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Il dolore cronico Medicina Generale - Ministero della Salute

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24 <strong>Il</strong> <strong>dolore</strong> <strong>cronico</strong> in <strong>Medicina</strong> <strong>Generale</strong><br />

• valutazione con scale multidimensionali <strong>della</strong> componente psicologica<br />

e delle alterazioni comportamentali. Queste scale andrebbero utilizzate e<br />

somministrate in Centri specialistici dove, al rilievo del dato, il paziente<br />

possa seguire un possibile trattamento. Si può utilizzare una scala multidimensionale<br />

riferita alle attività quotidiane per monitorare il successo di una<br />

scelta terapeutica (Scheda 2).<br />

Come distinguere tra <strong>dolore</strong> neuropatico e nocicettivo<br />

1° step: l’anamnesi<br />

Primo quesito da porsi: il <strong>dolore</strong> è causato da una malattia nota che riporta<br />

a una lesione del sistema nervoso? Se la risposta è affermativa, esiste una<br />

probabilità del 40% che il <strong>dolore</strong> riferito dal paziente sia un <strong>dolore</strong> di tipo<br />

neuropatico.<br />

Un secondo elemento che può aiutare a confermare o meno la diagnosi di <strong>dolore</strong><br />

neuropatico è se la distribuzione del <strong>dolore</strong> riferita dal paziente coincida<br />

con l’innervazione di un territorio nervoso. Se vi è questa corrispondenza, esiste<br />

anche in questo caso una probabilità del 40% che il <strong>dolore</strong> sia neuropatico:<br />

a questo punto, se entrambe le ipotesi precedenti risultano vere, la probabilità<br />

passa all’80%.<br />

Terzo elemento: la ricerca delle caratteristiche del <strong>dolore</strong>, cioè la sua semantica<br />

(es. <strong>dolore</strong> riferito dal paziente come sensazione di bruciore, di scossa<br />

elettrica, di puntura di spillo).<br />

Queste descrizioni sono state considerate per molto tempo un elemento altamente<br />

significativo per orientare la diagnosi verso un <strong>dolore</strong> neuropatico. Alla<br />

luce degli ultimi aggiornamenti, la semantica del <strong>dolore</strong> è stata nettamente<br />

ridimensionata nel suo valore predittivo di indirizzo diagnostico e il suo contributo<br />

alla diagnosi è ora ritenuto molto inferiore, non superiore al 20%.<br />

Tuttavia, se il <strong>dolore</strong> descritto dal paziente soddisfa tutte e tre queste caratteristiche,<br />

la probabilità che il <strong>dolore</strong> sia neuropatico diventa quasi del 100%.<br />

L’anamnesi consente dunque di raggiungere una prima base probabilistica che<br />

la diagnosi di <strong>dolore</strong> neuropatico sia verosimile (sia pure con differenti gradi<br />

di probabilità, come sopra indicato), anche se questa prima ipotesi diagnostica<br />

andrà sempre ulteriormente indagata e sostanziata.<br />

Se, al contrario, al termine <strong>della</strong> raccolta dell’anamnesi non è possibile definire<br />

in modo chiaro un’area di rappresentazione del <strong>dolore</strong>, o se il dato non<br />

è certo perché il paziente riferisce il <strong>dolore</strong> in più sedi e quindi la sua rappresentazione<br />

anatomica non è così chiara e definita, il medico si trova di fronte<br />

a un’“incongruenza” nell’inquadramento dei dati raccolti che richiede un ulteriore<br />

approfondimento diagnostico.<br />

Anche nel caso che l’area algica appaia topograficamente ben definita e ragionevolmente<br />

riconducibile a un definito territorio di innervazione, l’ipotesi

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