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Myanmar - Ice

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<strong>Myanmar</strong>


AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010<br />

PAESE<br />

1. QUADRO MACROECONOMICO<br />

a) Andamento congiunturale e rischio Paese<br />

Il regime militare birmano, a differenza di altri governi in Asia, non è finora riuscito a concepire<br />

una politica economica che, pur continuando a permettere la propria permanenza al potere, sia<br />

in grado di innescare un vero e proprio processo di sviluppo del Paese e ridurre la dilagante<br />

povertà. Diversamente da quanto realizzato da altri paesi asiatici, i militari al governo non<br />

utilizzano la propria influenza per avviare il processo di industrializzazione, bensì si limitano ad<br />

assicurare il funzionamento e la realizzazione delle sole infrastrutture indispensabili per<br />

mantenere una modesta attività economica ed assicurare un minimo flusso di interscambio. Le<br />

uniche imprese che beneficiano di detto sistema sono quelle vicine al regime, che in tal modo si<br />

assicurano un arricchimento personale che finora non è stato volano dello sviluppo e del<br />

miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.<br />

Il regime inoltre finora non ha emanato un coerente pacchetto di riforme suscettibile di<br />

correggere i forti squilibri macroeconomici che da tempo si registrano nel paese e di invertire la<br />

precaria situazione in cui versa gran parte della popolazione.<br />

Alcune distorsioni strutturali si riflettono pesantemente in quasi tutti i settori dell’economia.<br />

Costituiscono seri impedimenti allo sviluppo del paese la cronica carenza di riserve di valuta<br />

pregiata e le distorsioni provocate dall’applicazione di un tasso di cambio multiplo che<br />

consente, in sostanza, di sussidiare le imprese di stato, ostacolando pesantemente l’efficienza e<br />

la concorrenza del mercato. Rappresentano ulteriori elementi di preoccupazione il marginale<br />

ruolo del settore privato ed il modesto livello degli investimenti stranieri. La recente politica<br />

volta alla privatizzazione di molteplici settori economici, dai combustibili al settore bancario,<br />

non sembra essere volta a stimolare la concorrenza, bensì a permettere ad alcuni esponenti della<br />

giunta e agli imprenditori ad essa legati di mantenere il controllo su alcuni settori chiave e<br />

particolarmente remunerativi dell’economia nazionale. Tale strategia è strettamente legata alle<br />

prossime elezioni del 7 novembre ed è volta a far sì che anche qualora alcuni esponenti del<br />

regime dovessero uscire dalla politica attiva, possano comunque continuare a trarre vantaggi<br />

economici e mantenere un certo controllo sull’economia.<br />

La mancanza di democrazia e le violazioni dei diritti umani da parte del regime hanno spinto i<br />

Paesi occidentali (UE e USA soprattutto, a cui si è aggiunta più recentemente, anche se in<br />

maniera limitata, l’Australia) a porre il <strong>Myanmar</strong> sotto sanzioni già dal 1990. Ugualmente, a<br />

seguito della dura repressione delle pacifiche proteste dei monaci dell’agosto e settembre 2007, i<br />

Paesi occidentali hanno ulteriormente inasprito l’impianto sanzionatorio contro il <strong>Myanmar</strong>,<br />

soprattutto nei settori del legno, dei metalli e delle pietre preziose, tentando di colpire in<br />

maniera specifica le imprese vicine al regime.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


Tuttavia, considerando gli scarsi risultati ottenuti con questa politica sanzionatoria, che invece<br />

di indebolire il regime e le imprese che fanno affari con quest’ultimo ha avuto riprecussioni<br />

sulla popolazione e sulle piccole imprese private, già vessate in vario modo dal regime,<br />

l’occidente sta avviando una complessa riflessione sulle sanzioni. In particolare, mentre gli<br />

USA, con la nuova Amministrazione Obama, stanno avviando una politica di ripensamento<br />

verso tutti i Paesi con cui gli Stati Uniti hanno difficoltà di dialogo, in Europa il dibattito sulle<br />

sanzioni è volto più che altro ad individuare il modo di colpire effettivamente ed efficacemente<br />

il regime e le imprese ad esso vicine, risparmiando quanto più possibile disagi alla popolazione.<br />

L’assistenza internazionale post-ciclone ha messo in circolo risorse finanziarie che hanno<br />

favorito il settore edilizio e quello idrico-sanitario, con un certo effetto<br />

moltiplicatore/acceleratore. In effetti, soprattutto nei grandi centri urbani (Yangon e Mandalay)<br />

nel 2009 si è verificata una consistente ripresa del settore edilizio privato. Tuttavia, nel primo<br />

semestre del 2010 tale ripresa ha conosciuto una battuta d’arresto. La produzione di cemento e<br />

mattoni, indicatori dell’andamento del settore edilizio, è diminuita rispettivamente del 38,2% e<br />

del 30,7%. Anche nel settore agricolo, largamente sovvenzionato dal regime, la ripresa<br />

verificatasi nel 2009 si è ridimensionata nel corso dei primi mesi del 2010, facendo registrare<br />

performance altalenanti Nel mese di aprile 2010 il <strong>Myanmar</strong> ha esportato 20.000 tonnellate di<br />

riso, ma la differenza nei prezzi di questo prodotto agricolo di anno in anno ha determinato una<br />

perdita di valore nei primi mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009. Al contrario,<br />

malgrado nei primi sei mesi del 2010 le esportazioni di legumi in volume abbiano fatto<br />

registrare una flessione del 25%, il maggior prezzo di questi prodotti agricoli ha determinato un<br />

aumento di valore del 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il settore agricolo, che<br />

potrebbe conoscere una crescita molto più rapida, soffre a causa della mancanza di investimenti<br />

e lo scarso accesso ad equipaggiamenti e input. In particolare, un freno alla crescita potenziale<br />

di questo settore è dato dallo scarso accesso al credito da parte degli operatori agricoli. Questo<br />

problema in realtà riguarda tutto il sistema economico del <strong>Myanmar</strong>, ma sorprende che solo lo<br />

0,5% del PIL venga destinato al credito nel settore considerato di punta dell’economia del Paese<br />

e che rappresenta il 35% del PIL e il 65% dell’occupazione. Preoccupa, inoltre, il forte<br />

indebitamento dei contadini che in molti casi rischiano di perdere la terra a disposizione e<br />

quindi la loro unica fonte di reddito.<br />

In base a quanto emerso durante l’ultima missione del Fondo Monetario Internazionale (ex Art.<br />

IV), sembrerebbe che il Paese sia uscito meglio del previsto dalla crisi finanziaria<br />

internazionale, grazie soprattutto al suo isolamento. Tuttavia alcuni settori, soprattutto quelli<br />

orientati alle esportazioni, come il tessile e il manifatturiero, hanno risentito in misura maggiore<br />

del calo degli ordinativi da parte dei principali paesi importatori dell’area (Singapore, Tailandia,<br />

Cina, etc.). Pesa su questo settore anche il regime sanzionatorio statunitense, che prevede il<br />

divieto delle importazioni dal <strong>Myanmar</strong>. Ugualmente, nel settore tessile la crescita è frenata<br />

dalla mancanza di infrastrutture, prima fra tutte la mancanza di copertura elettrica costante. Nei<br />

primi mesi del 2010 il settore è stato interessato da un’ondata di scioperi, che hanno coinvolto<br />

venti fabbriche della città di Yangon. Gli operai hanno richiesto soprattutto aumenti salariali,<br />

probabilmente a seguito degli aumenti degli stipendi concessi ai lavoratori pubblici. In effetti, i<br />

salari degli operai del <strong>Myanmar</strong> sono fra i più bassi dell’intera regione.<br />

Ugualmente, la crisi finanziaria internazionale ha determinato una riduzione delle rimesse degli<br />

emigrati che, per una fetta importante della popolazione, rappresentavano una fonte di reddito<br />

notevole. Al tempo stesso, molti birmani che lavoravano all’estero e, in particolare, nei Paesi<br />

vicini, hanno perso il lavoro, a causa della crisi, e hanno fatto ritorno in patria, aggiungendosi<br />

alla massa di disoccupati già presenti in <strong>Myanmar</strong>. Malgrado tali effetti della crisi finanziaria<br />

internazionale tenderanno a ridursi nel corso del 2010, è ugualmente difficile attendersi un<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


aumento della spesa per consumi, soprattutto fintantoché il reddito medio dei capi famiglia<br />

rimarrà a livelli bassi.<br />

Le entrate derivanti dalle esportazioni di gas, secondo le stime disponibili, risultano stabili e si<br />

pensa che rimarranno tali fino a che non inizierà lo sfruttamento di ulteriori giacimenti. Ciò<br />

dovrebbe avvenire non prima del 2013. Tuttavia, nel frattempo la produzione ed esportazione di<br />

gas, che rappresenta il 38% del totale delle esportazioni, continua a rappresentare la principale<br />

entrata per il <strong>Myanmar</strong>.<br />

Il settore del turismo, su cui dal 2006 il regime ha puntato, e che ha conosciuto una pesante<br />

battuta di arresto nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009, a seguito delle dure repressioni da parte<br />

del regime delle dimostrazioni pacifiche dei monaci nell’agosto-settembre 2007, e a seguito del<br />

ciclone Nargis nel maggio 2008, ha consociuto una notevole ripresa nella stagione 2009-2010.<br />

Tale fatto è sicuramente positivo considerando che questo settore occupa circa 500.000 persone.<br />

Nel maggio 2010, proprio con l’obiettivo di dare segnali di maggiore apertura del paese e per<br />

facilitare ulteriormente il settore del turismo e quello dell’economia in senso generale, il regime<br />

ha emanato nuove disposizioni per il rilascio dei visti di ingresso nel Paese, sia turistici che di<br />

affari, direttamente agli aeroporti di Yangon e di Mandalay, al costo di USD 30 per i visti<br />

turistici e di USD 40 per i visti di affari. Tale procedura che ha permesso il facile ingresso nel<br />

Paese di molti turisti anche nel mese di agosto, ossia fuori dalla stagjone turistica classica, è<br />

stata però interrotta a partire dal I settembre u.s.. Ciò in quanto il regime vuole evitare una<br />

massiccia presenza internazionale durante le elezioni e nel periodo immediatamente precedente.<br />

Tale fatto, tuttavia, rischia di avere pesanti ripercussioni sulla stagione turistica 2010-2011, con<br />

conseguenti ricadute sull’economia del paese.<br />

L’immagine economica del Paese presenta pertanto qualche luce e molte ombre.<br />

Fra gli aspetti positivi si possono annoverare le timide liberalizzazioni realizzate dal regime e, in<br />

particolare, la riduzione delle restrizioni al commercio con la diminuzione delle tariffe in area<br />

AFTA (ASEAN Free Trade Area) e con la velocizzazione delle pratiche per l’ottenimento delle<br />

licenze al commercio. Tuttavia, non sempre le decisioni prese a livello centrale si traducono in<br />

conseguenze pratiche a livello locale. L’impressione che si ha, pertanto, è che malgrado queste<br />

buone intenzioni la pesante burocrazia del Paese, aggravata dallo spostamento della capitale a<br />

Nay Pyi Taw, mentre le merci giungono al porto o all’aeroporto di Yangon, renderà sicuramente<br />

ancora lunghi i tempi per l’ottenimento delle licenze.<br />

Sempre fra gli aspetti positivi occorre considerare gli sforzi del regime volti a ridurre il deficit<br />

fiscale e a ridurre la parte di deficit finanziata dalla Banca Centrale. Nel 2009 per la prima volta<br />

il regime ha finanziato un terzo del deficit attraverso l’emissione di titoli del tesoro, seguendo<br />

precedenti indicazioni in questo senso fornite dal Fondo Monetario Internazionale. Durante la<br />

sua ultima visita nel Paese, il Fondo ha incoraggiato questa misura, così come altri interventi<br />

che permetterebbero al governo di ripagare il deficit senza rischiare di alzare il tasso di<br />

inflazione. Si stima che nel 2010-2011, tuttavia, il regime continuerà a mantenere un alto deficit<br />

fiscale. Ciò è dovuto sia alle politiche del regime, volte a mantenere alta la spesa per la<br />

realizzazione di grandi progetti, quali la nuova capitale, sia alle basse entrate fiscali, dovute non<br />

solo alla ridotta base fiscale, ma altresì alla scarsa crescita dell’economia, a cui si aggiunge un<br />

problema di evasione. Si calcola pertanto che le entrate fiscali del <strong>Myanmar</strong> siano appena il<br />

10% del PIL, e rappresentano quindi un livello molto basso rispetto agli altri Paesi dell’area. Lo<br />

stesso Fondo Monetario Internazionale ha suggerito caldamente al regime di cambiare il sistema<br />

di tassazione, ma ancora poco è stato fatto in questa direzione. Di fatto, le entrate fiscali del<br />

governo in molti settori hanno conosciuto una riduzione anche notevole e le uniche voci<br />

positive riguardano le tasse sulle lotterie e bolli.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


Inoltre, la disponibilità della Banca Centrale di finanziare il deficit attraverso l’emissione di<br />

nuova moneta, determina l’indisponibilità di utilizzare la politica monetaria come strumento per<br />

manovrare l’economia. Ulteriore conseguenza di questa situazione è la rarità con cui la Banca<br />

Centrale interviene sui tassi di interesse. Ugualmente, il fatto che la Banca Centrale non è<br />

indipendente dal regime determina una riluttanza della stessa ad adottare una politica monetaria<br />

decisa.<br />

Mentre nel 2009 il tasso di inflazione ha conosciuto una notevole e positiva riduzione, passando<br />

dal 29% del marzo 2008 al 3% del giugno 2009, per poi attestarsi sul 6% a fine 2009 (stime del<br />

FMI), in linea con quanto avvenuto negli altri Paesi dell’area e con la diminuzione dei prezzi dei<br />

prodotti agricoli e dei carburanti, nei primi mesi del 2010 si è verificato un nuovo aumento del<br />

tasso di inflazione che, secondo le stime effettuate, continuerà a salire nel secondo semestre del<br />

2010 e nel 2011. In particolare, nel mese di aprile l’inflazione ha raggiunto il 7,9%, dopo che<br />

nei primi mesi dell’anno si era mantenuto al 6,6%. Tale aumento è stato determinato<br />

dall’aumento dei prezzi delle derrate alimentari, che hanno fatto registrare una crescita del<br />

5,8%, resa più sensibile dai bassi livelli del 2009. Anche il settore dell’abbigliamento ha fatto<br />

conoscere un aumento del 5,4%, mentre elettricità e carburanti sono cresciuti solo del 2,1%. Più<br />

incisiva la crescita di altri prodotti (miscellanea) e dei servizi che ha fatto registrare un<br />

incremento del 19,1% rispetto allo stesso periodo del 2009. Secondo le stime effettuate,<br />

pertanto, il tasso di inflazione medio nel 2010 sarà del 9,6% e raggiungerà il 12,7% nel 2011.<br />

Secondo le stime effettuate, il PIL dovrebbe accelerare nel 2010-11. Tale crescita sarebbe<br />

trainata dagli investimenti, soprattutto di imprese cinesi, in progetti nel settore del petrolio e<br />

dell’energia. Più problematica la situazione dell’agricoltura e del manifatturiero, come<br />

evidenziato anche sopra. Secondo le stime effettuate la crescita nel 2010 dovrebbe attestarsi sul<br />

3%. I dati forniti dal regime parlano di livelli molto maggiori ma va rilevata l’inaffidabilità di<br />

tali statistiche.<br />

Accanto a questi elementi positivi, permangono molteplici ombre. Prima fra tutte, la finora<br />

mancata riunificazione dei tassi di cambio, nonché la ristrettezza del sistema bancario e<br />

creditizio che, soprattutto nella sua componente ufficiale si sta riducendo notevolmente,<br />

imbrigliato in un regime volutamente restrittivo in termini di livelli dei tassi, quantità delle<br />

riserve valutarie, etc. Solo il 3,4% del PIL, infatti, è destinato al credito privato, una percentuale<br />

inferiore a quanto avviene nei Paesi dell’area, Laos incluso. Già da diversi anni le condizioni a<br />

cui vengono concessi prestiti ai privati sono estremamente restrittive. Ad esempio, per ottenere<br />

un prestito di 1.000 Kyats bisogna dimostrare di possedere beni per 1.000 Kyats. Anche gli<br />

esperti del Fondo Monetario Internazionale hanno fortemente caldeggiato al regime di<br />

aumentare il credito ai privati e hanno altresì sottolineato la necessità che il regime costituisca in<br />

loco le capacità necessarie per dare vita ad una politica monetaria indipendente. Tuttavia, va<br />

sottolineato che in <strong>Myanmar</strong> mancano le professionalità tecniche necessarie per impostare e<br />

gestire i tassi di interesse in base alla situazione macroeconomica del Paese. Va infine ricordato<br />

i limiti derivanti dal fatto che la Banca Centrale non gode della necessaria autonomia e<br />

indipendenza nel suo operato, in quanto è anch’essa strettamente controllata dal regime. Spesso<br />

infatti la Banca Centrale si trova a prestare fondi a beneficio del regime e dei suoi leader. Le<br />

recenti privatizzazioni che hanno toccato anche il mondo bancario non sembrano fornire<br />

garanzie di maggiore competitività. Sono stati favoriti, infatti, ancora una volta i potenti uomini<br />

d’affari legati strettamente al regime (così detti crownies) e già proprietari di molteplici attività<br />

economiche in diversi settori.<br />

La riluttanza del governo a fornire dati attendibili e le sue scarse capacità nella fase di raccolta e<br />

valutazione degli stessi, unitamente alla vasta incidenza dell’economia sommersa presente nel<br />

Paese, rende particolarmente difficoltoso fornire un quadro preciso dell’andamento delle attività<br />

ed ostacola la valutazione dei possibili sviluppi economici. Pesa inoltre sulle performance<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


dell’economia e più in generale sulla situazione di scarso sviluppo del Paese, la minima<br />

percentuale del PIL che il regime dedica ai servizi sociali di base (educazione, salute) che nel<br />

2009 è stato di appena lo 0,8% del PIL.<br />

b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri<br />

Il paese e’ governato da una dittatura militare, al potere da oltre 40 anni, che controlla<br />

rigidamente il paese, ivi naturalmente compresa l’economia. Le decisioni vengono spesso<br />

assunte in base alle esigenze ed interessi (anche personali) della giunta e dei generali, nonche’<br />

tenendo conto della cronica carenza di valuta estera che affligge il paese e del timore delle<br />

interferenze occidentali. Il numero uno del regime ed il suo vice svolgono un ruolo preminente<br />

della definizione delle politiche economiche. Un comitato extraministeriale, il Trade Policy<br />

Council, ha il compito di determinare le politiche commerciali. In aggiunta, due imprese di stato<br />

(MEC e UMEHL) hanno un ruolo chiave in tutti i settori economici e della produzione, sia<br />

autonomamente che in joint-venture.<br />

Si tratta, in definitiva, di un ambiente poco favorevole alle imprese straniere, reso ancor piu’<br />

torbido da una burocrazia lenta e da una corruzione diffusa.<br />

Nei primi mesi del 2010 è stato registrato un calo complessivo sia delle esportazioni, sia delle<br />

importazioni. In particolare, sono dimunuite le esportazioni di riso e di legumi, anche se in<br />

questo secondo caso è stato registrato un aumento in valore dovuto all’aumento dei prezzi.<br />

Anche il settore delle pietre preziose ha fatto registrare una diminuzione delle esportazioni,<br />

causata sia dalla crisi economica internazionale, sia dalla politica delle sanzioni europee e<br />

statunitensi. Il settore delle importazioni ha conosciuto un calo che ha riguardato sia<br />

l’importazione di macchinari e mezzi di trasporto, sia l’importazione di beni durevoli. Sono<br />

aumentate invece le importazioni dei beni di consumo di un 15%, non sufficiente tuttavia ad<br />

inceidere sulla situazione complessiva.<br />

Principali partner commerciali del <strong>Myanmar</strong> sono Singapore, Tailandia, Cina, Malesia, Corea,<br />

India, Giappone, Indonesia, Hong Kong, Svizzera.<br />

I principali paesi investitori sono Singapore, Tailandia, Giappone, Corea, Hong Kong, Malesia,<br />

Cina, Regno Unito, Isole Vergini Britanniche, Canada.<br />

È in atto un processo di sostituzione per effetto del quale le imprese asiatiche stanno<br />

progressivamente subentrando a quelle occidentali, soprattutto con l'intento di trarre vantaggio<br />

da produzioni caratterizzate da un elevato impiego di mano d'opera a basso costo o di avere<br />

accesso a materie prime di cui il <strong>Myanmar</strong> è particolarmente ricco.<br />

c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti<br />

esteri bilaterali<br />

Dal 2008 è in atto un ridimensionamento nell’interscambio commerciale fra l’Italia e il<br />

<strong>Myanmar</strong> e il trend in diminuzione è continuato nel 2009 e per poi assestarsi nel 2010.<br />

Tale sensibile diminuzione dell’interscambio commerciale è stata dovuta all’effetto delle<br />

sanzioni dell’UE che sono state inasprite a seguito della dura repressione da parte del regime<br />

delle proteste pacifiche dei monaci dell’agosto e settembre 2007. In particolare le sanzioni<br />

europee, colpendo il settore delle pietre preziose, del legname e dei metalli, hanno fatto crollare<br />

le importazioni che nel 2007 e negli anni precedenti erano state trainate proprio dalle gemme e<br />

dal teak utilizzato dalla nostra industria cantieristica. Le esportazioni, invece, hanno sempre<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


avuto un andamento modesto, tranne che nel 2007 quando sono schizzate oltre i 70 milioni di<br />

euro per la presenza nel Paese della Danieli India che ha costruito un’acciaieria.<br />

Nei primi sei mesi del 2010 le importazioni sono state trainate dal settore tessile che in valore ha<br />

coperto oltre 2,3 milioni di euro su un totale complessivo di 2,9 milioni di euro. Nello stesso<br />

periodo del 2008 le importazioni si erano fermate sui 3,2 milioni di euro, per poi far registrare<br />

un ulteriore flessione nei primi sei mesi del 2009 assestandosi poco al di sopra dei 2 milioni di<br />

dollari. Il ridimensionamento delle esportazioni fra il 2007 e gli anni successivi è stato anche<br />

più netto, come evidenziato sopra. Alla fine del 2007, infatti, avevano fatto registrare il valore di<br />

71,1 milioni di euro, trainate dal settore delle macchine e dei macchinari per la metallurgia. Nei<br />

primi sei mesi del 2008, invece, si sono fermate al di sotto dei 2 milioni di euro, per poi<br />

chiudere l’anno sui 4,1 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2009, invece, avevano raggiunto i<br />

3 milioni di euro, per poi chiudere l’anno a quota 6,8 milioni di euro. Il valore dei primi sei<br />

mesi del 2010 è in linea con quanto ottenuto nel 2009, ossia sui 3,4 milioni di euro. Anche in<br />

questo caso, come negli anni passati, sono state trainate dal settore della meccanica e dei<br />

macchinari che ha coperto 2,8 milioni di euro sul totale di 3,4 milioni di euro.<br />

Non vi sono investimenti diretti italiani e non vi sono imprese italiane tranne il caso della<br />

Danieli India sopra menzionato e due Agenzie turistiche gestite in societa’ con locali.<br />

Oltre alle disposizioni della Posizione Comune che ha messo sotto sanzioni i settori dei metalli,<br />

del legno e delle pietre preziose, incide negativamente sugli scambi con il <strong>Myanmar</strong> la<br />

circostanza che le società straniere operanti nel paese vengono inserite in una black list,<br />

predisposta dalle organizzazioni sindacali internazionali. Tali imprese rischiano pertanto di<br />

essere accusate di intrattenere relazioni d’affari con una dittatura militare colpevole di<br />

gravissime violazioni dei diritti umani, fra cui il lavoro forzato e il lavoro minorile. Tale<br />

evenienza, unitamente alla negativa immagine internazionale del Paese, costituisce un’ulteriore<br />

remora ad intrattenere rapporti commerciali con il <strong>Myanmar</strong>.<br />

2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO<br />

La penetrazione del mercato locale deve necessariamente tenere conto di un clima politico ostile<br />

all’occidente per naturale reazione alla posizione UE (e USA) nei confronti del regime di<br />

Yangon.<br />

Tali provvedimenti restrittivi non hanno sortito effetti politici degni di rilievo e non sono stati<br />

adottati da altri paesi industrializzati. Essi si sono ripercossi sul comportamento delle imprese<br />

occidentali, condizionandole e contribuendo a creare una situazione di incertezza e di timore<br />

nell’ambito della comunità d’affari internazionale sull’opportunità di operare in questo paese, di<br />

cui si sono avvantaggiate imprese soprattutto asiatiche.<br />

Le imprese italiane dovranno considerare tali condizionamenti, ai quali si aggiunge la difficoltà<br />

di poter ricorrere a coperture SACE, l’assenza finora di progetti di sviluppo finanziati dalla<br />

nostra Cooperazione ed il divieto di finanziamenti da parte delle IFI. In quest’ottica merita<br />

ricordare che durante l’ultima missione del Fondo Monetario Internazionale, sono giunti in<br />

<strong>Myanmar</strong> anche rappresentanti della Banca Mondiale e della Banca Asiatica di Sviluppo. Tale<br />

presenza fa ben sperare per la realizzazione nel prossimo futuro di attività di cooperazione<br />

tecnica.<br />

Una favorevole evoluzione della situazione politica, inoltre, potrebbe dischiudere interessanti<br />

opportunità per una nostra decisiva partecipazione al processo di ammodernamento e di<br />

sviluppo del paese in particolare nei settori petrolifero e degli idrocarburi, delle<br />

telecomunicazioni, delle infrastrutture di base, dei trasporti, del turismo.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO<br />

Nonostante alcune leggi promulgate nel 1990 incoraggino nella forma il commercio estero e gli<br />

investimenti, nei fatti si e’ in presenza di notevoli restrizioni che spaziano dalla difficoltà di<br />

ottenere le previste licenze per svolgere attività commerciali e di import-export, il cui rilascio e’<br />

soggetto a procedure tutt’altro che trasparenti, all’applicazione di norme arbitrarie e non scritte<br />

che lasciano spazio ad ampi margini di corruzione, alle limitazioni imposte da taluni<br />

provvedimenti. In sostanza, i rapporti economici in questo paese sono, attualmente, resi<br />

difficoltosi dalla mancanza di un quadro giuridico-legale sufficientemente affidabile.<br />

Limitazioni all’esportazione di capitali e tasse all’esportazione costituiscono ostacoli di cui<br />

l’operatore deve tenere conto nell’elaborazione delle proprie strategie di accesso al mercato.<br />

Nel 2009 il regime ha annunciato delle misure volte a liberalizzare i commerci. La lista dei<br />

prodotti non esportabili è stata ridotta da 31 a 15 beni. Il regime si è inoltre impegnato a ridurre<br />

le restrizioni al commercio, diminuendo le tariffe in area AFTA (ASEAN Free Trade Area) e<br />

velocizzando le pratiche per l’ottenimento delle lienze al commercio (import ed export). In<br />

particolare, secondo quanto affermato dai ministri competenti, i tempi di attesa per<br />

l’ottenimento delle licenze dovrebbero passare da una settimana ad un giorno. Tuttavia, la lenta<br />

macchina burocratica del Paese, resa ancora più complessa in conseguenza dello spostamento<br />

della capitale a Nay Pyi Taw – mentre le merci giungono al porto e/o all’aeroporto di Yangon –<br />

rende lecita qualche perplessità sull’effettiva implementazione di questa norma.<br />

Un ulteriore ostacolo e’ rappresentato dalla mancanza di infrastrutture per la distribuzione di<br />

beni e servizi.<br />

Il <strong>Myanmar</strong> non dispone di una adeguata legislazione sulla tutela della proprieta’ intellettuale,<br />

dei brevetti e dei marchi. Numerose merci contraffatte, provenienti principalmente da Cina e<br />

Tailandia, vengono regolarmente commercializzate nei diversi punti vendita della capitale e<br />

delle maggiori citta’. La registrazione dei marchi e dei brevetti è tuttora regolata da norme<br />

indiane risalenti al 1911, applicate in <strong>Myanmar</strong> dall’allora governo coloniale britannico.<br />

Secondo quanto appreso nel corso della missione ECAP III, ossia “ASEAN Project on the<br />

Protection of Intellectual Property Rights”, che ha avuto luogo ad inizio 2010 e che per la prima<br />

volta ha coinvolto tutti i dieci membri dell’ASEAN, al fine di sviluppare il diritto sulla proprietà<br />

intellettuale nei paesi di quest’area, il regime starebbe lavorando alacremente per preparare la<br />

bozza di legge sulla proprietà intellettuale, la registrazione dei marchi, il design industriale e via<br />

dicendo. L’obiettivo del regime, infatti, è quello di preparare queste leggi entro il 2013 per<br />

rispettare le scadenze stabilite in ambito ASEAN.<br />

Mentre il quadro rimane, al momento, ancora piuttosto incerto per gli investitori stranieri,<br />

alquanto diversa appare la situazione relativamente alle relazioni commerciali le quali, pur entro<br />

gli ambiti sopra accennati, meriterebbero di essere approfondite ed esplorate con maggiore<br />

determinazione dai nostri imprenditori.<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010


4. POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO<br />

CONGIUNTO<br />

Le limitazioni poste dalla posizione Comune UE nei confronti del <strong>Myanmar</strong> e le particolari<br />

condizioni politiche del paese non consentono, allo stato attuale, la definizione di iniziative a<br />

sostegno dell’internazionalizzazione del sistema produttivo. Per le stesse ragioni non sono stati<br />

individuati per l’anno in corso progetti ed iniziative promozionali da realizzarsi tanto<br />

congiuntamente, tra le strutture istituzionalmente preposte, che individualmente da parte della<br />

Rappresentanza diplomatica.<br />

Si allegano di seguito alcune tabelle relative all’interscambio commerciale fra Italia e <strong>Myanmar</strong>.<br />

Considerando l’indisponibilita’ e l’inaffidabilita’ dei dati forniti dalle autorita’ locali, si e’ fatto<br />

riferimento ai dati Istat.<br />

INTERSCAMBIO COMMECIALE ITALIA – MYANMAR<br />

Gennaio-giugno<br />

Import Export Saldi<br />

2008 3.269.024 1.893.048 - 1.375.976<br />

2009 2.084.278 3.088.600 1.004.322<br />

2010 2.984.263 3.478.664 494.401<br />

PRINCIPALI PRODOTTI IMPORTATI<br />

Gennaio-giugno<br />

2008 2009 2010<br />

Tessili 548.392 1.724.438 2.353.278<br />

Legno 2.247.393 16.744 1.115<br />

Pietre preziose 50.657 0 281.075<br />

Altro 422.582 343.096 248.795<br />

Totali 3.269.024 2.084.278 2.984.263<br />

PRINCIPALI PRODOTTI ESPORTATI<br />

Gennaio-giugno<br />

2008 2009 2010<br />

Macchine e 1.293.885 1.796.576 2.808.838<br />

macchinari per la<br />

metallurgia<br />

Altro 599.163 1.292.024 669.826<br />

Totali 1.893.048 3.088.600 3.478.664<br />

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010

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