Repubblica Popolare Cinese - Ice
Repubblica Popolare Cinese
AGGIORNAMENTO AL 1^ SEMESTRE 2010
QUADRO MACROECONOMICO
CINA
a) Andamento congiunturale e rischio Paese
Nella prima metà del 2010 lo sviluppo dell’economia cinese si è mantenuto sostenuto; si è inoltre
associato a crescenti segnali di surriscaldamento, in particolare nel comparto immobiliare e nel mercato
del lavoro.
In un contesto domestico caratterizzato dalla ripresa dell’inflazione e da una produzione industriale
prossima al potenziale, le autorità hanno reagito riducendo l’intensità delle misure di stimolo fiscale e di
sostegno al credito bancario, che avevano fornito l’impulso principale alla crescita lo scorso anno.
La domanda delle famiglie resta ampiamente costretta da fattori di natura strutturale; al riguardo, le
tensioni sociali sono recentemente sfociate anche in manifestazioni di rivendicazione salariale.
Nel secondo trimestre del 2010 l’economia ha lievemente decelerato, riflettendo l’indebolimento degli
investimenti pubblici riconducibili al piano di stimolo fiscale, solo in parte bilanciato dal favorevole
andamento delle esportazioni nette.
PIL
In base ai dati preliminari rilasciati dal National Bureau of Statistics (NBSC), nel secondo trimestre del
2010 il PIL a prezzi costanti è cresciuto del 10,3 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2009,
decelerando rispetto al primo trimestre .
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Tavola A
Voci
PIL per settore produttivo (1)
(dati trimestrali a prezzi costanti; valori percentuali)
Quote sul PIL nel
10q2 (2) 2009 09q2 09q3 09q4 10q1 10q2
Variazioni percentuali sul periodo
corrispondente
Pil (nel periodo) 100,0 10,7 7,9 9,1 10,7 11,9 10.3
Pil cumulato
(dall’inizio anno) - 8,7 7,1 7,7 8,7 11,9 11.1
VA settore
primario 7,7 4,2 3,8 4,0 4,2 3,8 3,6
VA settore
secondario 49,7 9,5 6,6 7,5 9,5 14,5 13,2
VA settore
terziario 42,6 8,9 8,3 8,8 8,9 10,2 9,6
Fonte: NBSC.
(1) Le componenti dell'offerta trimestrali sono cumulate dall'inizio dell'anno indicato. I tassi
di crescita, calcolati a prezzi costanti, sono resi noti direttamente dall'ufficio di statistica
nazionale cinese (NSBC). (2) Valori percentuali, calcolati a prezzi correnti.
La maggior parte degli analisti stima che il ritmo di crescita dell’economia continui a rallentare
gradualmente nel corso dell’anno, per effetto del progressivo indebolimento degli investimenti in
capitale fisso e delle misure amministrative adottate dalle autorità per limitare l’espansione del mercato
immobiliare, in una fase in cui l’evoluzione della domanda esterna continua ad essere particolarmente
incerta.
Nell’ultimo rapporto macroeconomico congiunturale, la People’s Bank of China (PBoC) ha definito il
rallentamento del prodotto “favorevole per conseguire l’aggiustamento della struttura economica del
paese e una crescita economica sostenibile”.
Produzione Industriale
In linea con il PIL, anche la produzione industriale nel corso dell’anno ha progressivamente decelerato:
da una crescita tra novembre e marzo prossima al 20 per cento, è passata al 13,4 e 13,9 di luglio e
agosto.
L’indicatore Purchasing Managers’ Index (PMI), pur rimanendo superiore al 50 per cento, ha fatto
segnare nei mesi di luglio e agosto valori meno favorevoli (51,2 e 51,7 per cento).
Nel 2009 il prodotto dell’industria era complessivamente aumentato dell’11,0 per cento, 1,9 punti
percentuali in meno rispetto al 2008. La crescita della produzione industriale aveva rallentato al 3,8 per
cento nei primi due mesi dell’anno, in media al 7 circa nel primo semestre, a fronte di valori medi per il
2008 e 2007 rispettivamente pari al 13,0 e 17,1 per cento.
Sulle aspettative degli imprenditori, nel complesso ancora positivamente influenzate dalle misure
ricomprese nel pacchetto di stimolo fiscale, pesano le prospettive incerte di esportazioni e consumi
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interni, le crescenti pressioni sui prezzi alla produzione e l’eccesso di capacità produttiva che
contraddistingue alcuni comparti del manifatturiero.
Negli ultimi mesi hanno ripreso ad aumentare anche i profitti delle imprese, in particolare nei comparti
del petrolchimico, dell’automobile, dell’edilizia, beneficiando del rapido miglioramento della
congiuntura.
Investimenti Fissi
La domanda – Nei primi otto mesi dell’anno lo sviluppo degli investimenti fissi lordi è risultato pari al
25 per cento circa, a fronte di valori per il periodo corrispondente del 2009 superiori al 32. Riflettendo
l’attenuazione delle misure ricomprese nel piano di stimolo fiscale, la crescita degli investimenti si è
sostanzialmente riportata sugli elevati ritmi di crescita mostrati tra il 2006 e il 2008 pari al 25 per cento.
In base alle stime del NBSC, la formazione di capitale fisso (al lordo delle variazioni delle scorte)
starebbe fornendo tra i fattori di domanda il contributo principale anche nel 2010 alla crescita
complessiva del prodotto (10,3 per cento), seppur con intensità inferiore rispetto al 2009.
I governi locali (che partecipano alla realizzazione dell’80 per cento circa degli investimenti pubblici)
starebbero accelerando le procedure di avvio di nuovi progetti di investimento, nel timore che i
Ministeri centrali possano presto rendere più difficoltosi i rispettivi procedimenti di autorizzazione,
tagliando in particolare le fonti di finanziamento ai veicoli degli enti locali che gestiscono i progetti di
spesa in conto capitale. Anche in ragione dei controlli più accurati che il governo centrale sta svolgendo
sull’attività di progettazione e investimento delle amministrazioni locali, si stima che gli investimenti in
capitale fisso nei settori più direttamente influenzati dalla spesa pubblica rallentino, accelerando invece
nel comparto immobiliare e in quello delle imprese a partecipazione estera.
Vendite al dettaglio
Le vendite al dettaglio hanno continuando ad espandersi a ritmi elevati, in media di circa il 19 per cento
in termini nominali tra gennaio e agosto.
Nonostante la domanda delle famiglie stia beneficiando degli incrementi salariali e del miglioramento
del clima di fiducia, resta ampiamente costretta da fattori di natura strutturale. Il processo di
irrobustimento della rete di sicurezza sociale non appare sufficientemente rapido da ridurre in tempi
apprezzabili l’elevato risparmio precauzionale delle famiglie, i cui rendimenti sono peraltro molto
limitati dall’arretratezza del sistema finanziario. Nel breve periodo le recenti restrizioni governative
sulle transazioni immobiliari potrebbero rallentare le vendite dei beni di consumo legati alle nuove
abitazioni, uno dei segmenti rivelatosi più dinamico nel 2009; il prolungamento degli incentivi pubblici
per gli acquisti di automobili ed elettrodomestici, inoltre, avrebbe diffuso tra i consumatori la percezione
di tali misure come permanenti, riducendone l’efficacia.
Prezzi al Consumo
Con il 2010 gli indici dei prezzi al consumo e alla produzione hanno ripreso ad aumentare, portandosi
ad agosto rispettivamente al 3,5 e 4,3 per cento, nonostante la fase di prolungata debolezza della
domanda a livello internazionale.
L’accelerazione dell’indice CPI ha in particolare riflesso gli incrementi dei prezzi dei beni alimentari. I
prezzi dei beni alimentari, che rappresentano più di un terzo del paniere CPI, sono aumentati del 7,5 per
cento ad agosto, risentendo dei diffusi rincari di cereali, ortaggi e frutta, connessi alla siccità che ha
contraddistinto le aree sud occidentali del paese.
La politica monetaria e il finanziamento dell’economia
Nel corso del 2009 la politica monetaria si era invece mantenuta decisamente espansiva. Alla fine di
dicembre M2 risultava in aumento del 27,6 per cento su base annua, circa 10 punti percentuali al di
sopra dell’incremento del 2008. A partire dallo scorso mese di novembre l’espansione monetaria ha
tuttavia rallentato: riflettendo il progressivo aggiustamento da parte della PBoC della policy stance, che
rimane al momento ancora accomodante, alla fine di agosto M2 aveva decelerato al 19,2 per cento su
base annua.
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La PBoC ha inoltre sottolineato che le misure di rientro dalle politiche monetarie espansive dovrebbero
essere coordinate con gli interventi delle Banche Centrali delle altre aree valutarie.
La Banca Centrale ha intensificato il drenaggio di liquidità sui mercati, guidando al rialzo i rendimenti
dei titoli delle operazioni di mercato aperto, e ha aumentato il coefficiente di riserva obbligatorio in tre
occasioni.
Riflettendo la dinamica dei tassi di interesse reali, in territorio negativo da febbraio, la componente più
liquida dell’offerta di moneta (M1), in particolare i depositi a vista, sta crescendo a un ritmo
notevolmente superiore rispetto a quello dei depositi a tempo e vincolati.
Nell’ultimo rapporto trimestrale, la PBoC ha inoltre ribadito la propria intenzione di rimuovere
ulteriormente le condizioni accomodanti di politica monetaria che hanno contribuito a sostenere la
ripresa, per riportarle verso una situazione di neutralità.
Per moderare le aspettative d’inflazione e conseguire l’obiettivo di una crescita più controllata del
credito nel 2010, la Banca Centrale potrebbe servirsi nei prossimi mesi anche della leva dei tassi
d’interesse, proseguendo inoltre ad innalzare il coefficiente di riserva obbligatorio e a drenare liquidità
dai mercati. Tuttavia, data l’incertezza della congiuntura internazionale, vi sono forti pressioni politiche
interne mirate a ritardare l’adozione di incisive misure di restrizione monetaria; è concreto il rischio che
ne derivino interventi di intensità insufficiente o in ritardo, ai quali potrebbero associarsi la formazione e
l’ulteriore sviluppo di bolle sui mercati delle attività, oltre che inflazione al consumo.
Gli intermediari finanziari – Nei primi mesi dell’anno il ritmo di crescita degli impieghi bancari è
diminuito rispetto ai picchi raggiunti nel 2009, mantenendosi tuttavia al di sopra del trend di medio
periodo e dell’obiettivo annuale stabilito dalla China Banking Regulatory Commission (CBRC; 16-18
per cento); alla fine di agosto lo stock dei prestiti è risultato in aumento del 18,6 per cento in ragione
d’anno.
Nel 2009 le banche avevano accordato nuovi impieghi per 9.590 miliardi di RMB (1.400 miliardi di
dollari circa, quasi il 30 per cento del PIL).
Le banche stanno continuando a registrare profitti, in particolare riconducibili ai ricavi da servizi e
commissioni; tuttavia, nonostante abbiano anche accantonato risorse crescenti nel passivo per far fronte
al possibile incremento delle sofferenze, i coefficienti di adeguatezza patrimoniale hanno continuato a
ridursi. Le grandi banche commerciali quotate hanno annunciato la propria intenzione di raccogliere
fondi dai mercati tramite emissioni azionarie e la vendita di obbligazioni convertibili; la Agricultural
Bank of China ha programmato per il mese di luglio la propria quotazione presso le borse di Shanghai e
Hong Kong. Le notizie di prossime, rilevanti emissioni azionarie da parte delle grandi banche, assieme
alle attese misure di restrizione monetaria, alla perdurante incertezza della congiuntura economica
internazionale e ai timori di forte crescita delle sofferenze, hanno provocato la riduzione dei rispettivi
corsi azionari. La Central Huijin Investments, la holding tramite la quale il Governo controlla le banche
principali, ha in seguito dichiarato che acquisterà quote rilevanti delle nuove emissioni.
I mercati azionari – Lo Shanghai Composite Index, il principale indice del mercato azionario, si era
riportato al mese di luglio sui livelli raggiunti nel maggio 2009. I corsi azionari sono stati negativamente
influenzati dalla crisi del debito europeo e dalle aspettative di ulteriori, robuste misure di restrizione
monetaria e creditizia, che farebbero seguito a quelle già adottate dalla PBoC e agli interventi adottati da
parte del Governo sul mercato immobiliare. I titoli del settore bancario e quelli legati al mercato
dell’edilizia hanno fatto segnare i ribassi maggiori.
Tra le misure volte a frenare l'aumento dei prezzi delle abitazioni, le autorità hanno incrementato
l’acconto minimo da versare al momento della stipula di un mutuo immobiliare e prolungato il periodo
in cui la proprietà dell’immobile deve essere mantenuta per non incorrere in oneri fiscali; per limitare, in
linea generale, gli acquisti di appartamenti a uno per famiglia, è stato inoltre informalmente richiesto
alle banche commerciali di aumentare i tassi di interesse dei mutui per la seconda casa, e di sospendere i
prestiti per gli acquisti di terze case.
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Secondo gli analisti il complesso di questi interventi, se da un lato sta producendo i primi effetti sulla
dinamica dei prezzi delle abitazioni, dall’altro finirà per riversare su altri settori l’elevata liquidità in
circolazione, alimentando l’eccesso di capacità produttiva nei settori industriali più legati alle
amministrazioni locali e, date le ridotte possibilità d'investimento in Cina, un nuovo spostamento dei
capitali verso i mercati azionari.
In seguito a tali misure l'indice azionario è infatti cresciuto più del 10 per cento, sulla scia dei flussi di
investimenti speculativi, che si stanno muovendo dal mercato immobiliare a quello azionario.
Tasso di cambio – Il 19 giugno u.s. la Banca Centrale ha annunciato la revisione della politica del
cambio del Renminbi. Il comunicato, scarno nei dettagli, ha introdotto maggiore flessibilità nella
gestione del cambio; implica lo sganciamento del RMB dalla parità fissa con il dollaro, per un nuovo
passaggio a un sistema di fluttuazione controllata nei confronti di un paniere di valute, tramite
oscillazioni giornaliere contenute in una banda dello 0,5 per cento.
La formulazione scelta dalla PBoC è essenzialmente la stessa utilizzata il 21 luglio del 2005, quando la
Banca Centrale aveva anche effettuato una rivalutazione iniziale del RMB del 2 per cento, oltre ad avere
esplicitato lo sganciamento dalla parità con il dollaro USA.
Nel comunicato si fa riferimento alla misura, adottata nel luglio del 2008, di ancorare il RMB al dollaro,
quando le condizioni dei mercati finanziari internazionali si stavano rapidamente deteriorando. La PBoC
rivendica il ruolo che la stabilità del RMB avrebbe svolto nel mitigare l’impatto della crisi e nel
contribuire alla ripresa della regione e a quella globale; facendo riferimento inoltre all’attuale situazione
di maggiore equilibrio dei conti con l’estero, la Banca Centrale evidenzia che la riforma non condurrà
necessariamente a una rivalutazione significativa del RMB.
L’adozione della misura, richiesta con forza e a lungo dalla comunità internazionale, era stata con ogni
probabilità ritardata dalla turbolenza finanziaria associata alla crisi delle finanze pubbliche che ha
recentemente coinvolto alcuni dei paesi europei. L’intervento risulta coerente anche con le dinamiche
economiche interne: alla positiva evoluzione congiunturale dell’economia domestica negli ultimi mesi si
sono infatti associati da una parte la ripresa dell’interscambio commerciale, dall’altra crescenti tensioni
sui prezzi dei beni e delle attività.
Come è accaduto nel biennio 2007-08, l’adozione di un regime di fluttuazione controllata potrebbe
attrarre maggiori flussi di capitale, guidati dalle aspettative di rivalutazione del RMB, a fronte dei quali
la PBoC sarebbe chiamata a massicci, ulteriori interventi di sterilizzazione. Parallelamente, l’eventuale
rivalutazione del cambio irrobustirebbe gli acquisti di commodities e l’attività di investimento all’estero
delle imprese pubbliche, che il Governo sta fortemente incentivando.
Le dichiarazioni delle autorità hanno sottolineato le esigenze di natura economica interna alla base
dell’adozione del provvedimento. La tempistica della comunicazione della PBoC, una settimana prima
del meeting G20 in Canada, dimostra tuttavia che sull'adozione della misura hanno pesato in maniera
decisiva le motivazioni dettate dall’agenda di politica internazionale. La Cina non vuole assolutamente
affrontare al tavolo dei negoziati la tematica del cambio, che ha alimentato diffusi sentimenti di ostilità
nei confronti della propria politica commerciale, rischiando di provocare conseguenti sanzioni tariffarie,
in primis dagli USA, estremamente costose per un’economia tra le più aperte alla domanda
internazionale.
Dall’adozione della misura all’inizio di ottobre il cambio si è rivalutato di circa il 2 per cento nei
confronti del dollaro, deprezzandosi verso l’euro del 10.
La bilancia dei pagamenti e le riserve ufficiali – In base ai dati rilasciati dalla State Administration of
Foreign Exchange (SAFE), nel primo trimestre l’avanzo di parte corrente è risultato pari a 40,9 miliardi
di dollari, in calo del 48 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2009; il saldo dei conti capitale
e finanziario (al netto di errori e omissioni) è stato pari a circa 55 miliardi di dollari, un terzo dei quali
riconducibili agli investimenti diretti esteri. Tenendo conto delle variazioni nel valore delle attività
detenute non denominate in dollari, le riserve ufficiali sono aumentate di circa 48 miliardi di dollari.
Gli afflussi di capitali sono rimasti elevati anche quando altri mercati emergenti ne hanno sperimentato
rilevanti deflussi connessi alla turbolenza finanziaria accesa dalla crisi delle finanze pubbliche in Grecia.
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Piuttosto che dai differenziali nei tassi di interesse, gli afflussi di capitali speculativi sembrano essere
soprattutto attirati dalla possibilità di conseguire utili legati agli andamenti di alcuni mercati domestici,
il settore immobiliare in primis, e ricavi da rivalutazione del cambio.
Le previsioni In base alle attese censite in settembre da Consensus Forecasts, il PIL crescerebbe del 10
per cento circa in termini reali nel 2010. A partire dalla seconda metà del 2009 le previsioni di crescita
sono state progressivamente riviste al rialzo, in seguito al consolidamento della domanda interna, ai
segnali di ripresa delle esportazioni e al rilascio da parte dell’Istituto di statistica dei favorevoli dati di
contabilità nazionale. Per il 2011, le aspettative sono per una crescita del 9 per cento. Permangono
intatte le incertezze sulle prospettive future di crescita legate agli squilibri del modello di sviluppo del
paese, interni ed esterni, in particolare all’effettiva capacità del settore privato di generare in tempi
rapidi una domanda in grado di sostituirsi a quella esterna o del settore pubblico.
La stabile ripresa dei consumi e degli investimenti privati rimane soggetta a dei rischi, tenuto conto
degli andamenti tuttora incerti dei profitti, dei salari e dell’elevata capacità produttiva inutilizzata che
contraddistingue alcuni settori del manifatturiero. La ripresa ha inoltre goduto di fattori temporanei
legati al ciclo delle scorte e all’impulso delle misure di politica economica, che nei prossimi mesi
verranno gradualmente meno.
b) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale e agli investimenti esteri
Nei primi mesi dell’anno l’interscambio commerciale si è ripreso, riportandosi sugli elevati
valori raggiunti prima dell’inizio della crisi finanziaria. Tra gennaio e agosto le esportazioni in
valore sono complessivamente aumentate di circa il 35 per cento rispetto al corrispondente
periodo del 2009, sospinte dai settori dell’elettronica e delle macchine e macchinari. Nello
stesso periodo le importazioni sono cresciute a un ritmo addirittura superiore (48 per cento
circa), in progressiva decelerazione tuttavia nel corso dell’anno. L'avanzo commerciale nei
primi otto mesi del 2010 è risultato pari a 105 miliardi di dollari, il 15,4 per cento in meno
rispetto al corrispondente periodo del 2009.
Il settore degli scambi con l’estero è quello che aveva maggiormente sofferto la fase di
ripiegamento ciclico: nel 2009 le esportazioni e le importazioni si sono ridotte rispettivamente
del 16,0 e 11,2 per cento in termini nominali.
L’intensità del traffico di perfezionamento attivo resta inferiore rispetto ai valori precedenti alla
crisi, confermando la fase di incertezza della domanda di esportazioni cinesi espressa dalle
economie avanzate. Le importazioni della maggior parte delle commodities hanno inoltre
decelerato; riguardo l’alluminio, in particolare, una parte significativa degli ingenti acquisti
realizzati lo scorso anno sarebbe riconducibile a finalità speculative. Permangono invece
significative le importazioni di energia e quelle di rame, sulla scia della fase di forte crescita del
settore immobiliare.
TABELLA N.1 - INTERSCAMBIO E SALDO COMMERCIALE DELLA CINA
$ mdi.
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Juglio
VAR. %
Juglio 09/10
Importazioni 560,8 660,2 791,8 956,3 1131,469 1003,893 649,406 52.99
Esportazioni 593,7 762,3 969,3 1218,2 1428,869 1202,047 705,184 35,13
Interscambio 1154,5 1422,5 1761,1 2174,5 2560,338 2205,940 1354,590 43.14
Saldo 32,9 102,1 177,5 261,9 297,400 198.154 55,778 -42.72
Fonte: China Monthly Statistics 2003 –April.2010; World Trade Atlas 2004-June 2010
Elaborazione dati ICE Pechino
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Posiz
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Dic.2
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TABELLA N. 2 -IMPORTAZIONI DELLA CINA: PRINCIPALI PAESI FORNITORI
Periodo 2003 –luglio. 2010
Paese /
Territorio
(valori in miliardi di US$)
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
July
Var.%
10/09Jul
Totale - di 560,81 660,22 791,79 956,3 1131,469 1003,893 649,40 52.99
cui
6
1 Giappone 94,19 100,47 115,81 133,90 150,634 130,749 81,191 45.92
2
Corea del
Sud
62,17 76,87 89,82 104,04 112,154 102,125 65.303 49.52
3 Taiwan 64,76 74,66 87,14 100,99 103,325 85,706 55,697 60.15
4 U.S.A. 44,65 48,73 59,22 69,86 81,486 77,433 47,387 35,36
5 Germania 30,16 30,67 37,89 45,42 55,910 55,904 34,530 42.51
6 Australia 11,53 16,15 19,19 25,75 36,284 39,175 25,976 54.66
7
Malaysia
18,16 20,11 23,58 28,74 32,112 32,206 23,444 86.66
8 Brazil
8,656 9,982 12,907 18,342 29,632 28,311 16,051 39.57
9 Tailandia 11,54 13,99 17,96 22,65 25,627 24,846 15,667 50.51
10 Suadi
Arabia
7,518 12,286 15,086 17,546 31,072 23,582 15,262 81.16
11 Russia 12,09 15,89 17,54 19,63 23,784 21,099 13,978 46.72
12 Angola
12,885 22,370 14,661 12,546 185.56
13 India 14,659 20,341 13,704 11,941 80.71
14 Singapore 17,520 20,062 17,636 11,436 55.71
15 Indonesia 12,380 14,377 13,538 9,659 73.18
17 Francia 7,66 9,02 11,29 13,35 15,651 13,023 8,107 35.48
20 Philipphines 9,06 12,87 17,68 23,13 19,502 11,936 7,497 50.64
22 Italia 6,44 6,93 8,61 10,22 11,657 11,027 6,601 25.60
25 Regno Unito 4,75 5,51 6,51 7,78 9,561 7,862 5,096 45.28
Fonte: China Monthly Statistics 2003 –March.2010, World Trade Atlas – 2004, 2005, 2006, 2007,
2008, 2009, April .2010
Elaborazione dati ICE Pechino
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TABELLA N. 3 - COMPOSIZIONE MERCELOGICA (PRODOTTI PRINCIPALI) DELLE
IMPORTAZIONI DELLA CINA DAL MONDO
valore totale delle importazioni 649,406 % of Total
100
Var. %
10/09Jul.
52.99
Electrical machinery and equipment and parts 142,370 21.92 39.17
thereof; sound recorders and reproducers,
television image and sound recorders and
reproducers, and parts and accessories of such
articles (code 85)
Mineral fuels, mineral oils and product of their 91,858 14.15 102.45
distillation; bituminous substances; Mineral
waxes (code 27)
Machinery & mechanical appliances, (code 84) 78,217 12.04 39.26
Ores,Slag,Ash(code 26) 48,201 7.42 62.06
Optical, photographic, cinematographic, 42,240 6.50 54.82
measuring, checking, precision, medical or
surgical instruments and apparatus; parts and
accessories thereof (Code 90)
Plastics and articles thereof (code 39) 30,755 4.74 50.58
Organic Chemicals(code 29) 24,281 3.74 46.04
Vehicles, Not Railway (code 87) 23,626 3.64 132.29
Copper and articles thereof (code 74) 22,752 3.50 98.07
Iron and steel (code 72) 12,520 1.93 -4.64
Misc Grain,Seed,Fruit (code 12) 12,401 1.91 22.36
Rubber (code 40) 7,810 1.20 83.75
Special Others(code 98) 7,434 1.15 489.16
Woodpulp, Etc. (code 47) 6,873 1.06 42.07
Misc. Chemical Products (code 38) 5,755 0.89 52.04
Others 92,313 14.21
Fonte: World Trade Atlas, China Edition 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009 e July. 2010
Elaborazione Dati ICE Pechino
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TABELLA N. 4 -ESPORTAZIONI DELLA CINA: PRINCIPALI PAESI DI
DESTINAZIONE Periodo: 2004-Juglio 2010
PAESE/
TERRITORIO
2004 2005 2006
.
(valori in miliardi di US$)
2007 2008 2009 2010 Jul VAR.%
10/09Jul
Totale – di cui 593,65 762,33 969,32 1218,16 1428,869 1202,047 705,184 -35.13
1 U.S.A. 124,97 162,94 203,52 116,81 252,327 220,706 124,466 28.24
2 Hong Kong 101,13 124,50 155,43 184,29 190,772 166,109 93,486 34.12
3 Giappone 73,54 84,10 91,77 102,12 116,176 97,209 54,774 25.43
4 Corea del Sud 27,81 35,12 44,56 56,13 73,905 53,630 32,451 36.10
5 Germania 23,75 32,54 40,30 48,73 59,192 49,923 30,711 41.72
6 Olanda 18,52 25,88 30,84 41,41 45,921 36,689 22,251 45.53
7 India 5,93 8,94 14,59 24,04 31,516 25,570 18,435 41.68
8 Regno Unito 14,98 18,98 24,16 31,65 36,079 31,267 17,000 29.54
9 Singapore 12,70 16,72 23,19 29,68 32,325 30,050 16,113 27.16
11 Italia 9,23 11,69 15,98 21,18 26,608 20,246 13,491 41.96
12 Francia 13,897 20,32 23,307 21,445 13,218 41.68
13 Russia 9,07 13,21 15,83 28,48 33,011 17,507 11,785 59.08
Fonte: China Monthly Statistics 2004–March.2010, World Trade Atlas –2004, 2005, 2006, 2007,
2008, 2009 e July. 2010
Elaborazione dati ICE Pechino
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
10
TABELLA N. 5 - COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA (PRODOTTI PRINCIPALI)
DELLE ESPORTAZIONI DELLA CINA VERSO IL MONDO al luglio 2010
VALORE TOTALE DELLE ESPORTAZIONI 705,184 % of Total
100
Electrical machinery and equipment and parts thereof;
sound recorders and reproducers, television image and
sound recorders and reproducers, and parts and
accessories of such articles (code 85)
168,705 23.92 35.66
Machinery & mechanical appliances (code 84) 141,914 20.12 36.55
Knit Apparel (code 61) 27,146 3.85 22.37
Optical, photographic, cinematographic, measuring, 24,208 3.43 53.44
checking, precision, medical or surgical instruments
and apparatus; parts and accessories thereof (code 90)
Furniture; bedding, mattresses, mattress supports, 23,110 3.28 31.55
cushions and similar stuffed furnishings; lamps and
lighting fittings, not elsewhere specified or included;
illuminate designs, illuminated name-plates and the
like; prefabricated buildings (code 94)
Woven Apparel (code 62) 22,779 3.23 8.00
Ships And Boats (code 89) 19,374 2.75 47.93
Iron/steel products (code 73) 18,128 2.57 5.41
Vehicles, not railways (code 87) 17,827 2.53 42.04
Plastic (code 39) 15.803 2.24 40.91
Footwear (code 64) 15,609 2.21 20.77
Var. % 10/09
Jun
35.13
Organic Chemicals (code 29) 15,454 2.19 35.10
Iron And Steel (code 72) 15,406 2.19 205.99
Others 179,721 25.49 /
Fonte: World Trade Atlas, China Edition 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, July. 2010
Elaborazione dati ICE Pechino
Occorre ricordare che il Governo cinese, nel processo di riforme economiche e di apertura al
commercio internazionale, ha sempre attivamente promosso anche gli investimenti, spinto dalla
considerazione che i capitali stranieri siano diventati un’importante forza per la promozione
dello sviluppo economico cinese. Nonostante il rallentamento dovuto alla crisi economica
internazionale, il programma delle Autorita’ cinesi e’ volto ad una sempre maggiore apertura del
paese nei confronti dell’estero migliorando gli strumenti sull’utilizzo dei capitali stranieri ed
allargando ancora di piu’ gli spazi per il potenziamento degli investimenti esteri sul suo
territorio. In tale contesto e’ stato indicato che la Cina indirizzera’ i capitali esteri soprattutto nei
settori dell’High-tech, dell’ammodernamento dell’agricoltura, del risparmio energetico,
dell’ambiente e del terziario, promuovendo lo sviluppo del settore manufatturiero di alto livello
e della ricerca, per “partecipare attivamente alla rinascita della vecchia base industriale del nordest
ed allo sviluppo delle regioni occidentali del Paese”.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
11
Tale richiamo generera’ una migliore integrazione tra i vari settori impegnati nella
riorganizzazione dell’assetto industriale cinese allo scopo di sfornare prodotti di qualita’,
esigendo quindi, da parte delle aziende, una seria verifica degli impianti obsoleti.
Tecnicamente, l’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio avvenuta nel
dicembre del 2001 puo’ certamente considerarsi la svolta piu’ importante degli ultimi tempi per
questo Paese. Il Governo cinese, per soddisfare i requisiti di adesione all’OMC, aveva creato i
presupposti giuridici sin dal 31 ottobre 2000, modificando la legge sulle “Imprese a capitale
interamente straniero” e quella sulle “Joint-venture di cooperative sino-straniere”. Il governo
cinese ha anche approvato gli emendamenti alla legge sino-stranieri Equity Joint Ventures
(EJVs). Dopo le modifiche, le imprese straniere godono di una maggiore autonomia nel
sourcing di materie prime sia nella Cina continentale, o da altrove, e non sono più soggette alle
restrizioni sulle vendite nel mercato interno 1 .
Secondo la nuova legge sul commercio con l'estero, in vigore dal luglio 2004, tutte le tipologie
di imprese, comprese quelle private, possono registrarsi secondo il diritto commerciale. Anche i
residenti cinesi possono effettuare scambi con l'estero ai sensi della nuova regolamentazione del
2004.
La nuova versione del “Catalogue for the Guidance of Foreign Investment Industries", entrata in
vigore il 1 dicembre 2007, prevede, per quei progetti di investimento straniero "incoraggiati",
l’esenzione tariffaria sulle importazioni di macchinari e attrezzature per proprio uso.
Il governo centrale ha introdotto l’esenzione tariffaria e dell’IVA sulle importazioni di beni
strumentali per i progetti nel settore hi-tech e su altri settori prioritari quali l'energia, agricoltura,
trasporti, infrastrutture, produzione di materie prime, e del terziario, come pure nelle industrie
chiave (pillar industries).
Alla fine del 1999, l'Amministrazione delle Finanze dello Stato e del Ministero delle Finanze
hanno diramato, congiuntamente, la “Circular on Tax Collection Regarding the Implementation
of the Decision Made by the State Council on Strengthening Technology Innovation and High
Technology Development”.. Secondo la circolare, le attrezzature importate per la produzione di
beni elencati nella sezione "State Catalogue of New Technology Products", per il supporto
tecnologico, gli accessori e le relative parti sono esenti da dazi doganali e dell'IVA. Analogo
trattamento viene esteso alle importazioni di tecnologia avanzata.
Al rallentamento degli IDE nel primo semestre del 2009 (da attribursi alla difficile fase
congiunturale , alla persistente debolezza della domanda interna e all’effetto di alcune riforme
fiscali) e’ seguito un clima favorevole che –come gia’ segnalato- ha prodotto un aumento di
circa 20 punti in termini reali rispetto all’anno precedente.
Analogamente, gli investimenti cinesi all’estero sono in crescita.
Molti di questi investimenti sono stati diretti in attivita’ di acquisizione di materie prime, come,
ad esempio, il secondo piu’ importante operatore cinese di minerali di ferro, Sinosteel Corp.,
che ha offerto un investimento nell’australiana “Midwest Corp.” di circa 1,3 mld di euro. Molto
importante al fine degli investimenti cinesi all’estero, l’attivita’ dei Fondi Sovrani, con
particolare riferimento alla China Investment Corporation (CIC), nata per volonta’ del Governo
cinese per investire sui mercati esteri parte dell’enorme ammontare di riserve valutarie in
possesso delle autorita’ monetarie di Pechino.
1 Per un maggiore approfondimento visitare il sito:
http://www.leggicinesi.it/dottrina/Timoteo_EJV.pdf
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
12
Posiz
Nov.
2009
Storicamente, come piu’ volte segnalato in passato, gli investimenti in uscita dalla Cina
fanno registrare sin dal 2004 una forte crescita. Considerando che le dinamiche degli
investimenti esteri cinesi sono sempre state oggetto di diretta regolamentazione e
controllo politico, l’esplosione degli ultimi anni deve essere intesa come un via libera
istituzionale al perseguimento di obiettivi globali da parte dei grandi gruppi industriali,
soprattutto statali (piu’ dell’80% del valore totale). Non a caso tale flusso si dirige
soprattutto verso Asia ed America Latina (80% del totale), regioni in cui i massicci
interventi sono finalizzati soprattutto al sourcing di materie prime. Settore trainante e’,
ovviamente, il minerario. Flussi minori interessano Europa e Stati Uniti, aree nelle quali
la Cina mira soprattutto ad acquistare tecnologia, marchi, design.
TABELLA N. 6 - INVESTIMENTI STRANIERI IN CINA CON CAPITALE
UTILIZZATO (2002- Giugno. 2010 ESCLUSI I PRESTITI)
PAESE
TERRITO
RIO
Totale - di
cui
2002 2003 2004 2005 2006
.
(valori in miliardi di U$)
2007 2008 2009 2010Jun
52,74 53,50 64,07 60,33 63,00 74,80 92,395 90,03
3
23,443
1 Hong 17,86 17,70 18,99 17,95 20,23 27,70 41,036 46,07 28,257
Kong
2 Virgin 6,12 5,78 6,73 9,02 11,25 16,55 15,954 11,29 5,172
Islands
3 Singapore 2,34 2,06 2,01 2,20 2,26 3,185 4,435 3,605 2,616
4 Giappone 4,19 5,05 5,45 6,53 4,59 3,589 3,652 4,105 2,039
5 U.S.A. 5,42 4,20 3,94 3,06 2,87 2,616 2,944 2,555 1,648
6 Corea del 2,72 4,49 6,25 5.17 3,89 3,678 3,135 2,700 1,451
Sud
7 Cayman 1,18 0,87 2,04 1,95 2,09 2,571 3,145 2,582 1,331
Islands
8 Taiwan 3,97 3,38 3,12 2,15 2,14 1,774 1,899 1,881 1,163
9 West 0,88 0,99 1,13 1,35 1,54 2,170 2,550 2,020 872
Samoa
10 Olanda 0,57 0,73 0,81 1,04 0,84 0,617 0,862 0,741 578
11 Germania 0,93 0,86 1,06 1,53 1,98 0,734 0,900 1,217 485
12 Francia 0,58 0,60 0,66 0,62 0,38 0,456 0,588 0,654 470
13 Macao 0,47 0,42 0,55 0,60 0,60 0,637 0,582 0,815 423
14 Canada 0,59 0,56 0,61 0,45 0,42 0,397 0,543 0,862 388
15 Gran 0,90 0,74 0,79 0,96 0.73 0,831 0,914 0,679 330
Bretagna
16 Italia 0,18 0,32 0,28 0,32 0,35 0,348 0,493 0,352 177
17 Malaysia 0,37 0,25 0,39 0,36 0,39 0,397 0,247 0,429 174
Fonte: China Statistical Yearbook 2002 –April. 2010, China Monthly Statistics
2004,2005,2006,2007, 2008, 2009 e July.2010 Elaborazione dati ICE Pechino.
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2010
1^ sem.
13
c) Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti esteri
bilaterali
Interscambio bilaterale
In base ai dati Atlas-ICE, l’Italia rappresenta il quindicesimo partner commerciale della
Cina per il volume complessivo degli scambi commerciali. Nel corso del 2009 l’interscambio
tra i due paesi è stato pari a circa 31 miliardi di USD, in riduzione del 18,3 per cento rispetto al
2008, risentendo significativamente degli effetti della crisi economica globale; nel quinquennio
precedente era cresciuto in media del 27 per cento circa all’anno. Nel dettaglio, le importazioni
dell’Italia dalla Cina sono infatti significativamente diminuite nel 2009 (-23,9 per cento; fig. 1);
le esportazioni si sono ridotte in misura meno accentuata, del 5,4 per cento, nello sfavorevole
contesto congiunturale in cui gli scambi a livello globale si contraevano complessivamente del
12 per cento circa. Gli acquisti di beni dalla Cina restano tuttavia su livelli notevolmente
superiori (20,2 miliardi di dollari) rispetto alle vendite (11,0): il deficit della bilancia
commerciale bilaterale, pur in forte contrazione per via dei fattori ciclici nel 2009, è risultato per
il 2009 pari a circa 9,2 miliardi di dollari. Nei primi sei mesi dell’anno in corso la forte ripresa
delle esportazioni dalla Cina sta riportando le dimensioni del surplus commerciale nei confronti
dell’Italia, ipotizzando ritmi di incremento costanti per il resto del 2010, sui livelli del 2008.
Il principale settore esportatore del made in Italy in Cina, tra i diversi comparti del
manifatturiero, risulta quello delle macchine, degli apparecchi meccanici, elettrici e di
precisione, con una quota del 45 per cento circa del totale (in crescita del 7,3 per cento rispetto
all’anno precedente). Per quanto riguarda i flussi commerciali di direzione opposta si evidenzia
il ruolo particolarmente rilevante tra le importazioni in Italia dalla Cina dei prodotti
dell’industria tessile e dell’abbigliamento, del cuoio e delle calzature.
Si rileva inoltre, in una tendenza di fondo caratterizzata dall’aumento dei legami
commerciali tra i due paesi, che si sta progressivamente realizzando una ricomposizione delle
esportazioni cinesi in Italia a favore dei comparti a più elevato valore aggiunto e complessità
produttiva, in particolare nel settore della componentistica informatica (computer e unità
periferiche), delle componenti e schede elettroniche.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
14
30
Interscambio bilaterale e saldo di parte corrente
(dati annuali; miliardi di dollari)
Deficit di parte corrente (1) Esportazioni (2) Importazioni (2)
Figura 1
18
25
15
20
12
15
9
10
6
5
3
0
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010/6
0
Fonte: Atlas-ICE. I dati per il 2010 si riferiscono al primo semestre.
(1) Scala di destra. – (2) Le esportazioni (importazioni) si riferiscono al traffico di merci
dall’Italia verso la Cina (viceversa), rispettivamente. Scala di sinistra.
TABELLA N. 7 - INTERSCAMBIO CINA-ITALIA $ mdi.
ANNO 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
giugno
IMP. IN
CINA
EXP.
VERSO
L’ITALIA
INTERSC
AMBIO
SALDO
PER
L’ITALIA
Var.%
10/09
Giugno
5,08 6,44 6,93 8,61 10,217 11,657 11,027 6,601 25.60
6,65 9,23 11,69 15,98 21,177 26,608 20,246 13,491 41.96
11,73 15,67 18,62 24,59 31,394 38,265 31,273 20,092 36.14
-1,57 -2,79 -4,76 -7,37 -10,96 -14,951 -9,219 -6,890 62.04
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
15
TABELLA N. 8 - QUOTA DELL’ITALIA SUL TOTALE DELLE IMPORTAZIONI IN CINA
%
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Giugno
1,56 1,46 1,23 1,15 1,05 1,09 1,07 1,03 1,10 1.02
Fonte: World Trade Atlas, China Edition 2004, 2005, 2006, 2007, 2008,2009 e 2010 July
Elaborazione dati ICE Pechino
TABELLA N. 9 - COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA DEI PRINCIPALI
PRODOTTI IMPORTATI IN CINA DALL’ITALIA a giugno 2010
$mdi.
VALORE TOTALE ESPORTAZIONI 6,601 % of Total Var. %
100
10/09Giugno
25.60
Machinery & mechanical appliances (code 84) 2,665 40.38 21.45
Electrical machinery and equipment and parts thereof; sound 610 9.24 -17.07
recorders and reproducers, television image and sound
recorders and reproducers, and parts and accessories of such
articles (code 85)
Hides And Skins (code 41) 335 5.07 51.73
Pharmaceutical Production (code 30) 282 4.27 53.89
Plastics and articles thereof (code 39) 268 4.07 76.52
Optical, photographic, cinematographic, measuring, checking, 254 3.85 13.98
precision, medical or surgical instruments and apparatus;
parts and accessories thereof (code 90)
Articles of iron or steel (code 73) 177 2.69 -22.84
Leather Art;Saddlry;Bags (code 42) 151 2.29 90.85
Copper + Articles Thereof (code74) 141 2.14 370.80
Vehicles,Not Railway (code 87) 138 2.08 95.01
Organic Chemicals (code 29) 113 1.71 70.96
Woven Apparel (code 62) 110 1.67 31.82
Others 1,625 24.62 /
Fonte: World Trade Atlas - China Edition July. 2010 Elaborazione dati ICE Pechino
TABELLA N. 10 - QUOTA DELL’ITALIA SUL TOTALE ESPORTAZIONI DELLA CINA
%
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Jun
1,50 1,47 1,52 1,55 1,53 1,65 1,74 1,86 1,68 1,91
Fonte: World Trade Atlas, China Edition 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007,2008 2009 e 2010
July Elaborazione dati ICE Pechino
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
16
TABELLA N. 11 - COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA DEI PRINCIPALI PRODOTTI
ESPORTATI DALLA CINA VERSO L’ITALIA al giugno 2010 mdi.$
VALORE TOTALE IMPORTAZIONI 13,491 % of Total
100
Electrical machinery and equipment and parts thereof; sound
recorders and reproducers, television image and sound recorders
and reproducers, and parts and accessories of such articles (code
85)
Var.%
10/09 Jun
41.96
2,651 19.65 46.79
Machinery & mechanical appliances (code 84) 2,394 17.74 48.67
Woven Apparel (code 62) 765 5.67 4.39
Ships And Boats (code 89) 742 5.50 160.34
Knit Apparel (code 61) 679 5.04 31.68
Iron And Steel (code 72) 495 3.67 364.85
Furniture And Beddin (code 94) 443 3.29 31.68
Organic chemicals (code 29) 442 3.28 41.03
Vehicles, Not Railwa (code 87) 428 3.17 32.62
Leathr Art;Saddlry; (code 42) 343 2.54 19.57
Iron/Steel Products; (code 73) 313 2.32 18.37
Optical, photographic, cinematographic, measuring, checking,
precision, medical or surgical instruments and apparatus; parts
and accessories thereof (code 90)
286 2.12 40.69
Others 3,510 26.02 /
Fonte: World Trade Atlas - China Edition May. 2010. Elaborazione dati ICE Pechino
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2010
1^ sem.
17
Investimenti diretti esteri bilaterali
Secondo la base dati Reprint-Italia Multinazionale, e gli ultimi dati strutturali disponibili,
al 2008 circa 1.000 imprese italiane avevano realizzato investimenti diretti esteri in Cina, ai
quali sono complessivamente riconducibili oltre 60 mila posti di lavoro e un fatturato di circa 5
miliardi di euro (tav. B).
In base al numero di iniziative italiane di internazionalizzazione, la Cina rappresenta il
secondo tra i mercati non UE, dopo gli Stati Uniti. Tra il 2002 e il 2008 gli investimenti diretti
esteri nel paese sono aumentati di circa il 60 per cento, a un ritmo 3 volte superiore del totale.
Dal punto di vista settoriale, gli investimenti diretti esteri italiani in Cina si concentrano
nei settori delle macchine e apparecchiature elettriche e ottiche, apparecchi meccanici,
autoveicoli e mobili.
Tavola B
Paese
Imprese estere partecipate da imprese italiane, per nazione
(valori al 2008 e variazioni percentuali rispetto al 2002)
n. di IDE
Quota sul
totale
Variazione
percentuale
Addetti Fatturato (1)
1 Stati Uniti 2.232 9,9 18,7 77.107 28.960
2 Francia 2.123 9,5 13,6 137.642 53.336
3 Germania 1.743 7,8 19,2 95.248 49.693
4 Spagna 1.633 7,3 36,9 73.971 52.295
5
Gran
Bretagna 1.456 6,5 13,3 70.380 36.720
6 Romania 1.091 4,9 28,1 85.382 4.312
7 Cina 975 4,3 58,8 61.023 4.959
8 Brasile 710 3,2 14,5 76.748 22.062
9 Polonia 561 2,5 19,1 51.673 10.987
10 Svizzera 524 2,3 14,4 70.258 13.782
Fonte: Banca dati Reprint, Politecnico di Milano - ICE. (1) Milioni di euro.
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero
2010
1^ sem.
18
2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO
a) Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
Mentre l’economia mondiale riemerge tra molte incertezze dalla crisi finanziaria, la Cina
continua a far segnare consistenti tassi di crescita. La crisi ha prodotto effetti limitati
sull’economia cinese: soffrono tuttora i settori a prevalente vocazione esportativa, mentre i
consumi interni – sostenuti dalla politiche monetarie e fiscali del Governo - hanno inciso
positivamente sulla performance registrata nell’ultimo biennio. Gli operatori economici
domestici e internazionali concentrano le proprie strategie di sviluppo sul mercato cinese per far
fronte alla riduzione dei profitti nei mercati maturi. Ne deriva un quadro competitivo
estremamente difficile, in cui solo chi sapra’ elaborare una specifica, innovativa strategia di
approccio al mercato riuscira’ a trarre profitto dalle opportunita’ che si offrono.
Nel settore dei beni di consumo e’ importante, in primo luogo, allargare l’offerta dei prodotti
Made in Italy, cosi’ da poter cogliere appieno i frutti del progressivo ampliarsi delle fasce
medio-alte ed alte della popolazione. Si stima nel medio periodo i consumatori d’interesse per il
Made in Italy ammontino a circa duecento cinquanta milioni di consumatori, fortemente
concentrati nelle aree urbane.
Altrettanto importante e’ avviare la penetrazione verso le citta’ di seconda e terza fascia che, dai
punti di vista reddituale e socio-culturale, appaiono ormai pronte ad accogliere il prodotto
italiano. In queste ultime e’ ancora possibile acquisire quelle rendite che il mercato cinese
riconosce all’early-mover e la cui mancanza, in passato, ha pesato significativamente sul tasso
di penetrazione del Made in Italy.
I saggi di crescita attesi per il mercato dei beni di lusso nei prossimi anni si attestano sul 20-
30% annuo, e, in concomitanza con una significativa espansione del ceto medio-alto attesa nel
periodo 2010-2020, la Cina dovrebbe sostituirsi al Giappone quale secondo mercato mondiale
del lusso.
Considerata la gia’ consolidata presenza dei principali marchi internazionali, la maturazione dei
gusti del consumatore cinese – al momento ancora legato al marchio come status-symbol e poco
interessato (e poco fedele) alla qualita’ sottostante - lo dovrebbe portare verso le produzioni di
nicchia le cui strategie di marketing si incentrano piu’ su qualita’ del prodotto ed esclusivita’
che su pubblicita’ e politica del brand. Vi sono ottime opportunita’ per i settori calzaturiero,
pellettiero, dell’occhialeria, del tessile-abbigliamento e – a dispetto degli elevati dazi – anche di
oreficeria e gioielleria.
Anche il comparto dell’abitare, che comprende numerosi settori simbolo della specializzazione
produttiva italiana, presenta notevoli opportunità sia commerciali che di insediamento
produttivo potendo contare, anche in questo caso, sul cambiamento delle esigenze abitative della
popolazione cinese. Atteso che il prodotto italiano puo’ al momento indirizzarsi solo ai
segmenti a piu’ alto reddito, la strategia per ampliare la penetrazione del mercato dovra’ mirare
soprattutto sulla filiera del contract e considerare delocalizzazioni produttive quantomeno
parziali.
L’opportunita’ di addentrarsi nelle citta’ della seconda e terza fascia e’ particolarmente avvertita
nel settore agro-alimentare, tenendo a mente che nelle metropoli di prima fascia la concorrenza
e’ ormai forte ed il mercato, ferme restando le enormi possibilita’ di sviluppo legate al
cambiamento dei consumi, e’ prossimo alla saturazione. Le maggiori opportunita’ risiedono
dunque nella costruzione di nuovi mercati – le citta’ di seconda e terza fascia – e nel lento,
progressivo lavoro di educazione al prodotto italiano.
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E’ comunque opportuno ricordare che il sistema distributivo cinese e’ tuttora estremamente
frammentato e che l’Italia, diversamente da altri competitors stranieri, sconta l’ulteriore
debolezza di non disporre di operatori nazionali nella grande distribuzione e nel franchising. La
strategia di mercato dovra’ tenere in debito conto tali fattori, definendo, sin dall’inizio, segmenti
ed aree geografiche che si intendono penetrare. In ogni caso, rimarra’ fondamentale lo
sfruttamento del settore ho.re.ca. - oltre al trade - come canale di entrata nel mercato.
Volgendo lo sguardo alle dinamiche della domanda, giova segnalare – oltre al modificarsi ed
ampliarsi delle abitudini di consumo - la maggiore attenzione rivolta dal consumatore cinese
agli aspetti della sicurezza alimentare e dei contenuti nutrizionali, da cui scaturisce una
domanda di prodotti alimentari premium.
Per quanto attiene al settore dei beni strumentali, in cui l’Italia vanta eccellenze di livello
mondiale e, conseguentemente, un ruolo da protagonista tra i fornitori del mercato cinese,
permangono interessanti possibilita’ di sviluppo per i segmenti a piu’ elevato tasso tecnologico,
in concomitanza con il rapido ri-orientamento del comparto manifatturiero cinese verso
produzioni a piu’ alto valore aggiunto ( dall’automotive alla chimica avanzata, dall’aerospazio
alle biotecnologie, alla green economy).
Anche all’interno delle industrie tradizionali si assiste alla progressiva ascesa del prodotto
cinese verso i segmenti piu’ elevati e, simultaneamente, ad una maggiore attenzione verso i
profili della qualita’, della sicurezza e dell’impatto ambientale. Macchine utensili, meccanica di
precisione, componenti e semi-lavorati, logistica interna e automazione, meccanica strumentale
in genere potranno contare, ancora per molti anni, su una domanda locale particolarmente
sostenuta.
L’industria dell’automotive cinese – che negli anni ha acquisito notevoli competenze come
subcontractor per imprese multinazionali dei paesi sviluppati – puo’ contare sul mercato
domestico piu’ grande del mondo e, inoltre, si prepara ad esportare in tutto il mondo. Se ne
possono avvantaggiare, a monte, i comparti delle macchine utensili e per la lavorazione della
plastica, e, a valle, la motoristica, la componentistica a maggiore contenuto tecnologico, il
design automobilistico e la progettazione. La nuova frontiera e’ rappresentata poi dai veicoli
ibridi ed elettrici, al centro delle politiche d’incentivo governative.
Meritevole di menzione anche il comparto dell’aerospazio, verso il quale le Autorita’ di Pechino
hanno convogliato forti investimenti mirando a produrre, entro un quinquennio, un aereo civile
in grado di competere con la produzione di Boeing e Airbus, peraltro entrambe gia’ localizzate
in Cina. Ancora, sono in fase ormai avanzata numerosi, ambiziosi progetti riguardanti il
programma spaziale cinese e lo sviluppo di velivoli militari.
Del pari, il settore delle attrezzature medicali potra’ contare sui forti investimenti che il governo
cinese intende convogliare verso il settore sanitario e previdenziale, soprattutto nelle aree rurali,
nell’ambito del finora lento, ma inarrestabile processo di riforma del sistema assistenziale.
Il settore energetico – in particolare oil & gas, eolico e idroelettrico - e’ parimenti destinatario di
ingentissimi investimenti da parte delle Autorita’ di Pechino, per le quali produzione,
approvvigionamento e distribuzione enrgetica rappresentano una priorita’ strategica assoluta.
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Menzione particolare merita il settore delle tecnologie ambientali, inteso sia strictu sensu come
soluzioni per la tutela dell’ambiente che, piu’ in generale, come tecnologie verdi incorporate nel
ciclo produttivo dei piu’ vari settori manifatturieri. Sotto il primo profilo si citano, a mero titolo
esemplificativo, la depurazione delle acque e lo smaltimento dei rifiuti industriali; sotto il
secondo prevalentemente i dispositivi integrati nei beni strumentali per la riduzione dei consumi
energetici e delle emissisoni inquinanti.
Nelle infrastrutture i progetti di piu’ ampio respiro riguardano l’ammodernamento della rete e
dell’armamento ferroviario, il trasporto urbano su rotaia, le infrasrutture portuali e aeroportuali.
Si segnala infine che gli investimenti stranieri nel settore dei servizi (la sola voce negativa
all’interno della bilancia commerciale cinese) sono ufficialmente incoraggiati dal governo
locale, per quanto si riscontrino spesso ostacoli di natura politica ed amministrativa. In ogni
caso, sembrano intravedersi buone possibilita’ nei settori finanziario, assicurativo,
previdenziale, quantomeno nel medio-lungo periodo.
Capitolo a parte merita l’attivita’ di ricerca e sviluppo e, in particolare, di design e
progettazione/prototipazione di prodotto, aree nelle quali l’industria cinese cerca l’expertise
straniera soprattutto in vista del lancio dei prodotti e dei marchi cinesi sui mercati internazionali.
L’Italia deve essere pronta a cogliere le occasioni che si presentano in vari settori quali
l’automotive, il tessile-abbigliamento, l’arredamento, l’urbanistica e la progettazione di edifici.
L’offerta turistica italiana, infine, potra’ contare sulla crescente domanda cinese che
accompagna l’aumento del reddito disponibile. Il turismo, peraltro, puo’ fungere da volano per
la diffusione di prodotti italiani attraverso quel processo di assimilazione culturale dei consumi
che spesso segue la visita di un paese.
b) Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia
Le imprese italiane stabilitesi in Cina (escludendo Hong Kong) attraverso le piu’ varie modalita’
di presenza – uffici di rappresentanza, centro servizi con partner locale, WFOE, ecc. - sono circa
2000. Dal punto di vista settoriale, gli investimenti italiani sono abbastanza diversificati, con
quote comunque significative per la meccanica e il tessile. Dopo una prima fase in cui vi e’ stata
una maggiore concentrazione geografica degli investimenti italiani - localizzati principalmente
in 5 delle 31 province e municipalita’ del Paese, situate nella fascia costiera: Shanghai, Jiangsu,
Shandong, Hebei e Tianjin - si va accentuando nell’ultimo anno una tendenza alla multipolarita’:
le imprese italiane sono presenti virtualmente in tutto il territorio cinese.
La convenienza di un maggiore coinvolgimento nella realtà produttiva cinese risiede non solo
nel risparmio sui costi di produzione, ma anche nell’accorciarsi dei tempi di consegna sul
mercato locale, nella gestione dell’assistenza e dei servizi post-vendita e nella facilitazione
concessa agli acquirenti che possono utilizzare valuta locale, evitando costose procedure di
finanziamento in valuta estera.
La presenza sul territorio – potrebbe addirittura dirsi la tangibilita’ - assicura inoltre una diversa
percezione del prodotto/servizio straniero da parte della controparte cinese, conferendogli una
credibilita’ che, spesso, anche un’indiscussa fama internazionale non e’ in grado di assicurare.
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Per molte aziende della meccanica la produzione in loco e’ ormai una scelta obbligata. Diventa
comunque sempre piu’ pressante l’esigenza, anche per le aziende del comparto dei beni di
consumo, di valutare la possibilità di porre in essere una strategia di penetrazione di lungo
termine nel mercato cinese che includa la produzione e la distribuzione in loco di beni a forte
caratterizzazione italiana per design e qualità, ma dal prezzo contenuto grazie ai minori costi di
produzione. La strategia vincente - per beni capitali e di consumo - sembra essere quella di
produrre in Cina il prodotto destinato alla locale fascia media, mantenendo in Italia la
manifattura destinata alla fascia alta. Naturalmente, onde evitare la cannibalizzazione del
prodotto a piu’ alto valore aggiunto, le produzioni devono essere commercializzate con marchi
diversi e da team di vendita diversi.
L’opportunita’ di produrre in Cina e’ particolarmente avvertita dalle imprese italiane fornitrici
di componenti e tecnologie a favore di aziende di stato ed enti pubblici, i quali tendono a
privilegiare, anche nelle procedure di acquisto ad evidenza pubblica, le societa’ di diritto cinese
(si rammenta che, ad oggi, la Cina non e’ parte dell’accordo sugli applati pubblici siglato in
ambito OMC).
Nel maggio 2010 il Governo di Pechino ha fornito i nuovi indirizzi in materia investimenti
esteri (Opinion n. 9), i quali confermano il favore (che si sostanzia in esenzioni fiscali e altre
facilitazioni) per gli IDE connessi ad alta e nuova tecnologia, ambiente, nuove energie;
restringendo invece il campo per le attivita’ inquinanti e ad alto consumo di energia. Degni di
nota anche il ribadito sostegno agli insediamenti nella Cina centrale e occidentale, l’estensione
alle aziende straniere delle misure di stimolo ed incentivo nazionali (cd. NARP – ad.es. aziende
operanti nel campo delle nuove energie), la possibilita’ di dilazionare l’investimento (in un
periodo di crisi finanziaria) conservando i benefici originariamente acquisiti.
Sul versante opposto, il flusso degli investimenti in uscita dalla Cina fa registrare sin dal 2004
una forte crescita anche se, in termini relativi, la Cina non figura ancora tra i primissimi
investitori internazionali. Secondo le stime di MOFCOM il 2008 è stato un anno record per gli
investimenti cinesi all'estero: il totale delle operazioni ha raggiunto i 52 miliardi di dollari – il
doppio rispetto ai 26,5 miliardi del 2007 - e lo stock ha raggiunto i 123 miliardi di dollari.
Nel marzo 2009 il Governo cinese ha pubblicato le nuove norme di supervisione degli
investimenti all'estero da parte di aziende cinesi (Measures for Overseas Investment
Management), le quali hanno previsto il decentramento delle procedure di approvazione: gli
uffici provinciali del MOFCOM sono autorizzati a decretare su progetti fino a un valore di 100
milioni di dollari (il precedente limite era di 10 milioni di dollari), mentre l'Autorita' Centrale
conserva la competenza sui grandi investimenti e su iniziative industriali in paesi con i quali la
Cina non mantiene relazioni diplomatiche. Vengono inoltre sensibilmente accorciati i termini
amministrativi entro cui l'Ente governativo competente è tenuto ad emettere la sua decisione e
viene abolito il parere degli Uffici Commerciali delle Ambasciate all'estero per gli investimenti
di più modesta entità. Le norme introdotte non si applicano agli investimenti finanziari. Secondo
le stime governative, le nuove norme spostano il processo decisionale a livello locale per l'85%
dei progetti di investimento.
A corredo, l'Ufficio Cambi cinese (State Administration of Foreign Exchange SAFE) ha anche
introdotto nuove regole che agevoleranno gli investimenti all'estero delle imprese cinesi. Si
tratta delle Regulations on Foreign Exchange Administration of the Overseas Direct Investment
of Domestic Institutions (Circular 30/2009). Le disposizioni facilitano il reperimento di valuta
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per gli investimenti all’estero e semplificano le procedure di approvazione presso la SAFE
(rimuovendo l’approvazione preliminare e mantenendo l’obbligo di comunicazione).
Nelle previsioni della SAFE le nuove disposizioni dovrebbero favorire l’espatrio di circa 30
miliardi di USD in investimenti all'estero. ..
Venendo all’analisi delle strategie d’investimento delle aziende cinesi, si puo’ osservare come le
motivazioni sottostanti si siano progressivamente ampliate: dapprima soprattutto il superamento
di barriere tariffarie e la ricerca di risorse naturali, di commodities alimentari e di fonti di
energia, ora la gestione delle reti logistiche, l’acquisizione di competenze produttive,
tecnologiche, di disegno e di marchio (funzionali al miglioramento qualitativo delle produzioni
nazionali) e la creazione di reti di vendita. Anche le modalita’ d’investimento si sono modificate
nel tempo, con un aumento, in tempi recenti, di fusioni e acquisizioni (sostituitesi a operazioni
greenfield e joint-ventures), specie di imprese in difficolta’. Diversi anche gli attori, con una
maggiore partecipazione di societa’ private e con l’ingresso della China Investment Corporation
– il fondo sovrano d’investimento creato con lo scopo di gestire 300 miliardi di dollari
provenienti dallo stock di riserve di valuta estera del paese.
Seppure Europa e Italia rimangano destinazioni marginali da un punto di vista quantitativo, esse
corrispondono alle strategie d’investimento cinesi riconducibili alla ricerca di risorse ad alto
valore aggiunto (cd. strategic asset seeking), intese sia come beni tangibili (impianti,
macchinari) che intangibili (risorse umane, know-how, diritti di proprieta’ intellettuale).
Esiste dunque un buon potenziale di attrazione dei capitali cinesi nell’Italia dei distretti
produttivi, dove l’investitore puo’ godere della presenza di economie di agglomerazione a
livello di specializzazione del mercato del lavoro (si pensi al distretto automobilistico
piemontese, dove la Changan Automobile Group e la Anhui Jinghuai Automobile Group hanno
creato i propri centri di r&s e design, o il distretto varesino degli elettrodomestici, dove si e’
insediata la Haier).
Si tratta di operazioni che – diversamente dagli investimenti nel settore primario – portano con
se’ una serie di problemi di integrazione tra diverse culture manageriali. In tal senso occorre
attivare strumenti atti a superare le resistenze che spesso impediscono all’operatore cinese di
investire in Europa: la paura di un ambiente giuridico, economico e politico alieno e, come
detto, di un culture clash paralizzante.
Lo sviluppo degli investimenti cinesi in Italia e italiani in Cina, comunque, e’ stato incluso tra
gli obiettivi al centro dei numerosi accordi siglati tra Cina e Italia sia in occasione della visita di
stato in Italia del Presidente cinese Hu Jintao del luglio 2009, sia in occasione della visita di
Wen Jiabao nell’ottobre 2010.
c) Valutazione delle potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale nei settori
ad alto contenuto tecnologico.
Esistono notevoli opportunità di collaborazione nei comparti ad alto contenuto tecnologico in
Cina, sempre che ci si muova da un dato di fatto imprescindibile: il dialogo tra i due Paesi non
può essere piu’ inteso in senso unidirezionale – il primo che conferisce know-how al secondo –
bensi’ deve prevedere attivita’ bilaterali in grado di garantire un vantaggio reciproco. In questa
direzione si muove il Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Innovazione italiano e della
Scienza e Tecnologia cinese, firmato durante la visita del Premier Wen Jiabao a Roma del 6 e 7
ottobre 2010 e che comprende varie forme di cooperazione nei settori dell’innovazione
industriale e, in particolare, la creazione di un centro per il trasferimento tecnologico che possa
stimolare le capacità delle piccole e medie imprese nei due Paesi.
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La Cina ha da tempo avviato un ripensamento strategico sul proprio modello di sviluppo. In
particolare, i gruppi dirigenti hanno compreso che il Paese ha urgente necessita’ di investire
nell’economia della conoscenza e, quindi, da una parte, nelle tecnologie ad alto contenuto di
innovazione e, dall’altra, anche nelle attivita’ creative (design, moda, nuovi media, arti, ecc.).
Il Premier Wen Jiabao, intervenendo il 13 settembre al Summer Davos 2010 di Tianjin, dopo
aver sottolineato che piu' di 470 delle maggiori 500 imprese del mondo hanno una presenza in
Cina, ha ricordato alla comunita' economica internazionale la volonta' del Governo di proseguire
nel cammino di riforme e apertura verso l'esterno avviato dal Paese negli ultimi anni.
Nel Report Annuale sull'attivita' di Governo presentato all'Assemblea Nazionale del Popolo il 5
marzo 2010, il Premier Wen Jiabao aveva confermato la strategia avviata dal 2006 per la
trasformazione della Cina in un Paese indirizzato verso le frontiere di avanguardia della
S&T. Il Primo Ministro - sia pure con termini estremamente generici - aveva anche sottolineato
che, con lo scopo di accrescere l’efficienza e l'innovazione del settore industriale, l'Esecutivo
avrebbe adottato nuove misure finalizzate ad una maggiore trasparenza nella governance delle
imprese a partecipazione statale; ad aprire molte di esse all’azionariato privato; ad introdurre
riforme nelle aziende in regime di monopolio e nelle public utilities e ad avviare "competitive
mechanism" anche nei settori soggetti non aperti al mercato.
A questo proposito, occorre ricordare che il 1˚ dicembre 2007 e' entrato in vigore il "Catalogue
for the Guidance of Foreign Investment Industries"), approvato dal Consiglio di Stato e che
prevede l'elenco dei settori in cui gli investimenti stranieri sono: a) incoraggiati; b) consentiti
con restrizioni (soprattutto alla partecipazione azionaria); c) proibiti (tra questi armamenti,
generazione e distribuzione di energia, petrolio e petrolchimico, telecomunicazioni, acciaio,
aviazione e shipping industry). Nel discorso all'Assemblea del Popolo, il Premier non ha fatto
cenni specifici alla revisione delle norme esistenti, tuttavia, ha voluto sottolineare la necessita' di
creare un market environment in grado di garantire una equa competizione fra imprese con
proprieta' privata e pubblica e, quindi, favorire una maggiore crescita del "non-public sector".
Anche il Ministero del Commercio ha annunciato - anche qui in modo ancora generico - una
serie di riforme in grado di aprire l’economia e attrarre nuovi investimenti esteri. Esse includono
la riduzione o l'abbattimento delle barriere all’entrata in settori, tra cui quelli finanziario,
assicurativo e delle telecomunicazioni, e dei limiti nelle partecipazioni azionari ad imprese
operanti in settori quali automotive, infrastrutture, sfruttamento delle risorse minerarie e
commercio in generale (vedi www.fdi.gov.cn).
Il Presidente Hu Jintao il 15 ottobre 2007, durante i lavori del 17º Congresso del PCC, aveva
illustrato l’obiettivo di voler perseguire la crescita attraverso una visione scientifica dello
sviluppo. Le istituzioni ritengono, infatti, che lo sviluppo generale del Paese potrà essere
raggiunto attraverso l'adozione di un approccio scientifico nelle diverse fasi in cui si articolano i
processi, inclusi quelli politico-istituzionali, e attraverso grandi investimenti in S&T. Il Premier
Wen ha piu’ volte ribadito la consapevolezza che “la capacita’ di innovazione endogena e’
debole” e ha, quindi, sottolineato che lo Stato “promuoverà con vigore” l'innovazione scientifica
e tecnologica. Nel 2009 sono stati allocati ¥ 151,2 miliardi (€ 16.3 miliardi) con un incremento
del 30% rispetto all’anno precedente.
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In particolare il Governo ha voluto:
• dare impulso all’Outlook of the National Program for Long and Medium Scientific and
Technological Development, il documento strategico del 2006 che annunciava grandi progetti in
tutti i maggiori settori della frontiera S&T (con 16 grandi programmi in: Core electric devices;
High-end general-purposed chips and Essential software; Extra-large-scale integrated circuit
manufacturing technologies and techniques; New-generation broadband wireless mobile
telecommunication; Advanced digital-controlled machine tools and essential manufacturing
technologies; Large-scale gas and oil fields and coal-bed-gas development; Large-scale
advanced pressurized water reactor; High-temperature gas-cooled reactor nuclear power station;
Water pollution control and treatment; Cultivation of new GMO varieties; New medicine
innovation and production; Prevention and treatment of major contagious diseases such as
AIDS and viral hepatitis; Large aircraft; High-resolution earth observation system; Manned
space flight; Moon exploration programme);
• riformare e ammodernare il sistema di management della S&T. Cio’ implica anche
l’individuazione di un ruolo maggiore delle aziende, un rinnovato impulso alla ricerca applicata
e maggiore integrazione tra imprese, Università e istituti di ricerca.
• sviluppare “production-oriented service industries, including finance, logistics, information,
R&D, industrial design, commerce, energy conservation and environmental protection services,
and promote the intimate integration of service industries with modern manufacturing
industries”.
• garantire attenzione all'industria meccatronica e in generale delle macchine utensili (settore,
questo, di speciale importanza per le esportazioni italiane);
• promuovere la R&S nelle seguenti aree: cambiamento climatico, nuove fonti energetiche,
biologia, medicina, nanoscienze, scienze aerospazio e oceanografia, telecomunicazioni mobili di
terza generazione, tv via cavo e Internet. In favore di questi settori il governo svilupperà clusters
per nuove industrie high tech e incentiverà la domanda privata e pubblica.
• rafforzare il Paese attraverso la scienza e il sistema educativo, e, quindi, fornire attenzione alle
risorse umane e alla formazione. Il Governo incoraggerà le Università, i Centri di ricerca e le
imprese che hanno avviato progetti di R&S in settori strategici ad assumere laureati da destinare
alle attività di ricerca. Per le aziende sono previsti incentivi, probabilmente sui contributi da
versare. Viene anche citata la proprietà intellettuale, ma non vengono specificate le azioni.
Anche il settore della difesa sta investendo risorse importanti nella ricerca. Il Governo e’ altresì
impegnato a sostenere investimenti privati, in particolare incoraggiando le imprese ad
aumentare le spese in R&S e nel rinnovamento tecnologico degli impianti.
Un’ attenzione particolare merita lo “stimulus package” annunciato per il periodo 2008-2010
di 586 milioni di dollari, concepito come una misura di emergenza per affrontare la crisi
economica globale. Esso e’ stato finanziato dal Governo centrale (30% del totale) e, per il resto,
dalle amministrazioni locali e da prestiti operati dalle banche di Stato. I fondi – in gran parte
elargiti in forma di prestiti - sono stati utilizzati innanzitutto per lo sviluppo di infrastrutture
pubbliche (ferrovie, strade, aeroporti e irrigazione). La seconda maggiore allocazione ha
riguardato la ricostruzione delle aree terremotate del Sichuan e progetti di welfare (abitazioni,
aree degradate, sicurezza sociale). Una terza destinazione ha avuto per oggetto lo sviluppo delle
aree rurali e problemi di avanzamento tecnologico.
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Fondi sono stati, poi, destinati al miglioramento tecnologico di alcuni settori industriali e alla
promozione di progetti per la tutela ambientale. Infine, una parte delle risorse e’ stata destinata
per l’educazione, la cultura e la pianificazione familiare. Nei fatti, i maggiori beneficiari delle
misure sono state le industrie di Stato, anche se una parte dei fondi e’ stata destinata alle PMI
(secondo l’Index of Economic Development (SMEI) 2005, pubblicato il 28 novembre 2006, le
PMI imprese cinesi - in gran parte a conduzione familiare e in cui si includono anche i piccoli
esercizi commerciali - rappresentano numericamente il 99,6% del totale delle aziende; hanno
contribuito per il 70% del totale delle esportazioni e delle importazioni del Paese; al 60% del
fatturato domestico e il 48,2% delle entrate fiscali. Esse hanno, infine, fornito il 75% dei posti di
lavoro nella citta’).
L’Esecutivo intende continuare a sostenere le attivita’ dei parchi industriali e tecnologici e degli
incubatori, che hanno il compito di sostenere il sistema delle aziende e all’interno dei quali i
giovani laureati possono avviare attività imprenditoriali (ricordiamo che in Cina esistono 56
High-tech Industrial Development Zone, la prima creata nel 1985, realizzate con finanziamenti
dello Stato).
Per le PMI il Governo ha previsto sussidi, riduzioni fiscali e misure per il credito agevolato.
L'Esecutivo ha espresso la volonta' di intensificare i rapporti internazionali nei settori della S&T
ed intende incoraggiare investimenti stranieri nei comparti industriali altamente innovativi
(attività high tech, manifattura avanzata, risparmio energetico, protezione ambientale e moderni
servizi industriali). E’ stata anche confermata la strategia “go global” che prevede il supporto
alle imprese cinesi che investono all'estero e che fanno importanti acquisizioni.
Il Paese negli ultimi anni ha raggiunto significativi traguardi scientifici, tecnologici e
industriali. Da sottolineare che i processi di innovazione sono spesso guidati da ricercatori e
scienziati che hanno trascorso periodi di lavoro all’estero.
Le infrastrutture di trasporto – autostrade, aeroporti, ferrovie e tratte ad alta velocita’ e trasporto
fluviale -, interamente sotto il controllo dello Stato, sono diffuse su tutto il territorio nazionale.
Le industrie ad alta tecnologia, anche grazie all’acquisto di tecnologie occidentali, nei prossimi
anni saranno in grado di competere in numerosi segmenti nel mercato internazionale. Solo pochi
esempi:
- la Cina ha annunciato la realizzazione di un treno ad alta velocita’ a lievitazione magnetica in
grado di raggiungere i 500 km/h. La Beijing–Shanghai High-Speed Railway, che dovrebbe
entrare in funzione nel 2012, utilizzera’ il nuovo treno 380A costruito dalla Changchun Railway
Vehicles Co. Ltd.;
- l’aereo di linea C919 entrera’ in produzione a partire dal 2016, in competizione con Airbus e
Boeing;
- il sistema di navigazione satellitare Compass dovrebbe diventare operativo a partire dal 2013,
due anni prima del nostro Galileo; nel 2020 e’ previsto lo sbarco sulla Luna;
- il primo reattore nucleare progettato in Cina dovrebbe entrare in funzione nel 2016 (si tratta di
un modello innovativo, poiche’ avendo una potenza di 100-250 MWe – contro 1 GWe di quelli
attualmente in commercio, potrebbe diventare appetibile per i paesi in via di sviluppo).
Potremmo aggiungere che i progressi riguardano quasi tutti i settori scientifici e tecnologici
(nanotecnologie, biologia, energia, trasporti, spazio, ICT, meccanica, fisica, chimica, geologia,
metallurgia, esplorazione degli oceani, ecc.). Osserviamo comunque che accanto alle
eccellenze convivono numerosi settori in cui il Paese registra un oggettivo ritardo.
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La Cina si sta dotando di centri di ricerca, di Università, di unità di R&S di assoluta eccellenza
ed e’ anche proprietaria di un numero rilevante di brevetti di notevole interesse commerciale.
L’Italia gode di vantaggi competitivi complementari: vanta una notevole capacità nella fase
della stereotipazione ed ingegnerizzazione dei prodotti. Occorre dunque assecondare la tendenza
– peraltro gia’ in atto – di trasferimento in Italia di tecnologie cinesi per il loro ulteriore
sviluppo e la elaborazione di protocolli applicativi.
L’ICE, gia’ nel 2005, aveva organizzato un primo forum del settore bio-tecnologico da cui
hanno preso avvio le prime collaborazioni tra Università ed enti dei due Paesi. Particolari
prospettive si aprono nei seguenti settori: bio e nanotecnologie e apparecchiature bio-medicali.
Anche nei settori dell’avionica e dell’industria aeronautica e satellitare – campi in cui la
Cina ha avviato progetti giganteschi - esistono le condizioni per avviare interessanti progetti di
cooperazione. Nel novembre 2009 si e’ svolta una missione – organizzata dalla Regione Lazio –
di numerose imprese del settore. Nel maggio 2009 l’Ambasciata d’Italia – Ufficio Scientifico e
Tecnologico – ha organizzato la Prima Conferenza Italo Cinese sulla Aerotermodinamica
Spaziale e sulle Strutture Calde, che ha visto protagonisti il Centro Italiano di Ricerche
Aerospaziali (CIRA) di Napoli e l’Universita’ la Sapienza. La Seconda Conferenza Italo Cinese
ha avuto luogo a Capua e Roma nel luglio 2010 e vi hanno preso parte anche scienziati
provenienti dalla Russia, da Universita’ italiane, dall’Agenzia Spaziale Europea, e da imprese
italiane ed europee. I lavori hanno focalizzato i recenti sviluppi e progressi nei seguenti settori:
Space System Concepts, In-flight and On-ground Experimentation, Aerothermodinamics, Hot
Structures and TPS, Space Propulsion. Una significativa delegazione di industrie Cinesi ha
partecipato nell’ottobre 2009 al 2 nd International Business Convention for the Aerospace
Industries a Torino.
I settori dell’Automotive e del Trasporto su rotaia sono gia’ stati ricordati supra. Si segnala qui
che l’Ambasciata d’Italia – Ufficio Scientifico e Tecnologico – in collaborazione con il
Consolato Generale di Shanghai e con il Governo del Distretto di Jiading - nel 2009 ha
organizzato a Shanghai – sede dello Shanghai International Automobile City -, in cui sono
localizzate importanti multinazionali, il Forum Italo Cinese "Verso l’Expo 2010: Sostenibilita’
ed eccellenza nell’industria Italiana dell’automotive e del trasporto su rotaia”. Il Forum – a cui
sono state invitate le maggiori aziende italiane dei due settori - ha evidenziato la presenza in
Cina di imprese italiane impegnate nella produzione di sistemi e prodotti ad alta tecnologia e di
Atenei impegnati in attivita' di R&S e di insegnamento.
Le autorita' del Distretto di Jiading hanno espresso grande interesse nel rafforzamento della
presenza delle industrie e degli Atenei italiani e hanno prospettato un impegno diretto delle
nostre imprese nella realizzazione di un Centro di Progettazione e Design per il settore
automotive. Infine, sebbene assente per ragioni logistiche, il Museo dell'Auto di Torino ha
aderito alla proposta di gemellaggio - su cui hanno lavorato Ambasciata e Consolato - con il
Museo dell'Auto di Shanghai.
Le aziende italiane potrebbero sicuramente crescere anche grazie a partnership nella
Information and Communication Technology, settore in cui la Cina – sia per quanto attiene
alla ricerca, sia per quello che riguarda la realtà imprenditoriale - può gia’ vantare punte di
eccellenza di livello mondiale. Anche qui nel corso del 2008 sono stati firmati accordi
industriali e commerciali di grande interesse.
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Da segnalare il settore dell’industrial design. La piu' autorevole conferma della volonta' del
governo cinese di promuovere questo comparto si e' avuta il 5 marzo 2010, quando il Premier
Wen Jiabao, nel discorso di apertura della Sessione annuale dell'Assemblea Nazionale del
Popolo ha menzionato - per la prima volta in tale consesso - il design industriale tra i settori che
saranno "vigorosamente sviluppati". E' utile sottolineare che nel 2006 e' stato introdotto a
Pechino il Red Star Award, premio nazionale che ha l'obiettivo di "aiutare il Made in Cina a
divenire Design in Cina".
In questo momento vi e' molto fervore nelle relazioni bilaterali. Durante la visita del Premier
Wen Jiabao a Roma del 6 e 7 ottobre 2010 il Ministro dell’Innovazione italiano e della Scienza
e Tecnologia cinese hanno firmato un Protocollo d’intesa per promuovere la cooperazione nel
settore del design. Anche nel 2010 – grazie soprattutto alla Rivista Abitare China della Rizzoli –
e’ prevista la presenza di circa 30 giovani designer e studi di design cinesi a “Zona Tortona” –
uno dei maggiori eventi mondiali nel settore del design - che si svolge a Milano in
concomitanza con il Salone internazionale del mobile. Particolarmente attivo in Cina e' il
Politecnico di Milano, cha ha avviato collaborazioni a Pechino e Shanghai.
Numerose imprese cinesi di moda e manifatturiere si affidano a studi italiani per l'impostazione
delle collezioni e dei cataloghi. Mentre nel passato le aziende italiane si limitavano alle attivita'
di produzione, ora vi e' maggiore attenzione per la penetrazione del mercato locale, in
particolare con l’apertura di punti vendita monomarca. Al tempo stesso inizia ad affacciarsi un
interesse delle imprese italiane per i designer cinesi. In Cina sta emergendo in modo impetuoso
il tema della tutela ambientale, dei nuovi insediamenti urbani e quindi della costruzione di
nuove eco-cities.
A questo proposito e’ utile osservare che la diffusa percezione dei miglioramenti ambientali
avvenuti nella citta’ di Pechino durante il periodo olimpico (dovuti in gran parte a
provvedimenti straordinari come la chiusura di numerose fabbriche, i provvedimenti sulla targhe
alternate, ma anche la chiusura e il decentramento di impianti industriali come l’acciaieria)
hanno spinto le autorita’ alla ricerca di soluzioni stabili in favore della qualita’ dell’aria.
Si segnala che il 13 novembre 2009 si e’ svolto a Canton il Forum Italo Cinese sull’Ambiente,
organizzato dall’Ambasciata d’Italia – Ufficio Scientifico e Tecnologico -, dal Consolato
Generale di Canton e dalla Associazione per la Protezione Ambientale di Guangzhou, in
collaborazione con l’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) e la Camera di
Commercio Italiana in Cina. Il Forum ha rafforzato le relazioni bilaterali con la Provincia del
Guangdong e ha confermato le potenzialita' del mercato cinese nel settore ambientale ed
energetico.
Sono state invitate alcune tra le maggiori aziende italiane che si distinguono per le produzioni e i
servizi all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente. Il Consolato di Canton ha successivamente
proseguito i colloqui con le autorita’ locali e grazie a questa attivita’ si stanno aprendo
interessanti prospettive per il settore industriale italiano. Il Forum ha evidenziato che mentre
numerose aziende nazionali hanno capito il mercato locale, altre invece dimostrano di non aver
ancora percepito appieno le potenzialita' di questo Paese.
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Una ultima considerazione riguarda i rapporti bilaterali in R&S. Il 23 novembre 2009 il
Ministero degli Affari Esteri e il Ministero della Scienza e Tecnologia cinese hanno firmato a
Roma il XIII Programma Esecutivo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica, in cui sono stati
confermati sei settori prioritari della cooperazione bilaterale. Essi sono: Ambiente ed Energia;
Agricoltura e Sicurezza Alimentare; Prevenzione e Monitoraggio dei Rischi Naturali; Beni
Culturali; Attivita’ aerospaziali e Fisica; Medicina e Medicina Tradizionale Cinese.
Infine si segnala che l’Ambasciata d’Italia – Ufficio Scientifico e Tecnologico - ha promosso la
creazione del sito Internet www.italychinasciencetechnology.com, con l’obiettivo di fornire uno
strumento di conoscenza ed informazione sullo sviluppo della S&T in Cina. Il sito funge sia da
portale per le relazioni bilaterali in campo scientifico e tecnologico, incluse anche le scienze
umane, che come blog a disposizione di ogni ricercatore, esperto e docente italiano che opera in
Cina. Nelle intenzioni il sito vuole diventare uno strumento per la promozione della
comprensione reciproca tra Europa e Cina, in grado di contribuire a stimolare l’interesse dei
ricercatori – ma piu’ in generale di tutti i cittadini e le organizzazioni private e pubbliche - nei
confronti del mondo scientifico, tecnologico, industriale e culturale cinese. Il sito si compone di
tre sezioni principali: “People” contiene informazioni personali riguardanti i ricercatori, i
docenti e gli esperti italiani e l’elenco dei loro articoli pubblicati all’interno del sito; “Science
and Technology” contiene articoli scritti da ricercatori, docenti ed esperti italiani; “Activities”
contiene notizie aggiornate riguardanti eventi, convegni, bandi, cooperazioni, pubblicazioni
legate allo sviluppo scientifico e tecnologico in Cina.
d) Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario e assicurativo
pubblico per SACE e SIMEST
Le partecipazioni annunciate della SIMEST 2 in Cina riguardano almeno 8 progetti. Essi
comprendono sia partecipazioni dirette da parte dell’Agenzia che interventi del Fondo di
Venture Capital.
Nel complesso, in relazione agli interventi agevolati (sostegno di crediti all’esportazione,
finanziamenti a programmi di penetrazione commerciale, studi di fattibilità e assistenza
tecnica)l’ultimo dato disponibile è di almeno 55 imprese italiane beneficiarie per un totale di 75
progetti accolti.
SIMEST e’ inoltre presente in Cina con la SIBAC, società di consulenza in partnership con
Intesa-Sanpaolo e Bank of China. Si attendono ancora ulteriori sviluppi dall’implementazione
dell’intesa conclusa con la China Development Bank (CDB, importante istituzione finanziaria
pubblica) e prevalentemente incentrata su un programma di co-investimento: in pratica, le
imprese che ricevono contributi in conto capitale da parte di SIMEST per lo stabilimento di
attività produttive in Cina, dovrebbero idealmente poter accedere in via agevolata a strumenti di
finanziamento offerti in loco da CDB. Auspicabilmente, il prossimo stadio dell’attività di
SIMEST in Cina dovrebbe poter essere l’accompagnamento di iniziative consortili o di distretto,
come accaduto in altri mercati: si tratterà cioè di selezionare progetti di gruppi organizzati di
2 La SIMEST e’ la finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero, istituita come
S.p.A. nel 1990 (Legge n. 100 del 24.04.1990). Essa promuove e sostiene le attività all’estero di tutte le
aziende italiane, in particolare le piccole e medie, comprese quelle commerciali, artigiane e turistiche,
nonché cooperative, consorzi ed altri organismi economici
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imprese attive in un medesimo settore e sostenerne la realizzazione sul territorio cinese, dove
essi possano assumere una maggiore massa critica e visibilità.
Buoni margini di sviluppo sembrano sussistere anche per SACE 3 . Più che la tradizionale attività
di assicurazione di crediti legati alle esportazioni – normalmente limitata in quanto non
particolarmente richiesta dai nostri esportatori – le prospettive sembrano estremamente
interessanti per una nuova forma di assistenza, la garanzia a fronte di investimenti diretti di
imprese italiane e collegate estere (joint venture, fusioni e acquisizioni, aumenti di capitale in
società estere, insediamenti produttivi).
Si tratta, nella sostanza, di un’operazione di credit enhancement: la banca che eroga i
finanziamenti necessari ad effettuare l’investimento stesso può applicare condizioni più
favorevoli all’impresa in quanto beneficia della copertura assicurativa fornita da SACE.
Al 31/06/2010, l’esposizione di SACE per operazioni verso la Cina è di euro 104,7 mln.
3
Condizioni di assicurabilità SACE:
Categoria OCSE: 2/7
Rating:
Rischio sovrano: apertura Standard and Poor’s: A+
Rischio bancario: apertura Moody’s: A1
Rischio privato: apertura Fitch: A+
Rischio politico: medio - Outlook: stabile
Rischio economico: basso - Outlook: positivo
Rischio finanziario: medio - Outlook: negativo
Rischio operativo: medio - Outlook: stabile
Per ulteriori informazioni SACE si invita a consultare l’apposita scheda CINA sul seguente sito web:
http://www.sace.it/CountryRiskFlash/jsp/showPdf.pdf?mapId=101
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3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO
a) Barriere tariffarie
In conformità con gli adempimenti assunti nel protocollo di adesione all’OMC, la Cina sta
procedendo alle riduzioni previste dei dazi specifici di ciascuna posizione tariffaria, che al
momento dell’adesione superava il 35% ad valorem. Dalla sua accessione la Cina ha ridotto,
con un lieve rallentamento nel corso del 2009 la tariffa media dal 15,6% al 9,8% (ancora nel
2008 si registra un 15,3% di media sui prodotti agricoli e 8,8% su quelli industriali).
La Cina ha, altresì, adottato una politica di esenzione daziaria su alcune apparecchiature e su
alcuni tipi di macchinari, al fine di favorire la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnico, nonché
gli investimenti industriali nei settori chiave dell’alta tecnologia.
L’Amministrazione Generale delle Dogane (GACC) applica dazi d’importazione ad interim,
consistenti nella temporanea ed unilaterale riduzione della cd. “clausola della nazione più
favorita” applicata a tutti i membri dell’OMC, su circa 320 prodotti (dal II° semestre 2008).
Tale riduzione, spesso anche molto consistente, può, tuttavia, essere soggetta ad improvvise
revisioni nel corso dell’anno.
Parimenti soggetti a ripetute revisioni nel corso dell’anno sono anche i dazi d’esportazione ad
interim,che, colpendo materie prime e semilavorati sensibili per ’economia nazionale cinese
quali acciaio, cemento, magnesio e metalli di base, risultano particolarmente gravosi per alcuni
acquisti operati da imprenditori/importatori comunitari.
Dal 1° luglio 2007 la GACC ha operato una completa revisione delle restituzioni IVA su molti
prodotti, la cui esportazione vuole essere limitata o drasticamente “sconsigliata” (a decorrere dal
1° gennaio 2010 esse sono oltre 7500 diverse linee tariffarie, circa il 58% dell’intera edizione
2010 della tariffa).
Va, tuttavia, evidenziato che tale ultimo processo “disincentivante” ha subito una drastica
inversione di rotta nel corso dell’ultimo trimestre del 2008 a causa della crisi produttiva
registrata a livello globale. Sono così state eliminate ben 1730 linee tariffarie dalla lista delle
merci sottoponibili a lavorazione per ri-esportazione definitiva solo su espressa autorizzazione
(TPA-Traffico di perfezionamento attivo cd. Inward processing) e 27 linee tariffarie da quelle la
cui lavorazione è proibita, portando così il totale rispettivamente a 500 voci tariffarie per la
categoria delle “restricted” e quasi 1800 per quella delle “prohibited”.
b) Barriere non tariffarie
Tra il 2002 ed il 2006 il Governo cinese ha realizzato una vasta opera di differenziazione delle
competenze di importazione secondo le regole di accesso all’OMC:
1- alla GACC (General Administration of China Customs) sono rimaste le competenze più
propriamente tariffarie e doganali (componente ex GATT);
2- all’AQSIQ (Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine) sono stati
devoluti i controlli sanitari, fitosanitari ed i controlli generali di conformità tecnica dei prodotti
industriali (componenti SPS e TBT).
3- al SIPO (State Intellectual Property Office) sono stati affidati i controlli sugli eventuali
“trade related aspects” della proprietà intellettuale (componente TRIPS).
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Le autorità cinesi dividono, inoltre, le importazioni in tre grandi categorie:
A. merce di contrabbando, la cui importazione è proibita (vi rientrano le armi, i veleni, i prodotti
chimici tossici e, solo dal 2007, anche i prodotti contraffatti);
B. merce di limitata importazione, che richiede licenze o quote di contingenti;
C. merce di libera importazione, sotto la cui categoria rientra la maggior parte delle merci.
Il governo cinese pubblica “avvisi di pubblica informazione” (Public information notices) sui
cambiamenti di politica di importazione dei prodotti. Molti di questi avvisi sono in cinese e non
vengono tradotti in inglese. Alcune limitate informazioni sono ricavabili dal sito del MofCom
(english.mofcom.gov.cn). Il locale Ministero del Commercio amministra, infatti, un sistema di
licenze sull’importazione di alcune merci di cui alla sopraindicata categoria B, al fine di
monitorare strettamente il contenuto ed il volume di dette importazioni. Il 1° aprile 2007 il
Governo cinese ha emanato l’obbligo della licenza d’importazione su 338 categorie di prodotti,
richiedendo agli importatori cinesi di produrre apposita istanza di “licenza d’importazione
automatica”. Le merci incluse in questa lista di “importazione automatica” finiscono così per
non essere ormai soggette a veri e propri limiti d’importazione, ma rimangono comunque
soggette a “registrazione” ad opera del Ministero del Commercio cinese (MofCom).
Tra le premesse generali va anche ricordato che, poiché la Cina, similmente alla UE, applica un
sistema di contingentamento di molti prodotti su due livelli (commerciale per l’accesso al
mercato su base più ampia e, per i prodotti eccedenti quest’ultimo, su base tariffaria), sotto
alcuni aspetti tale sistema, soprattutto per alcuni prodotti agricoli “sensibili” (zucchero, grano,
cotone, riso, urea ed altri fertilizzanti naturali) finisce per creare delle vere e proprie barriere
non tariffarie.
A quasi otto anni dall’accessione della Cina al WTO, nonostante i significativi progressi
compiuti, sussistono nel mercato cinese barriere non tariffarie al commercio riconducibili,
per un verso, a normative precedenti l’ingresso nell’OMC e, per altro verso, a nuove
regolamentazioni verosimilmente non in linea con gli impegni assunti a Ginevra. Si possono
evidenziare le seguenti forme di barriere non tariffarie:
1. Permane il bando cinese ai prodotti cosmetici di origine animale della UE, a seguito del
quale é stato introdotto dalle autorità locali un complesso sistema di doppia certificazione per
consentire le importazioni di detti prodotti dai Paesi UE in Cina. L’auspicio é che progressi
possano essere compiuti nel breve periodo, sulla base dell’operato di un Gruppo di lavoro UE-
Cina costituito ad hoc.
2. Il sistema di certificazione obbligatoria cinese (China Compulsory Certification System),
entrato in vigore nell’agosto del 2003 e riguardante 132 categorie di prodotti (dai prodotti
elettronici, a quelli audio e video, agli apparecchi per le tele comunicazioni, all’automotive),
non appare del tutto conforme con i principi di trattamento nazionale, proporzionalitá e
trasparenza posti dal WTO Technical Barriers to Trade Agreement. Il sistema di certificazione
pone ostacoli, tra gli altri, al settore auto, causando costi addizionali di omologazione per
superare i quali la UE ha chiesto il riconoscimento dei certificati UN/ECE, basati su standards
internazionali.
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3. La regolamentazione cinese in materia di etichettatura (General Standard of Labelling) per i
prodotti alimentari preconfezionati, emessa nel 2003, pone restrizioni che appaiono eccessive
rispetto ai legittimi obiettivi perseguiti e, conseguentemente, risultano non in linea con i principi
del WTO Technical Barriers to Trade Agreement.
4. Anche nei settori agricolo e farmaceutico vi sono diverse barriere non tariffarie riguardanti
per lo piu’ difficolta’ di protezione intellettuale e divieti di importazione. Sussistono inoltre
restrizioni non conformi al Protocollo di Accessione al WTO che limitano il campo di azione
delle società straniere in alcuni settori.
5. Servizi finanziari: nonostante i progressi compiuti nel 2003, rimangono eccessivamente alti i
requisiti di capitalizzazione per la registrazione di banche e società di assicurazione. Nel 2002 le
Autorità cinesi hanno inoltre emanato un progetto di regolamento, che limita il finanziamento
interbancario al 40% dei depositi (liabilities) in valuta locale di una banca.
Con un ritardo di due anni rispetto agli impegni WTO, la Cina ha infine introdotto nel 2003 una
regolamentazione che apre il mercato ad istituzioni finanziarie non bancarie per il finanziamento
degli acquisti di autovetture (Car financing). Tale regolamentazione pone tuttavia requisiti di
capitalizzazione estremamente elevati e condizioni non in linea con il sistema WTO,
ostacolando lo sviluppo dell’operatività di aziende europee nel settore.
6. Telecomunicazioni: per la costituzione di Joint Venture nel settore telecomunicazioni, la
normativa cinese prevede che la parte cinese rispetti particolari requisiti di pregressa esperienza
ed alte qualifiche, sostanzialmente limitando la scelta dell’investitore straniero
nell’individuazione del partner a compagnie cinesi già esistenti, in contrasto quindi col principio
di libera concorrenza.
7. Costruzioni: i progetti di decreto n. 113 e 114 del 2002, con cui la Cina ha anticipato il
rispetto degli impegni assunti in ambito WTO, consentendo la costituzione di società di
costruzione straniere in Cina sotto forma di Joint Venture maggioritarie e di Wholly Foreign
Owned Enterprises (WFOE), rischiano in realtà di limitarne l’operatività introducendo
condizioni gravose che renderebbero difficile ed oneroso l’accesso al mercato (capitale minimo,
turnover annuale minimo, lavori eseguiti localmente e numero di addetti). Dopo la proroga del
regime transitorio, ottenuta ad ottobre 2003, l’obiettivo dei Paesi UE é il mantenimento dello
status di “Foreign Construction Contractors” assieme alla facoltà di stabilire una WFOE.
8.Per quanto concerne gli appalti pubblici, nonostante un chiaro quadro giuridico di
riferimento, si segnala una perdurante mancanza di trasparenza nel rispetto dei criteri di
aggiudicazione. Sul tema il MOFCOM ritiene di avere ancora bisogno di assistenza tecnica. La
mancata adesione della Cina al Protocollo sul Public Procurement in ambito WTO rappresenta
inoltre una facile via per favorire le imprese nazionali a scapito di quelle straniere.
9. Il regolamento di AQSIQ in materia di responsabilità sui lavori di riparazione, sostituzione
e restituzione di componenti destinati al settore automobilistico locale e’ stato giudicato
barriera tecnica al commercio. L’attenzione dell’UE si e’ appuntata soprattutto sugli standard
CCC, simili ma non uguali a quelli UN-ECE e sull’uso della JV nel marketing esterno. La
nuova legge sui prodotti chimici tossici del 28 dicembre 2005 e’ giudicata negativamente dalla
UE, perché pone una serie di problemi sulla mancanza di informazioni e sul costo della
registrazione.
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Tuttavia, anche nel settore dei beni di largo consumo la Cina frappone alcuni ostacoli alla piena
attuazione dell’Accordo OMC, sviluppando sempre più di frequente propri standard industriali,
sanitari e fitosanitari invece di adottare quelli internazionali. Specialmente in alcuni settori,
quali agricolo, farmaceutico, cosmetici (legge sull’etichettatura), i requisiti richiesti alle aziende
straniere sono più alti che per le aziende cinesi. Ne e’ inficiato anche il principio di parità di
trattamento che dovrebbe costituire uno dei cardini della partecipazione all’OMC.
Queste forme di protezionismo dei mercati costituiscono un grave problema ed anche l’Italia ne
e’ colpita sia nei settori industriali (parti per auto, apparecchiature domestiche di cottura a gas)
che nel comparto agroindustriale, ove dopo l’entrata nell’OMC la Cina ha concluso ancora
pochi accordi e - anche in presenza di tali accordi - impone una serie di misure sanitarie che
spesso sono sproporzionate rispetto all’obiettivo che si propongono. Anche se si osserva
qualche moderata evoluzione positiva al riguardo, permangono tuttora ostacoli tecnici che di
fatto rallentano l’apertura del segmento agroalimentare (ispezioni continue, non-adesione agli
standard internazionali quali il Codex Alimentarius, richieste di modifiche degli stabilimenti
produttori, ritardi nelle risposte alle richieste di autorizzazione).
c) Violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale
Nonostante lo sforzo costante della Cina, soprattutto dopo l’ingresso nell’OMC, al fine di
modernizzare la propria legislazione a tutela dei diritti di proprietà intellettuale, il problema
dell’esecuzione delle sentenze rimane un punto dolente per via dei gravosi adempimenti
burocratici che vengono richiesti a coloro i quali presentino istanza di esecuzione.
Si ricordano sia i passi avanti compiuti con la normativa per la Protezione Doganale dei Diritti
di Proprietà Intellettuale, approvata dal Consiglio di Stato il 26 novembre 2003 (in vigore dal 1
marzo 2004), sia l’emendamento alla “Foreign Trade Law” approvato dall’Assemblea
Nazionale del Popolo nell’aprile 2004 e che introduce un capitolo sulla protezione dei diritti
immateriali. Inoltre, già dal 2004 il Consiglio di Stato ha avviato una nuova campagna per
sradicare il fenomeno della contraffazione concentrandosi soprattutto sulle Province di
Guangdong, Fujian e Jiangsu. Allo stesso tempo è stata formalmente proibita la vendita di
prodotti contraffatti di marchi celebri nei mercati di Shanghai e Pechino.
Nel mese di aprile 2007, il Consiglio di Stato divulgò un specifico Piano di Azione che
enfatizzava i vigenti regolamenti in materia e prevedeva il dispiegarsi di forze che permettano
di combattere la contraffazione non solo a livello di produzione ma a anche a livello di
rivendita in negozi e magazzini. I quattro punti chiave del Piano di Azione erano: marchi,
diritti di autore, brevetti e import/export dei prodotti contraffatti. In linea con quanto
previsto dal Piano la Cina ha lavorato sulla formulazione di nuovi testi di legge, regolamenti e
misure relative per il rafforzamento della tutela di marchi, diritti di autore, brevetti e protezione
doganale provvedendo anche alla revisione della loro interpretazione giuridica. Sono state
condotte specifiche campagne di azione atte a colpire sia i produttori che i venditori di prodotti
contraffatti; la Corte Suprema di Giustizia (SPC) ha istituito specifici Tribunali IPR in tutto il
Paese, centri di monitoraggio nelle 50 principali città cinesi, campagne di promozione per
l’uso di programmi originali da parte di società ed aziende; campagne per l’eliminazione delle
linee di produzione di supporti audiovisivi pirata.
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Il piano d’azione per il 2008, sul piano legislativo, ha previsto l’aggiornamento di 24 leggi e
circolari amministrative e, su quello dell’enforcement, lo svolgimento di 27 campagne
pubblicitarie per accrescere la coscienza sull’importanza del tema.
Il Piano di Azione 2009, ha riguardato un totale di 170 provvedimenti suddivisi in 9 aree
principali tra cui la revisione e formulazione di 23 leggi, regolamenti e misure amministrative
relative a marchi, diritti d`autore, brevetti e protezione doganale. Da ultimo, si segnalano la
terza revisione della Legge sui Brevetti, in vigore dall`1 ottobre 2009 e la nuova Legge sul
Diritto d`Autore, che dopo circa 20 anni di gestazione è entrata in vigore il 1 aprile 2010.
A seguito del Piano di Azione Doganale euro-cinese in materia di diritti di proprietà
intellettuale, firmato a Bruxelles il 30 gennaio 2009 dal Commissario per l'unione doganale
László Kovács, si è svolta a Pechino la 2° riunione del Gruppo di Esperti nei giorni 17-18 marzo
2010. Pur lasciando irrisolti i due diversi approcci al progetto sperimentale di attuazione della
cooperazione doganale euro-cinese in materia di difesa dei diritti di proprietà intellettuale, la
riunione ha evidenziato, rispetto al primo incontro di Shanghai in novembre, un maggiore
fattivo spirito di cooperazione.
Sul piano dei rapporti bilaterali con l’Italia, si registra la rivitalizzazione del Memorandum di
collaborazione conclusosi a Pechino nel 2004 tra il Ministero delle Attività Produttive e lo State
Intellectual Property Office cinese. Si ricorda la firma del secondo programma di iniziative
congiunte l’Action Plan 2007 con il Ministro Tian Lipu, Presidente del SIPO, che riguardava: la
conoscenza per le PMI, lo sforzo dei rispettivi uffici nazionali nel favorire la diffusione degli
strumenti di PI tra le imprese, ed il rispetto dei diritti di PI che per essere efficace richiede prima
di tutto l’impegno delle istituzioni politiche.
Il tratto distintivo di maggior qualità di questo secondo Action Plan stava nell’aver esteso la
cooperazione anche al settore giudiziario con il coinvolgimento diretto dei giudici cinesi della
Suprema Corte del Popolo nel processo di cooperazione ai fini della tutela effettiva dei diritti di
proprietà industriale. La collaborazione si è estesa al campo giudiziario con due proposte. La
prima è quella di pubblicare le sentenze cinesi in materia di proprietà intellettuale e
concorrenza sleale nella rivista italiana delle sezioni specializzate in proprietà industriale nella
parte dedicate alla giurisprudenza delle più importanti corti straniere. La seconda consiste
nell’organizzare una visita di studio di giudici cinesi in Italia, per uno scambio di esperienze e
di buone prassi in materia di processi di proprietà intellettuale.
Tra gli aspetti che necessitano in futuro di una maggiore vi è la tutela del marchio e del disegno
industriale. In particolare, è stato proposto al SIPO la costituzione di un gruppo di lavoro per
approfondire i sistemi di protezione nei due paesi privilegiando soprattutto la tutela nella
partecipazione ad eventi fieristici ed alle gare per progetti architettonici e di ingegneria.
Sempre in risposta alla necessita` di approfondire gli scambi e la collaborazione tra i due Paesi
nel settore IP, si sono svolte nel 2007, a settembre, la visita in Italia del Vice Ministro SAIC
Signor Liu Yuting e, a dicembre, la visita di una delegazione CTMO/SAIC guidata dal Vice
Direttore dell`Ufficio Marchi Signor Hou Liyue.
Sul problema della contraffazione è stata riconosciuta l’esistenza e la diffusione del problema.
Le autorità cinesi hanno più volte ribadito che esiste un livello basso di percezione
dell’importanza della proprietà intellettuale e del suo rispetto e per questo motivo si è
concordato di elaborare e realizzare un programma formativo sulla PI nelle scuole e campagne
di comunicazione rivolte al consumatore.
Il Governo cinese sta lavorando al suo più alto livello per diffondere in Cina una cultura della
tutela della proprietà intellettuale. E ciò anche per tutelare le stesse aziende cinesi nel loro
percorso di rafforzamento delle proprie creazioni. Problemi, chiaramente, permangono, in
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particolare nel settore dell’esecuzione delle sentenze. Ma l’Italia, sia bilateralmente che nel
contesto dell’UE, ha impegnato Pechino in un costruttivo dialogo tecnico che serve anche da
piattaforma politica per la trattazione dell’argomento a tutela degli interessi italiani.
Si segnala, da ultimo, la firma della Dichiarazione congiunta della attivita` di cooperazione nel
2010 tra il Ministero dello Sviluppo Economico e l`Ufficio Statale per la Proprietà Intellettuale
della RPC, il 3 giugno 2010 nella quale le parti si sono impegnate ad intraprendere tre attività:
promozione della conoscenza della proprietà industriale per PMI attraverso l’organizzazione di
seminari e la pubblicazione di opuscoli, potenziamento dell’applicazione della proprietà
industriale attraverso l’organizzazione di seminari e di una campagna anticontraffazione, scambi
di esperienze nell’attività di esame delle domande di brevetto.
Dal 1985 a luglio 2010, la Cina ha esaminato 6.383.464 richieste di brevetti relativi a
invenzioni, modelli e disegni. Sempre a tale data, l’Ufficio Nazionale per la Proprietà
Intellettuale ha autorizzato 3.560.313 brevetti di cui 3.078.155 nazionali e 482.158 stranieri.
Negli ultimi anni si sono registrati in Cina tassi record di crescita dei depositi, circa 30% annuo,
ben al di sopra dei già eccezionali tassi di crescita del PIL. Per quanto riguarda i soli brevetti,
negli ultimi 7 anni l’incremento medio annuo è stato del 28%. A fronte del crescente numero
di registrazioni di marchi e brevetti da parte di società cinesi, cresce parimenti il numero
dei procedimenti di invalidazione richiesti, non solo di stranieri che lamentano
l’appropriazione abusiva dei propri diritti da parte di locali.
Nel primo semestre 2010, il SIPO ha ricevuto 564.838 domande di brevetto, di cui 195.547 per
brevetti di invenzioni, nel dettaglio, 499.468 domande interne e 65.370 di origine estera. I
brevetti concessi nello stesso periodo sono stati 477.779 di cui 434.303 interni e 43.476
stranieri.
I depositi di brevetti (tra brevetti di invenzione, modelli di utilità e modelli ornamentali) di
origine italiana sono stati 15.367 (dal 1985 a giugno 2010) e di questi 8.203 sono stati concessi.
Prima dell’ingresso della Cina nell’OMC il numero di depositi italiani era di circa 300 l’anno,
sono poi cresciuti progressivamente fino ai 1852 nel 2007 per poi scendere fino ai 1423 nel
2009. Da gennaio a giugno 2010 risultano depositate 790 domande. L’Italia è al decimo posto
tra i paesi di provenienza dei depositi in Cina e le due caratteristiche principali di questi depositi
sono da un lato la titolarità, per lo più PMI, e dall’altro una particolare rilevanza di domande per
disegno industriale che coprono un terzo dei depositi complessivi.
d) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese
La politica di massima apertura agli investimenti esteri – la cd. Open Door policy – ha a lungo
caratterizzato lo scenario economico cinese, ed e’ indubbio che i capitali, le tecnologie ed il
management affluiti in Cina negli ultimi venticinque anni hanno rappresentato il volano dello
sviluppo industriale del paese. Negli ultimi anni sono tuttavia intervenuti alcuni cambiamenti
nella disciplina degli investimenti che, al di la’ del loro impatto immediato, sembrano indicare
un nuovo sentiero di sviluppo per il paese e, quindi, un diverso business climate per gli
operatori internazionali.
Da un lato, il governo cinese mira a ricollocare la produzione industriale verso i segmenti piu’
alti della catena del valore, mirando ad un modello di sviluppo piu’ equilibrato da un punto di
vista sociale ed ambientale e piu’ attento alla qualita’ e ai contenuti tecnologici da un punto di
vista economico. La costruzione di una “societa’ armoniosa”, pertanto, implica un approccio
agli IDE qualitativo piu’ che quantitativo.
Il principio ha trovato una prima declinazione nelle linee guida sui settori in cui l’investimento
straniero e’ – a seconda del tipo - incoraggiato, ristretto, vietato o permesso. Le successive
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modifiche hanno via via spinto gli investimenti verso le alte e nuove tecnologie, scoraggiando le
produzioni a basso valore aggiunto ed elevato impatto ambientale destinate alle esportazione.
L’altro cambiamento riguarda il regime fiscale vigente in Cina, che ha riassorbito i vantaggi
fiscali assicurati agli investitori stranieri, equiparati ora agli operatori nazionali. Le misure in
discorso hanno intaccato solo parzialmente i vantaggi competitivi offerti dalla Cina, dapprima
come base produttiva e oggi sempre piu’ come mercato di sbocco. Ma, al di la’ dei loro effetti
immediati, tali provvedimenti sono stati interpretati come un primo sintomo del cambiamento in
atto nei rapporti tra invesitori esteri e industrie nazionali: in particolare, della volonta’ cinese di
costruire campioni nazionali – ritenendo esaurita la fase di acquisizione “all’ingrosso” di
capitali, tecnologie e management stranieri – e, per il futuro, di proteggerne la crescita anche
attraverso incentivi alla sostituzione di prodotti e tecnologie straniere con la produzione
domestica.
La politica di sostituzione delle importazioni, per altro verso, e’ un potente moltiplicatore degli
investimenti stranieri, atteso che le societa’ di diritto cinese a capitale straniero hanno finora
consentito di sottrarsi all’applicazione del principio del local content (quota di valore prodotto
in Cina sul valore finale del bene), seppure non siano mancati casi in cui la committenza
pubblica cinese (o le aziende di Stato) ha escluso le Wholly Foreign-Owned Enterprises dalle
procedure di acquisto. Laddove i riferiti rigurgiti protezionistici dovessero confermarsi, ne
potrebbe scaturire un tendenziale ritorno alla joint venture come forma preferita per
l’investimento straniero, perche’ la presenza – purche’ non solo formale – di un partner cinese
potrebbe consentire l’acquisizione di uno status “domestico” a tutti gli effetti. Occorre tuttavia
rilevare come la joint venture spesso mal si adatta agli investimenti delle aziende italiane, i cui
limiti dimensionali e organizzativi, oltre all’inevitabile relations and information gap, ne
indeboliscono la posizione nei confronti del partner cinese
A modificare il business climate contribuiscono inoltre fattori puramente economici: di gran
lunga il piu’ importante e’ la crescita della domanda interna. Lo spostamento degli equilibri
sottostanti l’economia cinese verso lo sfruttamento dei consumi domestici (processo accelerato
dall’attuale contrazione dell’export, ma le cui premesse logiche erano state gia’ poste
dall’establishment di Pechino sin dal 2007), e’ testimoniato dal fatto che essi, ormai da un
biennio, hanno superato gli investimenti come catalizzatore della crescita. Ne deriva
l’opportunita’ di adottare una strategia sinocentrica di investimento e di approccio al mercato,
tarata, appunto, sul consumatore domestico piu’ che sull’esportazione.
Sul fronte dei costi, tre sono i principali fattori di cui l’investitore dovra’ tenere conto. Il primo
e’ rapresentato dall’aumento dei costi delle risorse umane generiche e, soprattutto, qualificate.
La manodopera generica restera’, almeno per un certo numero di anni, abbondante e a basso
costo. Tuttavia, pur in un contesto di notevole vantaggio competitivo, il livello delle retribuzioni
fa registrare consistenti tassi di incremento, anche in virtu’ degli effetti della nuova disciplina
dei rapporti di lavoro entrata in vigore nel 2008. La crescita degli stipendi e’ maggiore tra i
quadri ed i manager – dove l’eccesso di domanda spiega appieno i suoi effetti, determinando
scarsita’ di risorse umane qualificate e, quindi, elevati tassi di turn-over - ma il fenomeno
investe tutte figure professionali ad elevata specializzazione (tecnica, linguistica, manageriale).
La seconda variabile e’ rappresentata dai costi di localizzazione: in applicazione degli enunciati
dei vertici politici, i governi locali hanno mutato la propria politica in tema di assegnazione di
aree di sviluppo industriale. Ne deriva non solo un aumento dei prezzi, ma anche che, spesso,
parchi industriali e amministrazioni locali: 1) richiedono soglie minime di investimento e
fatturato per mq piuttosto elevate; 2) valutano attentamente la natura dell’investimento (impatto
ambientale, alta tecnologia, riflessi occupazionali). Le PMI, in particolare, possono non potersi
permettere l’accesso ai parchi industriali piu’ ambiti.
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Seppure, quindi, la fascia costiera orientale rappresenti tuttora il cuore industriale e commerciale
della Cina, potra’ talvolta essere piu’ vantaggioso insediarsi nelle aree centrali ed occidentali, le
quali spesso offrono non solo bassi prezzi degli immobili e della manodopera, ma anche una
buona logistica, un tessuto industriale sviluppato, collegamenti con universita’ e centri di
ricerca, una pubblica amministrazione benevola.
Un terzo, importante fattore di costo e’ quello legato all’impatto ambientale dell’investimento.
Come detto, lo Scientific outlook on development pone un particolare accento sui costi
ambientali dello sviluppo, prescrivendo anche una maggiore discriminazione in materia di
investimenti sia domestici che esteri.
Seppure in molte aree della Cina le manifatture operano tuttora in totale spregio delle normative
ambientali e di tutela dei lavoratori, il controllo pubblico sull’investimento straniero e’
certamente piu’ stringente. Le scelte di localizzazione, pertanto, dovranno tenere conto
dell’impatto ambientale della propria produzione ed orientarsi verso quei parchi industriali che
offrono aree attrezzate per lo smaltimento dei rifiuti a prezzi concorrenziali.
Da ultimo una constatazione quasi ovvia, ma non per questo meno importante: il mercato locale
- specie in alcuni settori, quali il tessile, l’automotive, l’agroalimentare - e’ gia’ assai
competitivo. Le aziende cinesi, in questi anni, hanno acquisito esperienza e capacita’
manageriali, a cui assommano la migliore conoscenza del mercato, elevata flessibilita’, buone
disponibilita’ finanziarie e, non ultime, crescente fiducia nei propri mezzi e protezione da parte
del legislatore.
Per quanto la sfida concorrenziale continui a giocarsi sul terreno della qualita’, il fattore costo
sta progressivamente assumendo un peso sempre maggiore. L’azienda straniera localizzata in
Cina dovra’ manovrare entrambe le leve: continuare ad offrire una qualita’ superiore; agire
proattivamente per la riduzione dei costi. Fondamentale sara‘, in particolare, l’attivita’ di
sourcing - magari utilizzando il concorrente cinese piu’ qualificato come proprio fornitore.
Seppure la coesistenza con le imprese locali comportera’ per l’investitore straniero rischi di
erosione dei profitti sperati a causa della forte concorrenza, ne scaturiranno anche opportunita’
di sinergia: fornitori piu’ affidabili, catene di distribuzione consolidate, complementarieta’
produttiva e commerciale.
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4. POLITICA PROMOZIONALE E PROPOSTE OPERATIVE DI INTERVENTO
CONGIUNTO
a) Mappatura delle iniziative di sostegno all’internazionalizzazione del sistema produttivo
che la rappresentanza diplomatico-consolare e l’ICE intendono realizzare nel corso del
secondo semestre del 2010
Luglio
Seminari e incontri b2b per le aziende venete settore ambiente - Pechino, Shanghai, Canton
Missione operatori e giornalisti a Pitti Filati - Firenze
Mostra autonoma Shoes from Italy – Pechino - Hong Kong
Agosto
Partecipazione collettiva alla Beijing Book Fair – Pechino
Settembre
Partecipazione collettiva alla Hong Kong Jewellery & Gem Fair 2010 – Hong Kong
Seminari tecnologici e b2b macchine e prodotti per la conceria - Jinjiang
Seminario su biohabitat e turismo – Shanghai Expo
Desk informativo Progetto Meccanica a Composite Expo - Pechino
Desk informativo Progetto Meccanica a Tyre Expo - Shanghai
Padiglione Italia alla CIFIT – Xiamen
Seminario su cucina biologica – Shanghai Expo
Missione operatori e giornalisti a Milano Unica - Milano
Idea Cina master in IPR management – Shanghai, Pechino
Missione operatori e giornalisti a Micam – Milano
Missione operatori e giornalisti a Mipel – Milano
Seminari tecnologici e b2b macchine calzature - Chengdu
Missione operatori ad Abitare il Tempo – Milano
Mostra sull'arredamento italiano Timeless time - Shanghai
Missione operatori a Valenza Gioielli – Valenza
Seminario sui Distretti italiani - Shanghai
Forum sul turismo – Shanghai
Missione operatori a Sana – Bologna
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Conferenza universitaria su architettura e design italiani – Shanghai Expo
Seminario Citta', arredo e design - Shanghai
Seminario Citta' e architettura - Shanghai
Seminario Architettura e materiali eco-sostenibili - Shanghai
Missione operatori a Pret a Porter – Milano
Missione operatori a The Business Street/Mercato Int.le del Film – Roma
Partecipazione collettiva a Wire China – Shanghai
Missione operatori a Tecnoargilla - Rimini
Ottobre
Missione operatori e giornalisti a BIMU - Milano
Partecipazione collettiva a Music China – Shanghai
Missione operatori a SIMAC Tanning Tech - Bologna
Partecipazione collettiva a Intertextile – Shanghai
Missione operatori e giornalisti al Salone Nautico – Genova
Incontri b2b aziende romane – Pechino, Shanghai
Partecipazione collettiva a CINTE Textil – Shanghai
Sistema Italia alla Transport and Logistics Fair - Shenzen
Missione operatori e giornalisti a EIMA – Bologna
Missione Opinion Leaders cinesi settore automotive - Italia
Partecipazione collettiva a PTC Asia – Shanghai
Missione operatori a Cibustec – Parma
Seminario su arredo verde biologico – Shanghai Expo
Seminario sui porti italiani - Shanghai
Missione operatori a Incontri d’autunno – Arezzo
Novembre
Sistema Italia alla China Overseas Investment Fair – Pechino
Missione operatori e giornalisti a EICMA – Milano
Printing & Converting Technology Awards Study Tour – Italia
Partecipazione collettiva alla Food & Hospitality China -Shanghai
Promozione agro-alimentare italiano - Pechino
Partecipazione collettiva alla BAUMA – Shanghai
Missione automotive in Cina – Shanghai, Canton
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) Individuazione di eventi congiunti da svolgere con il concorso degli Ufficio Economicocommerciali,
degli uffici ICE, degli Addetti Scientifici, degli Istituti di Cultura e delle
Camere di Commercio italiane all’estero.
Camera di Commercio Italiana in Cina:
Sviluppo di un progetto formativo sul tema “architettura e design” con il coinvolgimento
dell’Istituto Italiano di Cultura e e varie universita’ cinesi.
Evento congiunto con IIC Pechino, seminario dal titolo “When a Billion Chinese Jump”: il
seminario sara’ tenuto da Jon Watts, inviato del The Guardian in Cina, sul tema “ambiente e
sviluppo sostenibile in Cina”.
Evento congiunto di gala in collaborazione con CG/ICE/Commissariato Expo e la rivista Hurun
Report. Titolo dell’ evento: The Best of Italian Luxury at Expo. L’evento include una press
conference dove CICC, Commissariato, ICE e CG porteranno la testimonianza di cosa e’ il
Made in Italy e da quali marche e’ rappresentato in Cina.
A Shanghai collaborazione con Il Padiglione Venezia e con il Commissariato ed Enit per la
realizzazione del Forum sul Turismo.
c) Progetti delle Rappresentanze diplomatico-consolari e degli Uffici ICE per iniziative
promozionali nel corso del 2011
Partecipazione collettiva a CIMT (macchine utensili, robotica, automazione, Pechino)
Partecipazione collettiva a Intertextile (tessili. Pechino)
Partecipazione collettiva a CHIC (abbigliamento, Pechino)
Partecipazione collettiva a Ceramics China (macchine e prodotti ceramica, Guangzhou)
Partecipazione collettiva a Shanghai Boat Show (nautica, Shanghai)
Partecipazione collettiva a Hong Kong International Jewellery Show (gioielleria, Hong Kong).
d) Iniziative e Progetti delle Regioni
Con riferimento alle iniziative degli Enti Territoriali Italiani in Cina, si sta registrando una
particolare vivacità delle stesse grazie anche alle occasioni offerte dall’EXPO universale 2010
di Shanghai e dell’anno della Cultura Cinese in Italia: 12 sono le Regioni che in totale
partecipano al programma di eventi presso il Padiglione Italiano all’EXPO di Shanghai e piu’ di
100 sono le iniziative che si svolgeranno in Italia a partire da ottobre 2010 fino a ottobre 2011,
per la promozione della cultura cinese sul territorio italiano.
A tale proposito si segnala il Programma MAE-Regioni-Cina un nuovo strumento di
assistenza tecnica e di risorse umane dedicate per realizzare accordi di partenariato con Province
cinesi e per favorire iniziative progettuali in Cina, sia nella fase del concepimento, sia in quella
della implementazione. Gli obiettivi specifici del Programma sono:
1) messa a sistema di tutte le iniziative in corso e costruire una metodologia di scambio
reciproco di know how settoriale tra le Regioni italiane;
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2) promozione di legami istituzionali ed economici stabili delle Regioni in Cina e apertura delle
loro economie a nuovi mercati di sbocco.
A tal fine esistono tre linee di azione in grado di tradurre in pratica gli obiettivi descritti:
azioni di sistema a supporto dell’attività di coordinamento in Italia e in Cina
assistenza alle Regioni per la realizzazione di partenariati territoriali con le
Province di maggior interesse (iniziando da Guangdong, Zhejiang e Jiangsu),
cofinanziamento di Progetti specifici promossi dalle Regioni su uno/più settori
o aree geografiche di comune interesse, con particolare attenzione alle ricadute
sul Mezzogiorno. (SEGRETERIA TECNICA - Programma Mae-Regioni-
Cina e-mail: programmaregioni.cina@esteri.it)
Di seguito sono indicate le attività di rilievo internazionale degli enti territoriali per il secondo
semestre 2010:
Luglio 2010
PUGLIA.
-Expo Shanghai: settimane di promozione presso il Padiglione Italiano dal titolo "La Regione -
Puglia e le energie rinnovabili.
Missione istituzionale ed economica della Regione Puglia, progetti con la Provincia del
Guangdong.
TOSCANA
progetti su tre tematiche principali:
-apertura di un volo di linea Pisa-Shanghai,
-iniziativa di divulgazione e collaborazione in ambito tecnico-scientifico connessa alle
celebrazioni dell’anno della cultura cinese in Italia,
-seminario “Sistema sanitario italiano: Il caso della Regione Toscana e la School of Policy”.
SARDEGNA
Missione a Cagliari di una delegazione della Provincia di Hainan, guidata dal Vice Governatore
con delega al Turismo per incontri con il Presidente della Regione Sardegna e con gli Assessori
al Turismo e alla Cultura.
PIEMONTE
Settimane di promozione a Shanghai sui temi della creatività e innovazione dal titolo
“Creatività, scienza e tecnologia per vivere meglio i prossimi 100 anni” .
Agosto 2010
SICILIA
-Settimana di promozione della Sicilia presso il Padiglione Italiano dal titolo “L’evoluzione
storica della qualità della vita urbana dal passato remoto al futuro prossimo” con una mostra
dedicata agli argenti di Morgantina.
-Visita a Pechino di una delegazione della Regione Sicilia guidata dall'Assessore per l'Istruzione
e Formazione professionale.Scopo della visita: presentare alle Autorità cinesi le opportunità
offerte dall'isola nei settori delle infrastrutture, del turismo, della cooperazione culturale, dello
scambio di tecnologie e delle produzioni agroalimentari.
SARDEGNA
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settimana di promozione presso il Padiglione Italiano dell’Expo di Shanghai dal titolo “La
migliore qualità della vita come elisir per la longevità” con iniziative culturali e di divulgazione
tecnico-scientifica sui temi dell’ICT e Biotecnologie.
VENETO
Visita a Venezia del rappresentante speciale per gli affari economici e commerciali di Hong
Kong presso l'Unione Europea, per la sottoscrizione di un protocollo di intesa con la Regione
Veneto
Settembre 2010
EMILIA ROMAGNA
-Missione istituzionale ed economica della Regione Emilia Romagna all'Expo di Shanghai. -
Presentazione dei materiali di costruzione da inserire nel contesto del "Better City, Better Life".
-Delegazione guidata dal Presidente regionale e composta oltre che dai funzionari della Regione
da120 persone tra imprenditori, professori, ricercatori, rappresentanti di fiere, esponenti del
mondo culturale.
LOMBARDIA
-Missione dell'Assessore per la Cultura e le Politiche giovanili della Regione Lombardia.
-Visita a Pechino e Shanghai del Sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, per
avviare le procedure organizzative preliminari alla futura visita istituzionale della Regione
prevista per il prossimo ottobre.
VENETO
-Visita a Shanghai di una delegazione regionale. Organizzazione e partecipazione all’evento del
Programma Mae-Regioni-Cina sul Turismo e Città d’arte ed all’evento da condurre in
collaborazione con il Mise-Dps sulle review dell’Ocse.
ABRUZZO
-settimane di promozione presso il Padiglione Italiano dal titolo “Rete delle città sostenibili”
con una mostra dedicata al tema della ricostruzione post-sisma.
Ottobre 2010
LOMBARDIA
-Missione a Shanghai di una delegazione regionale guidata dall'Assessore alle infrastrutture e
Mobilità, per approfondire la conoscenza dei sistemi di accessibilità e dei progetti innovativi
completati per EXPO Shanghai 2010.
-Settimane di promozione presso il Padiglione Italiano dal titolo “La tutela ambientale in ambito
urbano e perturbano”.
-Missione in Cina di una delegazione regionale, guidata dal Presidente Formigoni, in
concomitanza con il momento che sancirà il passaggio da Expo Shanghai 2010 a Expo Milano
2015.
Novembre 2010
TOSCANA
ANNO CULTURALE DELLA CINA IN ITALIA:
Evento a Firenze “China –Italy regional cooperation forum on technology and innovation”;
forum di cooperazione su tecnologia e innovazione Cina-Italia. Al forum saranno presenti 50 tra
i principali centri di ricerca e imprese cinesi, provenienti dalle province di Zhejiang e Shandong
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e dalle città a statuto speciale di Chongqing e Tianjin, che presenteranno circa 100 progetti
relativi ai settori LifeScience, Nuovi Materiali e Energie Rinnovabili, Meccatronica con
l’intento di dar vita a future partnership con corrispettivi italiani.
CAMPANIA
ANNO CULTURALE DELLA CINA IN ITALIA:
-Evento a Napoli “FREE- futuro remoto exchange event, Città della Scienza-Napoli. L’evento è
dedicato al tema dell’energia e della sostenibilità urbana, l’obiettivo del forum è di creare e
consolidare, in sinergia e a supporto del sistema delle Camere di Commercio, delle associazioni
industriali e imprenditoriali, delle Università e degli Enti di Ricerca, contesti favorevoli per i
processi di internazionalizzazione e di creazione di network delle imprese e della ricerca con la
Cina.
-Visita a Napoli di una delegazione istituzionale della Provincia dello Zhejiang (rappresentanti
del Foreign Affaires Office)
EMILIA-ROMAGNA
Visita a Bologna di una delegazione istituzionale della Provincia dello Zhejiang (rappresentanti
del Foreign Affaires Office)
PUGLIA
Missione economico-istituzionale in Puglia dalla Provincia del Guangdong per proseguire la
finalizzazione di un accordo di partenariato nel settore ambiente che fa seguito alla lettera
d’intenti siglata il 30 giugno a Canton.
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