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Paolo Messina - Geologia del Quaternario e pericolosità sismica

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<strong>Geologia</strong> <strong>del</strong> <strong>Quaternario</strong> e pericolosità <strong>sismica</strong><br />

I fenomeni cosismici: la fagliazione superficiale<br />

<strong>Paolo</strong> <strong>Messina</strong><br />

18.02.2013<br />

CNR – Istituto di <strong>Geologia</strong> Ambientale e Geoingegneria<br />

Corso di Microzonazione <strong>sismica</strong> e valutazione <strong>del</strong>la risposta <strong>sismica</strong> locale per la ricostruzione post-terremoto – L’Aquila 18-22 Febbraio 2013


I SEDIMENTI CONTINENTALI IN ITALIA<br />

CARATTERISTICHE E METODI DI STUDIO<br />

La massima parte degli interventi antropici riguardano i terreni che costituiscono<br />

il suolo e il sottosuolo più o meno profondo.<br />

Rocce e terreni in profondità hanno un interesse limitato (idrogeologia, gallerie,<br />

trasmissione onde sismiche, giacimenti).<br />

La genesi dei terreni di superficie è in massima parte quaternaria e di ambiente<br />

continentale.<br />

Di qui la grande importanza che lo studio dei sedimenti<br />

continentali quaternari ha in quasi tutti i problemi geologicoapplicativi.


L'interesse <strong>del</strong>la <strong>Geologia</strong> <strong>del</strong> <strong>Quaternario</strong> risiede<br />

principalmente nei contributi che essa può fornire in due<br />

grandi settori:<br />

a) Elaborazione di mo<strong>del</strong>li geologici <strong>del</strong> sottosuolo<br />

b) Valutazioni evolutive


a) Mo<strong>del</strong>li geologici <strong>del</strong> sottosuolo<br />

La realizzazione di mo<strong>del</strong>li geologici di sottosuolo è essenziale per<br />

ogni intervento antropico (anche l'interpretazione di un solo<br />

sondaggio è sostanzialmente un mo<strong>del</strong>lo di sottosuolo).<br />

La loro affidabilità riveste una grande importanza nei riguardi di<br />

tutte le forme di caratterizzazione <strong>del</strong> sottosuolo<br />

Rappresentano la base per la razionale utilizzazione di indagini<br />

specifiche (problema <strong>del</strong>la significatività ed estrapolabilità <strong>del</strong>le<br />

misure puntuali)


Il contributo <strong>del</strong>la <strong>Geologia</strong> <strong>del</strong> <strong>Quaternario</strong> riguarda:<br />

<br />

<br />

<br />

definizione e tracciamento <strong>del</strong>le discontinuità che separano i corpi geologici<br />

che sono alla base <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo (limiti di primo ordine);<br />

indicazioni sulla distribuzione <strong>del</strong>le litologie all’interno di un corpo geologico<br />

(limiti di secondo ordine);<br />

indicazione dei limiti <strong>del</strong>l'alterazione.<br />

Il ruolo che può svolgere la <strong>Geologia</strong> <strong>del</strong> <strong>Quaternario</strong><br />

nell’elaborazione di questi mo<strong>del</strong>li è determinante per tutte le zone di<br />

pianura e, più in generale, per tutte quelle di più facile<br />

antropizzazione (es.: bacini intermontani).


Campi applicativi interessati ai mo<strong>del</strong>li geologici di sottosuolo:<br />

fondazioni in campo statico e dinamico;<br />

geometria degli acquiferi;<br />

progettazione di opere sui versanti;<br />

propagazione di onde sismiche (risposta <strong>sismica</strong> locale);<br />

geoarcheologia;<br />

gestione di cave;<br />

ecc.<br />

In questi campi la GQ interagisce con varie discipline fra le quali sono da citare:<br />

- geotecnica<br />

- meccanica <strong>del</strong>le rocce<br />

- geofisica di esplorazione<br />

- archeologia<br />

- ecc.


) Valutazioni evolutive<br />

In questo campo l'interesse <strong>del</strong>la GQ sta principalmente nella possibilità che essa<br />

ha di ricostruire la parte più recente <strong>del</strong>la storia geologica nei suoi vari aspetti (con<br />

particolare riguardo agli effetti dei processi geologici in atto) fornendo la base per<br />

valutazioni sulla evoluzione a breve ed a medio termine (quelle a lungo termine<br />

hanno generalmente una scarsa importanza in campo applicativo)


Campi applicativi interessati ai processi geologici in atto:<br />

- stabilità degli alvei (pericolo di esondazione, pericolo di instabilità dei versanti)<br />

- stabilità dei versanti in campo statico e dinamico<br />

- stabilità <strong>del</strong>le coste<br />

- subsidenza<br />

- sfruttamento di acquiferi in zone di pianura<br />

- variazioni climatiche<br />

- tettonica attiva e sismotettonica<br />

- pericolosità <strong>sismica</strong><br />

- fagliazione di superficie


In questi campi la GQ interagisce con numerose discipline, fra le quali sono da<br />

citare:<br />

- meccanica <strong>del</strong>le rocce<br />

- geotecnica<br />

- geofisica di esplorazione<br />

- geochimica<br />

- idrologia superficiale e sotterranea<br />

- climatologia<br />

- sismologia<br />

- ecc.<br />

Dall'integrazione dei mo<strong>del</strong>li geologici di sottosuolo e dei processi<br />

geologici in atto si sviluppa tutta la problematica dei c.d. "rischi<br />

naturali" di natura geologica (inondazioni, frane, terremoti)<br />

nonché quella <strong>del</strong>la "pianificazione territoriale"


Importanza dei risultati ottenuti dall'integrazione dei mo<strong>del</strong>li geologici di<br />

sottosuolo e dei processi geologici in chiave evolutiva<br />

S1<br />

S2


Il territorio italiano è geologicamente giovane (principalmente a causa di una<br />

tettonica quaternaria tuttora attiva)<br />

Caratteristiche generali:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

localmente ampi bacini di ambiente continentale e di transizione al marino<br />

nelle zone di fossa (pianura padana, piana <strong>del</strong> Sele, Campidano, ecc.);<br />

prevalenza <strong>del</strong>le aree in erosione in tutte le zone di catena;<br />

presenza di piccoli bacini lacustri connessi tra loro da reticoli fluviali<br />

molto articolati nelle zone di catena;<br />

in vaste zone italiane i normali processi di erosione e sedimentazione sono<br />

complicati da fenomeni vulcanici.


La disposizione, l’estensione e gli spessori dei depositi quaternari sono<br />

fortemente condizionati dalle variazioni climatiche, in quanto esse<br />

influiscono sul sistema erosione-sedimentazione, e dalla tettonica<br />

prevalere di bacini di sedimentazione molto variabili per dimensioni<br />

(superficie dalle poche centinaia alle decine di milioni di mq) e profondità<br />

(da pochi m fino a qualche centinaia o migliaia di metri)<br />

continua alternanza di erosione e sedimentazione<br />

sedimentazione molto variabile per facies e velocità<br />

le successioni sedimentarie sono spesso costituite da litosomi di spessori<br />

modesti e con rapidi cambiamenti di facies


PERICOLOSITA’ SISMICA<br />

La pericolosità (da: pericolo; H: hazard) è stata definita dall’UNESCO (United Nations<br />

Educational Organization) (Varnes, 1984) come la probabilità <strong>del</strong> manifestarsi, entro un<br />

certo periodo di tempo e in una determinata area, di un fenomeno potenzialmente dannoso.<br />

Nel caso <strong>del</strong>la pericolosità <strong>sismica</strong> l’evento dannoso è un terremoto.<br />

La pericolosità <strong>sismica</strong>, la vulnerabilità e l’esposizione concorrono al calcolo <strong>del</strong> RISCHIO<br />

SISMICO<br />

• La vulnerabilità è invece direttamente legata alle caratteristiche costruttive degli edifici o<br />

di qualsiasi altro manufatto e rappresenta una misura che indica la possibilità di subire<br />

danni da parte degli edifici in caso di scosse sismiche. Molto alta, ad esempio, è la<br />

vulnerabilità di antichi centri storici dove spesso sono stati utilizzati materiali da<br />

costruzione e malte scadenti, mentre molto bassa è dove le costruzioni sono state<br />

realizzate con moderni criteri antisismici.<br />

• L’esposizione è una misura che tiene conto di vari elementi quali, ad esempio,<br />

l’importanza ed il valore dei manufatti soggetti a danneggiamento, la densità di abitanti<br />

presenti sul territorio, ecc. L’esposizione di un’area collocata in zona desertica risulta<br />

quindi estremamente bassa, mentre è molto alto il valore in zone densamente popolate,<br />

con edifici di pregio o maggiormente per i siti che ospitano strutture di protezione civile<br />

o opere ad alto rischio ambientale (centrali per la produzione di energia, dighe, ponti, ...)


Numero di morti dovuti ai principali eventi sismici verificatisi nel XX secolo in zone abitate.


Epicentri di circa 30.000 terremoti registrati nel periodo 1961-1967


Le principali placche <strong>del</strong>la litosfera e gli epicentri di circa 30.000 terremoti registrati nel periodo 1961-1967


Il terremoto è un movimento <strong>del</strong> terreno causato da onde meccaniche (sismiche) che<br />

si propagano a partire dalla rottura di un volume di roccia<br />

Sforzo<br />

Sforzo<br />

Sforzo<br />

Deformazione<br />

Rottura<br />

Sforzo<br />

Liberazione di energia<br />

sotto forma di calore e onde<br />

meccaniche<br />

in pochi secondi al momento<br />

<strong>del</strong>la rottura lungo la faglia.


Le Faglie<br />

Faglia normale (normal fault). Il movimento avviene<br />

perpendicolarmente alla direzione <strong>del</strong>la superficie di<br />

faglia con uno spostamento verso il basso <strong>del</strong> tetto<br />

rispetto al letto.<br />

Faglia inversa (thrust fault). Il movimento avviene<br />

perpendicolarmente alla direzione <strong>del</strong>la superficie di<br />

faglia con uno spostamento verso l'alto <strong>del</strong> tetto<br />

rispetto al letto.<br />

Da Accordi et Al., 1993<br />

Faglia trascorrente (strike-slip fault). Il movimento<br />

avviene lungo la direzione <strong>del</strong>la superficie di faglia. Si<br />

può distinguere in destra o sinistra secondo che ad un<br />

osservatore posto su un blocco, l'altro apparirà essere<br />

stato spostato rispettivamente verso la sua destra o<br />

verso la sua sinistra. Spesso le faglie trascorrenti<br />

presentano la superficie di scorrimento verticale o<br />

molto inclinata.


Da Simpson (1992)


Le faglie<br />

Scarpata di faglia<br />

Epicentro<br />

Piano di faglia<br />

Ipocentro


NEOTETTONICA<br />

Una definizione di neotettonica particolarmente adatta al caso italiano<br />

è: "insieme integrato di ricerche avente come scopo la definizione <strong>del</strong>la<br />

evoluzione tettonica pliocenico-quaternaria, ricostruita con scansione<br />

temporale <strong>del</strong>l'ordine <strong>del</strong>le centinaia di migliaia di anni" (Bosi, 1992).<br />

Lo stesso autore osserva che "i punti qualificanti di una definizione di<br />

questo tipo, rappresentati dalla prospettiva evolutiva nella quale essa<br />

si pone e dal dettaglio temporale con cui si intende operare,<br />

conferirebbero alla neotettonica una individualità propria e un carattere<br />

marcatamente interdisciplinare".


TETTONICA ATTIVA<br />

Effetto <strong>del</strong>l'attuale regime di sforzi che interessa la crosta terrestre; ad<br />

esso sono riferibili i movimenti tettonici attesi in un intervallo<br />

temporale futuro di interesse per la società.<br />

in sostanza, si tratta di<br />

presente attività tettonica<br />

ma l'attività che porta ad eventi catastrofici può non necessariamente<br />

essere <strong>del</strong>ineata sulla base di fenomeni registrati per intervalli<br />

temporali di pochi anni o per più ampi periodi storici.


FAGLIA ATTIVA (1)<br />

L'abbondanza di definizioni riflette in certo modo la difficoltà di definire in maniera<br />

univoca il significato di tettonica attiva, di cui le faglie attive sono l'espressione<br />

più evidente.<br />

Willis (1923) - Faglia attiva è una faglia lungo la quale è probabile il movimento in<br />

futuro ... Sono faglie attive tutte quelle faglie lungo le quali c'è stato movimento<br />

in epoca storica ed anche tutte quelle faglie per le quali può essere definita<br />

l'evidenza fisiografica di recenti dislocazioni superficiali.<br />

Louderback (1950) - Le faglie attive sono interessate da movimenti attuali o si<br />

sono mosse in tempi geologici recenti o storici e saranno interessate da<br />

movimenti ripetuti nel futuro.<br />

Bonilla (1967 e 1970) - Faglia attiva è quella faglia che si è mossa nel passato<br />

recente e potrebbe muoversi nel futuro prossimo. Il "passato recente" include<br />

l'ora attuale e si estende all'indietro per un tempo indefinito nel quale molti<br />

geologi includono almeno l'Olocene. Il "futuro prossimo" include un intervallo<br />

temporale nell'ordine <strong>del</strong>la vita utile di strutture ingegneristiche o l'intervallo<br />

temporale considerato in pianificazioni di lungo periodo per il futuro.<br />

Wentworth et al. (1969) - Una faglia è attiva se a causa <strong>del</strong>le sue attuali<br />

caratteristiche tettoniche, può essere interessata da movimento nell'immediato<br />

futuro geologico. Questo stato di attività esiste indipendentemente dalla capacità<br />

<strong>del</strong> geologo di riconoscerlo.


FAGLIA ATTIVA (2)<br />

Grant-Taylor et al. (1974) - Una faglia attiva mostra evidenze di movimenti<br />

ripetuti negli ultimi 5.000 anni, ma potrebbe anche avere avuto un solo<br />

movimento in questo periodo e ripetuti movimenti negli ultimi 50.000 anni.<br />

Sherard et al. (1974) - Una faglia attiva (o potenzialmente attiva) è tale da<br />

mostrare sufficiente evidenza di dislocazione nel passato geologico recente da<br />

rendere ragionevole anticipare che dislocazioni superficiali future potrebbero<br />

avvenire nel corso <strong>del</strong>la vita di una diga (circa 100 anni).<br />

U.S. Bureau of Reclamation (1976) - Vengono considerate faglie attive quelle<br />

che mostrano dislocazioni negli ultimi 100.000 anni.<br />

Slemmons e McKinney (1977) - Si definisce attiva una faglia che si è<br />

mossa nel corso <strong>del</strong>l'attuale regime sismotettonico e che quindi avrà<br />

probabilmente nuove dislocazioni in futuro.<br />

La definizione si adatta alla realtà italiana.<br />

Questa compatibilità di "faglia attiva" con il concetto di "regime sismotettonico<br />

attuale" è particolarmente funzionale anche nell'ottica <strong>del</strong>la definizione<br />

precedentemente data di "tettonica attiva", vale a dire l'effetto <strong>del</strong>l'attuale<br />

regime tettonico. In questo senso "faglia attiva" rappresenta la manifestazione<br />

per eccellenza <strong>del</strong>la "tettonica attiva": l'attivazione <strong>del</strong>la faglia in occasione di<br />

forti terremoti è in grado di lasciare tracce in<strong>del</strong>ebili sulla superficie terrestre che<br />

costituiscono l'evidenza più diretta <strong>del</strong>la tettonica attiva.


Parametri geometrici<br />

Coordinate <strong>del</strong>le terminazioni <strong>del</strong>la faglia attiva<br />

Lunghezza <strong>del</strong>l'espressione superficiale<br />

Giacitura <strong>del</strong> piano di faglia in superficie e nel sottosuolo<br />

Spessore <strong>del</strong>lo strato sismogenetico<br />

Parametri cinematici<br />

Tipo <strong>del</strong> movimento lungo faglia (normale, inverso, trascorrente)<br />

Entità <strong>del</strong>la dislocazione<br />

Cronologia <strong>del</strong>la dislocazione<br />

Rateo di movimento lungo faglia<br />

Tempo di ricorrenza per eventi di fagliazione di superficie<br />

Tempo intercorso dall'ultimo evento di fagliazione superficiale


SEGMENTAZIONE<br />

La segmentazione implica l'identificazione e caratterizzazione <strong>del</strong>le<br />

discontinuità lungo una zona di faglia che potrebbero potenzialmente<br />

agire come barriera alla rottura co<strong>sismica</strong>. Discontinuità lungo zone di<br />

faglia sono suggerite da aspetti geometrici, strutturali,<br />

paleosismologici, geomorfologici, geologici, geofisici e reologici. Le<br />

principali discontinuità in una zona di faglia possono essere<br />

raggruppate in tre categorie: discontinuità geometriche, strutturali e<br />

cinematiche. Le prime includono cambiamenti nell'orientazione di una<br />

faglia, zone di sovrapposizione per relazioni strutturali di tipo enechelon<br />

e aree di non fagliazione.<br />

Le discontinuità strutturali includono intersezioni con altre faglie o<br />

pieghe e terminazioni in corrispondenza di strutture trasversali alla<br />

principale. Poiché la terminazione di una faglia può essere<br />

considerata come una discontinuità strutturale, singole faglie<br />

caratterizzate dall'uniformità <strong>del</strong>l'espressione geomorfologica possono<br />

essere classificate come segmenti.<br />

Le discontinuità cinematiche includono cambiamenti nel rateo di<br />

movimento, nel tempo di ricorrenza tra un evento di fagliazione e un<br />

altro, nella direzione <strong>del</strong>la dislocazione.


ESEMPI DI SEGMENTAZIONE


LUNGHEZZA DI UNA FAGLIA ATTIVA<br />

La lunghezza di una faglia attiva o di un segmento di faglia costituisce<br />

un parametro fondamentale ai fini <strong>del</strong>la pericolosità <strong>sismica</strong>. Essa è<br />

infatti utilizzata comunemente per la valutazione <strong>del</strong>la magnitudo<br />

attesa lungo una determinata faglia, in base all'utilizzo di equazioni<br />

derivate dall'elaborazione di dati geologico-sismologici mondiali (per<br />

es. Wells e Coppersmith, 1994). L'equazione che lega la rottura<br />

superficiale alla magnitudo, così come derivata dal lavoro dei<br />

menzionati autori è:<br />

M = a + b * log (SRL)<br />

dove M è la magnitudo momento, a e b sono due coefficienti funzione<br />

<strong>del</strong>la cinematica <strong>del</strong>la faglia, SRL è la lunghezza <strong>del</strong>la rottura<br />

superficiale. Nel caso di faglie normali a=4.86 e b=1.32; per faglie<br />

inverse a=5.00 e b=1.22; per faglie trascorrenti a=5.16 e b=1.12.<br />

Sebbene l'equazione si riferisca alla fagliazione di superficie dovuta a<br />

singoli eventi sismici, essa può essere applicata all'espressione<br />

geomorfologica <strong>del</strong>la faglia o <strong>del</strong> segmento di faglia attiva assumendo<br />

che questa/o rappresenti l'integrale <strong>del</strong>le rotture cosismiche dovute a<br />

numerosi terremoti.


TIPO DI MOVIMENTO<br />

Il tipo di movimento lungo faglia è definibile mediante:<br />

1) analisi strutturale, tramite campionamento di indicatori cinematici<br />

recenti;<br />

2) indicazioni geologiche, tramite la valutazione <strong>del</strong>la dislocazione di<br />

limiti geologici di unità stratigrafiche recenti (almeno quaternarie);<br />

3) indicazioni morfologiche, ad esempio tramite la valutazione <strong>del</strong>la<br />

dislocazione di forme lineari (incisioni fluviali), planari (terrazzi<br />

fluviali, superfici di conoidi) o circolari (circhi glaciali, doline,<br />

nicchie di frana) attraversate da una faglia.


ENTITA' DELLA DISLOCAZIONE<br />

Esempio:<br />

la faglia è stata responsabile <strong>del</strong>la dislocazione verticale di circa 550 m di<br />

depositi <strong>del</strong>la parte alta <strong>del</strong> Pleistocene inferiore,<br />

oppure di circa 10 m di una superficie di erosione scolpita su depositi<br />

datati a ca. 25000 anni BP,<br />

oppure di 3 m di depositi datati a ca. 6000 BP.


Appennino abruzzese:Monti <strong>del</strong>la Magnola


Appennino abruzzese:Monti <strong>del</strong>la Magnola<br />

Galli et al., 2011


Appennino umbro: Monte Vettore


ENTITA' DELLA DISLOCAZIONE<br />

Esempio:<br />

la faglia è stata responsabile <strong>del</strong>la dislocazione verticale di circa 550 m<br />

di depositi <strong>del</strong>la parte alta <strong>del</strong> Pleistocene inferiore,<br />

oppure di circa 10 m di una superficie di erosione scolpita su depositi<br />

datati a ca. 25000 anni BP,<br />

oppure di 3 m di depositi datati a ca. 6000 BP.


RATEO DI MOVIMENTO<br />

Avendo a disposizione entità e cronologia <strong>del</strong>la dislocazione, è possibile definire<br />

il rateo di movimento di una faglia. La semplice relazione che lega i tre<br />

parametri è:<br />

R=D/T<br />

dove, R è il rateo di movimento, D l'entità <strong>del</strong>la dislocazione, T l'intervallo<br />

cronologico cui si riferisce la dislocazione. R si esprime solitamente in mm o<br />

cm/anno.<br />

Ad esempio, nei casi precedentemente citati, se si danno riferimenti cronologici<br />

assoluti ai depositi <strong>del</strong> Pleistocene inferiore (es. 1.0-0.8 Ma), i 550 metri di<br />

rigetto verticale forniscono un rateo variabile tra 0.7 e 0.5 mm/anno. Nel caso<br />

<strong>del</strong>la superficie dislocata di 10 m, abbiamo soltanto un riferimento post quem<br />

per l'età <strong>del</strong>la superficie. In sostanza sappiamo che la superficie è più recente<br />

di 25000 BP, età dei depositi su cui essa è scolpita. Questo significa che se noi<br />

dividiamo il rigetto di 10 m per l'intervallo cronologico di 25000 anni, otteniamo<br />

un rateo minimo (pari a 0.4 mm/anno) cioè un limite inferiore per il rateo di<br />

movimento reale. In pratica, dato che l'età <strong>del</strong>la superficie è più recente di<br />

25000 anni, il rateo è sicuramente più elevato di 0.4 mm/anno. Nel caso <strong>del</strong>la<br />

dislocazione di 3 m di depositi datati a 6000 BP, possiamo calcolare un rateo<br />

assoluto, poiché la dislocazione riguarda direttamente un'unità deposizionale<br />

datata. In questo caso il rateo di movimento è pari a 0.5 mm/anno.


RATEO DI MOVIMENTO E TEMPO DI RICORRENZA<br />

Dal rateo di movimento di una faglia è possibile avere indicazioni sul<br />

tempo di ricorrenza degli eventi di dislocazione (ovvero sul tempo che<br />

intercorre tra eventi di fagliazione di superficie successivi e pertanto<br />

tra eventi sismici di elevata magnitudo), avendo a disposizione<br />

indicazioni sull'entità <strong>del</strong> rigetto per evento. In questo caso, la<br />

relazione che lega tempo di ricorrenza, rateo di movimento e rigetto<br />

per evento è:<br />

TR=D e /R<br />

Dove TR è il tempo di ricorrenza in anni, D e è l'entità <strong>del</strong>la dislocazione<br />

per evento in mm, R è il rateo di movimento in mm/anno. Nel caso di<br />

una faglia normale con rigetto per evento pari a 1 m (entità che può<br />

essere riferita a casi di terremoti di magnitudo 6.5-7), con un rateo<br />

pari a 0.5 mm/anno, si ottiene un tempo di ritorno pari a 2000 anni.<br />

Con questa procedura si assume che possano avvenire soltanto<br />

terremoti di una determinata magnitudo, solitamente la massima<br />

possibile lungo una determinata faglia, e che pertanto il rateo di<br />

movimento sia rappresentativo di questi terremoti.


TEMPO DI RICORRENZA<br />

Intervallo temporale che intercorre tra eventi di dislocazione (e quindi<br />

terremoti di elevata magnitudo) successivi lungo una determinata<br />

faglia.<br />

Il tempo di ricorrenza di solito si valuta a partire da una successione<br />

completa e cronologicamente vincolata di eventi di dislocazione lungo<br />

una faglia.<br />

Una <strong>del</strong>le conquiste <strong>del</strong>l'analisi paleosismologica in Italia è stata la<br />

definizione di tempi di ricorrenza che solitamente sono superiori al<br />

millennio. Questo aspetto ha <strong>del</strong>le ricadute immediate in termini di<br />

pericolosità <strong>sismica</strong>. E' evidente, ad esempio, che la pericolosità sarà<br />

minima in un'area interessata da una faglia lungo la quale è occorso<br />

un evento di dislocazione (e quindi un terremoto di magnitudo<br />

elevata) in tempi recenti (ad esempio durante il XIX secolo). Al<br />

contrario la pericolosità sarà elevata per quelle aree interessate da<br />

faglie la cui ultima attivazione è occorsa 1000 o 2000 anni fa.


TEMPO INTERCORSO DALL'ULTIMO EVENTO DI DISLOCAZIONE<br />

In genere anche questo intervallo temporale è definito tramite l'analisi<br />

paleosismologica. In pratica, l'aspetto fondamentale che consente la<br />

definizione di questo parametro è la datazione di unità stratigrafiche o<br />

forme che sigillano la faglia. Se, ad esempio, una determinata faglia è<br />

stata responsabile <strong>del</strong>la dislocazione di unità stratigrafiche datate a 18000<br />

BP, 14000 BP e 8000 BP, ma è sigillata da un'unità datata a 3000 BP, si<br />

potrà dire che essa è stata sicuramente caratterizzata da attività nel corso<br />

<strong>del</strong>la parte finale <strong>del</strong> Pleistocene superiore e durante l'Olocene e che il<br />

tempo intercorso dall'ultimo evento di fagliazione è pari ad almeno 3000<br />

anni. In termini di pericolosità <strong>sismica</strong>, se quello descritto fosse un caso di<br />

faglia appenninica (per cui i tempi di ricorrenza sono al massimo di poche<br />

migliaia di anni), ci si troverebbe in un ambito di elevata pericolosità. Se<br />

invece la faglia fosse responsabile <strong>del</strong>la dislocazione di livelli storici (ad<br />

esempio contenenti reperti ceramici medievali) e fosse sigillata da altri<br />

livelli storici (ad esempio contenenti ceramica settecentesca), allora il<br />

livello di pericolosità <strong>sismica</strong> sarebbe sicuramente più basso.


TERREMOTO CARATTERISTICO<br />

(Schwartz e Coppersmith, 1984 e 1986; Schwartz, 1988; Sieh, 1996)<br />

Secondo questo mo<strong>del</strong>lo molte faglie individuali e segmenti di faglia<br />

tendono a generare essenzialmente terremoti <strong>del</strong>la stessa entità o<br />

caratteristici, con una scarsa variabilità dei valori di magnitudo. Questi<br />

valori sono corrispondenti o prossimi alla magnitudo massima che può<br />

essere prodotta sulla base <strong>del</strong>la geometria, proprietà meccaniche e stato<br />

di stress di quella faglia o segmento. Schwartz e Coppersmith (1984)<br />

sono giunti a questa conclusione usando dati di dislocazione per evento.<br />

Le analisi paleosismologiche lungo faglie normali e trascorrenti negli<br />

Stati Uniti occidentali hanno evidenziato, infatti, che i vari eventi di<br />

dislocazione identificati sono caratterizzati da una pressoché costante<br />

entità <strong>del</strong>la dislocazione.<br />

In Italia:<br />

nel caso <strong>del</strong>la faglia <strong>del</strong>l'Irpinia (Appennino meridionale), responsabile<br />

<strong>del</strong> terremoto <strong>del</strong> 1980 (Ms 6.9), i dati paleosismologici disponibili<br />

evidenziano la costanza <strong>del</strong> rigetto per evento nel tempo. Ciò ha portato<br />

ad ipotizzare un comportamento caratteristico <strong>del</strong>la faglia. Un tale<br />

comportamento è ritenuto possibile per le faglie <strong>del</strong>la Piana <strong>del</strong> Fucino,<br />

ed ipotizzato per la faglia <strong>del</strong>lo Stretto di <strong>Messina</strong>.


Effetti geologici cosismici<br />

Disegno di P. Galli


Caratteristiche <strong>del</strong>la deformazione co<strong>sismica</strong> in superficie in relazione alla magnitudo <strong>del</strong> terremoto; 1,<br />

fagliazione di superficie; 2, rotture subordinate; 3, cedimenti <strong>del</strong> terreno. (Da Michetti, 1994).


Rischio da fagliazione di superficie<br />

La fagliazione di superficie potrebbe avere un impatto<br />

significativo su edifici strategici e lifeline.<br />

L’importanza sociale che può essere attribuita a questo<br />

fenomeno naturale è evidenziata dall’attuale legislazione che, in<br />

alcuni paesi, condiziona la pianificazione <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> territorio.<br />

Ciò significa che l’individuazione e la caratterizzazione di faglie<br />

attive hanno implicazioni sociali.


Fagliazione di superficie dovuta al terremoto di Kokoxili (Tibet)<br />

<strong>del</strong> 14 novembre 2001 (Mw 7.9).


Fagliazione di superficie <strong>del</strong> terremoto di Taiwan <strong>del</strong> 1999. La dislocazione ha interessato il letto di<br />

un fiume (creando una cascata) e le strutture di un ponte.


Terremoto di Borah Peak (Idaho) <strong>del</strong> 1983 (Ms 7.3). La fagliazione di superficie ha interessato un<br />

canale di irrigazione. (Da Crone et al., 1987).


I terremoti in Italia<br />

Sismicità storica (1000-1992)<br />

tratta dal catalogo NT<br />

(Camassi e Stucchi, 1997)


Rischio di fagliazione di superficie: faglie attive in Italia<br />

Faglie attive in Italia: in rosso, evidenze di attività tardo pleistocenica - olocenica;<br />

blu, evidenze di attività genericamente quaternaria; verde, faglie nascoste<br />

potenzialmente attive (Meletti et al., 2000).


FAULT GEOMETRY AND SEISMIC BEHAVIOUR<br />

#<br />

Faults<br />

Slip<br />

rate<br />

mm/y<br />

W<br />

(km)<br />

L<br />

(km)<br />

Mw<br />

1a,b,<br />

c, 3<br />

Gubbio,<br />

G. Tadino,<br />

Colfiorito,<br />

Norcia<br />

0.15 14 139 5.9<br />

1a<br />

Gubbio only<br />

(floating fault)<br />

0.15 12 22 6.2<br />

1b<br />

G. Tadino only<br />

(floating fault)<br />

0.15 15 16 6.2<br />

1c<br />

Colfiorito<br />

only<br />

(floating fault)<br />

0.15 20 23 6.2<br />

2 Fabrianese<br />

(t. floating<br />

fault)<br />

0.15 15 51 5.9<br />

3 Norcia 0.65 15 32 6.7<br />

4 M. Vettore 0.50 15 22 6.5<br />

5 Laga Mts.<br />

(Campotosto)<br />

0.65 14 29 6.6<br />

6 C. Imperatore 0.6 15 44 6.8<br />

7 L’Aquila 0.65 15 26 6.6<br />

8 Ovindoli-Pezza 0.65 15 25 6.6<br />

9 Fucino 0.7 17 36 6.9<br />

10 M.Valle Aterno 0.6 15 21 6.5<br />

11 Sulmona<br />

Basin<br />

0.6 15 21 6.5<br />

12 Maiella 0.6 15 28 6.6<br />

13 Aremogna<br />

Cinquemiglia<br />

0.6 15 20 6.5<br />

Akinci et al. (2004)<br />

14 Sangro 0.4 15 22 6.5<br />

15 Martani sud<br />

Salto velino<br />

0.10 14 47 6.0


L’analisi geologica e sismologico-storica per la caratterizzazione <strong>del</strong>la<br />

tettonica attiva e per valutazioni di pericolosità <strong>sismica</strong> :<br />

1) ricostruzione <strong>del</strong>l'evoluzione tettonica quaternaria al fine <strong>del</strong>l'identificazione di<br />

faglie “primarie” attive nel Pleistocene superiore-Olocene (e quindi, molto<br />

probabilmente, diretta espressione <strong>del</strong> regime sismotettonico attuale):<br />

“Neotettonica” auct.;<br />

2) caratterizzazione <strong>del</strong>l'attività recente di una faglia (entità <strong>del</strong> rigetto recente,<br />

rateo di movimento), mediante indagini geomorfologiche lungo la struttura;<br />

3) individuazione e datazione di singoli eventi di dislocazione cosismici (analisi<br />

paleosismologiche), da alcuni secoli BP a millenni BP; le stesse indagini<br />

consentono la definizione di parametri che descrivono il comportamento <strong>del</strong>le<br />

faglie (rateo di movimento, massima magnitudo attesa, tempo di ritorno per<br />

eventi di fagliazione di superficie, tempo intercorso dall'ultima attivazione,<br />

ecc....);<br />

4) completamento <strong>del</strong>le conoscenze sulle caratteristiche sismogenetiche,<br />

mediante indagini sui terremoti storici che hanno interessato una determinata<br />

area e indagini archeosismologiche (fagliazione in corrispondenza di siti<br />

archeologici e crolli sincroni in diversi siti) nella prospettiva di associare<br />

terremoti storici o archeoterremoti alle faglie.


Indagini geologiche e geomorfologiche su depositi e forme quaternarie<br />

Pescina<br />

N<br />

S. Benedetto<br />

dei Marsi<br />

Venere<br />

Piana <strong>del</strong><br />

Fucino<br />

Ortucchio<br />

Gioia dei Marsi


Bosi et al. (2003, modificato)


Indagini paleosismologiche<br />

Esempi di schemi geologici di trincee paleosismologiche (da Galadini et al., 1999)


Indagini archeosismologiche<br />

Nella foto di sinistra è evidente la rotazione attorno<br />

ad un asse verticale mentre in quella di destra la<br />

rotazione alla base di uno dei ritti verso l'esterno<br />

accompagnata da lesioni nell'arco dovute<br />

generalmente a rototraslazione alle reni e/o in chiave<br />

Molto problematica è invece l’interpretazione,<br />

in chiave sismologica, dei crolli di colonnati<br />

di antiche costruzioni


Scarpate di faglia in roccia<br />

Scarpate di faglia in roccia in Appennino centrale.<br />

A – Monti <strong>del</strong>la Magnola (bordo settentrionale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Fucino, AQ)<br />

B – Monte Cefalone (bordo settentrionale <strong>del</strong>la Piana di Campo Felice, AQ)<br />

C – Monte Serrone (bordo meridionale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Fucino, AQ)<br />

D – Monte Parasano (bordo orientale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Fucino, AQ).<br />

Galadini, 1999


Appennino abruzzese - Campo Felice<br />

Giaccio et al., 2002


Appennino abruzzese - Campo Felice<br />

Giaccio et al., 2002


Giaccio et al., 2002


Appennino abruzzese - Campo Felice


Elementi cosmogenici


Da Palumbo et al. 2004


Da Palumbo et al. 2004


Mo<strong>del</strong>lo geologico evolutivo<br />

Schema <strong>del</strong>l’evoluzione geologica quaternaria e rappresentazione degli<br />

elementi stratigrafici, morfologici, strutturali, ecc. con scansioni temporali<br />

medie <strong>del</strong>l’ordine di alcune centinaia o decine di migliaia di anni.<br />

• Ricostruzione <strong>del</strong>l'evoluzione tettonica quaternaria al fine <strong>del</strong>l'identificazione<br />

di faglie “primarie” attive nel Pleistocene superiore-Olocene (e quindi, molto<br />

probabilmente, diretta espressione <strong>del</strong> regime sismotettonico attuale):<br />

“Neotettonica” auct.;<br />

• Caratterizzazione <strong>del</strong>l'attività recente di una faglia (entità <strong>del</strong> rigetto recente,<br />

rateo di movimento, lunghezza <strong>del</strong>la faglia, ecc.), mediante indagini<br />

stratigrafiche e geomorfologiche lungo la struttura.<br />

--------------------------------------------------------------------------------------------------<br />

• Individuazione e datazione di singoli eventi di dislocazione cosismici (analisi<br />

paleosismologiche), da alcuni secoli BP a millenni BP; le stesse indagini<br />

consentono la definizione di parametri che descrivono il comportamento <strong>del</strong>le<br />

faglie (rateo di movimento, massima magnitudo attesa, tempo di ritorno per<br />

eventi di fagliazione di superficie, tempo intercorso dall'ultima attivazione,<br />

ecc....).


Questo tipo di approccio non può in ogni caso essere limitato ad indagini<br />

speditive (es.: solo rilievi geomorfologici) o a carattere locale (es.: isolati scavi<br />

paleosismologici in assenza di dettagliati studi geologici a carattere areale).<br />

Scarpate di faglia in roccia<br />

Scarpate di faglia in roccia in Appennino centrale.<br />

A – Monti <strong>del</strong>la Magnola (bordo settentrionale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Fucino, AQ)<br />

B – Monte Cefalone (bordo settentrionale <strong>del</strong>la Piana di Campo Felice, AQ)<br />

C – Monte Serrone (bordo meridionale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Fucino, AQ)<br />

D – Monte Parasano (bordo orientale <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> Fucino, AQ).<br />

Galadini, 1999


Questo tipo di approccio non può in ogni caso essere limitato ad indagini<br />

speditive (es.: solo rilievi geomorfologici) o a carattere locale (es.: isolati scavi<br />

paleosismologici in assenza di dettagliati studi geologici a carattere areale).<br />

Faglia di Anversa degli Abruzzi


Appennino abruzzese - Piana <strong>del</strong> Fucino<br />

Giraudi, <strong>Messina</strong> et al. (2007)


Evoluzione tettonica <strong>del</strong> “terrazzo” Pescina - Collarmele<br />

Superficie Pescina - Collarmele<br />

Superficie Pescina - Collarmele<br />

<strong>Messina</strong>, 1996


1<br />

2


3<br />

4


Il terremoto abruzzese <strong>del</strong> 6 Aprile 2009


Acquedotto <strong>del</strong> Gran Sasso (6/4/2009)<br />

Tempera (6/4/2009)


The Paganica structure, is a 18 km-long normal fault,<br />

not recognized by the geologists as active fault before<br />

the April 6, 2009 L’Aquila earthquake, during which it<br />

produced a modest, but evident, surface faulting.


Galli, Giaccio e <strong>Messina</strong> (2010)


Giaccio et al. (2012)


Galli, Giaccio e <strong>Messina</strong> (2010)


Galli, Giaccio e <strong>Messina</strong> (2010)


Giaccio et al. (2012)


<strong>Messina</strong> et al. (2011)


Galli et al. (2011)


Galli et al. (2011)


Galli et al. (2011)


Galli et al. (2011)


Conclusioni<br />

Gli studi di geologia <strong>del</strong> <strong>Quaternario</strong> integrati con i risultati <strong>del</strong>le analisi<br />

paleosismologiche sono di fondamentale importanza per la caratterizzazione<br />

<strong>del</strong>la tettonica attiva e quindi <strong>del</strong>la pericolosità <strong>sismica</strong>:<br />

1) ricostruzione <strong>del</strong>l'evoluzione tettonica quaternaria al fine di identificare le<br />

faglie “primarie” attive nel Pleistocene superiore-Olocene (e quindi, molto<br />

probabilmente, diretta espressione <strong>del</strong> regime sismotettonico attuale):<br />

“Neotettonica” auct.;<br />

2) caratterizzazione <strong>del</strong>l'attività recente di una faglia (entità <strong>del</strong> rigetto recente,<br />

rateo di movimento), mediante indagini stratigrafiche e geomorfologiche<br />

lungo la struttura;<br />

3) individuazione e datazione di singoli eventi di dislocazione cosismici (analisi<br />

paleosismologiche), da alcuni secoli BP a millenni BP; le stesse indagini<br />

consentono la definizione di parametri che descrivono il comportamento <strong>del</strong>le<br />

faglie (rateo di movimento, massima magnitudo attesa, tempo di ritorno per<br />

eventi di fagliazione di superficie, tempo intercorso dall'ultima attivazione,<br />

ecc....);<br />

4) completamento <strong>del</strong>le conoscenze sulle caratteristiche sismogenetiche,<br />

mediante indagini sui terremoti storici che hanno interessato una determinata<br />

area e indagini archeosismologiche (fagliazione in corrispondenza di siti<br />

archeologici e crolli sincroni in diversi siti) nella prospettiva di associare<br />

terremoti storici alle faglie.

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