DONNA IMPRESA MAGAZINE cover Pierlorenzo Bassetti e Marco Gambedotti
"IT MAKES THE DIFFERENCE" Percorsi professionali diversi ma sensibilità affini avvicinano il duo creativo che ama spaziare nella cultura dell’immagine verso l’inventiva e l’originalità. La loro, è una ricerca della bellezza orientata alla felicità. Obiettivo solo per gente tosta, gente che ha capito una cosa: bisogna concedersi sempre una possibilità. O forse più di una. Pierlorenzo e Marco, due tipi tosti, non tipi da “Mi chiedo cosa sarebbe successo se…”. continua su PDF e/o http://www.donnaimpresa.com Pierlorenzo Bassetti (Pierlorenzo Bassetti Tessuti) e Marco Gambedotti (Cadiee
"IT MAKES THE DIFFERENCE" Percorsi professionali diversi ma sensibilità affini avvicinano il duo creativo che ama spaziare nella cultura dell’immagine verso l’inventiva e l’originalità. La loro, è una ricerca della bellezza orientata alla felicità. Obiettivo solo per gente tosta, gente che ha capito una cosa: bisogna concedersi sempre una possibilità. O forse più di una. Pierlorenzo e Marco, due tipi tosti, non tipi da “Mi chiedo cosa sarebbe successo se…”. continua su PDF e/o http://www.donnaimpresa.com
Pierlorenzo Bassetti (Pierlorenzo Bassetti Tessuti) e Marco Gambedotti (Cadiee
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Grazie all'esperienza ormai decennale del<br />
suo staff costituisce oggi una sorta di terza<br />
pagina filmata del principale quotidiano del<br />
tg2, ovvero il TG2 delle 13,00. Parte<br />
integrante del circuito della comunicazione<br />
culturale del servizio pubblico, è oggi in testa<br />
alla classifica degli indici di ascolto, ciò<br />
grazie alla variegata offerta di tematiche ed al<br />
dinamismo della sua conduttrice Marzia<br />
Roncacci, capace di confrontarsi con viva<br />
intelligenza con le sfide politico-culturali del<br />
Paese e sviluppando visioni innovative per<br />
un mondo in maggiore armonia e<br />
conseguentemente più umano, che<br />
contempli la bellezza quale elemento<br />
essenziale della nostra crescita morale ed<br />
economica. Ampi spazi vengono dedicati al<br />
merito inteso come leva del progresso<br />
sociale e civile, in altri termini, alle cosiddette<br />
“eccellenze” consapevole che valorizzare i<br />
migliori in tutti i campi è giusto e soprattutto<br />
necessario, perché la società di oggi e quella<br />
che domani sarà dei nostri figli ha bisogno di<br />
eccellenti professionisti, imprenditori,<br />
politici, tecnici, scienziati, studiosi; e non<br />
solo perché operino al meglio ciascuno nel<br />
proprio settore, ma anche perché con la loro<br />
azione, con il loro esempio, con i loro scritti,<br />
con il loro insegnamento trasmettano alle<br />
nuove generazioni, al più alto livello<br />
possibile, il nostro patrimonio culturale. Non<br />
di meno attenta l'indagine sul significato di<br />
identità che è la radice della nostra esistenza,<br />
la radice della nostra vita. Dove abita il cuore,<br />
coperto d’emozione e d’innocenza. D’attese<br />
e di ricerche. Di parole e di tempo. L’identità<br />
è un passaggio d’uomini e di virtù, un tempo<br />
di ricordi e di conquiste, un luogo infinito di<br />
conoscenza verginale e passionale,<br />
pascolato, giorno dopo giorno, da poeti e<br />
non. L’identità è il saluto d’una madre dal<br />
balcone di casa, nel bagliore del giorno che<br />
nasce, per il figlio che vola lontano, per un<br />
semplice tozzo di pane; è il triste inventario<br />
di volti che hanno vissuto mille momenti di<br />
vita. L’identità è tormento e responsabilità,<br />
disperazione e convincimento, passione e<br />
commiserazione. Questo racconta Marzia, e<br />
molto altro ancora. Racconta di che cosa sia<br />
un giorno dinnanzi all’eternità. E cos’è<br />
l’eternità innanzi ai nostri occhi: sacco mai<br />
colmo di giorni, un’invenzione dei giorni,<br />
degli attimi, degli anni, di quella minuziosa,<br />
metodica, sistematica collezione di tempi che<br />
chiamiamo Storia. E racconta di memoria,<br />
quel vecchio scantinato del tempo,<br />
impolverato, imbiancato, dal puzzo a volte<br />
asfittico di muffa. Ma i tempi, si sa, si nutrono<br />
di fatti di misfatti e di disfatti; volano leggeri<br />
o si schiantano addosso, macigni,<br />
all’umanità, ed in ogni caso, vanno. Ciò che<br />
resta è l’umanità, schiacciata o sublimata,<br />
che esce dal vortice della storia come<br />
eternità, come riproposizione costante di sé<br />
stessa, coerente come una lastra di granito<br />
apposta sulle sue stesse spoglie mortali.<br />
Compito non facile raccontare la vita. Ma lei<br />
lo fa, ed anche benissimo. E non sono solo io<br />
a dirlo, ma tutti i milioni di persone che le<br />
consegnano fiducia a Marzia condividendo<br />
con lei il pranzo delle tredici.<br />
Un altro genere di<br />
comunicazione<br />
Inizio questa intervista a Marzia Roncacci<br />
con un ringraziamento. Un grazie che non è<br />
di maniera ma sincero, per avermi<br />
consegnato l’opportunità di toccare<br />
tematiche che sono proprie del nostro vivere<br />
contemporaneo. Intanto, va puntualizzata<br />
una tua dimensione caratterizzante, il<br />
buonsenso, che lungi dal divenire “senso<br />
comune”, testimonia altresì l'insieme<br />
dell’attenta valutazione utilizzata per valutare<br />
la realtà ed esprimere giudizi sui problemi<br />
della vita, mantenendo un atteggiamento<br />
equilibrato. E non è così scontato che<br />
avvenga. Ciò denota e sottolinea<br />
espressamente come, a livello di "buone<br />
pratiche", la rilevanza della responsabilità e<br />
serietà non si riversi solo nella tua attività<br />
professionale ma si riversi anche nella vita di<br />
tutti i giorni. Ravviso in te una donna in<br />
ricerca; una donna che si pone<br />
continuamente problemi, dominata da una<br />
azione intellettuale interiore che si supera<br />
continuamente. Aliena da dogmatismi, da<br />
rischiosi trapianti di credenze nella<br />
esperienza erudita, ami fortificarti nell’umile<br />
approccio con gli altri, misurando sempre le<br />
le personali conclusioni alla luce della<br />
inesauribile ricchezza di messaggi<br />
provenienti da tutto quanto ti sia intorno.<br />
Parole (e intuizioni) tutte da meditare,<br />
soprattutto oggi che il tempo di transizione in<br />
cui viviamo soffre di una rapidità convulsa,<br />
oggi in cui movimento e mutamento<br />
sembrano erodere vecchi edifici ormai<br />
cadenti senza però che se ne siano costruiti<br />
di nuovi. Per sordità? Per negligenza? Per<br />
pigrizia? Ai posteri l’ardua sentenza…<br />
Cosa significa essere donne, oggi, in un mondo globalizzato?<br />
Nel corso degli ultimi decenni la questione femminile ha dato vita ad<br />
un fervente dibattito di pensiero su molteplici aspetti, tra i quali spicca,<br />
per l’attualità che riveste, quello della conciliazione tra tempi di vita,<br />
tempi di lavoro, tempi di cura della famiglia. Dopo la richiesta iniziale<br />
di uguaglianza e non discriminazione per le donne, raggiunta grazie al<br />
riconoscimento di diritti ed opportunità fino a quel momento negate, il<br />
pensiero femminista si è sempre più focalizzato sulla considerazione<br />
dell’identità della donna in generale, delle sue peculiarità, dei suoi<br />
bisogni, del suo particolare sguardo sul mondo, tanto che dagli anni<br />
‘80 le rivendicazioni assumono una colorazione meno politica e più<br />
specificamente culturale. L’idea di fondo è che le donne siano<br />
portatrici di idee, valori, sentimenti, sensibilità, visioni del mondo che<br />
non possono essere oggetto di omologazione ed appiattimento per<br />
poter aderire al modello maschile. La capacità progettuale delle donne<br />
deve essere, e lo è stato in parte, riconosciuta garantendo loro,<br />
innanzi tutto, la libertà di gestire la propria vita tenendo conto dei loro<br />
bisogni e non rincorrendo un modello di efficienza legato meramente<br />
alla sfera produttiva. A distanza di più di trent’anni il concetto di<br />
“doppia presenza”, definisce ancora compiutamente il senso del<br />
percorso di vita di molte donne e dei problemi cui si trovano<br />
quotidianamente di fronte. La doppia presenza sta infatti ad indicare il<br />
duplice coinvolgimento ed impegno della donna a livello produttivo e<br />
riproduttivo, impegno che implica la messa in gioco di delicate<br />
strategie di equilibrio ed in ultima istanza comporta una compressione<br />
del tempo per sé. Tale duplice ruolo delle donne, conseguente alla<br />
loro entrata sul mercato del lavoro, porta direttamente con sé problemi<br />
legati alla necessità di conciliare i tempi delle due sfere, lavorativa da<br />
un lato e familiare dall’altro. La femminilizzazione del mercato del<br />
lavoro infatti, oltre che rappresentare il segno di un desiderio di<br />
realizzazione della donna anche al di fuori delle mura domestiche, un<br />
scelta di vita quindi, è divenuta anche un’esigenza economica forte,<br />
legata alla sopravvivenza del nucleo familiare. La conciliazione dei<br />
tempi delle donne non deve però essere considerata solo nel suo<br />
aspetto privato, legato alla qualità della vita, ma anche dal punto di<br />
vista economico, poiché una più adeguata utilizzazione delle risorse<br />
femminili inciderebbe sulla competitività del sistema produttivo nel suo<br />
complesso. Se negli anni ’70 il ruolo della donna era perlopiù ristretto<br />
a quello di moglie-madre consacrata al lavoro domestico senza<br />
percepire un salario, oggi la maggior parte delle donne, divise tra due<br />
fronti, è quotidianamente costretta a fare l’equilibrista per riuscire a<br />
conciliare esigenze diverse. Ecco, questo significa essere donne oggi.<br />
Fare bene il mestiere dell’operatrice dell’informazione e non solo<br />
della giornalista, equivale a...?<br />
Equivale all’indagare la contemporaneità attraverso una visione<br />
imparziale delle cause e dei fenomeni che ne caratterizzano la nuova<br />
fisionomia. Occorre guardare la realtà e non quella cosa edulcorata e<br />
immaginaria che scambiano per tale. Le ragioni del cambiamento<br />
sono molteplici e dunque quello che di saggio possiamo fare noi che<br />
lavoriamo nel campo dell’informazione, è il partire dall’esplorarne le<br />
cause coniugando i codici dell'interiorità con quelli della vita sociale,<br />
ed il conseguente “rivelarle” dimostrando come oramai sia necessaria<br />
una visione che si ponga sul crocevia dei saperi, sganciata<br />
dell’appartenenza ideologica. Null’altro che l’acquisizione della<br />
padronanza di strumenti critici e conoscitivi e di vivere<br />
responsabilmente un ruolo attivo in questa delicatissima fase storica,<br />
impersonando il compito di sincero reporter ad esempio. Il mondo sta<br />
scivolando verso un’involuzione preoccupante: tutto è minato, dalla<br />
coesione dei terreni ai DNA vegetali ed animali, dall’aria all’acqua,<br />
dall’esterno e dall’interno delle nostre menti. Che ognuno di noi<br />
accenda almeno una candela (benché sintetica) per mostrare il suo<br />
netto dissenso. E’ tempo di agire, ora.<br />
Uno stato di cose dal quale possiamo redimerci attraverso le<br />
nostre coscienze?<br />
Difficile dirlo ma possiamo, dobbiamo, augurarcelo. Certo è che è un<br />
nuovo capitolo della nostra storia… magari un passaggio obbligatorio,<br />
se visto nell’ottica della contemporaneità, ma il contraccolpo è stato<br />
molto grande. E’ grande… Quando la nostra tensione autocritica si<br />
assopisce, quando le difficoltà quotidiane sembrano sovrastarci,<br />
quando la realtà si rifiuta di combaciare coi nostri desideri, quando la<br />
passione lascia il posto all'abitudine, allora è comodo trasferire sugli<br />
oggetti, sugli strumenti le nostre responsabilità, e le nostre colpe.<br />
La famiglia ad esempio ha subito cambiamenti sconvolgenti,<br />
come tutta la società, e questo è innegabile…<br />
Sì, la famiglia il primo luogo ha subito metamorfosi tali fin quasi a<br />
trasfigurarsi da simbolo di stabilità a realtà instabile ed esplosiva.<br />
Quello che vedo, a prescindere dalla giustezza o meno, ovvio che io<br />
come d’altronde ciascuno di noi abbia le proprie impressioni al<br />
riguardo, è che le persone che si uniscono in matrimonio non sanno<br />
più mediamente perché stanno insieme. Vedo intorno a me unioni che<br />
si frantumano nell’arco di pochi mesi. Lo dico da conoscitrice degli<br />
strati più sottili della coscienza: non è moralismo. La famiglia viene<br />
troppo spesso sfoggiata come luogo di crescita e successo, come<br />
simbolo di solidità, unione e felicità ma a fare da contrapposto a<br />
queste immagini vengono diffuse notizie molto diverse: violenze, ed<br />
in taluni casi anche delitti, atti a punire ed autopunirsi, perché in molti<br />
casi il carnefice diventa vittima delle sue stesse violenze. La famiglia<br />
diventa teatro di negazione della vita, luogo in cui si consumano<br />
drammi violenti… e non sono pochi i casi di violenze tra coniugi o<br />
contro i minori. Le famiglie troppo spesso diventano, invece che luogo<br />
di rifugio, di sicurezza, veri e propri calvari che si dipanano attraverso<br />
gli anni delle liti familiari, attraverso lo spettro della separazione. Della<br />
rivendicazione, poi. Rivendicazione in cui i figli diventano troppo<br />
spesso il leit motiv, o se vogliamo, il terreno fertile sul quale<br />
combattere le proprie rivendicazioni, le personali frustrazioni… per<br />
farsi del male, insomma.. più o meno consapevolmente. E’ il non