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20 _ L‘inclusione, una risorsa per tutti „Meglio una testa ben fatta, che una piena“. Il professore Dario Ianes della Facoltà di Scienze della Formazione condivide la massima del filosofo francese Michel de Montaigne. Il suo progetto sull‘inclusione scolastica intende valorizzare le diversità degli alunni, come quelli con disabilità e disturbi dell‘apprendimento, affinché le scuole arrivino ad essere davvero per tutti. L‘inclusione considera la diversità una preziosa risorsa da sfruttare per avere maggiori competenze. In un ambiente eterogeneo i ragazzi imparano a ragionare e a confrontarsi: le teste di un alunno creativo e di uno bravo a scrivere messe insieme diventano migliori grazie alla collaborazione e allo scambio. A differenza dell’integrazione, che si limita agli alunni con disabilità, con l‘inclusione l’attenzione viene posta su tutti gli alunni della scuola: da quelli definiti “normali” a quelli che soffrono di dislessia, da quelli dotati a quelli che hanno disturbi della concentrazione. Intende infatti recuperare l’insieme delle potenzialità di ogni scolaro. In un contesto di diversità, imparando ad affrontare stress e problemi, gli alunni non vengono solo riempiti di nozioni, ma si formano per la vita. Index per l’Inclusione: la scuola si autovaluta Il progetto di inclusione scolastica consente appunto di progettare la propria realtà scolastica come ambiente in cui le diversità siano motore per il progresso della scuola. L’Università mette a disposizione delle istituzioni scolastiche un sistema di autoanalisi e autoprogettazione, chiamato Index per l’Inclusione, che fornisce strumenti concreti affinché la scuola riesca a migliorarsi. Il professore Ianes ha trovato una notevole disponibilità nelle istituzioni che hanno aderito al suo progetto: sono, per il momento, una decina di scuole di tutti gli ordini, italiane, tedesche e ladine, per un totale di circa tre mila alunni. La ricerca triennale, iniziata l‘anno scorso, è nel pieno svolgimento ed è condotta dal gruppo di ricerca composto da Heidrun Demo, Vanessa Macchia, Edith Brugger Paggi e Franziska Garber. Uno degli aspetti interessanti del progetto è che l‘Università collabora strettamente con le istituzioni scolastiche del territorio, accompagnate in questo percorso. La ricerca prevede un dare e avere reciproci: l’Università propone uno strumento e un metodo, la scuola un modo di applicarlo nel proprio contesto. Il progetto si basa sull’autovalutazione della parte attiva della ricerca: le scuole che vi hanno liberamente aderito. L’Index è come un radar che serve per leggere la propria realtà, per guardarsi e darsi degli obiettivi di ottimizzazione. Una sorta di cruscotto di controllo che prevede l’applicazione di un complesso di indicatori e parametri. Quando in una scuola gli insegnanti prendono atto di un problema, come nel caso di un insulto razzista, questo sistema permette di compiere un percorso di miglioramento, perché racchiude una mappa di punti critici su cui riflettere: strategie per individuare un modo di lavorare per affrontare un problema concreto.
_ 21 Strumento internazionale per la realtà locale Uno degli obiettivi finali della ricerca è l’adattamento locale di questo strumento internazionale per crearne un’edizione altoatesina. Inoltre si intende lasciare anche un’eredità tangibile per il territorio, avendo testato quali siano i modi migliori per usarlo. Questo strumento non è stato solo messo a punto linguisticamente, ma la ricerca consentirà di stilare un catalogo delle esperienze fatte. A progetto concluso, con la sperimentazione del sistema Index in Alto Adige, sarà anche possibile consigliare alle istituzioni scolastiche un certo approccio, adatto alle specifiche esigenze di questa realtà locale. In questo modo si potrebbero rompere eventuali resistenze ad adottare un simile sistema internazionale, partendo dal presupposto del “qui da noi è diverso”. Con la ricerca il risultato è dimostrato: si può vedere che il sistema è fattibile e anche come è stato adottato concretamente. Il professore Ianes consiglia ai suoi studenti, i maestri di domani, di considerare tutti gli alunni una risorsa: “Sono come il petrolio – è solito dire – bisogna solo imparare a estrarlo nel modo migliore”. Dario Ianes (*1955) si è laureato in psicologia a Padova nel 1978. Ha fondato il centro studi Erickson nel 1980 e per anni è stato presidente e volontario della cooperativa sociale “La Rete”. In ambito universitario ha insegnato nei corsi per educatori, poi nel corso di laurea in Servizio sociale presso la Facoltà di Sociologia di Trento ed in quello di Scienze della Formazione a Padova e Bressanone. Attualmente è professore associato ed insegna Pedagogia speciale 2, Didattica speciale 1 e 2 e Pedagogia dell’inclusione nel corso di laurea in Scienze della Formazione primaria della Libera Università di Bolzano.
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