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COMPETENZA PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA<br />
GUIDA ALLA PSICHIATRIA
INDICE<br />
PREMESSA<br />
2010<br />
1 Le MALATTIE PSICHICHE SI CURANO BENE<br />
2 MAMMA E FIGLIO: QUANDO LA GIOIA NON VUOLE ARRIVARE<br />
3 BUONI RISULTATI CON LA FITOTERAPIA<br />
4 QUANDO LA PAURA DIVENTA TROPPO POTENTE<br />
5 DEPRESSI, SENZA STIMOLI, TRISTI E SCORAGGIATI?<br />
6 PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI DI SCHIZOFRENIA – E ORA?<br />
7 MALATI DI MENTE – IN CURA PSICHIATRICA INVECE CHE IN CARCERE<br />
8 L’ALCOL – UN NEMICO TRAVESTITO DA AMICO<br />
9 DEPRESSIONE SENILE – TERAPIE EFFICACI E…UN GATTO<br />
5<br />
6<br />
8<br />
10<br />
12<br />
14<br />
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20<br />
22<br />
2011<br />
10 PAZIENTI BORDERLINE: «TIENIMI FERMO MA NON MI TOCCARE»<br />
11 NUOVA GIOIA DI VIVERE ANCHE CON L’ACUFENE<br />
12 CLINICA DELLA MEMORIA – NIENTE PAURA DELLA DEMENZA<br />
13 IN CURA PSICHIATRICA CONTRO IL DOLORE?<br />
14 COSA FARE QUANDO È TROPPO? VIE D’USCITA DALLE CRISI<br />
15 NESSUN DESIDERIO SESSUALE O TROPPO?<br />
16 «BABY BLUES»? NIENTE PANICO<br />
17 TROPPO STRESS PORTA A UN BURN-OUT<br />
18 QUANDO LE CELLULE GRIGIE PERDONO LE FORZE<br />
19 PER NON AVERE PIÙ PAURA<br />
20 UNA COPPIA DI SUCCESSO: FITOTERAPIA E PSICHIATRIA<br />
21 IMPARARE COME COMPORTARSI CON I PENSIERI OSSESSIVI<br />
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2012<br />
22 TROVARE UN BUON EQUILIBRIO ED EVITARE IL BURN-OUT<br />
23 DEMENZA: FARE UNO SCHERZO ALLA PERDITA DI ME<br />
24 LA FITOTERAPIA È EFFICACE IN PSICHIATRIA<br />
25 SESSUALITÀ – NESSUN DESIDERIO, TROPPO DESIDERIO?<br />
26 STRESS – IN SECONDA marcia ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE<br />
27 QUANDO AL BABY BLUES FA SEGUITO UNA DEPRESSIONE<br />
28 LAVORO ADEGUATO PER PERSONE CON RIDOTTA CAPACITÀ PSICHICA<br />
29 ARCHE NOVA – UNA CASA SPECIALE, ASSISTITA<br />
30 LA SINDROME ADHD: «QUANDO IL BAMBINO TROPPO VIVACE<br />
DIVENTA ADULTO»<br />
31 LE PAURE «BUONE» E QUELLE CHE FANNO AMMALARE<br />
32 IL BICCHIERE DI TROPPO CAUSA MOLTA SOFFERENZA AI FAMILIARI<br />
33 BASTA CON LE DROGHE: IL CENTRO DIPENDENZE DANIS OFFRE<br />
UN’ANCORA DI SALVEZZA<br />
CONTATTI<br />
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COLOPHON<br />
Editore: Servizi psichiatrici dei Grigioni<br />
Pubblicato nella Bündner Woche<br />
Giornalista responsabile: Karin Huber<br />
Traduzione: Giuliana Santoro, Mathias Picenoni<br />
Fotografia: Susi Haas<br />
Grafica: Silvia Giovanoli, Coira<br />
Stampa: Südostschweiz Print, Coira
PREMESSA<br />
D<strong>alla</strong> primavera 2010 in abbinamento al settimanale Bündner Woche esce con cadenza mensile una<br />
guida del Servizio psichiatrico dei Grigioni. Negli articoli si presenta il quadro clinico di diverse malattie insieme<br />
<strong>alla</strong> loro sintomatologia. Esperti di diversi ambiti mettono a disposizione le loro conoscenze. Il lettore<br />
trova informazioni sui centri nei quali i malati e i familiari possono trovare assistenza. La giornalista Karin<br />
Huber ha condotto interviste con specialisti sui singoli temi e a partire da queste ha redatto gli interessanti<br />
testi della guida. La fotografa Susi Haas ha completato adeguatamente l’opera con i ritratti fotografici e<br />
con le immagini illustrative.<br />
La serie delle guide è proseguita con successo nel 2011 e nel 2012. Nell’opuscolo che avete tra le mani sono<br />
raccolti gli articoli pubblicati. Il fascicolo è disponibile anche in formato elettronico sul sito www.pdgr.ch.<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
Desideriamo ringraziare la signora Portmann della Bündner Woche per l’opportunità di pubblicare regolarmente<br />
una guida alle malattie psichiche e alle loro cure. Un ringraziamento particolare va ai medici,<br />
al personale di assistenza sanitaria e agli psicologi, che hanno offerto il loro impegno sia nella fase di<br />
preparazione che nelle interviste. Un altro ringraziamento spetta a Karin Huber per la realizzazione delle<br />
interviste e per la redazione dei testi e a Susi Haas per le foto creative. Senza tutte le persone ricordate non<br />
sarebbe stato possibile portare la psichiatria all’attenzione del pubblico e sensibilizzare i lettori su questo<br />
tema.<br />
Markus Pieren<br />
Direttore del dipartimento Marketing e comunicazione<br />
5
7 aprile 2010<br />
LE MALATTIE PSICHICHE SI<br />
CURANO BENE<br />
Capita a molti: si ammalano di una malattia psichica, sono depressi, soffrono di sintomi<br />
schizofrenici, di disturbi della paura, di dipendenze o di demenza. Chi vuole guarire ha<br />
bisogno dell’aiuto di specialisti. Il servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) esiste per questo.<br />
Le forme delle malattie psichiche sono molteplici.<br />
Chiunque può esserne colpito. L’importante<br />
è cercare l’aiuto di uno specialista.<br />
In ogni caso i malati psichici trovano una buona<br />
assistenza nelle case di cura, nelle cliniche diurne<br />
e negli ambulatori del Servizio psichiatrico.<br />
Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche<br />
PDGR Waldhaus a Coira e Beverin a Cazis, è responsabile<br />
del reparto di <strong>Psichiatria</strong> acuta ed è<br />
«la donna per le emergenze». È lei infatti che conosce<br />
le possibilità di cura più efficaci. «Non c’è<br />
motivo di vergognarsi se si soffre di una malattia<br />
6
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche<br />
deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia<br />
o prendere un appuntamento con un medico del PDGR.<br />
Informazioni sul sito www.pdgr.ch. Si può trovare aiuto anche<br />
negli studi privati di psichiatri e psicoterapeuti. Nel caso di malattie<br />
schizofreniche è di supporto il gruppo di auto-aiuto VASK Malati e<br />
familiari (VASK Grigioni, casella postale, 7208 Malans).<br />
«La donna per le emergenze»: Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche PDGR Waldhaus<br />
a Coira e Beverin a Cazis, conosce tutte le malattie psichiche e le possibilità di cura più efficaci.<br />
È primario della clinica Beverin dal 1995 e di tutto il PDGR dal 2007.<br />
psichica» – dice. «Sono sempre di più le persone<br />
colpite e che necessitano di un aiuto specialistico.<br />
I pregiudizi spesso resistono dove la gente è male<br />
informata».<br />
Suzanne von Blumenthal suddivide le diverse malattie<br />
in categorie: malattie organiche, che sono<br />
conseguenze di un’apoplessia o di un’emorragia<br />
cerebrale e possono provocare modifiche strutturali<br />
del cervello (per esempio la demenza). Le dipendenze<br />
da sostanze che danno assuefazione<br />
(alcol, droghe), che modificano la psiche; le malattie<br />
schizofreniche e affettive (tra le altre le depressioni);<br />
i disturbi di adattamento, che possono<br />
sorgere per esempio dopo un trauma, o i disturbi<br />
della paura. Oltre a questi ci sono spesso disturbi<br />
alimentari e della personalità (come borderline,<br />
ecc.). Il servizio psichiatrico dei Grigioni si prende<br />
cura degli adulti. Per i bambini ci sono strutture<br />
specifiche.<br />
MOLTE CAUSE<br />
Molteplici e diverse quanto le cause sono anche<br />
le tipologie di malattia. Spesso si crea uno squilibrio<br />
tra corpo, anima e mente oppure esiste una<br />
predisposizione genetica. Tra le cause di un disturbo<br />
della paura possono rientrare senz’altro<br />
un lutto, la perdita del posto di lavoro o del partner.<br />
«In linea di massima» – dice Suzanne von Blumenthal<br />
– «tutte le malattie sono curabili. Spesso<br />
la cura dura solo poche settimane, a volte anche<br />
più a lungo.»<br />
COME MI RENDO CONTO CHE NON STO<br />
BENE?<br />
«Ci si accorge che qualcosa non funziona più<br />
quando, apparentemente senza motivo, ci si sente<br />
tristi, quando la mente si confonde, quando non<br />
si hanno più energie o ci si agita spesso. Quando<br />
questo stato peggiora la qualità della vita si dovrebbe<br />
cercare in ogni caso un aiuto specialistico»<br />
– consiglia Suzanne von Blumenthal. Il primo luogo<br />
di assistenza è lo studio del medico di famiglia.<br />
«Ma ci si può anche presentare direttamente nelle<br />
cliniche e nelle diverse basi PDGR»<br />
COSA SUCCEDE DURANTE LA CURA?<br />
Dopo l’anamnesi (la raccolta dei dati del paziente)<br />
si stabilisce il piano terapeutico. Le cure prevedono<br />
spesso la combinazione di medicinali e di<br />
terapie (terapia del disegno, del movimento, del<br />
linguaggio, del comportamento, ecc.). «Noi includiamo<br />
sempre anche i nostri pazienti nella cura,<br />
li informiamo sulla loro malattia e li aiutiamo a<br />
risolvere i loro conflitti».<br />
7
5 maggio 2010<br />
MAMMA E FIGLIO:<br />
QUANDO LA GIOIA NON<br />
VUOLE ARRIVARE<br />
A volte succede prima della nascita, a volte dopo: la mamma è esausta, triste, non ha più<br />
energie. Questo stato ha un nome: depressione da sfinimento. In questo caso si è in buone<br />
mani al reparto intensivo Salvorta della clinica psichiatrica Beverin a Cazis, specializzato<br />
proprio nel rapporto mamma/figlio. Ci si aspetta stanze tristi e desolate, ci si imbatte invece<br />
in allegre risate di bambini, in giocattoli, in un angolo ayurvedico con ogni tipo di tè, in oli da<br />
bagno profumati, fiori e disegni infantili. Si presenta così un reparto intensivo aperto nella<br />
clinica Beverin a Cazis.<br />
Christine Holzfeind, direttrice del reparto<br />
Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione,<br />
conosce bene i pregiudizi di alcune<br />
persone nei confronti di una clinica psichiatrica.<br />
«Quei tempi tristi sono finiti da un pezzo» – dice<br />
Christine Holzfeind con un sorriso caloroso. «Le<br />
8
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso<br />
di malattie psichiche deve rivolgersi prima di<br />
tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o<br />
prendere un appuntamento con un medico del<br />
PDGR.<br />
Ecco il consiglio di Lora Vidic per le madri con<br />
i sintomi di una depressione da sfinimento:<br />
«Quando ci si accorge che qualcosa non funziona<br />
bisogna innanzitutto parlarne apertamente con il<br />
partner o con il medico»<br />
Informazioni sul sito www.pdgr.ch<br />
Lora Vidic dal 2006 è caporeparto <strong>alla</strong> clinica Beverin a Cazis.<br />
Christine Holzfeind, direttrice del reparto Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione<br />
pazienti trovano da noi un clima accogliente, che<br />
le mette a proprio agio. Si muovono liberamente<br />
e in modo indipendente, partecipano individualmente<br />
a terapie di gruppo e per singoli, si occupano<br />
dei loro figli in maniera molto autonoma a<br />
seconda delle loro condizioni di salute o li danno<br />
in custodia ai nostri collaboratori.»<br />
«Le depressioni da sfinimento e i disturbi postnatali<br />
delle mamme si possono curare bene» – conferma<br />
Lora Vidic, caporeparto. «L’importante è che<br />
le mamme vengano curate il più presto possibile.»<br />
Ogni donna può essere colpita, tanto la manager<br />
quanto la commessa o l’impiegata con contratto<br />
collettivo.<br />
Un importante punto d’incontro del reparto Salvorta<br />
è un grosso tavolo. Qui si mangia insieme<br />
o semplicemente si fanno quattro chiacchiere. Intorno<br />
<strong>alla</strong> stanza del tavolo sono disposti gli spazi<br />
adibiti <strong>alla</strong> terapia e le camere dei pazienti. L’atmosfera<br />
sembra serena, anche se qui sono temporaneamente<br />
in cura mamme con la depressione<br />
da sfinimento.<br />
LE CAUSE<br />
Le cause di questa malattia sono varie. «Non<br />
soltanto le donne ansiose, insicure o sensibili sviluppano,<br />
dopo la nascita del loro bambino, una<br />
reazione <strong>alla</strong> nuova situazione; anche donne perfettamente<br />
sane possono sviluppare depressioni<br />
per via di compromesse condizioni ormonali o<br />
anche sociali o familiari» – spiega Lora Vidic, da<br />
quattro anni caporeparto presso il PDGR. «Probabilmente<br />
si è trattato semplicemente di un parto<br />
difficile oppure la mamma si sente sovraffaticata<br />
dal bambino che strilla.»<br />
COME SI MANIFESTA UNA<br />
DEPRESSIONE?<br />
«Le donne sono spesso stanche, senza stimoli,<br />
hanno eventualmente disturbi di memoria e di<br />
concentrazione o fanno semplicemente fatica a<br />
gestire la casa. Per questo motivo alcune sviluppano<br />
sensi di colpa e dubitano di se stesse. Molte<br />
si vergognano della loro condizione. In realtà non<br />
ce n’è motivo, perché le depressioni da sfinimento<br />
e i disturbi postnatali sono malattie ben curabili» –<br />
dice Lora Vidic. È lei a stabilire dopo un’anamnesi<br />
approfondita (diagnosi) il piano di cura, adattato<br />
ai bisogni individuali della paziente, all’interno di<br />
un programma che prevede trattamenti a base di<br />
farmaci, terapia del linguaggio, terapia del movimento,<br />
del disegno e fitoterapia. Sono previsti<br />
anche esercizi di rilassamento come i training di<br />
competenze sociali. «Ma facciamo attenzione che<br />
le nostri pazienti non vengano caricate eccessivamente.»<br />
Tra l’altro: il partner è sempre benvenuto,<br />
per le visite o anche per restare di notte.<br />
9
2 giugno 2010<br />
IL PDGR E LE CLINICHE<br />
BEVERIN E WALDHAUS:<br />
BUONI RISULTATI CON LA<br />
FITOTERAPIA<br />
Le cliniche Beverin e Waldhaus del Servizio psichiatrico dei Grigioni appartengono, nel campo<br />
della medicina complementare tra gli altri, alle cliniche più progressiste della Svizzera. Qui<br />
infatti, oltre <strong>alla</strong> terapia d’espressione e a quella cranio-sacrale, viene impiegata con successo<br />
anche la fitoterapia.<br />
I<br />
risultati parlano da soli: da quando in entrambe<br />
le cliniche psichiatriche del PDGR, Beverin e<br />
Waldhaus, a integrazione dei trattamenti farmacologici<br />
e terapeutici viene usata anche la fitoterapia,<br />
i pazienti si sentono presi ancora più sul<br />
serio. In accordo con il medico curante decidono<br />
a favore o contro la fitoterapia. «Oggi curiamo già<br />
più della metà dei nostri pazienti, parallelamente<br />
<strong>alla</strong> terapia farmacologica, con rimedi naturali»<br />
– dicono il caporeparto Michael Prapotnik ed<br />
Eduard Felber, direttore del servizio sanitario. «E<br />
grazie a questi otteniamo buoni risultati, dimostrabili.»<br />
Nel 2007 la direzione del PDGR ha deciso di introdurre<br />
anche la fitoterapia in aggiunta ai trattamenti<br />
di medicina complementare già praticati<br />
con successo, come le tecniche di rilassamento o<br />
la terapia cranio-sacrale. Per il personale medico<br />
e sanitario sono stati organizzati corsi di forma-<br />
10
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in<br />
caso di malattie psichiche deve rivolgersi<br />
prima di tutto, quando è possibile, al<br />
medico di famiglia o prendere un<br />
appuntamento con un medico del PDGR.<br />
Informazioni sul sito www.pdgr.ch<br />
Il dottor Michael Prapotnik, caporeparto, ed Eduard Felber, direttore del servizio sanitario: «Con<br />
l’impiego della fitoterapia otteniamo buoni risultati. Noi vogliamo dare attenzione al malato psichico<br />
e considerarlo nella sua globalità.»<br />
zione in questo nuovo ambito della psichiatria.<br />
Come caporeparto Michael Prapotnik è ormai<br />
uno dei pochi medici psichiatri addirittura specializzati<br />
in fitoterapia.<br />
SENTIRE GLI ODORI E I SAPORI<br />
La medicina naturale viene utilizzata per la cura<br />
di molte malattie psichiatriche, tra le quali depressioni,<br />
stati di paura e di tensione o disturbi<br />
del sonno. Ma sembra che al PDGR alcune cose<br />
funzionino diversamente e in modo più progressista<br />
che altrove.<br />
«Noi consideriamo i nostri pazienti in senso globale<br />
e con grande attenzione e spieghiamo loro<br />
che aspetto hanno le piante, che odore e che<br />
sapore, come sono al tatto; raccontiamo anche<br />
come agiscono le piante e cosa possono provocare»<br />
– raccontano Prapotnik e Felber.<br />
Spesso la fitoterapia viene impiegata come completamento<br />
della cura a base di farmaci. «Ma abbiamo<br />
anche pazienti che dopo un certo periodo<br />
di tempo vengono curati esclusivamente con prodotti<br />
vegetali.» Poiché nel caso della fitoterapia<br />
non si tratta di un placebo, è molto importante<br />
armonizzare bene tra loro tutti i farmaci.<br />
Nelle cliniche Beverin e Waldhaus si acquistano<br />
esclusivamente preparati fitoterapici della qualità<br />
più alta, per ottenere i migliori risultati terapeutici<br />
possibili. «Oltre a questo, nella cura dei nostri<br />
pazienti andiamo sempre <strong>alla</strong> ricerca di soluzioni<br />
individuali» – spiega Michael Prapotnik. L’obiettivo<br />
è quello di ridurre i normali psicofarmaci a<br />
favore dei preparati fitoterapici e di ridurre in<br />
questo modo al minimo la dipendenza.<br />
«SIAMO APERTI»<br />
«Noi siamo aperti a nuovi concetti di terapia» dice<br />
Michael Prapotnik. Infatti al PDGR si occupano<br />
già di medicina ortomolecolare (che mira ad assicurare<br />
un’alimentazione con tutti i minerali, gli<br />
aminoacidi, le vitamine e i microelementi vitali).<br />
Attualmente un’esperta di medicina naturale sta<br />
conducendo un’indagine tra 60 pazienti che dovrebbe<br />
provare l’efficacia e l’utilità della medicina<br />
ortomolecolare.<br />
«Al momento facciamo parte delle cliniche più<br />
progressiste nel nuovo campo della medicina<br />
complementare alternativa» – assicurano Michael<br />
Prapotnik ed Eduard Felber. E hanno già in<br />
mente altri progetti nell’ambito della medicina<br />
complementare: forse l’impiego della medicina<br />
tradizionale cinese o anche promettenti terapie<br />
che si basano sull’impiego degli animali. Il futuro<br />
è già qui.<br />
11
7 luglio 2010<br />
QUANDO LA PAURA DIVENTA<br />
TROPPO POTENTE<br />
Molte persone, anche medici e celebrità, soffrono di disturbi della paura. Spesso le paure<br />
sono di natura incomprensibile, ma devono essere curate da specialisti, affinchè le persone<br />
colpite possano di nuovo andare per il mondo allegre e senza paura. Il PDGR è d’aiuto.<br />
Niki Lauda, Barbra Streisand, David Bowie,<br />
Johan Wolfgang von Goethe e anche Sigmund<br />
Freud – tutti loro hanno sofferto di<br />
disturbi della paura. «Le paure» dice il dottor G.<br />
Franco J. Arnold-Keller, psicoterapeuta e psicologo<br />
della riabilitazione presso il Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a<br />
Coira «sono ampiamente diffuse.» Spesso esse<br />
salvaguardano gli uomini dal mettere a repentaglio<br />
la propria vita. Esse nascono di solito come<br />
reazioni ad avvenimenti e situazioni giudicati minacciosi,<br />
incerti e incontrollabili. Ma le reazioni di<br />
paura non sono determinate solo d<strong>alla</strong> biologia.<br />
Si formano anche nel contesto culturale, si imparano<br />
e si trasmettono nella società: «Un uomo non<br />
può avere paura» è una «tipica frase-dogma del<br />
passato» dice Arnold. «Se le paure aumentano<br />
eccessivamente al punto da ridurre la qualità della<br />
vita bisogna ricorrere a un aiuto specializzato.»<br />
ricorda Franco Arnold. Lo psicologo specializzato<br />
ha già avuto in cura molti pazienti con disturbi<br />
della paura e in stretta collaborazione con loro ha<br />
elaborato delle strategie per risolvere i loro timori.<br />
REAZIONI<br />
Il motivo per cui le paure con il tempo arrivano<br />
a dominare la vita è spesso riconducibile a una<br />
condizione continua di stress e a carichi e pressioni<br />
insoliti. Può anche succedere che uno, da<br />
solo, finisca per concentrare tutti i propri pensieri<br />
solo sulle paure stesse e non più sulla vita nor-<br />
PAURA DEI RAGNI, PAURA DI PERDERE<br />
IL LAVORO?<br />
Circa il 10% della popolazione svizzera soffre di<br />
disturbi della paura. Esistono molti tipi di paure.<br />
Alcuni hanno paura dei gatti, altri dei ragni. Altri<br />
ancora si intimoriscono a entrare in un determinato<br />
grande magazzino, subiscono attacchi di<br />
panico, hanno paura delle grosse concentrazioni<br />
di persone o temono di ammalarsi perché l’ambiente<br />
non è perfettamente igienico. Oggi molti<br />
hanno sempre più paura di perdere il lavoro e,<br />
con questo, anche il loro status sociale. «Se simili<br />
e altre grosse paure dominano la vita è importante<br />
fare rapidamente qualcosa contro di esse»,<br />
12
male. «Le persone con disturbi della paura mostrano<br />
dal punto di vista fisico, tra le altre cose,<br />
un’elevata frequenza respiratoria, palpitazioni e<br />
tensioni muscolari. Alcuni di conseguenza evitano<br />
le situazioni che scatenano la propria paura,<br />
altri impietriscono per lo spavento e altri ancora<br />
combattono contro le cause della paura» – spiega<br />
Franco Arnold.<br />
Nelle cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />
(PDGR) i pazienti che soffrono di disturbi della paura<br />
sono in buone mani. Qui personale specializzato<br />
si occupa delle persone e delle loro paure sia<br />
in formula day-hospital sia con il ricovero in clinica.<br />
Fanno parte del piano di cura tanto i trattamenti<br />
farmacologici quanto quelli psicoterapeutici, che<br />
vengono combinati con esercizi di rilassamento.<br />
Franco Arnold: «Quando si riescono ad apportare<br />
dei cambiamenti nel modo di pensare e di comportarsi<br />
spesso poi le paure scompaiono.»<br />
Il piano terapeutico viene adattato al singolo paziente<br />
e sempre stabilito insieme a lui. «Abbiamo<br />
bisogno di molto lavoro di motivazione e di capacità<br />
d’immedesimazione. E’ questa la base per<br />
trovare insieme le soluzioni per interagire con le<br />
paure.» E una volta che i pazienti hanno le paure<br />
sotto controllo si aprono di nuovo, per loro, strade<br />
ancora tutte da percorrere. Spesso cambia la situazione<br />
esistenziale e si vede con chiarezza che<br />
la vita senza paure pone tanti nuovi obiettivi da<br />
raggiungere.<br />
CENTRO<br />
D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i<br />
familiari in caso di malattie<br />
psichiche, anche disturbi<br />
della paura, deve rivolgersi<br />
prima di tutto, quando è<br />
possibile, al medico di famiglia<br />
o prendere un appuntamento<br />
con uno specialista del PDGR.<br />
Informazioni sul sito<br />
www.pdgr.ch<br />
«Le paure si possono curare in modo efficace.» Il dottor G. Franco<br />
J. Arnold-Keller, MBA, è psicoterapeuta, psicologo della carriera, del<br />
personale e della riabilitazione. Lavora presso il Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni nella clinica Waldhaus a Coira.<br />
13
4 agosto 2010<br />
DEPRESSI, SENZA STIMOLI,<br />
TRISTI E SCORAGGIATI?<br />
LE DEPRESSIONI SI CURANO<br />
BENE<br />
Malattie croniche, sovraffaticamento da lavoro, difficili condizioni finanziarie o familiari, pesi<br />
interiori, ereditarietà: sono molti i fattori che possono provocare delle depressioni. Ma queste<br />
possono essere curate in modo efficace, come sanno gli specialisti del Servizio psichiatrico dei<br />
Grigioni (PDGR).<br />
«Noi funzioniamo spesso come robot e non<br />
percepiamo più i nostri bisogni fisici e psichici.<br />
Prima o poi si arriva proprio a un crollo e allo<br />
sviluppo di una malattia depressiva» ricorda Manuela<br />
Brizzi, capo del progetto «Lega grigionese<br />
contro la depressione». All’inizio dell’anno 2010 il<br />
cantone Grigioni ha lanciato la «Lega grigionese<br />
contro la depressione» allo scopo di informare.<br />
«Purtroppo ancora oggi i malati depressivi vengono<br />
bollati. Per questo, sia attraverso il nostro sito<br />
web (www.bbgd.ch) sia attraverso i nostri eventi<br />
informativi, vogliamo divulgare più conoscenze<br />
sulle malattie depressive.»<br />
con sintomi che vanno dal livello medio a quello<br />
alto comincia una cura specialistica» – dice Manuela<br />
Barizzi. «Quando c’è il sospetto di una depressione<br />
consigliamo ai malati e ai loro familiari<br />
Una depressione può colpire chiunque: uno studente,<br />
un impiegato, un artigiano, un manager,<br />
un pensionato. Chiunque, per i motivi più diversi,<br />
può finire in un buco nero. Il buco nero ha un<br />
nome: depressione. Non è affatto una vergogna<br />
ricorrere a un aiuto professionale. «Al contrario.<br />
Quanto più velocemente si cura una depressione<br />
tanto migliori sono le possibilità di guarigione» –<br />
dice Manuela Barizzi.<br />
Il 15% della popolazione svizzera soffre di depressioni<br />
leggere e un altro 3% presenta addirittura<br />
sintomi di livello medio e grave. Riportando questi<br />
numeri <strong>alla</strong> realtà grigionese risulta che 28mila<br />
grigionesi soffrono di depressioni leggere e all’incirca<br />
6mila di forme depressive di grado medio<br />
e grave. «Purtroppo solo una persona su quattro<br />
14
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso<br />
di malattie psichiche, anche di disturbi della<br />
paura e depressioni, deve rivolgersi al medico<br />
di famiglia o prendere un appuntamento con<br />
uno specialista del PDGR.<br />
Informazioni sul sito www.pdgr.ch,<br />
tel. 058 225 25 25.<br />
Foto in alto. Manuela Barizzi, capo progetto «Lega grigionese contro la depressione»,<br />
e Rahul Gupta, capo medico PDGR: le depressioni sono ben curabili.<br />
di recarsi subito dal medico di famiglia. Altri punti<br />
di riferimento per l’assistenza sono persone specializzate<br />
nel settore, guide spirituali o lßAssociazione<br />
Svizzera del Telefono Amico.»<br />
AUTOTEST DEPRESSIONE<br />
Non è sempre molto facile scoprire se si tratta<br />
«solo» di un malumore passeggero oppure di una<br />
depressione. Perciò specialisti del settore hanno<br />
sviluppato un autotest che può fornire un primo<br />
indizio. Le condizioni elencate di seguito possono<br />
essere sintomo di una malattia depressiva: se ci<br />
si sente spesso stanchi, abbattuti, se si avverte<br />
un’inquietudine interiore, se si è tristi, irritabili, si<br />
soffre di disturbi della paura, non si ha più desiderio<br />
sessuale. «Se condizioni fisiche o psichiche<br />
di questo tipo durano più di due settimane è<br />
importante confidarsi con del personale medico<br />
specializzato o con un terapeuta», spiega Raul<br />
Gupta, capo medico PDGR.<br />
A seconda del tipo e della gravità della depressione<br />
il medico di famiglia manderà il paziente<br />
da uno psichiatra o da uno psicoterapeuta. «Sono<br />
possibili sia cure ambulatoriali che ospedaliere»,<br />
dice Gupta. «Nessuno deve avere paura delle<br />
degenze in ospedale. Anche chi ha una malattia<br />
fisica va in ospedale, no…?» E: «Gli antidepressivi<br />
non rendono dipendenti né modificano la<br />
personalità. Poiché il metabolismo nel cervello è<br />
alterato, i farmaci, semplicemente, ristabiliscono<br />
l’equilibrio.»<br />
Se una depressione viene curata si<br />
risveglia la voglia di vivere.<br />
15
1 settembre 2010<br />
PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI<br />
DI SCHIZOFRENIA – E ORA?<br />
Una cosa è certa: nessuno è colpevole. Né il paziente né i familiari. Poiché chiunque può<br />
ammalarsi di schizofrenia. Le cure e le possibilità di guarigione di oggi sono buone. A offrire<br />
aiuto c’è il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
«Quanto più velocemente, in presenza di sintomi<br />
di schizofrenia, si cerca un aiuto specialistico,<br />
tanto più efficaci sono le terapie<br />
prescritte individualmente e tanto maggiori le<br />
possibilità di una guarigione completa.» Markus<br />
Büntner, co-primario e direttore del reparto di<br />
<strong>Psichiatria</strong> geriatrica del Servizio psichiatrico dei<br />
Grigioni (PDGR), parla in nome di un’esperienza<br />
pluriennale.<br />
«Da un quarto a un terzo degli episodi di schizofrenia<br />
guariscono spontaneamente. Ma anche i<br />
decorsi difficili spesso hanno un miglioramento<br />
se si svolge una terapia costante» dice Büntner.<br />
PERCHÉ CI SI AMMALA?<br />
Il motivo per cui uno si ammali di schizofrenia non<br />
è stato ancora, così come in passato, investigato<br />
a fondo. Le persone che si ammalano sono più<br />
vulnerabili a carichi fisici, psichici e sociali. Anche il<br />
consumo di cannabis può aumentare il rischio di<br />
ammalarsi. Nei casi più frequenti la malattia comincia<br />
tra i 18 e i 35 anni con l’apice di massima<br />
frequenza a 24 anni per gli uomini e a 28 per le<br />
donne. «Ma la malattia può colpire chiunque.»<br />
Spesso una schizofrenia comincia in modo impercettibile.<br />
Il fatto che una persona reagisca in<br />
16<br />
La percezione dei malati di schizofrenia è spesso distorta.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in<br />
caso di malattie psichiche e schizofreniche<br />
o di depressioni deve rivolgersi al medico di<br />
famiglia o prendere un appuntamento con uno<br />
specialista del PDGR. Informazioni sul sito<br />
www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25<br />
CENTRO D’ASSISTENZA VASK<br />
Un importante centro d’assistenza è anche<br />
la VASK, l’Associazione dei familiari di malati<br />
psichici e schizofrenici, www.vaskgr.ch<br />
Il dottor Markus Bünter, co-primario e direttore del reparto di psichiatria geriatrica presso il PDGR, e Romy Lachmann,<br />
direttrice del reparto di riabilitazione C 22 nella clinica Waldhaus, aiutano e assistono i malati di schizofrenia sia<br />
ambulatoriali che ricoverati in clinica.<br />
modo molto sensibile a pesi interiori ed esteriori<br />
o che sia più vulnerabile degli altri può essere un<br />
sintomo. Anche il fatto di fare sempre più fatica<br />
ad alzarsi la mattina o un calo di prestazioni possono<br />
indicare l’inizio della malattia» – dice Romy<br />
Lachmann, direttrice del reparto di Riabilitazione<br />
C 22 presso il PDGR della clinica Waldhaus a Coira.<br />
In altri casi si modifica la percezione stessa dei<br />
malati. Le persone colpite da schizofrenia sentono,<br />
vedono, avvertono odori e sapori che per gli<br />
altri non sono percettibili. Alcuni credono che le<br />
altre persone possano percepire i loro pensieri<br />
più intimi. Allo stesso modo si può modificare la<br />
vita emotiva. «Spesso i primi sintomi non appaiono<br />
in modo evidente e perciò molte volte è difficile<br />
riconoscere la schizofrenia», dice Büntner. Presso<br />
il PDGR è a disposizione del pubblico una lista<br />
(che si può anche ordinare) dei segni che devono<br />
mettere in pre<strong>alla</strong>rme.<br />
IN CLINICA<br />
«Da noi non è molto diverso dall’ospedale. Nello<br />
stadio acuto, quando una persona è molto<br />
pericolosa per sé o per gli altri, viene ricoverata,<br />
proprio come in ospedale, nel reparto intensivo<br />
ossia d’emergenza, e qui viene curata per un<br />
breve periodo di tempo, in modo intensivo, con<br />
i medicinali. Successivamente e in tutti i casi non<br />
così acuti i malati ricevono terapie individuali nei<br />
reparti aperti» – spiegano Markus Bünter e Romy<br />
Lachmann. Le cure si basano su tre pilastri: i medicinali<br />
(neurolettici), le psicoterapie e l’assistenza<br />
sociale. L’obiettivo è quello di raggiungere una<br />
qualità della vita individuale il migliore possibile.<br />
Molti successivamente sono in grado di riprendere<br />
la loro professione.<br />
Nelle cliniche Waldhaus e Beverin la giornata è<br />
strutturata in modo molto vario: si va d<strong>alla</strong> terapia<br />
di disegno e di rilassamento all’attività motoria e<br />
allo sport, passando per il giardinaggio e altre<br />
possibilità di occupazione e di conversazione. Di<br />
sera i pazienti possono organizzare in prima persona<br />
il loro tempo libero con giochi di società, tv,<br />
letture o passeggiate.<br />
Possono anche intrattenersi a chiacchierare con<br />
gli altri pazienti, usare la sala fitness o andare al<br />
bar dei pazienti.<br />
«Sappiamo che il termine schizofrenia ha una<br />
connotazione fortemente negativa. Purtroppo i<br />
pregiudizi perdurano ostinatamente e anche per<br />
questo i malati di schizofrenia vengono stigmatizzati»,<br />
si rammaricano Markus Büntner e Romy<br />
Lach mann, che in modo altrettanto ostinato cercano<br />
di lottare contro tutto questo. Ma per il momento<br />
la loro battaglia è ancora contro i mulini a<br />
vento.<br />
17
13 ottobre 2010<br />
MALATI DI MENTE –<br />
IN CURA PSICHIATRICA<br />
INVECE CHE IN CARCERE<br />
Accanto al suo tradizionale, ampio spettro di cure, il Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />
(PDGR) offre anche terapie rivolte a persone che hanno commesso un crimine e<br />
soffrono di una malattia psichiatrica. L’obiettivo è reinserire queste persone nella<br />
società.<br />
«Il nostro obiettivo principale è quello di inserire<br />
di nuovo nella società, senza che sussista<br />
un rilevante rischio di recidiva, persone che<br />
hanno commesso un crimine e che sono affette<br />
da patologie psichiatriche.», dice Mathias Betz,<br />
caporeparto nella clinica Beveris a Cazis. Qui<br />
vengono sottoposti a terapia i criminali che dopo<br />
un esame psichiatrico sono stati classificati dal<br />
tribunale come non imputabili o solo parzialmente.<br />
Invece che in carcere vanno in uno dei quattro<br />
ospedali psichiatrici giudiziari della Svizzera o nei<br />
centri di cura per un’intensiva terapia psichiatrica.<br />
Un reparto apposito si trova nella clinica Beverin<br />
a Cazis e viene gestito dal PDGR.<br />
18<br />
Il malato psichico che commette un reato non va dietro le sbarre ma nella clinica Beverin, a Cazis, per una<br />
terapia efficace.
RISCHIO DI VIOLENZA «SOTTO<br />
CONTROLLO»<br />
«Noi abbiamo in cura soprattutto criminali con disturbi<br />
della personalità e con sindromi schizofreniche,<br />
così come quelli che, in più, hanno problemi<br />
di alcolismo e di droga» spiega Mathias Betz.<br />
Per i medici curanti e per il personale sanitario<br />
il rapporto con i criminali è il pane quotidiano. E<br />
non hanno alcuna paura di essere aggrediti in<br />
prima persona.<br />
«Tuteliamo noi stessi e il nostro ambiente e ci<br />
accorgiamo velocemente quando la situazione<br />
sta per diventare davvero pericolosa» nota Sepp<br />
Weber, assistente sanitario specializzato, che<br />
dissipa così, immediatamente, ogni eventuale<br />
dubbio. «Io abito a Cazis e so che la popolazione<br />
locale ha molta fiducia nel nostro compito e non<br />
si preoccupa per il possibile aumento del rischio<br />
di violenza.»<br />
NIENTE PAZIENTI «ALTAMENTE CRITICI»<br />
«Già nel primo stadio riconosciamo il tipo di cura<br />
di cui ha bisogno il paziente», aggiunge Mathias<br />
Betz. «Con le giuste cure a base di farmaci e di<br />
terapie non appianiamo solo i possibili conflitti.<br />
L’intera cura è infatti strutturata in modo da permettere<br />
ai pazienti, una volta guariti, di essere di<br />
nuovo inseriti nella società. Ma qui non accogliamo<br />
pazienti altamente critici, che vengono invece<br />
curati in istituti specifici ad alta sicurezza.»<br />
In Svizzera ci sono troppo pochi posti di cura per<br />
i pazienti che hanno commesso un crimine. Per<br />
questo motivo il tempo medio di attesa (in carcere)<br />
per ricevere un posto in clinica è di almeno<br />
un anno. Il reparto Nova nella clinica Beverin dispone<br />
di 13 posti di cura e di due posti dedicati<br />
<strong>alla</strong> fase acuta della malattia (a partire dal 2011<br />
ci saranno 14 letti in più nel reparto Selva). Ma il<br />
numero di criminali con problemi psichiatrici è in<br />
crescita costante. Di questo fenomeno sono probabimente<br />
responsabili – è il giudizio di Mathias<br />
Betz – la velocità con cui, per lo più, i tribunali<br />
riconoscono le problematiche e l’altrettanta, crescente<br />
rapidità con cui si procede <strong>alla</strong> denuncia.<br />
«Noi lavoriamo duramente con i pazienti. Loro<br />
devono modificare il loro modo di pensare e i<br />
Il dottor Mathias Betz, caporeparto, e Sepp Weber, assistente<br />
sanitario specializzato: «Chi ha commesso un reato riceve nella<br />
nostra clinica intensive cure psichiatriche.»<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR, VASK<br />
O EQULIBRIUM<br />
Chi soffre di disturbi psichiatrici e commette un reato non finisce<br />
in carcere ma viene ricoverato, dopo un’adeguata perizia, in una<br />
clinica specializzata. Qui hanno luogo cure intensive che durano<br />
diversi anni.<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche<br />
e schizofreniche o di depressioni deve rivolgersi al medico di<br />
famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del<br />
PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25<br />
(Hotline 24 ore su 24). Importanti centri d’assistenza sono anche la<br />
VASK, l’Associazione dei familiari di malati psichici/schizofrenici,<br />
www.vaskgr.ch, e l’Associazione per combattere la depressione,<br />
www.depressionen.ch.<br />
loro comportamenti, rivedere i propri problemi e<br />
riconoscere i propri reati per non ricadere nuovamente<br />
in fallo. E questo», sostengono Betz e<br />
Weber, «è tutt’altro che semplice per i pazienti<br />
e assolutamente non paragonabile a un comodo<br />
‹soggiorno in hotel›, come si continua ancora,<br />
erroneamente, a raccontare.» Inoltre, il periodo<br />
di cura di questo tipo di pazienti dura in media<br />
dai tre ai tre anni e mezzo. Dopo questo arco di<br />
tempo i pazienti continuano a essere osservati e<br />
seguiti con attenzione nel loro ambiente privato.<br />
«Nella maggior parte dei casi si tratta di storie<br />
di successo. Questo dimostra che il nostro lavoro<br />
e le nostre terapie sono efficaci» si rallegra<br />
Mathias Betz.<br />
19
3 novembre 2010<br />
L’ALCOL – UN NEMICO<br />
TRAVESTITO DA AMICO<br />
Persone con dipendenza dall’alcol si trovano in ogni ceto sociale. Ma nessuno diventa<br />
alcolizzato per una mancanza di forza di carattere. Spesso la dipendenza è una conseguenza<br />
di difficoltà personali o professionali. Assistenza e comprensione nel campo offre il Centro<br />
dipendenze Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), nella clinica Beverin.<br />
Una terapia permette agli alcolizzati di scoprire un nuovo modo di vedere le cose e una nuova qualità della vita.<br />
Poveri, ricchi, donne, uomini, giovani o vecchi<br />
– la dipendenza dall’alcol non conosce<br />
barriere sociali. Corrono il rischio di dipendenza<br />
soprattutto persone che hanno poca o nulla<br />
fiducia in se stesse e pensano che l’alcol le aiuti<br />
a diventare più sicure e coraggiose. «Una conclusione<br />
sbagliata» ricorda Claudio Blumenthal,<br />
che da 25 anni è, con anima e corpo, il direttore<br />
organizzativo del Centro dipendenze Danis della<br />
clinica Beverin a Cazis.<br />
«Noi assistiamo i nostri pazienti in senso globale<br />
(medico e psicoterapeutico) durante la disintossicazione<br />
di circa una settimana e la terapia colle-<br />
20
gata, che dura in media dalle sei alle otto settimane»<br />
– dice Birgit Reimann Meisser, psicologa<br />
e psicoterapeuta al Centro dipendenze Danis del<br />
PDGR. Entrambi gli specialisti hanno molta comprensione<br />
per i loro pazienti e sanno benissimo<br />
quanto sia arduo per loro cambiare il proprio<br />
comportamento e imparare ad affrontare situazioni<br />
difficili senza fare ricorso all’alcol.<br />
ABBANDONARE I VECCHI RITUALI<br />
«Come posso vivere senza i rituali avuti sinora?<br />
Come sono io senza l’alcol? Come mi sento?»<br />
Sono queste, spiegano i due esperti, le esperienze<br />
fondamentali che le persone con dipendenza<br />
dall’alcol fanno durante la terapia. I due accompagnano<br />
i pazienti, con professionalità e con grande<br />
capacità di immedesimazione, durante la fase di<br />
disintossicazione e poi lungo tutto il percorso terapeutico.<br />
«Durante la terapia i nostri pazienti riconoscono<br />
da soli le condizioni della loro vita che<br />
non li soddisfacevano e in questo modo scoprono<br />
i motivi della loro fuga nell’alcol. Noi mostriamo<br />
loro come prendere nuove abitudini e scoprire<br />
una qualità della vita completamente nuova.»<br />
Nel centro terapeutico Danis lavora una squadra<br />
composta da sette persone che non hanno mai il<br />
dito puntato. «Siamo in grado di aiutare il paziente<br />
solo se quest’ultimo capisce quali processi sono<br />
avvenuti fino a quel momento nel suo pensiero e<br />
nelle sue azioni. Questa è la chiave per cambiare<br />
e guarire», dice Claudio Blumenthal.<br />
Hanno molta esperienza con gli alcolizzati e grande comprensione per<br />
la sofferenza Claudio Blumenthal, direttore organizzativo del Centro<br />
dipendenze Danis, e Birgit Reimann Meisser, psicologa e psicoterapeuta.<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
L’alcol non risolve nessun problema, come sanno gli specialisti del<br />
Servizio psichiatrico dei Grigioni e gli alcolisti che hanno trovato aiuto<br />
nel Centro dipendenze Danis della clinica Beverin.<br />
Spesso i datori di lavoro offrono ai loro collaboratori con problemi di<br />
alcolismo la possibilità, dopo la terapia di disintossicazione, di tornare<br />
al loro posto di lavoro.<br />
Importante è anche il coinvolgimento del partner e/o dei genitori<br />
nel processo di cura. Ai familiari sono dedicate le serate informative<br />
organizzate nel Centro dipendenze Danis. Qui tra le altre cose si<br />
scopre che non si tratta di assegnare colpe ma di toglierle.<br />
Offrono aiuto:<br />
il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali regionali e con il<br />
Centro dipendenze Danis, tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch; la Blaue<br />
Kreuz, tel. 081 252 43 37, www.blaueskreuz.gr.ch, gli AA, Alcolisti<br />
Anonimi, Hotline 0848 848 885, www.anonyme-alkoholiker.ch.<br />
DAY HOSPITAL O DEGENZA?<br />
Una terapia di disintossicazione a casa, in accordo<br />
e con l’assistenza del medico di famiglia, è<br />
possibile, anche se difficile. Più facili sono infatti le<br />
cure nella clinica Beverin, dove è garantita una costante<br />
assistenza medica e psicoterapeutica. Alla<br />
fase di disintossicazione segue la terapia vera e<br />
propria che si svolge in formula day hospital o con<br />
degenza in clinica. Il paziente che resta in clinica<br />
stipula con i suoi medici e terapeuti una sorta di<br />
«contratto d’astinenza», in cui promette press’a<br />
poco di non bere alcol, di non assumere droghe e<br />
anche di condividere gli obiettivi della cura.<br />
Le ricadute sono possibili, spiegano Blumenthal<br />
e Reimann Meisser. «Ma una ricaduta è sempre<br />
una nuova possibilità di capire ancora meglio se<br />
stessi. Non abbiamo mica pulsanti sul corpo che<br />
basta semplicemente programmare! E quindi<br />
vediamo una ricaduta sempre come una crescita<br />
e mai come la fine del mondo…Chi con il nostro<br />
aiuto trova il coraggio di abbandonare l’alcol<br />
come suo presunto amico trova anche la chiave<br />
per capire se stesso e avere una vita migliore.»<br />
21
1 dicembre 2010<br />
DEPRESSIONE SENILE –<br />
TERAPIE EFFICACI E…UN<br />
GATTO<br />
Molte persone tra i 55 e i 90 anni soffrono di sindrome depressiva. La maggior parte<br />
di loro va dal medico per via di disturbi fisici, che però sono spesso la spia di problemi<br />
psichici. In casi come questi si è in buone mani al reparto di psicoterapia «55+ Cresta»<br />
nella clinica Beverin a Cazis.<br />
Non lontano dall’orticello di erbe aromatiche<br />
e medicinali, Junis se ne sta sdraiato<br />
pigramente su una sedia da giardino nella<br />
terrazza del reparto «55+ Cresta». Il gatto bianco<br />
e nero, che già da anni si è scelto il reparto<br />
di psicoterapia come suo luogo di benessere, è<br />
ben tollerato dai pazienti e dalle pazienti, che lo<br />
viziano con numerose sessioni di carezze. Il micio,<br />
che qui probabilmente ha trovato la sua ragione<br />
di vita, continua ad aiutare le «sue» persone nel<br />
processo di guarigione.<br />
«Spesso la depressione senile non viene affatto<br />
percepita come tale», dicono il medico specializzato<br />
in psichiatria e psicoterapia Claudia Böttner<br />
e il direttore del reparto Josef Sadiku. Sono loro a<br />
curare e ad assistere nel reparto «55+ Cresta» del<br />
PDGR (Servizio psichiatrico dei Grigioni) le persone<br />
nella loro seconda metà della vita che accusano<br />
crisi specifiche dell’età o soffrono di sindromi<br />
depressive. Le persone anziane, infatti, devono<br />
combattere con i sintomi della depressione più<br />
spesso di quelle giovani.<br />
MOLTEPLICI CAUSE<br />
Tra i fattori scatenanti ci sono spesso problemi di<br />
carattere sociale, come la mancanza di contatti,<br />
la morte del partner, la perdita del posto di lavoro,<br />
22<br />
Molti soffrono di depressione senile. Durante una psicoterapia nel reparto «55+ Cresta» si riascquista il coraggio di<br />
vivere e spesso si stringono nuove amicizie durante le occasioni di gioco e di divertimento.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari<br />
in caso di malattie psichiche, anche di<br />
depressioni senili, deve rivolgersi prima<br />
di tutto, quando è possibile, al medico di<br />
famiglia o prendere un appuntamento con<br />
uno specialista del PDGR, tel. 058 225 25 25,<br />
informazioni su www.pdgr.ch<br />
Claudia Böttcher, medico specializzato in psichiatria e psicoterapia, e Josef Sadiku, direttore del<br />
reparto, assistono i pazienti con grande capacità di immedesimazione nella loro situazione.<br />
il processo d’invecchiamento o anche un settore<br />
del cervello organico che si sta modificando. Piuttosto<br />
spesso persino la mancanza di sostanze<br />
nutritive può condurre <strong>alla</strong> depressione. «Le persone<br />
anziane non vogliono essere un peso per<br />
nessuno, non chiedono aiuto e, in numero sempre<br />
maggiore, si ritirano in isolamento», spiega<br />
Claudia Böttcher. «Le conseguenze sono le malattie<br />
depressive, che possono anche associarsi<br />
a pensieri suicidi. A partire dai 55 anni – è stato<br />
dimostrato – il tasso di suicidi cresce fortemente.»<br />
Non tutti i medici che visitano le persone anziane<br />
analizzano criticamente i disturbi fisici dei loro pazienti.<br />
Alcune cadute d<strong>alla</strong> scala si rivelano, a uno<br />
sguardo più da vicino, un grido d’aiuto.<br />
TERAPIE PER ANZIANI<br />
Quando ci si accorge che la voglia di vivere diminuisce<br />
è il momento giusto per parlarne con i familiari<br />
e con il medico di famiglia o per fissare un<br />
appuntamento da uno psicoterapeuta o direttamente<br />
al PDGR. Questi centri specializzati offrono<br />
aiuto psicoterapeutico mirato per le persone anziane.<br />
Nel reparto «55+ Cresta» della clinica Beverin<br />
a Cazis le terapie sono ben armonizzate tra<br />
loro. Nel programma terapeutico ci sono training<br />
mnemonici e sensoriali così come terapie della<br />
musica, del disegno e del linguaggio, esercizi di<br />
meditazione e di rilassamento. Ad accompagnare<br />
i pazienti ci pensa un team esperto, che lavora<br />
in modo interdisciplinare e si contraddistingue<br />
per la grande capacità di immedesimazione. Al<br />
termine della terapia i pazienti continuano a essere<br />
seguiti in ambulatorio attraverso incontri e<br />
appuntamenti.<br />
Molti partecipano anche volentieri all’incontro annuale<br />
degli ex pazienti del reparto «55+ Cresta».<br />
Su richiesta i familiari vengono inclusi nella terapia.<br />
I pazienti trascorrono i fine settimana per lo<br />
più a casa. E dopo la terapia, che dura dalle tre<br />
alle sei settimane, spesso la depressione senile<br />
non è che un lontano ricordo…<br />
23
26 gennaio 2011<br />
PAZIENTI BORDERLINE:<br />
«TIENIMI FERMO MA NON<br />
MI TOCCARE»<br />
Molte persone con un disturbo borderline di personalità sono sensibili, intelligenti e<br />
disciplinate. Eppure soffrono di paure, di crisi, di altalene di sentimenti, del loro «essere<br />
diversi». Si può trovare aiuto nella clinica diurna Waldhaus a Coira.<br />
«I pazienti borderline possono vivere bene con<br />
i loro disturbi di personalità, devono solo sapere<br />
come», dice Rahul Gupta, medico capo<br />
del reparto di <strong>Psichiatria</strong> specialistica del Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Il «come» i pazienti<br />
con un «disturbo di personalità emotivamente<br />
instabile», come si definisce nel linguaggio scientifico<br />
il disturbo «borderline» (linea di confine), lo<br />
imparano durante una terapia, per lo più di carattere<br />
ambulatoriale, nella clinica Waldhaus a Coira.<br />
Spesso a essere colpite sono giovani donne tra<br />
i 16 e i 25 anni. La loro vita è un’altalena di sentimenti.<br />
«Il motore è surriscaldato o sovraraffreddato»:<br />
sintetizzano così l’esperienza-borderline<br />
Rahul Gupta e Werner Guler, direttore del reparto<br />
di <strong>Psichiatria</strong> specialistica nella clinica diurna di<br />
psicoterapia Waldhaus. Chi è colpito da questo<br />
disturbo è in grado di distinguere soltanto tra<br />
«buono e cattivo» e tra «bianco e nero».<br />
«La vita quotidiana dei pazienti è caratterizzata da<br />
crisi, da conflitti relazionali, d<strong>alla</strong> paura dell’abbandono,<br />
da difficoltà sociali e talvolta anche da<br />
24
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di<br />
disturbi di personalità emotivamente instabile<br />
(borderline) o di altre malattie psichiche deve<br />
rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al<br />
medico di famiglia o prendere un appuntamento<br />
con uno specialista del PDGR. Tel. 058 225 25 25,<br />
clinica diurna di psicoterapia a Coira:<br />
058 225 23 15, informazioni su www.pdgr.ch,<br />
informazioni sui disturbi di personalità borderline:<br />
www.borderline.ch, www.borderline-selbsthilfe.ch.<br />
Il dottor Rahul Gupta, medico capo, e Werner Guler, direttore di reparto nella clinica<br />
diurna di psicoterapia Waldhaus a Coira: «Ai pazienti borderline offriamo aiuto per<br />
imparare ad autoaiutarsi».<br />
comportamenti autodistruttivi come l’abuso di<br />
droghe e alcol, da attacchi di fame, da desiderio<br />
cronico di suicidio o azioni di autolesionismo.» Ma<br />
dietro questi effetti e dietro le tipiche contraddizioni<br />
interiori come «ti odio, non mi lasciare», «tienimi<br />
fermo ma non mi toccare» si cela in realtà qualcos’altro.<br />
LE CAUSE<br />
La psichiatria fa risalire il disturbo borderline, in<br />
molti casi, a disturbi della prima infanzia. Elementi<br />
scatenanti possono essere esperienze traumatiche<br />
come un abuso sessuale, una violenza fisica<br />
o la trascuratezza emotiva. Ma solo a distanza<br />
di anni il disturbo di personalità emotivamente<br />
instabile diventa evidente. Nel periodo precedente<br />
i bambini hanno infatti imparato a distaccarsi<br />
dagli avvenimenti che li opprimono. Strategie di<br />
sopravvivenza di questo tipo sfociano spesso, in<br />
un secondo momento, in disturbi borderline, che<br />
si accompagnano di frequente ad altre malattie<br />
psichiche.<br />
LA TERAPIA – UN AIUTO PER L’AUTO-<br />
AIUTO<br />
Nella clinica Waldhaus di Coira i problemi si discutono<br />
con i pazienti. «Lo facciamo in primo luogo<br />
nell’ambito della terapia comportamentale e<br />
offriamo aiuto per imparare ad aiutarsi da soli»<br />
spiegano Rahul Gupta e Werner Guler, professionisti<br />
nel campo con una lunga esperienza alle<br />
spalle.<br />
Al momento sono in cura da loro otto giovani donne,<br />
che attraverso training di gruppo e individuali<br />
imparano a migliorare il modo di affrontare le<br />
proprie tensioni interiori, i sentimenti e lo stress.<br />
Nel processo terapeutico ricoprono un ruolo di<br />
grande importanza anche i peperoncini piccanti.<br />
«Perché chi addenta un pezzetto di peperoncino<br />
sperimenta una sensazione (voluta) di pizzicore<br />
doloroso. In questa maniera focalizziamo l’attenzione<br />
sulle sensazioni, sui sapori e sugli odori invece<br />
che sui comportamenti autodistruttivi.»<br />
Il piano terapeutico si basa su cinque pilastri:<br />
attenzione, resistenza allo stress, rapporto con<br />
i sentimenti, capacità di relazioni interpersonali<br />
(competenze sociali) e ricostruzione della fiducia<br />
in se stessi e dell’autostima. «Pretendiamo molto<br />
dai nostri pazienti; ci aspettiamo che collaborino,<br />
che non compiano azioni autolesionistiche e acconsentano<br />
a percorrere nuove strade sotto una<br />
guida amorevole.» Una terapia dura all’incirca sei<br />
mesi, a volte un po’ di meno, a volte un po’ più a<br />
lungo. L’obiettivo è quello di mettere le persone<br />
con disturbi borderline in condizione di gestire la<br />
vita in prima persona.<br />
25
23 febbraio 2011<br />
NUOVA GIOIA DI VIVERE<br />
ANCHE CON L’ACUFENE<br />
Tintinnii, fruscii, sibili o fischi all’interno dell’orecchio: in questi casi la diagnosi, di regola, parla<br />
di acufene (in latino o inglese tinnitus). I rumori nell’orecchio sono continui, in parte molto<br />
opprimenti. Dal 2006 i pazienti con acufene vengono curati nella prima clinica svizzera<br />
specializzata in questo disturbo.<br />
Chi impara a farsi passare davanti il pensiero dell’acufene come una nuovola passeggera in cielo ha definitivamente<br />
trovato una nuova qualità della vita.<br />
«È come se accanto a me ci fosse sempre una<br />
sega circolare in funzione o il motore di un’auto<br />
che scoppietta. È rumoroso. Fastidioso.<br />
Continuo, senza pausa. C’è da disperarsi.» Queste<br />
e altre sensazioni vengono raccontate da chi<br />
soffre di acufene. I pazienti che vengono ricoverati<br />
nella clinica di acufene, annessa <strong>alla</strong> clinica<br />
Waldhaus di Coira del Servizio psichiatrico dei Gri-<br />
26
gioni (PDGR), hanno un’acufene molto grave e un<br />
lungo periodo di sofferenza alle spalle. L’acufene<br />
può anche essere accompagnata da iperacuità<br />
uditiva (ipersensibilità ai rumori). Le cause sono<br />
molteplici e spesso a essere colpite da acufene<br />
sono persone affidabili, estremamente efficienti e<br />
produttive.<br />
«Attraverso terapie diverse e tecniche mirate i nostri<br />
pazienti imparano a trattare la propria malattia<br />
e a conquistare una migliore qualità della vita»,<br />
dice Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto nella<br />
clinica di acufene del PDGR a Coira. Poiché l’acufene<br />
cronica con il suo fardello di sofferenza è una<br />
malattia psicosomatica, il principio di cura risiede<br />
nella terapia cognitivo-comportamentale (modi di<br />
vedere, pensieri, valutazioni, convinzioni). La vita<br />
quotidiana dei malati di acufene è pesantemente<br />
danneggiata da problemi di concentrazione e<br />
disturbi del sonno, dall’abbandono della vita sociale,<br />
da paure e depressioni.<br />
ALLENARE L’ATTENZIONE E I SENSI<br />
Il caporeparto Tatiana Miusskaya Fehr e Karoline<br />
Julien, direttrice del reparto di psicoterapia e della<br />
clinica di acufene, si basano su terapie multimodali<br />
che prevedono la combinazione di esercizi<br />
per superare il disturbo uditivo con training basati<br />
sulla musica, sul rilassamento e sul biofeedback.<br />
Poiché tra le cause dell’acufene rientra spesso<br />
anche lo stress lavorativo e della vita di tutti i giorni,<br />
i pazienti praticano esercizi di rilassamento (secondo<br />
i princìpi di Jacobsen), allenano la capacità<br />
di attenzione e imparano a percepire di nuovo, in<br />
modo cosciente, i propri sensi. Se necessario, si<br />
abbinano alle terapie farmaci e rimedi della medicina<br />
complementare.<br />
«Per i pazienti è importante poter mobilitare in<br />
ogni attività la propria forza vitale di autoguarigione»,<br />
dice Karoline Julien. Per le cure i pazienti<br />
restano in clinica dalle quattro alle sei settimane.<br />
Le giornate sono strutturate secondo i programmi<br />
terapeutici. Nel tempo libero i pazienti fanno<br />
camminate insieme, giri in bicicletta o altre attività.<br />
Nel fine settimana tornano a casa con la loro<br />
acufene ma anche con le conoscenze necessarie<br />
per affrontarla.<br />
La dottoressa Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto Psicoterapia e<br />
clinica di acufene a Coira, e Karoline Julien, direttrice del reparto di<br />
psicoterapia e della clinica di acufene: da noi chi soffre di acufene<br />
ritrova una nuova qualità della vita.<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR/CLINICA DI<br />
ACUFENE<br />
La prima clinica svizzera di acufene è stata fondata nel 2006. È<br />
annessa <strong>alla</strong> clinica Waldhaus. Qui vengono accettati pazienti gravi<br />
e gravissimi, cioè con una grande sofferenza e spesso con malattie<br />
correlate. Obiettivo della cura di acufene è l’alleviamento della<br />
sofferenza dei pazienti. Durante le terapie multimodali i pazienti<br />
imparano a convivere meglio con la loro acufene. La domanda di<br />
posti letto in clinica per sottoporsi alle terapie è forte. Per questo<br />
la clinica di acufene di Coira dovrà forse essere ingrandita. Al<br />
momento si possono curare dalle 50 alle 60 persone all’anno.<br />
Informazioni su www.tinnitusklinik.ch, www.pdgr.ch, tel. 058 225<br />
25 25. La lega svizzera acufene è l’organizzazione di auto-aiuto per<br />
le persone colpite dall’acufene in Svizzera: www.tinnitus-liga.ch,<br />
segretariato STL Ziegelgut 18, 7206 Igis, tel. 081 330 85 51.<br />
«Spesso non possiamo far scomparire l’acufene.<br />
Ma alleviamo la sofferenza dei pazienti, li facciamo<br />
diventare esperti della loro malattia e diamo<br />
loro gli strumenti per affrontarla nella vita di ogni<br />
giorno», assicurano Tatiana Miusskaya Fehr e<br />
Karoline Julien. Dopo la terapia in clinica la sofferenza<br />
è minore, il rumore nell’orecchio non conta<br />
più così tanto, si avverte di nuovo il terreno sotto i<br />
piedi e rifioriscono coraggio e gioia di vivere.<br />
27
23 marzo 2011<br />
CLINICA DELLA MEMORIA<br />
– NIENTE PAURA DELLA<br />
DEMENZA<br />
Demenza: la diagnosi precipita spesso i malati e i loro familiari nella paura e nel terrore.<br />
Nella clinica della memoria del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) a Coira conoscono le<br />
sensazioni, sanno come comportarsi in questi casi e hanno le terapie giuste.<br />
Nella clinica della memoria (clinica diurna<br />
di psichiatria geriatrica a Coira) i pazienti<br />
trovano comprensione, terapie (training<br />
della memoria, terapie di attivazione, della percezione<br />
e del movimento) e assistenza specializzata.<br />
Nelle stanze per il riposo si trovano i letti per<br />
il pisolino pomeridiano, nelle stanze di soggiorno<br />
fanno capolino dalle pareti foto colorate, sul tavolo<br />
ci sono pezzi di puzzle e matite da disegno.<br />
Di quando in quando in cucina i pazienti preparano<br />
insieme il pranzo per tutti. A volte c’è proprio<br />
una grande allegria.<br />
In ogni caso nessuno si immagina una clinica in<br />
questo modo. Ma <strong>alla</strong> clinica della memoria del<br />
PDGR sanno per esperienza che cosa fa bene ai<br />
pazienti con demenza. Accanto ai farmaci specifici<br />
per le malattie di Alzheimer dal grado leggero<br />
fino a quello medio-grave, che servono a mantenere<br />
più a lungo il lavoro del cervello, sono utili<br />
anche un regolare training della memoria e l’esercizio<br />
fisico.<br />
Nella definizione di demenza rientrano oltre 50<br />
malattie. In tutte, anche nell’Alzheimer, compaiono<br />
perdite del patrimonio di ricordi e altri disturbi<br />
della capacità cerebrale, accompagnati spesso<br />
da problemi psichici e fisici e da disturbi del comportamento.<br />
Visite mediche e test permettono<br />
una diagnosi precoce. «Per i malati si tratta di una<br />
chance importante, perché in questo stadio possono<br />
ancora regolare bene da soli le proprie faccende<br />
personali» spiegano Birgit Walser e Christian<br />
Koch. I due però sono anche consapevoli del<br />
fatto che la diagnosi di demenza provoca paura<br />
e tristezza. «E alcuni, dopo, sono semplicemente<br />
contenti di sapere cosa succede loro.»<br />
Oltre alle forme più frequenti di demenza, come il<br />
morbo di Alzheimer, c’è una serie di cause della<br />
28
demenza ben curabili che, con la terapia adeguata,<br />
portano a un miglioramento o anche a<br />
una scomparsa dei disturbi della memoria.<br />
PROCESSO DI ACCERTAMENTO DELLA<br />
DEMENZA<br />
L’accertamento della demenza avviene in ambulatorio<br />
nel giro di due giorni e mezzo. Il primo<br />
giorno nella clinica della memoria è dedicato <strong>alla</strong><br />
verifica della capacità mnemonica e di concentrazione.<br />
Si accertano anche i problemi del momento<br />
e viene ripercorsa la storia della malattia. La visita<br />
neurologica e un Imaging a risonanza magnetica<br />
(testa) hanno luogo il secondo giorno. Due settimane<br />
più tardi medico e paziente si incontrano<br />
per un colloquio diagnostico. In quest’occasione<br />
si spiegano e si discutono i risultati dell’accertamento,<br />
la diagnosi e le possibili terapie. Il medico<br />
di famiglia viene informato con una relazione<br />
dettagliata.<br />
AIUTO PER I FAMILIARI<br />
Nonostante oggi si ammalino di demenza anche<br />
persone giovani, «il più grosso fattore di rischio<br />
per la malattia è costituito dall’età», nota Christian<br />
Koch. Nei Grigioni soffrono di demenza circa 2700<br />
persone. «Purtroppo», si rammarica Birgit Walser,<br />
«ancora troppo pochi familiari decidono di richiedere<br />
aiuto. Eppure nessuno è in grado di offrire<br />
un’assistenza continuativa per 24 ore. Bisogna<br />
assolutamente chiedere aiuto all’Associazione<br />
Christian Koch, medico capo di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica e direttore della<br />
Clinica della memoria, e Birgit Walser, direttrice della clinica diurna<br />
di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica: le persone diventano sempre più anziane,<br />
perciò cresce notevolmente anche il numero dei malati di demenza.<br />
CONSIGLI PER I FAMILIARI<br />
- Cercare di mantenere le abitudini (le azioni di routine danno<br />
sicurezza).<br />
- Non avere pretese eccessive.<br />
- Mantenere una comunicazione sincera con i propri familiari.<br />
Parlare forte e in modo chiaro. Usare frasi brevi. Non dare troppe<br />
informazioni <strong>alla</strong> volta.<br />
- Utilizzare espedienti mnemonici (come mettere cartelli nelle stanze,<br />
etichette sugli armadi, appendere foto).<br />
- Comportamento in caso di aggressioni e violenza: cercare di<br />
rimanere calmi. Spostare l’attenzione su un’attività tranquillizzante.<br />
- Confusione temporale: non cercare di dissuadere il proprio<br />
familiare malato dalle cose che vede o sente. Andare a prenderlo<br />
nella sua «finestra temporale».<br />
- Prendersi assolutamente anche tempo per se stessi.<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Per i primi accertamenti c’è il medico di famiglia. Altri punti di<br />
riferimento sono: il Servizio psichiatrico dei Grigioni, clinica<br />
Waldhaus la Clinica della memoria/ clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong><br />
geriatrica, Loëstrasse 220, 7000 Coira, tel. 058 225 25 25.<br />
Informazioni su www.pdgr.ch.<br />
Dal novembre 2010 il PDGR offre accertamenti per la diagnosi di<br />
demenza anche a St. Moritz, in Engadina.<br />
svizzera Alzheimer, sezione grigionese, a Coira,<br />
<strong>alla</strong> Pro Senectute, allo Spitex o ad altre organizzazioni<br />
che esistono per questo.»<br />
29
27 aprile 2011<br />
IN CURA PSICHIATRICA<br />
CONTRO IL DOLORE?<br />
Un dolore fisico che persiste da molto tempo si marca a fuoco nelle cellule nervose e nel<br />
cervello. Il dolore diventa involontariamente il centro dell’esistenza. Offre un grosso aiuto in<br />
situazioni del genere il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
Affidarsi agli psichiatri in caso di malattie<br />
fisiche? Di primo acchito la domanda<br />
provoca stupore. Ma appunto nel caso<br />
di disturbi del dolore sarebbe proprio il Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni l’ente di assistenza a cui<br />
rivolgersi dopo la visita dal medico di famiglia o<br />
da uno specialista.<br />
Il dolore acuto è sempre un segnale d’<strong>alla</strong>rme.<br />
Quando il dolore perdura per molto tempo e non<br />
viene curato può diventare cronico. Attraverso le<br />
cellule nervose il dolore viene trasmesso al cervello,<br />
che può salvare nella memoria i continui<br />
messaggi di sofferenza. Un’azione fatale per i<br />
malati, che spesso vanno di medico in medico,<br />
invano, perché allo stadio cronico i medici non<br />
possono (più) localizzare le cause del dolore.<br />
dolore cronici, che spesso <strong>alla</strong> base hanno anche<br />
la mancanza di neurotrasmettitori nel cervello, a<br />
rientrare nell’ambito della psichiatria specialistica.<br />
I conflitti psicologici vengono infatti trasferiti spesso<br />
sul piano fisico e si manifestano sotto forma di<br />
dolore. «Lo stress, la mancanza di movimento e<br />
di riguardo nei propri confronti» ricordano Rahul<br />
Gupta e Peggy Guler-Stützer «possono rinforzare<br />
ulteriormente il dolore.»<br />
NON ASPETTARE TROPPO A LUNGO<br />
«Poiché spesso i pazienti aspettano troppo a lungo<br />
per farsi fare una diagnosi del loro dolore, di<br />
frequente, purtroppo, arrivano in clinica solo dopo<br />
un lungo calvario», dice Rahul Gupta, medico<br />
capo di <strong>Psichiatria</strong> specialistica del PDGR. «Di norma<br />
i medici vanno dapprima <strong>alla</strong> ricerca di cause<br />
fisiche. Perciò per lungo tempo il disturbo del dolore<br />
non viene riconosciuto. Quando poi i pazienti<br />
arrivano in clinica da noi in un primo momento<br />
probabimente non capiscono affatto cosa abbia<br />
a che fare il loro dolore con una cura psichiatrica»<br />
aggiunge Peggy Guler-Stützer, medico capo del<br />
Servizio ambulatoriale e delle cliniche diurne del<br />
PDGR. E invece sono proprio questi disturbi del<br />
30
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR)<br />
offre ai pazienti con disturbo del dolore un<br />
aiuto efficace nella propria clinica diurna a<br />
Coira.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25,<br />
www.pdgr.ch<br />
Il dottor Rahul Gupta e la dottoressa Peggy Guler-Stützer permettono ai pazienti<br />
con disturbo del dolore di raggiungere una migliore qualità della vita.<br />
SITUAZIONI PESANTI<br />
Chiunque – è l’opinione degli specialisti del PDGR<br />
Gupta e Guler – può sviluppare un disturbo del<br />
dolore. Nel novero delle fasce d’età più a rischio<br />
rientra quella delle persone occupate tra i 35 e i<br />
55 anni. Per un lungo arco di tempo prima della<br />
comparsa del dolore, le persone che soffrono di<br />
questo disturbo hanno vissuto situazioni gravose<br />
in importanti sfere della vita. Pesi di questo genere,<br />
paure, stress o anche l’apatia si manifestano<br />
sotto forma di dolore. Al PDGR – dopo precisi<br />
accertamenti precedenti – si cercano insieme ai<br />
pazienti le terapie adatte, che possono essere<br />
condotte in singoli colloqui in ambulatorio, in clinica<br />
diurna o nel reparto di Psicoterapia. Tra le altre<br />
cose la terapia comprende un trattamento a base<br />
di farmaci in combinazione con misure di carattere<br />
psicoterapeutico, come le terapie del dolore,<br />
di superamento dello stress o anche le terapie di<br />
movimento e rilassamento. «Durante la terapia<br />
è inoltre molto utile tenere un diario del dolore.<br />
Questo permette di osservare il decorso del dolore<br />
e adottare così terapie molto più mirate», dice<br />
Rahul Gupta.<br />
Il dolore non scompare mai del tutto, perché esso<br />
– più o meno come l’ABC che si imparava una<br />
volta – si può imprimere nel cervello. Per questo<br />
motivo nei pazienti con il disturbo del dolore è<br />
raro avere una scomparsa completa dei sintomi.<br />
Tuttavia è possibile raggiungere una qualità della<br />
vita molto più alta. I pazienti con il disturbo del dolore<br />
imparano a relazionarsi meglio con il proprio<br />
problema, imparano anche ad aumentare il loro<br />
livello di attività, a riprendere i contatti sociali e a<br />
uscire dal loro stato d’animo depressivo. «Per una<br />
terapia efficace occorre un po’ di tempo; bisogna<br />
preventivare come minimo dai sei ai dodici mesi»,<br />
spiega Peggy Guler-Stützer.<br />
31
25 maggio 2011<br />
COSA FARE QUANDO<br />
È TROPPO? VIE D’USCITA<br />
DALLE CRISI<br />
A volte ne succede una dopo l’altra e non si sa più come affrontare situazioni particolarmente<br />
pesanti. In momenti del genere si può sprofondare in una crisi acuta. In<br />
circostanze come queste offre un aiuto importante, rapido e professionale, il Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
Durante e dopo le crisi ci sono sprazzi di luce.<br />
Magari oggi va ancora tutto a meraviglia.<br />
Ma poi, solo pochi mesi o appena una<br />
settimana dopo, il mondo è cambiato<br />
completamente: la partner vuole divorziare, un<br />
genitore si ammala e poi arriva anche il licenziamento<br />
sul lavoro o la disdetta dell’appartamento.<br />
Queste e altre situazioni pesanti possono «abbattere»<br />
anche l’uomo o la donna più forte. Una persona<br />
è sovraccarica, precipita nella disperazione,<br />
subisce magari anche un crollo, le viene una depressione.<br />
Cosa bisogna fare allora quando ci si<br />
trova in crisi psicologiche acute di questo tipo?<br />
«In situazioni del genere i malati o i loro familiari<br />
dovrebbero contattare rapidamente il Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni o un altro ente specializzato»<br />
consigliano Tobias Müller, caporeparto Patologie<br />
psichiatriche acute, e Martin Aebi, direttore del reparto<br />
Patologie psichiatriche acute.<br />
32
Crisi acute e disturbi da sovraccarico hanno bisogno<br />
dell’intervento di specialisti. Durante la fase<br />
acuta il paziente viene assistito sin dal primo momento<br />
da una squadra del PDGR che lavora in<br />
modo interdisciplinare ed è composta da psichiatria,<br />
psicologo, assistente sociale, padre spirituale<br />
e da altri specialisti. In questa maniera è possibile<br />
affrontare i problemi in modo mirato.<br />
TERAPIE DIVERSE<br />
Per prima cosa i malati vengono sottoposti a cure<br />
intensive in uno dei reparti di Patologie psichiatriche<br />
acute. In qualità di direttore del reparto, Martin<br />
Aebi si trova spesso a vivere fatti stupefacenti.<br />
«Quando i malati riconoscono che la terapia li<br />
aiuta sono spesso pieni di gratitudine nei nostri<br />
confronti – anche per quelle misure che all’inizio<br />
potevano capire a stento.» Segue un’ampia tipologia<br />
di cure: si va d<strong>alla</strong> terapia del linguaggio e<br />
dall’aiuto farmacologico – tra gli altri anche con<br />
sostanze vegetali – fino alle terapie della creatività<br />
e a quelle occupazionali. «Spesso è già d’aiuto<br />
avere, una buona volta, un po’ di pace» dice Tobias<br />
Müller.<br />
«Ovviamente siamo a conoscenza dei pregiudizi<br />
di molte persone nei confronti della psichiatria e<br />
tanto a noi quanto ai malattia psichici rincresce<br />
che il tema psichiatria rappresenti ancora un<br />
grosso tabù. Molti pregiudizi nascono proprio dal<br />
fatto che una malattia psichica non si vede e che<br />
i sintomi e quello che accade non sono misurabili<br />
come succede press’ a poco in chirurgia o in medicina<br />
interna.»<br />
Il dottor Tobias Müller, caporeparto Patologie psichiatriche acute del<br />
PDGR, e Martin Aebi, direttore del reparto Patologie psichiatriche acute,<br />
consigliano di cercare rapidamente aiuto in caso di crisi.<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
I primi interlocutori in caso di crisi psichiche sono i medici di<br />
famiglia, gli psichiatri e psicologi, le guide spirituali e anche<br />
gli ospedali. Nelle cure psichiatriche di questi casi è invece<br />
specializzato il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
Tel. 058 225 25 25, informazioni su www.pdgr.ch.<br />
ULTERIORI INFORMAZIONI<br />
Il team di auto-aiuto dei Grigioni può fornire a chi è interessato<br />
informazioni dettagliate sui numerosi gruppi di auto-aiuto.<br />
Tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch.<br />
Un aiuto prezioso in caso di malattie psichiche è per esempio<br />
quello offerto d<strong>alla</strong> VASK, l’Associazione dei familiari dei malati<br />
schizofrenici/psichici, www.vaskgr.ch, e da Equilibrium, la Lega<br />
contro la depressione, www.depression.ch. Per i bambini che<br />
hanno un genitore malato ci sono anche libri adatti a loro (per es.<br />
«Fufu e il cappotto verde» o «Perché piangi, mamma?»),<br />
tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch.<br />
LE SOLUZIONI CI SONO<br />
Per i malati psichici e per i pazienti in cura psichiatrica<br />
si ripropone sempre la stessa domanda:<br />
come comportarsi con i pregiudizi di questo<br />
tipo? Cosa rispondere quando qualcuno fa una<br />
domanda in proposito? Al PDGR conoscono bene<br />
simili preoccupazioni.<br />
«Discutiamo insieme ai nostri pazienti le soluzioni<br />
possibili per alleggerire questa fase difficile. Loro<br />
imparano anche in colloqui individuali e in terapie<br />
di gruppo con gli altri pazienti quali segnali<br />
d’<strong>alla</strong>rme precedono le crisi e come si possono<br />
evitare in futuro le crisi stesse.» Le malattie psichiche<br />
sono tra le malattie più diffuse in assoluto.<br />
Crisi psicologiche possono colpire tutti. Per questo<br />
è così importante conoscere i centri d’assistenza.<br />
33
29 giugno 2011<br />
NESSUN DESIDERIO<br />
SESSUALE O TROPPO?<br />
Molte persone non riescono a vivere un rapporto sessuale felice. I disturbi sono molto<br />
diversi e si riconducono a molteplici cause. Una terapia sessuale è una strada utile per<br />
una vita sessuale soddisfatta. Il PDGR offre buone terapie nel campo.<br />
Molte donne e molti uomini sono colpiti<br />
da distrubi sessuali di carattere funzionale<br />
(cioè senza cause fisiche). Ma solo<br />
una piccola parte – sospettano gli esperti – cerca<br />
un aiuto specialistico. «Molti semplicemente<br />
accettano i loro problemi senza informarsi sulle<br />
possibilità di un miglioramento», dice Michael<br />
Prapotnik, vicecapo medico del reparto di Patologie<br />
psichiatriche acute e specialista di psichiatria<br />
e psicoterapia nella clinica Waldhaus del Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
«Una buona soluzione è prendere appuntamento<br />
per una terapia.» Ma Prapotnik e la sua collega<br />
Peggy Guler-Stützer sanno bene che le persone<br />
hanno bisogno di trovare il coraggio per parlare<br />
dei problemi sessuali. «Per questo offriamo un<br />
ambiente protetto e pieno di fiducia.»<br />
PROBLEMI DI COPPIA, STRESS…<br />
Spesso i disturbi sessuali sono condizionati da<br />
malesseri psichici. Le cause possono essere forti<br />
34
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Le persone possono spesso risparmiarsi molta<br />
sofferenza cercando per tempo un aiuto di tipo<br />
terapeutico, dal momento che una terapia può<br />
portare un miglioramento anche nei problemi<br />
sessuali. Spesso una cura permette di avere di<br />
nuovo una sessualità soddisfacente. I disturbi<br />
possono comparire a causa di problemi psichici e<br />
anche fisici. Un aiuto efficace lo offrono i terapeuti<br />
sessuali del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
Per un colloquio si può prendere un appuntamento<br />
telefonico: 058 225 25 25, il dottor Michael Prapotnik<br />
o la dottoressa Peggy Guler-Stützer offrono volentieri<br />
consulenza. Informazioni su www.pdgr.ch<br />
Il dottor Michael Prapotnik, terapeuta sessuale: una terapia sessuale è una strada<br />
utile per una vita sessuale piena. La dottoressa Peggy Guler-Stützer è la persona di<br />
riferimento per le cure ambulatoriali.<br />
carichi di lavoro, traumi psicosessuali come esperienze<br />
di abuso, problemi con il partner, ansia da<br />
prestazione, malattie corporee o dolori. Anche<br />
persone che sono meno sicure di sé, che hanno<br />
elevate pretese nei propri confronti o che hanno<br />
fatto esperienze sessuali negative possono dover<br />
combattere con disturbi sessuali.<br />
I disturbi si esprimono tra l’altro sotto forma di<br />
mancanza di desiderio sessuale, di avversione<br />
sessuale, di impotenza, di problemi di erezione e<br />
di orgasmo. Ma non di rado il desiderio sessuale<br />
è così impresso che i malati soffrono di dipendenza<br />
sessuale. La dipendenza sessuale può avere<br />
conseguenze disastrose, come danni finanziari o<br />
malattie inguaribili (HIV).<br />
OBIETTIVO: UNA VITA SESSUALE<br />
APPAGANTE<br />
«Nelle terapie affrontiamo i problemi individuali<br />
con l’obiettivo di rendere possibile ai pazienti una<br />
vita sessuale piena», assicura Michael Prapotnik.<br />
«Una parte del nostro lavoro terapeutico consiste<br />
nel ricostruire un comportamento sessuale senza<br />
disturbi, nel risolvere la paura del fallimento, nel<br />
chiarire il significato del disturbo di funzione sessuale<br />
per il partner e anche nel rielaborare conflitti<br />
o esperienze traumatiche.» Anche quando il<br />
rapporto di coppia è già «assopito» – è il consiglio<br />
di Michael Prapotnik – una terapia sessuale può<br />
essere molto utile. In una prima fase vengono fatti<br />
sia colloqui individuali che di coppia. «Ogni volta<br />
che è possibile includiamo il partner nella cura»,<br />
dice Prapotnik. Seguono analisi del comportamento<br />
e spiegazioni sul piano e sul processo terapeutico.<br />
Insieme ai pazienti e sulla base dei loro<br />
bisogni si stabiliscono gli obiettivi della cura. Durante<br />
la fase di terapia si curano i disturbi specifici<br />
e si completa il trattamento con esercizi particolari<br />
come il training per l’abilità comunicativa e la riduzione<br />
dello stress, le tecniche per il superamento<br />
della paura dell’erezione e del fallimento. Nella<br />
fase finale si stabilizzano i progressi fatti.<br />
Per lo più le terapie vengono condotte in formula<br />
day-hospital oppure la terapia in ambulatorio fa<br />
seguito a una breve degenza in clinica. Per quanto<br />
riguarda il tempo, bisogna preventivare dalle<br />
25 alle 50 sedute. Spesso già nel corso della cura<br />
i terapeuti sessuali del PDGR si ritrovano davanti<br />
facce felici. «Molti non capiscono più loro stessi,<br />
perché hanno aspettato così a lungo per una<br />
terapia sessuale» nota Michael Prapotnik con un<br />
sorriso.<br />
35
27 luglio 2011<br />
«BABY BLUES»? NIENTE<br />
PANICO<br />
Ogni madre gioisce della nascita del proprio bambino. Ma a volte invece della gioia compare<br />
una tristezza inspiegabile, un profondo dolore interiore. E giorni di pianto al posto di giorni di<br />
gioia. In queste situazioni c’è bisogno di un aiuto specialistico, come quello offerto dal Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
Una depressione cambia i sentimenti, anche quelli nei confronti dei propri figli. Dopo una terapia le mamme ritrovano la<br />
gioia per i propri bambini.<br />
Marianne* (il nome è stato cambiato) è<br />
raggiante quando, dopo sette settimane<br />
di degenza nella sezione «Mamma<br />
e figlio» del reparto Salvorta della clinica Beverin<br />
a Cazis, prepara la sua piccola valigia. È felice di<br />
aver potuto vivere qui con il suo bebè e di aver ricevuto<br />
aiuto psichiatrico. Prima di arrivare a Cazis<br />
aveva pianto per giorni, dopo era irritata, suscettibile,<br />
piagnucolosa, sfinita, insonne, e soprattutto<br />
non riusciva più a essere felice del proprio bebè<br />
– senza un motivo oggettivo.<br />
Cosa è accaduto? Settimane dopo la nascita del<br />
bambino il cosiddetto «baby blues», manifestatosi<br />
con alcuni giorni di pianto, ha generato una vera<br />
e propria depressione puerperale (o post-partum).<br />
«Questo», dice Lyubka Caveziel, caporeparto<br />
nel reparto Salvorta della clinica Beverin, «può<br />
succedere a qualunque donna in salute, spesso<br />
36
soltanto settimane o mesi dopo la nascita. Le cause<br />
possono essere lo sbalzo ormonale, il sovraccarico<br />
fisico o anche semplicemente un’eccessiva<br />
pretesa nei propri confronti nella situazione che si<br />
sta vivendo.» Esiste però anche la possibilità che<br />
siano cause di carattere fisico (per es. ipo- o ipertiroidismo,<br />
anemia, carenza vitaminica) a condurre<br />
a una depressione puerperale o a una psicosi.<br />
DAL «BABY BLUES» ALLA PSICOSI<br />
PUERPERALE<br />
«Un ‹baby blues›, la forma leggera di depressione<br />
puerperale, spesso non viene riconosciuto subito.»<br />
Per questo motivo è importante che la mamma<br />
parli delle proprie sensazioni con il partner,<br />
con la famiglia, il ginecologo o con il medico di<br />
famiglia. Una diagnosi precoce può evitare eventualmente<br />
un ricovero in clinica. Di regola nella<br />
sezione «mamma e bimbo» del reparto Salvorta,<br />
un servizio del PDGR nella sede di Cazis, vengono<br />
curati tanto i casi più gravi quanto la psicosi puerperale,<br />
che è un po’ più rara. Quest’ultima causa<br />
vaneggiamenti e allucinazioni e deve essere curata<br />
in modo intensivo sotto l’aspetto psichiatrico.<br />
In tutte le forme di depressione puerperale le pazienti<br />
vengono stabilizzate da parte medica dapprima<br />
con i farmaci. Rientrano nella cura anche<br />
accertamenti, colloqui singoli e di gruppo, terapie<br />
individuali.<br />
«Sia durante le terapie che su richiesta, prendiamo<br />
in consegna i bambini per qualche ora. In<br />
questo spazio di tempo le mamme possono così<br />
partecipare a colloqui e terapie, possono leggere<br />
o passeggiare, insomma, fare cose che fanno<br />
loro bene», spiega Mirco Streiff, direttore del reparto<br />
Salvorta. Una consulente «Mamma e figlio»<br />
assiste e accompagna le madri, prestando anche<br />
attenzione a che il bebè sia ben accudito.»<br />
BUONI RISULTATI DI GUARIGIONE<br />
«Una depressione puerperale si può curare bene»,<br />
assicura Lyubka Caveziel. Spesso una depressione<br />
si manifesta solo una volta. «Nessuna madre<br />
deve temere di avere una nuova depressione con<br />
il secondo figlio. Inoltre si può agire preventivamente,<br />
cercando aiuto medico già in presenza dei<br />
La dottoressa Lyubka Coviezel, caporeparto, e Mirco Streiff, direttore di<br />
reparto: «Le depressioni puerperali sono ben curabili.»<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Servizio psichatrico dei Grigioni (PDGR) offre cure per le depressioni<br />
post-partum nella clinica Beverin, a Cazis («Mamma e figlio»<br />
reparto Salvorta).<br />
Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch<br />
L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il<br />
ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso<br />
il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia<br />
anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare<br />
dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze.<br />
primi sintomi.» La degenza in clinica per la cura<br />
di una depressione post-partum ha una durata<br />
diversa a seconda della gravità. Alcune mamme<br />
restano soltanto un mese, altre tre, quattro mesi.<br />
Alla degenza in clinica segue un’assistenza in<br />
day-hospital.<br />
«Molte mamme si vergognano di non riuscire<br />
a gioire del proprio bebè e pensano di essere<br />
cattive madri. Ma non è affatto così. Perché una<br />
buona madre può riconoscere che sta male e ha<br />
bisogno di aiuto», dicono Lyubka Caviezel e Mirco<br />
Streiff. È fondamentale che le mamme colpite d<strong>alla</strong><br />
depressione vengano curate molto velocemente,<br />
affinchè il rapporto con il bebè si costruisca nel<br />
modo giusto e che il bimbo non soffra del fardello<br />
di carattere psichico della mamma. Quando le<br />
mamme già durante la terapia ritrovano se stesse,<br />
rifioriscono e provano di nuovo gioia per i loro<br />
bebè noi riceviamo il regalo più bello…»<br />
37
24 agosto 2011<br />
TROPPO STRESS PORTA<br />
A UN BURN-OUT<br />
A una situazione di stress negativo continuo spesso segue un sovraffaticamento cronico,<br />
che può arrivare al burn-out. Ma quest’ultimo si potrebbe evitare facendo più attenzione<br />
alle proprie esigenze. Il PDGR offre aiuto terapeutico – spesso anche con coinvolgimento<br />
della famiglia e del datore di lavoro.<br />
La collega è in malattia. Ha un burn-out, si<br />
racconta in azienda. Alcuni colleghi si fanno<br />
pensierosi, altri lo trovano un po’ irrispettoso,<br />
«ah, adesso si prende una bella pausa». Per<br />
quanto diverse siano le reazioni a un bourn-out,<br />
dal punto di vista medico esso rimane una malattia<br />
che è conseguenza diretta dello stress e<br />
presenta sintomi di esaurimento fisico e psichico<br />
che possono condurre fino <strong>alla</strong> depressione.<br />
«Stigmatizzare i malati in casi del genere è sbagliato.<br />
Si farebbe loro un torto», ritengono Christina<br />
Blumenthal-Sonntag, caporeparto del servizio<br />
ambulatoriale del PDGR, e il suo collega Franco<br />
Arnold, psicologo specializzato in psicoterapia.<br />
«Chiunque può essere colpito da un burn-out, ma<br />
può anche prevenirlo completamente.» Spesso la<br />
conseguenza di uno stress negativo sopportato<br />
per lungo tempo è un sovraffaticamento. Da ciò<br />
deriva uno stato di sfinimento fisico ed emotivo.<br />
Chi in questo momento non tira il freno d’emergenza<br />
corre il rischio <strong>alla</strong> fine di ammalarsi di depressione.<br />
La persona in questione farà fatica a<br />
concentrarsi e a motivarsi, diventerà irritabile, cinica,<br />
si comporterà in modo irrispettoso con gli altri,<br />
dormirà male, soffrirà di disturbi fisici simili al mal<br />
di testa, suderà spesso e <strong>alla</strong> fine si ritirerà d<strong>alla</strong><br />
vita sociale. «In queste fasi non si dovrebbe mai<br />
sollecitare i pazienti con parole come ‹fai uno sfor-<br />
Dietro la parola burn-out, che va tanto di moda oggi, si cela una malattia da stress che va presa sul serio e che si può<br />
curare bene. Importante è prendersi tempo per sé.<br />
38
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
In caso di burn-out e di altre malattie da stress per i primi<br />
accertamenti ci si rivolge al medico di famiglia, ma in caso<br />
di emergenza anche direttamente al PDGR. Quest’ultimo<br />
offre terapie in formula day-hospital (ma nei casi più gravi<br />
è previsto il ricovero).<br />
Grazie <strong>alla</strong> terapia si trova una nuova qualità della vita.<br />
Clinica Waldhaus, tel. 058 225 25 25, clinica Beverin<br />
tel. 058 225 35 35, informazioni su www.pdgr.ch.<br />
Per ulteriori informazioni: Lega grigionese contro la<br />
depressione, www.bbgd.ch<br />
La dottoressa Christina Blumenthal-Sonntag, caporeparto del Servizio ambulatoriale<br />
della clinica Beverin, e Franco Arnold, psicologo specializzato in<br />
psicoterapia, clinica Waldhaus, curano con successo i pazienti con burn-out.<br />
zo›. Commenti sconsiderati di questo tipo gettano<br />
ancora più olio sul fuoco», dice Arnold. Molto più<br />
importante è invece un aiuto di carattere medico.<br />
PRESTARE ATTENZIONE AI SINTOMI<br />
Dietro il burn-out c’è un processo di sviluppo più<br />
lungo – e spesso il desiderio di approvazione e di<br />
stima. Una persona vuole «comprarsi» l’apprezzamento<br />
attraverso un carico esagerato di lavoro.<br />
Questa persona lavora molto, pensa di essere un<br />
dipendente diligente, lavora sempre di più, lavora<br />
letteralmente fino a cadere per terra. «La persona<br />
non ascolta più il proprio corpo e i propri bisogni<br />
psichici, non si prende più tempo per sé, per la<br />
famiglia e per gli amici. L’equilibrio tra lavoro e vita<br />
non esiste più.»<br />
Le malattie da stress come il burn-out causano<br />
in Svizzera, secondo la statistica utilizzata da Blumenthal-Sonntag<br />
e Arnold per quantificare in cifre<br />
le conseguenze monetarie, una spesa di circa 4,2<br />
miliardi di franchi all’anno. Molte di queste malattie<br />
– dicono i due esperti – si potrebbero evitare<br />
se l’elevata pressione psicologica per aumentare<br />
il rendimento sul lavoro venisse meno.<br />
LE TERAPIE DEL PDGR<br />
Al Servizio psichiatrico dei Grigioni sono specializzati<br />
nella cura delle malattie da stress e delle<br />
depressioni, che ormai da tempo non colpiscono<br />
più solo i manager. Una volta fatta la diagnosi, si<br />
elaborano le terapie individuali. Queste poggiano<br />
su quattro colonne: aiuto farmaceutico, movimento,<br />
rilassamento e assistenza di tipo psicologico/<br />
psichiatrico. La persona colpita da burn-out impara<br />
a riconoscere quali sono le cause e la struttura<br />
della personalità che si celano dietro la malattia,<br />
riflette sui propri valori, ne stabilisce di nuovi ed<br />
esamina il suo comportamento. Questo percorso<br />
di conoscenza di se stessi diventa più facile con<br />
l’aiuto di uno specialista.<br />
FAMIGLIA E DATORE DI LAVORO<br />
«Nel nostro lavoro di terapia includiamo spesso –<br />
d’accordo con i pazienti – il partner, la famiglia e<br />
anche il datore di lavoro oppure i superiori. Nella<br />
maggior parte dei casi vediamo che i datori di lavoro<br />
reagiscono in modo comprensivo e cooperativo.<br />
Questa collaborazione è molto utile per il lavoro<br />
di terapia e per un successo a lungo termine.<br />
Le soluzioni per i pazienti born-out le cerchiamo<br />
insieme» dicono i due specialisti. Ma ai fini della<br />
prevenzione è importante trovare un equilibrio tra<br />
lavoro e vita privata. «Si resta in salute quando si<br />
conciliano tra loro i diversi campi: il lavoro e il rendimento,<br />
le attività sociali, il corpo e i sensi così<br />
come la cultura e la vita intellettuale-emozionale.»<br />
39
28 settembre 2011<br />
QUANDO LE CELLULE GRIGIE<br />
PERDONO LE FORZE<br />
Per i malati e i loro familiari l’Alzheimer è collegato <strong>alla</strong> paura e a un peso di carattere<br />
emozionale. Tuttavia si può influire tempestivamente sul proprio destino. Offre assistenza nel<br />
campo il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
Cosa ci fanno le scarpe nella lavatrice e il<br />
giornale nel frigo? All’improvviso capitano<br />
cose strane, inspiegabili. Spesso non si<br />
vuole riconoscere che le cellule grigie stanno lentamente<br />
sospendendo il loro lavoro.<br />
«Ci vuole molto coraggio per essere sinceri con se<br />
stessi, per parlare di queste prime stranezze con<br />
il partner e con i familiari e per cercare un aiuto<br />
medico» dice Florian Kopper, caporeparto nella<br />
clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica a Ilanz, una<br />
sede distaccata del PDGR che ha aperto i battenti<br />
il 5 ottobre 2011. «Ma l’arco di tempo nel quale,<br />
come malati, si può ancora contribuire a organizzare<br />
il proprio futuro, è troppo breve per nascondere<br />
la testa sotto la sabbia.»<br />
RALLENTARE IL PROCESSO<br />
Malati e familiari non hanno niente da perdere<br />
ma molto da guadagnare se tematizzano la «terribile»<br />
parola Alzheimer. «Se <strong>alla</strong> comparsa dei<br />
primi sintomi di demenza fa seguito una consulenza<br />
medica specialistica e vengono utilizzate<br />
terapie mirate si può fare moltissimo», confermano<br />
Florian Kopper e Ursula Giustiniani, direttrice<br />
della clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica a Ilanz.<br />
All’inizio si può intervenire bene sul decorso della<br />
malattia di Alzheimer. Grazie ai farmaci e ai<br />
training poco <strong>alla</strong> volta la capacità della mente<br />
migliora un po’. «Non ci si può aspettare miracoli.<br />
Però nella vita di tutti i giorni anche i piccoli miglioramenti<br />
si notano. Il paziente trova più facilmente<br />
la porta del bagno o sa dove tiene il pane. Diven-<br />
40
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica a Ilanz<br />
(5 posti) e a Coira (6 posti) – sono possibili giornate<br />
di prova, tel. 081 925 38 50, www.pdgr.ch.<br />
ULTERIORI INFORMAZIONI<br />
Pro Senectute: www.gr.pro-senectute.ch;<br />
Telefono Alzheimer Grigioni: tel. 081 253 91 40,<br />
www.alz.ch/gr<br />
Il dottor Florian Kopper e Ursula Giustiniani lavorano ogni giorno con i pazienti che<br />
soffrono di Alzheimer nella clinica diurna di psichiatria geriatrica del PDGR a Ilanz.<br />
ta più autonomo e soddisfatto. Anche i malintesi<br />
e le discussioni con i familiari diminuiscono. Tutto<br />
questo migliora notevolmente la qualità della vita<br />
dei malati e dei familiari.»<br />
FARMACI E TRAINING NELLA CLINICA<br />
DIURNA<br />
La combinazione di farmaci e training nella clinica<br />
diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica del PDGR a Ilanz e<br />
a Coira consente ai pazienti malati di Alzheimer<br />
di vivere meglio nel loro quotidiano. «Durante i<br />
programmi individuali di sostegno i pazienti imparano<br />
a riattivare le competenze che si presumono<br />
perse. Questo aumenta la loro fiducia in se<br />
stessi. I familiari coinvolti in questi processi vengono<br />
sgravati dal lavoro di assistenza e ritrovano<br />
un rapporto più disteso con i pazienti», osservano<br />
Ursula Giustiniani e Florian Kopper. Le cure di psichiatria<br />
geriatrica nelle cliniche diurne consentono<br />
inoltre ai pazienti di restare più a lungo nel proprio<br />
ambiente. Il programma di esercizi e training<br />
nelle cliniche diurne è ampiamente diversificato e<br />
concordato individualmente. Si spazia dagli esercizi<br />
di memoria ai giochi, dai balli al giardinaggio.<br />
La cosa importante è la regolarità, perché i malati<br />
di Alzheimer hanno bisogno di una cornice abitudinaria,<br />
di una chiara organizzazione della giornata,<br />
di strutture e anche di rituali. Tutto questo dà<br />
loro sicurezza e qualità della vita» ricordano Giustiniani<br />
e Kopper. «Quando vediamo che i nostri<br />
pazienti diventano sempre più equilibrati e sono<br />
contenti delle visite in clinica per noi è un momento<br />
di felicità.»<br />
Con l’avanzare dell’età cresce anche il pericolo di<br />
ammalarsi di Alzheimer; si può verificare anche<br />
il ripetersi della malattia all’interno di certe famiglie,<br />
ma questa è piuttosto l’eccezione. La ricerca<br />
in questo campo avanza a pieno ritmo. Grosse<br />
speranze poggiano sullo sviluppo di una vaccinazione<br />
a scopo preventivo.<br />
41
26 ottobre 2011<br />
PER NON AVERE PIÙ<br />
PAURA<br />
Ci sono in calendario un colloquio, una festa di compleanno o una conferenza da<br />
tenere. Cose normalissime, che ai più non danno da pensare. Ma per le persone<br />
che soffrono di fobia sociale gli impegni di questo tipo sono un vero tormento.<br />
Aiuto e assistenza si trovano al PDGR.<br />
Sono più di quante si pensi le persone che<br />
nelle situazioni citate sopra si sentono insicure<br />
e fortemente inibite. Hanno una grossa<br />
paura di fallire, di fare brutta figura o di essere<br />
sminuite. In questo caso le mani cominciano rapidamente<br />
a sudare, la mente si trasforma in una<br />
scatola nera, le parole restano bloccate in gola e<br />
si diffonde il panico.<br />
«Chi lo ha già sperimentato una volta e lo risperimenta<br />
costantemente farà di tutto per evitare<br />
situazioni incresciose di questo tipo», dicono Gianetta<br />
Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico<br />
ambulatoriale, e Marc Urben, psicologo del reparto<br />
di Psicoterapia. Entrambi lavorano presso il<br />
Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica<br />
Waldhaus a Coira.<br />
Tuttavia spesso una cosa si tira dietro l’altra. La<br />
paura di non riuscire a fare qualcosa o di rendersi<br />
ridicoli conduce spesso in un vicolo cieco. Mentre<br />
i colleghi e le colleghe ricevono i lavori migliori, chi<br />
soffre di questo disturbo resta al palo, perché la<br />
paura gli impedisce di adempiere i compiti che<br />
sarebbero destinati a lui. Anche la vita familiare<br />
e i rapporti di amicizia sono spesso danneggiati<br />
dalle paure di questo tipo, raggruppabili sotto la<br />
definizione di «fobia sociale». «Noi possiamo aiutare<br />
queste persone con terapie efficaci. Ma il problema<br />
è che gli interessati, proprio a causa delle<br />
Quando le paure dominano la vita sociale la voglia di vivere scompare. Le terapie aiutano a combattere le paure.<br />
42
loro paure, spesso non vengono da noi», dicono<br />
Gianetta Schäfer e Marc Urben. «Auguriamo a chi<br />
soffre di fobia sociale il coraggio di fare un primo<br />
passo e di prendere appuntamento dallo psicoterapeuta<br />
per un primo colloquio.»<br />
CLASSIFICARE E CAPIRE LE PAURE<br />
Poiché una fobia sociale domina tutti gli ambiti<br />
della vita, anche la sofferenza è molto grande.<br />
Per questo i malati si ritirano dal mondo, si isolano<br />
e restano sempre più soli. Da questo, d’altra<br />
parte, possono nascere depressioni o problemi<br />
di alcol. «Noi spieghiamo ai nostri pazienti come<br />
con la psicoterapia possono superare le loro paure<br />
e ritornare a una vita degna di essere vissuta.»<br />
Schäfer e Urben sanno bene che i malati spesso<br />
valutano in modo errato la propria condizione.<br />
«Durante le terapie prendiamo in esame proprio<br />
questo aspetto. Da noi i pazienti imparano a classificare<br />
le loro paure in modo diverso e a capire<br />
soprattutto come si creano.»<br />
RITROVARE LA VOGLIA DI VIVERE<br />
ANZICHÉ SOFFRIRE<br />
Una parte delle terapie è costituita da esercizi<br />
pratici. Dopo aver fatto un elenco delle situazioni<br />
Augurano ai malati il coraggio di affrontare le loro paure: la dottoressa<br />
Gianetta Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico ambulatoriale,<br />
e Marc Urben, psicologo del reparto di Psicoterapia della clinica<br />
Waldhaus a Coira.<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Una fobia sociale può essere curata bene. Chi ne soffre e cerca<br />
aiuto dopo se la cava molto meglio sia nell’ambiente professionale<br />
che in quello privato e la sua qualità della vita migliora notevolmente.<br />
Informazioni e appuntamenti: Servizio psichiatrico<br />
ambulatoriale del PDGR, tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />
difficili, i pazienti si esercitano ad affrontarle insieme<br />
ai terapeuti. A seconda del tipo di paura che<br />
hanno, imparano a rivolgere la parola ad altre<br />
persone per strada o a domandare l’ora a qualcuno<br />
<strong>alla</strong> fermata dell’autobus. «Così il malato<br />
fa l’esperienza che i suoi timori non si avverano<br />
affatto. Da questo deriva sicurezza e l’autostima<br />
cresce.»<br />
Le cause di una fobia sociale sono varie. Esse<br />
possono risalire a una predisposizione genetica<br />
o a esperienze negative della giovinezza. Da<br />
queste possono svilupparsi forme di forte insicurezza<br />
che non si riesce a superare senza un aiuto<br />
dall’esterno. Tuttavia non è mai troppo tardi per<br />
fare qualcosa per sè e per imparare, con l’aiuto<br />
di un terapeuta, come comportarsi con le proprie<br />
paure e come superarle. Chi non vuole più «fare<br />
solo un passaggio di nascosto nella vita» e riconquistare<br />
la voglia di vivere deve fare il primo passo<br />
e fissare un colloquio con uno specialista.<br />
43
23 novembre 2011<br />
UNA COPPIA DI SUCCESSO:<br />
FITOTERAPIA E PSICHIATRIA<br />
Yoga, massaggi, fitoterapia: la medicina complementare si è affermata con successo nelle<br />
cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Pienamente orientata <strong>alla</strong> medicina<br />
olistica è anche la clinica privata MENTALVA Resort & SPA, che inizia la sua attività a Cazis<br />
nel dicembre 2011.<br />
Ora la medicina naturale trova un impiego maggiore nelle cliniche Beverin e Waldhaus.<br />
Fitoterapia e psichiatria? Yoga, massaggi e<br />
vitamine, minerali e altre sostanze nutritive<br />
bilanciate (medicina ortomolecolare) nella<br />
psichiatria? Sono combinabili? Funzionano? «Molto<br />
bene», ritengono la dottoressa Suzanne von<br />
Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore<br />
del servizio sanitario del PDGR. I pazienti in cura<br />
psichiatrica – raccontano i due – riferiscono degli<br />
effetti benefici delle terapie olistiche. E l’efficacia<br />
è dimostrata, è persino misurabile. Il concetto di<br />
terapia olistica si è affermato pienamente.<br />
LE PIANTE AGISCONO<br />
La dirigenza si è decisa già nel 2007 per l’ampliamento<br />
del progetto di medicina complementare. I<br />
quadri medici e una parte del personale sanitario<br />
delle due cliniche hanno seguito una formazione<br />
completa in fitoterapia, in medicina ortomolecolare<br />
e in altre forme di terapie complementari, come<br />
le tinture Ceres. «In molti casi è possibile sostituire<br />
gli psicofarmaci con la fitoterapia od offrirla come<br />
integrazione per lenire i sintomi e gli effetti colla-<br />
44
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il PDGR prosegue ora con costanza sulla strada<br />
della medicina complementare, che viene<br />
applicata oggi in tutti gli ambiti di cura. Ancora più<br />
ampia è l’offerta di medicina olistica nella nuova<br />
clinica privata MENTALVA Resort & Spa (16 camere<br />
singole).<br />
Informazioni: tel. 058 225 33 50, www.pdgr.ch /<br />
www.mentalva.ch<br />
Del tutto convinti dell’utilizzo della medicina complementare come terapia integrativa:<br />
la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore del<br />
servizio sanitario.<br />
terali dei farmaci. Il potere curativo delle piante<br />
non si dimostra utile soltanto per i disturbi del<br />
sonno. Anche con le depressioni, con i disturbi<br />
della paura, con il burn-out, con i sintomi di disintossicazione<br />
nelle persone con dipendenze e<br />
nel caso di stitichezza e dolore la fitomedicina ha<br />
dato buoni risultati in combinazione con altre offerte<br />
integrative come l’ergoterapia, la terapia del<br />
movimento, della musica, del disegno e la terapia<br />
di rilassamento. L’attenzione è rivolta sempre<br />
di più <strong>alla</strong> mancanza di determinate sostanze<br />
nutritive come vitamine, minerali, microelementi,<br />
amminoacidi o acidi grassi. Se queste mancano<br />
si possono generare malattie. Con gli integratori<br />
alimentari (Ceres) la dottoressa Suzanne von Blumenthal<br />
ha fatto buone esperienze.<br />
«Naturalmente discutiamo di tutte le terapie che<br />
rientrano nella medicina complementare con<br />
i nostri pazienti, poiché sono loro a decidere<br />
se vogliono essere curati con queste. Per noi è<br />
importante il loro feedback. Come agiscono le<br />
gocce delle piante? E le erbe? Cosa provocano<br />
gli impacchi, lo yoga, i massaggi?» Il personale<br />
sanitario specializzato misura l’azione terapeutica<br />
sulla base di un questionario che soppesa<br />
il «carico sintomatologico», annota le esperienze<br />
dei pazienti e le analizza. Ma è chiaro già ora che<br />
«nei nostri pazienti i sintomi della malattia sono<br />
migliorati con le terapie di medicina complementare»,<br />
conferma Eduard Felber.<br />
Al momento non è ancora concluso uno studio sui<br />
risultati dei microelementi (medicina ortomolecolare)<br />
condotto da una persona esterna in stretta<br />
collaborazione con il PDGR. «Siamo curiosi anche<br />
di questo», dicono von Blumenthal e Felber.<br />
MEDICINA NATURALISTA NELLA CLINICA<br />
PRIVATA MENTALVA<br />
Entrambi, così come i loro collaboratori, appoggiano<br />
pienamente la fitoterapia e l’offerta ampliata<br />
di terapie della medicina complementare. «Siamo<br />
del tutto convinti della strada imboccata. Perciò<br />
ora, con l’apertura della clinica privata MENTALVA<br />
Resort & Spa all’interno dell’area della clinica Beverin<br />
a Cazis, facciamo un ulteriore, grande passo<br />
in questa direzione.» Da metà dicembre i pazienti<br />
privati che necessitano di cure psichiatriche ricevono<br />
un ampio spettro di offerte aggiuntive che<br />
rientrano nella medicina classica. Tra queste ci<br />
sono l’energetica psicosomatica, la medicina tradi<br />
zionale cinese compresa la concezione nutrizionale,<br />
le offerte Spa e le cure idroterapiche di<br />
Kneipp, la medicina naturale a base di erbe (le<br />
erbe vengono coltivate proprio nel giardino nella<br />
clinica e servono anche come materiale didattico<br />
visivo). Oltre a ciò come novità dovrebbe essere<br />
offerta la pet therapy con l’ausilio di cani e cavalli.<br />
Tutte queste offerte particolari della MENTALVA<br />
sono sì per i pazienti privati, «ma in fondo ne traggono<br />
vantaggio tutti i pazienti che sono in cura<br />
nelle nostre cliniche psichiatriche.»<br />
45
4 gennaio 2012<br />
IMPARARE COME<br />
COMPORTARSI CON I<br />
PENSIERI OSSESSIVI<br />
Paul si lava continuamente le mani, perché pensa che altrimenti si ammala. Petra allinea con<br />
precisione gli oggetti sul tavolo per l’ennesima volta al giorno. Entrambi non possono fare<br />
diversamente. È il loro cervello che glielo «ordina». Paul e Petra soffrono di disturbi ossessivicompulsivi.<br />
In questo possono essere loro d’aiuto i medici specialisti del PDGR.<br />
È<br />
una disperazione… ma le persone come<br />
Paul e Petra non possono sfuggire ai loro<br />
pensieri ossessivi e ai loro comportamenti<br />
compulsivi. Nonostante il loro cervello sappia che<br />
i rituali compulsivi, come lavarsi le mani e rimettere<br />
continuamente a posto gli oggetti in modo<br />
simmetrico, sono completamente inutili, loro devono<br />
compierli per evitare che succeda qualcosa<br />
di grave. Altri devono controllare continuamente<br />
le piastre del fornello, ripetere frasi a voce alta,<br />
contare o toccare determinate cose. Nonostante<br />
l’incessante lotta con se stesse queste persone<br />
non riescono a tenere testa ai loro impulsi interiori.<br />
Chi è affetto da questo disturbo soffre molto.<br />
Di disturbo ossessivo soffriva anche Marianne* (il<br />
nome è stato cambiato), una paziente che si è fatta<br />
curare presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />
(PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira. Marianne<br />
aveva l’impulso interiore a pensare a delle cose<br />
precise affinchè non accadesse nulla di grave a<br />
suo marito. Altre persone hanno paura di trovarsi<br />
in una situazione imbarazzante, sentono l’obbligo<br />
di ferirsi con il coltello, di dover saltare da un<br />
ponte o temono di avvelenare il proprio marito. Le<br />
persone che soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi<br />
di questo tipo hanno una malattia psichica.<br />
GLI AIUTI CI SONO<br />
Pensieri ossessivi e azioni compulsive sono una tortura per i malati.<br />
Con le terapie si ritrova la gioia di vivere.<br />
«Con le terapie del linguaggio e del comportamento<br />
riusciamo a stabilizzare le persone con<br />
disturbi ossessivi-compulsivi fino a fargli riconquistare<br />
una buona autostima e permettergli di<br />
condurre una vita autodeterminata», confermano<br />
46
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre<br />
un aiuto specialistico per tutti i tipi di malattie<br />
psichiche e psichiatriche. Attraverso terapie mirate i<br />
medici specializzati aiutano proprio le persone che<br />
soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi ad avere<br />
una vita più felice.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />
Tatiana Fehr e Karoline Julien vorrebbero incoraggiare le persone con disturbi<br />
ossessivi-compulsivi a cercare un aiuto medico-specialistico.<br />
Tatiana Fehr, medico specializzato in <strong>Psichiatria</strong> e<br />
in servizio presso il PDGR, e Karoline Julien, direttrice<br />
del reparto di Psicoterapia. Gli specialisti del<br />
PDGR spiegano ai malati anche le strategie per il<br />
superamento dei disturbi e come affrontare questi<br />
ultimi nella vita di tutti i giorni. «Anche se una<br />
guarigione completa non è sempre possibile, tuttavia<br />
dopo una terapia i pazienti non soffrono più<br />
in modo così marcato della loro malattia. Hanno<br />
infatti imparato a vivere con determinati impulsi e<br />
a trattarli nel modo giusto.»<br />
COME SI ARRIVA AI DISTURBI<br />
OSSESSIVI-COMPULSIVI?<br />
le loro forme hanno conseguenze molto pesanti<br />
sui malati, sulle loro famiglie e sull’ambiente. Per i<br />
malati le azioni compulsive sono spesso collegate<br />
a grosse paure e a un forte senso del pudore,<br />
a volte anche con conseguenze di tipo depressivo.<br />
Ma molti sia per paura che per vergogna non<br />
vanno dal medico. «Sappiamo che questo passo<br />
richiede molto coraggio», dice Karoline Julien.<br />
«Ma noi possiamo dare un vero aiuto solo se chi<br />
è affetto da disturbi viene da noi.» Nei casi gravi è<br />
utile mettere in campo una terapia con ricovero in<br />
clinica. «Noi accompagniamo i nostri pazienti anche<br />
nell’apportare i cambiamenti nella vita di tutti<br />
i giorni, per condurre di nuovo un’esistenza felice.»<br />
Spesso le basi di un disturbo ossessivo-compulsivo<br />
si pongono nell’infanzia o nella giovinezza, dice<br />
Tatiana Fehr. Le cause possono essere le grosse<br />
pretese di rendimento dei genitori, che sovraffaticano<br />
il bambino, dei genitori severi o un freddo<br />
ambiente emotivo. «Esperienze simili rendono<br />
le persone più vulnerabili. E così in condizioni di<br />
stress aggiuntivo e di conflitti si possono sviluppare<br />
nei giovani adulti disturbi ossessivi-compulsivi»,<br />
dice Tatiana Fehr. «Sulla base degli studi condotti<br />
oggi si suppone che si arrivi ai pensieri ossessivi<br />
e alle azioni compulsive quando la trasmissione<br />
di segnali tra il «centro del pensiero» e il «centro<br />
delle sensazioni» è disturbata.»<br />
I pensieri ossessivi e le azioni compulsive in tutte<br />
47
25 gennaio 2012<br />
TROVARE UN BUON<br />
EQUILIBRIO ED EVITARE IL<br />
BURN-OUT<br />
Non si deve arrivare al burn-out. Esiste una serie di strategie utili da applicare nella vita di ogni<br />
giorno per scongiurare questo pericolo. Ma se la sindrome di burn-out si è già manifestata<br />
ci si può rivolgere agli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), che aiutano a<br />
ritrovare l’equilibrio.<br />
Uno studio pubblicato nel 2010 d<strong>alla</strong> Segreteria<br />
di stato per l’economia sul tema<br />
dello stress mostra un dato <strong>alla</strong>rmante: il<br />
75% dei lavoratori si sente stressato al proprio posto<br />
di lavoro. Secondo quanto è stato dimostrato,<br />
sono in primo luogo le numerose interruzioni del<br />
processo lavorativo, i ritmi elevati e la pressione<br />
dovuta alle scadenze a generare sovraccarico e<br />
stress. Dallo stress si sviluppano a loro volta molteplici<br />
problemi di salute con conseguenze economiche<br />
dell’ordine di miliardi di euro. Il burn-out<br />
è una reazione a una situazione di stress cronico.<br />
«Il burn-out», spiega Franco Arnold, psicologo del<br />
PDGR specializzato in Psicoterapia e Psicologia<br />
della riabilitazione, «è una sindrome da esaurimento.<br />
Molti non prestano attenzione ai sintomi<br />
dell’esaurimento emotivo, fisico e mentale. Sarebbe<br />
invece proprio questa la cosa importante da<br />
fare per non finire in burn-out.»<br />
COSA FARE?<br />
Arnold consiglia a chi è tormentato dallo stress<br />
di porsi delle domande: mi sento carico e sovraccarico?<br />
Perché faccio così tante ore in più? Sono<br />
poco organizzato? Ho paura di fallire? Per il lavoro<br />
Trovare l’equilibrio interiore per evitare il rischio di burn-out.<br />
48
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni è specializzato nella cura<br />
delle malattie da stress. Di regola per i primi accertamenti<br />
ci si rivolge al medico di famiglia, solo in casi di emergenza<br />
direttamente al PDGR. Il PDGR effettua le terapie in day-hospital<br />
(solo in casi gravi è previsto il ricovero). In questo modo si trova<br />
una nuova qualità della vita.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />
Il dottor Franco Arnold, psicologo specializzato in Psicoterapia e Psicologia della<br />
riabilitazione, ha una lunga esperienza con i pazienti con la sindrome di burn-out.<br />
trascuro gli altri miei bisogni personali? Mi prendo<br />
sufficienti pause per il riposo? Reagisco spesso<br />
in modo irritato? Mi porto il lavoro a casa? Sono<br />
reperibile a tutte le ore? So dire di no? Questo processo<br />
di riconoscimento della situazione porta<br />
con sè anche domande sul benessere fisico e psichico:<br />
riesco a rilassarmi? Mi sento sfinito? Dormo<br />
a sufficienza? Faccio movimento? Sono felice?<br />
«Chi impara a prestare attenzione a se stesso, alle<br />
proprie sensazioni e ai propri bisogni trova di nuovo<br />
l’equilibrio tra stress e non stress, tra carico di<br />
lavoro e benessere», dice Franco Arnold <strong>alla</strong> luce<br />
della sua lunga esperienza. A questo fine è molto<br />
utile: camminare ogni giorno a passo svelto nella<br />
natura per una mezz’ora; guardare di frequente<br />
in lontananza, mangiare in modo vario, dormire a<br />
sufficienza, limitare o evitare completamente alcol,<br />
sigarette e medicinali (d’accordo con il medico).<br />
Anche una diversa gestione del tempo aiuta a<br />
ritagliarsi nuovi momenti liberi e porta a una riduzione<br />
dello stress. «Oltre a questo, è molto importante<br />
analizzare criticamente il proprio modo<br />
di vedere e di ragionare. Per esempio chiedersi:<br />
mi sento bene soltanto quando gli altri mi elogiano?»<br />
Dogmi di dubbia validità come il classico<br />
«chi commette errori dimostra di essere incapace»<br />
accrescono poi, dice Arnold, molti problemi. «Chi<br />
impara a mettere in discussione i propri dogmi<br />
e a riformularli in modo diverso ridimensiona le<br />
situazioni di stress.» La nuova formulazione del<br />
dogma potrebbe suonare all’incirca così: «Anche<br />
se rendo meno di altri e commetto degli errori<br />
sono comunque una gran persona».<br />
L’OFFERTA DI TERAPIE<br />
Il PDGR offre terapie per curare il burn-out sia nella<br />
clinica Waldhaus a Coira che nella clinica Beverin<br />
a Cazis. «Noi lavoriamo secondo il principio<br />
delle «quattro E» 1 : riconoscimento del proprio bisogno<br />
di cura, alleggerimento (ridurre e arrestare<br />
lo stress), riposo (rilassarsi, muoversi), ritorno <strong>alla</strong><br />
lucidità (limitare il perfezionismo e l’idealismo). Per<br />
le persone colpite da burn-out, dice Arnold, non è<br />
sempre molto facile ammettere di aver superato<br />
il limite. «Per questo motivo conduciamo insieme<br />
un’analisi del posto di lavoro e parliamo anche<br />
con i superiori delle possibilità di miglioramento<br />
di quest’ultimo. Ciò porta risultati sorprendentemente<br />
positivi. Inoltre, ogni volta che è possibile,<br />
includiamo in questo processo anche la famiglia<br />
della persona malata. Insieme ai pazienti mettiamo<br />
a punto le terapie individuali appropriate,<br />
come per esempio una terapia del comportamento<br />
o una del movimento. In appoggio offriamo<br />
anche fitoterapia ed ergoterapia. I sintomi del<br />
burn-out sono curabili», afferma Arnold. «Chi ne<br />
è colpito trova, con la terapia, una nuova qualità<br />
della vita.»<br />
1 NOTA DEL TRADUTTORE: i quattro sostantivi che seguono<br />
in tedesco cominciano tutti con la «E», da qui la definizione<br />
di «quattro E».<br />
49
22 febbraio 2012<br />
DEMENZA: FARE UNO<br />
SCHERZO ALLA PERDITA DI<br />
MEMORIA<br />
Diventiamo sempre più anziani e di conseguenza cresce il rischio di ammalarsi di demenza.<br />
Nessuno vuole che gli accada. Gli specialisti della clinica psichiatrica Waldhaus a Coira<br />
raccomandano di tenere in allenamento il proprio cervello, di mantenersi attivi, di fare<br />
movimento e mangiare in modo sano per contrastare la perdita di memoria.<br />
Allora esiste sul serio una prevenzione della<br />
demenza? «Sì», dice Christian Koch, vicecapo<br />
medico di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica e<br />
direttore della Clinica della memoria del PDGR<br />
(Servizio psichiatrico dei Grigioni). Come è stato<br />
dimostrato, diversi fattori avrebbero un’influenza<br />
sul fatto di ammalarsi, prima o poi, di demenza.<br />
Christian Koch parla della buona salute fisica e<br />
mentale dell’essere umano. Anche se certi fattori<br />
di rischio della demenza, come forse quelli<br />
ereditari, potrebbero non esserne influenzati, un<br />
cervello sano riduce il rischio di malattia e può rinviare<br />
la comparsa della stessa.<br />
RALLENTARE IL PROCESSO<br />
Sotto Per mantenere efficiente la memoria: tenere in<br />
esercizio la salute fisica e mentale, mangiare in modo<br />
sano, essere creativi e coltivare le relazioni sociali.<br />
Buone notizie dunque in un’epoca in cui gli esseri<br />
umani diventano sempre più vecchi e perciò aumenta<br />
il rischio di ammalarsi di una forma di demenza.<br />
I primi sintomi di demenza si riscontrano<br />
in persone di età compresa tra i 60 e i 65 anni. È<br />
perciò tanto più importante intervenire per tempo<br />
e prevenire. In questo modo si può fare uno scherzo<br />
<strong>alla</strong> perdita di memoria. Ma cos’è di concreto<br />
aiuto contro l’insorgere della demenza? Christian<br />
Koch elenca i più importanti mezzi di prevenzione:<br />
1. Tenere in esercizio la mente attraverso giochi<br />
come gli scacchi, i memory, il gioco di carte o<br />
un training della memoria mirato («jogging cerebrale»),<br />
ma anche attraverso i cruciverba e<br />
la lettura di libri e giornali. Imparare qualcosa<br />
di nuovo come per esempio le lingue, l’uso del<br />
computer o a navigare in internet. «I training<br />
della memoria di questo tipo hanno un effetto<br />
50
di protezione nello stadio che precede la manifestazione<br />
della demenza, perché possono<br />
ritardare l’inizio e anche il decorso della stessa»<br />
dice Koch.<br />
2. Rimanere in movimento. È adatto tutto quello<br />
che implica anche divertimento: correre, fare<br />
camminate in montagna, fare ginnastica, allenamento,<br />
andare in bicicletta, salire le scale.<br />
Anche tai chi e karate, così come il ballo, sono<br />
molto indicati per le persone anziane per tenere<br />
in allenamento mobilità e coordinazione.<br />
3. Essere creativi: Koch consiglia anche di coltivare<br />
la propria creatività attraverso il canto, la<br />
musica, la danza, il disegno, il gioco o la cucina.<br />
In questo modo vengono toccati tutti i sensi.<br />
4. Coltivare le relazioni sociali: chi si incontra regolarmente<br />
con gli altri rimane integrato. Inoltre,<br />
ci si confronta con le altre persone e con<br />
i loro desideri laddove se ne trae vantaggio<br />
anche in prima persona.<br />
5. Mangiare in modo sano: «Molto importante è<br />
un’alimentazione sana ed equilibrata» ritiene<br />
Christian Koch. Frutta, verdura, insalate, latticini<br />
e prodotti integrali, pesce, carne. L’ideale è<br />
la dieta mediterranea.<br />
Se la forma di demenza è già in uno stadio avanzato<br />
gli specialisti prescriveranno anche terapie<br />
individuali a base di medicinali.<br />
Sopra Christian Koch, vicecapo medico di <strong>Psichiatria</strong><br />
geriatrica e direttore della Clinica della memoria: «Ci<br />
sono misure efficaci per contrastare la demenza.»<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Nella clinica della memoria, la clinica diurna di<br />
<strong>Psichiatria</strong> geriatrica del PDGR, chi soffre di forme<br />
di demenza allo stadio iniziale e intermedio ha la<br />
possibilità di partecipare, in giornate singole, a<br />
programmi terapeutici d’accompagnamento. La<br />
clinica diurna di <strong>Psichiatria</strong> geriatrica è aperta dal<br />
lunedì al sabato. Si va dai sei fino agli otto posti.<br />
Gli stessi programmi terapeutici vengono offerti<br />
d<strong>alla</strong> clinica diurna geriatrica a Ilanz. Il PDGR offre<br />
accertamenti e diagnosi di forme di demenza anche<br />
a St. Moritz.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />
Diagnosi precoce<br />
Per l’accertamento della demenza Christian Koch<br />
consiglia una diagnosi precoce che permetta di<br />
avviare per tempo le misure opportune. L’Alzheimer<br />
è la forma più frequente di demenza; tra le<br />
altre ci sono anche le demenze vascolari. Inoltre,<br />
malattie neurologiche come il morbo di Parkinson<br />
o un disturbo della funzione tiroidea possono<br />
portare a una sintomatologia di tipo demente. «La<br />
conoscenza delle forme di demenza è cresciuta»,<br />
dice Koch. Spesso si nota d<strong>alla</strong> reazione dei familiari<br />
che non tutto va come dovrebbe. Ma anche<br />
gli stessi malati notano i primi segnali (dimenticanza,<br />
disturbi dell’orientamento, difficoltà a fare<br />
programmi e così via). «Al più tardi subito dopo si<br />
dovrebbe andare dal medico» raccomanda Koch.<br />
In questo modo si può agire per tempo e prendere<br />
insieme decisioni importanti. Cosa succede<br />
davvero quando ci si ammala di demenza? Nel<br />
caso del morbo di Alzheimer per esempio, che è<br />
la forma di demenza più frequente, muoiono delle<br />
cellule cerebrali. Allo stesso tempo non vengono<br />
più prodotte le sostanze chimiche proprie del<br />
corpo che normalmente garantiscono lo scambio<br />
tra le cellule cerebrali, con il risultato che chi è colpito<br />
da demenza dimentica molto. È utile allora<br />
rallentare il processo.<br />
51
21 marzo 2012<br />
LA FITOTERAPIA È EFFICACE<br />
IN PSICHIATRIA<br />
La fitoterapia acquista un’importanza sempre maggiore nelle cliniche del Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR). Spesso la fitoterapia si rivela un’integrazione efficace delle terapie della<br />
medicina classica e i pazienti rispondono bene al suo impiego.<br />
I farmaci vegetali aiutano il processo curativo.<br />
Il profumo di agrumi, di fiori d’arancia, di rose,<br />
di lavanda e anche di camomilla o timo fa<br />
spuntare come per magia un sorriso radioso<br />
sul viso dei pazienti del PDGR. Le foglie, le scorze,<br />
i fiori e le radici delle piante manifestano il loro<br />
effetto in diversi modi: gli agrumi e le foglie di rosa<br />
sono un eccellente antidepressivo; i fiori d’arancia<br />
usati come infuso di tè rilassano e alleviano<br />
la sindrome da sfinimento, la salvia è di aiuto in<br />
caso di infiammazioni, la camomilla e il finocchio<br />
sono indicati per i problemi di stomaco e intestino.<br />
La lista potrebbe andare avanti quasi all’infinito. Il<br />
personale di cura specializzato e i quadri medici<br />
del PDGR hanno acquisito approfondite conoscenze<br />
di medicina complementare e fitoterapia<br />
attraverso corsi di formazione interni. Conoscono<br />
decine di piante, la loro azione terapeutica e gli<br />
ambiti in cui possono essere impiegate in psichia-<br />
52
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
All’interno della psicoterapia il PDGR dà un ampio spazio<br />
d’impiego <strong>alla</strong> fitoterapia– anche nella clinica privata Mentalva<br />
aperta da poco a Cazis. Poiché nella fitoterapia sono necessarie<br />
molte conoscenze specialistiche, i collaboratori del PDGR si<br />
aggiornano e si perfezionano continuamente attraverso corsi<br />
interni e supervisioni. La fitoterapia è molto adatta per malattie<br />
psichiatriche leggere ma è anche oltremodo utile come<br />
integrazione dei trattamenti della medicina tradizionale.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />
Karoline Julien, direttrice del reparto PTS, cura efficacemente<br />
i pazienti con le piante officinali.<br />
tria, come per esempio per le depressioni, per le<br />
paure, i disturbi del sonno e i fenomeni concomitanti<br />
come dolori e infiammazioni.<br />
Fitoterapia e medicina<br />
«Nelle forme di malattia più leggera la fitoterapia<br />
aiuta i nostri pazienti persino più delle altre terapie»,<br />
dice con convinzione Karoline Julien, direttrice<br />
del reparto di Psicoterapia (PTS). «Noi utilizziamo<br />
la fitoterapia in psichiatria e nelle psicoterapie,<br />
spesso come efficace integrazione alle cure della<br />
medicina classica.»<br />
I pazienti delle cliniche psichiatriche del PDGR<br />
sanno apprezzare questa forma di terapia. «Discutiamo<br />
insieme della malattia, della causa e<br />
dei tipi di cura. Da ciò vediamo quale rimedio è di<br />
maggior aiuto per i pazienti. Poiché la fitoterapia<br />
qualche volta non mostra subito effetto il paziente<br />
deve essere disposto a mettere in preventivo un<br />
tempo più lungo» dice Karoline Julien.<br />
Un esempio: se un paziente soffre di disturbi della<br />
paura può dover aspettare un paio di giorni prima<br />
che i preparati vegetali facciano effetto. Karoline<br />
Julien ha fatto ottime esperienze con il fiteuma,<br />
impiegato con i pazienti che, oltre ai disturbi psichici,<br />
accusavano anche disturbi reumatici. «Ma il<br />
fiteuma fa effetto solo dopo tre settimane di trattamento.<br />
È importante saperlo per poter dare al<br />
processo di guarigione il tempo sufficiente», dice<br />
la specialista.<br />
Assumere le dosi giuste<br />
Ma non è il caso di prendere troppo a lungo gli<br />
stessi preparati vegetali. Bisogna prestare attenzione<br />
alle dosi, perché nemmeno le piante sono<br />
innocue e prive di effetti collaterali. Per esempio,<br />
una dose troppo massiccia di iperico può portare,<br />
tra le altre cose, <strong>alla</strong> fotosensibilità. Per questo<br />
è irrinunciabile concordare la fitoterapia con<br />
i medici e con il personale di cura specializzato. I<br />
nostri avi non potevano comodamente andare in<br />
farmacia e comprarsi una pasticca contro il mal di<br />
testa o un sonnifero. Perciò da sempre gli uomini<br />
hanno curato le malattie con le piante più diverse.<br />
Oggi i loro effetti e il loro uso sono stati studiati<br />
in modo molto più approfondito. Karoline Julien:<br />
«Tuttavia per ottenere risultati soddisfacenti bisogna<br />
conoscere bene come agiscono le piante.»<br />
La fitoterapia viene utilizzata nelle forme più variegate:<br />
estratti di piante, oli, tinture, gocce, pillole,<br />
capsule, polvere, pomate o gelatina messa in acqua<br />
o in alcol, impacchi, bagnoschiuma, tè, parti<br />
di piante secche o fresche. «Un bagno, un tè o un<br />
impacco fanno sempre bene anche all’anima»,<br />
nota Karoline Julien. Inoltre, la specialista constata<br />
sempre come durante l’utilizzo della fitoterapia<br />
migliori la qualità del rapporto tra pazienti, medici<br />
e personale curante e cresca la fiducia. «Soprattutto<br />
trovo positivo che oggi la fitoterapia conquisti<br />
un grosso spazio nella psichiatria.»<br />
53
18 aprile 2012<br />
SESSUALITÀ – NESSUN<br />
DESIDERIO, TROPPO<br />
DESIDERIO?<br />
La sessualità è un tema importante in ogni rapporto di coppia. Ma molte persone soffrono<br />
di disturbi sessuali riconducibili a cause psichiche. Contro questi disturbi si può fare molto<br />
e con mezzi semplici. Gli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) spiegano<br />
come si può vivere a pieno la propria sessualità.<br />
Un numero di persone che va dal 20 al 30%<br />
soffre di disturbi sessuali funzionali, cioè<br />
di riduzioni della sessualità dovute a motivazioni<br />
di carattere psichico e non fisico, come<br />
dice la statistica. «Effettivamente i problemi psichici<br />
spesso si ripercuotono sulla vita sessuale della<br />
coppia», conferma il dottor Michael Prapotnik,<br />
specialista del PDGR in <strong>Psichiatria</strong> e medicina psicoterapeutica.<br />
Di frequente altre malattie psichiche già presenti<br />
come disturbi della paura, depressioni o conflitti<br />
inconsci, che possono risalire anche all’infanzia,<br />
portano a disturbi sessuali. Un altro motivo possono<br />
essere i medicinali che vanno assunti per<br />
malattie fisiche o psichiche e che hanno effetti<br />
collaterali di tipo sessuale.<br />
Stress e pressione da rendimento<br />
lavorativo<br />
La mancanza di desiderio sessuale ha molte cause:<br />
carico lavorativo (stress), trauma psicosessuale,<br />
problemi con il partner, ansia da prestazione<br />
sessuale o una malattia fisica. «Le persone che<br />
sono poco sicure di sé, che hanno grosse pretese<br />
nei propri confronti o hanno avuto in precedenza<br />
Di nuovo una vita sessuale soddisfacente: durante le terapie vengono risolti problemi e disturbi.<br />
54
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Un aiuto efficace è offerto dai sessuologi del Servzio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR). Per una consultazione con il Dr. med.<br />
Michael Prapotnik è possibile annunciarsi telefonicamente:<br />
058 225 25 25.<br />
Informazioni: www.pdgr.ch<br />
Il dottor Michael Prapotnik, specialista in <strong>Psichiatria</strong> e<br />
psicoterapia FMH del PDGR e vicecapo medico.<br />
esperienze sessuali negative lamentano più spesso<br />
problemi sessuali», dice Prapotnik. Da questi<br />
problemi si possono sviluppare paura di fallire,<br />
avversioni sessuali, impotenza psicogena, disturbi<br />
di erezione e orgasmo o persino dolori durante il<br />
rapporto sessuale. A esserne colpiti sono sia donne<br />
(fino al 43%) che uomini (fino al 31%).<br />
Parlarne<br />
Michael Prapotnik: «Poiché l’argomento sessualità<br />
è spesso, purtroppo, ancora un tabù, le coppie<br />
parlano troppo poco o per nulla delle proprie paure,<br />
delle difficoltà e dei propri desideri nel campo<br />
sessuale. Affrontare l’argomento sarebbe invece<br />
un primo passo importantissimo per raggiungere<br />
una sessualità soddisfacente.» Lo specialista del<br />
PDGR consiglia perciò di parlare con un medico di<br />
propria fiducia. Oppure, nel caso di un problema<br />
grave, di iscriversi a una terapia presso il PDGR.<br />
Vale la pena vincere se stessi, superare il proprio<br />
imbarazzo e pudore e cercare un aiuto terapeutico.<br />
Alla fin fine ci si ha solo da guadagnare, ritiene<br />
Prapotnik.<br />
Vivere una sessualità<br />
soddisfacente<br />
Cosa ci vuole per vivere pienamente la propria<br />
sessualità? «Sicuramente una disposizione positiva<br />
nei confronti della sessualità e del proprio<br />
corpo. Bisognerebbe anche conoscere i propri<br />
bisogni e parlarne con il partner.» La fiducia in<br />
se stessi e l’autostima hanno in questo un ruolo<br />
chiave. Salute fisica, depressioni e disturbi sessuali<br />
sono strettamente collegati tra loro. Se la<br />
psiche e il corpo sono in armonia una coppia può<br />
vivere di nuovo una sessualità piena. In una terapia<br />
sessuale si affrontano e risolvono, tra le altre<br />
cose, paura di fallire, paure e conflitti in generale,<br />
vengono chiariti i disturbi sessuali nel rapporto<br />
di coppia e si costruiscono nuovi comportamenti<br />
sessuali senza disturbi. Spesso le coppie ricevono<br />
«compiti» assolutamente piacevoli, come per<br />
esempio gli «esercizi di carezze», per esplorare<br />
in modo completamente nuovo il proprio corpo e<br />
quello del partner. Durante una terapia vengono<br />
date anche istruzioni su come una coppia può riprendere<br />
il dialogo e imparare a parlare dei propri<br />
sentimenti e dei propri bisogni.<br />
«Come prima cosa chiariamo se è il caso di fare<br />
una terapia individuale o di coppia. Soltanto in<br />
un secondo momento procediamo all’analisi dei<br />
problemi e ai colloqui psicoterapeutici.»<br />
Per le persone con dipendenza sessuale il PDGR<br />
offre anche terapie con ricovero in clinica. «La clinica<br />
offre un ambiente protetto a chi soffre di dipendenze.<br />
Essa è un luogo da cui la vita quotidiana<br />
resta fuori e già solo per questo diventano possibili<br />
altri tipi di comportamento. Insieme ai pazienti<br />
elaboriamo nuove strategie che li aiutano a condurre<br />
una vita senza dipendenza.»<br />
55
23 maggio 2012<br />
STRESS – IN SECONDA<br />
MARCIA ALLA VELOCITÀ<br />
DELLA LUCE<br />
La velocità <strong>alla</strong> quale viviamo aumenta continuamente. E con essa anche il livello di stress.<br />
Chi non impara a rilassarsi può ammalarsi: nel corpo, nell’anima e nella mente. Ognuno di<br />
noi può introdurre nel proprio quotidiano, a scopo preventivo, degli esercizi di rilassamento. Il<br />
Servizio psichiatrico dei Grigioni offre un aiuto nel campo e terapie per combattere lo stress.<br />
La velocità <strong>alla</strong> quale viviamo cresce e con essa anche lo stress. Perciò i luoghi in cui potersi rilassare diventano sempre<br />
più importanti.<br />
Di per sé le situazioni di stress non sono<br />
negative. Esse stimolano il sistema cardio-circolatorio,<br />
la respirazione diventa<br />
più veloce, i muscoli si tendono: l’intero corpo e<br />
anche il cervello viaggiano a pieno regime per<br />
metterci in condizione di prendere decisioni fulminee.<br />
Questo succede in continuazione ed è pienamente<br />
normale. Ma se il livello di stress rimane<br />
costantemente a un livello alto <strong>alla</strong> lunga il nostro<br />
corpo non è in grado di sopportarlo.<br />
Il nostro corpo – una Ferrari?<br />
«Se con la nostra auto preferita, magari addirittura<br />
una Porsche o una Ferrari, viaggiamo per<br />
lungo tempo in seconda a una velocità di 140/160<br />
chilometri orari facciamo un danno <strong>alla</strong> macchina.<br />
Sapendo questo, non pretenderemmo mai una<br />
cosa del genere d<strong>alla</strong> nostra auto. A noi stessi,<br />
invece, imponiamo spesso, ogni giorno, fatiche<br />
del genere. E questo <strong>alla</strong> lunga non può andare<br />
56
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Oggigiorno le malattie legate allo stress sono in aumento.<br />
È pensato in particolar modo per manager stressati e per<br />
persone che hanno dimenticato come relazionarsi con lo stress.<br />
Il corso di prevenzione, della durata di due settimane, è offerto<br />
d<strong>alla</strong> clinica privata Mentalva a Cazis. L’obiettivo è evitare le<br />
malattie che lo stress porta con sè. Le persone a rischio di stress<br />
imparano come affrontarlo al meglio. Per chi non ha tirato in<br />
tempo il freno d’emergenza e soffre già di malattie legate allo<br />
stress il PDGR offre anche trattamenti con degenza in clinica.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch<br />
Tatiana Miusskaya Fehr: «Chi impara ad affrontare lo stress<br />
nel modo giusto e a stare attento rimane sano a lungo.»<br />
bene», spiega Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto<br />
nella clinica privata Mentalva Resort & Spa<br />
nella clinica Beverin, a Cazis, del Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR).<br />
Ohi, un leone in ufficio…<br />
E Tatiana Miusskaya Fehr spiega con un altro<br />
esempio come persino situazioni di stress di breve<br />
durata possano avere una ripercussione nociva<br />
sul nostro corpo e sul nostro cervello. «Immagina<br />
di aprire la porta dell’ufficio e di trovare un<br />
leone che ti guarda. Cosa succede? La paura sale<br />
dentro di te, la pelle si raffredda, i muscoli si tendono,<br />
la bocca si secca, la respirazione accelera,<br />
il cuore batte a velocità folle. Il corpo e la mente<br />
si preparano a fuggire o a combattere – a seconda<br />
di quello che decidiamo.» Se allo stress legato<br />
al leone si aggiungono altre situazioni pesanti (il<br />
capo è insoddisfatto, un incarico è sfumato, i figli<br />
mettono i nervi <strong>alla</strong> prova…) i nostri reni all’improvviso<br />
al posto della noradenalina rilasciano il<br />
cortisolo. Questo aumenta la tensione dei muscoli.<br />
Se i muscoli, a causa dello stress cronico, sono<br />
continuamente in tensione, tra le conseguenze ci<br />
sono per esempio malattie legate al dolore come<br />
fibromialgie, acufene (tinnitus), burn-out, depressioni<br />
e altro ancora.<br />
Il leone non c’è più, l’immagine<br />
resta<br />
Anche se il leone fisicamente non c’è più (è stato<br />
catturato o è fuggito…), spesso la sua immagine<br />
resta in testa. E continua a stressarci. «La nostra<br />
memoria fisica non dimentica nulla così velocemente.<br />
Essa spedisce sempre gli stessi segnali, fa<br />
raffreddare la pelle, fa battere forte il cuore, e produce<br />
di nuovo tutte le reazioni fisiche già sviluppatesi<br />
durante l’incontro con il leone. E il cervello<br />
va <strong>alla</strong> ricerca di soluzioni, senza però trovarne.»<br />
Tatiana Miusskaya Fehr sa cosa c’è da fare in questi<br />
casi: «Non possiamo cambiare il mondo esterno.<br />
Ma possiamo esercitare un influsso sui nostri<br />
pensieri e anche sul nostro corpo.» Lei consiglia<br />
perciò esercizi di attenzione e di rilassamento per<br />
essere consapevoli del hic et nunc. «Attraverso<br />
un’inspirazione e un’espirazione consapevoli così<br />
come attraverso la meditazione possiamo tranquillizzare<br />
il nostro cervello, notare le nostre sensazioni<br />
e sapere che la paura arriva e se ne va.»<br />
Nelle cliniche del PDGR si lavora anche in modo<br />
mirato con gli esercizi di rilassamento di Jacobson:<br />
questo significa imparare a tendere e poi a<br />
rilassare i muscoli in maniera consapevole e nella<br />
giusta proporzione. «Spesso si tratta di piccoli<br />
esercizi che ognuno può introdurre nella propria<br />
vita quotidiana», dice Tatiana Miusskaya Fehr.<br />
«Chi fa questo tipo di prevenzione sarà in grado di<br />
superare bene anche i giorni di stress.»<br />
57
20 giugno 2012<br />
QUANDO AL BABY BLUES FA<br />
SEGUITO UNA DEPRESSIONE<br />
Dopo il parto talvolta le donne soffrono di malumori. Questo stato d’animo, conosciuto anche<br />
come baby blues, spesso scompare nel giro di pochi giorni. Se però, nonostante la gioia per<br />
il bebè, la tristezza non passa, è il caso di cercare rapidamente l’aiuto di uno specialista. I<br />
medici del PDGR aiutano a chiarire la situazione.<br />
Una depressione diagnosticata presto può essere curata bene.<br />
Proprio per evitare che anche il neonato<br />
risenta dei suoi sbalzi d’umore, dei suoi<br />
disturbi del sonno e della depressione, la<br />
madre dovrebbe cercare rapidamente l’aiuto di<br />
uno specialista. «Una gravidanza e una depressione<br />
sono una situazione difficile e complessa»,<br />
dice la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario<br />
del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).<br />
58
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre un aiuto rapido ed<br />
efficace per le depressioni da puerperio nella clinica Beverin di<br />
Cazis.<br />
Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch<br />
L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il<br />
ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso<br />
il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia<br />
anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare<br />
dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze.<br />
La dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario del PDGR: «Le<br />
depressioni post partum andrebbero curate rapidamente».<br />
«Purtroppo le mamme spesso aspettano troppo<br />
a lungo prima di rivolgersi a uno specialista. Ma<br />
proprio quest’attesa indefinita porta più danno<br />
che giovamento.» La cura della depressione post<br />
partum è infatti tanto più lunga quanto più a lungo<br />
è mancato un intervento medico-specialistico.<br />
«E la lunga mancanza di un supporto medico è<br />
molto più dannosa del farmaco di cui la madre<br />
avrebbe bisogno per guarire.»<br />
Le lunghe attese, dunque, non giovano a nessuno.<br />
Nella clinica psichiatrica Beverin a Cazis le depressioni<br />
da puerperio vengono curate per lo più<br />
nella formula day hospital. Tuttavia per le mamme<br />
sussiste anche la possibilità di una degenza<br />
nel reparto «mamma-figlio».<br />
Ci si può proteggere?<br />
Da un baby blues o da una grave depressione<br />
post partum non ci si può proteggere. Ma molte<br />
volte le madri si accorgono da sole di reagire<br />
in modo diverso dal solito. In questo caso, attraverso<br />
il medico di famiglia e senza indugiare, dovrebbero<br />
fissare un colloquio con uno specialista.<br />
«Sarebbe fatale, in una simile situazione, voler<br />
semplicemente salvare la facciata. Questo non<br />
farebbe che peggiorare il tutto», spiega il medico<br />
specialista del PDGR.<br />
«Le conseguenze di una depressione», dice la<br />
dottoressa Suzanne von Blumenthal, «possono<br />
essere pesanti. Non sono da escludere pensieri<br />
di suicidio o addirittura di uccisione del proprio<br />
bambino.» Talvolta una depressione non curata<br />
può condurre persino a una psicosi da puerperio:<br />
in altre parole la percezione si modifica, la madre<br />
soffre di paure estreme e/o fissazioni e allucinazioni.<br />
In breve: il comportamento di una madre<br />
che soffre di depressione cambia. E a quel punto<br />
tutto il suo mondo viene davvero sconvolto.<br />
Tra i sintomi di una depressione ci sono esaurimento<br />
fisico ed emozionale, fiacchezza, stato di<br />
impotenza, ritiro d<strong>alla</strong> vita sociale. Ma possono<br />
comparire anche mancanza di appetito e sensazioni<br />
di colpa e pudore. In media, a soffrire di disturbi<br />
depressivi è una percentuale di madri che<br />
va dal 10 al 15%.<br />
Possibilità di cura<br />
Con i farmaci giusti e con le terapie si riesce a curare<br />
efficacemente una depressione nel suo stadio<br />
iniziale. Durante la fase di cura la neomamma<br />
ha però bisogno di un’assistenza supplementare<br />
dall’esterno. Un aiuto nei lavori di casa è una delle<br />
possibilità più efficaci di sgravio.<br />
«È molto importante che il bambino dopo la nascita<br />
inizi bene la propria vita e non sia disturbato nel<br />
suo sviluppo.» Ogni donna incinta può preparare<br />
il terreno per questo già durante la gravidanza, rinunciando<br />
all’alcol e al fumo.<br />
59
18 luglio 2012<br />
LAVORO ADEGUATO<br />
PER PERSONE CON RIDOTTA<br />
CAPACITÀ PSICHICA<br />
Nelle officine Arbes a Rothenbrunnen, a Coira e a Roveredo, che fanno parte del Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni, le persone con ridotte capacità psichiche trovano un lavoro adatto<br />
a loro.<br />
Nel vivaio Arbes di Rothenbrunnen 1 al momento<br />
crescono le zucche. Nella falegnameria<br />
nascono giocattoli in legno e in un<br />
«angolo creativo» si realizzano, su ordinazione,<br />
biglietti di compleanno e di Natale. Nell’officina<br />
tessile fervono i lavori di cucitura dei costumi di<br />
carnevale della «Guggenmusik» per il martedì<br />
grasso. Da qualche parte una stampante sbuffa<br />
e sforna volantini; contemporaneamente nell’officina<br />
dedicata <strong>alla</strong> lavorazione della pietra mani<br />
pazienti levigano la roccia grigionese per realizzare<br />
portachiavi e coltelli da caccia di grande pregio.<br />
Tutti i prodotti vengono venduti nel negozietto<br />
Arbes a Coira, dal magazzino a Rothenbrunnen<br />
arrivano nel negozio on-line, alle manifestazioni<br />
organizzate dall’Arbes e persino ai mercati regionali.<br />
I prodotti su ordinazione vengono consegnati<br />
direttamente ai clienti privati o ai partner commerciali.<br />
Con il ricavo ottenuto d<strong>alla</strong> vendita di prodotti<br />
e servizi l’Arbes riesce a coprire una grossa parte<br />
dei costi della propria istituzione.<br />
Gianreto Conrad guida l’Arbes da circa due anni<br />
60
e mezzo. A Rothenbrunnen l’Albes è alloggiata<br />
in due estesi edifici in legno, semplici e moderni.<br />
Complessivamente l’Arbes gestisce undici reparti.<br />
A Rothenbrunnen ci sono 70 posti di lavoro «protetti»<br />
per persone con ridotta capacità psichica. A<br />
Coira, presso la clinica Waldhaus, i posti di lavoro<br />
sono 36, a Roveredo invece undici. Circa 170 persone<br />
possono dunque trovare un impiego in officina<br />
consono alle proprie predisposizioni e capacità.<br />
Alcune persone abitano in pensionati assistiti,<br />
altri vanno ogni giorno all’Arbes per lavorare.<br />
Organizzare la giornata<br />
«Noi non offriamo semplicemente un’occupazione»,<br />
dice Gianreto Conrad, «non facciamo bricolage,<br />
noi lavoriamo. Riteniamo importante dare<br />
una struttura <strong>alla</strong> giornata dei pazienti attraverso<br />
un’occupazione e un lavoro, impiegando le loro<br />
capacità in modo ottimale e sensato. Spesso riusciamo<br />
anche a scoprire il loro potenziale nascosto.»<br />
Conrad ha sperimentato più volte che le<br />
persone con ridotta capacità psichica desiderano<br />
lavorare. «Magari alcuni sono in grado di lavorare<br />
solo due ore, altri cinque o sei. Mi dispiace quando<br />
vedo che invece all’esterno, nella società, si ha<br />
la sensazione che queste persone siano troppo<br />
pigre per lavorare», dice Conrad. «Noi osserviamo<br />
ogni giorno che questo non corrisponde assolutamente<br />
al vero.»<br />
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) non collabora<br />
soltanto con molte ditte e organizzazioni<br />
ma anche direttamente con l’AI (Assicurazione<br />
per l’invalidità). «Alla fin fine si tratta di questo:<br />
permettere ai nostri clienti la migliore integrazione<br />
possibile in un processo lavorativo. Con l’aiuto<br />
dell’Arbes e dell’AI alcuni di loro vengono anche<br />
preparati in modo mirato a un rientro nel sistema<br />
economico libero.»<br />
La persona al centro<br />
Secondo Conrad l’obiettivo è dunque creare nelle<br />
officine condizioni simili a quelle del mondo lavorativo<br />
esterno. Anche per questo motivo tutti gli<br />
assistenti possiedono una formazione professionale<br />
di tipo artigianale e, in più, una formazione<br />
specifica per svolgere i compiti di assistenza. Per<br />
Gianreto Conrad, direttore dell’Arbes: «Da noi le<br />
persone stanno al centro di tutto.»<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
L’Arbes del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR)<br />
offre posti di lavoro «assistiti» a persone con ridotta<br />
capacità psichica. Qui vengono offerti moderni servizi<br />
e si fabbricano prodotti propri e su ordinazione, come<br />
per esempio regali per i clienti. Durante le vacanze<br />
estive l’Arbes è inserito di nuovo nel Ferien(s)pass 2012.<br />
Anche le scuole, all’interno di progetti specifici, vanno<br />
in visita all’Arbes. Per associazioni, organizzazioni e<br />
ditte l’Arbes organizza visite guidate.<br />
Informazioni: tel. 058 225 44 50, www.arbes.ch<br />
tutti loro al centro ci sono le persone. È per loro<br />
che si impegnano ogni giorno. «Ogni singola persona<br />
è assistita individualmente. Questo è molto<br />
ambizioso. Per questo non è possibile utilizzare<br />
un sistema brevettato in base al quale offrire a<br />
tutti lo stesso tipo di assistenza: noi infatti assistiamo<br />
persone completamente diverse tra loro e con<br />
quadri clinici altrettanto differenti, che vanno dai<br />
disturbi della paura fino a quelli ossessivi passando<br />
per gravi depressioni. E se si rende necessaria<br />
un’assistenza di tipo psichiatrico, questa è sempre<br />
garantita all’interno del PDGR.»<br />
1<br />
Nota del traduttore: il nome Arbes è acronimo in<br />
tedesco di «luoghi di lavoro e di attività».<br />
61
22 agosto 2012<br />
ARCHE NOVA – UNA CASA<br />
SPECIALE, ASSISTITA<br />
Per adulti con deficit mentale il centro di cura Arche Nova, guidato dal Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni, è un luogo importantissimo per lavorare e per vivere.<br />
Abitare in condizioni normali.<br />
Su un supporto di metallo rivestito da carta di<br />
giornale c’è un oggetto di design di cartapesta<br />
colorata; accanto ci sono disegni dai colori<br />
sgargianti. Una donna dipinge con impegno<br />
un quadro. Poco lontano si modellano nell’argilla<br />
delle piccole teste. E d<strong>alla</strong> stanza di lavoro adiacente<br />
giungono suoni striduli, un ragazzo sega in<br />
due una vecchia bicicletta ormai fuori uso. Nell’of-<br />
62
ficina del centro di cura Arche Nova a Landquart<br />
lavorano 24 persone con deficit mentale. Molte di<br />
loro hanno una vena creativa e anche un talento<br />
artigianale.<br />
«Noi scopriamo insieme ai nostri clienti le inclinazioni<br />
e le competenze individuali. Ciò ha un grande<br />
significato per la qualità della vita, perché in<br />
questo modo le persone con deficit intellettivo si<br />
sentono prese sul serio», dice il direttore del centro<br />
Ralph Lang. Fin d<strong>alla</strong> fondazione del centro di<br />
cura Arche Nova, che appartiene al Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR), Ralph Lang è responsabile,<br />
insieme ai suoi collaboratori, dell’officina<br />
e delle comunità abitative. «L’Arche Nova offre<br />
anche a persone con un deficit marcato un posto<br />
per lavorare e per vivere. La particolarità è che<br />
queste persone nei loro alloggi in comune vivono<br />
in modo assolutamente normale in mezzo <strong>alla</strong><br />
comunità paesana – nonostante il loro elevato bisogno<br />
di aiuto e di prestazioni d’assistenza.<br />
Quattro comunità abitative<br />
I clienti assistiti all’Arche Nova vivono in quattro<br />
comunità abitative a Igis, a Landquart, a Schiers<br />
e a Untervaz. A turno i membri delle comunità<br />
abitative, insieme alle persone che li assistono,<br />
si occupano della casa. Ogni volta due o tre degli<br />
assistenti a turno sono corresponsabili per la<br />
spesa, la cucina, le pulizie, il lavaggio dei panni<br />
e tutte quelle altre cose che si vogliono sbrigare<br />
oltre al lavoro.<br />
Tra l’altro, per le persone assistite all’Arche Nova<br />
spesso le esigenze e le attività della vita di tutti<br />
i giorni risultano molto complesse. «Di frequente<br />
una persona con deficit non è in grado di svolgere<br />
singole attività oppure riesce a portarle a termine<br />
solo con un grosso aiuto. Se però noi offriamo<br />
aiuto per svolgere le singole fasi di un’attività si<br />
creano per ogni persona molteplici possibilità di<br />
partecipare e dare il proprio contributo», spiega<br />
Lang. Importanti per le persone con deficit psichico<br />
sono anche i rapporti con gli altri esseri umani,<br />
resi possibili dalle abitazioni decentrate. «Proprio<br />
per lo sviluppo della personalità chi vive all’Arche<br />
Nova ha bisogno di un contesto di normali relazioni<br />
sociali e della stima del mondo esterno.»<br />
Ralph Lang, direttore del Centro di cura Arche Nova.<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Centro di cura Arche Nova, gestito dal PDGR,<br />
offre 24 spazi abitativi e luoghi di lavoro. Le<br />
persone con deficit mentale vivono in quattro<br />
nuclei abitativi decentrati e sono assistite<br />
individualmente. Per gli interessati c’è una lista<br />
d’attesa.<br />
Informazioni: tel. 081 322 83 30, www.pdgr.ch<br />
Soddisfare i bisogni<br />
Per gli abitanti di Igis, di Landquart, di Schiers e<br />
di Untervaz le comunità abitative sono ormai vita<br />
quotidiana; lo stesso vale anche per gli abitanti<br />
di Arche Nova. Come succede in ogni normale<br />
nucleo familiare, di tanto in tanto nascono dei<br />
conflitti tra gli abitanti della comunità. «Ma questo<br />
fa parte della vita. E anche le persone con deficit<br />
mentale imparano a rapportarsi con situazioni di<br />
questo tipo», dice Lang, che inoltre assicura: «La<br />
formula delle comunità abitative con strutture<br />
diurne e gli spazi di lavoro ha dato ottimi risultati.<br />
Questo ci dimostra che il bisogno umano di<br />
condurre una vita attiva e utilizzando le proprie<br />
capacità è un desiderio fondamentale anche per<br />
le persone con un deficit intellettivo.»<br />
63
19 settembre 2012<br />
LA SINDROME ADHD:<br />
«QUANDO IL BAMBINO TROPPO<br />
VIVACE DIVENTA ADULTO»<br />
Quasi tutti conoscono l’ADHD. E il Metilfenidato. Questo farmaco viene in parte impiegato per<br />
curare la sindrome da deficit d’attenzione e iperattività nei bambini e negli adulti. Al Servizio<br />
psichiatrico dei Grigioni si utilizza un approccio terapeutico di tipo globale.<br />
L’ADHD può essere curata bene.<br />
Molti ricordano il libro per bambini Gian<br />
Burrasca con il bambino irrequieto che<br />
non stava mai fermo sulla sedia. Ma<br />
perché un bambino si agita continuamente, perché<br />
è così iperattivo, prende così tante sviste e si<br />
fa distrarre tanto facilmente? E per quale motivo<br />
i bambini da adulti hanno ancora gli stessi problemi?<br />
Birgit Reimann Meisser è laureata in psicologia<br />
ed è direttrice terapeutica presso il Centro dipendenze<br />
Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni<br />
(PDGR) nella clinica di Cazis. Lei conosce i sintomi,<br />
gli effetti e le possibilità di cura per il deficit<br />
d’attenzione e iperattività, conosciuto con la sigla<br />
ADHD.<br />
64
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre con il servizio<br />
psichiatrico ambulante un sostegno efficace.<br />
Informazioni: tel. 058 225 25 25, ww.pdgr.ch<br />
Birgit Reimann Meisser, laureata in psicologia, è direttrice<br />
terapeutica del Centro dipendenze Danis del PDGR, a Cazis.<br />
L’ADHD non si normalizza con la<br />
crescita<br />
«Il disturbo si manifesta per la prima volta sempre<br />
in età infantile. Oggi sappiamo che l’ADHD non<br />
si normalizza con la crescita. Per questo motivo<br />
oggi anche così tanti adulti devono ancora lottare<br />
con gli stessi sintomi. In molti casi il disturbo non<br />
è stato diagnosticato durante l’infanzia e quindi<br />
non è stato curato. Spesso la diagnosi arriva solo<br />
in età adulta, quando le ripercussioni sul lavoro<br />
sono diventate troppo grosse o sorgono malattie<br />
collegate», dice Birgit Reimann Meisser.<br />
La ricerca presume che l’ADHD abbia cause genetiche,<br />
dunque ereditarie. «I ricercatori constatano<br />
che chi soffre di questa sindrome presenta un’organizzazione<br />
cerebrale particolare»: con queste<br />
parole la psicologa cerca di spiegare il fenomeno<br />
in maniera semplificata. Da questa particolare disposizione<br />
derivano agitazione interiore, tensioni,<br />
problemi di attenzione e di concentrazione così<br />
come iperattività. In psichiatria si usano tre definizioni:<br />
il puro e semplice disturbo di attenzione,<br />
l’iperattività e la combinazione di entrambi.<br />
Il travaglio interiore è grande<br />
«Il travaglio interiore di chi soffre di ADHD è, spesso,<br />
molto grande. I malati non possono opporsi<br />
in nessun modo <strong>alla</strong> pressione interiore, sono disperati,<br />
a volte non sono nemmeno in grado di<br />
parlare del problema. Alcuni allora cercano sollievo<br />
nell’alcol o nelle droghe.» Se il disturbo non viene<br />
curato chi ne è afflitto può anche diventare depressivo.<br />
Altri subiscono un burn-out. «Per questo<br />
la diagnosi corretta e la terapia che segue sono<br />
estremamente importanti», dice la psicologa.<br />
La diagnosi è il risultato di colloqui, test e anche<br />
della misurazione dei flussi cerebrali attraverso<br />
l’elettroencefalogramma quantitativo. La cura<br />
prevede l’utilizzo sia di medicinali che servono a<br />
riportare in equilibrio il metabolismo cerebrale sia<br />
di terapie individuali come psicoterapia, neuroterapia,<br />
training, coaching. «L’aiuto che oggi possiamo<br />
offrire è buono. Così nessuno è più completamente<br />
abbandonato alle proprie predisposizioni<br />
interiori.»<br />
La durata della cura per l’ADHD è diversa. A volte<br />
è sufficiente una terapia breve. «In virtù delle<br />
conoscenze di cui disponiamo oggi consideriamo<br />
l’ADHD più come una particolarità che come una<br />
malattia. Alcuni sintomi, come per esempio l’iperattività,<br />
non sono semplicemente e soltanto negativi.<br />
Molte persone che soffrono di ADHD sono<br />
in grado di fare più cose contemporaneamente, e<br />
questo è più o meno il sogno di tutti noi…»: così<br />
Birgit Reimann Meisser relativizza gli effetti dell’A-<br />
DHD. Una cura è pertanto molto importante, anche<br />
per raggiungere una migliore qualità della<br />
vita. Una vera e propria guarigione, infatti, non c’è,<br />
ma le persone colpite da ADHD imparano a rapportarsi<br />
con le proprie debolezze e ad aumentare<br />
i propri punti di forza.<br />
65
24 ottobre 2012<br />
LE PAURE «BUONE» E QUELLE<br />
CHE FANNO AMMALARE<br />
Ogni uomo conosce la paura. Per esempio la paura degli esami, il trasalire quando si sentono<br />
rumori inaspettati o anche gli attacchi di panico. Alcune paure sono sensate, ci possono<br />
mettere in guardia dai pericoli. Altre fanno ammalare e andrebbero curate attraverso una<br />
terapia ideonea.<br />
Le paure patologiche, come per esempio l’aracnofobia, andrebbero curate con una terapia.<br />
A<br />
nessuno piace provare sensazioni di paura.<br />
Ma in determinate situazioni queste si<br />
manifestano senza che si possa fare nulla<br />
per difendersene. Markus Bünter, co-primario del<br />
Servizio Psichiatrico dei Grigioni (PDGR), fa una distinzione<br />
tra le normali paure e quelle patologiche,<br />
nevrotiche. «Le normali paure», dice, «sono sensate.<br />
Spesso ci mettono in guardia dai pericoli. Per<br />
lo più sono innate, come la paura dell’altezza, la<br />
paura degli spazi stretti o il semplice trasalire per<br />
la paura.» A dover essere curate con medicinali e<br />
terapie sono perciò soltanto le paure patologiche,<br />
nevrotiche. Tra queste rientrano anche le fobie,<br />
per esempio l’aracnofobia, la paura dei tunnel<br />
66
o dei ponti. Rientrano nella definizione di agorafobia<br />
le paure che rendono difficile o impossibile<br />
a chi ne soffre uscire di casa, entrare nei negozi,<br />
muoversi da solo tra una moltitudine di persone<br />
o viaggiare in treno, in autobus o in aereo. «In aggiunta<br />
a queste paure possono manifestarsi anche<br />
attacchi di panico, d’ansia (con dolori al petto,<br />
palpitazioni, senso di soffocamento, ecc.), sintomi<br />
di depressioni, pensieri ossessivi e persino fobie<br />
di tipo sociale», dice Bünter.<br />
Riconoscere le paure<br />
Dietro a questi disturbi ci sono spesso, tra le altre<br />
cose, sudorazione, palpitazioni, vertigini. Per questo<br />
motivo i malati e i medici di famiglia a volte<br />
non riconoscono a prima vista che dietro questi<br />
sintomi si celano delle paure. Nella stragrande<br />
maggioranza dei casi le persone vengono colpite<br />
dai cosiddetti «disturbi della paura generalizzati».<br />
Una persona su dieci ne soffre una volta nella<br />
propria vita. I sintomi sono: nervosità continua,<br />
tremore, tensione muscolare, sudorazione, palpitazioni,<br />
vertigini e disturbi della parte alta del<br />
ventre.<br />
Sono in molti anche ad avere fobie sociali. Costoro<br />
hanno paura di osservazioni critiche, arrossiscono<br />
rapidamente, soffrono di tremore alle mani<br />
e hanno una bassa autostima. Meno frequenti<br />
sono i disturbi ossessivo-compulsivi. Tra questi il<br />
medico specialista annovera il lavarsi continuamente<br />
le mani per paura di malattie e altre azioni<br />
compulsive.<br />
Cause e cure<br />
Molte di queste paure possono influenzare fortemente<br />
la qualità della vita e il rapporto di coppia.<br />
«Le paure impegnano risorse ed energie»,<br />
dice Bünter, «e possono condurre facilmente a<br />
malattie collegate come burn-out o depressioni.<br />
Proprio per questo esse devono essere curate il<br />
più presto possibile in modo specifico.» Alcune<br />
paure sono da ricondurre a una predisposizione<br />
che si trasmette per via ereditaria. Altre nascono<br />
da circostanze della vita, da situazioni di stress e<br />
a causa di altri sovraccarichi. Spesso le paure influenzano<br />
fortemente – a prescindere dal danno<br />
Markus Bünter è co-primario del Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR).<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
In linea di massima tutte le paure si possono<br />
curare bene. Alcune persone hanno vissuto un<br />
lungo calvario prima di mettersi nelle mani di<br />
medici di famiglia e specialisti. Nel caso di disturbi<br />
della paura di grado leggero il PDGR offre una<br />
consulenza gratuita.<br />
Il PDGR è specializzato nei disturbi della paura.<br />
Fanno parte della sua offerta anche le cliniche<br />
diurne di psicoterapia e i centri d’assistenza<br />
ambulatoriale a Coira, a Cazis, Davos, Scuol,<br />
St. Moritz, Sta Maria, Poschiavo, Ilanz.<br />
politico-economico – la vita di ogni giorno. Bünter:<br />
«Non curate, le paure possono condurre a burnout,<br />
depressioni, isolamento sociale, dipendenze<br />
e finanche a invalidità e suicidio.»<br />
Per il medico psichiatra Markus Bünter la cura<br />
rappresenta una sfida. Si è dimostrato efficace il<br />
trattamento basato sulla combinazione di farmaci<br />
e di psicoterapie. «Ogni paura può essere curata<br />
e la cura porta ai pazienti un miglioramento della<br />
qualità della vita. È importante però che il paziente<br />
aderisca <strong>alla</strong> cura», dice il medico psichiatra. Di<br />
frequente basta una cura di tipo ambulatoriale.<br />
Per terapie più intensive sono di prezioso aiuto le<br />
cliniche diurne del PDGR.<br />
67
21 novembre 2012<br />
IL BICCHIERE DI TROPPO<br />
CAUSA MOLTA SOFFERENZA<br />
AI FAMILIARI<br />
Molti consumano alcol – con moderazione. Alcuni ne sono dipendenti. Questo porta<br />
spesso partner e famiglie ai limiti delle proprie possibilità. Chi accetta un aiuto<br />
specialistico può evitare ulteriore sofferenza.<br />
Di frequente i familiari di persone alcolizzate<br />
non ricorrono alle possibilità d’aiuto<br />
esistenti. E spesso non lo fanno per mera<br />
vergogna. «Ma non ci si deve vergognare», dice<br />
Rahul Gupta, specialista in <strong>Psichiatria</strong> e Psicoterapia<br />
e capo medico di <strong>Psichiatria</strong> speciale del<br />
Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Chi non<br />
supera la vergogna e cerca aiuto danneggia ancora<br />
di più se stesso e la propria famiglia. La sofferenza<br />
non fa che crescere e conduce in dolorosi<br />
vicoli ciechi.» Con il tempo, dice Rahul Gupta in virtù<br />
della sua lunga esperienza, spesso anche gli<br />
stessi familiari di persone alcolizzate si ammalano,<br />
sia fisicamente che mentalmente. Soprattutto i<br />
figli soffrono per una vita intera delle conseguenze<br />
della dipendenza dall’alcol della madre o del<br />
padre. Non è la debolezza di carattere a portare<br />
le persone <strong>alla</strong> dipendenza. Quasi sempre essa è<br />
da mettere in relazione con problemi personali o<br />
lavorativi. Chi si rende conto di stare per diventare<br />
alcolizzato o già lo è dovrebbe cercare in prima<br />
persona un aiuto specialistico, per il bene proprio<br />
e per quello della propria famiglia. Il bicchiere di<br />
troppo, infatti, non ha ripercussioni soltanto sulla<br />
propria vita ma anche su quella di tutta la famiglia.<br />
Spesso i familiari possono esercitare un’influenza<br />
sulla situazione facendosi consigliare per<br />
trovare un’uscita dal vicolo cieco.<br />
La ruota gira<br />
Quando l’alcol diventa una dipendenza soffrono<br />
soprattutto i familiari.<br />
Chi beve troppo perde il controllo di se stesso.<br />
«Cresce il rischio di diventare aggressivi, di perdere<br />
le inibizioni, di diventare violenti, litigiosi e privi<br />
68
di senso critico. L’alcol modifica la personalità e di<br />
regola porta a malattie fisiche (tra le altre quelle<br />
legate a cuore e circolazione, intestino, diabete,<br />
fegato) e psichiche», spiega Rahul Gupta. «Non<br />
soltanto la persona con dipendenza dall’alcol ma<br />
anche i suoi familiari, che spesso per anni soffrono<br />
per la situazione, si ammalano nell’anima e<br />
nel corpo.»<br />
Una volta ogni tanto un bicchiere<br />
non fa male ma…<br />
«Su uno o due bicchieri di vino bevuti occasionalmente<br />
e in compagnia non c’è nulla da ridire.<br />
L’alcol ha anche effetti positivi. Rende più allegri,<br />
allevia la tristezza e fa dimenticare le paure», dice<br />
Gupta. Bisogna però stare attenti, con il passare<br />
del tempo, a non finire per affogare le proprie<br />
paure e la propria tristezza nell’alcol. «La dipendenza<br />
arriva lentamente, di soppiatto. Questo è il<br />
pericolo dell’alcol.»<br />
Chi beve abbandona il senso di responsabilità, lo<br />
lascia al partner o addirittura ai figli. Nascono così<br />
continuamente co-dipendenze. Questo significa<br />
che il partner non alcolizzato sostiene il partner<br />
nella sua dipendenza se compra l’alcol, richiede<br />
il certificato di malattia per il partner, giustifica il<br />
bere all’esterno, nella sfera sociale. Anche questo<br />
opprime molto i familiari. A volte bevono entrambi<br />
i partner, più spesso soltanto uno. «Se in una<br />
coppia uno dei due beve aumenta il carico per il<br />
partner sano», spiega Gupta. «Noi sperimentiamo<br />
spesso il caso del partner che non beve e dei<br />
figli che stanno inermi accanto al loro caro perché<br />
non sanno cosa fare e quale potrebbe essere la<br />
reazione del malato. In una fase di passaggio<br />
bisognerebbe almeno fissare delle regole con il<br />
partner, dirgli cosa lo aspetta, cosa si vuole, bisognerebbe<br />
dirgli anche che mette in gioco la sua<br />
famiglia.» Spesso sotto questo grosso carico psichico<br />
le famiglie finiscono per rompersi.<br />
Il dottor Rahul Gupta: «È importante procurarsi un<br />
aiuto.»<br />
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Offrono aiuto:<br />
- il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali<br />
regionali e con il Centro dipendenze Danis,<br />
tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch<br />
- la Blaue Kreuz, tel. 081 252 43 37<br />
www.blaueskreuz.gr.ch,<br />
- gli AA Alcolisti anonimi, hotline 0848 848 885,<br />
www.anonyme-alkoholiker.ch.<br />
l’alcol del proprio caro.» Il suo consiglio è di mettersi<br />
a sedere, di riflettere sulla situazione e chiedersi<br />
cosa c’è di negativo nel parlare dei problemi<br />
con uno specialista. «Pensate per favore a voi<br />
stessi», così Gupta si appella ai familiari di persone<br />
alcolizzate. «Cercatevi un aiuto, non continuate<br />
a vivere al di là delle vostre forze. La situazione<br />
può solo migliorare.»<br />
Pensare a se stessi<br />
Rahul Gupta tuttavia sa bene quanto sia difficile,<br />
spesso, per i familiari andare a cercare aiuto all’esterno.<br />
«Purtroppo», dice, «molti aspettano troppo<br />
a lungo, preferiscono nascondere i problemi con<br />
69
27 dicembre 2012<br />
BASTA CON LE DROGHE:<br />
IL CENTRO DIPENDENZE<br />
DANIS OFFRE UN’ANCORA<br />
DI SALVEZZA<br />
Provare una volta la cannabis o l’eroina, l’LSD o l’ecstasy. Se ci si ferma qui non succede molto.<br />
Ma se l’unica volta diventa più volte il pericolo di cadere nella dipendenza aumenta. Spesso<br />
i tossicomani hanno un solo desiderio: avere di nuovo una vita senza dipendenza. Il Centro<br />
dipendenze Danis a Cazis offre una disintossicazione controllata.<br />
Per lo più l’entrata nel mondo delle droghe<br />
avviene in modo ingenuo. Spesso è la propria<br />
curiosità a indurre in tentazione. Oppure<br />
sono gli amici che incitano a provare una<br />
volta lo speed o la cannabis (THC). Chi però poi<br />
continua cade nella dipendenza. Questa non solo<br />
è molto costosa ma ha anche ripercussioni sulla<br />
salute, sulla psiche, sulla personalità, sui rapporti<br />
familiari e amicali; spesso anche il lavoro è in pericolo.<br />
Una statistica riporta che nel 2007 circa un<br />
quinto della popolazione svizzera sopra i 15 anni<br />
ha già consumato cannabis una volta…<br />
«Molti tossicodipendenti vengono da noi di propria<br />
volontà, perché sono stanchi della loro dipendenza<br />
e vogliono avere di nuovo una vita<br />
normale», dice Anna Regula Gujer, vicedirettrice<br />
e medico di psichiatria speciale del Servizio psichiatrico<br />
dei Grigioni (PDGR) <strong>alla</strong> clinica Beverin di<br />
Cazis (Centro dipendenze Danis). Sono però anche<br />
i genitori o il medico di famiglia a prendere un<br />
appuntamento per i malati. Il reparto è specializzato<br />
in disintossicazione dalle droghe più comuni.<br />
Dopo la disintossicazione i pazienti possono<br />
stabilizzarsi e prepararsi eventualmente per una<br />
terapia esterna di lunga durata. Il Centro dipendenze<br />
Danis, che fa parte del PDGR e si trova nella<br />
clinica Beverin a Cazis, ha posti per massimo 14<br />
persone. «Abbiamo una lista d’attesa», spiega il<br />
70<br />
La strada per uscire d<strong>alla</strong> palude delle droghe è<br />
pietrosa e dura – il Centro dipendenze Danis offre<br />
aiuto.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR<br />
Il Centro dipendenze Danis, che fa parte<br />
della clinica Beverin del PDGR a Cazis, offre<br />
cure per le persone con dipendenza da<br />
droghe (disintossicazione in combinazione<br />
con offerte come agopuntura, terapia del<br />
disegno, lavori manuali, yoga, rilassamento,<br />
terapia sportiva ecc. e successiva fase di<br />
stabilizzazione). Persone con dipendenze,<br />
medici di famiglia o familiari possono<br />
prendere un appuntamento.<br />
Tel. 081 225 35 35 (centrale), www.pdgr.ch<br />
Anna Regula Gujer, vicedirettrice e medico di psichiatria speciale del PDGR nella clinica Beverin a Cazis, e<br />
il direttore del reparto Donato Spadin curano nel Centro Danis di Cazis, insieme a un’esperta squadra di<br />
collaboratori, i pazienti con dipendenze.<br />
direttore del reparto Donato Spadin. Tra gennaio<br />
e novembre 2012 Spadin ha contato 270 ingressi<br />
e 60 trasferimenti. È stato occupato circa il 96% dei<br />
letti. Il team medico nel 2012 ha curato 67 pazienti<br />
con dipendenza da oppiato, 29 consumatori di<br />
THC, 17 pazienti con abuso di benzodiazepina<br />
(farmaci per il rilassamento, sedativi e sonniferi),<br />
15 pazienti con politossicomania (abuso di più sostanze<br />
stupefacenti) e 194 persone con dipendenza<br />
dall’alcol.<br />
La speranza si chiama<br />
disintossicazione<br />
Nel Centro dipendenze Danis la disintossicazione<br />
da droghe illegali dura da due a quattro<br />
settimane. Dopo si può essere dimessi. Una disintossicazione<br />
totale «a freddo» è poco sensata,<br />
spesso significa solo sofferenza. «Gli eroinomani<br />
per esempio spesso ricevono il metadone come<br />
droga palliativa. O il Subutex». Anna Regula Gujer<br />
combatte i sintomi da disintossicazione con i<br />
medicinali. A seconda del tipo di droga, il corpo<br />
reagisce in modo diverso durante la disintossicazione.<br />
La dottoressa paragona la disintossicazione<br />
da oppiato ai sintomi dell’influenza: «Anche in<br />
questo caso si verificano dolori articolari e diarrea.<br />
Per questo non è sensato, durante una disintossicazione,<br />
abbandonare subito tutti i farmaci.» Il<br />
Centro dipendenze Danis rappresenta un’ancora<br />
di salvezza per molti tossicodipendenti, che vi si<br />
recano perché sono stanchi della propria dipendenza<br />
e cercano nuove ragioni di vita. Più di una<br />
volta si verificano, dopo la disintossicazione, delle<br />
ricadute. «Può succedere che a casa i pazienti si<br />
trovino di fronte a problemi che credono di non<br />
poter risolvere senza droghe», spiega così il problema<br />
Gujer. «La dipendenza è una strada. Dopo<br />
una ricaduta ci si rialza. Questa è la speranza.» Il<br />
team medico e i pazienti che vogliono disintossicarsi<br />
discutono insieme gli obiettivi e la strada per<br />
raggiungerli al momento dell’ingresso nel Centro.<br />
«Gli obiettivi non dipendono d<strong>alla</strong> sostanza consumata<br />
e d<strong>alla</strong> posizione della persona in quel<br />
momento della sua vita», dice Gujer. Durante la<br />
disintossicazione sono d’aiuto i referenti personali<br />
e una terapista della riabilitazione. Durante<br />
la fase di stabilizzazione i pazienti devono impegnarsi<br />
attivamente nei programmi di sport e creatività.<br />
Sport e hobby sono utili anche nella vita di<br />
tutti i giorni.<br />
71
CONTATTI<br />
Clinica Beverin<br />
Casella postale 200, 7408 Cazis<br />
Tel. +41 58 225 35 35<br />
Fax +41 58 225 35 36<br />
Clinica Waldhaus<br />
Loëstrasse 220, 7000 Coira<br />
Tel. +41 58 225 25 25<br />
Fax +41 58 225 25 26<br />
Segreteria medica ambulatoriale<br />
Servizio psichiatrico<br />
Tel. +41 58 225 21 05<br />
Fax +41 58 225 21 18<br />
Casa di cura Arche Nova<br />
Plantahofstrasse 27, 7302 Landquart<br />
Tel. +41 81 322 83 30<br />
Fax +41 81 322 83 9<br />
Casa di cura Montalin<br />
Loëstrasse 220, 7000 Coira<br />
Tel. +41 58 225 24 24<br />
Fax +41 58 225 24 25<br />
Casa di cura Rothenbrunnen<br />
Dorfstrasse 10, 7405 Rothenbrunnen<br />
Tel. +41 58 225 45 45<br />
Fax +41 58 225 45 46<br />
Segreteria medica ospedaliera<br />
Tel. +41 58 225 30 90<br />
Fax +41 58 225 21 19<br />
www.pdgr.ch<br />
info@pdgr.ch<br />
MENTALVA<br />
Clinica privata Resort & Spa<br />
Clinica Beverin<br />
Casella postale 200, 7408 Cazis<br />
Tel. +41 58 225 33 50<br />
Fax +41 58 225 33 90<br />
info@mentalva.ch<br />
www.mentalva.ch<br />
72
clinica Beverin<br />
casa di cura Montalin<br />
clinica Waldhaus<br />
casa di cura Arche Nova<br />
clinica privata MENTALVA Resort & Spa<br />
casa di cura Rothenbrunnen<br />
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