“Lavorare con le emozioni” – Il volume raccoglie i contributi originali
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LA COSTRUZIONE DEL SIGNIFICATO PERSONALE<br />
Vittorio Guidano nei suoi training raccomandava di non dimenticare mai che<br />
l’esperienza viaggia dia<strong>le</strong>tticamente su due livelli. <strong>Il</strong> primo livello organizzativo è<br />
dato dalla esperienza immediata, costituita dal flusso senso-percettivo e dal<strong>le</strong><br />
corrispondenti attivazioni emozionali e rappresentazioni ideative. Dato che di esso<br />
non siamo quasi affatto <strong>con</strong>sapevoli, l’esperienza immediata fornisce una<br />
<strong>con</strong>oscenza “tacita”, globa<strong>le</strong>, scarsamente <strong>con</strong>sapevo<strong>le</strong> e definita, della realtà<br />
interna ed esterna (“cosa proviamo, come lo proviamo, quando lo proviamo”). <strong>Il</strong><br />
se<strong>con</strong>do livello dell’esperienza, dia<strong>le</strong>tticamente <strong>con</strong>nesso <strong>con</strong> il primo, è dato<br />
dal<strong>le</strong> spiegazioni (che utilizza la funzione di “interprete” che ha l’emisfero<br />
sinistro mediante <strong>le</strong> sue capacità logico-analitiche; Gazzaniga, 1990) per fornire<br />
una <strong>con</strong>oscenza esplicita e <strong>con</strong>sapevo<strong>le</strong> di sé e del mondo, in linea <strong>con</strong> la coerenza<br />
interna (“perché proviamo qualcosa”).<br />
La psiche riordina l’esperienza dando<strong>le</strong> un senso, se<strong>con</strong>do modalità per cui è<br />
prioritario dare unitarietà e coerenza al sé, anche a costo di falsificare<br />
l’esperienza vissuta. Le spiegazioni dell’esperienza servono a rendercela<br />
“digeribi<strong>le</strong>” ed è per questo che possono includere dei pattern di autoinganno. Se<br />
io sto bene, non ho un bisogno particolare di spiegare <strong>le</strong> mie emozioni, se non<br />
quello di comunicar<strong>le</strong> e <strong>con</strong>divider<strong>le</strong> <strong>con</strong> altri. Se invece soffro, sto ma<strong>le</strong> o vivo<br />
un’esperienza negativa e angosciante che mi turba, ho bisogno di trovare del<strong>le</strong><br />
spiegazioni che mi aiutino a stare meglio, ad attenuare il senso negativo di me, a<br />
ricercare del<strong>le</strong> cause esterne per la mia sofferenza, fino ad aver bisogno di<br />
incolpare qualcuno. In effetti, l’esperienza immediata è accessibi<strong>le</strong> nella misura in<br />
cui è “digeribi<strong>le</strong>”. Abbiamo bisogno di darci molte spiegazioni quando<br />
un’esperienza è fortemente discrepante o produce un alto grado di sofferenza.<br />
Altrimenti, non resta che chiuderci in un isolamento che è, anzitutto, un<br />
<strong>con</strong>gelamento emoziona<strong>le</strong>. Ma anche in quest’ultimo caso, sono <strong>le</strong> spiegazioni che<br />
operano questo <strong>con</strong>gelamento: “mi fa troppo ma<strong>le</strong>, non ci voglio più pensare”;<br />
oppure: “devo fare cose più importanti, ci penserò se mai in futuro”.<br />
Un eccesso paradossa<strong>le</strong> e acritico di spiegazioni lo troviamo nei sintomi positivi<br />
(= produttivi) psicotici, quando il soggetto è costretto a rappresentarsi col pensiero<br />
una realtà che non esiste (delirio) e a costruire un ponte tra il suo mondo e quello<br />
degli altri attraverso senso-percezioni che non originano da stimoli esterni ma<br />
dalla sua psiche (allucinazioni, ad esempio uditive, nel<strong>le</strong> quali il pensiero diventa<br />
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