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Crollo dei prezzi e concorrenza spietata<br />

La crisi continua del settore vinicolo siciliano<br />

Michele Giuliano<br />

L’agroalimentare siciliano, persino quello di qualità, rischia di<br />

crollare. A cominciare dalla viticoltura, uno dei settori di eccellenza<br />

dell’Isola. Il mercato attuale, la concorrenza spietata,<br />

la bassa qualità introdotta a prezzi stracciati e la crisi si<br />

stanno intersecando tra loro inesorabilmente. L’ultimo grido d’allarme<br />

è della Coldiretti siciliana e che riguarda la viticoltura alla<br />

luce dei dati sulla remunerazione dei viticoltori nella campagna<br />

2013-2014. Cinque euro per un quintale di uva. Un prezzo che,<br />

secondo i vertici dell'associazione, tiene in ginocchio chi si dedica<br />

alla vigna: “Chi sta speculando sull’uva siciliana? A differenza dell’anno<br />

scorso – affermano il presidente e il direttore Alessandro<br />

Chiarelli e Giuseppe Campione – in questa i produttori non hanno<br />

alcuna certezza di remunerazione. Il prezzo irrisorio conferma l’entrata<br />

di prodotti stranieri. Anche le cantine devono sbloccare questa<br />

situazione a favore dell’attività vitivinicola. Bisogna rivedere le<br />

norme sulle zuccheraggio e arricchimento vigenti nel nord Europa,<br />

potenziare i controlli monitorando attraverso le dogane tutti i flussi<br />

d'entrata di vini e mosti che troppo spesso fanno perdere le tracce<br />

della loro identità, tutelare i conferitori e soprattutto è necessario<br />

che le istituzioni competenti assumano impegni precisi di tutela,<br />

sia in sede comunitaria sia regionale, del comparto”.<br />

L’organizzazione di categoria fa presente che accanto alle aziende<br />

che con l’imbottigliamento sono riuscite ad ottenere ampie fette di<br />

mercato esiste una viticoltura dove l’imprenditore conferisce uva<br />

che ha prodotto con grossi investimenti e che non viene remunerata:<br />

“E’ su queste grandi masse che bisogna agire trovando sbocchi<br />

ed utilizzi diversi” concludono Chiarelli e Campione. Non è solo<br />

l’uva al ribasso ma c’ anche unì’altra peculiarità siciliana che rischia<br />

grosso: l’agrumicoltura. Confagricoltura Sicilia addita come<br />

causa principale le massicce importazioni di succo concentrato<br />

dal Brasile che hanno provocato un crollo dei prezzi.<br />

Le ultime quotazioni rilevate in Sicilia dalla Confagricoltura regionale<br />

sono di appena 8 centesimi di euro per le arance a polpa<br />

bionda e di 13 centesimi per quelle a polpa rossa, molto al di sotto<br />

dei costi di produzione, ma il prezzo moltiplica fino a 1,55 euro<br />

al chilo sul banco dei consumatori con ricarichi del 474 per<br />

cento dal campo alla tavola. Contemporaneamente, però, mentre<br />

i prezzi di mercato scendono quelli del trasporto salgono.<br />

Colpa anche della cosiddetta “agromafia”. Ad oggi, secondo il<br />

rapporto elaborato da Coldiretti-Eurispes, questo business vale<br />

14 miliardi di euro, il 12 per cento in più rispetto a 2 anni fa.<br />

Questo perché laddove la crisi indebolisce il settore, la criminalità<br />

trova un terreno più fertile per attecchire.<br />

Osservando da vicino il sistema si scopre che quasi un immobile<br />

su quattro confiscato alla criminalità organizzata è terreno<br />

agricolo, ma non solo.<br />

I tentacoli della Mafia Spa si allungano su tutta la filiera, mettendo<br />

sotto controllo anche le aziende e il commercio dei prodotti<br />

agroalimentari. La strategia è quella di investire in un<br />

settore che, pur non garantendo guadagni consistenti e nel<br />

breve periodo, soddisfa un bisogno primario come quello dell'alimentazione.<br />

Crisi agrumicola, poche le soluzioni attuabili<br />

Un indagine conoscitiva dell’Antitrust ha evidenziato che i<br />

prezzi per l'ortofrutta moltiplicano in media di tre volte dalla<br />

produzione al consumo, ma i ricarichi variano del 77 per<br />

cento nel caso di filiera cortissima, del 103 cento nel caso di un intermediario,<br />

fino al 294 per cento per la filiera lunga. Il ministero<br />

delle Politiche agricole si è proprio recentemente espresso riguardo<br />

alla crisi agrumicola siciliana in seguito ad un’interrogazione<br />

posta dal deputato Basilio Catanoso. “Il superamento della<br />

crisi del comparto agrumicolo in Sicilia attraverso la destinazione<br />

di un consistente quantitativo di succhi di agrumi a titolo di aiuti<br />

alimentari, da distribuire successivamente agli indigenti nell'ambito<br />

del programma previsto dalla Commissione europea, - precisa<br />

il ministero - non può essere considerata favorevolmente.<br />

Infatti il regolamento Ue numero 945 del 2010, nei programmi<br />

di distribuzione di derrate alimentari a favore degli indigenti per<br />

l'anno 2011, contempla unicamente la possibilità di utilizzare<br />

prodotti giacenti al momento dell'intervento. Ad oggi, nei magazzini<br />

di stoccaggio pubblico dell'Unione europea sono presenti<br />

cereali, burro e latte in polvere. Peraltro, considerata la<br />

difficile situazione in cui versa il settore, l’amministrazione si<br />

adopererà per cercare di superare la crisi in atto”.<br />

M.G.<br />

24 24marzo2014 asud’europa

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