Approccio Computazionale alla Nanomineralogia
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CAPITOLO 3. SPAZIO DI FOCK E SECONDA QUANTIZZAZIONE 41<br />
dove, seguendo il metodo variazionale, i coefficienti a kj vengono ottenuti diagonalizzando la<br />
matrice F di elementi F ij = 〈ϕ i | ˆF |ϕ j 〉.<br />
A prescindere dallo spin (e quindi, ponendo l’attenzione soltanto sulla parte orbitale di<br />
ciascun spin-orbitale), in linea di principio qualunque insieme completo di funzioni ϕ j può<br />
essere usato per rappresentare gli orbitali molecolari. Tuttavia, per problemi di convergenza<br />
e di costo del calcolo, è conveniente limitare la scelta a poche famiglie di funzioni e usare<br />
quelle in grado di fornire buone approssimazioni degli orbitali molecolari con relativamente<br />
pochi termini (M) nella combinazione lineare. In pratica, seguendo l’idea intuitiva per cui<br />
gli orbitali molecolari possono essere visti come sovrapposizione di orbitali atomici (AO), si<br />
scelgono funzioni centrate sui singoli nuclei che riproducono più o meno fedelmente gli AO degli<br />
atomi presenti nella molecola o cristallo; il metodo si identifica perciò con la sigla MO-LCAO:<br />
Molecular Orbitals as Linear Combination of Atomic Orbitals. Un problema computazionale<br />
legato all’uso di funzioni localizzate sui nuclei è la perdita di ortogonalità dell’insieme delle<br />
ϕ j (funzioni centrate su nuclei diversi non sono ortogonali); dal punto di vista formale questo<br />
comporta una modifica dell’equazione matriciale da risolvere per la diagonalizzazione di F ,<br />
con la comparsa di una matrice di overlap S i cui elementi S ij sono gli integrali 〈ϕ i |ϕ j 〉:<br />
F A = SAE (3.49)<br />
dove A è la matrice degli autovettori {a kj } k,j=1,M .<br />
Funzioni molto usate sia in campo molecolare sia in campo cristallino sono quelle di tipo<br />
gaussiano (GT F , Gaussian type functions) che, in coordinate sferiche (r, θ, φ), hanno la forma:<br />
g αlm (r, θ, φ) = r l Y m<br />
l (θ, φ)e −αr2 (3.50)<br />
Oltre che dai numeri quantici l ed m che descrivono la dipendenza angolare della funzione e,<br />
quindi, il tipo di orbitale, le GT F dipendono da un esponente α che deve essere ottimizzato<br />
variazionalmente, determinandone il valore a cui corrisponde il minimo dell’energia. Poiché<br />
una singola GT F non è solitamente in grado di riprodurre accuratamente l’andamento di un<br />
orbitale nelle vicinanze del nucleo, si usano spesso combinazioni lineari di GT F dette funzioni<br />
contratte, per cui il singolo orbitale ϕ j della (3.48) diventa:<br />
p j<br />
i=1<br />
p j<br />
∑<br />
∑<br />
ϕ j = d i g αi lm(r, θ, φ) = d i r l Yl m (θ, φ)e −α ir 2 (3.51)<br />
dove p j è il numero di primitive nella contratta ϕ j e dove i coefficienti d i ed esponenti α i vanno<br />
determinati variazionalmente. È d’uso indicare le basi contratte con notazioni che mostrano il<br />
numero di primitive per ogni orbitale (o per ogni insieme di orbitali con energia simile, come gli<br />
orbitali ns e np); per esempio, il simbolo 8-31G indica una base formata da una contrazione di<br />
8 primitive per descrivere lo shell più interno dell’atomo (1s) e una split valence, per lo shell di<br />
valenza (2s + 2p), composta da una contrazione di 3 primitive più una gaussiana esterna libera<br />
(in questo caso la valenza è descritta da due insiemi di funzioni: la contrazione e la gaussiana<br />
libera, da cui il nome split valence). Normalmente gli esponenti e i coefficienti delle gaussiane<br />
nelle contrazioni vengono ottimizzati variazionalmente sull’atomo isolato, mentre gli esponenti<br />
delle gaussiane libere più esterne si ottimizzano direttamente per la molecola o cristallo.<br />
i=1