, inoltre c’è l’aiuto della gestualità e della mimica che<br />
permettono di completare il discorso anche in presenza di errori grammaricali e sintattici), ma a noi<br />
per ora interessa il tedesco standard scritto secondo le regole sintattiche tradizionali, perché nella<br />
lingua scritta non ci possiamo aiutare con il contesto e con la gestualità, dobbiamo fare in modo che<br />
tutto quello che scriviamo sia comprensibile attraverso le parole stesse.<br />
Ogni lingua ha sviluppato un suo sistema per indicare la funzione di ogni elemento nella frase. Per<br />
poter esprimere un messaggio correttamente si deve conoscere questo sistema codificato.<br />
6
L’espressione avviene mediante:<br />
# l’intonazione (solo nella lingua orale, a volte, come qui, è visibile anche graficamente)<br />
Es. <strong>Di</strong>e beiden kranken Schwester gingen zum Arzt<br />
<strong>Di</strong>e beiden Krankenschwester gingen zum Arzt<br />
# la posizione degli elementi della frase (nelle frasi affermative il soggetto viene prima dell’oggetto)<br />
Es. Ich habe beobachtet, wie die Frau das Kind schlug<br />
Ich habe beobachtet, wie das Kind die Frau schlug<br />
# la forma delle parole (ortografia, morfologia)<br />
Es. er geht schlafen (verbo)<br />
Schlafen ist gesund (verbo sostantivato)<br />
der Peter hat Hans geschlagen (soggetto)<br />
den Peter hat Hans geschlagen (oggetto anticipato, si capisce che è ogg. per l’articolo<br />
declinato all’accusativo)<br />
# la struttura<br />
Es.<br />
Ich habe mit dem Ingenieur gesprochen (“ho parlato, conversato con…”)<br />
Ich habe den Ingenieur gesprochen (“ho avuto un colloquio con…”)<br />
<strong>Di</strong>e Kinder freuen sich über den schulfreien Tag (evento passato)<br />
<strong>Di</strong>e Kinder freuen sich auf den schulfreien Tag (evento futuro)<br />
# la concordanza (declinazione o coniugazione singolare / plurale, maschile / femminile, ecc.)<br />
Es. Der Student liest, die Studenten lesen, ein guter Student, eine gute Studentin<br />
Per scrivere bene occorre anche la cosiddetta “proprietà di linguaggio”, cioè si deve saper scegliere<br />
la parola giusta, si devono evitare ripetizioni, si deve creare un discorso coerente, ecc. Infatti la<br />
correttezza grammaticale non è sufficiente per trasmettere un messaggio, occorre anche saper<br />
“comunicare” in modo appropriato quel messaggio.<br />
La scelta delle parole dipende anche dal registro linguistico (per es. se indirizziamo il discorso a un<br />
bambino o a un professore) e dal tipo di testo (saggistico, burocratico, o narrativo).<br />
Facciamo l’esempio dell’inizio della Genesi:<br />
Im Anfang schuf Gott den Himmel und die Erde; die Erde aber war wüst und leer,<br />
und Finsternis lag über der weiten Flut; der Geist Gottes jedoch schwebte über der<br />
Wasserfläche.<br />
Qui lo stile è paratattico, cioè abbiamo una serie di frasi principali e non abbiamo pronomi: tutte le<br />
parole (anche ripetute, come Erde) sono dette esplicitamente, il messaggio è immediato.<br />
Se usassimo uno stile più formale, adatto a un saggio, o anche a un testo narrativo non elementare,<br />
il testo potrebbe essere reso in questo modo:<br />
Nachdem Gott zu Beginn Himmel und Erde geschaffen hatte, war letztere, über<br />
deren Gewässer sein Geist schwebte, zunächst noch ungeordnet und leer. Und da es<br />
dunkel war…<br />
Qui lo stile è ipotattico, cioè abbiamo delle frasi secondarie, inoltre incastonate una nell’altra<br />
(Schachtelsätze), e i nomi sono sostituiti da pronomi o da altri elementi per evitare le ripetizioni, es.<br />
letztere, deren).<br />
La frase può essere resa anche in questo modo:<br />
Am Anfang erfolgte seitens Gottes sowohl die Erschaffung des Himmels als auch<br />
die der Erde. <strong>Di</strong>e letztere war ihrerseits eine wüste und leere und ist es auf<br />
derselben finster gewesen, und über den Flüssigkeiten fand eine Schwebung der<br />
Geistigkeit Gottes statt.<br />
Anche in questo caso lo stile è ipotattico, inoltre qui ci troviamo davanti a uno stile nominale<br />
(Nominalstil), infatti invece del verbo schaffen abbiamo il sostantivo Erschaffung, invece del verbo<br />
schweben abbiamo il sost. Schwebung. La frase è decisamente più faticosa da leggere e da capire.<br />
Eppure il messaggio è lo stesso.<br />
7
Qualche osservazione generale sulla lingua <strong>tedesca</strong>:<br />
Prima di tutto dobbiamo tenere presente che il tedesco di oggi è diverso da quello che incontriamo<br />
leggendo i classici del ‘700 e dell’’800. Si sceglievano vocaboli diversi, che oggi suonano arcaici, e<br />
la costruzione delle frasi era sintatticamente più complessa. Anche Karl May usa un tedesco<br />
leggermente “arcaico” nella struttura, ma complessivamente è già abbastanza vicino a noi in quanto<br />
a stile, inoltre il suo tedesco è sintatticamente molto semplice e lineare e facile da capire. Il tedesco<br />
dei classici invece è caratterizzato da frasi più lunghe e incentrate sul verbo, mentre oggi si tende a<br />
scrivere frasi più brevi e incentrate sul nome. Vediamo un esempio lampante: Goethe scrive questa<br />
frase:<br />
Es scheint nicht überflüssig zu sein, genau anzuzeigen, was wir uns bei diesen<br />
Worten denken, welche wir öfters brauchen werden.<br />
Qui abbiamo un’unica proposizione di tipo ipotattico, formata da principale + infinitiva + oggettiva<br />
+ relativa. In tutto 20 parole, di cui 6 forme verbali.<br />
Secondo lo stile nominale più attuale (anche se suona “Papierdeutsch”), questa frase verrebbe scritta<br />
così:<br />
<strong>Di</strong>e genaue Angabe des bei diesen öfters zu brauchenden Wörtern Gedachten<br />
scheint nicht überflüssig.<br />
Qui abbiamo un’unica proposizione, ma costituita da una frase sola, e le parole sono solo 14, di cui<br />
solo 1 verbo (brauchen è in forma participiale). Altre parole che nella versione di Goethe erano<br />
verbi sono state sostituite da sostantivi o aggettivi: anzeigen > Angabe; denken > Gedachten;<br />
brauchen > zu brauchenden.<br />
La stessa frase, in uno stile ancora più attuale, sarebbe la seguente:<br />
Zunächst erfolgt eine Definition der häufiger gebrauchten Wörter.<br />
In questo caso lo stile è diventato “telegrafico”, giornalistico: anche qui abbiamo una proposizione<br />
formata da un’unica frase, e anche qui il verbo è uno solo. Inoltre la frase si è ridotta da 20 a 8<br />
parole. In queste due trasformazioni non abbiamo perso nulla del messaggio: i contenuti sono stati<br />
semplicemente compressi.<br />
Questi esempi dimostrano in che direzione sta andando il tedesco oggi; i verbi risultano meno<br />
importanti dei nomi. Ecco allora che diventano molto frequenti i “verbi funzione” al posto dei verbi<br />
semplici per es. etwas zum Ausdruck bringen invece di etwas ausdrücken, e i sostantivi composti,<br />
che possono sostituire una frase intera, per es. Spitzenkandidat = der Kandidat, der an die Spitze<br />
einer Wahlliste gestellt wird.<br />
Per noi italiani comunque lo stile di Goethe è ancora valido, perché in italiano le frasi ipotattiche<br />
sono ancora largamente usate, e probabilmente per noi è più semplice tradurre una frase in tedesco<br />
in modo sintatticamente simile all’italiano. Va bene anche così, anche se è meglio limitare la<br />
lunghezza delle frasi, in particolare se c’è una secondaria e il verbo è troppo lontano dal nucleo<br />
della frase. Secondo alcuni studiosi, la lunghezza ideale di una frase <strong>tedesca</strong> è di 13-16 parole<br />
formata da una principale e una secondaria.<br />
Per esprimersi in modo sintatticamente corretto dobbiamo distinguere le parole, il loro ruolo nella<br />
frase, e dobbiamo individuare i sintagmi (cioè gruppi di parole, combinazioni di parole che devono<br />
stare insieme nella frase). In tedesco abbiamo: das Wort “la parola”, der Satz “la frase” e die Phrase<br />
“il sintagma”. Il sintagma può essere chiamato anche Satzglied e Syntagma.<br />
Facciamo un esempio:<br />
Noi leggeremo questo libro = Wir werden dieses Buch lesen.<br />
Le due frasi sono equivalenti, ma il messaggio viene espresso in italiano da 4 parole, e in tedesco da<br />
5. Questo perché il tempo futuro in italiano prevede una forma sintetica (cioè una forma sola flessa),<br />
e il tedesco una forma analitica (cioè ausiliare werden + infinito del verbo).<br />
8
Nel caso in cui entrambe le lingue presentino un tempo composto, l’italiano si differenzia dal<br />
tedesco anche per la posizione del verbo retto dall’ausiliare. Per es.<br />
Noi abbiamo letto questo libro = Wir haben dieses Buch gelesen<br />
Noi avremo letto questo libro = Wir werden dieses Buch gelesen haben<br />
Noi dobbiamo leggere questo libro = Wir müssen dieses Buch lesen.<br />
In italiano il verbo precede sempre l’oggetto, in tedesco lo segue nei tempi composti e nelle forme<br />
analitiche. Al presente e preterito l’equivalenza tra italiano e tedesco è prefetta (noi leggiamo questo<br />
libro, wir lesen dieses Buch).<br />
I sintagmi:<br />
In questa frase abbiamo il sintagma dieses Buch / questo libro. Anche se esiste “questo” / “dieses”<br />
da solo, in funzione pronominale, in funzione aggettivale non possono separarsi dall’oggetto che<br />
indica. In questo caso dieses Buch è un sintagma nominale (die Nominalphrase) perché il sostantivo<br />
è quello che qui nella frase svolge la funzione più importante.<br />
Altre possibilità sono:<br />
- sintagma aggettivale (Adjektivphrase), per es. er ist froh über die Reise. Froh può stare da solo,<br />
ma assume un signifivato più completo se si accompagna a un oggetto.<br />
- sintagma avverbiale (Adverbialphrase), per es. er fährt sehr schnell. Anche in questo caso schnell<br />
può stare da solo, ma l’insieme di due avverbi forma un sintagma, una combinazione fissa di<br />
elementi, dato che non si può dire *schnell sehr.<br />
- sintagma verbale (Verbalphrase), per es. er spielt mit dem Ball. Anche qui er spielt può stare da<br />
solo, ma se vogliamo specificare il verbo allora si forma una combinazione unica di parole.<br />
- sintagma preposizionale (Präpositionalphrase): questo è un caso un po’ diverso, perché di per sé<br />
un gruppo di parole legato da una preposizione non può “reggere” una frase. Nelle frasi precedenti<br />
sono sintagmi preposizionali über die Reise, e mit dem Ball.<br />
L’elemento principale di ogni sintagma si chiama “testa”, la parte che lo completa si chiama<br />
“modificatore” (per es. er spielt = testa, mit dem Ball = modificatore).<br />
I complementi:<br />
A volte i sintagmi possono coincidere con i complementi. In italiano abbiamo un termine solo, in<br />
tedesco due, e sono molto importanti:<br />
- Ergänzung, quando il complemento “ergänzt”, cioè “completa” il verbo;<br />
- Angabe, quando il complemento è accessorio, aggiunge dei dettagli alla frase, ma la frase si regge<br />
sintatticamente anche senza.<br />
Per es. Heute kommt Hans mit seiner Mutter: qui dal punto di vista sintattico abbiamo due<br />
possibilità:<br />
seiner Mutter è un sintagma nominale,<br />
mit seiner Mutter è un sintagma preposizionale.<br />
Dal punto di vista grammaticale però ha senso solo il sintagma mit seiner Mutter, che costituisce un<br />
complemento di compagnia. Si tratta però di una Angabe, non di una Ergänzung, perché la frase<br />
Heute kommt Hans è sintatticamente sufficiente, il fatto che venga con la madre è solo un dettaglio<br />
in più.<br />
Nella stessa frase inoltre abbiamo l’avverbio heute, che da solo non può costituire un sintagma, però<br />
ha anch’esso valore di complemento (di tempo).<br />
Il testo:<br />
Dal punto di vista etimologico, il termine testo, der Text, viene dal lat. textus, “tessuto”, part. pass.<br />
di texere “tessere”; indica quindi qualcosa di “tessuto”, di “messo insieme ad arte”, quindi la “trama<br />
di un discorso”, un complesso linguistico, un insieme di un ragionamento o di un racconto.<br />
Ci sono molte interpretazioni di “testo” a seconda che ci rifacciamo a una visione tradizionale di<br />
esso o di una concezione più moderna, generativa e poi pragmatica.<br />
9
Secondo una definizione tradizionale il testo è un enunciato autonomo e autosufficiente, che può<br />
essere costituito da una frase o da un libro intero. Inizialmente con testo si indicava qualcosa di<br />
scritto. L’unità testuale studiata dalla grammatica tradizionale era la frase.<br />
Oggi si considera “testo” un enunciato sia scritto che orale, e può essere costituito da una semplice<br />
frase (o singola parola, pensiamo per es. a un’esclamazione, ah!, hilfe!) oppure un’entità più lunga.<br />
Certamente i testi sono unici e irripetibili, in quanto strettamente legati a precise condizioni di<br />
realizzazione, e il loro numero è illimitato.<br />
Anche se gli studiosi più recenti ammettono che anche una singola frase può costituire un testo, è<br />
vero che in un testo più lungo l’unità testuale non può essere la frase singola, perché non ha senso<br />
se non è messa in rapporto con altre frasi attigue o almeno al contesto.<br />
Quindi la definizione più moderna di testo è che si tratta di un insieme strutturato di elementi<br />
linguistici che ci permette di esprimerci in una certa situazione e con una certa intenzione.<br />
In base alla situazione e alla nostra intenzione comunicativa (studiati dalla pragmatica), uno stesso<br />
testo può avere significati diversi. Per es. Wann haben Sie das letzte Mal geduscht?<br />
Questa domanda si può analizzare su tre piani:<br />
- locutivo (successione di suoni, di parole),<br />
- illocutivo (è una interrogativa, scopo del parlante è chiedere qualcosa),<br />
- perlocutivo (dalla situazione si capisce che il parlante vuole offendere).<br />
Quindi se una stessa frase può essere interpretata in modi diversi, la scelta delle parole diventa<br />
fondamentale per poter comunicare un messaggio ben preciso.<br />
Per es. la domanda “non lo capisci?” ha una funzione locutiva e illocutiva neutrale, ma a seconda<br />
del contesto può avere una funzione perlocutiva diversa, per es. può trasmettere stizza da parte del<br />
parlante, che giudica poco perspicace il suo interlocutore. Oppure, se il parlante è un insegnante che<br />
si rivolge a un bambino, manca una funzione perlocutiva della frase, semplicemente si ferma<br />
all’aspetto illocutivo delle frasi interrogative.<br />
In italiano possiamo formulare la domanda anche usando sinonimi di “capire”: “comprendere” o<br />
“afferrare”. Ricordiamo che i sinonimi non sono mai perfettamente equivalenti per registro<br />
linguistico o per semantica.<br />
La domanda “non lo comprendi?”, è di registro linguistico più elevato e non si presta a<br />
interpretazioni particolari della frase. La domanda “non lo afferri?” è invece di registro linguistico<br />
più colloquiale e si presta a interpretazioni perlocutive della frase.<br />
In tedesco avviene lo stesso: la frase può trasmettere una sfumatura di significato diversa, o può<br />
lasciare intendere dei sottintesi, a seconda del verbo che scegliamo:<br />
“verstehst du das nicht?” / “begreifst du das nicht?” / “kapierst du das nicht?”<br />
In tedesco kapieren è di registro colloquiale e implica sempre una mancanza di “comprendonio” da<br />
parte del destinatario del messaggio.<br />
Quindi in un dizionario è bene controllare sempre tutti gli usi di un termine.<br />
Infatti dobbiamo ricordare che “significato” e “senso” di una parola non sono la stessa cosa. Il<br />
significato delle parole dipende dalla storia della lingua, dal luogo in cui la parola viene usata, da<br />
quale gruppo sociale e con quale funzione (cioè “in che senso”):<br />
- il significato (Bedeutung) di una parola costituisce il nucleo semantico relativamente costante nel<br />
variare degli usi, è legato a un concetto: il Duden lo descrive come begrifflicher Inhalt eines<br />
Zeichens; Beziehung zwischen Wortkörper und begrifflichem Inhalt. Il significato può essere<br />
etimologico, proprio o traslato. Per es. Geist ha come significato etimologico quello di “eccitazione,<br />
commozione” e ha più di un significato proprio (o “accezione”) (“spirito”, “anima”, “intelletto”,<br />
“ingegno”); può avere innumerevoli significati traslati, per es. der Zeitgeist.<br />
10
- senso (Sinn) invece dipende dal contesto (infatti esistono le espressioni den Sinn von etwas<br />
begreifen, im engeren Sinn, im weiteren Sinn).<br />
In pratica il significato è legato alla langue, il senso alla parole.<br />
Perché è sconsigliato il dizionario bilingue? perché permette solo di tradurre termini concreti, che<br />
hanno un equivalente perfetto nell’altra lingua. Ma anche qui ci possono essere differenze di<br />
concezione dell’oggetto (cfr. “arbitrarietà del linguaggio”, I anno!).<br />
Prendiamo due esempi:<br />
Blockflöte: il dizionario bilingue traduce solo con “flauto dolce”. Manca l’accezione politica che si<br />
trova nei testi della DDR, che nel Duden è spiegata come Mitglied einer Blockpartei in der DDR.<br />
Querdenker: il dizionario bilingue traduce con “persona dalle idee stravaganti”, che per noi ha<br />
un’accezione negativa. Invece nel Duden abbiamo jmd., der eigenständig u. originell denkt u.<br />
dessen Ideen u. Ansichten oft nicht verstanden od. akzeptiert werden. Anche qui c’è l’accezione<br />
negativa data da “originell” (“originale, strano”), ma c’è anche l’accezione positiva data da<br />
“eigenständig”, cioè “autonomo, indipendente”. Quindi il Querdenker non è necessariamente un<br />
folle, è qualcuno che ragiona con la propria testa anche a costo di non essere capito, o che nuota<br />
contro corrente.<br />
Ecco che conoscere la cultura e la storia <strong>tedesca</strong> è importante per saper interpretare certe parole, che<br />
nessun dizionario bilingue può spiegare, soprattutto se usate in senso metaforico. L’unico modo è<br />
leggere bene le definizioni date dal monolingue.<br />
Primi elementi per la consultazione del dizionario (paragone tra Duden, Wahrig, Langenscheidt):<br />
- dove sono le vocali con umlaut nel dizionario? cercare Fähre – fahren.<br />
- dove sono le consonanti non presenti nell’alfabeto italiano? cercare Jahr, Yoga.<br />
- come è fatta una pagina di un dizionario? In alto c’è la testatina (Kolumnentitel), che dà la prima e<br />
l’ultima voce delle due pagine. Ogni voce è formata dal lemma (Stichwort) e dalla glossa<br />
(Erläuterung, la spiegazione).<br />
- all’interno della glossa si trovano raggruppamenti maggiori di più significati o usi (es. se un verbo<br />
è usato transitivamente o intransitivamente, oppure un ambito semantico particolare) e all’interno di<br />
questi raggruppamenti ci sono altre voci con le diverse accezioni. A seconda del vocabolario, si<br />
possono distinguere con numeri romani e numeri arabi, oppure con numeri arabi e lettere, ecc.<br />
È importante che ognuno scopra come è strutturato il proprio dizionario, grazie anche alle<br />
spiegazioni che si trovano di solito all’inizio sul retro di copertina e all’elenco dei simboli e delle<br />
abbreviazioni.<br />
Un dizionario non serve solo a verificare l’ortografia di un termine e per cercarne i sinonimi, ma<br />
anche per controllare la grammatica. Tutti i maggiori dizionari hanno all’inizio utili tabelle<br />
riassuntive della grammatica. Per es. paradigma di bersten; declinazione di Held.<br />
Anche il lemma spiega alcuni aspetti grammaticali della parola: subito dopo il lemma è indicato<br />
l’articolo, l’eventuale desinenza del gen. sing. e del plurale. Il Wahrig invece indica il numero della<br />
tabella dove è riportato lo schema della declinazione del nome. Lo stesso vale per i verbi: dopo il<br />
lemma di solito è indicato il paradigma se il verbo è forte e viene dato l’ausiliare. Il Wahrig rimanda<br />
alle tabelle.<br />
Quando cerchiamo una parola dobbiamo fare attenzione non solo ai sinonimi, che di solito<br />
emergono dalle spiegazioni dei lemmi, ma anche agli omografi / omonimi e ai termini polisemici,<br />
che i dizionari scelgono di indicare in modo diverso, con singoli lemmi, oppure con distinzioni<br />
all’interno della glossa di un unico lemma.<br />
11
Lemmi scelti per il confronto:<br />
- übersetzen: il lemma fa vedere se il prefisso è separabile o non separabile: una linea sotto la vocale<br />
indica che quella è la vocale tonica lunga; un puntino sotto la vocale indica che quella è la vocale<br />
tonica breve.<br />
- Atlas: termine polisemico.<br />
- angst / Angst: avverbio / aggettivo (minuscolo); sostantivo (maiuscolo).<br />
- Steuer: omonimia di die / das Steuer<br />
- Satz: termine polisemico.<br />
- werfen: diversi usi: con oggetto diretto / indiretto, senza oggetto, ecc.<br />
- come si trova l’equivalente tedesco di “Egitto” e di “postino”?<br />
- come si trova il contrario di Schwäche, Dummheit, frieren? nella definizione di solito si trova una<br />
frase con Mangel an… (“mancanza di”).<br />
Struttura del testo:<br />
der Text (-e) testo<br />
der Abschnitt (-e) capoverso, paragrafo parte di testo (scritto) compresa tra due capoversi<br />
(in italiano “capoverso” indica sia l’inizio e la fine,<br />
che il brano stesso all’interno dei due punti)<br />
das Satzgefüge (-n) periodo,<br />
“frase complessa”<br />
unità sintattica complessa, di massima estensione,<br />
identificabile con una frase composta almeno da<br />
due proposizioni. In tedesco di solito si tratta di un<br />
der Satz (ä-e)<br />
das Satzglied (-er)<br />
das Wort (ö-er)<br />
proposizione, frase,<br />
“frase semplice”<br />
sintagma,<br />
complemento<br />
parola<br />
Hauptsatz + uno o più Nebensätze.<br />
unità sintattica indipendente e di senso compiuto,<br />
formata almeno da soggetto e predicato. L’unione<br />
di più frasi (per mezzo di coordinazione o<br />
subordinazione) dà vita a un periodo.<br />
elemento della frase che ha una funzione sintattica,<br />
per es. soggetto, predicato, oggetto, complemento<br />
Scomponendo ulteriormente, individuiamo anche Morphem > Phonem > Laut > Buchstabe.<br />
Come visto più sopra, i sintagmi sono chiamati Syntagma, Phrase o Satzglied e possono essere di<br />
tipo verbale, nominale, ecc. in base all’elemento più importante della stringa di testo analizzata.<br />
Questi segmenti di testo vengono chiamati sintagmi quando si fa l’analisi sintattica del testo. Ma se<br />
si fa l’analisi logica, verranno chiamati complementi (Ergänzung o Angabe, come già visto).<br />
Quindi nella frase ich komme mit meiner Mutter abbiamo<br />
- meiner Mutter = sintagma nominale;<br />
- mit meiner Mutter = sintagma preposizionale / complemento di compagnia.<br />
Ora vediamo invece che Satzglied in italiano può essere chiamato anche costituente della frase. In<br />
linea di massima si tratta dello stesso segmento di frase, che però è analizzato dal punto di vista<br />
strutturale, cioè nelle varie possibilità che hanno gli elementi di legarsi tra loro.<br />
Ecco che ich meiner non si legano insieme, mentre meiner + Mutter si possono unire, sia con<br />
preposizione che senza preposizione (es. ich gebe meiner Mutter etwas). Queste unioni di parole<br />
non solo hanno un senso (cioè sono “interrogabili”, es. mit wem kommst du?), ma hanno anche la<br />
caratteristica di “sostituibilità” (cioè: ich komme mit meinem Vater, mit meiner Schwester, ecc.).<br />
Inoltre possono essere spostati all’interno della frase, anche se i singoli elementi rimangono nella<br />
stessa sequenza. Per es. Mit meiner Mutter werde ich nie kommen.<br />
12
In una frase più lunga la “spostabilità” si nota ancora di più. Per es. Jeden Morgen kauft meine<br />
Mutter die Zeitung / Meine Mutter kauft jeden Morgen die Zeitung / die Zeitung kauft meine Mutter<br />
jeden Morgen.<br />
Questi sono esempi di Kontaktstellung: cioè questi sintagmi sono unità sintattiche e anche logiche.<br />
In questo la lingua <strong>tedesca</strong> non si discosta da altre lingue.<br />
L’unica differenza si nota nel predicato, caratterizzato dalla <strong>Di</strong>stanzstellung. Infatti nei tempi<br />
composti o nelle forme analitiche il predicato si scompone e si interrompe l’unità logica. Es.<br />
in tedesco: Meine Mutter hat die Zeitung gekauft.<br />
in inglese: My mother has bought the newspaper,<br />
in italiano: Mia madre ha comprato il giornale.<br />
(la Kontaktstellung / <strong>Di</strong>stanzstellung è stata studiata da Admoni).<br />
Questo significa che in tedesco (come già in latino) i sintagmi hanno perso in parte la funzione<br />
logica-sintattica; dove questa si è persa, i sintagmi hanno assunto una nuova funzione, strutturale,<br />
cioè per dare un’“ossatura” alla frase intera.<br />
Questo lo si vede per es. nella frase secondaria: il soggetto e il verbo sono uno all’inizio e l’altro<br />
alla fine della frase, la “delimitano”, es. dass sie die Zeitung gekauft hat.<br />
Ma questo vale anche per i verbi con prefisso separabile: sie liest die Zeitung vor. Qui l’elemento<br />
semantico è dato dal vor-, che specifica il verbo. Tutti questi elementi ci fanno capire che il tedesco<br />
è una lingua centrifuga, che sposta verso l’esterno proprio gli elementi più importanti per capire la<br />
frase. Come afferma Admoni (ma lo si nota comunemente), l’attenzione è costretta a rimanere viva<br />
fino alla fine della frase.<br />
Questa caratteristica del verbo di tendere verso l’esterno ci fa capire che il tedesco è una lingua<br />
diversa dalle altre lingue romanze e germaniche: è di struttura SOV invece che SVO, anche se<br />
alcune frasi (come già visto) sono simili a quelle di altre lingue, cioè quando il tempo è semplice.<br />
La regola però del “verbo al secondo posto” è valida anche per il tedesco, infatti il verbo oltre a<br />
essere importante dal punto di vista semantico (e per questo tende a spostarsi in fondo) trasmette<br />
importanti categorie grammaticali quali persona e tempo: sono queste categorie grammaticali che<br />
devono essere al secondo posto. Nei tempi semplici le categorie grammaticali sono date dal verbo<br />
stesso, nei tempi composti e nelle forme analitiche è l’ausiliare a fornirle, e infatti l’ausiliare sta al<br />
secondo posto.<br />
Vediamo in dettaglio il valore “grammaticale” e “strutturale” del predicato, basandoci sulla frase<br />
affermativa normale: la struttura della frase è chiamata verbale Klammer (“graffa verbale” o “graffa<br />
frasale”) o Satzklammer. (<strong>Di</strong>e Klammer significa anche “parentesi”, infatti nei dettati diciamo<br />
“Klammer auf - Klammer zu”. Klammer altrimenti significa “graffa”, anche “molletta”.)<br />
La graffa frasale costituisce l’ossatura del Satzfeld (“campo della frase”); il campo a sua volta<br />
include tutti i Satzglieder, i costituenti della frase.<br />
Quando il verbo è in seconda posizione si creano diversi campi (studiati dalla Felderanalyse):<br />
il Vorfeld = ciò che precede il predicato, quindi per es. nelle affermative è il soggetto;<br />
il Mittelfeld = ciò che è chiuso tra le graffe;<br />
il Nachfeld = non c’è sempre, dipende se qualcosa segue il Mittelfeld.<br />
Es.<br />
Vorfeld<br />
linke<br />
Mittelfeld rechte<br />
Nachfeld<br />
Satzklammer<br />
Satzklammer<br />
Peter hat ein Buch gelesen, als er mit der<br />
Bahn nach Bonn<br />
fuhr.<br />
Peter liest ein Buch, Ø wenn er mit der<br />
Bahn nach Bonn<br />
13
fährt.<br />
Peter hat ein Buch lesen wollen, als er mit der<br />
Bahn nach Bonn<br />
fuhr.<br />
Peter kauft ein neues Buch ein, wenn er in Bonn<br />
ist.<br />
Nella graffa sinistra c’è sempre un verbo finito (che dia almeno le indicazioni grammaticali se non<br />
semantiche), la graffa destra è variabile, può anche essere vuota, come nella seconda frase, o<br />
completata in vario modo, con un participio, un prefisso separabile, ecc.<br />
Anche la secondaria può essere scomposta in campi: la frase […] um mich nach einem Privatlogis<br />
umzusehen (primo Abschnitt del testo) può essere divisa nel seguente modo:<br />
Vorfeld linke Satzklammer Mittelfeld rechte Satzklammer Nachfeld<br />
um mich nach einer Privatlogis umzusehen.<br />
Il numero maggiore di informazioni si incontra nel Mittelfeld:<br />
- il soggetto e le principali Ergänzungen del verbo:<br />
Gestern abend hat der Vater (Subjekt) den Kindern (Dativ-Objekt) eine Geschichte (Akk-Objekt)<br />
erzählt.<br />
- gli avverbi:<br />
Ein Geschichtenerzähler muss wahrscheinlich manchmal sein Gedächtnis sehr anstrengen.<br />
- le Angaben, anche sintagmi e secondarie, purché non siano troppo lunghe:<br />
<strong>Di</strong>e Kinder hörten mit Hingabe und ohne zu ermüden dem Geschichtenerzähler zu.<br />
- la negazione nicht:<br />
Wir haben die alten Geschichten nicht vergessen.<br />
- tutte le particelle che si spargono nel Mittelfeld:<br />
Haben wir denn nicht eigentlich diese Geschichte doch schon mal von dir gehört?<br />
Ci sono tre tipi di frase:<br />
Verb-Erst-Satz (V1), quando il verbo è in prima posizione;<br />
Verb-Zweit-Satz (V2), quando il verbo è in seconda posizione;<br />
Verb-Letzt-/End-Satz (V-End), quando il verbo è in ultima posizione.<br />
Quando il verbo è in prima posizione, tutti gli elementi sono chiusi nella graffa, es. (in grassetto il<br />
Satzfeld, chiuso tra due Klammer):<br />
Mach bitte alle Fenster auf!<br />
Könnte er doch endlich kommen!<br />
Nella lingua colloquiale può essere omesso, sottinteso, qualche elemento, es.<br />
Vorfeld<br />
linke<br />
Satzklammer<br />
Mittelfeld rechte<br />
Satzklammer<br />
Ø komme heute nicht<br />
Ø kenne ich nicht<br />
Nachfeld<br />
Nel primo caso manca il soggetto, nel secondo caso manca il compl. ogg. Si tratta di casi particolari<br />
di apparente mancanza di Vorfeld. Nella lingua parlata le frasi ellittiche sono molto frequenti, e<br />
lasciano sottintendere parti della frase facilmente deducibili dall’ascoltatore.<br />
14
Esempio (tratto dalla Tomaselli) in cui il Mittelfeld è la parte della frase che contiene il maggior<br />
numero di informazioni:<br />
Vorfeld LSK Mittelfeld RSK Nachfeld<br />
Gestern hat der <strong>Di</strong>rektor (endlich) den Schülern vorgestellt.<br />
die neue Lehrerin<br />
La parte centrale, il Mittelfeld, rimane centrale anche se la frase fosse secondaria: rimane<br />
“insensibile” all’asimmetria causata dalla diversa posizione del verbo:<br />
Vorfeld LSK Mittelfeld RSK Nachfeld<br />
dass der <strong>Di</strong>rektor (endlich) den Schülern vorgestellt hat.<br />
die neue Lehrerin<br />
Nel Mittelfeld però gli elementi possono essere disposti anche in modo diverso:<br />
Vorfeld LSK Mittelfeld RSK Nachfeld<br />
Gestern hat der <strong>Di</strong>rektor die neue Lehrerin einem vorgestellt.<br />
alten Beamten<br />
Cioè con i sostantivi non è così rigida la regola dat + acc.: si deve parlare di “tendenza d’ordine”.<br />
<strong>Di</strong>verso è il caso dei pronomi, dove invece è rigida la regola nom. + acc. + dat.:<br />
Gestern hat er sie ihm vorgestellt.<br />
Anche la Tomaselli quindi non è convinta della regola del TEKAMOLO, secondo cui la tendenza è<br />
sogg. + dat. + acc. + TeKaMoLo: è solo un aiuto per gli studenti. La sigla riguarda:<br />
TEmporalbestimmung (complemento di tempo)<br />
KAusalbestimmung (complemento di causa)<br />
MOdalbestimmung (complemento di modo)<br />
LOkalbestimmung (complemento di luogo)<br />
Una frase che segue questa struttura è la seguente:<br />
Heute bin ich mit dem Auto nach Mailand gefahren, con l’indicazione del tempo per prima e quella<br />
locale per ultima. (È possibile anche Ich bin heute mit dem Auto nach Mailand gefahren.)<br />
Però è possibile anche questa variante:<br />
Wie bist du heute nach Mailand gefahren?<br />
Heute bin ich nach Mailand mit dem Auto (und nicht mit dem Zug) gefahren.<br />
In effetti la tendenza è di mettere il complemento di tempo subito e quello di luogo in fondo, ma la<br />
struttura può variare a seconda delle esigenze comunicative:<br />
- dipende dal contenuto informativo;<br />
- dipende dalla lettura contrastiva di un costituente:<br />
In questo caso il complemento di modo segue quello di luogo perché l’elemento da sottolineare è<br />
Auto.<br />
Questa struttura è condizionata da diversi fattori:<br />
1) la struttura tema-rema: è quella che dà alla sintassi una funzione comunicativa. Infatti a seconda<br />
di come sono posti gli elementi, il messaggio è leggermente diverso.<br />
15
Il tema è l’argomento di un testo; il rema è l’insieme delle informazioni riguardanti il tema. Il tema<br />
può essere non espresso (cioè noto ma non esplicito), mentre il rema è necessariamente espresso<br />
perché costituisce il contenuto vero e proprio del testo, altrimenti verrebbe a mancare la sua<br />
funzione informativa.<br />
Tendenzialmente il tema viene prima del rema. Infatti nell’esempio precedente l’informazione<br />
Mailand è già nota, mentre mit dem Auto fornisce un’informazione nuova.<br />
2) la definitezza: ciò che è definito (quindi più noto, più “tematico”) tende a precedere ciò che è<br />
indefinito (quindi meno noto, più “rematico”). È definito un sintagma nominale con articolo<br />
determinativo o un nome proprio; è indefinito un sintagma nominale con articolo indeterminativo o<br />
un plurale generico.<br />
Nella frase di prima:<br />
Gestern hat der <strong>Di</strong>rektor den Schülern die neue Lehrerin vorgestellt<br />
Gestern hat der <strong>Di</strong>rektor die neue Lehrerin einem alten Beamten vorgestellt.<br />
il sintagma die neue Lehrerin è definito, einem alten Beamten è indefinito.<br />
3) la pesantezza: i complementi più “leggeri”, cioè formati da meno parole, quindi di solito i<br />
pronomi, precedono i complementi più pesanti (e quelli introdotti da preposizione tendono a essere<br />
messi per ultimi). La Tomaselli a proposito fa questo esempio:<br />
Ich habe Mario meiner alten Kollegin aus Berlin, die du schon kennengelernt hast, vorgestellt.<br />
??Ich habe meiner alten Kollegin aus Berlin, die du schon kennengelernt hast, Mario vorgestellt.<br />
Qui si propone di mettere Mario per primo perché è il complemento più “leggero”. Però non è del<br />
tutto sbagliata la seconda ipotesi (infatti è segnalata come “molto dubbia”), perché il complemento<br />
oggetto può stare vicino al verbo che lo richiede.<br />
4) nelle frasi passive secondarie il soggetto tende a essere spostato verso destra, es.<br />
Hans hat seiner Mutter eine neue Freundin vorgestellt.<br />
… dass Hans seiner Mutter eine neue Freundin vorgestellt hat.<br />
… dass seiner Mutter eine neue Freundin vorgestellt wurde.<br />
Qui nella frase attiva abbiamo la regolare successione dat.+acc, che si riconferma (trattandosi di<br />
Mittelfeld) nella secondaria. Con il passivo abbiamo uno spostamento: il soggetto grammaticale<br />
(quello d’agente, Hans, sparisce) si sposta a destra, mentre di solito nelle secondarie il soggetto<br />
viene messo per primo (in pratica il Mittelfeld rimane immutato).<br />
Lo studioso che meglio ha spiegato la struttura tema-rema è Harald Weinrich (Textgrammatik,<br />
2005 3 ). Anche Weinrich riconosce che la distinzione in tema/rema ci serve per valutare la<br />
comprensibilità di un testo.<br />
Affinché un testo sia più comprensibile, il parlante deve fare in modo che l’ascoltatore non debba<br />
fare la fatica di prestare attenzione a ogni singolo segno linguistico. Allora per semplificare la<br />
comprensione, il parlante fornisce al suo testo un diverso profilo informativo, in modo che<br />
l’ascoltatore rivolga la sua attenzione solo verso le informazioni più importanti.<br />
Queste informazioni vengono suddivise in base a quelli che Weinrich chiama Stufen der<br />
Auffälligkeit, cioè “gradini di vistosità, visibilità”. Le informazioni cioè vanno da un minimo di<br />
vistosità (Horizont, “orizzonte”) a un massimo di vistosità (Fokus, “focus”). Il focus è la parte del<br />
testo che richiede la massima attenzione da parte dell’ascoltatore. Tra l’orizzonte e il fuoco si<br />
pongono vari gradini di “vistosità”, che si inseriscono nel testo secondo la Thema-Rhema-Struktur:<br />
È tematico ciò che è meno vistoso, più vicino all’orizzonte;<br />
è rematico ciò che è più vistoso, più vicino al fuoco.<br />
16
Quindi il Mittelfeld è ricco di informazioni, dalle quelle meno importanti alle più importanti, che<br />
spingono l’ascoltatore ad aumentare la sua attenzione man mano che procede la frase. Spesso il<br />
crescendo di informazioni corrisponde a un crescendo dell’intonazione, es.<br />
Vorfeld linke Satzklammer Mittelfeld rechte Satzklammer<br />
ich bin gestern abend ziemlich früh ins Bett gegangen<br />
La posizione degli elementi varia a seconda dell’elemento che si vuole sottolineare. Esempio:<br />
Vorfeld LSk Mittelfeld RSk<br />
<strong>Di</strong>e Bank hat in München eine neue Filiale eröffnet<br />
<strong>Di</strong>e Bank hat eine neue Filiale in München eröffnet<br />
Nel primo caso interessa maggiormente l’oggetto, nel secondo caso il luogo.<br />
Quindi per rendere una informazione “vistosa” (Fokussierung) si ricorre a:<br />
1- intonazione<br />
2- posizione all’interno della graffa verbale, meglio se alla fine del Mittelfeld<br />
Questi due modi si possono combinare e portano a una gradazione molto sfumata della vistosità.<br />
L’intonazione rende accettabili anche strutture sintatticamente scorrette, per es.<br />
Das Kind spricht *spricht das Kind.<br />
Das Kind spricht Deutsch *spricht Deutsch das Kind.<br />
Cioè è corretta la successione soggetto + verbo (come già visto).<br />
Ma queste “varianti” sintattiche sono ammissibili se accompagnate da una intonazione particolare<br />
(nel parlato) e da una particolare interpunzione nello scritto. Per es. spricht das Kind? è strutturata<br />
in senso corretto se intesa come interrogativa. Nel secondo caso probabilmente la frase sarebbe<br />
accettabile con un punto esclamativo e una particolare intonazione: spricht Deutsch das Kind!,<br />
anche se di solito, quando si vuole enfatizzare una parte della frase, la si mette in prima posizione,<br />
quindi è più probabile trovare Deutsch spricht das Kind! (e così il verbo passa di nuovo in seconda<br />
posizione).<br />
Infatti in alcuni tipi di frase è possibile che parte del Mittelfeld si sposti nel Nachfeld o nel Vorfeld.<br />
Questo si incontra soprattutto nella lingua colloquiale, in cui la disposizione a cornice, quella<br />
regolare, viene spesso disattesa: questo fenomeno si chiama Ausrahmung (cioè esclusione dal<br />
Rahmen, dalla “cornice”) oppure Linksverssetzung / Rechtsversetzung (dislocazione a sinistra o a<br />
destra). Si incontra quando si vuole enfatizzare una parte della frase, es.<br />
Ihr einziger Sohn ist gefallen in diesem furchtbarem Krieg (dislocazione a destra).<br />
Den Hans, den habe ich schon kennengelernt. (dislocazione a sinistra)<br />
Questo vale anche per lo scritto quando il verbo della rechte Satzklammer risulta troppo lontano e<br />
non è più facilmente individuabile, es.<br />
<strong>Di</strong>e Delegation setzt sich zusammen aus mehreren Vertretern des Ministeriums und einer<br />
Expertengruppe.<br />
I casi più comuni in cui avviene una dislocazione a destra per motivi sintattici (e non enfatici), in<br />
cui rimangono uniti i sintagmi, sono:<br />
1. nelle frasi in cui compare un complemento di paragone:<br />
du hast dich wie ein kleines Kind benommen. <br />
du hast dich benommen wie ein kleines Kind.<br />
17
wir sind diesmal länger als im vorigen Jahr unterwegs geblieben. <br />
wir sind diesmal länger unterwegs geblieben als im vorigen Jahr.<br />
2. nelle relative:<br />
er hat mich in das Ferienhaus, das seinen Eltern gehört, eingeladen. <br />
er hat mich in das Ferienhaus eingeladen, das seinen Eltern gehört.<br />
3. con l’infinito retto da zu:<br />
es hat zu regnen aufgehört. <br />
es hat aufgehört zu regnen.<br />
A seconda dell’intonazione e della punteggiatura, che aiutano a interpretare l’intenzione del<br />
parlante, si possono individuare tre tipi di frase (cfr. sopra p. 14):<br />
Verb-Erst-Satz (V1), quando il verbo è in prima posizione;<br />
Verb-Zweit-Satz (V2), quando il verbo è in seconda posizione;<br />
Verb-Letzt-/End-Satz (V-End), quando il verbo è in ultima posizione.<br />
Il verbo si può trovare in prima, seconda o ultima posizione nei seguenti tipi di frase:<br />
- (V2) Aussagesatz (affermativa, dichiarativa), es. <strong>Di</strong>e Sonne scheint<br />
- Fragesatz (interrogativa), da distinguere in:<br />
- (V1) Entscheidungsfrage (“domanda chiusa”), es. Kommst Du mit? (in questo caso la<br />
risposta sarà ja / nein / vielleicht;<br />
- (V2) Ergänzungsfrage (“domanda aperta”), es. Wer kommt mit? (in questo caso si dà una<br />
risposta informativa).<br />
- (V1) Aufforderungssatz (esortativa, imperativa) es. Bring mir das Buch!<br />
- (V2) Ausrufesatz (esclamativa), es. Wie kalt ist es heute!<br />
- (V1, V-End) Wunschsatz (ottativa), es. Wenn das Wetter schöner wäre! Wäre das Wetter schöner!<br />
- (V1) Konzessivsatz, es. Kann man ein Beispiel finden, so wird alles viel anschaulicher.<br />
- (V1) der Einschub (parentetica), es. Es ist wohl so, sagte Peter.<br />
La coreferenza (Koreferenz):<br />
La coreferenza è la relazione che lega due espressioni linguistiche riferite allo stesso referente<br />
testuale, cioè quando due elementi della frase esprimono lo stesso oggetto, per es.:<br />
Gestern habe ich einen Vogel beim Nestbau beobachtet. Der Vogel war klein. Ich wollte den Vogel<br />
fotografieren.<br />
Qui il referente testuale è der Vogel, che viene semplicemente ripetuto. Anche se le frasi sono<br />
corrette, per migliorare lo stile le tre frasi si potrebbero collegare con diversi coreferenti: iperonimi,<br />
iponimi e pronomi. Es.<br />
Gestern habe ich einen Spatz beim Nestbau beobachtet. Der Vogel war klein. Ich wollte ihn<br />
fotografieren.<br />
Qui abbiamo un iponimo (der Spatz), il suo iperonimo (der Vogel) e un pronome (ihn).<br />
Lo stesso vale con gli avverbi di luogo, di modo, ecc., es.<br />
Er ist mit dem Auto nach Paris gefahren > Er ist mit dem Auto dorthin gefahren / Er ist damit nach<br />
Paris gefahren.<br />
Anafora e catafora:<br />
L’anafora e la catafora sono un riferimento a una parte della frase che precede o che segue.<br />
- ANAFORA (Anapher): è il caso più frequente, quando i riferimenti testuali sono a sinistra, ovvero<br />
sono già stati espressi, e poi vengono ripresi, a destra, dai coreferenti (avverbi, pronomi, ecc.), es.<br />
Er ist nach Paris gefahren, weil er dort arbeiten wird.<br />
dort fa riferimento a Paris, che è già stato espresso prima.<br />
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- CATAFORA (Katapher): è quando il coreferente (un nome, un pronome, un aggettivo o un avverbio,<br />
un elemento qualsiasi che si collega a qualcos’altro) è a sinistra e così anticipa il riferimento<br />
testuale, a destra, es.<br />
Was heißt “unmöglich”? Das heißt, dass das Problem unlösbar ist.<br />
Qui das è il coreferente: è anaforico di “unmöglich”, ma è cataforico della frase dass das<br />
Problem…, cioè anticipa il riferimento testuale, costituito da una frase intera.<br />
Posizione di es e das:<br />
- il pronome ES, che Weinrich chiama Horizontpronomen-es, ha valore non solo di pronome, ma in<br />
molti casi ha il ruolo di Vorsignal ovvero di Platzhalter nel senso che dirige l’attenzione verso un<br />
altro elemento della frase.<br />
- il pronome DAS, invece, oltre a svolgere il ruolo di pronome (in tutti i casi, dativo, plur., ecc.),<br />
svolge anche il ruolo semantico della “vistosità” e quello sintattico di legare tra loro gli elementi<br />
della frase. In questo caso Weinrich parla di Fokuspronomen-das, che in questa funzione si trova<br />
solo al nominativo o accusativo singolare.<br />
Esempi di es quando svolge la sua regolare funzione di pronome:<br />
Può trovarsi nel Vorfeld solo quando sostituisce un soggetto, quindi nel caso di<br />
Das Kind hat die Mutter geküsst Es hat die Mutter geküsst.<br />
Dass er nicht kommen wird ist unglaublich Es ist unglaublich.<br />
Es può sostituire anche un aggettivo:<br />
<strong>Di</strong>e neue Zufahrtstraße ist überflüssig, und der riesige Parkplatz ist es auch.<br />
Quando la frase inizia con una subordinata soggettiva non si può mettere poi es, perché il soggetto è<br />
già espresso, è la frase stessa.<br />
dass er nicht kommen wird,_ ist unglaublich.<br />
Però è ammessa la frase<br />
dass er nicht kommen wird, das ist unglaublich,<br />
perché la subordinata è una dislocazione a sinistra, e das è un coreferente anaforico.<br />
(è simile alla frase già vista den Hans, den habe ich schon kennengelernt).<br />
Questo tipo di frase con dislocazione a sinistra dell’elemento da evidenziare si chiama Referenz-<br />
Aussage-Struktur, es.<br />
Und die Lehrer, die saßen alle um den Tisch.<br />
Der Mann an der Ecke, der raucht eine Zigarette.<br />
Qui troviamo Lehrer in funzione di referente (Referenz), ripreso insieme al predicato (Aussage)<br />
mediante il pronome die in funzione di co-referente anaforico. Qui si capisce che die non è pron.<br />
relativo, altrimenti introdurrebbe una secondaria con verbo in fondo. Altri esempi:<br />
In der Stadt, da hab ich gestern den Leo getroffen<br />
(con il complemento di luogo e altri complementi indiretti il co-referente è da).<br />
Nel testo di Karl May, p. 4, riga 26, c’è la frase: Aber ich denke, Sie wollen nach Suez.<br />
Questa costruzione si chiama Abhängige Verbzweitkonstruktion: es.<br />
Ich weiß, du kannst das (invece di Ich weiß, dass du das kannst).<br />
Si può trovare anche nella lingua scritta. Consiste nel sostituire una secondaria introdotta da<br />
congiunzione con una principale senza congiunzione, quando la frase è retta da una “matrice”<br />
(Matrixkonstruktion), che di solito contiene un verbo dicendi o sentiendi. Però non tutti i verbi di<br />
questa categoria seguono questa struttura con uguale frequenza: glauben, finden, das Gefühl haben<br />
sono seguiti spesso da principale, altri meno, come hoffen e sicher sein, altri ancora (erwarten, sich<br />
wundern, bezweifeln) non si usano mai in questo modo. Questa costruzione è rara soprattutto<br />
19
quando la matrice contiene una negazione. È frequente invece quando la matrice è alla prima<br />
persona singolare e al presente. Una costruzione simile si trova nel discorso indiretto, es.<br />
Er befürchtete, er habe / hätte einen Fehler gemacht,<br />
la differenza è che con il discorso indiretto c’è più libertà di tempi e persone, però si è legati al<br />
congiuntivo.<br />
Una funzione particolare di es è quella del “segnaposto” (Platzhalter-Es, Platzhalter im Vorfeld):<br />
- Nelle costruzioni passive impersonali si trova es nel Vorfeld nelle frasi affermative, es.<br />
Es wurde die ganze Nacht getanzt.<br />
Se trasformiamo questa frase in una interrogativa “chiusa” (Entscheidungsfrage, risposta sì/no), il<br />
soggetto impersonale sparisce:<br />
Wurde die ganze Nacht getanzt?<br />
Questo perché le interrogative chiuse prevedono il verbo in prima posizione, quindi non c’è un<br />
Vorfeld da occupare.<br />
- Con i verbi intransitivi; in questo caso è anche una questione di “Auffälligkeit”, che cresce man<br />
mano che l’elemento si sposta a destra, es.<br />
Es wartet mein Freund auf der Straße.<br />
Es sind viele Jungen gekommen.<br />
Anche in questo caso il discorso vale solo per l’affermativa, mentre es sparisce nella interrogativa:<br />
Sind viele Jungen gekommen?<br />
<strong>Di</strong>versamente dal caso precedente (Es wurde die ganze Nacht getanzt), qui il soggetto c’è (viele<br />
Jungen): es non sostituisce viele Jungen, ma anticipa il soggetto, ha una funzione cataforica. Si<br />
potrebbe sostituire anche con una particella avverbiale, per es. Da sind viele Jungen gekommen.<br />
Questo dimostra che l’importante è mettere qualcosa nel Vorfeld. Infatti se il Vorfeld è già occupato<br />
da un altro elemento, es sparisce. Es.<br />
Es friert mich > Mich friert.<br />
Es wird ihr schlecht > ihr wird schlecht.<br />
Anche la frase passiva di prima, se viene girata, perde es:<br />
Es wurde die ganze Nacht getanzt > <strong>Di</strong>e ganze Nacht wurde getanzt.<br />
Quando es è relativo a un oggetto (e il verbo è quindi transitivo) non può mai stare nel Vorfeld ma<br />
solo nel Mittelfeld, infatti es svolge anche la funzione di oggetto impersonale, es.<br />
ich habe es eilig<br />
o di coreferente cataforico, es.<br />
ich bedaure es, dass Hans nicht mitgekommen ist.<br />
Altrimenti il pronome es, quando svolge funzione di pronome ed è debolmente accentato, occupa<br />
sempre la cosiddetta Wackernagel Position = subito a destra della linke Satzklammer (il nome<br />
deriva da Jakob Wackernagel, un indeuropeista, il primo che ha fatto studi a proposito).<br />
Questa tendenza è piuttosto stabile, e non riguarda solo es, ma tutti i pronomi debolmente accentati<br />
(cfr. più sopra):<br />
Morgen will Anna der Chefin den Bericht übergeben<br />
Morgen will sie der Chefin den Bericht übergeben<br />
Morgen will ihr Anna den Bericht übergeben<br />
Morgen will ihn Anna der Chefin übergeben.<br />
Eventualmente si ammette il soggetto subito dopo il verbo, ma nessun altro complemento nominale;<br />
subito dopo il soggetto va comunque messa la parte pronominale:<br />
20
Morgen will Anna ihr den Bericht übergeben.<br />
Morgen will Anna ihn der Chefin übergeben.<br />
La posizione di nicht:<br />
Quando una frase presenta una Rahmenkonstruktion allora generalmente nicht si pone prima della<br />
parte da negare e quindi va nel Mittelfeld:<br />
Anna hat das Buch nicht gelesen.<br />
Anna liest das Buch nicht vor.<br />
Ma se la frase ha solo il verbo nella linke Satzklammer, allora la negazione (della frase intera) va in<br />
fondo:<br />
Anna liest das Buch nicht.<br />
<strong>Di</strong> regola poi se è solo una parte della frase da negare il nicht si pone prima dell’elemento da<br />
negare. In termini sintattici si dice che la negazione si pone am linken Rand ihres Fokus, cioè sta al<br />
margine sinistro del Fokus, ovvero della parte da negare. In genere il Fokus è contrastivo, cioè la<br />
frase si può completare con un sondern. Es.<br />
Es scheint, dass Otto die Schere nicht in die Schublade gelegt hat (sondern in den Müll<br />
geworfen hat).<br />
Quindi nicht in questo caso viene considerato sia un avverbio di negazione, sia una Fokuspartikel.<br />
Nel testo ci sono diversi casi di nicht; il caso più interessante è a pag. 2, il par. 4:<br />
Das glaube ich nicht […], so können Sie nicht diese für Sie schwierige Stellung einnehmen:<br />
qui si vede chiaramente la volontà di May di negare solo la “schwierige Stellung”.<br />
Pag. 3, riga 4:<br />
Und Sie mich nicht?<br />
Qui vediamo che la negazione tende ad andare in fondo (in ital. sarebbe “e Lei non me?”).<br />
<strong>Di</strong>e Zeichensetzung:<br />
La punteggiatura va messa ogni volta in cui si desidera favorire la Übersichtlichkeit della frase e del<br />
testo e va sempre prima di una subordinata. Le nuove regole hanno apportato cambiamenti<br />
soprattutto in presenza di und: in questo caso il Duden dice che oggi c’è più libertà nel mettere le<br />
virgole.<br />
Nelle seguenti frasi una volta era obbligatorio mettere la virgola se dopo und cambiava soggetto:<br />
Johanna spielte auf dem Klavier und Johannes sang dazu.<br />
<strong>Di</strong>e Katze miaute und der Hund bellte.<br />
Oggi non è più necessario se la struttura della frase è semplice e facilmente leggibile. Ma se la frase<br />
è un po’ più lunga o complessa il Duden consiglia (non obbliga!) di mettere la virgola:<br />
Er traf sich mit meiner Schwester, und deren Freundin war mitgekommen.<br />
Peter liest die Zeitung, und Hans repariert die Uhr.<br />
Lo stesso vale per oder:<br />
Ich gehe ins Kino(,) oder ich besuche ein Konzert.<br />
La virgola può essere messa se si sente la necessità di evitare fraintendimenti o per rendere più<br />
chiara la struttura della frase.<br />
È importante saper individuare i segmenti della frase. Fondamentale è mettere la virgola prima di<br />
una secondaria.<br />
- nel caso delle infinitive:<br />
. le infinitive semplici, cioè non introdotte da congiunzioni, es.<br />
Er versuchte(,) die Angelegenheit zu bereinigen.<br />
Den Grund festzustellen(,) ist nicht möglich.<br />
21
In questi casi è meglio mettere la virgola, anche se la Rechtschreibung non lo impone più, perché la<br />
frase, anche visivamente, è più chiara.<br />
. mettere la virgola è ancora più utile nel caso di infinitive brevi, dove è meglio tenere separate le<br />
frasi, es.<br />
Er hasste es(,) abzuspülen.<br />
Sein Vorschlag(,) zu warten(,) wurde abgelehnt.<br />
. invece quando l’infinitiva è introdotta da una congiunzione la virgola deve essere messa:<br />
Sie konnte nichts besseres tun, als zu gehen.<br />
Er sagte dies, ohne mich dabei anzusehen.<br />
. anche quando l’infinitiva è introdotta da un sostantivo o da un avverbio pronominale deve essere<br />
separata da una virgola, es.<br />
Sie spielte mit dem Gedanken, eine Wohnung zu kaufen.<br />
Er hat den Wunsch, den Arbeitsplatz zu wechseln.<br />
Ich bin hier dafür, abzustimmen.<br />
- in caso di discorso indiretto: se prima era necessario mettere la virgola solo con la frase<br />
affermativa, es.<br />
“Heute gehe ich ins Kino”, sagte er.<br />
ora si deve mettere la virgola anche quando la frase riportata si conclude già con un punto<br />
esclamativo o interrogativo, che già delimita la frase, es.<br />
“Warum darf ich das nicht?”, fragte er.<br />
“Geh endlich!”, sagte sie.<br />
Osservazione della punteggiatura di qualche brano del testo:<br />
Als ich seiner Aufforderung nicht sofort folgte, hielt er mir mit der linken Hand die<br />
Flasche entgegen und winkte mit der rechten so angelegentlich, daß sein schwerer,<br />
faßförmiger Leib in schütternde Bewegung kam; das konnte der Stuhl, welcher ohne<br />
Lehne war und schusterschemelartig nur aus drei dünnen Beinen und einem dünnen Sitze<br />
bestand, nicht aushalten; er knackte zusammen, und der <strong>Di</strong>cke fuhr mit einem lauten<br />
Krach zur Erde nieder. (1, 25-30).<br />
Ich sprang hinzu_ und konnte mich zunächst nur davon überzeugen, daß sein letzter<br />
Ausruf »o meine Flasche!« sehr begründet war. Er hatte sie an einer der erwähnten<br />
Säulen zerschlagen_ und hielt nur noch den leeren Hals in der Hand. Der Inhalt hatte<br />
sich über sein Gesicht und seinen ganzen Anzug ergossen. <strong>Di</strong>e andern Gäste blickten<br />
lächelnd herüber, aber keiner von ihnen machte Miene, herzukommen, um ihm beim<br />
Aufstehen behilflich zu sein. (2, 1-5)<br />
»Bu-war partschasi - der hat seinen Teil!«_ sagte der Türke lachend, indem er die<br />
Flaschen öffnete, um sich und mir einzugießen. (3, 26-27)<br />
L’aspetto (Aktionsart):<br />
In tedesco l’aspetto si chiama Aktionsart, cioè “tipo di azione”. Infatti l’aspetto esprime il modo in<br />
cui si svolge l’azione (Verlaufsweise) e la gradualità in cui si svolge l’azione (Abstufung). Infatti<br />
l’azione si può svolgere in senso temporale (zeitlich) o in senso contenutistico (inhaltlich):<br />
- zeitlicher Verlauf: Ablauf, Vollendung; Anfang, Übergang, Ende<br />
- inhaltlicher Verlauf: Veranlassung, Intensität, Wiederholung, Verkleinerung.<br />
Spesso i due modi in cui l’azione si svolge si intersecano. L’aspetto non deve essere confuso con il<br />
tempo, cioè il quando l’azione avviene (nel passato, nel presente, nel futuro).<br />
In base a questi punti di vista possiamo individuare i seguenti aspetti:<br />
22
- verbi imperfettivi (detti anche durativi) (durative, imperfektive Verben): indicano il puro<br />
svolgimento di un’azione, senza dire nulla sulla gradualità dell’azione, o sul suo inizio o fine. Sono<br />
verbi durativi per es. arbeiten, blühen, essen, laufen, schlafen.<br />
Rientrano tra gli imperfettivi anche:<br />
- i verbi iterativi (iterative Verben), che esprimono la ripetizione dell’azione, es. flattern,<br />
gackern, streicheln.<br />
- i verbi intensivi (intensive Verben), che esprimono una intensificazione dell’azione, es.<br />
brüllen, saufen, sausen.<br />
- i verbi diminutivi (diminutive Verben), che esprimono un indebolimento dell’azione, es.<br />
hüsteln, lächeln, tänzeln.<br />
- verbi perfettivi (perfektive Verben): sono verbi che delimitano l’azione dal punto di vista<br />
temporale oppure esprimono il passaggio da un evento a un altro. In base a questa gradazione<br />
dell’azione si possono distinguere i seguenti sottogruppi di verbi perfettivi:<br />
- verbi ingressivi o incoativi (ingressive, inchoative Verben), che indicano l’inizio di<br />
un’azione, es. aufblühen, einschlafen, entflammen, erblicken, loslaufen.<br />
- verbi egressivi (egressive Verben), che indicano la fase finale o la conclusione di<br />
un’azione, es. erjagen, platzen, verblühen, verklingen, zerschneiden.<br />
- verbi mutativi (mutative Verben), che esprimono il passaggio da uno stato a un altro, es.<br />
reifen, rosten, sich erkälten: in questo caso vediamo che la radice di questi verbi è nominale,<br />
es. reifen < reif; rosten < Rost; erkälten < kalt.<br />
- verbi causativi o fattitivi (kausative, faktitive Verben), che descrivono un’azione che<br />
provoca un mutamento di stato, es. beugen, öffnen, senken, sprengen.<br />
Non è semplice classificare i verbi in base all’aspetto, perché si tratta di una categoria semantica<br />
che prevede molte sfumature, ed è difficilmente inseribile in un sistema grammaticale.<br />
Alcuni dei verbi appena visti esprimono un aspetto già in sé, grazie alla loro semantica: la maggior<br />
parte dei verbi base ha valore imperfettivo, es. arbeiten, lesen, schlafen, ma ce ne sono anche alcuni<br />
che esprimono un significato perfettivo, es. finden, kommen, treffen, sterben.<br />
Però il più delle volte per esprimere l’aspetto ci si deve aiutare in vari modi, per es.<br />
- con l’aggiunta di elementi lessicali, es.<br />
- aspetto durativo: Er arbeitet immer, unaufhörlich<br />
Er arbeitet und arbeitet<br />
Er arbeitet weiter<br />
- aspetto ingressivo: Es klingelte plötzlich<br />
Es begann zu regnen<br />
- aspetto egressivo: Es hörte auf zu regnen<br />
- aspetto iterativo: Er pflegte abends spazieren zu gehen<br />
- con costruzioni sintattiche particolari (cioè con verbi ausiliari o verbi funzione), es.<br />
- aspetto durativo: Der Schüler bleibt sitzen (cfr. der Schüler sitzt)<br />
Er ist beim Arbeiten (cfr. er arbeitet)<br />
- aspetto ingressivo: Er ist im Begriff zu verreisen (cfr. er verreist)<br />
Er setzt die Maschine in Betrieb<br />
- aspetto egressivo: Er bringt die Arbeit zum Abschluss<br />
Er setzt die Maschine außer Betrieb<br />
- aspetto mutativo: Das Mädchen wird rot (cfr. das Mädchen errötet).<br />
- con uno dei meccanismi di Wortbildung (derivati con prefisso o suffisso, composti, metafonia,<br />
apofonia). A noi interessano soprattutto i verbi derivati, con prefisso, es.<br />
23
lühen: erblühen (ingressivo)<br />
aufblühen ( “ )<br />
verblühen (egressivo)<br />
reißen: abreißen (egressivo)<br />
zerreißen ( “ )<br />
o con suffisso, es.<br />
bitten: betteln (iterativo) (+ apof.)<br />
klingen: klingeln ( “ )<br />
lachen: lächeln (diminutivo) (+ metaf.)<br />
schlucken: schluchzen (intensivo)<br />
Ci sono poi i verbi causativi o mutativi derivati da nomi o aggettivi, come già accennato:<br />
glatt: glätten<br />
offen: öffnen<br />
e ci sono i verbi composti, es.<br />
gehen: losgehen<br />
schlagen: totschlagen<br />
In base agli esempi di derivati abbiamo messo insieme verbi con prefisso separabile e inseparabile<br />
(erblühen, aufblühen, ecc.), e abbiamo distinto questi dai composti (losgehen, totschlagen), il cui<br />
elemento separabile è un aggettivo o un avverbio. Questa è la suddivisione che troviamo in Helbig /<br />
Buscha, ma in altre grammatiche si può trovare una suddivisione diversa dei verbi con prefisso:<br />
- sono considerati composti i verbi con prefisso separabile (quindi non solo quando il prefisso è un<br />
avverbio o un aggettivo, ma anche quando è una preposizione)<br />
- sono considerati derivati i soli verbi con prefisso inseparabile (i prefissi che non hanno un<br />
significato proprio, cioè:<br />
beentergeempverzer-<br />
Per indicare l’aspetto comunque sono più appropriati i verbi con prefisso non separabile, che hanno<br />
questa funzione esclusiva. I verbi con prefisso separabile invece possono anche avere un significato<br />
più letterale di verbo + preposizione o + avverbio.<br />
Vediamo allora alcuni usi dei prefissi non separabili, che possono svolgere più funzioni, cioè<br />
possono esprimere più aspetti:<br />
- per esprimere ingressività si usano principalmente i prefissi er-, ent-:<br />
rot sein / rot werden erröten (anche in italiano, ar-ross-ire)<br />
müde sein / müde werden ermüden (anche in italiano, af-fatic-ar-si)<br />
brennen<br />
entbrennen “scoppiare, in-fiammarsi”,<br />
zünden<br />
entzünden, “in-fiammarsi, ac-cendersi”,<br />
- per esprimere egressività si usano principalmente i prefissi ver-, er-:<br />
blühen verblühen,<br />
“sfiorire”<br />
jagen erjagen<br />
“prendere [a caccia]”, “cogliere”,<br />
24
- per esprimere intensità, per mettere in rilievo un’azione, si possono usare vari prefissi, senza<br />
modificare il valore del verbo base. Si tratta di varianti generalmente considerate di registro<br />
linguistico più alto, es.<br />
schützen / beschützen<br />
“proteggere”<br />
retten / erretten<br />
“salvare”<br />
bleiben / verbleiben “rimanere” (il secondo è usato nelle formule<br />
burocratiche, come in wir verbleiben mit freundlichen Grüßen…)<br />
fliehen / entfliehen<br />
“fuggire”<br />
Altri prefissi si possono usare per esprimere non un aspetto, ma una sfumatura di significato del<br />
verbo base:<br />
- per esprimere la negazione di un evento si possono usare diversi prefissi, es.<br />
fesseln / entfesseln<br />
“incatenare” / “scatenare”, “liberare dalle catene”<br />
achten / verachten / missachten “stimare” / “disprezzare”<br />
hören / überhören<br />
“udire” / “non sentire, ignorare”<br />
- per esprimere un evento fallito si usano soprattutto ver- e miss-, es.<br />
laufen / sich verlaufen<br />
“camminare” / “perdersi”<br />
deuten / missdeuten<br />
“interpretare” / “fraintendere”<br />
- per esprimere un’azione che contrasta con la norma si usano über- o unter- (in questi casi il<br />
prefisso è sempre atono), es.<br />
fordern / überfordern / unterfordern “esigere” / “pretendere troppo” / “richiedere poco”<br />
schätzen / überschätzen / unterschätzen “valutare” / “sopravvalutare” / “sottovalutare”.<br />
- per esprimere un evento distruttivo di solito si usa zer-, es.<br />
schlagen / zerschlagen<br />
“colpire” / “fracassare”<br />
reden / zerreden<br />
“parlare” / “parlare troppo di” (es. etwas zerreden).<br />
Come visto a proposito di glatt > glätten e offen > öffnen, da basi aggettivali si creano verbi<br />
causativi o mutativi. Ci sono molti casi di questo tipo anche mediante prefissazione, es.<br />
da sostantivi:<br />
das Gold > vergolden<br />
das Gitter > vergittern, umgittern “munire di inferriata”<br />
= “dotare qualcosa di” (versehen mit).<br />
die Mutter > bemuttern (jdn. bemuttern “fare da mamma a”)<br />
der Wirt > bewirten (jdn. mit Getränken bewirten “servire”)<br />
= “comportarsi come” (sich verhalten wie)<br />
das Gift > entgiften “depurare”<br />
die Schuppe > entschuppen “squamare”<br />
= “privare di, portare via qualcosa da” (etwas von etwas wegnehmen)<br />
der Film > verfilmen<br />
die Trümmer > zertrümmern “trasformare in macerie, frantumi” (es. bei der Explosion sind<br />
alle Fensterscheiben zertrümmert worden.)<br />
= “trasformare in” (etwas zu etwas machen)<br />
25
der Trottel > vertrotteln “rimbecillire”<br />
die Waise > verwaisen “diventare orfano”<br />
= “diventare qc.” (zu etwas werden)<br />
das Gift > vergiften “avvelenare”<br />
die Kette > verketten “chiudere qc. con la catena”<br />
= “fare con l’aiuto di” (etwas mit Hilfe von tun):<br />
da aggettivi:<br />
frei > befreien<br />
möglich > ermöglichen<br />
frisch > erfrischen<br />
= verbi “causativi” transitivi, che esprimono l’azione del “fare qc.” (etwas machen)<br />
bleich > erbleichen<br />
arm > verarmen<br />
flach > verflachen “appiattire”<br />
= verbi “ingressivi”, intransitivi o riflessivi, che esprimono l’azione del “diventare qc.” (etwas<br />
werden)<br />
Vediamo dunque che lo stesso prefisso può svolgere più funzioni. Per es. ver-:<br />
- per indicare errore: rechnen > sich verrechnen “sbagliare a calcolare”<br />
- per indicare il materiale: Gold > vergolden “dorare”<br />
- per svolgere un’azione tratta da un aggettivo: deutlich > verdeutlichen “chiarire, spiegare”<br />
- per indicare uno “spreco”: trinken > vertrinken, es. das Geld vertrinken<br />
- per indicare un’azione svolta durante qualcosa: schlafen / verschlafen: einen Termin verschlafen<br />
“dimenticare un appuntamento [perché si è dormito troppo]”<br />
Sono molto più diffusi e produttivi i verbi con prefisso separabile perché meglio si inseriscono nella<br />
struttura sintattica tipica <strong>tedesca</strong>, quella della graffa frasale.<br />
Alcuni verbi con prefisso non sono tratti necessariamente dalla base, o meglio la base non è più<br />
riconoscibile o usata singolarmente. Questi verbi si chiamano “demotivati”, es.<br />
bedeuten<br />
bewegen<br />
erinnern<br />
Tra quelli “motivati”:<br />
entkommen < kommen<br />
erkennen < kennen<br />
bedanken < danken<br />
La valenza (die Valenz):<br />
La valenza è studiata da una corrente grammaticale molto diffusa in area <strong>tedesca</strong> a partire dagli anni<br />
’60, la Dependenzgrammatik (Grammatica della dipendenza), secondo cui i principali elementi<br />
della frase dipendono dal verbo.<br />
La Grammatica della dipendenza si basa sulla teoria della valenza proposta dal francese Tesnière<br />
nel 1953: “valenza” significa che il verbo ha un forte valore sintattico, ha il potere di pretendere che<br />
alcuni elementi siano presenti. Secondo questa teoria, i verbi possono essere:<br />
- avalenti o con valenza zero (nullstellig o nullwertig), come regnen, che può stare da solo;<br />
- monovalenti (einstellig) come schlafen, dove occorre solo il soggetto;<br />
- bivalenti (zweistellig) come wohnen, che ha due elementi obbligatori (Ergänzungen);<br />
26
- trivalenti (dreistellig) come legen, che richiede soggetto, oggetto e determinazione spaziale.<br />
Altri elementi collegabili al verbo sono le Angaben, elementi facoltativi, come gli avverbi, le<br />
determinazioni temporali, ecc.<br />
La derivazione verbale:<br />
Può causare due fenomeni:<br />
- uno sintattico: si ristruttura la cornice valenziale (Valenzrahmen) del verbo-base mediante:<br />
- Transitivierung (“transitivizzazione”)<br />
- Inkorporation (“incorporazione”<br />
- uno semantico: l’azione viene descritta nel suo svolgimento o in una sua particolare fase, per es.<br />
quando un verbo con prefisso assume l’aspetto intensivo, egressivo, ecc., come erretten, verblühen.<br />
Transitivierung:<br />
I verbi intransitivi diventano transitivi, cioè ricevono un oggetto all’accusativo; quindi cambia il<br />
numero di complementi o la valenza. I verbi-base possono essere:<br />
- monovalenti schlafen > etwas verschlafen<br />
- bivalenti con oggetto al dativo jdm. folgen > jdn. verfolgen<br />
- bivalenti con oggetto preposizionale auf etwas steigein > etwas besteigen (es. einen Berg)<br />
um etwas bitten > etwas erbitten (es. seine Hilfe)<br />
erbitten (a-e) ha due significati:<br />
1. “implorare perdono”. Duden: (geh.) höflich, in höflichen Worten um etw. für sich selbst bitten:<br />
“implorare gentilmente per sé”. Es.<br />
jmds. Verzeihung erbitten<br />
ich erbat mir seine Hilfe<br />
baldige Antwort erbeten (“[è] richiesta una pronta risposta”)<br />
Quindi erbitten può sostituire il verbo bitten um da verbo con oggetto preposizionale passiamo a<br />
un verbo con oggetto diretto. Ma cambia anche il registro linguistico.<br />
2. “cedere alle preghiere”. Duden: (veraltend) aufgrund von Bitten bereit sein<br />
(etw. zu tun). Es.<br />
ich ließ mich erbitten, ihnen die Miete zu stunden;<br />
er hat sich nicht erbitten lassen (gab den Bitten nicht nach). “è stato irremovibile”<br />
In questo caso lassen può essere considerato un verbo funzione, perché si lega a erbitten in una<br />
costruzione fissa.<br />
erbieten (o-o)<br />
sich erbieten (geh.): sich bereit erklären (etw. zu tun); seine <strong>Di</strong>enste anbieten: “offrirsi”<br />
er erbot sich, ihr bei den Aufgaben zu helfen “si offrì ad aiutarla nei compiti”<br />
erbeten (debole)<br />
durch Beten zu erlangen suchen: das lang erbetete Glück “cercare di ottenere con le preghiere”<br />
Inkorporation:<br />
Quando il verbo-base prende il prefisso, il complemento diretto diventa indiretto e viceversa, cioè<br />
cambiano i ruoli degli elementi (e cambiano di posto). Il prefisso be- è uno dei più produttivi, e il<br />
fenomeno è ben visibile:<br />
streuen / bestreuen<br />
ich streue Zucker auf die Torte<br />
ich bestreue die Torte mit Zucker<br />
27
auen / bebauen<br />
die Firma X baut ein Hochhaus (in der Stadt)<br />
die Firma X bebaut die Stadt (mit Hochhäusern)<br />
In questi esempi l’oggetto diretto (Zucker, Hochhaus) diventa un oggetto preposizionale, mentre e il<br />
complemento di luogo (Torte, Stadt) (obbligatorio con streuen, trivalente, e non obbligatorio con<br />
bauen, bivalente) diventa l’oggetto diretto (obbligatorio in entrambi gli esempi). Nel caso di<br />
Hochhaus, nella frase con bebauen dobbiamo usare il plurale (Hochhäuser): questo ci mostra che la<br />
variante derivata (bestreuen, bebauen) assume una sfumatura di significato diversa: “spargere” /<br />
“cospargere di” e “costruire” / “riempire di”, “corredare di” (in questo caso “di costruzioni”).<br />
Il fenomeno dell’incorporazione è ancora più evidente con alcuni prefissi che coincidono con una<br />
preposizione, si tratta di um-, durch- e über-, perché il verbo base regge quella prepozione, che si<br />
trasforma in prefisso, es.<br />
wickeln / umwickeln:<br />
er wickelt Isolierband um das Kabel<br />
er umwickelt das Kabel mit Isolierband<br />
Qui umwickeln non è separabile e significa “fornire qc. di qc. avvolgendolo”. È transitivo e richiede<br />
l’ausiliare haben (er hat das Kabel mit Isolierband umwickelt).<br />
Però c’è anche um|wickeln: il prefisso è separabile, e il significato è “letterale”, è la “somma” degli<br />
elementi, cioè “avvolgere diversamente”, es.<br />
die Schnur muss umgewickelt werden<br />
um|wickeln significa anche “avvolgere / avvolgersi in qc.”, es.<br />
ich wickle dem Kind einen Schal um<br />
(però si potrebbe dire anche ich wickle einen Schal um das Kind)<br />
fahren / durchfahren: er fährt durch den Tunnel “passa attraverso il tunnel”<br />
er durchfährt den Tunnel “percorre, attraversa”<br />
durchfahren non separabile significa “attraversare, percorrere” (er durchfährt die Gegend) ed è<br />
transitivo (er hat das Land durchfahren).<br />
durch|fahren separabile invece è intransitivo come il verbo base e richiede l’ausiliare sein. Significa<br />
“passare attraverso”, “passare senza fermarsi”, “senza interruzione”, es.<br />
er fährt unter einem Tunnel durch NB con dativo!<br />
der Zug fährt in Hamburg durch (passa senza sosta)<br />
der Zug fährt bis Hamburg durch (arriva senza soste intermedie)<br />
malen / übermalen: er malt über den Fleck<br />
er übermalt den Fleck<br />
In questo caso übermalen non è separabile e diventa transitivo; significa “dipingere sopra”,<br />
“ritoccare”.<br />
Con il prefisso separabile über|malen è registrato solo come colloquiale con il significato di<br />
“dipingere fuori dai margini”, es.<br />
er hat beim Malen ein p<strong>aa</strong>rmal übergemalt.<br />
I verbi-funzione (Funktionsverben):<br />
Nel testo abbiamo espressioni come:<br />
er hatte ein Kohlenbecken in der Hand, mit dessen glühendem Inhalte er die<br />
Tschibuks der Gäste in Brand zu setzen pflegte. (2, 13-15)<br />
über dessen Gestalt ich beinahe in Schreck geraten wäre. (5, 26-27)<br />
28
daß sein schwerer, faßförmiger Leib in schütternde Bewegung kam (1, 27-28)<br />
Si tratta di morfemi lessicali (verbi, per es. qui setzen, geraten, kommen) che assumono una<br />
funzione di morfemi grammaticali, cioè abbandonano il loro valore semantico per assumere la mera<br />
funzione di mezzo grammaticale. Appartengono a questa classe:<br />
- gli ausiliari, che servono a formare i tempi verbali: haben, sein e werden si svuotano del loro<br />
significato per diventare semplici indicatori del passato, futuro e del passivo.<br />
- qualsiasi altro verbo che si usa abbinato ad altro, es.<br />
machen zumachen einen Spaziergang machen<br />
Qui machen è il verbo-base, che modifica il suo significato se abbinato a zu- e che se abbinato a una<br />
Ergänzung perde il suo valore “letterale”, qui: fare una passeggiata = passeggiare, “machen” non ha<br />
il valore di “fare” concretamente qualcosa, assumono un valore più o meno astratto.<br />
Anche in questo caso non tutti i linguisti descrivono il fenomeno allo stesso modo; secondo Heinz<br />
Griesbach fanno parte dei Funktionsverben, come vediamo qui, anche i verbi derivati (o composti),<br />
quelli che hanno un prefisso separabile che può avere significato proprio e che così condiziona il<br />
siginficato del verbo base.<br />
Altri esempi:<br />
stellen herstellen “produrre” eine Frage stellen “porre una domanda”<br />
gehen umgehen “aggirare, girare intorno” zur Neige gehen “volgere al termine”<br />
reißen abreißen “strappare” Witze reißen “raccontare barzellette”<br />
schneiden zuschneiden “tagliare [per dare una forma]” Gesichter schneiden “fare le smorfie”<br />
kommen umkommen “morire, andare a male” in Vergessenheit kommen “cadere nell’oblio”<br />
- il verbo tun, che può assumere una funzione di ausiliare e quindi di verbo funzione quando un<br />
complemento viene evidenziato nel Vorfeld e occorre un predicato che riempia la graffa sinistra, es.<br />
Arbeiten tut er nur, wenn er Geld braucht.<br />
(in italiano: “lavorare lo fa solo se…”, in italiano occorre anche un pronome cataforico)<br />
Lieben tut er sie nicht, aber heiraten will er sie<br />
Arbeiten tust du nicht, aber gut leben willst du.<br />
Secondo Helbig / Buscha invece i verbi-funzione sono solo i sintagmi formati da verbo + parte<br />
nominale, es.<br />
Wir gaben den Mitarbeitern Nachricht = wir benachrichtigten die Mitarbeiter<br />
Peter kam in Wut = Peter wurde wütend<br />
La scelta del verbo singolo o del verbo funzione dipende dal parlante. In questi esempi le due<br />
varianti sono analoghe:<br />
Der Arzt fragt den Kranken = Der Arzt stellt dem Kranken Fragen.<br />
<strong>Di</strong>e Bäume blühen = <strong>Di</strong>e Bäume stehen in Blüte.<br />
Ich freue mich über das Geschenk = Das Geschenk macht mir Freude<br />
A volte invece le due forme si usano in registri linguistici diversi:<br />
besuchen<br />
Einen Besuch abstatten (più formale)<br />
von jdm. grüßen<br />
Grüße ausrichten<br />
beweisen<br />
den Beweis erbringen<br />
sich setzen<br />
Platz nehmen<br />
29
Oppure indicano diversi aspetti dell’azione:<br />
etw. bewegen<br />
in Bewegung setzen (incoativo)<br />
etw. bewegen<br />
in Bewegung halten (durativo)<br />
prüfen<br />
eine Prüfung ablegen (egressivo)<br />
Oppure può cambiare la prospettiva, indicando azioni passive:<br />
<strong>Di</strong>e Ware unterliegt einer Kontrolle (“sottostare a un controllo”)<br />
Das neue Stück gelangte zur Aufführung (lett. “giungere alla rappresentazione”)<br />
Der Roman fand Anerkennung (lett. “trovare apprezzamento”, “essere apprezzato”)<br />
La differenza tra un Funktionverbgefüge e una normale combinazione di verbo + complemento è<br />
che quest’ultima combinazione è libera e può verificarsi con qualsiasi elemento lessicale, es.<br />
Er begegnete mir freundlich (höflich, nett…)<br />
Das Dorf liegt an der Küste (dort, in Italien…)<br />
Er fuhr nach München (Berlin, Amerika…)<br />
Invece i Funktionsverbgefüge sono combinazioni fisse, in cui gli elementi non sono sostituibili:<br />
Er setzte die Maschine in Betrieb<br />
Ein Verkauf unseres Hauses kommt nicht in Frage<br />
Dein Wohlergehen liegt mir am Herzen.<br />
Come mostrano questi esempi, spesso il verbo funzione si lega a un sintagma preposizionale (anche<br />
per es. in Kraft treten, in Erwägung ziehen), ma abbiamo già visto anche casi di verbo + oggetto<br />
diretto o indiretto, ma non preposizionale, come gli esempi sopra:<br />
einer Kontrolle unterliegen<br />
Anerkennung verbreiten<br />
Nel caso di combinazione nome + verbo sorge il problema se considerare questa combinazione una<br />
normale Prädikatergänzung (complemento predicativo) oppure come un Funktionsverbgefüge.<br />
Gli studi a proposito non chiariscono il problema perché dobbiamo tenere conto della riforma<br />
ortografica: gli studi precedenti il 1996 studiano determinate combinazioni perché scritte in un certo<br />
modo, oggi le stesse combinazioni devono essere valutate in modo diverso, perché con la riforma<br />
ortografica sono diventati Funktionsverbgefüge o non lo sono più.<br />
Per es. prima della riforma ortografica c’erano combinazioni contraddittorie come<br />
Auto fahren / radfahren<br />
Nel primo caso avevamo un Funktionsverbgefüge, cioè una combinazione fissa Auto + fahren, nel<br />
secondo caso un verbo composto. Oggi questa contraddizione è stata eliminata trasformando anche<br />
la seconda espressione in un Funktionsverbgefüge, Rad fahren.<br />
Questo è più comodo perché se auto- e rad- fossero stati prefissi separabili, si sarebbe posto il<br />
problema di metterli maiuscoli quando si separano, es. ich fahre Rad. Invece in questo modo si<br />
semplifica e si generalizza la regola.<br />
Altri casi di passaggio da una categoria a un’altra per la semplice separazione del composto verbale:<br />
- achtgeben > Acht geben er gibt auf seine Gesundheit nicht Acht.<br />
- eislaufen > Eis laufen er geht oft Eis laufen.<br />
- kopfstehen > Kopf stehen als sie die Nachricht bekamen, standen sie Kopf.<br />
(“essere confuso, sorpreso”)<br />
- *maschineschreiben Maschine schreiben (il dizionario, sia quello precedente la riforma, sia<br />
quello nuovo, riporta solo il participio passato maschine(n)geschrieben) “scrivere a macchina”, es.<br />
ich habe den ganzen Nachmittag Maschine geschrieben<br />
(ma: ich habe den Aufsatz mit der Maschine geschrieben).<br />
30
- pleite gehen Pleite gehen (con le vecchie regole era già staccato ma minuscolo) “fallire”, es. die<br />
Firma ist Pleite gegangen. (però ich bin pleite, “sono al verde”, minuscolo perché avverbio,<br />
esistente solo in questa costruzione, mentre die Pleite “la bancarotta”).<br />
Così ora sono state eliminate molte oscillazioni. Oltre all’esempio di Auto fahren ci sono altre<br />
espressioni formate da verbo + nome scritti separati già da prima della riforma:<br />
- Schlange stehen “stare in coda”, “fare la fila”<br />
- Schluss machen (mit) “farla finita”, “smettere”.<br />
Tutte queste espressioni sono caratterizzate dall’uso del sostantivo senza l’articolo, si confronti per<br />
es. liest du schon wieder Zeitung? con ich lese gerade die Frankfurter Allgemeine Zeitung.<br />
Nella frase a destra si tratta di un giornale specifico, nella frase a sinistra si intende l’azione, in<br />
generale, della lettura del giornale: Zeitung lesen è quindi un verbo funzione.<br />
Lo stesso vale quando il verbo funzione si compone di verbo + aggettivo: alcune espressioni sono<br />
rimaste unite come una volta e si trovano nel dizionario alla lettera con cui inizia il prefisso; altre<br />
espressioni si sono separate e si trovano sotto il verbo o sotto il primo elemento. In generale, si<br />
separano quando il significato è letterale, e si uniscono quando il significato è traslato, ma non è<br />
sempre così, e non sempre il significato si capisce dal contesto. Es.<br />
- feststellen: qui le regole non cambiano: abbiamo il prefisso separabile sia per il significato letterale<br />
di “fissare” (ich stelle die Sessellehne in der richtigen Höhe fest), sia per il significato traslato di<br />
“constatare” (ich stelle seine Mitschuld fest), e all’infinito è considerato un verbo unito, il dizionario<br />
riporta il lemma “feststellen”.<br />
- wahrnehmen “scorgere, percepire”: anche qui le regole non cambiano; nel dizionario il lemma<br />
appare unito. Il significato è solo traslato (ich nehme ein Geräusch wahr). In italiano abbiamo<br />
l’espressione “prendere per vero”, che però dovremmo tradurre con etwas für wahr halten.<br />
- schwarzsehen: con le nuove regole sono stati distinti i due significati principali di questa<br />
espressione. Prima il lemma era solo “schwarzsehen” sia con il valore di “vedere nero, in modo<br />
pessimista”, sia con il significato di “guardare la televisione senza canone”. Oggi il significato<br />
letterale è espresso da “schwarz sehen” (sotto il lemma “schwarz”), es. immer muss er alles schwarz<br />
sehen (una volta: schwarzsehen), e il secondo significato da “schwarzsehen” (unito, sotto il lemma<br />
“schwarzsehen” come prima della riforma): er bezahlt die Gebühr, weil er nicht schwarzsehen will.<br />
- schwarzarbeiten: esiste il lemma “schwarzsehen” (anche prima della riforma c’era il lemma<br />
“schwarzfahren”), quindi all’infinito il verbo è unito:<br />
man sollte nicht schwarzarbeiten.<br />
Anche prima della riforma ortografica era così.<br />
In altri casi schwarz ha il valore avverbiale di “illegalmente” e si usa con verbi ma in forma<br />
separata; sotto il lemma “schwarz” si trovano espressioni come:<br />
etw. schwarz kaufen;<br />
schwarz über die Grenze gehen;<br />
etw. schwarz (in Schwarzarbeit) tun;<br />
schwarz Bus fahren (mit dem Bus schwarzfahren).<br />
In quest’ultimo caso abbiamo il verbo funzione Bus fahren equivalente a Auto fahren e a Rad<br />
fahren; si può usare però anche il verbo schwarzfahren (unito), in questo caso non si può usare Bus<br />
senza articolo.<br />
- voll laufen: prima c’era il lemma “vollaufen”, con due l. Oggi si scrive con tre l ma separato, e<br />
l’espressione è sotto il lemma “voll”. Significa “riempirsi fino all’orlo”, es. lass die Wanne voll<br />
31
laufen!, ma con il riflessivo sich voll laufen lassen significa “ubriacarsi”. Entrambi i significati una<br />
volta erano sotto “vollaufen”, oggi sono sotto “voll”.<br />
- totmachen: si trova sotto il lemma “totmachen”, è separabile ma all’infinito si scrive unito, sia con<br />
il significato concreto di “uccidere”, es. warum willst du die Spinne totmachen?, sia con il<br />
significato metaforico di “distruggere la concorrenza”, es. wir wollen die Konkurrenz totmachen.<br />
C’è anche l’espressione riflessiva sich totmachen (non c’era nel Wahrig vecchio), es. er hat sich für<br />
sie totgemacht “si è rovinato la salute, i nervi, per lei”.<br />
Combinazioni simili sono anche quei verbi che reggono un altro verbo: si tratta dei verbi werden,<br />
lassen, e i modali:<br />
Sie wird uns morgen besuchen,<br />
Wir müssen ihn benachrichtigen,<br />
Das Buch lässt sich gut verkaufen,<br />
Er ließ den Besucher lange warten.<br />
Questi casi possono essere considerati Funktionsverbgefügen perché la parte all’infinito non è retta<br />
da zu.<br />
Lo stesso vale quando l’infinito è retto dai verbi gehen, bleiben, lernen, helfen, lehren, heißen e dai<br />
verbi di percezione sehen, hören, fühlen, spüren. Es.<br />
Wir hörten den Jungen im Garten singen (questo è un caso di “accusativo con l’infinito” (a.c.i.),<br />
cioè l’oggetto del verbo coniugato è anche il soggetto del verbo all’infinito)<br />
Sie spürte ihr Herz schlagen (anche questo è un caso di a.c.i.)<br />
Das Kind lernt schreiben.<br />
L’infinito non è retto da zu anche in determinate locuzioni dopo haben, finden e legen. Es.<br />
Du hast gut reden,<br />
Er hat sein Auto vor dem Haus stehen,<br />
Sie fand den Toten auf dem Boden liegen,<br />
Sie legt das Kind schlafen.<br />
In tutti gli altri casi abbiamo un verbo-matrice (verbo pieno oppure una copula o un verbo-funzione<br />
+ aggettivo / sostantivo) che può reggere un infinitiva introdotta da zu:<br />
- verbo pieno<br />
Es freut mich, dich zu sehen (soggetto)<br />
Ich freue mich, dich zu sehen (oggetto)<br />
- copula + aggettivo<br />
Es ist gesund, täglich zu turnen (soggetto)<br />
Er war einverstanden, das Buch zu bezahlen (oggetto)<br />
- verbo-funzione + sostantivo<br />
Es bereitet ihr Freude, alle zu beschenken (soggetto)<br />
Er hat Angst, ihr die Wahrheit zu sagen.<br />
- verbo-fase<br />
Er begann zu sprechen<br />
Sonntags pflegt er lange zu schlafen;<br />
(però bleiben fa eccezione: Trotz ihrer Bitte blieb er sitzen)<br />
Das Kind hörte auf zu weinen.<br />
- semi-modali, cioè sono diversi dai modali perché hanno una coniugazione regolare, ma<br />
sono simili ai modali perché specificano l’azione del verbo retto. Altra differenza con i modali:<br />
richiedono zu (solo brauchen nella lingua colloquiale viene usato anche senza zu): si tratta di<br />
brauchen, scheinen, bekommen, belieben “piacere, volere” gedenken “commemorare”, suchen (nel<br />
senso di versuchen) e wissen:<br />
Er schien sie gut zu kennen.<br />
32
Er braucht heute nicht (zu) kommen<br />
Niemand bekam den Schwerkranken zu sehen.<br />
nel testo leider noch kein einziges zu sehen bekommen (7, 24)<br />
Er beliebt zu scherzen.<br />
Wie lange gedenken Sie in Berlin zu bleiben? (= beabsichtigen, di registro elevato)<br />
Sie sucht ihren Kummer zu vergessen (= versuchen, di registro elevato)<br />
Er weiß sich stets zu benehmen.<br />
Er wusste viel zu erzählen.<br />
nicht aushalten können (9, 6):<br />
Questo è un caso di Ersatzinfinitiv, o “doppio infinito”.<br />
hatte holen lassen (13, 23):<br />
Se un caso di Ersatzinfinitiv si verifica in una proposizione secondaria, la costruzione diventa più<br />
complessa a causa dell’Oberfeld. Questo termine indica la posizione anticipata dell’ausiliare, che<br />
non compare, come nelle secondarie “semplici”, all’ultimo posto, bensì prima del participio e<br />
dell’infinito retto dal verbo coniugato.<br />
**********************************<br />
Testi utili (oltre a quelli in programma):<br />
Testi di Karl May:<br />
- Hermann Wiedenroth (ed.), Karl Mays Werke, Berlin 2004 (CD-ROM, <strong>Di</strong>gitale Bibliothek 77);<br />
Monografia introduttiva a Karl May:<br />
- Martin Lowsky, Karl May, Stuttgart 1987 (Sammlung Metzler 231);<br />
Studi linguistici:<br />
- ABC der schwachen Verben, München 1969;<br />
- ABC der starken Verben, München 1970;<br />
- Vladimir Admoni, Über die Wortstellung im Deutschen, in: H. Moser (ed.), Wege der Forschung<br />
XXV, Darmstadt 1969, pp. 376-380;<br />
- Heinz Griesbach, Neue deutsche Grammatik, Gmain 2000.<br />
- G. Helbig / J. Buscha, Deutsche Grammatik. Ein Handbuch für den Ausländerunterricht, Berlin<br />
2001;<br />
- Willy Sanders, Gutes Deutsch – Besseres Deutsch: Praktische Stillehre der deutschen<br />
Gegenwartssprache; Darmstadt 1996;<br />
- Harald Weinrich, Textgrammatik der deutschen Sprache, Hildesheim 2005 3<br />
33
Matthias Claudius, 1740-1815<br />
Urians Reise um die Welt<br />
Wenn jemand eine Reise tut,<br />
So kann er was verzählen.<br />
D'rum nahm ich meinen Stock und Hut<br />
Und tät das Reisen wählen.<br />
Refrain:<br />
Da hat er gar nicht übel drum getan,<br />
Verzähl' er doch weiter, Herr Urian!<br />
2. Zuerst ging's an den Nordpol hin;<br />
Da war es kalt bei Ehre!<br />
Da dacht' ich denn in meinem Sinn,<br />
Das es hier beßer wäre.<br />
Refrain:<br />
3. In Grönland freuten sie sich sehr,<br />
Mich ihres Ort's zu sehen,<br />
Und setzten mir den Trankrug her:<br />
Ich ließ ihn aber stehen.<br />
Refrain:<br />
4. <strong>Di</strong>e Eskimos sind wild und groß,<br />
Zu allen Guten träge:<br />
Da schalt ich Einen einen Kloß<br />
Und kriegte viele Schlänge.<br />
Refrain:<br />
5. Nun war ich in Amerika!<br />
Da sagt ich zu mir: Lieber!<br />
Nordwestpassage ist doch da,<br />
Mach' dich einmal darüber.<br />
Refrain:<br />
6. Flugs ich an Bord und aus in's Meer,<br />
Den Tubus festgebunden,<br />
Und suchte sie die Kreuz und Quer<br />
Und hab' sie nicht gefunden.<br />
Refrain:<br />
7. Von hier ging ich nach Mexico -<br />
Ist weiter als nach Bremen -<br />
Da, dacht' ich, liegt das Gold wie Stroh;<br />
Du sollst'n Sack voll nehmen.<br />
Refrain:<br />
8. Allein, allein, allein, allein,<br />
Wie kann ein Mensch sich trügen!<br />
Ich fand da nichts als Sand und Stein,<br />
Und ließ den Sack da liegen.<br />
Refrain:<br />
9. D'rauf kauft' ich etwas kalte Kost<br />
Und Kieler Sprott und Kuchen<br />
Und setzte mich auf Extrapost,<br />
Land Asia zu besuchen.<br />
Refrain:<br />
10. Der Mogul ist ein großer Mann<br />
Und gnädig über Massen<br />
Und klug; er war itzt eben dran,<br />
'n Zahn auszieh'n zu lassen.<br />
Refrain:<br />
11. Hm! dacht' ich, der hat Zähnepein,<br />
Bei aller Größ' und Gaben!<br />
Was hilfts denn auch noch Mogul sein?<br />
<strong>Di</strong>e kann man so wohl haben!<br />
Refrain:<br />
12. Ich gab dem Wirth mein Ehrenwort,<br />
Ihn nächstens zu bezahlen;<br />
Und damit reist' ich weiter fort,<br />
Nach China und Bengalen.<br />
Refrain:<br />
13. Nach Java und nach Otaheit<br />
Und Afrika nicht minder;<br />
Und sah bei der Gelegenheit<br />
Viel Städt' und Menschenkinder.<br />
Refrain:<br />
14. Und fand es überall wie hier,<br />
Fand überall 'n Sparren,<br />
<strong>Di</strong>e Menschen grade so wie wir,<br />
Und eben solche Narren.<br />
Refrain:<br />
34