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Il dolore cronico Medicina Generale - Ministero della Salute

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22 <strong>Il</strong> <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> in <strong>Medicina</strong> <strong>Generale</strong><br />

Questionario di autovalutazione e stimolo alla lettura<br />

• Qual è la definizione di “<strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>”?<br />

• Quali sono gli elementi essenziali che consentono di effettuare una valutazione<br />

qualitativa e quantitativa del <strong>dolore</strong> riferito da un paziente?<br />

• Come si valuta l’integrità delle fibre del sistema somato-sensoriale? Perché<br />

è utile questa valutazione?<br />

• A che cosa servono i test del cotone, <strong>della</strong> spilla da balia, delle provette<br />

con acqua calda e fredda? Sapresti eseguirli e decodificarne i risultati?<br />

• Come si distingue un <strong>dolore</strong> neuropatico da un <strong>dolore</strong> nocicettivo?<br />

• Qual è il significato dei seguenti termini: <strong>dolore</strong> neuropatico, soglia del <strong>dolore</strong>,<br />

allodinia, iperalgesia, analgesia, anestesia?<br />

• Quali sono i sintomi “positivi” di un <strong>dolore</strong> neuropatico? Qual è il loro significato<br />

rispetto alla valutazione del trattamento nel tempo?<br />

• Quali sono le caratteristiche distintive di un <strong>dolore</strong> di origine infiammatoria,<br />

di un <strong>dolore</strong> “meccanico-strutturale” e di un <strong>dolore</strong> “persistente”?<br />

• Che cos’è il “test ai FANS” e quando si esegue?<br />

Di fronte a un paziente con un <strong>dolore</strong> che persiste nel tempo, come si deve<br />

comportare il MMG? Quali sono le cose da fare, in quale ordine e con quale<br />

scopo? <strong>Il</strong> primo passo che il MMG deve fare di fronte a un <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong>, in<br />

un paziente la cui malattia non sia al momento diagnosticabile, o non guaribile,<br />

o in caso di <strong>dolore</strong> che persista dopo la guarigione <strong>della</strong> malattia stessa,<br />

è discriminare se il <strong>dolore</strong> che presenta il malato sia un <strong>dolore</strong> neuropatico o<br />

meno. Questa prima distinzione è una distinzione chiave che differenzia tra<br />

due tipi di <strong>dolore</strong> differenti: neuropatico e nocicettivo. Essi hanno eziopatogenesi<br />

differenti e devono essere curati in modo differente e con farmaci e terapie<br />

diverse. Escludere o confermare se il <strong>dolore</strong> presentato dal paziente ha una<br />

genesi neuropatica o meno è la pietra miliare di tutta la valutazione del <strong>dolore</strong>,<br />

in quanto il riscontro di un <strong>dolore</strong> sicuramente neuropatico implica la lesione<br />

di una via nervosa e impone l’invio del paziente a un centro specialistico per<br />

gli approfondimenti diagnostici del caso, prima, e per la prescrizione <strong>della</strong><br />

terapia più adeguata, poi. Terapia che in questi casi risulta spesso problematica<br />

e complessa, visto che questo tipo di malati necessita frequentemente di un<br />

approccio multidisciplinare integrato per ottenere qualche risultato. Come fare<br />

quindi per capire se un <strong>dolore</strong> è di tipo neuropatico? (Scheda 1).<br />

Anamnesi<br />

L’anamnesi è il primo dato utile e parte sempre dal rilevare il racconto che ogni<br />

paziente fa del suo <strong>dolore</strong>. Questo racconto può avere per il medico un peso<br />

differente, a livello sia diagnostico sia terapeutico, a seconda delle situazioni,

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