Aiutare i poveri delle aree rurali - IFAD
Quadro
Strategico
dell’IFAD
2002-2006
Aiutare i poveri
delle aree rurali
a sconfiggere la povertà
Il Quadro Strategico dell’IFAD
per il 2002-2006 viene allegato
per informazione del Consiglio
dei Governatori. Il Quadro è
stato presentato al Consiglio di
Amministrazione nel corso della
sua settantaquattresima
sessione, il 5-6 dicembre 2001.
In questa sede sono state anche
incorporate le osservazioni
formulate dai membri del
Consiglio di Amministrazione.
La riduzione della
povertà non è un
obiettivo che i governi,
le organizzazioni per
lo sviluppo o le ONG
possono realizzare
per i poveri. Possono
stipulare accordi e
promuovere condizioni
che consentano
Il mand
Aiutare i poveri del
ai poveri di mettere
a frutto le proprie
capacità e uscire
dallo stato di povertà.
IFAD, Rapporto sulla Povertà Rurale,
2001
ato dell’IFAD
le aree rurali a sconfiggere la povertà
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I poveri delle aree rurali
in un mondo che cambia
Degli abitanti del mondo, uno su cinque, in totale 1,2 miliardi di persone,
vivono in condizioni di povertà assoluta. La loro povertà non è caratterizzata
solo da un reddito basso e dalla mancanza di risorse. Consiste anche in
una condizione di vulnerabilità, isolamento e mancanza di potere. Comporta
l’annullamento della capacità di liberarsi della paura e della fame e far sentire
la propria voce. Ridurre la povertà significa mettere uomini e donne
poveri in condizione di trasformare la propria vita e il contesto in cui vivono
e aiutare i governi e la società civile a creare e mantenere condizioni che
consentano loro di farlo.
Dopo il Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale del 1995, la comunità internazionale
si è trovata ampiamente d’accordo sulla necessità che tutti coloro
che operano nel settore dello sviluppo si concentrino sulla riduzione della
povertà. Cinque anni più tardi, in occasione del Vertice del Millennio, i governi
si sono assunti l’impegno di dimezzare entro il 2015 il numero di quanti
vivono in condizioni di povertà assoluta. Questo impegno a livello mondiale fa
sperare in un aumento significativo delle risorse e del sostegno politico a
favore della riduzione della povertà in tutto il mondo.
La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite
Gli obiettivi di sviluppo stabiliti in occasione del Vertice del Millennio
testimoniano, come è affermato nella Dichiarazione del Millennio, la
determinazione dei paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo a "creare un
contesto – tanto a livello nazionale quanto a livello mondiale – atto a favorire lo
sviluppo e l’eliminazione della povertà". Tra i più importanti di tali obiettivi c’è
quello di dimezzare, tra il 1990 e il 2015, il numero delle persone con un
reddito giornaliero inferiore a un dollaro e di quanti soffrono la fame. Monitorare
i progressi che si compiono verso il raggiungimento di tali obiettivi è compito
dell’intero sistema delle Nazioni Unite, coordinato dal Dipartimento per gli Affari
Economici e Sociali della Segreteria delle Nazioni Unite e dal programma di
Sviluppo delle Nazioni Unite, in stretta collaborazione con la Banca Mondiale,
il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione per la Cooperazione e
lo Sviluppo Economico.
Mentre l’importanza di ridurre la povertà è ormai ampiamente riconosciuta,
non si è ancora prestata attenzione sufficiente al problema della povertà
rurale. Inoltre, non sembra che si valuti appieno il contributo che gli stessi
poveri delle aree rurali possono dare nella sfida per il raggiungimento degli
obiettivi di sviluppo che ci si è posti. Allo stesso tempo, circa 900 milioni di
persone – il 75% dell’1,2 miliardi di quanti vivono in condizioni di povertà
assoluta – risiedono in zone rurali. Bisogna pertanto dare priorità alla
povertà rurale, se si vogliono raggiungere gli obiettivi di sviluppo posti dal
Vertice del Millennio, in particolare quello relativo alla povertà.
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Dare priorità significa raccogliere le sfide di un mondo in rapida trasformazione,
assicurandosi che i poveri delle aree rurali non rimangano indietro.
L’interdipendenza globale, la decentralizzazione e il rapido sviluppo di
organizzazioni della società civile offrono molte opportunità, a condizione
che i poveri che vivono in zone rurali possano esercitare un’influenza sulle
istituzioni, le politiche e le decisioni che riguardano la loro vita. Allo stato
attuale delle cose, i poveri delle aree rurali raramente scelgono o hanno il
controllo delle condizioni in cui si guadagnano da vivere. E tra le molte diverse
categorie di poveri rurali, emerge un gruppo significativo: le donne. La
maggior parte delle donne sono ancora emarginate sul piano economico e
politico, nonostante sia ormai riconosciuto il loro contributo alla sussistenza
delle famiglie contadine e il loro potenziale di artefici del cambiamento.
Combattere la discriminazione tra uomini e donne e aumentare le competenze delle donne:
condizioni essenziali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo stabiliti dal Vertice del Millennio
Nelle zone rurali di tutti i paesi in via di sviluppo, le donne povere svolgono un ruolo
fondamentale per la produzione agricola e l’allevamento del bestiame. Sono
impegnate in molteplici attività economiche essenziali per la sopravvivenza delle loro
famiglie. Spetta a loro la responsabilità di provvedere al cibo, all’acqua e al
combustibile di cui queste ultime hanno bisogno. La qualità dell’assistenza che le
madri forniscono ai loro bambini ha un’influenza decisiva sulle probabilità che essi
rimangano in buona salute e siano, in seguito, in grado di lavorare. Al tempo stesso
le donne, rispetto agli uomini, hanno possibilità decisamente minori di accedere a
istruzione, informazioni, risorse e servizi. Hanno anche minore influenza e meno
possibilità di scelta per quanto riguarda le decisioni (in ambito sia privato che
pubblico) che condizionano la loro vita e quella dei loro figli. Queste disparità che
persistono e a volte tendono anche ad aumentare impediscono alle donne di
svolgere il proprio ruolo essenziale, ostacolando così lo sviluppo globale, tanto
umano quanto economico.
Quando viene offerta loro l’opportunità di farlo, le donne povere delle aree rurali
sono capaci di generare cambiamenti sostanziali all’interno delle comunità in cui
vivono. Per esempio:
■ un maggiore accesso delle ragazze all’istruzione primaria e secondaria è
strettamente correlato alla diminuzione dei tassi di malnutrizione e mortalità.
■ Le donne partecipano in modo dinamico alle attività e contribuiscono
all’organizzazione di associazioni di base; sono inoltre in grado di promuovere e
portare avanti iniziative locali di autosostegno.
■ Quando le donne hanno accesso a prodotti per l’agricoltura e alle competenze
relative, la produttività agricola aumenta notevolmente.
■ In molti programmi di microfinanza, in tutto il mondo, le donne si sono rivelate
risparmiatrici prudenti e beneficiarie di prestiti accorte, che utilizzano il proprio
reddito a vantaggio di tutta la famiglia.
A meno che non ci sia un aumento significativo degli sforzi e delle risorse destinati a
risolvere il problema della discriminazione tra i sessi, offrendo maggiori opportunità
alle donne rurali povere, non si faranno progressi significativi verso il raggiungimento
degli obiettivi di sviluppo stabiliti dal Vertice del Millennio, ossia ridurre la povertà e la
fame in tutto il mondo.
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Altri aspetti della trasformazione globale in corso minacciano di invalidare i
passi avanti compiuti da milioni di poveri in alcune parti del mondo negli ultimi
25 anni. Uscire dalla povertà non è garanzia di non potervi ricadere.
Guerre civili e conflitti, calamità naturali, crisi finanziarie, rapido aumento
della popolazione, migrazioni e lo sfruttamento sempre maggiore delle
risorse naturali fanno aumentare in modo sproporzionato le condizioni di
insicurezza e instabilità dei poveri nelle aree rurali.
Tali poveri contribuiscono in larga misura alla crescita economica dei loro
paesi. Gran parte della terra, dell’acqua e della manodopera impiegati nella
produzione agricola appartengono alle loro aziende e alle loro famiglie, nel
loro complesso. Rappresentano una grande ricchezza grazie alla loro conoscenza
delle tecniche di produzione tradizionali e alle loro capacità organizzative.
Hanno un ruolo fondamentale nella gestione e nella conservazione
delle risorse naturali del pianeta, compresa la biodiversità. Sono persone
che lavorano duramente, pronte a cogliere ogni opportunità di migliorare
la propria vita e assicurare un futuro migliore ai loro figli. La sfida consiste
nel metterli in condizione di superare gli ostacoli materiali, istituzionali
o derivanti da politiche inadeguate che impediscono loro di approfittare di
tali opportunità. Per la maggior parte di loro, questo significa superare gli
ostacoli che si presentano nei luoghi in cui vivono o che sono legati a ciò
che fanno per guadagnarsi da vivere.
Uno di questi ostacoli è costituito da una condizione quotidiana di vulnerabilità
che caratterizza la vita dei poveri nelle aree rurali. Per molte di queste
persone – piccoli proprietari, braccianti senzaterra e mezzadri, piccoli
imprenditori, pastori nomadi, pescatori artigianali, oltre alle donne, alle
popolazioni autoctone, alle minoranze etniche e ai membri di determinate
caste – la condizione di vulnerabilità è una "emergenza silenziosa", intimamente
connessa alla debolezza della gestione dell’autorità ( governance)
a
livello locale. Essa si manifesta come impossibilità di influenzare decisioni
che riguardano la propria vita, negoziare condizioni migliori negli scambi
commerciali o nel baratto, eliminare la corruzione e diventare interlocutori
autorevoli delle organizzazioni governative e non (ONG). Comporta anche
l’impossibilità di sfuggire alla violenza o guadagnare quanto basta per soddisfare
le proprie necessità primarie. La condizione di assoluta impotenza
è un chiaro effetto della povertà. Ed è anche una delle sue principali cause.
I tragici eventi dell’11 settembre 2001 hanno portato a una maggiore consapevolezza
dei legami di interdipendenza che uniscono il mondo intero. La
riduzione della povertà – come in effetti anche la pace, la stabilità e una
crescita economica sostenibile – possono essere raggiunte solo modificando
i rapporti di forza squilibrati che contribuiscono a creare povertà e
facendo uno sforzo consapevole per consentire a popolazioni storicamente
emarginate di esprimere appieno il proprio potenziale. Finanziando il tipo di
iniziative di sviluppo e riduzione della povertà necessarie a cambiare le
strutture che generano vulnerabilità e diseguaglianza e collaborando con i
governi e le istituzioni locali, l’IFAD può aiutare i poveri delle aree rurali a
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diventare artefici del proprio sviluppo. Il Fondo deve assumere il ruolo di
catalizzatore – spingendo i propri obiettivi oltre l’impatto immediato dei
"suoi" progetti e influenzando l’orientamento e la natura degli sforzi compiuti,
a livello nazionale e internazionale, per ridurre la povertà. Questo
comporterà aiutare chi è d’aiuto: aumentare la capacità congiunta
dei governi, del settore privato, della società civile e delle istituzioni che
operano nel settore dello sviluppo di mettere i poveri che vivono in zone
rurali al centro del proprio impegno.
I punti di forza dell’IFAD
Dalla sua fondazione, nel 1978, l’IFAD si è occupato esclusivamente della
riduzione della povertà rurale, operando con popolazioni rurali povere dei
paesi in via di sviluppo per eliminare povertà, fame e malnutrizione; aumentare
la produttività e il reddito e migliorare la qualità della vita di queste persone.
Il Fondo ha formulato e realizzato progetti in contesti naturali, socioeconomici
e culturali estremamente diversi tra loro. Molti dei progetti finanziati
dall’IFAD sono stati avviati in zone particolarmente isolate e si sono rivolti
ad alcuni degli strati più poveri e bisognosi della popolazione rurale. L’IFAD
ha riconosciuto che i gruppi più vulnerabili possono contribuire, come in
effetti fanno, alla crescita economica. Questi gruppi hanno dimostrato di
essere in grado di inserirsi nel flusso dello sviluppo sociale ed economico,
purché si comprendano le cause della loro povertà e vengano create condizioni
che consentano loro di farlo.
Inoltre, le sue attività a livello locale in 114 paesi tengono l’IFAD in contatto
costante e diretto con i poveri delle aree rurali. Il modo in cui essi stessi valutano
le opportunità e gli ostacoli che si presentano loro costituisce la base
essenziale delle competenze e dell’esperienza dell’IFAD. La varietà di popolazioni
e contesti ha portato ad accumulare un bagaglio prezioso di esperienza
e conoscenza. Ha anche reso necessario da parte dell’IFAD mantenere un
approccio estremamente flessibile e partecipativo nel rispondere alle
specifiche esigenze dei processi di sviluppo rurale nelle varie regioni del mondo.
Al fine di suscitare un’ampia identificazione a livello locale con i programmi
che finanzia, l’IFAD collabora con altri – governi dei paesi beneficiari dei prestiti,
poveri delle aree rurali e loro organizzazioni e altri organismi donatori.
La centralità dello sviluppo locale nelle sue attività ha fatto sì che l’IFAD si
sia trovato a fare da ponte tra i donatori multilaterali o bilaterali da un lato
e la società civile, rappresentata dalle ONG e dalle organizzazioni di base
(CBO), dall’altro.
Numerosi partenariati e un campo d’azione esteso a tutto il mondo consentono
all’IFAD di consolidare il proprio ruolo di catalizzatore. Attraverso un
costante monitoraggio e un’attenta valutazione dell’impatto dei propri progetti,
il Fondo identifica innovazioni che abbiano dato risultati positivi, che
possono essere eventualmente replicate e favorire lo scambio di esperienze
positive tra regioni diverse.
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L’approccio programmatico estremamente flessibile dell’IFAD e un modus
operandi basato su prestiti a lungo termine accentuano la sua capacità di
assistere i governi nella formulazione di politiche e nello sviluppo di istituzioni
a favore dei poveri, nonché di trovare soluzioni ai vari problemi affrontati
dai poveri nelle aree rurali dei contesti regionali e locali più diversi. Tali processi
richiedono un arco di tempo esteso per riuscire ad apportare i cambiamenti
che si prefiggono.
Gli obiettivi strategici dell’IFAD
Il quadro strategico dell’IFAD è concepito come parte del più ampio impegno
a livello mondiale di realizzare gli obiettivi di sviluppo stabiliti in occasione del
Vertice del Millennio. L’IFAD continuerà a impegnarsi per mettere i poveri
delle aree rurali in condizione di uscire dalla povertà – come loro stessi la
percepiscono – promuovendo lo sviluppo sociale, la parità tra i sessi, la
generazione di reddito, migliori condizioni nutrizionali, la sostenibilità ambientale
e una buona gestione dell’autorità. In concreto, questo implica: sviluppare
e rafforzare le organizzazioni dei poveri, perché possano affrontare le
questioni che essi ritengono essenziali; garantire un maggiore accesso all’istruzione
e all’informazione, in modo che i poveri possano approfittare delle
opportunità e superare gli ostacoli che si presentano loro; aumentare l’influenza
dei poveri sulle politiche e sulle istituzioni pubbliche e accrescere il
loro potere contrattuale sul mercato. Tutte le scelte strategiche dell’IFAD
(che si ripercuotono sulle politiche regionali, nazionali e tematiche; sulle attività
di prestito e donazione; sulla partecipazione alla stesura dei documenti
strategici per la riduzione della povertà; sul dialogo per la definizione di politiche
e sulla scelta dei partner nelle attività di sviluppo) saranno fatte tenendo
presente questi principi guida.
La centralità delle risorse per la riduzione della povertà rurale
Nel suo Rapporto sulla Povertà Rurale nel 2001, l’IFAD afferma che un
maggiore accesso alle risorse è fondamentale per ottenere una crescita su
larga scala e per ridurre la povertà. Le risorse sono di diverso tipo – umane e
sociali (istruzione, salute, organizzazioni), naturali (terra, acqua e foreste),
tecnologiche (tecniche di produzione agricola, lavorazione e
commercializzazione), infrastrutturali (strade, comunicazioni, servizi sanitari e
istruzione, alloggi) e finanziarie (ricavato dalla vendita dei raccolti e da attività
non agricole, capitali di impianto e di esercizio, "risparmi" sotto forma di
bestiame e scorte di prodotti). Le diverse categorie di risorse sono fortemente
complementari. Per esempio, incrementare il capitale sociale rafforzando gruppi
di agricoltori e migliorando le strade e le reti di comunicazione può aumentare il
livello delle risorse finanziarie disponibili. La garanzia del diritto di utilizzare la
terra consente agli agricoltori di investire in tecnologia, con un conseguente
aumento della produttività e delle entrate per l’azienda agricola. Essi possono
quindi investire nel miglioramento dell’alimentazione e dello stato di salute e
nell’istruzione dei loro figli.
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Poiché le cause della povertà rurale sono complesse, le soluzioni proposte
debbono essere multiformi e capaci di adeguarsi ai diversi contesti locali,
tenendo conto degli aspetti sociali e politici e delle problematiche legate
alla discriminazione sessuale. I poveri delle aree rurali hanno bisogno di
avere un maggiore accesso a vari tipi di risorse – umane, sociali, naturali,
infrastrutturali, tecnologiche e finanziarie – per poter assumere il
controllo della loro vita quotidiana. Debbono poter avere voce in capitolo
riguardo alle decisioni fondamentali che influenzano il loro benessere, comprese
quelle prese dai governi e dalle autorità locali. Devono anche poter
essere meno vulnerabili rispetto alle calamità esterne che minacciano la
loro già precaria base di risorse (ad esempio l’HIV/AIDS, conflitti e catastrofi
naturali). L’IFAD intende concentrare i suoi investimenti, i suoi sforzi
nel campo della ricerca e della gestione delle informazioni e il suo impegno
nella concertazione per raggiungere tre obiettivi fondamentali: rafforzare
le capacità dei poveri delle zone rurali e delle loro organizzazioni; assicurare
loro una più equa possibilità di accedere alle risorse produttive naturali
e alle tecnologie, nonché garantire loro un maggiore accesso ai servizi
finanziari e ai mercati. Si presterà inoltre la massima attenzione nei
confronti delle diverse opportunità e limitazioni per gli uomini e le donne e
nello sforzo di identificare le cause della vulnerabilità e ideare modi di
aumentare la capacità di adattamento.
Obiettivi
strategici
Risorse umane e sociali
Rafforzare le capacità
dei poveri delle aree rurali
e delle loro organizzazioni
Risorse produttive e tecnologia
Assicurare una più equa possibilità
di accedere alle risorse
produttive naturali e alle tecnologie
Aiutare i poveri delle aree rurali
a sconfiggere la povertà
Risorse finanziarie e mercati
Garantire un maggiore accesso
ai servizi finanziari e ai mercati
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Rafforzare le capacità dei poveri delle aree rurali e delle loro organizzazioni
In primo luogo, ed è la cosa più importante, i poveri hanno bisogno di poter
sviluppare capacità individuali e collettive per ottenere accesso alle opportunità
economiche e a servizi sociali e infrastrutture di base. La mancanza
di una solida organizzazione sociale rende difficile per i poveri sfruttare
le opportunità che possono presentarsi nell’ambito della comunità in cui
vivono e stabilire legami con partner esterni. Pertanto, rafforzare la base
di capitale umano e sociale dei poveri delle aree rurali consentirà loro di
interagire con coloro che detengono il potere su una base più equa e informata
e negoziare quindi con maggiore efficacia sulle questioni che riguardano
il loro benessere. L’IFAD lavora con molti e diversi tipi di poveri riuniti
in associazioni (ad esempio i tradizionali gruppi di lavoro nei villaggi e
nelle frazioni di villaggio, piccoli gruppi di autosostegno, associazioni di utilizzatori
d’acqua per irrigazione e cooperative di agricoltori). Sviluppare le
loro capacità richiede tempo. Tuttavia, lo sviluppo delle capacità è un passaggio
essenziale per ridurre efficacemente la povertà: senza di esso, gli
investimenti in infrastrutture sociali ed economiche finiranno inevitabilmente
per mancare l’obiettivo di apportare benefici sostenibili.
L’IFAD si impegnerà anche per rafforzare le capacità delle autorità locali e
dei governi nazionali, in modo che essi siano maggiormente in grado di
rispondere alle necessità dei poveri delle aree rurali. Questo comporterà
la promozione e il sostegno di processi che aumentino la responsabilizzazione
e la trasparenza dei servizi forniti nelle zone rurali, contestualmente
a una maggiore decentralizzazione decisionale.
Assicurare una più equa possibilità di accedere alle risorse
produttive naturali e alle tecnologie
Una delle principali cause che generano una condizione di povertà persistente
è la difficoltà di accesso alle risorse naturali, come terra, acqua e
foreste. La loro distribuzione diseguale affonda spesso le radici in contesti
storici e culturali consolidati nel tempo. Inoltre, i poveri non hanno alcun
potere decisionale riguardo all’uso di tali risorse. Riforme agrarie e criteri
di assegnazione delle terre, diritto all’acqua e accesso delle comunità rurali
alle foreste e ad altre risorse di proprietà comune sono sempre più spesso
fonte di conflitti sociali. Ridurre tali tensioni e contribuire alla pianificazione
di un uso delle risorse equo e sostenibile rappresenta una sfida di
primaria importanza in tutti i paesi in via di sviluppo.
Dove la terra e l’acqua sono molto sfruttate, il degrado delle risorse naturali
ha raggiunto livelli preoccupanti. Questo rapprensenta un problema
molto grave per i poveri delle aree rurali, che spesso vivono in zone dall’equilibrio
ambientale molto fragile. Molti agricoltori poveri si trovano costretti
a scegliere tra cercare di rendere di nuovo fertili i loro piccoli appezzamenti
di terra e le risorse di proprietà collettiva oppure emigrare verso le
città. Ricerca e tecnologie appropriate, in grado di migliorare la produttività
delle aziende agricole e la redditività della terra e del lavoro, sono essenziali,
se si vuole che la prima opzione sia praticabile. Dato che le soluzioni
debbono essere specifiche per ogni diverso contesto, le tecnologie più
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adatte vanno individuate con l’ausilio di una ricerca mirata e convalidate
attraverso la collaborazione con i poveri a cui devono servire – una procedura
ancora molto poco diffusa. Meritano pieno apprezzamento le già esistenti
strategie di gestione del rischio dei piccoli agricoltori. Molto spesso
queste ultime sono diverse per uomini e donne e richiedono approcci differenziati
per i due sessi.
Garantire un maggiore accesso ai servizi finanziari e ai mercati
Nello sforzo di aumentare la produttività agricola o diversificare le fonti di
reddito, i poveri hanno spesso bisogno di capitali, sia per gli investimenti
sia per la gestione ordinaria. Tuttavia, i mercati finanziari sono ancora poco
sviluppati al di fuori dei centri urbani. Dato che le somme in questione sono
di piccola entità e i poveri non possono offrire garanzie collaterali, di solito
le banche non sono interessate a concedere loro dei prestiti. Gli aiuti devono
quindi dedicarsi a incrementare nelle aree rurali la presenza di istituzioni
finanziare professionali e adatte a questo tipo di esigenze, che non si impegnino
solo nella concessione di prestiti, ma stimolino anche il risparmio.
Gli sforzi volti ad aumentare la produttività agricola possono risultare efficaci
solo se accompagnati da una valutazione del potenziale di mercato.
Troppi investimenti destinati al settore agricolo si sono rivelati inutili perché
concentrati solo sull’obiettivo di aumentare la produzione trascurando quello
di identificare sbocchi di mercato. Sono necessari approcci integrati
lungo tutto il processo di produzione, lavorazione e commercializzazione se
si vogliono far aumentare i redditi nelle zone rurali e contribuire in modo
significativo alla crescita economica e alla riduzione della povertà. Anche le
infrastrutture viarie sono determinanti per lo sviluppo dei collegamenti con
il mondo esterno. È inoltre necessario diversificare le fonti di reddito, producendo
e commercializzando prodotti agricoli non tradizionali, oppure
sfruttando maggiormente le possibilità offerte dalle attività rurali non agricole.
La diversificazione delle fonti di reddito riduce i rischi legati a condizioni
di mercato che cambiano rapidamente e può aiutare a controbilanciare
le fluttuazioni stagionali di redditi e consumi.
Consolidare il ruolo dell’IFAD
come catalizzatore
Il mandato dell’IFAD è fare tutto il possibile per aiutare i poveri delle aree
rurali a sconfiggere la povertà. Il Fondo cercherà di massimizzare l’impatto
diretto dei suoi programmi concentrandosi sui principali fattori che
generano povertà e ampliando gli effetti catalitici delle proprie attività.
Questo comporterà: raccogliere e sistematizzare conoscenze e informazioni
e diffonderle a beneficio di un gran numero di partner nazionali e
internazionali; promuovere lo sviluppo di partenariati a livello nazionale tra
poveri, governi, settore privato e società civile; formare coalizioni regionali
e internazionali e favorire il sorgere di contesti istituzionali e strategici che
favoriscano i poveri.
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Risultati sul terreno
L’IFAD continuerà a basarsi su programmi di intervento a livello nazionale come
strumento principale per migliorare le condizioni di vita dei poveri e accumulare
esperienza su cosa è efficace e cosa non lo è nella lotta alla povertà.
Come in passato, tutti i programmi di investimento saranno focalizzati verso
l’obiettivo di sviluppare le capacità dei beneficiari dei progetti, a livello sia individuale
che comunitario. Per far ciò, è necessario che i poveri – donne e
uomini – e tutti coloro che contribuiscono al processo di sviluppo prendano
parte il più possibile alle fasi di programmazione, attuazione e monitoraggio
degli interventi. Questo garantirà che le decisioni relative alla programmazione
e all’attuazione siano prese in base alle necessità e secondo i punti di
vista dei poveri stessi. Inoltre metterà i poveri in grado di sviluppare le capacità
necessarie a operare cambiamenti e a mantenere tali cambiamenti stabili
una volta conclusasi la fase di assistenza esterna.
Sarà necessaria una selezione più accurata per garantire che i poveri delle
aree rurali traggano il massimo beneficio possibile dalle attività sostenute
dall’IFAD. In fase d’attuazione, l’IFAD valuterà in modo più sistematico i risultati
ottenuti nei confronti dei beneficiari (presi di volta in volta in esame in
base a gruppi differenziati: socioeconomici o di persone dello stesso
sesso), se necessario apportando modifiche mentre il progetto è in corso.
Monitorerà anche i progressi compiuti dai gruppi coinvolti in un progetto
verso il raggiungimento della sostenibilità e dell’autosufficienza.
Rafforzare
il ruolo
dell’IFAD come
catalizzatore
Effetti dell’azione catalizzatrice
Operazioni
sul terreno
Dialogo sulle politiche
e patrocinio (advocacy)
È inoltre necessario elaborare processi di attuazione efficaci in modo che i
progetti non siano considerati tanto strumenti per raggiungere obiettivi
prestabiliti quanto cornici strutturali all’interno delle quali si producono
risultati e si incoraggia l’innovazione. Questo atteggiamento comporta la
necessità di porre un’enfasi esplicita sulla comunicazione e lo scambio di
esperienze e informazioni tra quanti partecipano al processo di sviluppo e
importanti circuiti esterni, per trovare modi sempre migliori per cercare di
risolvere i problemi che affliggono i poveri delle aree rurali.
I progetti hanno sempre più bisogno di sviluppare contatti efficaci sul piano
politico-strategico, utilizzando maggiormente l’esperienza e le informazioni
accumulate per esercitare un ruolo di catalizzatori. L’obiettivo dell’IFAD è
mettere i poveri delle aree rurali e le loro organizzazioni in grado di influenzare
le istituzioni (anche riguardo a politiche, leggi e regolamentazioni) rilevanti
ai fini della riduzione della povertà. Man mano che si ottengono dei
risultati, l’opera di promozione dell’IFAD consisterà meno nel dialogo diretto
tra funzionari dell’IFAD e funzionari governativi e più nel risultato del suo
impegno a rendere autonome le organizzazioni dei poveri. Tuttavia, all’IFAD
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spetta anche chiaramente il compito di sostenere la causa dei poveri nelle
sedi in cui vengono definite le politiche nazionali, finché non sarà giunto il
momento in cui essi avranno modo e capacità di difendere in prima persona
i propri interessi. La preparazione e la realizzazione di documenti sulle
strategie di riduzione della povertà e il Quadro di Assistenza allo Sviluppo
delle Nazioni Unite (UNDAF) sono contesti promettenti nell’ambito dei quali
l’IFAD può collaborare con partner nazionali e donatori per promuovere politiche
e investimenti a favore dei poveri.
Le operazioni e i partenariati a livello nazionale sono concepiti come un processo
volto da un lato a garantire risultati sostenibili per le attività finanziate
dall’IFAD e dall’altro a mettere i poveri delle aree rurali in condizione
di esercitare una maggiore influenza sulla definizione degli obiettivi strategici.
Gli interventi saranno mirati ad affrontare gli ostacoli, tanto quelli rappresentati
dalla mancanza di risorse quanto quelli legati a questioni politico-istituzionali,
che si frappongono a una riduzione duratura della povertà e
coinvolgeranno generalmente coalizioni formate da quanti prendono parte
al processo di sviluppo. Poiché i suoi interventi si svolgono nell’ambito delle
comunità e sono gestiti dai governi beneficiari dei prestiti, l’IFAD si trova in
una condizione privilegiata per favorire il dialogo tra le organizzazioni di
base e le autorità governative. Esercitare una mediazione nell’ambito di tali
processi richiede tempo e flessibilità.
Il ruolo di catalizzatore dell’IFAD nella comunità internazionale
Mettere i poveri in condizione di uscire dalla povertà sarà un obiettivo molto
più facilmente raggiungibile quando essi potranno godere dell’appoggio dell’ambiente
in cui vivono, a livello sia regionale che mondiale. Al momento, i
poveri delle aree rurali non hanno la possibilità di esercitare un’influenza
diretta o incisiva a questo livello. L’IFAD deve quindi sostenere al posto loro
le loro ragioni.
Tale sostegno si esprimerà in due forme: la prima consisterà nello sviluppare
e condividere le informazioni e l’esperienza che nascono dall’attuazione
di programmi e interventi nei diversi paesi; la seconda, nel tentativo di
influenzare le politiche regionali e internazionali relative allo sviluppo rurale
– per esempio, l’entità e la destinazione degli aiuti internazionali allo sviluppo.
L’impegno a influenzare le politiche sarà concentrato sulle questioni che
si saranno rivelate fondamentali durante il lavoro sul terreno con i poveri
delle aree rurali. Le strategie per combattere la povertà elaborate nella
regione e nell’ambito delle comunità locali risulteranno più efficaci in un contesto
globale più favorevole.
Verso il futuro
Il Quadro Strategico dell’IFAD per il 2002-2006 nasce in certa misura all’insegna
della continuità. Esso si basa infatti sul precedente Quadro Strategico
per il 1997-2001, sul Piano d’Azione per il 2000-2002, sul Rapporto sulla
Povertà Rurale nel 2001, sulle strategie regionali attualmente esistenti e sui
risultati di molti gruppi di lavoro e apposite commissioni interne all’IFAD.
Tuttavia, esso implica anche un’evoluzione. Il Quadro Strategico richiederà
nuovo e maggior impegno da parte del Fondo. A questo impegno si
dovrà far fronte riconsiderando i sistemi interni, le procedure, le risorse
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Continuità e
cambiamento
Strategia
Corporativa
1997-2001
Piano d’Azione
2000-2002
Valutazioni
regionali
Rapporto sulla
Povertà Rurale
2001
Il Quadro Strategico 2002-2006
Attuare il
Quadro
Strategico
Il Quadro Strategico 2002-2006
Strategie
regionali rielaborate
Sesta Ricostituzione
dei Fondi
Programma
Strategico
di Innovazione
strutturali e umane e anche le strategie regionali, che andranno riorientate
in modo che possano rispondere in modo adeguato alla nuova strategia. In
un mondo che cambia e lancia sfide sempre nuove, è assolutamente necessario
per l’IFAD potenziare le proprie capacità, soprattutto in materia di
gestione, sviluppo di politiche e comunicazione. L’IFAD deve impegnarsi affinché
si rendano disponibili risorse finanziarie e umane adeguate. La Sesta
Ricostituzione dei Fondi dell’IFAD sarà essenziale a questo fine.
Il successo dell’IFAD nel raggiungere gli obiettivi contenuti in questo documento
dipende in larga misura dalla sua capacità di rafforzare i partenariati
con le istituzioni a livello nazionale, in particolare quelle che forniscono
assistenza diretta ai poveri delle aree rurali e alle loro organizzazioni sotto
forma di investimenti e politiche adeguate. L’IFAD dovrebbe dedicare maggiori
risorse umane e finanziarie a queste attività essenziali.
L’IFAD ha bisogno di consolidare la propria capacità di porsi come un’istituzione
innovativa e flessibile. Negli ultimi anni, ha sviluppato metodologie,
prodotti, soluzioni e competenze efficaci nella lotta alla povertà. L’IFAD deve
ora impegnarsi a identificare, convalidare e diffondere le innovazioni. Deve
inoltre focalizzare i propri sforzi, concentrandoli principalmente nel creare
condizioni che favoriscano lo sviluppo locale, un maggiore e più equo
accesso alle risorse naturale e alle tecnologie, la creazione di reddito nelle
aree rurali e la crescita del settore agricolo.
Accumulare informazioni durante le operazioni sul terreno e diffonderle a
un pubblico più vasto: è in questa direzione che l’IFAD deve orientare la
maggior parte degli sforzi che dedica alla gestione delle informazioni e dell’esperienza.
Imparare dai poveri – in particolare dalle loro capacità tecniche
e organizzative – e riadattare le loro esperienze positive nella realizzazione
dei progetti deve essere uno degli obiettivi di tali sforzi. Si può
imparare molto anche dalle ONG, dalle organizzazioni di base (CBO) e da
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altri donatori su come collaborare con i poveri in modo più efficace. Ad
esempio, nelle tecniche di programmazione partecipativa, le modalità di
monitoraggio e valutazione, i metodi di selezione dei beneficiari dei progetti
e la valutazione di esperienze positive nelle aree tematiche che rientrano
tra gli obiettivi strategici sopra elencati.
L’IFAD dovrà anche mettere a punto sistemi per monitorare i propri progressi
verso il raggiungimento di maggiori risultati sul terreno e per rendere
più incisivo il proprio ruolo di catalizzatore nell’ambito della comunità
internazionale. Il Fondo ha già intrapreso una serie di azioni per aumentare
l’attenzione, nei progetti, verso il conseguimento di risultati duraturi,
migliorare l’efficacia dei sistemi di monitoraggio a livello dei progetti e sfruttare
appieno il momento della valutazione come occasione per accumulare
esperienza e stabilire partenariati. Gli sforzi compiuti in queste direzioni
vanno mantenuti e potenziati.
In ultima analisi, sono i poveri stessi che dovranno impegnarsi in prima persona
per migliorare le proprie condizioni di vita. Il Quadro Strategico fornisce
all’IFAD una serie di principi guida da tenere presenti nell’impegnarsi con
i poveri delle aree rurali e altri partner per raggiungere l’obiettivo di una riduzione
sostenibile della povertà. La sfida che l’IFAD dovrà affrontare è dunque
quella di collaborare con i propri partner per creare condizioni adatte ad
assicurare ai poveri maggiori possibilità di incidere sul proprio destino.
Elementi chiave per il monitoraggio e la valutazione dei progressi compiuti
■ Gli uomini e le donne che vivono in povertà migliorano gli aspetti della loro
vita che loro stessi considerano più importanti.
■ I poveri delle aree rurali applicano strategie di sopravvivenza migliori,
ottengono maggiore accesso alle risorse produttive ed esercitano più
influenza e controllo sulle politiche che riguardano la loro vita.
■ L’IFAD, insieme ai paesi beneficiari dei prestiti e ai suoi partner, crea e
consolida condizioni che consentano una effettiva riduzione della povertà.
■ L’IFAD migliora le sue operazioni e procedure interne riguardo agli
investimenti e alla definizione di politiche di intervento; accentua inoltre le
proprie capacità di porsi come un’"organizzazione orientata
all’apprendimento", che promuove e incoraggia l’innovazione.
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00142 Roma, Italia
Tel. +39-06 54591
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E-mail: ifad@ifad.org
Sito web: www.ifad.org
Stampato da: U. Quintily S.p.A.
Roma, Italia, Novembre 2002