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Magazine 04/2011 - Sedus

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Il magazine per il benessere produttivo<br />

9,80 EUR | 13,00 CHF | 8,50 GBP | 13,00 USD<br />

<strong>04</strong> / <strong>2011</strong><br />

Sensazione di libertà o di angoscia?<br />

SWOT in ufficio<br />

IL nuovo Office-Power-Check di <strong>Sedus</strong><br />

Il fascino delle<br />

immersioni<br />

Il blu come colore<br />

del business<br />

Il cielo sopra<br />

l’arte


Place 1 Place 2<br />

Casa L’ufficio<br />

Benvenuti<br />

nel Place<br />

2.5 <strong>Sedus</strong>!<br />

Quando è stata l’ultima volta che vi siete sdraiati su un prato<br />

come fanno i bimbi e avete guardato il cielo azzurro?<br />

Se uno dei vostri Third Place è all’aria aperta, di sicuro il cielo<br />

ne fa parte. Basta una lunga occhiata spensierata verso l’alto<br />

per dare via libera ai pensieri.<br />

Il colore blu ha diverse facce, significati e effetti. Agisce sullo<br />

stato d’animo, sul business, sull’arte e la cultura, su tutta la<br />

nostra vita. In questa edizione del nostro magazine per il<br />

benessere produttivo abbiamo deciso di seguire la traccia del<br />

colore blu e di scoprirne le varie sfaccettature.<br />

Nessuno sarebbe in grado di sopportare lo stress quotidiano<br />

senza una valvola di sfogo all’aria aperta. Per esempio una<br />

vacanza per un corso di sub può fare meraviglie. Oppure<br />

semplicemente andare al cinema o visitare una mostra d’arte<br />

sono efficaci distrazioni. Alcune persone si danno malate solo<br />

per poter staccare la spina ogni tanto. É un fenomeno<br />

problematico che non va sottovalutato.<br />

La soluzione ideale a questo problema è la realizzazione,<br />

all’interno della vostra azienda, di un Place 2.5. Potrete<br />

vedere come si presentano simili uffici attraverso il resoconto<br />

dei progetti finora realizzati.<br />

Il Place 2.5 si basa su un concetto semplice ma molto efficace,<br />

che assicura alla vostra società una grande adattabilità ai<br />

cambiamenti. Si tratta di un luogo che fa dell’esperienza<br />

lavorativa un evento di successo e soddisfazione – per il bene<br />

dell'azienda e di chi ci lavora.<br />

L’idea del Place 2.5 è tanto semplice quanto efficace e si basa<br />

su un modello sociologico riconosciuto in tutto il mondo.<br />

Dr. Bernhard Kallup,<br />

Presidente della <strong>Sedus</strong> Stoll AG<br />

2<br />

4/11


Place 2.5 Place 3<br />

L’ufficio del benessere produttivo<br />

Il tempo libero<br />

I sociologi affermano che la nostra vita si svolge in tre luoghi.<br />

SOMMARIO<br />

Il primo, la casa, è a causa di richiesta di maggiore<br />

flessibilità e mobilità ad alto rischio.<br />

Il secondo, l’ambiente ufficio, di solito non tiene conto delle<br />

necessità emozionali delle persone che vi lavorano.<br />

Il terzo luogo, il third place, è quello che per noi significa<br />

l’oasi dove ricarichiamo le nostre energie. In questa fase<br />

dedicata allo svago siamo solitamente più portati a formulare<br />

le idee migliori.<br />

Se noi portassimo lo stimolo sensoriale del third place<br />

all’interno degli uffici, avremmo un second place funzionale in<br />

un area di lavoro stimolante, nella quale si agisce con più<br />

trasporto, divertimento, successo e realizzazione nel proprio<br />

operato. Questo è ciò che noi chiamiamo “Place 2.5”.<br />

IDEE<br />

Mozzafiato: il fascino delle immersioni................. 12<br />

Missione Place 2.5 .......................................... 18<br />

FATTI<br />

Un punto fermo: la <strong>Sedus</strong> EIC a Dogern............... 20<br />

Un’isola creativa: il nuovo quartier generale Diesel..... 35<br />

SAPERE<br />

E il blu sbarcò in Europa................................... 4<br />

Finalmente è possibile misurare la qualità dell’ufficio..... 8<br />

La Germania si dà malata................................. 30<br />

Il blu è il colore del business............................ 52<br />

Maggiori informazioni sono disponibili su<br />

www.place2point5.com.<br />

Qui potrete anche richiedere l’abbonamento gratuito a<br />

questo magazine - se ancora non l’avete fatto.<br />

Di qualsiasi cosa vi occupiate: vi auguro di avere sempre il<br />

meritato relax, il giusto sguardo verso il futuro e come<br />

sempre... buon divertimento nella lettura!<br />

Il vostro<br />

Dr. Bernhard Kallup<br />

PERSONE<br />

Joni Mitchell “Blue“........................................ 48<br />

La soglia del dolore al rallentatore.................... 62<br />

VIVERE<br />

Il bel pianeta azzurro...................................... 26<br />

Il cielo sopra l’arte ......................................... 42<br />

Fumo blu ....................................................... 58<br />

RUBRICHE<br />

Online in pole position.................................... 28<br />

News, appuntamenti, tips & trends.................... 46<br />

Colophon e contatti......................................... 67<br />

4/11 3


E il blu<br />

Come nei tempi antichi:<br />

vasca colorata con indigo<br />

(sopra).<br />

L’amuleto a forma di<br />

cuore in lapislazzulo (foto<br />

piccola) rinvenuto in una<br />

tomba di faraone.<br />

Già da migliaia di anni esistevano<br />

gli scambi commerciali. Sin dai<br />

tempi antichi, la richiesta di rarità e<br />

beni esotici preziosi è sempre stata un<br />

forte motore di scambi. Materiali come<br />

incenso, sale, spezie o sete preziose<br />

costituivano una categoria di beni di lusso<br />

che allietava la vita dei più agiati e che<br />

veniva commercializzata nonostante i<br />

paesi d’origine, che spesso venivano<br />

addirittura tenuti segreti, fossero molto<br />

distanti e le vie per raggiungerli fossero<br />

pericolose da percorrere. Questi beni<br />

venivano pagati molto bene, a peso d’oro.<br />

Si trattava di materiali che venivano<br />

acquistati solo dai potenti, dai ricchi e dai<br />

ceti più elevati della nobiltà. Spesso<br />

venivano utilizzati per importanti riti sacri<br />

o semplicemente per ostentare ricchezza.<br />

La leggendaria pietra blu chiamata lapislazzulo<br />

appartiene a questa categoria di beni preziosi<br />

esotici. La famosa pietra veniva estratta dalle<br />

rocce della catena montuosa dell’Hindukusch<br />

e veniva trasportata in occidente con gli altri<br />

materiali preziosi percorrendo un’antica via,<br />

parte della quale sarebbe stata chiamata, in<br />

tempi successivi, la via della seta. Per questo<br />

motivo, il blu autentico aveva ai tempi un valore<br />

inestimabile, fino a quando la BASF non riuscì a<br />

inventare l’indigo sintetico combinando<br />

naftalina e acido solforico.<br />

Fino agli inizi del 19° secolo, oltre alle pietre<br />

preziose come la tormalina, l’acquamarina e lo<br />

zaffiro, esisteva solo un materiale che dava il<br />

blu autentico e lucente, un colore che non<br />

sbiadiva nel tempo e che non avesse componenti<br />

tossici. Questa polvere blu veniva estratta<br />

dalla misteriosa pietra semipreziosa chiamata<br />

lapislazzulo, che in antichità proveniva esclusivamente<br />

dalle miniere del Sar-e-San nel<br />

Kokscha-Tal dell’Afghanistan settentrionale. Le<br />

altre località dove la pietra è presente come la<br />

zona del lago Baikal, il Cile e la California sono<br />

state scoperte in tempi recenti e allora non<br />

erano raggiungibili.<br />

I primi che hanno voluto portare il lussuoso<br />

materiale nei loro palazzi furono i Sumeri in<br />

Mesopotamia. I gioielli e i sigilli rinvenuti in<br />

queste terre risalgono fino a 7000 anni fa.<br />

Siccome Babilonia intratteneva stretti legami<br />

con i faraoni la pietra blu approdò ben presto<br />

in Egitto. Sappiamo bene come veniva impiegato<br />

in questo regno. Il popolo egiziano ha<br />

inventato la geometria, la contabilità e ha<br />

minuziosamente illustrato il suo periodo<br />

4 4/11


sbarcò in Europa<br />

storico. Dalle interpretazioni dei geroglifici, si<br />

è scoperto che l’importazione del lapislazzulo<br />

era appannaggio esclusivo del sovrano e che<br />

potere disporre di questo materiale significava<br />

possedere un enorme ricchezza. La pietra blu,<br />

che il libro dei morti dell’antico Egitto descriveva<br />

come “un’autentica sostanza guaritrice,<br />

provata da milioni di casi”, veniva messo nelle<br />

tombe accanto al corpo del faraone, per<br />

accompagnarlo del suo viaggio nell’aldilà sotto<br />

forma di gioielli o maschere funebri.<br />

Gli Egizi erano un po’ contrariati dal fatto che<br />

la pietra blu dovesse essere importata e non<br />

fosse disponibile nella loro terra. I loro tecnici<br />

e scienziati tentarono in tutti i modi di trovare<br />

un valido sostituto alternativo ma ciò è stato<br />

possibile solo nell’era moderna. La tonalità di<br />

blu estratta dal lapislazzulo è strettamente<br />

associata al suo significato sacro e divino. Già<br />

nella cultura egizia questo concetto legava il<br />

prezioso colore blu al valore inestimabile e di<br />

conseguenza al sacro e al divino. Intorno al<br />

1500 a.C. gli egizi riuscirono a creare una sorta<br />

di vetro che aveva un colore blu brillante. Lo<br />

chiamavano “pietra fusa” e veniva impiegato<br />

per adornare le statue e i sarcofagi, per<br />

realizzare gli occhi, i capelli, e le corone delle<br />

divinità. Sappiamo che già 1500 anni prima gli<br />

antichi restauratori egizi avevano fatto dei<br />

progressi in merito al colore blu: erano riusciti<br />

a creare il primo colore sintetico, quello che<br />

oggi chiamiamo blu egizio. Infatti, miscelando<br />

polvere di quarzo, soda, calce e una lega di<br />

rame si otteneva un pigmento blu chiaro che<br />

poteva venire prodotto in grandi quantità e che<br />

veniva anche commercializzato in tutti i regni<br />

antichi. Così possiamo vedere questa tonalità<br />

di blu sulle colonne del Partenone nell’Acropoli<br />

di Atene e anche nei resti degli affreschi delle<br />

ville di Pompei. Il grande vantaggio di questa<br />

sostanza stava nel fatto che era di facile<br />

impiego, poteva essere miscelata al momento<br />

e trovava utilizzo sia per interni che per esterni,<br />

per quadri o per affreschi su pareti.<br />

Gli egizi però non riuscirono a estrarre dal<br />

lapislazzulo una sostanza colorante. Oppure,<br />

più probabilmente, non ci hanno mai provato<br />

veramente. Solo nel medioevo venne ottenuto<br />

un pigmento dalla pietra, ma si trattava di<br />

un’operazione molto laboriosa. Prima di tutto<br />

era necessario mettere la pietra spezzettata a<br />

bagno in aceto per fare ammorbidire la calce<br />

contenuta in essa. Poi si polverizzava il tutto<br />

con il mortaio. Con questa polvere si<br />

preparava successivamente un<br />

composto unendola a<br />

Il seducente blu della<br />

pietra semipreziosa<br />

del lapislazzulo ispira<br />

tutt’oggi i designer di<br />

gioielli per le loro<br />

stupende creazioni.<br />

4/11<br />

5


I pigmenti hanno le<br />

stesse caratteristiche di<br />

un tempo (sopra).<br />

Ma gli abiti che vengono<br />

tinti con essi cambiano di<br />

continuo come mostrano<br />

i modelli dell’ultima<br />

campagna pubblicitaria<br />

Diesel, “Diesel Island”.<br />

Troverete ulteriori immagini<br />

e informazioni<br />

sul nostro forum su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: SAPERE5006<br />

acqua ragia, colofonia, bitume bianco, cera e<br />

olio di lino, e lo si lasciava riposare per un paio<br />

di settimane. Infine lo si lasciava per ore in<br />

acqua per poterlo ridurre ad impasto. Ne<br />

risultava un pigmento di un blu intenso, pieno,<br />

che da asciutto prendeva una tonalità del tutto<br />

unica: l’oltremare, nome dato dai latini e che<br />

stava ad indicare il blu del mare più lontano.<br />

Dopo che l’Egitto diventò arabo islamico la<br />

tradizione e la produzione del blu egizio<br />

andarono scemando e anche la sua esportazione<br />

nel mediterraneo<br />

diminuì fino a cessare<br />

completamente.<br />

Diventò impellente la<br />

necessità di inventare<br />

un colore blu<br />

sostitutivo.<br />

Pare che fu proprio<br />

così che si pensò di<br />

polverizzare la pietra<br />

lapislazzulo, che era<br />

l’unico materiale blu<br />

che si supponeva<br />

ponesse essere adatto all’uopo. Poco dopo la<br />

cessazione delle forniture di pigmento egizio<br />

si iniziò ad impiegare il lapislazzulo come<br />

colorante per la decorazione delle pagine del<br />

vangelo bizantino, intorno al 6/7 secolo d.C.<br />

La tonalità oltremare raggiunge però la<br />

perfezione solo intorno al 12° secolo. Lo<br />

testimoniano i dipinti, gli affreschi e le<br />

miniature su libri che da quel periodo fiorirono<br />

in tutto il loro splendore. Da allora il mantello<br />

della Madonna appare di un fulgido blu nelle<br />

bibbie e nei breviari. Michelangelo adotta il<br />

blu oltremare per illuminare con i suoi<br />

affreschi l’oscurità della Cappella Sistina a<br />

Roma e Giotto lo impiega per la realizzazione<br />

“Il sacro lapislazzulo<br />

porta con sé il blu del<br />

cielo e la luce divina”<br />

Aus Assyrien<br />

dei suoi 100 affreschi nella Cappella degli<br />

Scrovegni a Padova.<br />

Prima di allora, per secoli, il cielo era stato<br />

realizzato con il colore oro. Chiaramente non<br />

era proprio il colore più realistico per il cielo e<br />

per il mantello della Madonna. La scelta di<br />

questo colore derivava dal desiderio di<br />

glorificare e santificare il divino e siccome l’oro<br />

era quanto di più prezioso si conosceva, ecco<br />

che lo si impiegava in questo modo. Il fatto<br />

che un colore venisse da un posto lontano<br />

migliaia di chilometri<br />

e che quindi<br />

costasse molto, lo<br />

rendeva altresì<br />

prezioso. In questo<br />

modo si spiega il<br />

colore del mantello<br />

della Madonna che<br />

in alcuni paesi è<br />

differente, rispetto<br />

ad altri. Per esempio<br />

sulle icone Russe e<br />

anche su alcuni<br />

dipinti dei Paesi Bassi del 15° secolo esso è<br />

di colore rosso. Allora, in quei paesi, i tessuti<br />

rossi erano molto costosi. Per quanto riguarda<br />

il colore blu, in verità esisteva una pianta<br />

europea chiamata guado dalla quale si<br />

estraeva questo pigmento, ma non era<br />

abbastanza ricercata e preziosa. Era impensabile<br />

usare questo tipo di pigmento dozzinale per<br />

decorare la Beata Vergine.<br />

I re apprezzavano enormemente il blu profondo<br />

indigo indiano. Il Kaiser tedesco Enrico II<br />

vestiva un mantello di un blu profondo,<br />

decorato con delle stelle dorate. Anche questo<br />

tipo di blu, che veniva dall’India e percorreva le<br />

stesse pericolose vie del lapislazzulo, era molto<br />

6 4/11


prezioso e veniva pagato a peso d’oro fino a<br />

quando, nel 1497, il navigatore portoghese<br />

Vasco de Gama aprì la via di navigazione verso<br />

l’India. Le navi poterono così trasportare nel<br />

vecchio mondo grandi quantità di materiali<br />

preziosi e di lusso che prima erano conosciuti<br />

solo attraverso racconti e leggende. Con<br />

l’avvento del trasporto navale gli arabi, che<br />

portavano spezie e tessuti preziosi dall’oriente<br />

verso l’Europa ancora a dorso di cammello,<br />

avevano perso il loro monopolio di importazione.<br />

Anche il blu europeo, fatto con la pianta<br />

guado, perse di importanza perché l’indigo,<br />

importato a Lisbona per quantità di dozzine di<br />

quintali, aveva una migliore capacità coprente<br />

ed era 30 volte più intenso.<br />

I conservatori tradizionalisti combatterono<br />

questo nuovo colore con tutte le forze. A<br />

Norimberga c’era la pena di morte per quelli<br />

che commerciavano il cosiddetto blu pagano.<br />

Anche in Francia e in Sassonia, nel 1609, fu<br />

istituita la pena di morte per chi utilizzava<br />

questo nuovo pigmento. I notabili di Francoforte<br />

nel 1577 decretarono il divieto all’impiego<br />

dell’indigo. In Inghilterra l’indigo venne<br />

dichiarato velenoso.<br />

Fondamentalmente questi divieti non ottennero<br />

come risultato un aumento dell’impiego<br />

della pianta guado ma un incremento delle<br />

denunce. Siccome le indagini chimiche potevano<br />

dimostrare ben poco, i contravventori<br />

venivano denunciati da testimoni e vicini di<br />

casa inquisitori che li accusavano arbitrariamente.<br />

La battaglia tra il guado e l’indigo<br />

durò per più di 300 anni e alla fine non ci fu<br />

un vero vincitore perché nel 1897 la BASF<br />

inventò l’indigo sintetico. Fu l’inizio dell’era<br />

chimica moderna.<br />

Joachim Goetz


Finalmente<br />

è possibile misurare la qualità dell’ufficio<br />

Il nuovo Office-Power-Check rivela i punti deboli e le potenzialità


Le aziende devono essere in grado di<br />

sapere come i loro impiegati si sentono<br />

sul loro posto di lavoro: ne va del loro<br />

successo. Per questo motivo <strong>Sedus</strong> ha<br />

sviluppato uno strumento in grado di<br />

determinare il grado di soddisfazione<br />

dei collaboratori all’interno degli uffici.<br />

Persone e ufficio<br />

<strong>Sedus</strong> si è fatta carico di questa missione:<br />

rendere il lavoro in ufficio un’esperienza<br />

piacevole e vincente, per il bene delle aziende<br />

e per quello dei lavoratori. Per questo motivo<br />

<strong>Sedus</strong> ha sviluppato il concetto del Place 2.5,<br />

la nuova cultura dell’ufficio per il benessere<br />

produttivo, che permette di creare delle<br />

postazioni di lavoro stimolanti e di alta qualità,<br />

che facciamo sentire gli impiegati a proprio<br />

agio, come se fossero nel loro ambiente<br />

domestico.<br />

Un recente studio della Accademia tedesca<br />

IQudo ha dimostrato quanto questo sia<br />

importante. Le idee migliori solitamente<br />

vengono quando ci troviamo in un posto che<br />

ispiri benessere e uno stato d’animo piacevole.<br />

Per il 93% degli esaminati questo posto non è<br />

l’ambiente lavorativo.<br />

I tempi sono maturi per una nuova cultura<br />

dell’ufficio<br />

E’ l’esortazione che arriva dall’istituto Fraunhofer<br />

per il lavoro e l’organizzazione. I suoi<br />

scienziati hanno condotto degli studi sugli<br />

effetti positivi di un allestimento d’ufficio in<br />

linea con la filosofia del Place 2.5 di <strong>Sedus</strong>. I<br />

risultati sono strabilianti: in un ambiente di<br />

questo tipo la produttività dei collaboratori<br />

aumenta fino al 36%.<br />

Inoltre le ore di malattia e il ricambio di forza<br />

lavoro si sono ridotti, la creatività è incrementata<br />

e la comunicazione all’interno dell’azienda<br />

aumenta. I vantaggi economici per le aziende<br />

sono evidenti. Anche il potere dell’azienda di<br />

esercitare forze attrattive e affezione nei<br />

riguardi del lavoratore si è fatto più concreto,<br />

per fronteggiare l’alta mobilità e le allettanti<br />

proposte della concorrenza e dei cacciatori<br />

di teste.<br />

Migliorare la qualità dell’ambiente ufficio<br />

significa migliorare le prestazioni<br />

La qualità degli allestimenti degli uffici gioca<br />

un ruolo fondamentale per il senso di appagamento<br />

e soddisfazione degli impiegati che vi<br />

Informazioni<br />

La passione per le ricerche di mercato:<br />

Hagstotz ITM<br />

Il team dell’istituto Hagstotz ITM svolge studi<br />

nell’ambito delle ricerche di mercato e delle<br />

indagine di opinione e fornisce consulenza a<br />

diverse aziende, gruppi industriali e associazioni.<br />

La sociologa Karin Schmitt-Hagstotz e il<br />

professor Werner Hagstotz sono a capo della<br />

società che vanta un’attività ultra ventennale<br />

durante la quale ha acquisito un enorme<br />

familiarità con gruppi industriali e comportamenti<br />

di mercato. La Hagstotz ITM oggi<br />

collabora con i suoi numerosi clienti, forte<br />

della propria conoscenza e professionalità nel<br />

campo, studiando e pianificando concetti e<br />

strategie per l’ottimizzazione e l’incremento<br />

dell’efficienza produttiva nelle aziende.<br />

Prof. Dr. Werner Hagstotz.<br />

Potrete trovare ulteriori informazioni su: www.hagstotz-itm.de<br />

lavorano e stimola la loro efficienza e disponibilità.<br />

Per questo è molto importante analizzare<br />

l’indice di appagamento all’interno di<br />

un’azienda, insieme ai fattori che lo determinano.<br />

Questo è di grande utilità per potere<br />

fare i passi necessari per applicare eventuali<br />

modifiche o migliorie che portino ad un<br />

incremento delle prestazioni dei lavoratori.<br />

Ma come è possibile valutare questi fattori?<br />

La soluzione viene data da questo nuovo<br />

procedimento messo a punto dagli esperti<br />

<strong>Sedus</strong> in collaborazione con l’istituto di ricerca<br />

Hagstotz ITM. Il <strong>Sedus</strong> Office-Power-Check<br />

offre per la prima volta alle azienda la<br />

4/11 9


Informazioni<br />

La comunicazione interna<br />

può essere incrementata<br />

notevolmente installando<br />

per esempio una<br />

postazione di scambio di<br />

idee nella zona centrale<br />

dell’ufficio.<br />

possibilità di quantificare in modo preciso il<br />

tasso di soddisfazione dei lavoratori che<br />

operano all’interno degli uffici. I risultati<br />

mettono in evidenza i punti deboli e i potenziali<br />

di sviluppo. L’Office-Power-Check inoltre<br />

permette di confrontare le indagini assolutamente<br />

anonime con quelle di altre aziende di<br />

analoghe dimensioni che operano nello stesso<br />

settore merceologico.<br />

<strong>Sedus</strong> ha investito molto in questo singolare<br />

strumento, allo scopo di mettere a disposizione<br />

delle aziende un valido supporto di analisi a<br />

basso costo per l’ottimizzazione degli uffici.<br />

Qualsiasi azienda può sperimentare l’Office-<br />

Power-Check, indipendentemente dal settore<br />

di mercato a cui appartiene o dalla sua<br />

dimensione; i costi sono limitati, grazie al<br />

grande lavoro di preparazione svolto da <strong>Sedus</strong>.<br />

Il servizio Office-Power-Check per ora è<br />

disponibile solo in Germania ed è stato accolto<br />

con notevole successo. L’applicazione internazionale<br />

sarà pronta entro breve. Coloro che<br />

fossero interessati potranno contattarci e<br />

richiedere ulteriori informazioni.<br />

Klaus Habann<br />

Il <strong>Sedus</strong> Office-Power-Check<br />

Il <strong>Sedus</strong> Office-Power-Check rappresenta un<br />

valido strumento di analisi, unico nel suo<br />

genere, per tutte quelle aziende di qualsiasi<br />

settore e grandezza che desiderano misurare<br />

il grado di soddisfazione dei propri collaboratori<br />

all’interno dell’ufficio. Tale analisi è<br />

utile per potere definire il potenziale di<br />

miglioramento della performance e per<br />

confrontarlo con quello di altre imprese<br />

consociate dello stesso settore. L’esecuzione<br />

di questo check è molto semplice e consiste<br />

nello svolgere un’indagine anonima all’interno<br />

dell’organico dell’azienda.<br />

I risultati<br />

I risultati dell’indagine potranno dare un<br />

quadro di quello che gli impiegati ritengono<br />

fondamentale all’interno dell’ambiente<br />

ufficio per potere svolgere il loro operato in<br />

modo sereno e appagante: verranno indicati<br />

in rosso gli aspetti che richiedono un<br />

miglioramento o delle modifiche, inclusi i<br />

fattori di minore incisività. Il campo verde è<br />

riservato agli aspetti positivi, che dovranno<br />

tendenzialmente venire potenziati. L’area<br />

gialla indica il potenziale di miglioramento.<br />

L’indice OPC<br />

L’indice OPC mostra concretamente quanto<br />

un azienda può ottenere come potenziale<br />

addizionale, attraverso la realizzazione di un<br />

ambiente ufficio atto a raggiungere un<br />

adeguato clima di benessere produttivo.<br />

Confronti di settore<br />

I risultati delle indagini sugli status aziendali<br />

possono venire confrontati tra loro sulla<br />

base del tipo di prodotto o della dimensione<br />

dell’azienda.<br />

Al momento la funzione Office-Power-Check<br />

è disponibile solo in Germania, la versione<br />

internazionale è in allestimento.<br />

www.hagstotz-itm.de/office-power-check.php


Esempio di lettura dati: benessere produttivo<br />

Potete trovare tutto sul<br />

Office-Power-Check<br />

<strong>Sedus</strong> su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: SAPERE5007<br />

11


12<br />

MOZZAFIATO<br />

Il fascino delle immersioni


“Mi immersi ancora<br />

in acqua e il<br />

mondo civilizzato<br />

sparì di nuovo<br />

come per magia”<br />

Jacques Cousteau<br />

Potete trovare la<br />

versione integrale<br />

dell’articolo e ulteriori<br />

informazioni su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: IDEE5006<br />

Coloro che fanno immersioni lo sanno: nel<br />

blu profondo, sotto il livello dell’acqua ci<br />

aspettano momenti magici. Si vedono i<br />

delfini, i colori delle scogliere, si incontrano<br />

banchi di pesci. Il settore turistico delle<br />

immersioni anno dopo anno presenta<br />

destinazioni sempre più emozionanti che<br />

promettono esperienze indimenticabili, nei<br />

luoghi più affascinanti del nostro pianeta<br />

azzurro. Negli ultimi tempi stiamo assistendo<br />

alla nascita di nuove offerte<br />

differenziate per quanto riguarda i<br />

soggiorni vacanza. Il trend è decisamente<br />

orientato verso il lusso, il wellness, hotel<br />

prestigiosi e resort esclusivi. É rimasta però<br />

la magia unica di sempre: l’esperienza<br />

mozzafiato di nuotare nelle acque profonde<br />

del mare, in un mondo sommerso.<br />

Chi ce lo fa fare di mettere la testa sott’acqua?<br />

Sott’acqua è bagnato e freddo. E sarebbe più<br />

comodo usare il boccaglio, cosa l’hanno<br />

inventato a fare? Non è la stessa cosa, piuttosto<br />

che immergersi completamente in acqua?<br />

Assolutamente no. Nuotare con il boccaglio a<br />

livello dell’acqua significa rimanere collegati con<br />

il mondo in superficie, è come essere uno<br />

spettatore da lontano. Fare immersione invece<br />

implica entrare a fare parte del mondo sottomarino,<br />

librarsi senza peso nel mare blu – non a<br />

caso la NASA per i propri astronauti che si<br />

devono preparare per una missione spaziale<br />

prevede un allenamento speciale di immersione<br />

profonda in un’apposita vasca. Cosa distingue<br />

coloro che si immergono dagli astronauti?<br />

Quelli che fanno immersione non si trovano in<br />

una banale vasca in cemento, bensì nuotano in<br />

un mondo che esplode di vita e colori. Librarsi<br />

per un ora sott’acqua lungo una scogliera è<br />

come passare 60 minuti nel paese delle<br />

meraviglie. Il riff è un mondo concentrato di<br />

vita: ovunque si possono scorgere coralli di ogni<br />

tipo gialli, rosa, rosso scuro e verde. E i pesci<br />

sembrano volerci stupire con i loro colori e le<br />

loro molteplici forme; è una festa per gli occhi.<br />

Anche i loro nomi suonano particolarmente<br />

colorati: pesce spazzino, pesce cardinale, pesce<br />

imperatore, pesce di velluto, pesce alato, pesce<br />

beccaccia, pesce pipa. Queste incredibili<br />

creature si incrociano e sfilano intorno alle rocce<br />

delle scogliere sott’acqua. Nuvole sfumate di<br />

arancio create dai banchi di canarini di mare si<br />

fanno strada lungo gli scogli sommersi. Pesci<br />

farfalla che “svolazzano” con i loro corpi<br />

appiattiti tra le rientranze delle rocce, sempre in<br />

cerca di cibo e nascondigli. Pesci pappagallo,<br />

14 4/11


Storia<br />

Avanti e indietro<br />

“Nel 1936 una domenica mattina arrivai a Le Mourillon nei pressi di Toulon sul<br />

Mediterraneo e per la prima volta nella mia vita ho guardato sott’acqua con la<br />

mia maschera Fernez. Non potevo credere a ciò che stavo vedendo [...]; scogli<br />

con foreste di alghe verdi, marroni e argento, pesci mai visti che nuotavano<br />

nell’acqua cristallina.<br />

Mi tirai su e vidi la gente fuori e i lampioni della strada. Poi mi immersi ancora<br />

in acqua e il mondo civilizzato sparì di nuovo come per magia. Mi trovai ancora<br />

in un mondo selvaggio, mai visto prima, imperscrutabile dalla superficie”.<br />

Jacques Cousteau descrive così in “Silent World”, la sua opera classica del<br />

1953 sulle esplorazioni del mondo subacqueo, il suo primo emozionante<br />

incontro con l’universo sotto il livello dell’acqua. Quello che è successo a<br />

Cousteau dopo questo suo appassionante approccio è diventato storia. Si è<br />

ingegnato per inventare un’apparecchiatura che gli permettesse di stare in<br />

immersione per lungo tempo, cosa che in apnea non era possibile. Ci riuscì<br />

nel 1943, sette anni dopo che ebbe osservato per la prima volta il mondo<br />

sottomarino con la sua maschera. Potè finalmente fare la sua prima immersione<br />

equipaggiato con un cilindro riempito di aria compressa e un respiratore<br />

automatico. Nasce così l’attrezzatura per sommozzatori per la respirazione<br />

artificiale chiamata Aqualung.<br />

così chiamati per la forma del loro muso, che<br />

rosicchiano i coralli riducendoli in sabbia, quella<br />

che tanto apprezziamo sulle spiagge tropicali.<br />

Tartarughe che nuotano nelle acque profonde e<br />

risalgono per approdare sugli scogli, in superficie.<br />

Banchi di pesci in stretta formazione che<br />

spingono le loro piccole prede impaurite verso<br />

l’alto in una sorta di caccia di gruppo dal<br />

crudele ma naturale epilogo. Barracuda che<br />

rimangono immobili accanto alla scogliera in<br />

attesa che qualche pesce tropicale faccia l’errore<br />

di avvicinarsi troppo. Squali che volteggiano con<br />

movimenti nervosi alla ricerca di prede<br />

nell’oscurità dei fondali. L’immersione con la<br />

bombola offre la possibilità di nuotare nel<br />

profondo blu e di partecipare silenziosamente<br />

da vicino alla vita sottomarina, mentre coloro<br />

che usano il semplice boccaglio per respirare a<br />

filo dell’acqua sono costretti a osservare tutto<br />

da lontano, in modo distaccato. Gli appassionati<br />

di immersione con le bombole vivono esperienze<br />

mistiche, nuotando per lungo tempo nella<br />

meravigliosa natura sottomarina. L’unico suono<br />

che si sente è quello del respiratore che rilascia<br />

bolle argentate che disegnano svolazzi in<br />

verticale per risalire verso la linea di separazione<br />

tra il mondo dell’acqua e quello dell’aria.<br />

Hans Fuchs<br />

Hans Hass in un'immersione.<br />

Jacques Cousteau con un gruppo di subacquei.<br />

Nello stesso periodo un altro campione di apnea volle provare un sistema<br />

alternativo. Il 12 Luglio del 1943 l’austriaco Hans Hass testò un sistema di<br />

respirazione a riciclo, che non produceva bolle che andavano a disperdersi,<br />

bensì recuperava l’aria respirata e la purificava rendendola di nuovo utilizzabile:<br />

il Rebreather. Anche Hass subiva il fascino del mondo sottomarino.<br />

Espresse la sua esperienza con queste parole: “fui completamente assorbito<br />

da questa ora di immersione durante la quale mi ero trasformato da uomo a<br />

essere marino. Per l’eccitazione di stare 15 metri sotto il livello dell’acqua<br />

facevo capriole come un pesce predatore, nuotavo in mezzo ai banchi di<br />

pesci, che sembravano guardarmi come se fossi una loro guardia d’onore<br />

degna di tutto rispetto”.<br />

Entrambi questi personaggi sarebbero diventati successivamente famosi,<br />

avrebbero scritto libri, girato film e si sarebbero avventurati con le loro<br />

barche in grandi spedizioni di ricerca. Dei due differenti sistemi di respirazione<br />

che Cousteau e Hass hanno inventato - l’Aqualung e il Rebreather – quello<br />

che ebbe più successo mondiale fu quello del francese, adottato dalla<br />

maggior parte degli appassionati di immersione. L’apparecchio prese un<br />

nuovo nome e venne battezzato come Self-Contained Underwater Breathing<br />

Apparatus, in breve SCUBA.<br />

Potete trovare altro su Jacques Cousteau nei siti www.cousteau.org e www.cousteaudivers.org<br />

e ulteriori informazioni relative a Hans Hass su www.wikipedia.org/wiki/Hans_Hass


Informazioni<br />

Brevetto per sub in tre giorni<br />

A distanza di 70 anni abbondanti da quando Hans Hass e Jacques<br />

Cousteau hanno fatto le loro prime esperienze subacquee, milioni di<br />

persone nel mondo praticano questo sport con il loro brevetto in tasca<br />

che hanno ottenuto presso le innumerevoli associazioni di immersione,<br />

come per esempio CMAS, PADI, IDD, SSI – e ci fermiamo qui, anche se<br />

la lista risulterebbe infinita. Ogni anno circa un milione di persone dà<br />

gli esami per sub presso il PADI.<br />

Le origini di questo sport risalgono agli anni ’60. Le organizzazioni di<br />

immersione come PADI - Professional Association of Diving Instructors –<br />

hanno avuto un ruolo molto importante in questo. Infatti hanno formulato<br />

e istituito un sistema di insegnamento modulare che ha portato l’attività di<br />

immersione a diventare uno sport sicuro e di facile approccio.<br />

Oggi si può ottenere il brevetto per sub nell’arco di tre giorni presso<br />

qualsiasi centro di insegnamento nelle nostre città o addirittura nei luoghi<br />

di vacanza. Per chi è titubante o ha dei dubbi c’è la possibilità, prima di<br />

fare il corso vero e proprio, di fare delle immersioni di prova preliminari<br />

assolutamente sicure, per potere decidere se è lo sport adatto oppure no.<br />

Ma si sa, una volta che si prova non si vorrebbe mai smettere.<br />

www.padi.com www.cmas.org www.iddworld.com<br />

Fare immersione a due passi da casa<br />

Ma è proprio necessario spostarsi per lunghe distanze per<br />

potere fare delle immersioni? Assolutamente no. In ogni<br />

paese dell’Europa occidentale esistono dei luoghi adatti<br />

alla pratica di questo sport, anche vicino a casa nostra.<br />

Sicuramente non dappertutto l’acqua è di un bel blu<br />

cristallino ma il Mediterraneo è a portata di mano. I paesi<br />

che vi si affacciano offrono paesaggi sottomarini di<br />

notevole bellezza. Vi si possono trovare creature di grossa<br />

taglia (balene, squali, orche nello stretto di Gibilterra,<br />

delfini e tonni) e anche piccoli animali come diverse specie<br />

di lumache marine.<br />

Lungo la costa atlantica il mare diventa più selvaggio,<br />

freddo e scuro ma sott’acqua esiste una grande varietà di<br />

colori. Le coste della Gran Bretagna per esempio sono<br />

abitate da una grande moltitudine di esseri viventi. Gli<br />

appassionati di immersioni vi possono incontrare foche,<br />

squali (lo squalo balena delle acque fredde) oltre a diverse<br />

varietà di specie animali più piccole e colorate. In Svizzera<br />

e in Austria si possono fare immersioni nelle acque<br />

cristalline degli incantevoli laghi alpini e dei fiumi impetuosi.<br />

In Germania il lago montano Baggersee a Hemmoor<br />

nella Sassonia del centro nord, rappresenta una destinazione<br />

per subacquei piuttosto rinomata ma anche di una<br />

certa difficoltà. Nella zona della Ruhr esistono diversi<br />

centri indoor per immersione, come per esempio il<br />

Gasometer. In Belgio, a Bruxelles c’è il Nemo 33, una vasca<br />

artificiale indoor profonda 33 metri. Anche l’Olanda offre<br />

diversi paradisi rinomati internazionalmente: le aree di De<br />

Oosterschelde e De Grevelingen, due territori intorno alle<br />

isole Zeeuwse che pullulano di forme di vita: granchi,<br />

gamberi, gamberetti, piccoli pescetti, cavallucci marini,<br />

gobi, garofani e anemoni di mare.


Consigli letterari<br />

Immergersi con stile<br />

Per anni Tim Simond ha viaggiato in lungo e<br />

in largo per il mondo alla scoperta di hotel e<br />

resort di gran lusso con interessanti luoghi<br />

per immersioni. Ha raccolto le impressioni<br />

della sua ricerca in un libretto intitolato<br />

“Dive in Style”. In questo libro Simond<br />

fornisce molte informazioni utili sui posti da<br />

lui visitati alle Seychelles, in Belize, alle Fiji ,<br />

alle Maldive oltre a diverse altre affascinanti<br />

destinazioni, particolarmente care agli<br />

amanti delle immersioni. Si tratta per la<br />

maggior parte di piccoli squisiti hotel<br />

esclusivi, lontani dal mondo civilizzato, che<br />

offrono quel certo non so che alla Robinson<br />

Crusoe. Secondo Simonds infatti l’esclusività<br />

sta proprio in questo: un luogo tranquillo in<br />

un contesto di natura incontaminata. Sulla<br />

home page di Simonds www.diveinstyle.<br />

com si possono visionare e anche prenotare<br />

diverse destinazioni interessanti.<br />

www.diveinstyle.com<br />

Avventura Oceano<br />

David Hettich, Abenteuer Ozean, Geheimnisse<br />

der Weltmeere Buch und gleichnamige DVD<br />

(Avventure e segreti dei mari-libro e DVD<br />

omonimo) si può ordinare su<br />

Lusso<br />

Gli appassionati di sub desiderano lusso e comfort. Ormai stare nella propria<br />

camera d’albergo, con il sottofondo del rumore del compressore che<br />

durante la notte riempie le bombole di ossigeno per le immersioni in<br />

programma per la mattina successiva, rigirandosi nel letto nell’attesa di<br />

addormentarsi è un ricordo che appartiene al passato. Sono ormai lontane<br />

nel tempo le vacanze in hotel spartani, che non dispongono neppure di<br />

doccia e stanza da bagno in camera, per evitare che i sub vi lavino le proprie<br />

mute e che la polvere di corallo depositata sulle mute intasi gli scarichi. La<br />

richiesta è molto diminuita. La tendenza va verso vacanze in luoghi<br />

paradisiaci perfetti per gli appassionati di immersioni che sono alla ricerca di<br />

nuove esperienze ma che non vogliono rinunciare a destinazioni esclusive<br />

che abbiano un certo non so che alla Robinson Crusoe. Le Maldive rappresentano<br />

un esempio di questo nuovo trend. Negli ultimi anni svariati hotel e<br />

resort sugli atolli corallini dell’Oceano Indiano sono stati ristrutturati e<br />

rinnovati per potere offrire ai visitatori un maggiore lusso e più comfort e in<br />

molti casi anche dei pacchetti wellness addizionali. Oggi si possono trovare<br />

tantissimi hotel e resort esclusivi e di altissimo prestigio. Gli amanti delle<br />

immersioni qui possono godere di una perfetta combinazione di strutture<br />

alberghiere di elevato livello abbinate a programmi di immersioni assolutamente<br />

esclusivi. Un esempio di questa categoria è il Lizard Island Lodge,<br />

un’oasi su un’isola corallina del Great Barrier Reef con pista d’atterraggio<br />

privata. Un lusso analogo viene offerto anche dal Frégate Island Private, un<br />

hotel sull’omonima isola del gruppo delle Seychelles e da altri prestigiosi<br />

hotel e resort nelle Fiji, nella Polinesia Francese, in Costa Rica, in Belize e in<br />

altri luoghi paradisiaci. Anche sul vicino Mediterraneo è sempre più facile<br />

trovare allettanti combinazioni di sistemazioni in strutture di lusso abbinate<br />

a interessanti programmi di immersione.<br />

Hans Fuchs<br />

www.abenteuer-ozean.de<br />

4/11<br />

17


VOGLIAMO TE!<br />

Mission Place 2.5<br />

Per dirla chiaramente: vogliamo convincervi della validità del concetto Place 2.5.<br />

Vorremmo attirare l'attenzione sulla nuova cultura dell’ufficio per il benessere produttivo<br />

e mostrarvi la concezione degli ambienti ufficio dove si lavora dando volentieri il<br />

meglio di sé per il bene dell’azienda. Per permettervi di farvi un’idea precisa senza<br />

rischio di malintesi qui sotto abbiamo preparato per voi un elenco che riassume e<br />

concentra tutte le argomentazioni.<br />

Scoprite come aumentare<br />

la vostra performance<br />

con <strong>Sedus</strong> su<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: IDEE5007<br />

In un Place 2.5<br />

• le postazioni di lavoro sono concepite in<br />

modo tale che le persone si sentano a<br />

proprio agio e il clima lavorativo sia<br />

pervaso da una sensazione di considerazione<br />

individuale;<br />

• l’ambiente lavorativo risponde alle necessità<br />

delle persone che vi lavorano e offre loro lo<br />

stesso stimolo qualitativo che possono<br />

trovare a casa o nei luoghi del tempo libero;<br />

• l’identificazione dell’impiegato con<br />

l’azienda e con gli obiettivi di quest’ultima<br />

cresce notevolmente e lo stesso vale per la<br />

motivazione professionale;<br />

• si trovano più stimoli per la creatività e la si<br />

mette al servizio dell’azienda;<br />

• si lavora in sinergia e si collabora in svariate<br />

modalità con i colleghi;<br />

• anche il dialogo informale tra colleghi<br />

riguardo questioni aziendali trova il suo<br />

spazio e ciò porta allo sviluppo di nuove<br />

soluzioni relative ai progetti in corso;<br />

• la forza lavoro è in salute e in forma, di<br />

conseguenza le ore di malattia si riducono;<br />

• la produttività cresce fino al 36%.<br />

18 4/11


Sono tutti buoni motivi per cui vale davvero la<br />

pena approcciarsi seriamente al concetto di Place<br />

2.5, soprattutto per le aziende che fanno grande<br />

affidamento sulla capacità creativa e le motivazioni.<br />

Per questo motivo <strong>Sedus</strong> promuove con<br />

convinzione il nuovo stile di Place 2.5 anche<br />

attraverso nuovi mezzi: con un magazine<br />

stimolante, sorprendente e di piacevole lettura,<br />

che diverte e che offre contenuti di grande utilità<br />

personale e professionale. Per chi desiderasse<br />

ulteriori informazioni, c’è un forum interessante<br />

di approfondimenti su internet. Registrandosi si<br />

ottengono informazioni sulle ultime tendenze<br />

relative alla progettazione degli uffici.<br />

Abbonati gratuitamente al nostro magazine<br />

Place 2.5. Puoi compilare questo semplice modulo<br />

oppure iscriverti su www.place2point5.com.<br />

Informazioni<br />

Le persone, in quanto tali, contano<br />

Nella progettazione di un ufficio di solito la voce con più peso<br />

è quella dei costi di realizzazione; vogliamo porre risalto sugli<br />

autentici costi di un azienda: l’arredamento influisce in realtà<br />

solo per circa l’1% e i costi del personale pesano sul bilancio<br />

per l’80%. Le soluzioni di mobili per ufficio tradizionali che<br />

rispondono esclusivamente a pure necessità di arredamento<br />

non sono di grande aiuto in un azienda. Il concetto Place 2.5<br />

conferisce alla progettazione di un ufficio il suo vero valore: il<br />

personale rappresenta il fattore di successo di un’azienda ed è<br />

il punto di partenza per il concepimento di un adeguato spazio<br />

lavorativo che duri con efficienza nel tempo.<br />

4/11<br />

19


Un punto fermo<br />

Intervista con l’architetto Jens Ludloff<br />

Come la punta di un<br />

iceberg il centro sviluppo<br />

staglia sull’area della<br />

società <strong>Sedus</strong> Stoll AG,<br />

con la sua facciata del<br />

tutto originale.<br />

Il moderno edificio giace come un monolite<br />

all’interno dell’area industriale del gruppo<br />

<strong>Sedus</strong> a Dogern. La facciata velata disegnata<br />

seguendo uno stile prettamente tessile dona<br />

alla costruzione un aspetto introverso e a<br />

prima occhiata poco entusiasmante. Si tratta<br />

del nuovissimo centro di innovazione e<br />

sviluppo realizzato dagli architetti Ludloff +<br />

Ludloff di Berlino, già attivo e occupato dai<br />

suoi utenti. Nell’intervista che segue Jens<br />

Ludloff ci spiega come ha affrontato l’incarico<br />

della costruzione di questo edificio<br />

insieme al suo team.<br />

La costruzione di un centro di sviluppo è<br />

un incarico interessante e non troppo<br />

frequente per un architetto.<br />

Qual è stata la sfida principale nella realizzazione<br />

del progetto <strong>Sedus</strong>?<br />

Jens Ludloff: Fortunatamente agli architetti<br />

vengono commissionati molti incarichi particolari:<br />

è il bello della professione. La particolarità di<br />

questo progetto era quella di lavorare con un<br />

committente che, in qualità di realizzatore e<br />

costruttore di arredamenti per ufficio, aveva<br />

familiarità con il metodo di lavoro di un architetto<br />

e ha dimostrato molta fiducia nei confronti del<br />

nostro operato.<br />

L'impostazione planivolumetrica ha tenuto conto<br />

di tutti gli aspetti legati a una produzione di<br />

mobili in "piccolo", dal processo creativo passando<br />

per la fabbricazione dei primi modelli fino alla<br />

produzione dei prototipi e alla sperimentazione<br />

della loro funzionalità e resistenza.<br />

Il nostro compito era di portare sotto lo stesso<br />

tetto, in condizioni di lavoro ottimali, diverse<br />

funzioni aziendali collegate allo sviluppo del<br />

prodotto, quali progettisti, tecnici, artigiani,<br />

e acquisti.<br />

Come realizzare dunque una struttura nella quale<br />

20 4/11


le diverse parti coinvolte collaborano in qualità di<br />

utenti al raggiungimento di uno stesso scopo?<br />

Una struttura in cui si sviluppano nuovi prodotti<br />

fino alla fase di produzione in serie, in cui sono<br />

raggruppate officine per la lavorazione di legno,<br />

plastica e acciaio, una cabina di verniciatura, una<br />

tappezzeria, laboratori di prova, sale riunioni, sale<br />

espositive ed uffici?<br />

Ne è risultato un mondo a sé stante: ritengo che<br />

abbiamo realizzato un edificio che consente di<br />

conciliare esigenze spesso eterogenee. Solo le<br />

prossime generazioni di prodotti <strong>Sedus</strong> potranno<br />

dimostrare se siamo effettivamente riusciti a<br />

soddisfare il nostro compito.<br />

Quali sono state le indicazioni concrete<br />

fornite dal committente e come avete<br />

risposto all'esigenza di avere postazioni di<br />

lavoro moderne?<br />

Jens Ludloff: Lo scopo non era solo quello di<br />

raggruppare in un'unica struttura tutti i soggetti<br />

coinvolti nel processo di sviluppo, ma anche<br />

quello di creare al suo interno un'atmosfera che<br />

stimolasse in egual misura la comunicazione e la<br />

concentrazione. Si è trattato in un certo qual<br />

modo di fondere caratteristiche che in un primo<br />

momento possono apparire contrastanti.<br />

Ci siamo naturalmente posti il problema immedia-<br />

Jens Ludloff e sua moglie Laura Fogarasi-Ludloff hanno aperto il loro studio a Berlino<br />

nel 2007. La loro casa “Haus FL” in Bernauer Straße fa convivere sotto lo stesso<br />

tetto i due concetti di abitazione e luogo di lavoro.<br />

4/11 21


All’interno troneggia una<br />

scala a chiocciola che<br />

porta dal piano terra al<br />

piano superiore. Viene<br />

utilizzata dagli impiegati<br />

per recarsi in breve tempo<br />

dal reparto magazzino e<br />

laboratorio al piano degli<br />

uffici.<br />

to di cosa significhi "lavorare oggi", ovvero di<br />

quali siano i propulsori del lavoro creativo. Dopo<br />

che per anni si è affermato che i cosiddetti "nuovi<br />

mezzi di comunicazione" avrebbero portato<br />

nell'immediato futuro alla scomparsa del tradizionale<br />

posto di lavoro inteso nel vero senso della<br />

parola come "posto all'interno di un'azienda",<br />

per <strong>Sedus</strong> abbiamo seguito il percorso inverso.<br />

L'accesso alle informazioni digitali ci garantisce<br />

certamente una certa autonomia spaziale e ci<br />

permette di svolgere determinate mansioni<br />

mentre siamo in viaggio o da casa. La realizzazione<br />

di mobili comporta però l'interazione tra molte<br />

discipline. Un prodotto si sviluppa solo sulla base<br />

dello scambio diretto tra diversi professionisti, il<br />

quale impone un vero e proprio "lavoro di<br />

squadra" attentamente coordinato.<br />

Non vi è dunque solo un server sul quale convergono<br />

tutte le informazioni, al quale tutte le parti<br />

coinvolte possono accedere. Da queste informazioni<br />

occorre anche saper trarre le giuste conclusioni<br />

e il necessario confronto si svolge in un<br />

luogo reale.<br />

Tale luogo non può essere un laboratorio<br />

anonimo in cui si lavora in camice bianco, non per<br />

niente le consultazioni più importanti in ambito<br />

politico, ma anche a livello privato, si svolgono<br />

spesso deliberatamente in luoghi particolari.<br />

Per noi era importante creare spazi carichi di<br />

valenze emozionali! Non volevamo realizzare<br />

quindi un "white cube" in cui le postazioni di<br />

lavoro fossero intercambiabili, ma piuttosto una<br />

struttura che offrisse spazi dalle differenti<br />

atmosfere e coinvolgesse volutamente i<br />

nostri sensi.<br />

Come siete giunti a questo edificio dalla<br />

forma monolitica? Quale immagine intendevate<br />

offrire?<br />

Jens Ludloff: La nuova sede di <strong>Sedus</strong> è ubicata<br />

nelle immediate vicinanze del magazzino verticale<br />

automatico che lo studio di architettura Sauerbruch<br />

Hutton ha dotato di una vivace combinazione<br />

di colori e di un ex ufficio doganale ad un<br />

piano con tetto a padiglione risalente agli anni<br />

'40. Non si poteva dunque immaginare un contrasto<br />

maggiore. In questa zona si assiste ad un<br />

salto dimensionale tra edificazione periferica e<br />

zona industriale.<br />

Esagerando un po' si può affermare che, in<br />

questo specifico contesto, si gioca la contrapposizione<br />

tra l'"architettura analogica" e quella<br />

"virtuale". Ed è proprio in questo ambito<br />

conflittuale che abbiamo collocato un corpo<br />

quasi immateriale nel suo involucro tessile, ma<br />

allo stesso tempo tangibile grazie alla sua<br />

volumetria concreta, il quale crea una sorta di<br />

interazione tra l'appariscenza del magazzino<br />

automatico e l'architettura concreta dell'ufficio<br />

doganale. La cubatura dell'edificio presenta<br />

alcuni rimandi alla tipologia architettonica di<br />

paese e la struttura possiede tutte le caratteristiche<br />

di una casa "tradizionale", come le falde<br />

inclinate, le linee di gronda, i colmi, ecc., ma<br />

prepara anche il passaggio alla tipologia architettonica<br />

della zona industriale. Il rivestimento<br />

tessile delle facciate fa apparire l'edificio concreto<br />

e massiccio oppure immateriale ed inattaccabile a<br />

seconda delle condizioni di luce.<br />

Il volume dell'edificio è dominato da<br />

geometrie forti, solo la scala principale<br />

arrotondata sembra ammorbidire questo<br />

rigore, la cromaticità è sfumata ed armoniosa.<br />

Da dove avete tratto l'ispirazione?<br />

Jens Ludloff: La geometria deriva direttamente<br />

dal contesto di urbanistica di piccola scala che<br />

prevale negli ambienti interni; è per questo che<br />

in parte le pareti dell'ufficio a spazio aperto<br />

ricordano formalmente le strutture spaziali di un<br />

22 4/11


Fatti<br />

paese. Viene richiamata inconsciamente l'immagine<br />

di diverse tipologie di tetti, timpani e gronde.<br />

La forma del tetto e la sua immagine vista<br />

dall'interno contribuiscono in maniera significativa<br />

ad una percezione differenziata dell'ufficio a<br />

spazio aperto. Allo stesso tempo questo "panorama<br />

di tetti" sembra essere sospeso su un fregio di<br />

paesaggio reale. Contrastano invece le "geometrie<br />

morbide" delle scale di accesso all'edificio.<br />

Quali sono a Suo avviso i componenti<br />

progettuali che hanno maggiore priorità<br />

nella progettazione di aree di lavoro?<br />

Come avete attuato i vostri obiettivi in<br />

questo caso?<br />

Jens Ludloff: Consideriamo gli uffici realizzati qui<br />

come una base per una sorta di "ricerca empirica<br />

sul campo" che ha come oggetto un mondo del<br />

lavoro in rapida evoluzione. Noi abbiamo<br />

realizzato l'involucro, il "contesto naturale" che<br />

toccherà ora a <strong>Sedus</strong> riempire di vita. La nostra<br />

"disposizione sperimentale" non è però un<br />

involucro anonimo che aspetta solo di essere<br />

arredato ed interpretato dai collaboratori. Quello<br />

che abbiamo progettato è uno spazio "sensibile",<br />

emozionale che a nostro avviso vedrà aumentare<br />

la sua importanza proprio a fronte di un mondo<br />

del lavoro sempre meno legato ad una precisa<br />

ubicazione. In fase di attuazione abbiamo<br />

ovviamente ricercato un'acustica sfumata,<br />

condizioni di luce ottimali ed un clima ambientale<br />

con ridotta convezione. La realizzazione dettagliata<br />

dello spazio con diverse altezze e profondità<br />

dei locali risponde alle esigenze dei singoli<br />

processi di lavoro. Si assiste in un certo qual<br />

modo ad un'individualizzazione all'interno di uno<br />

spazio aperto senza che si perda l'effetto di<br />

"spazio unico". Abbiamo adottato un "artifizio"<br />

simile nella nostra Haus FL di Berlino, nella quale<br />

siamo riusciti a suddividere uno spazio continuo<br />

in singoli ambienti solo attraverso i colori e le<br />

finte prospettive.<br />

Come descriverebbe l'esperienza spaziale<br />

e la percezione sensoriale offerte dall'edificio?<br />

E in che modo esso coinvolge i sensi dei<br />

suoi fruitori?<br />

Jens Ludloff: Naturalmente, a contare non è solo<br />

l'impressione dello spazio fornita all'interno<br />

dell'edificio, ma l'esperienza comincia già dalla<br />

collocazione della struttura nell'ambito del<br />

paesaggio della periferia urbana.<br />

Quando si accede all'edificio attraverso l'avvolgente<br />

e leggera facciata tessile, nel foyer ci si<br />

trova dapprima di fronte ad una pesante parete<br />

di cemento cesellato, la cui superficie grezza e<br />

"ferita" crea un intenzionale contrasto con<br />

l'aspetto esteriore dell'edificio. La superficie<br />

Sopra: l’edificio in una<br />

simulazione di luce<br />

diurna. Sotto: nel cuore<br />

dell’edificio al piano<br />

superiore si trova l’area di<br />

progettazione illuminata<br />

con la luce del giorno<br />

indiretta.<br />

4/11


Fatti<br />

Centro di Ricerca e<br />

Innovazione <strong>Sedus</strong><br />

Committente:<br />

<strong>Sedus</strong> Stoll AG<br />

Architetto:<br />

Ludloff + Ludloff<br />

Architekten, Berlin<br />

Luogo: Dogern,<br />

Koordinaten<br />

47°36’16.47”N,<br />

8°9’47.94”E<br />

Superficie totale:<br />

3.200 m²<br />

Costo totale:<br />

5,3 Milioni Euro<br />

Tempo di costruzione:<br />

da maggio 2008<br />

a novembre 2010<br />

Posti di lavoro negli<br />

uffici: per 22 persone<br />

Posti di lavoro in fabbrica:<br />

per 8 persone<br />

ruvida fa riecheggiare il rumore e solo qui ci si<br />

rende conto di non essere all'interno di un<br />

padiglione leggero, ma di trovarsi invece in una<br />

struttura solida. La leggerezza del bozzolo<br />

nasconde un nucleo massiccio. Dopo aver<br />

attraversato l'involucro quasi intangibile della<br />

costruzione, del quale non è mai possibile<br />

afferrare del tutto l'aspetto, ci si trova poi nel<br />

"mondo reale" fatto<br />

di "materiali veri".<br />

L'apertura sul soffitto<br />

che dà sul primo<br />

piano nasconde<br />

dapprima più di<br />

quanto lasci intravedere,<br />

e solo salendo la<br />

massiccia scala lungo<br />

le pareti cesellate si<br />

apre a poco a poco lo<br />

spazio aperto del<br />

primo piano.<br />

Salendo le scale si<br />

accede infatti ad una hall al di sopra della quale si<br />

eleva un baldacchino azzurro simile ad un cielo<br />

artificiale, che sembra stare sospeso sulle vetrate<br />

montate a filo della sequenza perimetrale di<br />

finestre. Il baldacchino è formato da un tetto a<br />

falde piegato lungo la diagonale della pianta, il<br />

quale presenta diverse altezze di gronda. Questa<br />

struttura genera all'interno diverse false prospettive<br />

che accorciano o allungano visivamente gli<br />

spazi. La tonalità azzurro cielo contribuisce a<br />

rendere sfuggente l'altezza del soffitto. Il<br />

pavimento in gomma rossa viene avvertito come<br />

molto più morbido rispetto al cemento della scala<br />

e del foyer, ciò che conferisce all'ambiente un<br />

certo senso di intimità senza compromettere<br />

l'effetto loft di questo ufficio a spazio aperto.<br />

Arrivando sul rivestimento rosso del pavimento si<br />

“L’atmosfera dello<br />

stabile deve potere<br />

stimolare sia la<br />

comunicazione che la<br />

concentrazione”<br />

giunge dunque ad un plateau, e le vetrate<br />

perimetrali a filo aprono la vista sulle pendici delle<br />

colline della valle del Reno. Il contrasto cromatico<br />

tra la tonalità verde di questo "fregio paesaggistico"<br />

e il rosso terra contribuisce a caratterizzare la<br />

figura dello spazio. Al centro del plateau si erge<br />

un corpo rivestito in tessuto di tonalità grigio<br />

chiaro, il cui volume è difficilmente apprezzabile<br />

dal momento che le<br />

superfici tessili tese a filo<br />

sembrano di profondità<br />

diversa. Direttamente di<br />

fronte alle scale di<br />

accesso, il corpo appare<br />

quasi trasparente e una<br />

volta aperte le porte<br />

sagomate si entra nella<br />

sala di progettazione<br />

alta 7 metri ed adibita<br />

ad esposizioni e<br />

presentazioni.<br />

Un ampio lucernario<br />

laterale lascia penetrare in profondità la<br />

luce naturale diffusa nella cubatura<br />

dell'edificio creando il<br />

presupposto per un<br />

effetto quasi<br />

museale. Quasi come<br />

al culmine del<br />

percorso compiuto<br />

attraversando gli uffici,<br />

tramite una scala a chiocciola<br />

più nascosta si giunge ad una<br />

stanza separata posta al piano sottotetto.<br />

Illuminato da un lucernario, questo sottotetto<br />

non offre volutamente alcuna vista e si presta<br />

dunque come luogo di clausura.<br />

Vi sono peculiarità o raffinatezze strutturali<br />

e tecniche che non sono apprezzabili<br />

Studio architetti<br />

Ludloff + Ludlof<br />

www.ludloffludloff.de


Fatti<br />

dall'esterno?<br />

Jens Ludloff: Come in molti dei nostri progetti,<br />

alcuni dettagli tecnici sono stati sviluppati appositamente<br />

per questo progetto costruttivo. Ciò non<br />

accade però mai per uno scopo fine a se stesso,<br />

ma piuttosto per una necessità<br />

interiore della cosa in sé, con l'obiettivo di creare<br />

o valorizzare un'atmosfera particolare. Tra questi<br />

dettagli vi sono ad esempio le vetrate montate a<br />

filo delle finestre isolate a triplo vetro, le quali<br />

conferiscono al tetto un effetto di "sospensione".<br />

Anche la struttura a doppio strato della facciata,<br />

ottenuta con la combinazione di una "sottoveste"<br />

in membrana impermeabilizzante colorata e<br />

di un "vestito esterno" in tessuto di fibra di vetro,<br />

rappresenta una nuova soluzione.<br />

È la diversa cromaticità di questi materiali a<br />

rendere possibile quella leggerezza "diffusa" che<br />

ricercavamo. Come per tutti gli edifici che<br />

progettiamo, anche per <strong>Sedus</strong> abbiamo attuato<br />

un progetto a basso consumo energetico, dove la<br />

refri- gerazione è garantita da acqua di<br />

pozzo ed il calore dissipato<br />

dalle macchine dell'impianto<br />

idropulsatore viene<br />

impiegato per<br />

Contesto<br />

Con la costruzione del suo nuovo centro di Ricerca e Innovazione la società<br />

<strong>Sedus</strong> Stoll AG ha posto un’ulteriore pietra miliare nel trasferimento<br />

dell’intera sede centrale del gruppo, che un tempo era a Waldshut,<br />

presso la località di Dogern dove prima c’era solo la produzione. Il passo<br />

conclusivo dell’operazione che coronerà la filosofia di “sede unificata” sarà<br />

la realizzazione di un edificio adibito a uffici e showroom. E’ già stato fatto<br />

un bando di concorso tra gli architetti e lo studio di Monaco degli architetti<br />

Allmann Sattler Wappner si è aggiudicato l’incarico.<br />

www.allmannsattlerwappner.de<br />

scaldare l'acqua sanitaria.<br />

Cosa è per Lei in sostanza un'architettura<br />

da vivere?<br />

Jens Ludloff: Un'architettura che sorprende, che<br />

consente di scoprire e provare quello che non si<br />

conosce, che provoca i sensi e che solleva domande.<br />

Un'architettura che idealmente offre in egual<br />

misura una sensazione di sicurezza e tensione.<br />

Ed infine una domanda più personale: in<br />

che misura la sua opera risente dell'architettura<br />

del suo ambiente di lavoro?<br />

Abbiamo la fortuna di lavorare in ambienti che<br />

abbiamo progettato in prima persona. Anche<br />

in questo caso il luogo è tutt'altro che<br />

intercambiabile, ma costituisce piuttosto una<br />

fonte della nostra ispirazione.<br />

Intervista di Dorothea Scheidl-Nennemann<br />

A sx: scale con pareti in<br />

cemento zigrinato.<br />

Sopra: sequenza di foto<br />

che ritraggono gli<br />

ambienti lavorativi al<br />

piano superiore. In<br />

mezzo: prospettiva in 3D<br />

del piano superiore.<br />

Sulla nostra piattaforma internet<br />

potrete trovare questo<br />

articolo online insieme ad ulteriore<br />

materiale fotografico<br />

e tre video relativi al centro<br />

di Ricerca e Innovazione:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: FATTI5009<br />

4/11 25


Il bel pianeta azzurro<br />

Il sogno di un mondo migliore


Ho un sogno, e dovrei rinunciarci: ci sono<br />

sogni meno ambiziosi, sogni più modesti del<br />

mio. Il mio sogno non riguarda cose terrene,<br />

per niente, ma è imperniato sull’ultraterreno.<br />

Cosa non darei per potere almeno una volta<br />

fuggire nell’infinito, sottrarmi alla forza di gravità<br />

e librarmi nello spazio, per osservare da lontano<br />

lo spettacolo della nostra sfera terrestre lucente<br />

che silenziosamente gira su se stessa, su uno<br />

sfondo nero come velluto. La prima ballerina di<br />

un balletto celestiale. Il nostro pianeta azzurro!<br />

Questo mio sogno è nato, come probabilmente è<br />

successo a milioni di persone che a quell‘epoca<br />

erano ragazzini, quando ho visto per la prima<br />

volta le immagini del primo uomo che ha messo<br />

piede sul suolo lunare, Neil Armstrong. Cosa<br />

abbiamo visto veramente quella sera del 20<br />

Luglio 1969? Ombre sfumate che saltellavano nel<br />

pulviscolo lunare. Grigio su grigio. La televisione<br />

a colori non era ancora diffusa. Solo gli astronauti<br />

americani hanno potuto vedere con i loro occhi<br />

ciò che nessuno aveva mai potuto ammirare<br />

prima: il proprio pianeta che fluttua in un<br />

firmamento nero pece e che risalta come se<br />

fosse la luna.<br />

“Un piccolo passo per l’uomo, un grande<br />

passo per l’umanità”<br />

Neil Armstrong forse era troppo impegnato a<br />

scrivere la storia, per dedicarsi a certi sentimentalismi.<br />

Il suo collega dell’Apollo 14, Edgar Mitchell,<br />

successivamente ha raccolto le proprie impressioni<br />

e le ha messe su carta.<br />

“Improvvisamente, dietro il contorno bianco<br />

della luna è sbucata, come in un sublime<br />

momento rallentato, una sfavillante gemma<br />

bianco azzurra, una sfera chiara, delicata, di colore<br />

azzurro cielo, circondata da velature biancastre<br />

che le turbinavano dolcemente intorno. Lentamente<br />

si stagliava come una piccola perla che<br />

emerge da un mare profondo. Imperscrutabile e<br />

misteriosa. C’è voluto un po’ per realizzare che si<br />

trattava della terra, il nostro pianeta”.<br />

Sta proprio in questo il grande vantaggio che<br />

l’esplorazione umana dello spazio ha ottenuto:<br />

non ci ha solo regalato nuove conoscenze<br />

scientifiche e pratiche, come per esempio il<br />

teflon. La verità è che l’umanità ha potuto<br />

acquisire una nuova visuale, quasi divina, del<br />

proprio mondo. La nostra cara vecchia terra è il<br />

posto dove stiamo, sin dall’inizio della nostra<br />

esistenza terrena, ancorati dalla forza di gravità e<br />

legati al nostro destino. Qui abbiamo il maltempo,<br />

gli ingorghi, il degrado ambientale e le<br />

catastrofi naturali, le guerre, la fame, le malattie,<br />

la sofferenza e la morte.<br />

Il nostro pianeta blu però è anche un voto, un<br />

impegno. Una metafora metafisica che ci indica<br />

la nostra missione, che solo negli ultimi anni<br />

siamo riusciti ad intuire, in quanto unici esseri<br />

viventi responsabili del nostro stesso pianeta. Il<br />

pianeta blu rappresenta la nostra visione ideale di<br />

un mondo migliore: imparziale e senza frontiere,<br />

incontaminato e di una bellezza eterna.E al<br />

contempo fragile. Azzurro è il colore che si vede<br />

da lassù, il colore universale della vita.<br />

John Young è il nono dei dodici uomini che sono<br />

stati sulla luna e che hanno vissuto questa<br />

incredibile e privilegiata esperienza di prospettiva<br />

ribaltata della terra. Quanto ha riportato suona<br />

quasi come un evento di profondo risveglio:<br />

“Tutti dicono: che pianeta meraviglioso che<br />

abbiamo. Io sono John Young e l’ho visto: è<br />

veramente meraviglioso e noi dovremmo<br />

prendercene cura, in modo che rimanga tale<br />

anche in futuro. Tutti noi. É il nostro dovere,<br />

dobbiamo fare tutto quanto ci è possibile per<br />

riuscire a fare diventare il nostro pianeta come<br />

l’immagine che ho visto da lontano.<br />

Forse il mio sogno si può realizzare.<br />

Me lo auguro.<br />

Reinhard Stöhr<br />

Gite nello spazio<br />

Informazioni<br />

Nel 1969 l’investimento per<br />

l’impresa fu notevole; anche al<br />

giorno d’oggi ci vogliono<br />

somme astronomiche. La ditta<br />

russa RKK Energija offrirà<br />

nell’immediato futuro viaggi<br />

sulla luna per un costo di 100<br />

milioni di dollari USA. Oggi la<br />

ditta più importante per<br />

quanto riguarda il turismo<br />

spaziale privato è l’azienda<br />

americana Space Adventures<br />

che finora ha organizzato<br />

viaggi nello spazio per sette<br />

clienti. Informazioni e<br />

prenotazioni su:<br />

www.spaceadventures.com<br />

Potrete trovare on-line<br />

ulteriori informazioni e<br />

immagini relative al nostro<br />

pianeta su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: VIVERE5006<br />

4/11<br />

27


Online<br />

in pole posi tion<br />

Iscriviti ora al forum internet Place 2.5<br />

Il Place 2.5 non è solo il magazine che<br />

tenete in mano in questo momento. Il<br />

Place 2.5 è anche una piattaforma<br />

d'informazione sul Web, che può fornirvi<br />

ispirazione e stimolo per dare nuovi<br />

impulsi alla cultura del vostro ufficio e<br />

del vostro lavoro.<br />

A coloro che, in linea con il tema di questo<br />

numero, sono interessati ai colori più efficaci<br />

nei loghi aziendali consigliamo di dare<br />

un’occhiata all’articolo “Rosso vs blu” dove<br />

troverete spunti e punti di vista affascinanti e<br />

anche divertenti.<br />

Vi troverete uno special interessante sulla<br />

storia della penna stilografica e all'interno<br />

della sezione “Città che cambiano” abbiamo<br />

redatto per voi un ritratto della nuova<br />

Manchester. Una città che si è strutturata per<br />

accogliere viaggi d'affari. Due articoli estremamente<br />

attuali ci raccontano come nei Paesi<br />

Bassi siano stati realizzati due esempi moderni<br />

d'impiego di illuminazione dai toni blu e ci<br />

spiegano gli effetti di questo tipo di luce.<br />

28<br />

4/11


Forum<br />

www.place2point5.com<br />

Nel forum internet “Place 2.5” troverete molti<br />

contenuti extra. Vi aspettano viaggi virtuali in<br />

ambienti ufficio di recentissima realizzazione,<br />

download di studi scientifici, dibattiti su libri e<br />

contributi di eminenti personaggi del mondo<br />

della cultura e della scienza.<br />

Idee per una nuova cultura dell’ufficio<br />

Il forum Place 2.5 fornisce inoltre eccezionali<br />

spunti e idee per una concreta progettazione<br />

dei vostri uffici. Il nostro forum diventerà<br />

punto di riferimento e partenza per<br />

quanto riguarda i concetti di spazio e<br />

superficie, di comunicazione, di acustica,<br />

di organizzazione di eventi e esposizioni,<br />

aree verdi, profumi, climatizzazione<br />

dell’ambiente e illuminazione. Venite con<br />

noi, entrate in un mondo virtuale di incontri<br />

e di sapere, che vi regalerà nuovi preziosi<br />

stimoli. Come osservatori o come fautori.<br />

Tutto è possibile.<br />

Benvenuti nel forum Place 2.5!<br />

Sempre aggiornati:<br />

Partecipate alla nostre riprese<br />

virtuali che propongono<br />

soluzioni creative ed esempi<br />

concreti di Place 2.5 già<br />

realizzati. Inoltre vi troverete<br />

appuntamenti, tips &<br />

trends relativi al benessere<br />

produttivo.<br />

www.place2point5.com<br />

4/11 29


La Germania<br />

si dà malata<br />

e l’Europa cosa fa?<br />

Il 15% delle malattie è una finzione<br />

In Germania si dice “Morgen mach ich<br />

blau…” (domani faccio blu) quando si<br />

simula una malattia per non andare a<br />

lavorare. Anche negli altri paesi europei<br />

succede la stessa cosa, solo che si chiama<br />

in altri modi.<br />

“Blaumachen” in Germania significa stare a<br />

casa dal lavoro senza permesso ed è un<br />

fenomeno piuttosto diffuso in Europa. Gli<br />

spagnoli lo chiamano “hacer novillos” (fare i<br />

buoi), in Gran Bretagna semplicemente si<br />

chiama “skip work” (marinare), i francesi usano<br />

“se faire porter<br />

pâle” (dichiararsi<br />

malaticci), in Italia lo<br />

chiamiamo assenteismo<br />

e nei Paesi Bassi<br />

ci si prende un<br />

“Baaldag”.<br />

In particolare<br />

succede il lunedì o il<br />

giorno successivo ad<br />

una pausa festiva.<br />

Spesso si tratta degli<br />

stessi recidivi e non<br />

raramente si presentano addirittura con il<br />

foglietto del medico.<br />

La Aon è la più importante società al mondo<br />

che si occupa di consulenza in merito al<br />

management dei rischi aziendali e Human<br />

Capital Consulting. Nell’anno 2010 ha<br />

condotto alcuni studi che hanno rilevato che<br />

in dieci paesi europei di una certa importanza<br />

“1,7 milioni di tedeschi<br />

tendono a mettersi in<br />

malattia in autunno”<br />

bild.de<br />

economica i giorni di assenteismo sono stati<br />

120 milioni all’anno; le verifiche hanno<br />

stabilito che si trattava di false malattie.<br />

La Aon ha condotto delle ricerche per lo<br />

“European Sick Leave Index“ (ESLI) con i<br />

dati di più di 7.500 lavoratori di Belgio,<br />

Danimarca, Germania, Francia, Gran Bretagna,<br />

Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera e Spagna.<br />

Se si considera una media di otto ore per<br />

ogni giornata<br />

lavorativa alla fine<br />

dei conti è risultato<br />

che le ore perse dai<br />

lavoratori di questi<br />

paesi sono circa un<br />

miliardo. I costi<br />

relativi ammontano<br />

a circa 40 miliardi di<br />

Euro. La società Aon<br />

inoltre aggiunge che<br />

questi dati sono<br />

largamente approssimativi<br />

poiché di sicuro molti dei lavoratori<br />

intervistati non hanno osato ammettere<br />

apertamente che hanno finto la malattia per<br />

avere giorni liberi. Inoltre il danno economico<br />

calcolato è relativo esclusivamente ai costi<br />

diretti legati agli stipendi. Praticamente la<br />

cifra esprime la perdita economica di<br />

produzione generata dall’assenteismo per<br />

30 4/11


finta malattia.<br />

Perché per darsi malati si utilizza il termine<br />

“blaumachen”?<br />

Non si conosce di preciso la vera origine di<br />

questo modo di dire. Ci sono diverse ipotesi<br />

che vanno dal lunedì blu degli artigiani tintori<br />

dei tempi del Medio Evo ai dettami religiosi<br />

relativi al digiuno. Comunque sia la società<br />

Aon pensa che ci siano delle cause precise<br />

per cui ogni tanto si sente il bisogno di<br />

fingersi malati per avere uno stacco dal<br />

lavoro. Tra le altre cose ai lavoratori intervistati<br />

è stato chiesto il vero motivo per il quale<br />

sono stati a casa l’ultima volta che si sono<br />

dati malati. In media solo per il 57% si<br />

trattava di autentica malattia. I più diligenti<br />

sono i danesi (78%), mentre fra gli spagnoli<br />

solo il 37% si è assentato perché veramente<br />

malato. Fra i lavoratori intervistati dei diversi<br />

paesi europei in causa, la media totale di<br />

quelli che hanno ammesso di essersi assentati<br />

per motivi non legati alla malattia è del 37%.<br />

Le vere cause erano diverse: morte di un<br />

membro della famiglia, la separazione dal<br />

partner o un appuntamento a casa con<br />

l’idraulico o il muratore. Anche la necessità di<br />

dovere accudire un familiare è risultato un<br />

motivo di assenteismo ricorrente. Il 10% ha<br />

dichiarato che la causa del darsi malato è in<br />

genere una combinazione di fattori personali,<br />

di salute e di rapporto con il proprio ambiente<br />

lavorativo. Stranamente solo il 2% degli<br />

intervistati ha indicato che il motivo di<br />

assenteismo per loro è stato semplicemente<br />

la mancanza di voglia di lavorare, generata da<br />

situazioni di stress o da conflitti con i colleghi.<br />

L’assenteismo si può pianificare<br />

Da alcuni dati emerge che i francesi sono una<br />

nazione di lavoratori esemplare: il 52% non<br />

prende assolutamente giorni di malattia<br />

durante l’anno. La media europea è del 28%.<br />

Capolista in senso opposto è la Norvegia: il<br />

10% prende più di due settimane l’anno di<br />

permessi per malattia. In media il 30% degli<br />

europei fanno da due a tre giorni di assenze<br />

per malattia. Non si sa se dietro questi dati si<br />

cela una sorta di pianificazione o se si tratta<br />

Con o senza certificazione<br />

del medico: molti<br />

tendono a stare a casa i<br />

lunedì e i giorni successivi<br />

alle festività.<br />

4/11<br />

31


Paesi nei quali i lavoratori ammettono di essersi dati malati:<br />

Gran Bretagna<br />

Paesi Bassi<br />

20 21 21<br />

20<br />

10<br />

Spagna<br />

Irlanda<br />

Norvegia<br />

I veri motivi per i quali si sono dati malati:<br />

Danimarca<br />

4<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

semplicemente di memoria soggettiva.<br />

L’anno scorso, la società di ricerca di mercato<br />

TNS Emnid ha svolto uno studio per l’Istituto<br />

di Systhema di Amburgo per le dinamiche di<br />

gruppo e per i processi di sistema insieme al<br />

portale internet webmail.de. I risultati<br />

parlano di un 5% della forza lavoro impiegata<br />

in Germania – si tratta di 1,7 milioni di<br />

persone – che durante l’autunno e l’inverno si<br />

sono dati malati in modo pianificato. Si tratta<br />

di situazioni legate a effettivi problemi di<br />

salute ma anche a problemi e conflitti<br />

presenti sul posto di lavoro. La durata della<br />

malattia andava dai tre giorni alle tre settimane.<br />

Sembra che la spiegazione sia legata al<br />

periodo dell’anno, che è il più buio e cupo,<br />

durante il quale pare sia più difficile affrontare<br />

le difficoltà e i conflitti in azienda. Altri<br />

fattori connessi sono la possibile e diffusa<br />

recidività degli stati depressivi e lo spirito di<br />

rivalsa nei confronti dei datori di lavoro.<br />

L’insoddisfazione professionale e la sensazione<br />

di trattamento ingiusto da parte dei<br />

superiori o dei colleghi sono ulteriori cause di<br />

malcontento e conseguente assenteismo,<br />

secondo l’analisi condotta. Un alto numero di<br />

persone pensano di tamponare questo tipo di<br />

conflitti stando a casa saltuariamente.<br />

57<br />

30%<br />

20%<br />

Su internet si trovano dei consigli per<br />

darsi malati<br />

15<br />

10<br />

10<br />

2<br />

57%: un’effettiva malattia fisica o una patologia psicologica<br />

15%: un motivo personale (p.es. morte di un familiare, una<br />

separazione in corso o lavori da fare a casa)<br />

10%: dovere accudire un familiare<br />

2%: una particolare situazione sul posto di lavoro che ha portato<br />

alla decisione di bigiare (stress o conflitto con i colleghi)<br />

10%: una combinazione di motivazioni relative alla salute<br />

abbinate a disagi relativi al lavoro<br />

Fonte: Aon Consulting, Rotterdam,<br />

The Netherlands: The European Sick<br />

Leave Index, 2010<br />

10%<br />

0%<br />

Sui portali tedeschi richtig-krankmachen.de o<br />

wannaskipwork.com il perfetto assenteista<br />

può trovare consigli e istruzioni su come darsi<br />

malato per finta. Anche Amazon vende scritti<br />

come “Ferie in malattia. I trucchi segreti<br />

dell’assenteista”. Inoltre su androidcommunity.com<br />

ci sono ulteriori utili suggerimenti.<br />

Non c’è quindi da stupirsi se alcune assicurazioni<br />

si stanno specializzando nello scovare in<br />

azione su facebook vispi utenti sedicenti<br />

malati e depressi.<br />

La domanda a questo punto è: cosa si può<br />

fare per contrastare i finti malati e in generale<br />

l’assenteismo? Stando allo studio condotto<br />

dalla società Aon la causa di questo fenomeno<br />

non è tanto la mancanza di voglia di<br />

lavorare, quanto la necessità personale di<br />

orari più flessibili. Il 31% degli intervistati ha<br />

ammesso che eviterebbe di prendere giorni di<br />

malattia se ci fosse la possibilità di avere un<br />

determinato numero di giornate libere da<br />

dedicare ai vari impegni personali. Per il 27%<br />

sarebbe sufficiente anche solo l’adozione di<br />

orari flessibili e addirittura il 15% dichiara<br />

32 4/11


Condizioni e situazioni che potrebbero fare desistere i lavoratori dal<br />

prendere giorni di “finta” malattia:<br />

che basterebbe potere svolgere un lavoro<br />

più interessante.<br />

30%<br />

Assenteismo vs. presenzialismo<br />

Come in tutte le cose della vita, anche in<br />

merito a questo argomento ci sono le due<br />

facce della medaglia e le contropartite:<br />

mentre da una parte ci sono quelli che si<br />

danno malati per non andare al lavoro,<br />

dall’altra ci sono quelli che vanno in ditta<br />

anche se sono malati. Si chiama presenzialismo.<br />

Recenti valutazioni hanno fatto emergere<br />

che anche il presenzialismo può essere causa<br />

di perdite di produzione per l’azienda, in<br />

alcuni casi addirittura di entità superiore<br />

rispetto ai danni dell’assenteismo.<br />

La società di assicurazioni svizzera Groupe<br />

Mutuel, la terza in ordine di importanza del<br />

paese, definisce il presenzialismo come<br />

“presenza fisica sul posto di lavoro, che per<br />

motivi di non piena efficienza e di ridotta<br />

salute può non assolvere appieno la propria<br />

mansione produttiva”. Questa capacità di<br />

prestazione limitata insorge anche quando<br />

esistono problemi privati e professionali<br />

irrisolti, o in presenza di forte stress, di<br />

giornate lavorative troppo lunghe o di intima<br />

demotivazione. Le malattie e le debilitazioni<br />

come mal di testa, mal di schiena, raffreddori,<br />

ipertensione o stati depressivi influenzano<br />

naturalmente la prestazione dell’individuo sul<br />

posto di lavoro. Come conseguenza si ha una<br />

ridotta qualità dell’operato e un’appannata<br />

capacità di giudizio e decisionale, con<br />

conseguente rischio di infortunio e incidenti.<br />

Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione<br />

Bertelsmann il 71% dei tedeschi, minimo<br />

una volta all’ anno, è andato al lavoro<br />

nonostante non si sentisse affatto in salute.<br />

Il 46% riferisce di averlo fatto almeno due o<br />

più volte nell’arco di un anno. Il 30% è<br />

andato a lavorare malato almeno una volta<br />

l’anno, nonostante il medico lo sconsigliasse.<br />

I motivi principali di questo atteggiamento<br />

sono il senso del dovere e il rispetto<br />

per i colleghi.<br />

Qual è il male peggiore?<br />

31<br />

27 27<br />

19<br />

15<br />

31%: giornate per motivi personali, non di salute<br />

27%: in caso di orari flessibili<br />

27%: in caso di incoraggiamento economico<br />

19%: se ci fosse la possibilità di avere consulenza medica sul posto di lavoro<br />

15%: se il lavoro fosse interessante<br />

Numero di giorni di malattia all’anno:<br />

28<br />

30<br />

13<br />

16<br />

8<br />

5<br />

Nessuno 1 giorno<br />

da 2 a 3<br />

1 settimana da 1,5 a 2<br />

giorni<br />

più di<br />

settimane<br />

2 settimane<br />

Fonte: Aon Consulting, Rotterdam,<br />

The Netherlands: The European Sick<br />

Leave Index, 2010<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

La società Groupe Mutuel indica che,<br />

“anche se è difficile dare cifre<br />

precise, diversi studi mostrano che il<br />

presenzialismo può avere ripercussioni<br />

più gravose in merito alla perdita<br />

di produzione, rispetto all’assenteismo”.<br />

4/11<br />

33


Sapere<br />

Potete trovare più informazioni<br />

, proposte di<br />

lettura e links relativi a<br />

questo argomento su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: SAPERE5008<br />

Alcuni si danno malati<br />

per non andare al lavoro,<br />

altri ci vanno nonostante<br />

sappiano benissimo di<br />

essere malati.<br />

Se il fenomeno del presenzialismo è forte in<br />

un'azienda, la pressione e il disagio aumentano<br />

pericolosamente. Uno studio condotto nei<br />

Paesi Bassi ha mostrato che in presenza di<br />

forti pressioni all’interno dell’azienda il<br />

personale va a lavorare nonostante sia<br />

malato, fino ad arrivare ad una percentuale<br />

del 90%. Il Groupe Mutuel ne ha tratto la<br />

seguente conclusione: un calo delle ore di<br />

assenza non può in alcun caso venire<br />

giudicato come un fatto positivo, se questo<br />

sta a significare un innalzamento del presenzialismo.<br />

Ma allora dov’è la chiave per<br />

risolvere il dilemma?<br />

La soluzione: briglie o controlli?<br />

I metodi e le strategie da adottare nei<br />

confronti dei lavoratori che si fingono malati<br />

sono diversi, stratificati in fasi e da attuare in<br />

svariati modi. In alcuni casi già la tipologia<br />

del contratto pone dei limiti precisi, inoltre<br />

l’azienda si può avvalere della possibilità di<br />

segnalare un presunto abuso alla società di<br />

assistenza sanitaria, in alcune situazioni si<br />

assiste anche all’ingaggio di investigatori.<br />

Bisogna dire che nessuna azienda moderna<br />

vorrebbe arrivare a tanto. D’altra parte non è<br />

neppure giusto ignorare il fenomeno e<br />

guardare dall’altra<br />

parte, è sbagliato<br />

sia nei confronti<br />

dell’assenteista<br />

recidivo che<br />

nei confronti dei suoi colleghi. Probabilmente<br />

è ancora più difficile affrontare la situazione<br />

e trovare soluzioni quando si tratta di<br />

presenzialismo. Qui il motore è il senso del<br />

dovere e non la fuga dalle responsabilità o<br />

una necessità di rivalsa e vendetta.<br />

La societa Aon evidenzia che la chiave per<br />

affrontare l’argomento è la tutela dell’<br />

“Employee Wellness“, soprattutto per ridurre<br />

le ore di assenza. L’”Employee Wellness“ può<br />

essere anche la soluzione per curare il<br />

presenzialismo, se si riesce a combinare in<br />

modo adeguato le esigenze di salute,<br />

personali e relative al posto di lavoro.<br />

Lo si può chiamare anche “benessere sul<br />

posto di lavoro”. I fattori che concorrono per<br />

il raggiungimento di questo benessere sono<br />

molteplici e anche le aziende devono dare il<br />

loro contributo. Sono molte le aziende, in<br />

genere le più grandi, che hanno ideato delle<br />

task force che hanno l’obiettivo di creare e<br />

sostenere il benessere dei propri impiegati.<br />

Lo scopo è quello di imperniare la politica<br />

aziendale su fattori strategici, dove la salute<br />

delle persone è al primo posto e dove la<br />

cultura aziendale, le strutture e i processi di<br />

produzione pongono un occhio di riguardo al<br />

benessere del lavoratore. In linea con questa<br />

nuova filosofia si è sviluppata una particolare<br />

attenzione per esempio per la consulenza<br />

medica all’interno dell’azienda, la prevenzione,<br />

la fisioterapia, la cura dei prodotti delle<br />

mense per arrivare all’allestimento di asili<br />

interni. Sono nati nuovi stili e culture<br />

aziendali che privilegiano la tutela della salute<br />

e del benessere dei lavoratori. Viene data<br />

anche maggiore importanza alla qualità<br />

della postazione di lavoro. Questa<br />

nuova filosofia si identifica pienamente<br />

nel concetto del Place 2.5.<br />

Per dare al lavoro più spunti,<br />

partecipazione, successo e<br />

soddisfazione.<br />

Michael Mayer


L’isola creativa<br />

Il nuovo quartier generale della Diesel<br />

Nella costruzione della nuova sede<br />

dell'azienda Renzo Rosso ha realizzato la<br />

sua idea di paradiso: immersa nel verde e<br />

concepita secondo i più moderni criteri di<br />

compatibilità ambientale. Il marchio<br />

Diesel, rinomato in tutto il mondo per il<br />

settore moda, negli ultimi anni ha avuto<br />

uno sviluppo incredibile e si era reso<br />

necessario raggruppare le diverse realtà<br />

del gruppo sparse nell’intera provincia di<br />

Vicenza in un unico quartier generale, il<br />

cosiddetto Diesel Village. Presto vi<br />

opereranno circa mille addetti.<br />

Il Diesel Village è sinonimo di architettura su<br />

misura, nel rispetto delle esigenze di chi vi<br />

lavora, casa ideale per i dipendenti dell’azienda.<br />

L’ubicazione della struttura, a est del lago<br />

di Garda nei dintorni di Bassano del Grappa,<br />

paesaggisticamente è incantevole. Progettato<br />

dall’architetto Pierpaolo Ricatti su l'idea<br />

portante di spazio che si fonde con gli edifici,<br />

l’esterno che convive con gli interni, le strutture<br />

che diventano un tutt’uno con il verde;<br />

materiali e persone possono coesistere in<br />

armonia. Un luogo che permette di vedere e<br />

assorbire i colori rilassanti della natura nel<br />

loro cambiamento durante il giorno e nel<br />

corso delle stagioni.<br />

Il principio della compatibilità ambientale<br />

riguarda la compatibilità ambientale dei<br />

materiali impiegati.<br />

Per l’Italia, dove il settore edile sta solo ora<br />

cominciando ad approcciare i concetti di<br />

eco-compatibilità e risparmio energetico,<br />

questo nuovo complesso rappresenta un fiore<br />

all’occhiello, tanto che ha ricevuto il riconoscimento<br />

dall’ente di certificazione internazionale<br />

per la sostenibilità ambientale LEED. Il<br />

Diesel Village sorge sull’ex area produttiva<br />

delle moto Laverda, scelta per non intaccare<br />

aree naturali incontaminate, secondo un<br />

principio ormai ampiamente seguito a livello<br />

europeo di riutilizzo delle zone antropizzate.<br />

Per il nuovo villaggio sono stati impiegati<br />

impianti fotovoltaici, adottati tetti verdi, si è<br />

Tanto verde: le immagini<br />

della campagna<br />

pubblicitaria ricoprono le<br />

pareti divisorie in vetro<br />

(sx) e la hall centrale è<br />

dotata di una parete<br />

verde di grandi<br />

dimensioni che provvede<br />

a creare un clima fresco<br />

(sotto).<br />

Il complesso ha iniziato la sua attività nel<br />

settembre 2010 e dava lavoro a circa 500<br />

dipendenti. Per il 2012 sono previsti in totale<br />

più di mille posti di lavoro. Questa nuova<br />

struttura, che si sviluppa su una superficie di<br />

circa 50.000 metri quadri, è stata costruita in<br />

30 mesi ed è all’avanguardia per quanto<br />

4/11<br />

37


Ritratto<br />

Ritratto dell’imprenditore<br />

Renzo Rosso<br />

Renzo Rosso, nato nel 1955,<br />

è presidente e fondatore<br />

dell’azienda di moda Diesel,<br />

che dà lavoro a circa 5000<br />

dipendenti. Il marchio fu<br />

creato nel 1978 e oggi conta<br />

Renzo Rosso, fondatore<br />

18 filiali internazionali, circa<br />

dell'azienda e capitano d'industria.<br />

500 Diesel stores e circa<br />

5000 negozi affiliati. Al gruppo appartengono i marchi Victor & Rolf e<br />

Vivienne Westwood.<br />

Più di 30 anni fa ha confezionato i suoi primi jeans con la macchina da<br />

cucire della madre, da lì è iniziato il suo percorso di instancabile creativo ora<br />

denominato “Casual Man” e ha costruito il suo impero passo dopo passo,<br />

inseguendo i suoi sogni. Nel 1994 l’imprenditore Renzo Rosso, figlio di<br />

contadini sempre legato alla natura, acquista 100 ettari di terreno dove<br />

erige la sua Diesel Farm e risiede con la moglie e i figli. Nel podere, oltre ad<br />

allevamenti di animali di tutti i tipi, si tiene la produzione soprattutto di vino<br />

ma anche di olio d’oliva e grappa.<br />

Dal 2009 Rosso è diventato anche ristoratore. Ha aperto il “Circle Lounge &<br />

Restaurant“ a Milano in zona Tortona, vicino agli uffici Diesel. Nel 2010 è<br />

stato inaugurato il nuovo quartiere generale Diesel a Breganze. Il motto<br />

dell’imprenditore Rosso è: “Mai tenersi frenati e mai circondarsi di persone<br />

che ti frenano”.<br />

www.diesel.com<br />

www.diesel.com/Island www.dieselfarm.it<br />

sfruttata la geotermia, è stato installato un<br />

sistema di cisterne per acqua piovana con una<br />

capacità di 430 m³ che serve per l’irrigazione<br />

dei giardini e per la rete degli impianti sanitari,<br />

sono stati previsti impianti centralizzati di<br />

climatizzazione e alimentazione energetica,<br />

illuminazione e pannelli per creare ombra;<br />

inoltre tutti i materiali impiegati rispondono ai<br />

moderni requisiti di eco-sostenibilità.<br />

Un allestimento teatrale<br />

Alessandro Giannavola, project manager del<br />

Diesel Creative Team, spiega come l’approccio<br />

emotivo pensato per il visitatore alla sua<br />

prima entrata nel villaggio sia stato ispirato<br />

dalla “Divina Commedia” e al pellegrinaggio<br />

di Dante Alighieri dalla discesa agli Inferi,alla<br />

risalita in Purgatorio e infine al tripudio del<br />

Paradiso, seguendo la luce divina.<br />

Anche il visitatore del Diesel Village sperimenta<br />

diverse emozioni ed esperienze: appena ci<br />

si avvicina il complesso di edifici ci appare<br />

buio e inospitale, quasi come “l’Inferno”.<br />

Oltrepassato il solido portone d'ingresso, si<br />

staglia in tutta la sua magnificenza un edificio<br />

abbellito con lamierini di rame. Un vialetto di<br />

“purificazione” e “depurazione” lungo 80<br />

metri che attraversa un giardino punteggiato<br />

di fontane, con torreggianti cipressi e<br />

piacevoli gruppi di cespugli e alberelli introduce<br />

al Paradiso. L'entrata del Paradiso è<br />

rappresentata da una grande reception in<br />

vetro, nell’atrio illuminato dalla luce naturale<br />

del giorno appare la scritta di benvenuto “<br />

Welcome to the Diesel World“. Chiunque<br />

entri in questo edificio deve potere dire<br />

“WOW!”, l’impatto desiderato dal Diesel<br />

Creative Team è questo.


L’edificio d’ingresso è rappresentato come una<br />

grande sorgente d’acqua aperta e profonda.<br />

La luce scende dall’alto dello zenit e solo dalla<br />

posizione di un uccello in volo sarebbe<br />

possibile vedere con chiarezza l’enorme logo<br />

del gruppo aziendale creato a mosaico che<br />

decora il pavimento in legno della struttura.<br />

La hall ha le dimensioni di una cattedrale ed è<br />

alta 23,5 metri. Sulla sua lunghezza ci sono<br />

corsie che portano ai diversi piani delle<br />

costruzionii confinanti e collegati. Due<br />

passerelle in metallo nero rendono possibile<br />

passare da una parte all’altra dell’edificio.<br />

Sotto, come un’astronave madre brulicante di<br />

personale, la reception indirizza i visitatori<br />

verso gli spazi adiacenti. La copertura<br />

superiore è stata realizzata con lamiere di<br />

zinco ondulate e rivettate, che donano un<br />

effetto satinato alla penetrazione della luce<br />

dall’alto.<br />

lavoreranno. L’impressione è che Diesel abbia<br />

applicato in pieno il concetto estetico di<br />

origine giapponese del Wabi Sabi.<br />

Per l’area dedicata agli uffici si è tenuto conto<br />

in primo piano dell’aspetto della luce e del<br />

comfort: rovere naturale spazzolato a terra e<br />

vetrate che permettono di avere la vista sul<br />

verde, sia sul parco esterno che sulle oasi<br />

interne. Travi fredde controllano la temperatura.<br />

L’illuminazione interna è fornita dalla luce<br />

naturale e da lampade appositamente<br />

studiate per questo progetto che adeguano la<br />

propria intensità a seconda della condizione di<br />

luce esterna, inoltre gli impiegati possono<br />

utilizzare le luci sulla propria postazione di<br />

lavoro a mezzo di un sistema di spot a led<br />

regolabili individualmente.<br />

Nell’open space esistono<br />

quasi esclusivamente<br />

postazioni di lavoro<br />

aperte, sia nell’area<br />

amministrazione che nel<br />

laboratorio degli stilisti.<br />

La stanza colorata nella<br />

zona del kindergarten<br />

aziendale.<br />

Tanta luce e materiali naturali<br />

Il giardino Europa, progettato secondo le<br />

direttive Diesel, si sviluppa in verticale su una<br />

superficie di 250 metri quadri ed è parallelo ai<br />

muri in acciaio e cemento della parte longitudinale<br />

della hall; ha un aspetto semplice.<br />

Questo polmone verde è costituito da 9000<br />

piante in 30 diverse varietà. Nella parte<br />

opposta si trova una scala nera in ferro, molto<br />

stile “understatement”, sviluppata su due<br />

fronti intrecciati; porta verso la hall donandole<br />

uno scorcio suggestivo: significativo è<br />

l’impiego di pochi elementi essenziali,<br />

naturali, che invecchieranno con il tempo. Materiali<br />

che si prevede siano in condizione di<br />

durare a lungo e di accompagnare nella vita le<br />

persone che lavorano in questi edifici e che vi<br />

4/11<br />

39


40 4/11


Massima flessibilità per un lavoro creativo<br />

Gli uffici individuali sono ben pochi, ci sono<br />

molti spazi per conferenze e gli allestimenti<br />

offrono flessibilità per ogni occasione. Le<br />

ampie postazioni multiple che possono<br />

accogliere sei o quattro persone sono<br />

configurate in modo da modificare e adattare<br />

le superfici di lavoro a qualsiasi esigenza.<br />

Negli ambienti degli stilisti dove stoffe e<br />

materiali si dispongo e s'impilano intorno ai<br />

modelli provati, modificati e testati, l’arredamento<br />

è stato progettato per agevolare il<br />

dinamismo della creatività: ci sono tavoli da<br />

lavoro facilmente regolabili in altezza, per<br />

operare sia stando in piedi che seduti su uno<br />

sgabello. É una soluzione ergonomica pratica<br />

se si considera che in questo laboratorio<br />

vengono presi e maneggiati capi di vestiario<br />

in continuazione, appesi e tolti dagli stand<br />

mobili e passati sui tavoli da lavoro. Ogni<br />

spazio destinato a soste di personale più<br />

lunghe è posto sulla facciata esterna e viene<br />

illuminato dalla luce naturale. Le postazioni<br />

presenti nella zona degli uffici e dei laboratori<br />

degli stilisti sono disponibili sempre e attrezzate;<br />

in qualsiasi momento può prendere<br />

posto un gruppo di lavoro estemporaneo.<br />

per i dipendenti e il bar sono due validi<br />

esempi della semplicità: un'architettura quasi<br />

teutonica, con muri in cemento a vista,<br />

pavimenti in trachite, scale metalliche. Nel<br />

ristorante i tavoli da taverna e le panche in<br />

solida quercia naturale sono stati realizzati su<br />

disegno originale del Diesel Creative Team.<br />

Dal soffitto una cascata di luci provvede<br />

all’illuminazione della zona dei tavoli.<br />

Un’attenzione particolare è stata riservata per<br />

l’acustica dell’ambiente, impiegando dei<br />

materiali che assorbono il suono e offrono<br />

un’atmosfera piacevole. La maggior parte<br />

delle pareti è dotata d'imbottitura fonoassorbente<br />

intonata col colore dei muri in cemento.<br />

Per l’attività fisica sia durante il giorno che alla<br />

sera dopo il lavoro sono a disposizione spazi<br />

fitness e campi sportivi anche al coperto.<br />

Lo sforzo dell'azienda è quello di agevolare<br />

tutti dipendenti nel bilanciamento tra vita<br />

professionale e familiare: si è provveduto,<br />

inoltre, alla creazione di una scuola materna<br />

aziendale che dispone anche di un vivace<br />

laboratorio creativo per i bambini. Gli avanzi<br />

di tessuti che la produzione scarta trovano qui<br />

ancora un utilizzo.<br />

La mensa aziendale<br />

progettata dal Diesel<br />

Creative Team offre un<br />

ambiente familiare da<br />

osteria. E’ il luogo ideale<br />

per trovarsi a scambiare<br />

due chiacchere davanti<br />

ad un espresso.<br />

Razionale, pragmatico, moderno<br />

Renzo Rosso desiderava che il progetto<br />

potesse coniugare diversi elementi come la<br />

semplicità, la flessibilità, la perfetta integrazione<br />

delle diverse funzioni dell’azienda; allo<br />

stesso tempo doveva essere un forte simbolo<br />

del marchio Diesel e dell’azienda e disporre<br />

sia della casetta del custode come dell’auditorium<br />

per le rappresentazioni. L’area ristorante<br />

Il Diesel Village è un concetto base, un primo<br />

passo verso il più ambizioso progetto Diesel<br />

Island, un piccolo mondo migliore.<br />

Dorothea Scheidl-Nennemann<br />

Potete trovare ulteriori<br />

immagini relative<br />

all’Headquarter Diesel su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: FATTI5010<br />

4/11 41


Blu<br />

il cielo sopra l’arte<br />

Scultura<br />

ricoperta<br />

in mosaico:<br />

“Queen Califia“<br />

(dettaglio) di<br />

Niki de Saint<br />

Phalle.<br />

Sarà un caso?<br />

Dei dieci<br />

dipinti più<br />

costosi mai<br />

venduti<br />

quattro sono<br />

blu e due verdi:<br />

nessuno di un<br />

deciso giallo o<br />

di un forte rosso!<br />

Sembra che il blu non<br />

sia solo il colore preferito<br />

dagli artisti, ma anche dagli<br />

acquirenti di arte. Come mai? Da<br />

dove viene questo fascino scatenato<br />

dal colore blu? Razionalmente il blu non<br />

è altro che un colore, come il rosso, il<br />

giallo o il verde.<br />

Un colore, però, non è solo<br />

un risultato di combinazioni<br />

chimiche, è molto di più: il<br />

significato che attribuiamo<br />

ad un colore viene determinato<br />

in base all’effetto che<br />

ha sull’individuo e in base ai<br />

campioni di studio di<br />

psicologia e di cromatologia.<br />

Così sappiamo che il rosso,<br />

indiscusso opposto del blu,<br />

sta a indicare il caldo. Il<br />

rosso è il colore dell’amore,<br />

del cuore, della carne, della<br />

passione. Molti – tra cui<br />

diversi designer di moda –<br />

considerano il rosso come<br />

sinonimo di femminilità, altri<br />

lo associano all’operatività.<br />

Il blu, invece, è collegato al concetto di<br />

freddo, di spirituale e passivo. Soprattutto,<br />

però, il blu è impiegato per rappresentare il<br />

cielo e l’acqua della nostra terra.<br />

L’immagine di natura comune a tutti, la più<br />

classica, quella tipica da vacanza o da libro<br />

fotografico, è quella di un immenso mare blu,<br />

increspato all’orizzonte, con i toni che si<br />

fondono con il blu azzurro del cielo in fondo,<br />

fin dove arriva il nostro sguardo, e dietro c’è<br />

la terraferma con i suoi colori, dove noi<br />

viviamo, più o meno felici.<br />

L’immagine paesaggistica ideale in blu da<br />

sempre ha stimolato gli artisti. Il mare<br />

risveglia il loro struggimento. Il cielo sollecita<br />

la loro fantasia e pone diversi interrogativi.<br />

Uno di questi è: perché il firmamento è blu?<br />

Leonardo da Vinci (1452-1519), il genio<br />

universale del Rinascimento italiano, aveva<br />

una sua teoria già nel 1500, che ad oggi non<br />

ha avuto decise smentite: lui spiega che “Il<br />

blu dell’aria è generato dalla densità della<br />

massa dell’aria che sta tra le tenebre più alte<br />

e la terra. L’aria diventa tanto più di un bel<br />

blu, tanto profonde sono le tenebre al di<br />

sopra di essa”.<br />

Ma non si tratta di arida teoria. Egli aveva<br />

sviluppato e formulato una ricetta pratica per<br />

la rappresentazione dello spazio e delle<br />

distanze. Ai suoi colleghi pittori soleva<br />

suggerire “di colorare gli oggetti un po’<br />

lontani facendo i profili meno delineati e più<br />

bluastri. Per disegnare soggetti ancora più<br />

distanti bisogna dare ancora più blu e per<br />

quelli cinque volte più lontani è necessario<br />

utilizzare un blu cinque volte più intenso”.<br />

Da allora, praticamente, quasi nulla cambiò


Il primo cielo blu trovato in un affresco<br />

“COMPIANTO SU CRISTO MORTO” di<br />

Giotto di Bondone a Padova.<br />

Uno dei ritratti più preziosi al<br />

mondo: “Dr. Gachet“, Vincent<br />

van Gogh, 1890.<br />

Irreale affascinante: Sandy<br />

Skoglund (nata nel 1946, USA) mix di<br />

elementi fotografici e pittorici.<br />

fino a quando Vincent van Gogh (1853-1890)<br />

mise sottosopra il mondo dei colori e diede<br />

inizio ad una rivoluzione artistica. Van Gogh<br />

e il suo collega che lui tanto ammirava, Paul<br />

Gauguin (1848-1903) furono proprio i primi<br />

che iniziarono a dipingere i loro soggetti nelle<br />

forme e nei colori, non come essi realmente<br />

fossero, ma come loro li recepivano emotivamente.<br />

Dipingevano i sentimenti e per i loro<br />

soggetti utilizzavano i colori a seconda delle<br />

sensazioni che provavano.<br />

Era l’inizio dell’arte individualista.<br />

Il ritratto del dottor Gachet, che è uno dei<br />

dieci dipinti più preziosi al mondo, mostra<br />

questo concetto in modo particolarmente<br />

evidente. Gli occhi del dottore, personaggio<br />

che Van Gogh definiva pazzo quanto lui<br />

stesso, sono di un verde velenoso, il suo viso<br />

è giallo-verde ma i monti e il cielo sullo<br />

sfondo rispondono pienamente alle teorie di<br />

Leonardo e sono blu. Già un anno prima. Van<br />

Gogh aveva avuto una morbosa discussione<br />

con alcuni colleghi pittori circa l’utilizzo dei<br />

colori e aveva pronunciato con fervore la<br />

frase: “accidenti, se le montagne erano blu,<br />

dipingile blu senza tante storie, no? Falle blu<br />

e falla finita!”.<br />

La diffusione vera e propria del blu fu però<br />

possibile solo intorno al 1825, quando fu<br />

scoperto l’oltremare sintetico. Nelle epoche<br />

precedenti il blu derivava dal lapislazzulo che<br />

Marco Polo per primo aveva importato a<br />

Venezia dall’Afghanistan. La pietra era<br />

estremamente costosa, tanto che il colore blu<br />

veniva mischiato all’oro per potere dipingere<br />

il cielo o il manto di Maria, la madre di Gesù.<br />

Fatti come questo ci fanno porre la domanda<br />

se l’arte odierna è davvero un prodotto della<br />

fantasia degli artisti o se è influenzata<br />

fortemente dallo sviluppo delle tecniche e dei<br />

materiali.<br />

Quando nel 1961 Yuri Gagarin fece il primo<br />

viaggio nello spazio, non si trattava di un<br />

volo nel blu del cielo – bensì di un viaggio in<br />

una nera oscurità incolore che nascondeva<br />

una sorpresa. Da quella parte della stratosfera<br />

la terra improvvisamente apparve completamente<br />

blu: nacque così il pianeta blu. Quelli<br />

che fino ad allora non lo credevano potevano<br />

averne la conferma: il blu è immateriale, in<br />

contrapposizione con il rosso che è legato<br />

alla materia. Il colore rosso tipico delle albe o<br />

dei tramonti ne sono un’ulteriore testimonianza<br />

poiché sono il risultato di interazione<br />

di luce e particelle - cioè materia - sul suolo<br />

terrestre.<br />

Simbolo delle aspirazioni dell'umanità<br />

Forse il blu descrive le aspirazioni e i desideri<br />

dell’umanità, forse è il colore di un immaginario<br />

ponte tra la terra e il cielo.<br />

Si pensa sia accidentale la scelta del nome “Il<br />

cavaliere blu” che gli artisti Wassily Kandinsky<br />

(1866-1944) e Franz Marc (1880-1916)<br />

diedero al gruppo artistico da loro fondato<br />

nel 1911. “L’idea del nome ci venne in<br />

giardino, seduti ad un tavolino; entrambi<br />

amavamo il blu, a Marc piacevano i cavalli,<br />

a me l’idea del cavaliere. Il nome è venuto<br />

da sé”.<br />

Nella gerarchia dei colori di Kandinsky, il blu<br />

era in posizione primeggiante. Più il blu era<br />

intenso, più questo richiamava l’uomo verso<br />

l’infinito e verso la ricerca eterna della<br />

purezza e del soprannaturale. “É il colore del<br />

Il colore blu del cielo<br />

intriga non solo i classici<br />

(sopra) ma anche molti<br />

artisti contemporanei,<br />

come abbiamo potuto<br />

constatare in occasione<br />

della fiera italiana<br />

dell’arte Artefiera di<br />

Bologna.<br />

Vi erano esposte opere<br />

che illustravano<br />

automobili vintage sotto<br />

un cielo di farfalle “The<br />

Butterfly Man“<br />

(2010) di Peter Blake<br />

di Los Angeles.<br />

La versione integrale di<br />

questo articolo, insieme<br />

a immagini affascinanti<br />

è sul forum<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: VIVERE5007<br />

43


Mostre<br />

Il blu e l’arte sono inscindibili. Lo si può notare nelle mostre e anche sui<br />

libri. Una carrellata dall' “Anno Blu” fino All' “Ora Blu”.<br />

GIAPPONE. “I capolavori del cavaliere blu”<br />

percorrono diverse tappe presso i vari musei<br />

giapponesi. Fino al 26 Giugno saranno<br />

al Hyogo Prefectural Museum of Art a<br />

Kobe, mentre dal 5 Luglio al 4 Settembre<br />

potranno essere ammirati presso il Prefectural<br />

Art Museum a Yamaguchi.<br />

BAVIERA. “L’anno Blu”. Diversi musei bavaresi<br />

festeggiano insieme due anniversari:<br />

100 anni fa fu fondata l’associazione di artisti<br />

chiamata “Il cavaliere blu” e 125 anni fa morì<br />

il leggendario reale Ludovico II. Il suo colore<br />

"Cavallo blu I" Franz Marc, 1911. preferito era il blu.<br />

www.blauesjahr.de<br />

VIENNA. “Gli anni dell’ora blu”. Il Museo<br />

di storia dell’arte dal 4 Maggio al 28 Agosto<br />

espone esclusivamente quadri eseguiti<br />

con penne biro BIC blu. Le 40 opere hanno<br />

come tema comune quello della metamorfosi<br />

e della rinascita.<br />

WOLFSBURG. “Time and Line“ è il titolo<br />

della mostra presso la Galleria cittadina che<br />

durerà fino al 18 Settembre, dove sono<br />

esposte le opere dell’artista Angela Bulloch<br />

che ha ottenuto il premio artistico della<br />

città di Wolfsburg di quest’anno. Oltre a<br />

Macchina per dipingere "Blue disegni e stampe, vi si possono ammirare i<br />

horizon", 1990 di Angela Bulloch. tre macchinari che l’hanno resa famosa.<br />

cielo ed è quello che ci viene in mente<br />

quando sentiamo il suono della parola cielo”.<br />

Per Kandinsky il cielo era il luogo del trascendente,<br />

nella sua arte il blu quindi stava a<br />

significare la spiritualità.<br />

Nelle sue composizioni astratte ed enigmatiche<br />

non è difficile individuare l’importanza<br />

attribuita al colore blu.<br />

Il "blu del sud" e l'arte<br />

del vivere mediterranea<br />

Per i surrealisti come René Magritte, il blu<br />

costituiva il mondo dei sogni, che loro<br />

volevano illustrare. Il blu diventò così stato<br />

d’animo. Il cielo notturno veniva raffigurato<br />

spesso scuro e minaccioso, decorato con<br />

pesanti nuvole nere bordate di bianco, con<br />

luci spettrali e inquietanti.<br />

Anche il periodo blu di Picasso non ci ha<br />

lasciato immagini serene. Questa epoca<br />

artistica leggendaria fu caratterizzata dai<br />

suoi forti impulsi emozionali e ben poco<br />

dalle sue convinzioni teoriche. Questa fase<br />

che iniziò nel 1901, e si protrasse fino al<br />

1905 per mutare nel più luminoso periodo<br />

rosa, fu denominata quella del “Picasso<br />

inconfondibile”, quella per cui tutti lo<br />

conosciamo. Era un contemporaneo tenebroso.<br />

I suoi dipinti tristi mostrano quanto<br />

l’artista, oggi più che mai celebrato, soffrisse<br />

nel suo ruolo di outsider, quanto si sentisse<br />

emarginato, quanto cominciasse a interessarsi<br />

alle problematiche sociali e quanto abbia<br />

sofferto impotente per il suicidio del suo<br />

grande amico Carlos Casagema. Il suo blu<br />

freddo, triste e verdastro non ricordava<br />

www.khm.at


affatto il caldo blu rossastro del sud dei suoi<br />

colleghi artisti “Fauves” dell’epoca, piuttosto<br />

richiamava il blu della solitudine, della<br />

freddezza e della morte.<br />

D’altra parte ci sono diversi artisti per i quali<br />

il blu è semplicemente un bel colore. Il belga<br />

Jan Fabre (nato nel 1958) si è dedicato a<br />

lungo all’”ora blu”, quel momento della<br />

giornata che si ha tra il tramonto e la notte,<br />

quando la luce è particolarmente delicata e<br />

bluastra. Con milioni di tratti di penna a<br />

sfera l’artista ha ritratto il castello di Tivoli a<br />

Mechelen vicino a Bruxelles, e l’impressione<br />

è che la luce del crepuscolo possa durare per<br />

delle intere settimane. Con l’utilizzo di<br />

finestre blu, Marc Chagall (1887-1985) ha<br />

immerso il sacrario in una luce blu intensa,<br />

che da l’impressione di sentire il giubilo degli<br />

angeli raffigurati all’interno del dipinto. Niki<br />

de Saint Phalle (1930-2002), per le sue<br />

sgargianti sculture da giardino italiano<br />

denominate “nana”, sperimentava giocose<br />

combinazioni di colori a mosaico con diverse<br />

sfumature di blu, come si può vedere anche<br />

nella sua ultima realizzazione, unica extra<br />

europea, “Queen Califia” in California.<br />

Per questo motivo non ci si deve<br />

stupire per la predilezione del<br />

colore blu da parte degli artisti. La<br />

nostra ambizione per la verità senza<br />

confini e per la libertà assoluta, che<br />

da sempre ci accompagna, sembra<br />

potere trovare realizzazione solo guardando<br />

verso l’alto. Uno sguardo verso il blu.<br />

Joachim Goetz<br />

Per la realizzazione dei<br />

suoi draghi e dei<br />

meravigliosi medaglioni<br />

che donano al parc Güell<br />

di Barcellona la sua<br />

particolare atmosfera<br />

fiabesca, il catalano<br />

Antoni Gaudí ha fatto<br />

letteralmente a pezzi<br />

tonnellate di piastrelle di<br />

colore blu.<br />

Molti artisti sono anche<br />

collateralmente<br />

pensatori e filosofi<br />

con tela e<br />

pennello. Vivono<br />

in un mondo<br />

ricco di spumeggiante<br />

fantasia e<br />

attribuiscono ben<br />

poca importanza<br />

alla vile realtà.


Appuntamenti,<br />

Tips & Trends<br />

Mostra “Watercolour” a Londra,<br />

dal 16 Febbraio al 21 Agosto <strong>2011</strong><br />

La mostra “Watercolour” nel museo londinese “Tate Britain”<br />

è l’esposizione di acquerelli più completa mai presentata in<br />

Gran Bretagna. Le opere esposte riguardano un arco di tempo<br />

di 800 anni e rappresentano tutte le diverse tecniche possibili<br />

nell’arte dell’acquerello, dai manoscritti alle miniature, alle cartine<br />

fino alle immagini di paesaggi. “Watercolour” presenta<br />

sia diverse opere di pittori famosi come per<br />

esempio JMW Turner, Thomas Girtin, Anish<br />

Kapoor e Tracey Emin, sia dipinti di artisti<br />

meno conosciuti che hanno comunque regalato<br />

il loro contributo all’arte dell’acquarello.<br />

www.tate.org.uk<br />

Anselm Kiefer e “La ronda di notte”, Amsterdam,<br />

dal 7 Maggio al 30 Giugno <strong>2011</strong><br />

Il Museo Rijks di Amsterdam ha invitato l’artista nativo di Donaueschingen<br />

Ansel Kiefer, rinomato in tutto il mondo, a realizzare una<br />

mostra ispirata alla “Ronda di notte” di Rembrandt. Dal 7 Maggio<br />

potrete ammirare le opere di Rembrandt e di Kiefer<br />

a confronto presso il Museo Rijks di Amsterdam.<br />

www.rijksmuseum.nl<br />

Weezer – The Blue Album<br />

La band alternativa statunitense chiamata “Weezer” ha pubblicato<br />

nel 1994 il suo primo album dall’omonimo titolo. Siccome la copertina<br />

era semplicemente blu il suo nome è diventato “The blue album”.<br />

É uno degli album rock più significativi e di stile unico degli<br />

anni ’90. Nel 2002, i lettori del magazine Rolling Stone hanno conferito<br />

al “The blue album” il 21° posto nella classifica degli album<br />

più belli di tutti i tempi. Contiene tra gli altri, i singoli "Undone -<br />

The Sweater Song”, “Buddy Holly” e “Say it Ain't So”, che hanno<br />

reso famosi i “Weezer” praticamente nell’arco di una notte, da un<br />

giorno all’altro. “The blue album”<br />

è stato venduto negli<br />

USA in tre milioni di copie. Il<br />

pezzo “Buddy Holly“ divenne<br />

particolarmente famoso anche<br />

grazie al suo videoclip che<br />

fu girato da Spike Jonze e rappresentava<br />

un omaggio alla<br />

serie cult “Happy Days“. Il video<br />

è diventato un classico<br />

nella storia dei videoclip.<br />

La band e gli altri album sul sito ufficiale<br />

www.weezer.com<br />

Miles Davis – Kind of Blue<br />

Più di 50 anni fa, Miles Davis ingaggiò un cast di jazzisti<br />

e in soli due giorni incise quello che diventò l’album<br />

più venduto al mondo, considerato dai conoscitori del<br />

jazz il più significativo del genere. Ad oggi ne sono<br />

state vendute più di sei milioni di copie. Di questo<br />

album esistono diverse versioni e la nota curiosa è che<br />

fino alla metà degli anni ’90, per i fans, era possibile<br />

trovare una versione dove i primi tre pezzi erano stati<br />

erroneamente registrati con una velocità rallentata<br />

che risultava più alta di un quarto di tono rispetto<br />

all’esecuzione originale. Solo nel 1997 i pezzi vennero<br />

rimasterizzati nella giusta velocità e nella nuova edizione<br />

dell’album fu aggiunta anche la registrazione del<br />

brano “Flamenco Sketches”. La Deluxe Edition, pubblicata<br />

in occasione dell’anniversario dei cinquant’anni<br />

dell’album, contiene, oltre all’LP, anche due CD con i<br />

pezzi di entrambe le sessioni di registrazione e in più<br />

anche alcuni brani aggiuntivi del sestetto.<br />

www.milesdavis.com


Festival musicale della Foresta Nera <strong>2011</strong>,<br />

dal 2 al 13 Giugno<br />

e dal 23 Settembre al 3 Ottobre <strong>2011</strong><br />

www.schwarzwald-musikfestival.de<br />

Rubriche<br />

Una dritta particolare: è il primo festival a intervalli del mondo. Il concetto è questo: un intervallo<br />

è l’insieme che si crea quando due suoni intonati si uniscono. Ne scaturisce un tipo di musica che<br />

varia quando le due voci riescono a esprimersi indipendentemente l’una dall’altra ma<br />

sempre in coerenza di tonalità. L’intervallo è un’espressione musicale singolare che<br />

regala memorabili esperienze in concerto. Il tema per l’anno <strong>2011</strong> è “Wilhelm Furtwängler<br />

(1886-1954) & la musica del mondo”. Furtwängler è uno dei maggiori artisti<br />

tedeschi impegnati con la world music. Direttore e responsabile: Mark Mast.<br />

Festival International de Piano,<br />

La Roque d'Anthéron,<br />

dal 22 Luglio al 20 Agosto <strong>2011</strong><br />

Il festival di pianoforte presso La Roque<br />

d'Anthéron fu ideato nel 1981 da René<br />

Martin. Da tre decenni la cittadina della<br />

Provenza ospita ogni estate numerosi pianisti<br />

e amanti della musica classica provenienti<br />

da tutto il mondo.<br />

www.festival-piano.com<br />

Mostra esclusiva “Ötzi 20 “ a Bolzano,<br />

dal 1 Marzo <strong>2011</strong> al 15 Gennaio 2012<br />

www.oetzi20.it<br />

Sono passati vent'anni dalla scoperta della Mummia dei Ghiacci nella<br />

calda estate del 1991, l'uomo dei ghiacci ha aspettato ben 5300 anni<br />

prima di essere ritrovato ed ora ci offre interessantissime informazioni di<br />

carattere scientifico. Deve il suo nomignolo Ötzi al luogo del suo<br />

ritrovamento, nell'omonima valle altoatesina. La mostra espone alcuni<br />

brandelli di stoffa del suo vestiario insieme agli utensili ritrovati vicino al<br />

corpo che hanno fornito uno spaccato<br />

dello stile di vita di Ötzi. La mostra che<br />

celebra il ventesimo anniversario del<br />

ritrovamento della mummia viene ospitata<br />

dal Südtiroler Archäologiemuseum.<br />

Musica<br />

Le grand bleu,<br />

Luc Besson<br />

Cinema<br />

Il mare come luogo mistico: un film d’avventura<br />

di Luc Besson con delle riprese<br />

sensazionali. Besson, che in passato ha<br />

lavorato per cinque anni come istruttore<br />

sub, nel suo film romanzato racconta la<br />

storia di Jacques Mayol, detentore del<br />

record mondiale di apnea, che tra l’altro<br />

gli ha prestato consulenza per il film;<br />

gli interpreti principali sono Jean Reno<br />

e Jean Marc Barr che, prima di questa<br />

esperienza, non avevano mai provato<br />

ad immergersi. Per la realizzazione del<br />

film hanno seguito un training della<br />

durata di un mese e pare che la cosa<br />

sia loro piaciuta, infatti per le riprese<br />

non hanno voluto la controfigura.<br />

Appuntamenti, tips & trends<br />

sempre aggiornati su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: NEWS5005


Persone<br />

Joni Mitchell<br />

Amore giovane: Joni<br />

Mitchell e Graham Nash<br />

hanno vissuto insieme<br />

nella casa comune a<br />

Laurel Canyon.<br />

Il blu è un colore che suscita diverse<br />

associazioni. Nel periodo romantico stava<br />

a significare infinito e trascendenza.<br />

L’album di Joni Mitchell “Blue” (1971)<br />

manifesta i sentimenti di malinconica<br />

coscienza di sè e di ricerca di esperienze<br />

della personalità dell’artista, che si<br />

esprime con testi altamente poetici e allo<br />

stesso tempo decisamente autobiografici.<br />

Accompagnata da soli quattro musicisti (tra<br />

cui compaiono anche Stephen Stills e James<br />

Taylor) la Mitchell ha creato un ciclo lirico di<br />

brani che esprime una particolare intimità con<br />

una perfetta combinazione di pop e poesia.<br />

Il nome del titolo è da attribuire al periodo di<br />

crisi personale che<br />

l’artista, “la first lady<br />

del folk”, ha vissuto<br />

all’inizio degli anni<br />

’70. Questa fase ha<br />

recato profondi<br />

cambiamenti nella<br />

sua musica che nel<br />

tempo hanno<br />

allontanato l’artista<br />

dall’ideologia del folk, indirizzandola verso un<br />

tipo di sound diverso, il “blue notes” più<br />

vicino al genere jazz.<br />

Icone come Joni Mitchell si prestano a<br />

interpretazioni molteplici , al punto che non<br />

è possibile catalogare questi personaggi in<br />

semplici cliché. La stessa Mitchell trova<br />

difficile definire la propria identità. Nel 1970<br />

decide di lasciare il suo compagno di vita, il<br />

musicista Graham Nash, la loro casa (resa<br />

immortale dal brano di Nash “Our house”) e<br />

la comune di artisti presso Laurel Canyon,<br />

Los Angeles, per avventurarsi in un viaggio<br />

“Un genio non si<br />

lascia terapizzare”<br />

verso l’incognito.<br />

In Canada iniziò la sua carriera facendo dei<br />

tour in diversi club del paese, prima con il<br />

suo primo marito Chuck Mitchell e poi per<br />

conto proprio; successivamente ha frequentato<br />

la scena folk newyorkese insieme a<br />

Leonard Cohen, ha lavorato a due album e<br />

alla fine è approdata a Laurel Canyon, ma<br />

neppure in questo luogo la sua indole<br />

vagabonda che la caratterizzava sin da<br />

piccola, veniva sopita. E’ proprio questa<br />

irrequietezza che ha prodotto brani come<br />

“Urge for going” e “River”. Essi narrano di<br />

come i paesaggi naturali della sua fanciullezza<br />

abbiano influenzato il suo processo<br />

creativo e di quanto importanti fossero le<br />

emozioni e le<br />

impressioni legate ai<br />

suoi primi anni di<br />

vita, creando una<br />

sorta di album di<br />

immagini che si<br />

riflettono sulle sue<br />

creazioni nel corso<br />

della sua vita<br />

artistica. Il risultato<br />

lo si può notare nella produzione sia musicale<br />

che pittorica della Mitchell, dove ricorrono<br />

ripetuti richiami alle pianure del Canada e ai<br />

loro orizzonti infiniti.<br />

“Blue” è un album che si esprime in un percorso<br />

d’ascolto, in senso concreto e allo stesso tempo<br />

metaforico. Descrive le tappe di un processo di<br />

ricerca di sé, che però non termina con la fine<br />

dell’album, ma è destinato a continuare. Oltre ad<br />

esprimere tematiche relative ad amore e passione<br />

“Blue” sta a rappresentare una sorta di canto del<br />

cigno degli anni ’60, la fine dell’innocenza, delle<br />

utopie e degli ideali che quest’epoca ha significa-<br />

48<br />

4/11


BLUE


Joni Mitchell: „BLUE“<br />

Blu, le canzoni sono come tatuaggi<br />

Tu sai che sono stata al mare<br />

Incoronami e àncorami<br />

O lasciami salpare<br />

Hey, Blu, qui c'è una canzone per te<br />

L'inchiostro sull'ago<br />

Sotto la pelle,<br />

Uno spazio vuoto da riempire<br />

Oh che mal di stomaco<br />

Devi continuare a pensare,<br />

Puoi farcela attraverso queste onde<br />

Acidi, baldoria e culi,<br />

Aghi, pistole e erba<br />

Un sacco di risate, un sacco di risate<br />

Tutti dicono che l'inferno<br />

è il miglior posto in cui andare<br />

Beh, non la penso così<br />

Ma ci darò comunque un'occhiata<br />

Blu, ti amo<br />

Blu, c'è una conchiglia per te<br />

Ci sentirai un sospiro<br />

Una ninna-nanna confusa<br />

E' la mia canzone per te<br />

to. I sogni della controcultura cominciavano ad<br />

andare in frantumi. Le grandi fantasie cominciavano<br />

a mostrare i loro punti deboli e il mondo<br />

della musica continuava ad essere un<br />

dominio dei maschi. La stessa Joni Mitchell si<br />

sentiva più come una mascotte al fianco dei<br />

suoi compagni di vita – oltre a Cohen e Nash<br />

anche James Taylor, Jackson Browne e Neil<br />

Young furono suoi amanti- e aveva la sensazione<br />

di non essere presa sul serio come<br />

musicista e compositrice.<br />

La Mitchell non negò mai che il suo incontro<br />

con Leonard Cohen fu molto importante per lo<br />

sviluppo delle sue qualità poetiche, poiché egli<br />

le insegnò a scavare nelle proprie esperienze e<br />

a trarne gli spunti creativi. Le contraddizioni e il<br />

caos della vita ebbero così modo di tramutarsi<br />

in arte, creando nuovi sogni e prospettive.<br />

Anche Bob Dylan contribuì alla crescita artistica<br />

della Mitchell, quando ruppe le convenzioni<br />

relative alla musica e dette il suo importante<br />

contributo al mondo del folk, segnando un<br />

percorso che la Mitchell seguì e costituendo un<br />

esempio artistico per l’autrice, che in seguito<br />

trovò il proprio stile personale.<br />

Joni Mitchell non intendeva essere etichettata<br />

come “cantautrice intimista”, la sua idea non<br />

era di rimanere nella nicchia di quelli che<br />

scrivevano semplicemente dei propri drammi<br />

personali, il suo intento era di dare alla musica<br />

pop americana una certa struttura e profondità,<br />

creare il concetto di brano artistico.<br />

Le emozioni suscitate dal suo lavoro hanno<br />

sempre, in ogni caso, un costrutto artistico. Lei<br />

stessa si definisce una drammaturga, che svolge<br />

una ricerca sui personaggi e ritrae delle scene,<br />

creando un forte legame tra lirica intensa e<br />

rigorosa estetica. Nei suoi testi la metafora<br />

viene sottolineata con arrangiamenti musicali


innovativi e “accordi sperimentali”, come lei<br />

stessa definisce la sua tecnica chitarristica non<br />

convenzionale – il risultato è la creazione di<br />

effetti in sinergia.<br />

Al pari di Hemingway, anche la Mitchell è<br />

dell’idea che si deve scrivere solo di ciò che si<br />

conosce. Per questo motivo l’artista era alla<br />

continua ricerca di qualcosa di nuovo in sé.<br />

“Era diventato indispensabile” dice la Mitchell<br />

“entrare in stretto contatto con il mio essere<br />

più intimo”. Dopo che un terapeuta aveva<br />

constatato che “un genio non si lascia<br />

terapizzare” l’artista incontrò un carismatico<br />

Lama tibetano e cominciò ad imparare che era<br />

importante avere un approccio meno cerebrale<br />

e più intuitivo con il proprio Ego; in questo<br />

modo è anche più facile accettare le proprie<br />

contraddizioni. Quest’esperienza liberatoria<br />

per la Mitchell è stata un’autentica “illuminazione”,<br />

anche se nella sua veste di artista ha<br />

sempre comunque mantenuto la sua visione<br />

critica e analitica.<br />

Dopo un lungo viaggio che l’ha portata<br />

attraverso tutta l’Europa, fino a Creta e alle<br />

grotte della comune hippy di Matala, la<br />

Mitchell che si autodefiniva “un’anima<br />

eremita”, tornò a casa. Nella sua casetta sulle<br />

spiagge della Columbia Britannica sperimentò<br />

la sua attitudine alla solitudine con un<br />

percorso artistico. In questo contesto di rifugio<br />

spirituale ha scritto diversi brani che esprimono<br />

il suo rapporto personale con la natura. E’<br />

riuscita così a difendersi dalle pressioni e dal<br />

giogo dell’industria discografica e del pubblico.<br />

Questo atteggiamento senza compromessi<br />

le ha procurato una nomea di personaggio<br />

scontroso ma l’artista ha continuato a<br />

riscuotere approvazione e comprensione<br />

anche da grandi colleghi come Herbie<br />

Hancock, Annie Lennox e<br />

Madonna. Per il Rolling Stone la<br />

Mitchell rimane “l’artista che<br />

esercita la maggiore influenza di<br />

spunti musicali del 20° secolo”, la cui<br />

variegata produzione ha fatto da<br />

colonna sonora a più di una generazione<br />

di ascoltatori affezionati.<br />

Di Yamin von Rauch<br />

Informazioni<br />

Michelle Mercer: Blue –<br />

La fase autobiografica di Joni Mitchell<br />

(disponibile in inglese e in tedesco)<br />

La giornalista musicale Michelle Mercer si è<br />

dedicata a scrivere sul “periodo blu” di Joni<br />

Mitchell, quello caratterizzato dalla pubblicazione<br />

di album come “Blue” (1971),<br />

“Court and Spark” (1974) e “Heijra”<br />

(1976). In un insieme di biografia, reportage<br />

e saggistica di storia della cultura la giornalista descrive come Roberta<br />

Joan Anderson, una semplice ragazza della provincia canadese che con la sua<br />

volontà ferrea ha combattuto la poliomelite, diventa l’artista Joni Mitchell.<br />

Ad integrazione del quadro del contesto di crescita la giornalista inserisce<br />

incontri personali e influenze culturali della lingua, che hanno segnato il corso<br />

della carriera della Mitchell. Inoltre la Mercer include diverse interviste che lei<br />

stessa ha condotto in occasione di suoi incontri con l’artista. Il risultato è un<br />

ritratto personale e disincantato della complessità del personaggio Mitchell.<br />

www.jonimitchell.com<br />

www.musicline.de/de/artist_bio/Mitchell%2CJoni<br />

www.laut.de/Joni-Mitchell<br />

www.rockhall.com/inductees/joni-mitchell


52 4/11<br />

Il blu è il colore del business<br />

Profondo. Distinto. Monotono.


Le aziende che utilizzano il colore blu<br />

hanno più successo delle loro concorrenti<br />

che adottano altri colori? Possibile.<br />

Fattori diversi - biologici, psicologici e<br />

culturali - entrano in gioco e si combinano<br />

uno con l’altro creando il risultato<br />

finale. Gli studi sulla comunicazione<br />

attraverso l’impiego dei colori sono a<br />

favore del blu, non a caso è il colore<br />

adottato per indicare lo sviluppo delle<br />

azioni in borsa.<br />

Diciannove delle trenta società tedesche<br />

attualmente quotate, oltre alla posizione<br />

economica hanno in comune qualcos'altro. Il<br />

filo comune che lega Adidas, Allianz, BASF,<br />

Beiersdorf, BMW, Daimler, Deutsche Bank, la<br />

Borsa tedesca, Fresenius e Fresenius Medical<br />

Care, K+S, Linde, Münchner Rückversicherung,<br />

ThyssenKrupp<br />

e Volkswagen è la<br />

scelta cromatica per<br />

il loro marchio: il blu<br />

e bianco. Per altre<br />

come Lufthansa,<br />

Infineon e Merck il<br />

blu nel logo è<br />

abbinato con altri<br />

colori. Insomma il<br />

blu è decisamente<br />

un colore vincente.<br />

Più della metà delle società presenti nell’indice<br />

Dow Jones adottano per i loro marchi il<br />

colore blu accompagnato dal bianco. Negli<br />

Usa è diffusa soprattutto la combinazione di<br />

blu, rosso e bianco. Uno sguardo al mondo<br />

asiatico, in questo senso, ci conferma che le<br />

influenze culturali plasmano in maniera<br />

determinante le preferenze cromatiche. Delle<br />

50 aziende presenti nell’indice Nikkei, 15<br />

hanno marchi di colore rosso. Il blu comunque<br />

domina anche nella borsa di Tokyo: 19<br />

imprese lo hanno adottato con fiducia.<br />

Di successo. Affidabile. Autoritario.<br />

I marchi di successo necessitano di un posizionamento<br />

chiaro e differenziato. La componente<br />

visiva è determinante. Il logo di un gruppo<br />

industriale significa molto di più di un colore,<br />

di una scritta o di uno stemma: è la rappresentazione<br />

della personalità, delle caratteristiche e<br />

dell’affidabilità di prestazione di un’azienda,<br />

che devono perdurare invariate nel tempo<br />

attraverso il marchio stesso. Il logo trasmette<br />

trasparenza e fiducia e garantisce la qualità<br />

dell’azienda. I dati a disposizione indicano che,<br />

“Nel blu c'è qualcosa<br />

di contraddittorio che<br />

dà carica e anche calma“<br />

Johann Wolfgang v. Goethe<br />

nel registro tedesco dei marchi aziendali,<br />

attualmente ne sono iscritti circa 780.000 tra<br />

imprese nazionali ed internazionali.<br />

Le preferenze istintuali per un determinato<br />

colore rendono vita facile ai marchi. I colori<br />

rappresentano uno strumento comunicativo<br />

ancora più immediato dei segni e della lingua<br />

parlata. Essi attirano l’attenzione, generano<br />

segnali e suggerimenti, organizzano, ammoniscono<br />

e rappresentano fattori di immagine e<br />

marketing. Il colore è quello che dà la prima<br />

impressione, l’impatto. Solo successivamente<br />

vengono individuate e riconosciute le forme e<br />

dopo ancora le scritte.<br />

I colori possono scatenare reazioni diverse<br />

nell’individuo, attraverso le loro insite<br />

codificazioni psicologiche e simboliche.<br />

I colori sono principalmente percezioni dei<br />

sensi, che vengono poi razionalizzate con la<br />

fisica e i segnali su<br />

determinate<br />

lunghezze di spettro.<br />

Per la scelta dell’immagine<br />

aziendale è<br />

fondamentale<br />

conoscere l’effetto<br />

dei colori e le<br />

associazioni che essi<br />

posso generare.<br />

Il blu è fisiologico:<br />

il nostro è il pianeta blu. Il blu genera calma<br />

e rilassamento. Le pulsazioni si riducono<br />

automaticamente quando ci troviamo in un<br />

ambiente caratterizzato dal colore blu e<br />

questa certezza ci rende creativi. Per valutare<br />

come il nostro corpo reagisca a determinate<br />

stimolazioni di luci e colori, una ricerca<br />

dell’università British Columbia di Vancouver<br />

ha chiesto ad alcune persone di progettare<br />

nuovi giocattoli per bambini. I risultati<br />

migliori sono stati ottenuti dal gruppo che<br />

aveva in dotazione un computer a schermo<br />

blu. I gruppi che avevano lavorato su schermi<br />

di diverso colore, o neutri, hanno elaborato<br />

progetti meno soddisfacenti.<br />

Quando si è trattato invece di svolgere<br />

compiti dettagliatamente orientati, come<br />

per esempio la correzione di testi entro un<br />

determinato lasso di tempo, il gruppo che<br />

lavorava su computer con schermo a sfondo<br />

rosso ha ottenuto ottimi risultati.<br />

I ricercatori hanno quindi dedotto che il<br />

rosso è il colore dell’attenzione e che il blu<br />

stimola la creatività e l’innovazione, indipendentemente<br />

dalle preferenze estetiche dei<br />

partecipanti al test.<br />

Chi si affida al blu vuole<br />

andare in alto e<br />

rimanerci. L’azzurro<br />

carico (Aral e BMW) è<br />

attivo e agile, mentre le<br />

varianti blu scuro sono<br />

più profonde e passive.<br />

53


Gradevole. Innovativo. Riservato.<br />

Il blu come archetipo. Il concetto di archetipo,<br />

inteso come rappresentazione olistica fermamente<br />

ancorata nella memoria degli individui<br />

facenti parte di una certa cerchia culturale,<br />

deve la sua definizione ad un allievo di Freud,<br />

Carl Gustav Jung. L’archetipo influenza<br />

l’individuo senza che egli ne sia consapevole.<br />

Secondo l'esperto dei colori Frans Gerritsen, il<br />

blu è il colore della forza dell’infinito, del cielo,<br />

del pensiero e della meditazione. Simboleggia<br />

lo spazio e l’eternità. Per lo psicologo Heinrich<br />

Frieling il blu è razionale e ricettivo per la sfera<br />

spirituale. Crea associazioni e genera simbologie:<br />

la maggior parte di noi lo associa al cielo,<br />

all’acqua e al mare. Nella nostra cultura il blu è<br />

simbolo di lealtà, coraggio e autorità.<br />

Il blu è anche associato ad un atteggiamento<br />

passivo, introverso, rassicurante, tranquillizzante<br />

e pacifico. Inoltre, esso trasmette sensazioni di<br />

freddo, metallico, bagnato e lucido, grande e<br />

pesante, forte e largo, silenzioso e inodore. Ad<br />

esso vengono abbinate anche caratteristiche<br />

metaforiche come la simpatia, la piacevolezza,<br />

l’armonia, la bramosia e l’infinito. I conoscitori<br />

dell’arte sapranno di sicuro che, nel tardo il<br />

Medio Evo e successivamente anche durante il<br />

Rinascimento, il blu era considerato un colore<br />

caldo. Il blu era femminile, simbolo della madre<br />

del Signore, Maria. Le associazioni legate ai<br />

colori variano a seconda delle epoche storiche,<br />

della cultura e delle convenzioni sociali. In<br />

Danimarca il blu è simbolo di qualità, in Svezia<br />

significa creduloneria, in Francia e Italia indica<br />

timore, in Portogallo implica invidia e difficoltà<br />

nel risolvere i problemi. In Brasile il blu è segno<br />

di indifferenza, in Cina di cautela e prudenza, nei<br />

paesi arabi significa verità, fiducia e rettitudine.<br />

Il blu è emozione. La bellezza dei colori ha<br />

connotazioni prettamente legate alla sfera dei<br />

sensi. Cool ma anche ordinario - questa era l’idea<br />

che Goethe aveva del blu - semplice, fuori moda,<br />

discreto: le mode e le preferenze individuali o di<br />

gruppo creano e stratificano incessantemente i<br />

diversi significati legati ai colori.<br />

Simpatico. Razionale. Passivo.<br />

I significati dei colori vengono costantemente<br />

studiati e ricodificati attraverso ricerche,<br />

affermazioni esoteriche e più semplicemente<br />

dai trend legati alla moda. Su una cosa siamo<br />

sicuri: il blu ha caratteristiche fidate e riconosciute,<br />

è rassicurante, gradevole e distinto. Ha


però anche le sue debolezze: nessuna azienda<br />

vorrebbe apparire monotona o indifferente,<br />

autoritaria o terrificante. Allora cosa bisogna<br />

fare? Quando una azienda studia quali i valori<br />

cromatici adottare crea un focus al quale verrà<br />

sottoposto il cosiddetto differenziale semantico:<br />

il progetto grafico allo studio verrà giudicato dal<br />

campione assegnando due concetti opposti<br />

abbinati, per esempio “fantastico-realistico”<br />

oppure “invasivo-riservato”. I valutatori<br />

possono precisare i loro giudizi inserendo<br />

parole come “molto”, “abbastanza”, “un po’” o<br />

“parzialmente”. Una volta elaborate le risposte,<br />

viene formulato il profilo globale degli opposti,<br />

che sarà in grado di indicare se un marchio<br />

aziendale avrà il successo auspicato.<br />

Non esistono ricette universali per la scelta del<br />

colore di un marchio. Le statistiche indicano che<br />

il colore più adatto è il blu: in architettura e in<br />

particolar modo del mondo dei media. Icolori e<br />

le loro diverse combinazioni sono in grado di<br />

generare una complessa serie di effetti e<br />

emozioni, attraverso l’impiego del linguaggio<br />

delle sfumature, di simboli e segnali.<br />

Quale tono di blu risulta il più efficace? É<br />

meglio adottare il blu come colore di fondo o<br />

come risalto? Va scelto per l'immagine corporate<br />

o solo per il marchio di un prodotto? Quali<br />

combinazioni di colore sono più adatte al blu?<br />

Quali forme vi si abbinano più efficacemente?<br />

In quali contesti il colore è più influente? Esiste<br />

una tecnologia che assicuri che il tono del<br />

colore possa rimanere invariato negli anni? Qual<br />

è l’impatto delle scritte del marchio?<br />

Il blu può trasmettere affidabilità, forza di<br />

innovazione e successo di una realtà aziendale.<br />

Una buona immagine d’impresa deve, per<br />

essere vincente, evitare il grosso pericolo insito<br />

nel colore blu: il suo qualunquismo acritico.<br />

Prof. Ulrich Schendzielorz<br />

4/11<br />

55


Intervista con Tim Alexander,<br />

tutore del marchio O 2<br />

Già all’ingresso della<br />

O2 i visitatori vengono<br />

subito accolti da un<br />

luminoso blu che assicura<br />

il primo approccio<br />

con il marchio. Non è un<br />

incontro passivo ma<br />

vivace, pulsante ed<br />

energicamente familiare<br />

(vedi Pag. 55).<br />

Ha mai fantasticato sul colore blu, Sig.<br />

Alexander?<br />

Si, certo. Quando da piccolo andavo in vacanza<br />

con mia madre e nuotavamo ho spesso<br />

fantasticato sul colore BLU dell’acqua. Oddio!<br />

Era un misto di “wow- esco subito” e “sentirsi<br />

al sicuro nell’acqua”. Veramente era una<br />

sensazione quasi contraddittoria. Non proprio<br />

un incubo ma sentivo una sorta di inquietudine,<br />

poteva diventarlo. (ride)<br />

Sente che deve ringraziare questo colore<br />

per qualcosa?<br />

Personalmente? Il BLU in effetti per me<br />

significa il mio lavoro quotidiano- per O 2. O 2 è<br />

il marchio in cui ripongo da molti anni la mia<br />

fiducia. In passato tramite un’agenzia esterna,<br />

oggi come collaboratore interno – per questo il<br />

BLU per me significa anche il vero colore del<br />

successo. Al contrario della sensazione da<br />

incubo che avevo sperimentato nell’infanzia,<br />

ora il BLU è proprio il colore del successo della<br />

mia vita. (ride)<br />

“Creatore del marchio”, “tutore del<br />

marchio”, “responsabile del corporate<br />

identity”- lei come preferisce descriversi?<br />

Fondamentalmente mi ritrovo a gestire il colore<br />

BLU ma di fatto il mio lavoro diventa proprio interessante,<br />

quando si tratta di plasmare in maniere<br />

diverse questo BLU. E’ proprio come il marchio<br />

O 2: rinfrescante e sempre nuovo. Il BLU non è<br />

solo un colore. Il BLU ha migliaia di sfumature<br />

diverse- può essere amichevole e chiaro, ma<br />

anche molto scuro e misterioso. Il mio lavoro non<br />

è solo gestire il colore BLU ma anche svilupparlo<br />

e rappresentarlo attraverso il marchio.<br />

La scelta del colore è fondamentale per la<br />

scelta dell’immagine aziendale nella nostra<br />

era moderna. Cosa conferisce il colore BLU<br />

alla O 2?<br />

Per noi il colore BLU è di importanza fondamentale<br />

perché conosciamo le sue implicazioni<br />

psicologiche. Trasmette senso di sicurezza e allo<br />

stesso tempo viene associato all’armonia. Sui<br />

nostri clienti ha un effetto comune : la gente<br />

dice “Mi sento come a casa, mi sento sollevato,<br />

questi non sono come gli altri, sono tranquilli e<br />

quindi sto volentieri con O 2”. E’ evidente che il<br />

fattore di simpatia che il colore BLU implica è<br />

incredibilmente efficace , rende il nostro<br />

marchio attrattivo e i nostri clienti sicuri di avere<br />

fatto la scelta giusta.<br />

Il marchio O 2 oggigiorno rappresenta il<br />

simbolo di una sapiente gestione del<br />

marchio. E’ da attribuire solo al colore BLU o<br />

c’è dell’altro? Quali sono secondo lei i<br />

fattori determinanti?<br />

56<br />

4/11


I fattori determinanti per il marchio O 2 sono il<br />

forte Corporate Design – quindi il BLU, le<br />

bollicine e il loro O 2 - insieme ad una immagine<br />

del marchio gestita in maniera eccellente. Nel<br />

nostro mercato è importante presentare un<br />

prodotto che esprima “clever simplicity”.<br />

Significa essere sempre in grado di proporre ai<br />

nostri clienti idee intelligenti che semplifichino la<br />

loro vita. Tutti i nostri prodotti, servizi e sistemi di<br />

comunicazione si imperniano su questo concetto<br />

base del marchio. Il nostro intento è riuscire a<br />

rendere le nostre proposte sempre più allettanti.<br />

Accanto all’ideazione di un logo di ottimo design<br />

è necessario anche condurre un’adeguata<br />

gestione del marchio all’interno di un mercato<br />

come il nostro. La personalità del marchio deve<br />

essere rappresentativa.<br />

Un logo oggigiorno deve essere rappresentato<br />

a 360°: su internet, sui media<br />

convenzionali e in occasione di eventi,<br />

oltre che nei social network. Questo rende<br />

più difficile la gestione del marchio?<br />

Si, la gestione del marchio è diventata molto<br />

più difficile. Non è più possibile ideare a<br />

tavolino dei marchi che risultino assolutamente<br />

convincenti. Per questo è importante avere dei<br />

fans che credono nel marchio e lo promuovano<br />

all’interno del loro ambiente. Il social media<br />

serve proprio a questo: noi mettiamo a<br />

disposizione dei nostri utenti i mezzi per<br />

comunicare tra loro, per fare dei post, per<br />

commentare i nostri servizi, per suggerire dei<br />

miglioramenti…e dall’altra parte noi ci impegniamo<br />

a reagire con un giusto atteggiamento<br />

coraggioso e cooperativo. Abbiamo comunque<br />

rilevato che quando il marchio è nelle mani di<br />

una buona utenza, e oggigiorno lo è, non può<br />

che trarne dei benefici e migliorarsi. Ovviamente<br />

questo comporta che la gestione del marchio<br />

aziendale , che un tempo richiedeva meno<br />

tempo perché si trattava di investire in spot<br />

televisivi di 30 secondi o in un tot di cartelloni<br />

pubblicitari all’anno, oggi include anche il<br />

management di tutto quanto è relativo alle<br />

Comminity , ai fans e alla proposta di iniziative<br />

interessanti. Non è più dispendioso, si tratta<br />

solo di disporre di più personale e questo è un<br />

argomento cruciale: abbiamo bisogno di più<br />

gente per amministrare il marchio – spiegatelo<br />

voi agli ufficiali finanziari CFO.<br />

Dall’insediamento sul mercato del<br />

marchio O 2 nel 2002 si sono susseguiti<br />

diversi cambiamenti all’interno dell’azienda:<br />

nuovi settori commerciali, nuovi paesi,<br />

cambi nel management e nelle agenzie<br />

esterne, l’acquisizione della società<br />

spagnola Telefonica, programmi di ristrutturazione<br />

– come siete riusciti a mantenere<br />

la rotta della società con tutti questi<br />

cambiamenti?<br />

Per potere tenere in carreggiata il marchio è<br />

indispensabile che esso abbia una sua identità<br />

ben definita. Ci sono delle linee guida da<br />

seguire. Abbiamo un preciso Guardianship<br />

Process: qualsiasi idea di comunicazione deve<br />

superare un percorso di approvazione. Se per<br />

esempio il reparto HR ha ideato un volantino<br />

per la giornata dei bambini, questo deve essere<br />

controllato e approvato mediante il processo di<br />

approvazione, perché per noi il marchio è<br />

molto importante. Il secondo fattore importante<br />

per il benessere del marchio è fare sentire i<br />

propri collaboratori a loro agio. Che sentimenti<br />

hanno in merito al marchio? Cosa trasmette<br />

loro? Il marchio non è solo il colore BLU ma un<br />

insieme di valori che noi vogliamo trasmettere<br />

ai nostri collaboratori attraverso dei work-shop.<br />

In terzo luogo il marchio è supportato e<br />

tutelato dai nostri responsabili di direzione che<br />

sono costantemente impegnati a promuoverlo,<br />

proteggerlo e svilupparlo nel migliore dei<br />

modi. Il tutto si può riassumere così: definire<br />

bene le cose, motivare i collaboratori e potere<br />

contare su un corpo dirigenziale che supporti e<br />

stimoli il marchio. Solo così il risultato sarà un<br />

prodotto vincente.<br />

Il successo del vostro prodotto ha degli<br />

effetti positivi anche all’interno dell’azienda<br />

– per esempio per quanto riguarda la<br />

soddisfazione e la motivazione tra gli<br />

impiegati?<br />

Assolutamente. Il marchio O 2 porta un grande<br />

senso di appagamento presso i nostri collaboratori.<br />

Infatti nel 2010 siamo stati definiti “best<br />

place to work”. La gente si dice contenta di<br />

lavorare da noi, nonostante i continui cambiamenti<br />

che sono una prerogativa del nostro<br />

settore. Credo che questo sia possibile grazie<br />

ai valori che il marchio O 2 rappresenta. I nostri<br />

impiegati sono orgogliosi di essere qui e di<br />

lavorare per quest’azienda. Una gestione del<br />

marchio non può essere suddivisa in “dentro”<br />

e “fuori”. E’ un tutt’uno. In fondo per noi è<br />

questa il vero impegno quotidiano.<br />

Quale sarà secondo lei la più grossa<br />

sfida che vedrà impegnata la società O 2 nei<br />

prossimi anni?<br />

La più grande sfida sarà sicuramente quella di<br />

diventare veramente digitali. Il marchio O 2 si<br />

presta molto a questo aspetto: punta molto sul<br />

visivo, ha un set di valori ben definito e ha un<br />

chiaro Corporate Design. Indubbiamente<br />

potersi trasformare in una versione completamente<br />

digitale ai livelli di Google, Facebook e<br />

Apple, e averne la stessa visibilità, significa<br />

potere disporre di enorme flessibilità e<br />

velocità. Ciò non è assolutamente facile per<br />

un’azienda che ha raggiunto grandi dimensioni<br />

come la nostra.<br />

Intervista condotta da Andreas Harazim<br />

Ritratto<br />

Tim Alexander, vice presidente<br />

per la gestione<br />

del marchio O 2 presso<br />

Telefonica Germany.<br />

Tim Alexander iniziò la<br />

sua carriera nel 1999<br />

come apprendista nel<br />

Brand Management<br />

presso la E-Plus Mobilfunk<br />

di Duesseldorf.<br />

Dopo diverse esperienze<br />

presso varie aziende, tra<br />

le quali anche la Daimler<br />

AG di Stoccarda e<br />

collaborazioni con<br />

agenzie come Management<br />

Supervisor presso<br />

Saatche & Saatchi a<br />

Francoforte e Londra, è<br />

approdato alla compagnia<br />

telefonica O 2.<br />

Oggi Tim Alexander è<br />

responsabile, con il suo<br />

team, di diversi settori di<br />

comunicazione e eventi<br />

media della società O 2.<br />

Leggete l’intervista in<br />

versione integrale su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: SAPERE5009<br />

4/11<br />

57


Fumo Blu<br />

Oasi per gli amanti del sigaro


Lo scrittore e aristocratico spagnolo José<br />

Luis de Vilallonga, parlando dei sigari<br />

cubani ha scritto che si dovrebbe fumare di<br />

meno e attribuire più importanza al sigaro.<br />

Ogni sigaro che viene fumato rappresenta<br />

una piccola celebrazione. É un rito che oggi<br />

si consuma più che altro nelle case private<br />

e sempre meno in luoghi pubblici. Negli<br />

ultimi anni, infatti, al fine di tutelare i<br />

fumatori passivi, l’Europa ha varato leggi<br />

restrittive sul fumare in pubblico.<br />

Piccolo excursus storico<br />

In fondo non c’è niente di nuovo. Ancora<br />

prima che la scienza mettesse in evidenza gli<br />

effetti negativi del tabacco sulla nostra salute,<br />

la foglia di tabacco era già vista con scetticismo<br />

e con un atteggiamento di amore-odio<br />

che ha avuto inizio con l’introduzione del<br />

tabacco in Europa e che tuttora perdura.<br />

Quando i conquistatori spagnoli portarono nel<br />

continente le foglie e<br />

i semi delle piante da<br />

tabacco, questo<br />

nuovo vizio venne<br />

subito considerato<br />

come qualcosa di<br />

satanico, di sacrilego,<br />

che in Spagna fu<br />

addirittura perseguitato<br />

dall’inquisizione.<br />

Nel corso del 17°<br />

secolo il fumo venne proibito in paesi che<br />

erano distanti l’un l’altro e diversi tra loro<br />

come Turchia, Russia, Giappone e Persia.<br />

Nonostante questi divieti, il fumo è rimasto<br />

un’abitudine diffusa anche al giorno d’oggi.<br />

Il gusto di un buon sigaro<br />

Fumare una sigaretta non ha niente da spartire<br />

con l’arte e il gusto che un buon sigaro vi può<br />

regalare. Nelle nostre città ultimamente capita<br />

di frequente di vedere gruppetti di persone<br />

che fumano frettolosamente una sigaretta<br />

accanto all’ingresso dei bar o fuori dagli edifici<br />

dove ci sono uffici. Questo modo sbrigativo di<br />

fumare non ha nulla a che vedere con il rito<br />

del sigaro. Lo scrittore cubano Guillermo<br />

Cabrera Infante, forse il più accanito sostenitore<br />

del sigaro cubano in assoluto, ha scritto: „<br />

le sigarette vengono fumate una dietro l’altra,<br />

il sigaro invece bisogna gustarlo solo occasionalmente,<br />

quando c’è un vero motivo. Le<br />

sigarette appartengono al momento, i sigari<br />

all’eternità”.<br />

L’arte del fumo<br />

“Le sigarette<br />

appartengono al momento,<br />

i sigari all’eternità”<br />

Guillermo Cabrera Infante<br />

Fumare un sigaro richiede prima di tutto del<br />

tempo. Per questo motivo il sigaro svolge anche<br />

una funzione che si potrebbe definire sociale:<br />

basta pensare a quanti affari sono stati conclusi<br />

in atmosfere fumose bluastre, per esempio. E’<br />

un classico che ad un matrimonio si fumi un<br />

buon sigaro. Non per niente, in Spagna dopo i<br />

pasti viene proposto il tradizionale servizio<br />

“caffè, drink e sigaro”. Negli ultimi tempi<br />

questa combinazione armoniosa è sempre più<br />

apprezzata. L’accostamento di vari gusti e<br />

aromi, che portano ad un esperienza gustativa<br />

unica, è diventato il nuovo trend. Sono stati<br />

scritti vari articoli sul tema e sulla ricerca degli<br />

ideali abbinamenti di gusti che si armonizzino al<br />

meglio. Fondamentalmente è necessario<br />

rispettare dei principi base per gustare un<br />

sigaro con un drink: la chiave per un perfetto<br />

accostamento è la giusta armonia del tipo di<br />

gusto: i drink forti si abbinano bene a sigari<br />

decisi, i sigari più<br />

leggeri e delicati<br />

vanno combinati con<br />

dei liquori con un<br />

limitato contenuto<br />

alcolico.<br />

É risaputo che oggi,<br />

nella maggior parte<br />

dei paesi europei,<br />

esiste il divieto di<br />

fumare sul posto di<br />

lavoro. Sicuramente questo ha portato ad una<br />

maggiore qualità dell’aria negli ambienti<br />

lavorativi… A casa niente e nessuno ci vieta di<br />

fumare, però lo facciamo in solitudine. Ci sono<br />

posti dove, al di fuori degli ambienti privati, ci si<br />

può gustare un buon sigaro in pubblico in<br />

compagnia degli amici o del proprio partner,<br />

senza arrecare disturbo?<br />

Londra: il paradiso dei terrazzi<br />

Londra, la metropoli finanziaria europea. Se<br />

pensiamo alla capitale del Regno Unito ci<br />

vengono in mente la nebbia, la pioggia,<br />

l’umidità e le fredde acque del Tamigi.<br />

Come è l’impatto delle leggi antifumo in un<br />

ambiente così sfavorevole dal punto di vista<br />

climatico? Al di là dei tipici tradizionali club<br />

inglesi, radicati nella loro tradizione britannica,<br />

che si sono adeguati alle normative e hanno<br />

creato degli appositi spazi per i fumatori, dove<br />

si può andare a fumare? La città sul Tamigi ha<br />

dei luoghi segreti dove si può fumare: sono i<br />

terrazzi degli edifici, spesso adibiti a veri e


Nel salone per fumatori Hajenius di Amsterdam regna una sobria eleganza e<br />

viene offerta una vasta scelta di prodotti pregiati (foto grande pag. precedente).<br />

La sala climatizzata permette di conservare nel modo più adeguato il tabacco da<br />

fumo.<br />

propri giardini cittadini. Molti bar e ristoranti<br />

hanno deciso di tenere attivi i loro terrazzi per<br />

tutto l’anno, estate e inverno, ad uso esclusivo<br />

dei clienti fumatori.<br />

Anche il ristorante Boisdale nel quartiere<br />

Belgravia nel cuore di Londra, ha deciso in<br />

questo senso, per soddisfare un certo tipo di<br />

clientela. Possiede una cantina molto ben<br />

fornita e ha una terrazza che può ospitare 40<br />

persone. Il ristorante in stile scozzese offre<br />

serate di concerti Jazz dal vivo che si sposano<br />

alla perfezione con il sigaro. É una gioia per i<br />

sensi: la perfetta occasione per combinare<br />

un buon sigaro cubano con un eccellente<br />

whisky scozzese.<br />

La marca Cohiba racchiude tutte le qualità più<br />

apprezzate del cubano. Nata negli anni ’60 in<br />

una fabbrica che confezionava sigari che<br />

venivano utilizzati come regali ufficiali del<br />

regime cubano e per uso personale di Fidel<br />

Castro. Solo nel 1982 ebbe inizio la commercializzazione<br />

dei Cohiba in tutto il mondo. Sono<br />

gli unici cubani, le cui foglie subiscono un terzo<br />

livello di fermentazione. É proprio questo il<br />

motivo per cui questi sigari hanno un gusto e<br />

un aroma meravigliosamente unici che li<br />

distinguono e li rendono esclusivi. Nel 2007 fu<br />

lanciata sul mercato la serie Maduro 5, un<br />

sigaro confezionato con la foglia esterna in<br />

tabacco scuro e stagionato per cinque anni. Il<br />

Cohiba Genios, il formato più grande della<br />

serie, ha un gusto di legno e di terra, che si<br />

abbina alla perfezione con un whisky di<br />

carattere, come per esempio il Lagavulin<br />

invecchiato 16 anni. Questo whisky proveniente<br />

dall’Isola Islay, la “Regina delle Ebridi”, è<br />

considerato uno dei migliori whisky scozzesi<br />

grazie al suo particolare gusto dolce e all’aroma<br />

che ricorda l’ affumicato. Una vera festa<br />

per il palato.<br />

Parigi: self-service!<br />

Un’immagine dell’Habanos Smokers Lounge presso l’hotel Andel si Berlino.<br />

Consigli per gli appassionati<br />

Ci si può registrare gratuitamente nel Club Pasión Habanos su<br />

www.clubpasionhabanos.com e approfittare dei suoi vantaggi e<br />

degli sconti esclusivi riservati ai soci.<br />

Anche in Francia nei locali pubblici è permesso<br />

fumare solo nelle aree appositamente adibite.<br />

L’offerta è ampia e varia: club per fumatori, bar<br />

con zona fumatori, ristoranti di tutti i tipi dove<br />

alcuni ambienti sono riservati e vi si può<br />

gustare il cibo e alla fine concludere il pasto<br />

con un buon liquore abbinato ad un gustoso<br />

sigaro. In alcuni ristoranti e bar di un certo<br />

livello c’è il self-service.<br />

andel’s Hotel a Berlino: www.andelsberlin.com<br />

Dolceamaro a Roma: www.dolce-amaro.info<br />

Guida per fumatori a Parigi: www.smok-in.fr<br />

Boisdale Belgravia: www.boisdale.co.uk<br />

P.G.C. Hajenius Amsterdam: www.hajenius.com


Vivere<br />

E’ il caso dell’Atelier Berger, un ristorante di<br />

cucina tradizionale francese nel centro storico<br />

di Parigi. Dopo avere piacevolmente pranzato o<br />

cenato si può andare nella sala da fumo.<br />

Questo salone arredato con un gusto eccellente<br />

offre comodi divani in pelle e da la possibilità<br />

di fumarsi un buon sigaro da soli o in<br />

compagnia. Ci si serve da soli, per esempio con<br />

un buon cognac Courvoisier XO Imperial, che<br />

nel 1994 è stato premiato come „migliore<br />

cognac del mondo” abbinato ad un sigaro<br />

Romeo y Julieta Churchill, il formato più<br />

famoso della marca cubana. Questo sigaro fu<br />

chiamato così in onore del Primo Ministro<br />

britannico Churchill, grande estimatore di<br />

questa etichetta.<br />

Madrid: luoghi segreti per adepti<br />

Per fortuna in Spagna il clima è clemente e le<br />

terrazze dei bar e dei ristoranti possono essere<br />

frequentate dai fumatori durante gran parte<br />

dell’anno. Alcuni appassionati del sigaro, però,<br />

non vogliono privarsi del gusto di fumare<br />

all’interno dei locali, dove l’aroma impregna e<br />

viene poi rilasciato dal legno delle pareti e dei<br />

pavimenti e dal cuoio delle poltrone. Per<br />

questo si sono organizzati e hanno creato dei<br />

veri e proprio club privati di fumatori, come per<br />

esempio il Club Pasión Habanos. Questo club<br />

ha due sedi nella capitale, dove i soci possono<br />

godere dell’ ambiente piacevolmente accogliente<br />

e della vasta e selezionata scelta di<br />

sigari perfettamente conservati: la Casa de<br />

América e l‘ Hotel Meliá Castilla. Il club,<br />

riservato ai soli soci, organizza tra l’altro anche<br />

speciali eventi di degustazione di nuovi sigari<br />

appena immessi sul mercato, incontri e<br />

conferenze con specialisti del ramo e viaggi<br />

annuali a Cuba, presso le aziende di confezionamento<br />

di sigari, per potere vivere direttamente<br />

l’esperienza del processo di fabbricazione<br />

dei cubani, dalla semina al prodotto finale.<br />

A proposito di Cuba: provate ad abbinare un<br />

buon cubano con un rum invecchiato. Il rum è<br />

probabilmente il drink che si armonizza al<br />

meglio con il sigaro. Per esempio combinate un<br />

Montecristo Nr.4, il famoso Petit Corona che è<br />

l’esemplare più venduto e più conosciuto, con<br />

un Havana Club invecchiato 15 anni: il gusto<br />

del legno del sigaro e del rum si misceleranno<br />

perfettamente all’interno del vostro palato.<br />

Roma: la città delle piazze<br />

La situazione in Italia è simile a quella della<br />

Francia, con la differenza che come in Spagna il<br />

clima italiano è piacevolmente mite. In estate si<br />

può fumare con gusto nelle innumerevoli<br />

piazze e terrazze della città eterna. Inoltre ci<br />

sono locali con aree fumatori esterne dotate di<br />

tetto. Uno di questi posti è il Caffè Dolceamaro,<br />

sul colle del Quirinale. É un bar specializzato<br />

che offre tutte le qualità di caffè possibili e<br />

dispone di un’accogliente saletta per fumatori<br />

che si può utilizzare per riunioni, brunch o feste<br />

private, con un ottimo servizio. Qui potete<br />

combinare un espresso a media tostatura con<br />

un Montecristo Open Eagle. L’aroma di legno<br />

pervade magnificamente il palato attraverso il<br />

gusto speciale di questa tostatura.<br />

Berlino: vista sull’Alexanderplatz<br />

La situazione in Germania è abbastanza<br />

particolare poiché i diversi Land sono sottoposti<br />

a leggi differenti l’uno dall’altro; in ogni caso<br />

tutti, in tempi diversi, si sono dovuti adeguare<br />

alla normativa europea relativa al fumo passivo.<br />

Se doveste trovarvi a visitare la capitale potete<br />

andare alla Lounge ufficiale di fumatori di<br />

cubani al sesto piano dell’Andel’s Hotel. Questo<br />

moderno salone offre una vista superlativa sulla<br />

torre della televisione in Alexanderplatz e<br />

dispone di una teca perfettamente umidificata<br />

contenente una eccellente selezione di cubani.<br />

La Lounge si differenzia dal resto dei saloni per<br />

fumatori per il suo stile estremamente moderno<br />

e per l’ambiente al limite dello stravagante.<br />

Un suggerimento: abbiate il coraggio di provare<br />

a combinare un Partagás Serie D nr 4 con un<br />

Jack Daniel’s Bourbon Old No. 7.<br />

Da degustazioni effettuate<br />

dagli addetti della Habanos<br />

S.A., dagli specialisti<br />

dell’Instituto del<br />

Tabaco di Cuba e<br />

dagli esperti<br />

selezionati della<br />

gastronomia è risultato<br />

che questa è la combinazione<br />

più rinomata e apprezzata,<br />

grazie all’armonia dei suoi<br />

abbinamenti e alla<br />

coerenza del suo gusto.<br />

Álvaro Ruiz del Real<br />

Dove si trova la vostra oasi<br />

segreta per i vostri sigari<br />

preferiti?<br />

Comunicatecelo su:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: VIVERE 5008<br />

La rollatura dei sigari<br />

appartiene ad un’arte<br />

artigianale ricca di passione.


La soglia del dolore<br />

al rallentatore<br />

L’arte cinematografica d’avanguardia di James Benning<br />

La si può trovare nei numerosi film festival<br />

internazionali, nelle sale cinematografiche<br />

più sofisticate e, con un po’ di fortuna,<br />

qualche volta anche in televisione: è l’arte<br />

cinematografica di James Benning. Le sue<br />

opere sono caratterizzate da lunghe<br />

riprese di paesaggi, fabbriche e luoghi; le<br />

sequenze si estendono in tempi esattamente<br />

identici, le immagini forti sono<br />

accompagnate esclusivamente dal naturale<br />

sottofondo sonoro.<br />

Il pubblico tossicchiante dell’inverno che ha<br />

presenziato alla prima del documentario “13<br />

lakes” (i 13 laghi) negli Stati Uniti, in una sala<br />

cinematografica di Manhattan, si è chiesto: ma<br />

perché ogni sequenza dura esattamente dieci<br />

minuti, e non otto per<br />

esempio? Perché i<br />

laghi sono tredici e<br />

non dieci? Il film non<br />

da risposta a queste<br />

domande. Non tutti i<br />

presenti rimangono<br />

fino alla fine della<br />

proiezione. Alcuni se<br />

ne vanno prima,<br />

alcuni si addormentano.<br />

Alcuni ritengono<br />

che il film sia provocatorio,<br />

altri trascinano la visione fino alla soglia del<br />

dolore. Quelli che si abbandonano completamente<br />

alla proiezione sperimentano un’intensa<br />

sensazione di piacere nel vivere al rallentatore,<br />

che può portare addirittura alla dipendenza.<br />

James Benning è una persona solitaria che<br />

lavora esclusivamente da solo. La sua attrezzatura<br />

cinematografica è costituita da un’antiquata<br />

camera da 16 mm di marca Bolex e da un<br />

pesantissimo registratore a nastro Nagra. Non<br />

“L’uomo, anche nella sua<br />

reale esistenza, si augura<br />

di potere vedere così il<br />

mondo apparente”<br />

Diedrich Diederichsen<br />

riuscirebbe a portare con sé altra strumentazione.<br />

Sa benissimo che le nuove tecnologie come<br />

l’IMAX potrebbero attribuire alle sue immagini<br />

più espressività ma le sue risorse economiche<br />

non gli permettono di modernizzare la sua<br />

attrezzatura. Reinhard Wulf ha avuto la<br />

possibilità di accompagnare per una settimana<br />

James Benning durante le sue riprese in<br />

California, Arizona e Utah. Per James<br />

Benning è stata una situazione decisamente<br />

anomala, per Reinhard Wulf un incontro<br />

memorabile: ha potuto conoscere un artista<br />

estremamente introverso, allo stesso tempo<br />

simpatico, che lavora con un’incredibile<br />

meticolosità e che riflette così sul proprio<br />

operato: “La cosa che più mi spaventa è<br />

l’assoluta solitudine<br />

che si sperimenta con<br />

questo tipo di lavoro.<br />

Io sto sempre più solo<br />

con me stesso e vivo<br />

le mie esperienze<br />

in solitudine. Forse<br />

il motivo per cui<br />

faccio i film è perché<br />

ritengo che sia giusto<br />

condividere le<br />

esperienze con<br />

qualcun altro. Allo<br />

stesso tempo non sarei in grado di girare le mie<br />

riprese insieme ad altri. Devo vivere in solitudine<br />

per potere avere la giusta prospettiva delle cose,<br />

per vederle in modo vero. Poi sento la necessità<br />

di avere qualcuno accanto a me a cui dire:<br />

guarda questo. Non solo per avere conferma<br />

che qualcosa esista ma soprattutto per poterlo<br />

comunicare agli altri”.<br />

Il documentario girato negli USA “Paesaggi<br />

americani – a spasso con James Benning”<br />

62<br />

4/11


Persone<br />

Spesso si impiegano giorni per<br />

girare solo 10 minuti di film.<br />

James Benning ha percorso<br />

570 miglia per trovare il<br />

contesto perfetto sul<br />

Lake Powell nello Utah.


Persone<br />

Sul forum potete trovare<br />

un’intervista con<br />

James Benning condotta<br />

da Danni Zuvela per<br />

“Senses of Cinema“:<br />

www.place2point5.com<br />

Webcode: PERSONE5007<br />

(titolo originale James Benning - Circling the<br />

Image) dona allo spettatore la netta percezione<br />

dei tempi lunghi, dei viaggi dilatati, della<br />

ricerca continua di luoghi e soggetti ideali, del<br />

rapporto di Benning con il paesaggio e con la<br />

solitudine che caratterizza il suo lavoro. James<br />

Benning definisce così la sua condizione di<br />

artista e cinematografo: “Non mi riesce difficile<br />

parlare di cose personali. Più arduo è produrre<br />

delle opere personali, che trattano della<br />

propria afflizione. Gli spettatori devono potere<br />

interpretare i miei film in rapporto agli<br />

avvenimenti della loro vita. Nella mia completa<br />

apertura è necessario che anche loro si<br />

approccino con un atteggiamento aperto. Un<br />

film personale è questo. Deve mostrare fiducia.<br />

E avere un suo significato attraverso la storia<br />

raccontata. Deve crescere man mano”.<br />

James Benning nasce il 28 Dicembre del 1942 a<br />

Milwaukee nel Wisconsin e, sin dagli anni ’70, è<br />

un eminente esponente della cinematografia<br />

d’avanguardia statunitense. Nelle sue lunghe<br />

sequenze di notevole impatto fotografico, regala<br />

una visione meditativa sulla natura arcaica e sulle<br />

innovazioni tecnologiche effettuate dall’uomo.<br />

Ha studiato matematica all’universita del<br />

Wisconsin e si è fatto presto notare come artista<br />

con i suoi documentari che ritraevano con occhio<br />

assolutamente originale e critico la società<br />

americana, il destino degli indiani nativi d’america,<br />

lo sviluppo industriale e come la natura veniva<br />

modificata dal progresso. Secondo il suo parere la<br />

capacità narrativa della cinematografia corrente<br />

era troppo veloce, spedita e sequenziale. “Agli<br />

albori del film per creare si usava semplicemente<br />

una macchina da presa con un enorme rotolo di<br />

pellicola e si riprendeva un fatto mentre accadeva,<br />

come per esempio l’evento emblematico del<br />

treno che entra in stazione o un lungo bacio; il<br />

momento è qualcosa di estremamente sottile e<br />

speciale. Trovo che la cinematografia negli anni si<br />

è sviluppata troppo in velocità. L’argomento del<br />

racconto e l’essenza delle immagini vengono<br />

svelati troppo presto, quindi gran parte della<br />

percezione si perde per strada. Per questo motivo<br />

io preferisco lavorare come si faceva agli inizi di<br />

quest’arte”.<br />

Dal 1987 vive a Val Verde, una piccola comunità<br />

non lontana da Los Angeles e insegna al<br />

California Institute of Arts. Uno dei classici<br />

delle sue lezioni è la materia “Udire e vedere”.<br />

Benning porta i suoi studenti a visitare la<br />

solitudine di alcuni paesaggi industriali<br />

desolati e chiede loro di concentrarsi<br />

attentamente e di osservare e udire;<br />

questo approccio con l’ambiente<br />

circostante corrisponde pienamente al suo modo<br />

di lavorare. Dalla metà del 1990 i suoi film trovano<br />

ambientazione nei paesaggi del sud ovest degli<br />

Stati Uniti. I suoi film più noti sono relativi alla<br />

trilogia della California, del 2000/2001, in<br />

particolare i titoli sono “El Valley Centro”, “Sogobi<br />

e “Los”. Nel 20<strong>04</strong> sono seguiti gli eccellenti<br />

documentari “13 Lakes” e “10 Skies”; nel 2007 è<br />

uscito “RR”, una serie di 43 riprese, che nei loro<br />

tempi lunghi ricordano l’originale arrivo del treno<br />

degli albori del cinema.<br />

James Benning ha una schiera di fan sempre più<br />

nutrita anche in Europa. I suoi fan accolgono<br />

benevolmente la sua arte in quanto si contrappone<br />

all’odierno flusso smodato di informazioni.<br />

L’anno scorso i cinefili hanno potuto gioire: James<br />

Benning, dopo 40 anni, ha cambiato la sua Bolex<br />

da 16 mm per una camera HD digitale. Per la<br />

prima volta si è cimentato a filmare al di fuori<br />

degli USA e si è dedicato a ritrarre con il suo<br />

personalissimo occhio la “Ruhr”, la regione<br />

deindustrializzata che negli ultimi tempi pare<br />

deputata a divenire la capitale culturale europea<br />

degli anni 2010. In questo documentario il rapporto<br />

realistico, caratteristico dei suoi film, è ancora<br />

più intenso. Le immagini non ritraggono quasi mai<br />

le persone ma tunnel, padiglioni di fabbriche e<br />

strade; grazie ad una luce particolarmente<br />

suggestiva, alle tonalità dei colori e ai tempi delle<br />

sequenze il risultato è di un incredibile intensità.<br />

Memorabile, quasi al limite della sopportazione,<br />

l’inquadratura di una ciminiera fumante nella luce<br />

crepuscolare che si dilata nel tempo. L’immagine<br />

inevitabilmente ci porta a ricordare le Twin Towers<br />

di New York e nei 16 minuti di durata di questa<br />

sequenza si ha tutto il tempo, non solo di udire e<br />

vedere, ma anche di meditare.<br />

Joachim Sparenberg<br />

64<br />

4/11


“La pazienza fa prendere il treno”<br />

A colloquio con James Benning, che per il<br />

suo grandioso film “RR” ha ripreso per<br />

167 volte un treno che si avvicina alla<br />

camera e passa oltre.<br />

Mr Benning, nei suoi ultimi documentari<br />

come “13 Lakes” e “10 Skies” i luoghi di<br />

osservazione erano di un numero ben<br />

preciso, con 13 sequenze ha ritratto un<br />

lago e con 10 il cielo. In “RR” non si è dato<br />

una quantità definita: come si è svolta la<br />

ricerca dei punti di osservazione?<br />

James Benning: la scelta è stato il risultato di<br />

una selezione tra una moltitudine di idee e<br />

esigenze artistiche. Conoscevo già alcuni scorci<br />

spettacolari dai miei viaggi precedenti e avevo<br />

letto molto sulla storia della strada ferrata. Mi<br />

sono stati d’aiuto anche i siti web dei fan della<br />

ferrovia. Digitando un luogo o una città potevo<br />

vedere centinaia di foto che mi potevano dare<br />

delle idee e delle indicazioni. Per esempio, ho<br />

voluto a tutti i costi inserire nel mio documentario<br />

un treno “Street Running”, di quelli che<br />

passano proprio nel centro della città, sulla<br />

strada, che per ovvie ragioni sono sempre più<br />

rari. In totale ho fatto 167 sequenze.<br />

“RR” è un documentario paesaggistico?<br />

I treni possono essere considerati un<br />

contrasto se si parla di paesaggi.<br />

A me interessava il rapporto tra ferrovia e<br />

paesaggio; considerando che i treni non possono<br />

affrontare pendii superiori al due per cento<br />

la strada ferrata deve in qualche modo<br />

adagiarsi e adeguarsi al paesaggio, a differenza<br />

per esempio delle autostrade.<br />

Come è stata la scelta relativa a dove<br />

piazzare la telecamera per le diverse<br />

riprese, così diverse tra loro?<br />

Il mio intento in generale era quello di riprendere<br />

tutte la gamma di situazioni possibili.<br />

Nello specifico, per ogni sequenza mi sono<br />

lasciato ispirare da quello che il luogo offriva.<br />

Per esempio ho pensato: qui sarebbe bello<br />

filmare il treno frontalmente. In altri posti mi<br />

ispiravano magari di più le riprese dall’alto o<br />

dal basso.<br />

La prerogativa del suoi lavoro è quello<br />

di gestirsi da solo e fare tutto per conto<br />

proprio, controllando più parametri<br />

possibili, come luoghi, tempi di ripresa,<br />

immagini e suoni. Qui per la prima volta<br />

non era lei a stabilire gli orari e la lunghezza<br />

delle riprese. Infatti esse erano<br />

strettamente legate alla lunghezza dei<br />

treni e alla velocità con la quale il soggetto<br />

si muoveva rispetto alla telecamera. E’<br />

stato difficile per lei sperimentare questa<br />

nuova sfida che ha limitato in parte il suo<br />

controllo sugli strumenti e sui tempi?<br />

Siccome i treni viaggiano su rotaie per me era<br />

una certezza sapere che potevo sempre<br />

trovarli. E’ vero che ho avuto meno controllo di<br />

quanto avevo pensato inizialmente. Mi ero<br />

attrezzato con i prospetti degli orari dove<br />

James Benning si<br />

concede solo<br />

piccolissime pause<br />

durante le lavorazioni.<br />

L’inquadratura della<br />

durata di svariati minuti<br />

di un ponte sull’interstatale<br />

che porta a Los<br />

Angeles, tratta dal film<br />

”Los“, che fa parte della<br />

trilogia californiana.


Persone<br />

Immagine a sx: James<br />

Benning si prende tutto<br />

il tempo necessario per<br />

un’accurata ricerca dei<br />

luoghi ideali che<br />

esprimano i propri<br />

cambiamenti con il<br />

passare del tempo.<br />

Immagine a dx: James<br />

Benning nel suo posto<br />

preferito: dietro la sua<br />

cinepresa.<br />

Immagine a sx e dx sotto:<br />

James Benning al<br />

Filmfestival<br />

Punto de Vista.<br />

avevo segnato la frequenza dei passaggi sui<br />

singoli tratti, però mi è anche capitato di<br />

dovere aspettare un giorno e mezzo per fare<br />

una ripresa. É stato un po’ come andare a<br />

pesca. Si prepara l’attrezzatura e ci si arma di<br />

pazienza finché non passa il treno giusto.<br />

Nel catalogo di Berlino i treni sono citati<br />

come co-autori del suo documentario.<br />

Si, questa idea mi sembrava giusta. Dovevo in<br />

fondo riconoscere che era necessario rendere il<br />

merito del loro comportamento nelle mie<br />

immagini. Per esempio, verso la metà del film,<br />

c’è un treno che arriva, si ferma per un breve<br />

istante e poi riparte. Era un comportamento<br />

che non si poteva prevedere e per me è stata<br />

un caso fortunato. Pensate solo al rumore che<br />

fa un treno quando riparte, al peso che deve<br />

trascinare, allo sforzo immane dei motori; è<br />

decisamente affascinante. Non mi aspettavo e<br />

non potevo prevedere che il treno si comportasse<br />

in questo modo.<br />

Il titolo e i crediti del suo film sono<br />

inusuali. Sono semplicemente “RR” e “JB”.<br />

Si, diventerà un record (ridendo). Inizialmente<br />

era mia intenzione inserire nei crediti le<br />

indicazioni dei luoghi. Poi però ho pensato che<br />

poteva essere giusto fare capire che il documentario<br />

non seguiva alcuna logica geografica.<br />

Per gli Stati Uniti è una cosa assolutamente<br />

fuori dal normale. Alla fine mi sono fatto<br />

affascinare dalla simmetria delle parole.<br />

Solitamente i suoi film sono caratterizzati<br />

da una colonna sonora creata dai<br />

rumori e dai suoni naturali legati al<br />

paesaggio illustrato, la cui natura e<br />

origine spesso non è chiara. E’ sua abitudine<br />

quindi utilizzare una colonna sonora<br />

originale. Questa volta invece il documentario<br />

ha una colonna sonora composta da<br />

sequenze naturali arrangiate. Inoltre ha<br />

inserito una citazione dalla bibbia, una<br />

canzone di Woody Guthrie e un estratto<br />

del discorso di Eisenhower. Perché?<br />

Cercavo un riferimento diretto con la storia,<br />

anche perché la ferrovia ha un passato a tratti<br />

brutale. I treni sono stati involontari complici di<br />

frodi, inganni e sfruttamenti. Ho deciso di<br />

inserire la canzone di Woody Guthrie “This<br />

Land Is Your Land“ perché in una strofa c’è<br />

un’aspra critica nei confronti della proprietà<br />

privata. Nella più diffusa versione non originale,<br />

questa strofa è stata intenzionalmente<br />

omessa. Il discorso d’addio di Eisenhower mi<br />

ha sempre affascinato: l’ultimo comizio di un<br />

presidente americano repubblicano dove lui<br />

ammonisce il proprio popolo nei confronti dei<br />

pericoli industriali e militari. Ciò che lui ha<br />

predetto nel 1959 si è puntualmente avverato<br />

e oggi la società consumistica impera. E<br />

siccome la ferrovia, tra tante altre cose, rende<br />

possibile il trasporto delle merci attraverso i<br />

paesi, mi sono preso la libertà di fare sentire il<br />

rumore dei treni carichi sulle rotaie in tutta la<br />

sua musicalità.<br />

Intervista di Ekkehard Knörer


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Place 2.5 – Il magazine per il benessere produttivo<br />

Editore: <strong>Sedus</strong> Stoll S.r.l., Via Giotto, 20/22,<br />

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Redattore Capo:<br />

Joachim Sparenberg (<strong>Sedus</strong> Stoll AG) v. i. S. d. P.<br />

Contatti Redazione:<br />

presse@sedus.de<br />

Art Direction:<br />

Tanja Sellner (Agenzia Gerhard Baumann)<br />

Autori di questo numero:<br />

Dirk Brandes, Wolfgang Exler-Bachinger, Hans Fuchs, Joachim Goetz, Klaus Habann, Andreas<br />

Harazim, Ekkehard Knörer, Michael Mayer, Álvaro Ruiz del Real, Dorothea Scheidl-Nennemann,<br />

Prof. Ulrich Schendzielorz, Joachim Sparenberg, Reinhard Stöhr, Yamin von Rauch<br />

Fotografie:<br />

Titolo: ©David Doubilet (www.daviddoubilet.com) ; P. 2-3: Otto Kasper (Ritratto), Fotolia<br />

©pmphoto, dx: iStockphoto.com/©MACIEJ NOSKOWSKI, Sebastian Bullinger; P. 4-5: sopra:<br />

iStockphoto.com/©Daniel MAR, sx: Staatliches Museum Ägyptischer Kunst, München, dx: Fotolia<br />

©Sinnawin; P. 6-7: sopra: Fotolia ©Nimbus, dx: Diesel; P. 8: Fotolia ©paolo toscani; P. 9:<br />

Sebastian Bullinger, HAGSTOTZ ITM GmbH (Ritratto); P. 10: Sebastian Bullinger; P. 12-13:<br />

iStockphoto.com/©Todd Winner; P. 14: iStockphoto.com/©Jonathan Milnes; P. 15: dx:<br />

cousteau.org, sx: ©Hans Hass Institut; P. 16: sopra: iStockphoto.com/©Jonathan Milnes,<br />

sotto sx: iStockphoto.com/©Richard Carey, Fotolia ©Peter Schinck, Fotolia ©John Anderson,<br />

Fotolia ©Hennie Kissling, P. 17: iStockphoto.com/©Tatiana Popova, Bücher: sopra: www.<br />

diveinstyle.com, sotto: David Hettich, www.abenteuer-ozean.de; P. 18-19: Otto Kasper; P.<br />

20-21: sopra: Jan Bitter, P. 21: Werner Huthmacher (Ritratto); P. 22-23: sotto: Jan Bitter;<br />

P. 24-25: Christian Richters; P. 24: sopra in centro: Dorothea Scheidl-Nennemann; P. 26:<br />

NASA; P. 27: sopra: NASA, dx: iStockphoto.com/©Brian Hogan; P. 28-29: <strong>Sedus</strong>; P. 30-31:<br />

iStockphoto.com/©Michael Pettigrew; P. 32: sotto: iStockphoto.com/©doram; P. 33: sotto:<br />

iStockphoto.com/©oonal, iStockphoto.com/©Talaj; P. 34: Fotolia ©detailblick; P. 35-41:<br />

©Beppe Raso; P. 42: sx: Verwertungsgesellschaft Bild-Kunst; P. 43: sopra sx: Wikipedia,<br />

sopra in centro: Wikipedia, sopra dx: Courtesy Galleria PaciArte, Brescia, dx: Peter Blake,<br />

The Butterfly Man: ©courtesy Galleria Michela Rizzo, Venezia; P. 44: sopra: iStockphoto.<br />

com/©Steven Allan, sx sopra: Franz Marc: ©Lenbachhaus, sx sotto: Bulloch: ©Courtesy<br />

Privatsammlung, Köln; P. 45: in centro: iStockphoto.com/©jozef sedmak, sotto:<br />

iStockphoto.com/©jozef sedmak; P. 46: sx sotto: Universal Music GmbH, sx sopra: Patrick<br />

Heron: January 9: 1983://1983 Copyright: Estate of Patrick Heron, All Rights Reserved,<br />

DACS 2002, dx sopra: Rijksmuseum Amsterdam, Interior: The Night Watch, photo: Jeroen Swolfs;<br />

P. 47: dx sopra: ©Mirko Joerg Kellner, dx sotto: Concorde Home Video, sx sotto: Columbia Records<br />

(Sony Music), in centro a dx: Südtiroler Archäologiemuseum, Bozen, in centro a sx: iStockphoto.<br />

com/©Eliza Snow; P. 48: ©Robert Altman (www.altmanphoto.com); P. 49-51: WB (Warner<br />

Bros.), Rogner & Bernhard; P. 52: iStockphoto.com/©sebastian-julian; P. 53: sopra: aral.de,<br />

sotto: BMW AG; P. 54: ©Gerhard Baumann; P. 55: ©O2; P. 56: ©O2; P. 58: ®P.G.C. Hajenius; P.<br />

59: ®5th Avenue Products Trading GmbH; P. 60: sopra: ®P.G.C. Hajenius, in centro: ®5th<br />

Avenue Products Trading GmbH, sotto: ®5th Avenue Products Trading GmbH; P. 61: Tanja<br />

Sellner, P. 63-67: Westdeutscher Rundfunk 2003; P. 63: Agentur Gerhard Baumann,<br />

iStockphoto.com/©Marcela Barsse; P. 64-65: Agentur Gerhard Baumann, iStockphoto.com/<br />

©Marcela Barsse; P. 66-67: Agentur Gerhard Baumann, iStockphoto.com/©Marcela Barsse,<br />

Puntodevistafestival<br />

Illustrazioni e grafica:<br />

P. 11: HAGSTOTZ ITM GmbH; P. 22-23 sopra / P. 25 sotto: Ludloff + Ludloff Architekten;<br />

P. 32-33: Agentur Gerhard Baumann; P. 47: all-silhouettes.com<br />

Questo magazine e i suoi contenuti, idee, contributi,<br />

illustrazioni e immagini sono coperti da diritti d’autore.<br />

La riproduzione, anche parziale, deve essere autorizzata<br />

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