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Dossier Di Bella Todeschini

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CIRCOLO DI PSICOBIOFISICA<br />

AMICI DI MARCO TODESCHINI<br />

presenta:<br />

" "<br />

DI BELLA – TODESCHINI<br />

GLI ESPERIMENTI DEL PROF. ALFIO DI BELLA<br />

CONFERMANO LA VALIDITÀ ED IL<br />

FUNZIONAMENTO DEL DISPOSITIVO SEMOVENTE<br />

A MASSE ROTANTI<br />

a cura di<br />

Fiorenzo Zampieri<br />

Circolo di Psicobiofisica<br />

“Amici di Marco <strong>Todeschini</strong>”


PREMESSA<br />

Con questo documento vogliamo ritornare a parlare del cosiddetto “motore a forze centrifughe” o inerziale<br />

di Marco <strong>Todeschini</strong>.<br />

L’occasione ci è data dal “ritrovamento” di una relazione dal titolo “Sugli effetti propulsivi di una massa<br />

rotante”, trattata dal prof. Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, nell’ambito del 7° Simposio di Idrodinamica Navale svoltosi a Roma<br />

nell’agosto del 1968.<br />

In quella relazione il <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> illustra con dovizia di particolari e formulazioni fisico-matematiche i molteplici<br />

esperimenti effettuati nel 1967 con i mezzi, le attrezzature e la collaborazione del personale dell’Università<br />

di Architettura Navale di Genova al fine di testare il dispositivo a masse rotanti di sua invenzione.<br />

Esaminando il documento risalta però immediatamente l’evidenza della perfetta similitudine dell’apparato<br />

del <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> con quello del <strong>Todeschini</strong>, il che giustifica la ben nota rivendicazione fatta da quest’ultimo,<br />

attraverso i quotidiani e riviste dell’epoca, sulla priorità di tale ritrovato in quanto da lui già realizzato e<br />

brevettato nei primi anni ’30 del 1900.<br />

Al di là di tale questione, nondimeno, resta il fatto, assai interessante, che la illustrazione data dal <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong><br />

del suo apparecchio dà modo di esaminare con rigore scientifico, oltre che nella teoria, anche<br />

nell’applicazione pratica, il funzionamento di un tale congegno.<br />

Allo scopo di essere il più esaustivi possibili nell’esporre l’argomento proponiamo una sorta di “dossier”<br />

contenente tutto il materiale a nostra disposizione per mettere in condizione il lettore di giudicare appieno<br />

la questione.<br />

Alleghiamo perciò la seguente documentazione:<br />

- Relazione dal titolo: “Effetti propulsivi di una massa rotante” in lingua italiana (traduzione) ed originale in<br />

inglese<br />

- Articoli tratti da quotidiani e riviste nei quali si parla dei brevetti <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> e <strong>Todeschini</strong><br />

- Copia dei brevetti originali del <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> (U.S.A. - Inglese - Francese - Tedesco)<br />

Per quanto riguarda il brevetto <strong>Todeschini</strong>, inutile riproporlo in quanto già oltremodo conosciuto dai nostri<br />

lettori, oltreché facilmente recuperabile nell’ambito dei documenti contenuti nel presente sito internet.<br />

Nell’occasione invitiamo i nostri Amici, a consultare anche il Blog presente nel seguente link:<br />

http://perpetualmotion21.blogspot.com/2014/07/the-todeschinidi-bella-device-part-i.html<br />

dove si esaminano appunto il brevetto <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> assieme a quello di <strong>Todeschini</strong>.<br />

1


EFFETTI PROPULSIVI DI UNA MASSA ROTANTE<br />

Prof. Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong><br />

Istituto di Architettura Navale dell'Università di Genova , Italia<br />

ABSTRACT<br />

Questo documento è dedicato allo studio di particolari moti rotatori di masse nello spazio.<br />

Si è dimostrato sperimentalmente che entro certi limiti, piccoli movimenti di un veicolo, nella direzione<br />

desiderata, possono essere ottenuti ponendo in esso una massa mantenuta in costante rotazione da un<br />

motore. Nella presente relazione sono descritti i dispositivi che sono stati utilizzati, oltre che illustrarne,<br />

mediante una sintesi completa, i risultati che sono stati ottenuti.<br />

Viene anche sottolineato quali probabilmente saranno, una volta superate alcune difficoltà, le più<br />

importanti applicazioni di questi dispositivi, e cioè: su alcuni tipi di navi, per poterle muovere in avanti o<br />

indietro, oppure lateralmente o eseguire altre evoluzioni, a bassa velocità; nelle automobili, per consentire<br />

loro dei moti laterali utili per il parcheggio, o movimenti in avanti e indietro, o dei cambi di direzione del<br />

moto.<br />

DESCRIZIONE DEI DISPOSITIVI TESTATI<br />

Nel gennaio 1962 abbiamo proposto di avviare uno studio sul movimento rotatorio di una massa nello<br />

spazio, per vedere se le azioni dinamiche prodotte da essa potevano dare modo di ottenere possibili<br />

applicazioni nel campo della propulsione. Si è deciso di cominciare considerando il moto rotatorio di una<br />

massa attorno ad un punto.<br />

Il dispositivo indicato in fig. 1 apparve immediatamente utile per il nostro studio. Esso esegue il moto di un<br />

punto su un emisfero. Con semplici meccanismi, era possibile ottenere un braccio AP = R, ruotante<br />

attorno ad un punto O , avente l'estremità A coincidente con O , e l'estremità P libera di muoversi<br />

sull’emisfero. Una massa m è concentrata in P.<br />

Si ritiene interessante ricordare che la traiettoria descritta da P appartiene alla famiglia delle hypopedes ,<br />

studiate in astronomia da Eudosso , un contemporaneo di Platone. Più precisamente, la traiettoria<br />

rappresenta la finestra di Viviani, allievo di Galilei, che ha posto il problema di rintracciare quattro finestre<br />

di area massima su un emisfero. (La soluzione del problema, proposta da Gauss, richiede che ogni finestra<br />

2


abbia come contorno la traiettoria descritta da P , che è anche l'intersezione di un emisfero con un cilindro<br />

di sezione circolare, avente il raggio della sfera come suo diametro).<br />

Il dispositivo è stato testato ampiamente sul terreno e sulla superficie dell'acqua con risultati nel complesso<br />

soddisfacenti.<br />

Continuando il nostro studio, abbiamo pensato di inserire tra A e O un braccio r = OA . Così abbiamo<br />

ottenuto il dispositivo indicato in fig. 2 che rappresenta una massa che ruota attorno ad un asse, con<br />

quest'ultimo in rotazione attorno ad un altro asse. La massa si muove su una sfera di raggio<br />

R 1 = ( R 2 + r 2 ) 1⁄ 2 . Il dispositivo, che può essere considerato la base del presente documento, è<br />

formato come segue.<br />

Su una base (1) posta su un piano orizzontale, viene posizionato un motore (2) che, per mezzo di una<br />

trasmissione (3), muove l'albero orizzontale (4) che è sostenuto da due supporti (5) e (6) fissati alla base.<br />

L'albero ha un collare (7) entro il quale può ruotare un braccio OA 0 = r, che è saldato in A 0 a 90 ° ad un<br />

altro braccio A 0 P 0 = R , alla cui estremità P 0 è concentrata una massa m . Ci sono anche due ruote<br />

coniche dentate di uguale diametro (non indicate in figura), una a formare una connessione OA 0 e l'altra<br />

collegata a uno dei supporti. Così, quando il motore, e quindi l'albero, sono in rotazione, il collare costringe<br />

il braccio OA 0 a ruotare attorno all'albero (4), mentre le due ruote dentate li fanno ruotare su se stessi.<br />

Pertanto, m ruota attorno OA 0 che, a sua volta, ruota intorno all'albero (4).<br />

Se il peso di tutti i componenti rotanti sono trascurabili rispetto al peso (P) della massa (m) e se i due<br />

bracci sono di uguale lunghezza (R = r), tutto questo dimostra sperimentalmente il seguente fatto<br />

peculiare: quando m raggiunge il punto P 1 il dispositivo si comporta come se fosse colpito da un forza<br />

esterna passando per P 1 .<br />

La forza viene trasmessa alla base (1) per mezzo dei bracci, l'albero, e i supporti; la base è così costretta a<br />

subire un piccolo spostamento sul piano di appoggio nella direzione indicata dalla freccia. La stessa cosa<br />

non si ripete per P 0 , simmetrico a P 1 né per gli altri punti. Da ciò il dispositivo, ad ogni giro dell'albero (4),<br />

acquisisce un piccolo spostamento in una sola direzione. E se l'albero ruota con continuità, il dispositivo<br />

completa una successione di piccoli strappi, e quindi, un movimento in avanti sul piano di appoggio.<br />

3


Pertanto, il moto rotatorio della massa determina un movimento in avanti del dispositivo sul piano di<br />

appoggio.<br />

L'esperimento dimostra anche che lo spostamento si verifica quando la velocità angolare (ω) dell'albero<br />

motore (4) viene adattata alle dimensioni del dispositivo. Infatti, se ω è relativamente piccola, la spinta<br />

provocata dalla massa non è sufficiente a superare la resistenza di attrito da contatto della base (1) con il<br />

piano di appoggio, e il dispositivo rimane immobile; se, invece, ω è relativamente alta, il dispositivo<br />

sottoposto a forti vibrazioni, saltella sul piano di appoggio in modo disordinato.<br />

L'esperimento dimostra, infine, che l'effetto propulsivo del massa rotante può anche essere ottenuto senza<br />

far fare un giro completo di 360 ° alla rotazione dell'albero. Infatti, se si lascia P 1 e viene fatto ruotare<br />

l'albero di alcuni gradi, prima in un senso e poi nell'altro, ogni volta che m attraversa P 1 si osserva la<br />

formazione di una forza che sposta il dispositivo sul piano di appoggio sempre nella stessa direzione.<br />

Il moto della massa può essere correlato al sistema di assi ortogonali 0, x, y, e z fissato con il dispositivo e<br />

avente l'origine nel punto di intersezione dell'asse dell'albero (4) con il braccio lungo r; x parallelo alla<br />

base (1) del dispositivo; y coincidente con l'asse dell'albero (4); e z perpendicolare alla base. Se il punto P 0<br />

appartenente al piano x y è assunto come origine del movimento, allora anche il punto P 1 si trova sul piano<br />

x y, ma ruotato di 180 ° rispetto a P 0 ; per esempio, da P 0 passa a P 1 , costringendo l'albero (4) a ruotare di<br />

180 °.<br />

Il dispositivo realizza, come già detto, un effetto propulsivo per ogni giro dell'albero (4). Se, tuttavia, (Fig. 3)<br />

si aggiunge un braccio r ′ uguale a r , saldiamo a A 0 ′un braccio R′ pari a braccio R , e poniamo in P 0 ′ una<br />

massa m′ uguale alla massa m posto in P 0 , si ottiene come risultato un dispositivo con due masse, che, in<br />

un giro dell'albero, genera due effetti propulsivi. Infatti, assumiamo il punto P 0 come origine del moto. Per<br />

una rotazione di 180 °, la massa da P 0 passa per P 1 generando lì l’effetto propulsivo. Nello stesso istante, la<br />

massa m′ è in P 1 ′ e dopo una rotazione di 180 ° passa in P 0 ′ generando lì il suo effetto propulsivo.<br />

4


La disposizione del dispositivo con tre ruote dentate (una fissa e due mobili) e due masse rotanti, indicati in<br />

fig. 4, consente due effetti propulsivi da eseguire per ogni giro dell'albero motore: uno è generato da m<br />

quando è al P 1 e l'altro è generato da m′ quando, dopo una rotazione dell'albero motore di 180 °, è allo<br />

punto P 1 .<br />

Se, invece, le due masse rotanti sono disposti come indicato in fig. 5, allora il dispositivo, per ogni giro<br />

dell'albero motore, genera nello stesso istante due effetti propulsivi, simmetrici rispetto all'asse y : uno è<br />

generato da m nel momento in cui essa è a P 1 e l'altro è generato da m′ che allo stesso momento è in<br />

P 1 ′ . Questa descrizione mostra come è stato efficacemente osservato il moto dei dispositivi, e può essere<br />

verificata disponendo gli stessi su un piano orizzontale e mettendoli in moto.<br />

5


EQUAZIONI DEL MOTO DELLA MASSA CON I DISPOSITIVI FISSATI AL PIANO DI APPOGGIO<br />

Sembra piuttosto difficile poter scrivere le equazioni generali del moto dei dispositivi testati; in primo<br />

luogo, perché la causa del movimento in avanti in una direzione desiderata, invece di un movimento di va e<br />

vieni, non è molto chiaro; in secondo luogo, perché il moto dei dispositivi è accompagnato da forti<br />

vibrazioni, a seconda del numero e del peso delle masse in rotazione, la velocità rotatoria dell'albero<br />

motore, le reazioni del supporto, ecc .<br />

<strong>Di</strong> conseguenza, non possiamo fare nulla, ma limitarci al caso in cui le basi dei dispositivi non sono liberi di<br />

muoversi sul piano di appoggio, ma sono fissati rigidamente a questo piano. Allo stesso modo, per<br />

semplicità, dobbiamo supporre che la massa è concentrata in un solo punto, che i bracci di lunghezza R e<br />

r e le ruote dentate hanno un peso trascurabile rispetto al peso della massa m , e, infine, che le resistenze<br />

passive siano nulle. Con queste semplificazioni, possiamo scrivere le equazioni per il moto della massa ed<br />

ottenere risultati utili.<br />

Cominciamo con il caso del dispositivo di base indicato in fig. 6, che, come è già stato menzionato, esegue<br />

un movimento rotatorio di una massa attorno ad un asse, con quest'ultimo a sua volta rotante intorno a un<br />

altro asse. Chiamiamo il moto della massa al sistema di assi<br />

0 , x , y e z come precedentemente indicato. Supponiamo P 0 il punto origine del moto sul piano x y<br />

corrispondente all'angolo di rotazione θ = 0 . Al tempo t i due bracci sono trasformati da θ ; quindi, da<br />

0A 0 P 0 si passa in 0AP . Se P′ è la proiezione di P sul piano<br />

z 0 x, abbiamo AP′ = AP sin θ = R sin θ . Le coordinate di P sono dunque:<br />

x = AC − AB = AP ′ sin 0 − r cos 0 = R sin 2 0 − cos 0<br />

y = −R cos 0 (1)<br />

z = DC + CP′ = OA sin 0 + AP ′ cos 0 = (R cos 0 + r) sin 0<br />

6


Queste espressioni rappresentano una traiettoria le cui proiezioni sui tre piani di coordinate hanno le forme<br />

indicate in fig. 7.<br />

In P 1 abbiamo un check¬point. Se la velocità angolare e l'accelerazione sono indicati con<br />

θ = ω e θ = ε , le componenti della velocità e l'accelerazione assumono la forma:<br />

v x = (R sin 2θ + r sin θ)ω<br />

v y = R sin θω (2)<br />

v z = (R cos 2θ + r cos θ)ω .<br />

a x = (2R cos 2θ + r cos θ)ω 2 + (R sin 2θ + r sin θ)ε<br />

a y = R cos θω 2 + R sin θε (3)<br />

a z = − (2R sin 2θ +r sin θ)ω 2 + (R cos 2θ +r cos θ)ε .<br />

La velocità della massa diventa:<br />

v = (v 2 x + v 2 y + v 2 1 2<br />

z ) ⁄ = [R 2 (1 + sin 2 θ) + r 2 1 2<br />

+ 2Rr cos θ] ⁄ ω . (4)<br />

Per R = r e θ = π , cioè, in P 1 , abbiamo v = 0 .<br />

Nello studio della dinamica del punto, viene spesso usato il principio di conservazione dell'energia. Se<br />

supponiamo che nel sistema che stiamo considerando l'energia rimane costante, possiamo derivare<br />

un'espressione che può darci un'indicazione circa il modo di variare ω e ε al variare della ω angolare.<br />

Per questa espressione possiamo scrivere:<br />

E = 1 2 mv2 + 1 2 Jω2 + ρz = const. . (5)<br />

7


1<br />

Dove<br />

2 mv2 è l'energia cinetica della massa m , 1 2 Jω2 è l'energia cinetica delle restanti masse che<br />

ruotano intorno all'asse y e rispetto al quale il momento di inerzia J è uguale e ρz è l'energia del moto<br />

verticale del peso ρ .<br />

Le equazioni (5), (4), e la terza equazione di Eqs. (1) danno:<br />

E = 1 2 m[R2 (1 + sin 2 θ) + r 2 + 2Rr cos θ]ω 2 + 1 2 Jω2 + ρ(R cos θ + r) sin θ .<br />

Se poniamo h = J/ mR 2 , otteniamo<br />

ω = {<br />

1⁄<br />

2<br />

E−P(R cos θ+r) sin θ<br />

1<br />

} 2 m[R2 (1+sin 2 θ)+r 2 +2Rr cos θ+hR 2 ]<br />

(6)<br />

<strong>Di</strong>fferenziando Eq. (5) rispetto al tempo t , otteniamo ε . Per determinare il valore di E necessario per<br />

il calcolo di ω si può ricorrere al valore medio del numero di giri Ñ .<br />

Infatti, per d θ = ωdt , usando l'Eq. (6), si ottiene il periodo:<br />

T<br />

π<br />

T = ∫ dt = ∫ dθ 0<br />

0 ω<br />

2π<br />

0<br />

= ∫ {<br />

1<br />

2 m[R2 (1+sin 2 θ)+r 2 +2Rr cos ω+hR 2 ]<br />

E−P(R cos θ+r) sin θ<br />

}<br />

1⁄<br />

2<br />

(7)<br />

Per ricavare E da questa espressione, possiamo procedere graficamente, scegliendo i valori arbitrari<br />

E 1 , E 2 , E 3 ,. . . , calcolando l'integrale e determinando i valori corrispondenti T 1 , T 2 , T 3 ,. . . .<br />

Entrando nei grafici aventi E come funzione di T con il valore di 1/Ñ , possiamo ottenere il valore di<br />

E .<br />

Applicando la procedura utilizzata per il dispositivo indicato in fig, 3 ad altri dispositivi, possono essere<br />

ottenute le espressioni corrispondenti.<br />

È particolarmente utile per quanto si dirà, considerare il dispositivo indicato in fig. 5.<br />

Le coordinate di punti P 1 e P 2 in cui sono concentrate le masse, sono:<br />

x 1 = Rsin 2 θ − r cos θ<br />

y 1 = −R cos θ<br />

x 2 = −Rsin 2 θ + r cos θ<br />

y 2 = −R cos θ<br />

z 1 = (R cos θ + r) sin θ z 2 = −(R cos θ + r) sin θ .<br />

Con R = r e ponendo m 1 = m 2 = M / 2 l e coordinate del centro di gravità G delle due masse<br />

risultano:<br />

x G = 0 , y G = −R cos θ , z G = 0 .<br />

Ciò significa che, in sostituzione delle due masse simmetriche in ogni momento rispetto all'asse y , una<br />

singola massa M può essere adottata se si muove con un tempestivo movimento di va e vieni lungo l'asse<br />

y . Le quantità di moto e loro derivati sono:<br />

Q x = 0 Q′ x = 0<br />

Q y = MR sin θ<br />

Q′ y = MR(cos θω 2 + sin θε)<br />

8


Q z = 0 Q′ z = 0<br />

L'energia del sistema è:<br />

E = 1 2 m 1v 1 2 + 1 2 m 2v 2 2 + 1 2 Jω2 = const.<br />

Continuando questi calcoli, utilizzando h = J/ mR 2 , otteniamo<br />

E = MR 2 [sin 2 θ + 2(1 + cos θ) + h]ω 2 (8)<br />

e quindi,<br />

ω = 1⁄ R(E⁄ M) 1⁄<br />

2 [sin 2 θ + 2(1 + cos θ) + h] −1⁄ 2 = dθ⁄ dt<br />

(9)<br />

Da questa espressione, ne consegue:<br />

T<br />

T = ∫ dt = R ( M ⁄ 2<br />

0 E )1 2v<br />

∫ [sin 2 θ + 2(1 + cos θ) + h] 1⁄<br />

2<br />

0<br />

dω = 1 Ñ . (10)<br />

Con questa espressione si può ottenere E . Sostituendo nell'eq. (9), e si ottiene, e quindi derivando dall'eq.<br />

(8), abbiamo:<br />

ε =<br />

sin θ(1−cos θ)E2<br />

[sin 2 θ+2(1+cos θ)+h] 2<br />

L'espressione di Qy diventa quindi:<br />

Q′ y = MRE 2<br />

1+(2+h) cos θ+cos2 θ<br />

[sin 2 θ+2(1+cos θ)+h] 2 . (11)<br />

Se tracciamo Q′ y contro t , si ottiene un grafico del tipo indicato in fig. 8.<br />

9


RISULTATI DELLE PROVE<br />

I dispositivi descritti sono stati sottoposti ad una lunga serie di test per stabilire quali risultati concreti si<br />

potrebbero ottenere per scopi propulsivi da una massa in rotazione nello spazio. Abbiamo studiato<br />

soprattutto il dispositivo con due masse indicate in fig. 3. Le prove sono state eseguite su terra, in acqua e<br />

in aria, senza risparmio di tempo. Possiamo ora riportare i risultati più importanti di questi test.<br />

Test su terra<br />

Queste prove sono state eseguite sul pavimento, su tavoli orizzontali, e su piani inclinati.<br />

La Figura 9 mostra un dispositivo con due masse poste alle estremità anteriori delle due serie di pali<br />

longitudinali, uno dei quali è fissato a due poli trasversali che poggiano sul pavimento per mezzo di quattro<br />

talloni. Il dispositivo pesa 30 kg; le due masse sono costituiti da due pezzi di piombo di 200 grammi ognuno<br />

di peso, e sono azionati da un motore elettrico.<br />

Nella Fig. 10 sono riportati i risultati delle prove; in ascissa abbiamo la velocità con cui il dispositivo si<br />

muove sul pavimento, e in ordinata la potenza del motore lorda assorbita dall'apparato. Dato che era un<br />

piccolo motore e dato che non abbiamo avuto a nostra disposizione ogni metro di coppia qualificata per<br />

calibrare questi motori, non possiamo effettivamente dire la potenza netta assorbita dal dispositivo.<br />

Se, nel caso che stiamo considerando, si assume che l'efficienza è 0,25 per il motore e la trasmissione,<br />

possiamo dedurre che alla velocità massima di 0,41 m / sec la potenza netta misurata sull'albero motore è<br />

di 50 watt.<br />

10


Con un dispositivo avente due masse dello stesso tipo, ma con un peso di 450 grammi e con due pezzi di<br />

piombo da 20 grammi ciascuno, abbiamo ottenuto i risultati mostrati in fig. 11. Se assumiamo l'efficienza<br />

del micromotore elettrico e la trasmissione pari al 0.20 alla velocità massima di 0,61 m / sec, la potenza<br />

assorbita misurata sull'albero motore è 4,6 watt. Il dispositivo avanza verso destra o verso sinistra, a<br />

seconda del modo in cui le masse rotanti sono orientate.<br />

La figura 12 mostra un dispositivo posto su quattro appoggi di legno ricoperti di gomma morbida. Pesa<br />

1.275 grammi e si arrampica su una lastra di vetro, inclinata di 59 ° sul piano orizzontale.<br />

11


La Figura 13 mostra una delle varie curve ottenute per misurare l'efficienza di un dispositivo che sale una<br />

tavola inclinata di un angolo β su un piano orizzontale. Sono stati assunti differenti valori di β , e per ogni<br />

valore, sono stati misurati l'altezza della salita (h) e il tempo di salita (t) del dispositivo. Moltiplicando il<br />

peso p del dispositivo per h / t abbiamo ottenuto la potenza resa dal dispositivo. Si può dedurre dalla<br />

figura che il dispositivo rende la più grande potenza quando si arrampica su un tavolo inclinato di un angolo<br />

β data da tgβ = 0,41 .<br />

La Figura 14 mostra un dispositivo posto sulla parte posteriore di un telaio di legno di 2 metri di lunghezza<br />

ed 1 metro di larghezza con quattro ruote di automobile. Il dispositivo, con due masse di 3 kg ciascuno,<br />

12


messe in moto da una batteria di un'automobile di 12 volt, gira il telaio intorno agli assi verticali. La parte<br />

anteriore del telaio rimane sostanzialmente nella stessa posizione, mentre la parte posteriore si muove<br />

lateralmente verso destra o verso sinistra, a seconda del senso di rotazione delle due masse.<br />

La Figura 15 mostra una automobile Fiat 1100. Sul retro, nella parte inferiore del mezzo, è posto un<br />

dispositivo con due masse, rivolto verso la superficie stradale. Il peso di ciascuna massa è di 6 kg, e il<br />

motore del dispositivo, messo in moto dalla batteria dell'automobile, assorbe una potenza di 220 watt.<br />

Il fenomeno descritto nel caso precedente si ripete. E cioè, la parte posteriore della macchina si muove<br />

lateralmente verso destra o verso sinistra, secondo la direzione di rotazione delle masse. In circa 40<br />

secondi, la parte posteriore della vettura si sposta lateralmente di circa 2 metri. Ciò significa che se la<br />

macchina si avvicina per parcheggiare vicino ad un marciapiede e il suo piano longitudinale forma un<br />

angolo di 30 ° con la pavimentazione stessa, un dispositivo con due masse è in grado di spostare tutta la<br />

macchina in breve tempo. Cambiando il senso di rotazione delle due masse, la macchina viene riportata<br />

nella posizione di partenza.<br />

Un'indicazione dell'efficienza del dispositivo può essere ottenuto nel modo seguente. Supponiamo<br />

un'automobile di 800 kg di peso, che distribuisce 500 kg sulle ruote anteriori e 300 kg sulle ruote posteriori.<br />

Se si assume un coefficiente di attrito tra ruote e pavimentazione pari a 0,60, la forza necessaria per<br />

spostare la parte posteriore della macchina lateralmente è pari a 300 x 0,6 = 180 kg. Dal momento che lo<br />

spostamento laterale di 2 metri avviene in circa 40 secondi, la potenza utile è 180x 2/40 x 75 = 0,12 CV. Il<br />

rapporto tra le potenze è 0,80.<br />

Test sulla superficie dell'acqua<br />

Abbiamo dedicato molto tempo per i test sulla superficie dell'acqua. Abbiamo testato modelli di navi<br />

mercantili e militari, pontoni, catamarani, e contenitori di legno e di plastica. Riportare qui alcuni dei<br />

risultati.<br />

13


La figura 16 mostra un dispositivo con hyppopedes posti sulla parte anteriore di un modello di nave lunga<br />

1,60 metri e pesante 15 kg. Il modello avanza a bassa velocità sulla superficie dell'acqua, con un moto<br />

rettilineo.<br />

La Figura 17 mostra una imbarcazione a fondo piatto e lati verticali. La sua lunghezza L è di 4 metri, la<br />

larghezza l è di 0,74 metri, e il dislocamento d è 77 kg. Ha un dispositivo a doppia massa con ciascuna<br />

massa con un peso p 1 di 4,900 kg. Bracci R = r di lunghezza 0,16 metri. La relazione del peso delle due<br />

masse per lo spostamento è 2p 1 / d = 2 x 4,90 / 77 = 0,127. La relazione tra il doppio della lunghezza<br />

dei bracci e la lunghezza dello scafo è 2r / L = 2 x 0,16 / 4 = 0,08. L’imbarcazione si muove ad una<br />

velocità di 0,36 m / sec.<br />

Un'altra imbarcazione simile alla precedente, di 1,60 metri di lunghezza, e con<br />

2p 1 / d = 2 x 0.300 / 4,20 = 0,142 e 2r / L = 2 x 0,04 / 1,60 = 0,05, ha una velocità<br />

v di 0,22 m / sec. Poiché la scala dei modelli è λ = 4,00 / 1,60 = 2,5, i risultati delle prove indicano<br />

che il funzionamento dei dispositivi può essere regolata in modo tale da soddisfare la relazione V =<br />

v (λ) 1⁄ 2 .<br />

14


Con un altro scafo con un fondo piatto e lati verticali, e con 2p 1 / d = 2 x 0,30 / 24,90 = 0,02 e<br />

2r / L = 2 x 0,10 / 4 = 0,05 , abbiamo ottenuto la velocità di 0.085 m / sec.<br />

Se a questo scafo venisse estesa, in modo proporzionale, una lunghezza di 160 metri, sarebbe in grado di<br />

raggiungere una velocità V = v (λ) 1⁄ 2 = 0,085 / 0,514 x (160/4) 1⁄ 2 = 1.04 nodi. Il dispositivo<br />

occuperebbe 5/100 x 160 = 8 metri della lunghezza dello scafo, e 2% dello spostamento.<br />

L’imbarcazione di fig. 17, d'altra parte, se allungata a 160 metri sarebbe in grado di raggiungere una<br />

velocità V = 0,36 / 0.514 (40) 1⁄ 2 = 4,45 nodi. Il dispositivo occuperebbe 8/100 x 160 = 12,8<br />

metri della lunghezza dello scafo, ma 12,7% dello spostamento.<br />

La Figura 18 mostra lo scafo indicato in fig. 17 testato nel porto di Genova. L'onda prodotta dagli<br />

spostamenti laterali dello scafo è ben visibile.<br />

La Figura 19 mostra uno scafo molto leggero, lunga 1,40 metri, con un fondo piatto, azionato da un<br />

dispositivo con due masse. Lo scafo può avanzare in qualsiasi direzione. Compie una rotazione di 360° in 30<br />

secondi.<br />

15


In fig. 20 è Indicato un modello con 2p 1 / d = 0,062 e 2r / L = 0.039 In una superficie d'acqua di<br />

10,5 metri quadrati, si gira in breve tempo.<br />

La figura 21 mostra un lungo dispositivo con R = r = 0,80 metri. Sarà testato in mare non appena sarà<br />

trovata una piccola nave adatta. In questo modo speriamo di vedere cosa si può ottenere su una nave in<br />

navigazione normale in mare aperto.<br />

16


Va sottolineato che pochissima forza è necessaria per spostare un galleggiante su una superficie<br />

assolutamente calma dell'acqua. Ad esempio, il modello indicato in fig. 20, che pesa 24 kg può<br />

essere spostato applicando su di esso una forza di 1 grammo. Poiché, come si è visto, il dispositivo<br />

testato ha la capacità di muovere un galleggiante, ne consegue che il dispositivo genera un effetto<br />

propulsivo anche quando la resistenza è molto bassa.<br />

Test in immersione<br />

Questi test sono stati effettuati ponendo un dispositivo con due di massa su uno scafo immerso<br />

completamente, lungo 3,10 metri e largo 0,48 metri, con 2p 1 / d = 2 x 4,90 / 470 = 0,208 e<br />

2r / L = 0,18 / 3,10 = 0.116 . La velocità risultante era molto bassa, ma era sufficiente a<br />

dimostrare che il dispositivo funziona anche quando è collocato su uno scafo completamente<br />

immerso. Tuttavia, a causa delle eccessive dimensioni del dispositivo, il suo peso, e la sua velocità<br />

molto bassa, non si hanno applicazioni pratiche per la navigazione in immersione.<br />

Dobbiamo però aggiungere che le prove di immersione sono piuttosto difficili e che abbiamo<br />

dedicato loro molto poco tempo. Per lo studio della navigazione in immersione dobbiamo tornare in<br />

un altro momento.<br />

Prove in aria<br />

Le prove sono state effettuate collocando un piccolo dispositivo con doppia massa su due palloncini<br />

riempiti di idrogeno, inserito in un telaio di legno molto leggero. I test sono stati eseguiti in una<br />

stanza chiusa con l'aria assolutamente immobile.<br />

Posto il dispositivo (Fig. 4) ad una estremità dei due palloncini con l'asse y orizzontale, ha fatto sì<br />

che i palloncini girassero attorno all’asse verticale. Con il dispositivo ruotato di 180 ° attorno all'asse<br />

y , i palloncini ruotano nella direzione opposto. Il dispositivo ha la capacità di impartire ai palloncini<br />

un movimento in avanti, ma ad una velocità molto bassa.<br />

Anche questi test erano molto difficile. Abbiamo dovuto evitare la formazione di correnti d'aria,<br />

eliminare le vibrazioni delle due palloncini, ridurre al minimo l'effetto propulsivo dell'apparato che<br />

suscita nell'aria, e limitare il peso dell'apparecchio per quanto possibile.<br />

I risultati di tali esami non permettono di prevedere applicazioni pratiche immediate dei dispositivi<br />

per la navigazione aerea, dal momento che anche in questo caso abbiamo dedicato alle prove un<br />

tempo piuttosto.<br />

Prove in aria rarefatta<br />

Questi test sono stati effettuati con lo scopo di osservare l'influenza dell’aria sul funzionamento del<br />

dispositivo. Abbiamo realizzato un contenitore ermetico, di forma cubica, del quale ogni lato misura<br />

60 cm. Con una pompa è stato creato in esso il vuoto, che è stata misurato per mezzo di una colonna<br />

di mercurio. Una asta verticale con una punta metallica era fissata sul fondo del contenitore. Attorno<br />

ad essa può ruotare un'asta orizzontale, portando un dispositivo ad una estremità e collegamenti<br />

elettrici all'altra. Il baricentro G del complesso dispositivo-asta orizzontale-asta verticale, cade sulla<br />

verticale w passando attraverso la punta (Fig. 22).<br />

17


Il risultato del test è stato che il dispositivo non è risultato influenzato dalla assenza di aria. Infatti, il<br />

dispositivo, a parità di potenza del motore, ha ruotato sull’asta orizzontale con lo stesso numero di<br />

giri (i 24 precedenti) a pressione atmosferica, anche in un vuoto al 98,4%.<br />

Al posto del dispositivo abbiamo posto una piccola elica con dimensioni uguali a quelli del<br />

dispositivo. Abbiamo scoperto con ciò che l'elica, con la stessa potenza del motore utilizzato per il<br />

dispositivo, fa sì che l’asta ruota a 74 giri al minuto in presenza di pressione atmosferica; ma che nel<br />

vuoto sopra indicato, l'elica acquisisce un numero molto elevato di giri senza generare spinta, e<br />

l’asta avanza ancora.<br />

Il dispositivo fa ruotare l’asta, anche se il centro di gravità G non cade sul w verticale. Infatti, se Y G<br />

è la distanza di G da w , l’asta per Y G = 0, 0 − 1, 6 − 3 e 2 cm completa rispettivamente 31, 31,<br />

e 26 giri al minuto.<br />

Il numero massimo di giri raggiunto dall’asta sono stati 61 rpm. Poiché la distanza del dispositivo<br />

dall'asse di rotazione era di 0,25 metri, ne consegue che la velocità massima raggiunta dal dispositivo<br />

è stata 1,6 m / sec.<br />

Test con il dispositivo sospeso da un filo<br />

La figura 23 mostra l’asta t orizzontale con un dispositivo A 1 e le pile (A 2 ) . Un recipiente R<br />

avente sezione circolare contiene acqua in cui è posto un galleggiante G , anch’esso a sezione<br />

circolare. Un filo sottile f sospende l’asta al galleggiante. Azionando il motore del dispositivo,<br />

l’asta comincia a ruotare, e per mezzo del filo, impone anche al galleggiante di ruotare. In tal modo<br />

sia l’asta che il galleggiante girano lentamente nella stessa direzione con continuità.<br />

Prove di movimento su ghiaccio secco o su lastra di ardesia orizzontale<br />

Come è noto, secondo i principi della meccanica, un corpo non sottoposto ad alcuna forza o rimane<br />

fermo o si muove ad una velocità uniforme. In pratica accade che un corpo messo in moto da una<br />

spinta iniziale, rallenta gradualmente a causa dell'attrito, e si ferma. Tuttavia, se l'attrito è molto<br />

piccolo, il corpo è in grado di mantenere una velocità costante per un tempo abbastanza lungo.<br />

18


Al fine di creare in laboratorio un movimento con attrito molto basso, siamo ricorsi a dei piccoli pezzi<br />

di ghiaccio secco lisci su una lastra orizzontale che è stata altrettanto accuratamente levigata.<br />

L'attrito che ne derivava era, in effetti, molto basso. Infatti, un pezzo di ghiaccio secco spinto da un<br />

soffio leggero dell'aria, può eseguire la lunghezza della lastra praticamente con una velocità<br />

uniforme. Il vetro è meno adatto dell ardesia, perché il ghiaccio che si scioglie a poco a poco si<br />

attacca al vetro molto facilmente.<br />

Il coefficiente di attrito per il ghiaccio secco in movimento su una lavagna levigato, negli esperimenti<br />

da noi espressamente effettuati, è pari a circa 0.001. Come si ricorderà, il coefficiente di attrito per<br />

l'acciaio sul ghiaccio, come indicato dai manuali, è 0,01.<br />

Un dispositivo con due masse, con un peso complessivo di 140 grammi, è stato sperimentato,<br />

collocato su di un telaio in legno chiaro, su quattro piccoli pezzi di ghiaccio secco collocati su una<br />

lastra accuratamente liscia lunga 3,20 metri e larga 0.50 metri. Sono state effettuate numerose<br />

prove in maniera sistematica con il dispositivo che percorre la lastra in tutte le direzioni. Le prove<br />

sono state ripetute anche con un altro dispositivo dal peso di 120 grammi. Il risultato finale di questi<br />

test è stato che il dispositivo così conformato, a seconda del modo in cui il dispositivo è stato<br />

orientato sulla lastra:<br />

(a) avanza sulla lastra con moto rettilineo e uniforme,<br />

(b) si gira a destra,<br />

(c) si gira a sinistra,<br />

(d) lanciato a bassa velocità dalla estremità A a B all'altra estremità della lastra, ad un certo punto<br />

si ferma e torna indietro. Come è risultato evidente, una resistenza di attrito che è dell'ordine di<br />

millesimi di grammi non ostacola il funzionamento dell'apparato.<br />

Va notato che in quest'ultimo caso, sia l'azione dinamica delle masse rotanti che montate sul telaio<br />

che la resistenza di attrito, sono diretti nella stessa direzione: da B verso A.<br />

Grafico dello spostamento in avanti del dispositivo<br />

Un grande foglio di carta è stato disposto sul pavimento, e su di esso è stato fatto avanzare il<br />

dispositivo (Fig. 9), portando un pennarello per scrivere sulla carta. Il pennarello era più o meno in<br />

corrispondenza della verticale passante attraverso il baricentro del dispositivo. Il dispositivo è stato<br />

testato sia con una massa che con due masse, a diverso numero di giri. La traiettoria descritta dal<br />

pennarello, nei vari casi, è mostrata in fig. 24 Abbiamo:<br />

(1) one arm and N = 150 (5) two arms and N = 132<br />

(2) one arm and N = 200 (6) two arms and N = 170<br />

(3) one arm and N « 224 (7) two arms and n = 210<br />

(4) one arm and N = 318 (8) two arms and N = 250<br />

19


E chiaramente da notare che per ogni giro dell'albero motore, abbiamo un movimento in avanti (s 1 )<br />

e un movimento all'indietro (s 1 ′ ) del dispositivo. Il secondo è molto più piccolo del primo, per<br />

esempio, si ha:<br />

Grafico utilizzando un Oscillografo<br />

(s 1 ′ ) /s 1 = 0,10 per N = 200 e un dispositivo con un braccio<br />

(s 1 ′ ) /s 1 = 0,25 per N = 224 e un dispositivo con un braccio<br />

(s 1 ′ ) /s 1 = 0,27 per N = 250 e un dispositivo con due bracci<br />

Al fine di completare la serie di esperimenti, si è ritenuto opportuno avere un grafico della variazione<br />

di N e della potenza del motore durante una rotazione dell'albero motore di 360 °. Sono stati<br />

utilizzati Oscillografi Siemens e complessivamente sono stati effettuati otto grafici di tensione,<br />

corrente e N con dispositivi ad una massa o due masse.<br />

La Figura 25 mostra uno di questi grafici. È stata effettuata sul dispositivo indicato in fig. 9, fissato al<br />

pavimento, e caratterizzato da una singola massa rotante.<br />

20


Nella ascissa abbiamo l'angolo di rotazione θ dell'albero motore e in ordinata N , il voltaggio V e la<br />

corrente I , misurata sui morsetti del motore. Per passare dalla potenza VI in ingresso a quella<br />

misurata sull'albero dell'eq. (4), è stato necessario rimuovere da l VI della potenza assorbita da<br />

tutte le resistenze passive e moltiplicare la potenza che rimane per il rendimento del motore. La<br />

potenza assorbita dalla resistenza passiva era 9 watt.<br />

Per θ = 0 e per θ = 2π abbiamo V = 26 v , I = 0,46 amp, e VI = 11.96 w . La<br />

potenza corrispondente sul dispositivo è di 2.96 w.<br />

Nei punti θ = 0 e θ = 2π abbiamo N = 1.42 / sec e al massimo 2,22 / sec . Il valore<br />

medio misurato da un tachimetro durante la prova è stato di Ñ = 95 / min = 1.58 / sec . Il<br />

periodo corrispondente T = 0,6316 / sec .<br />

Con questo valore di T , Eq. (7) si ha E = 0,1828 Kgm . Avendo nel dispositivo R = 0.20 m ,<br />

r = 0,15 m , p = 0,200 kg , ed h = 2.15 , è stato possibile calcolare con Eq. (6) la velocità<br />

angolare ω .<br />

21


Nella Fig. 26 i valori di ω ottenuti durante la prova sono indicate con (+) e quelli calcolati con l'eq.<br />

(6) sono indicati con (o).<br />

Volevamo vedere il contributo dato dal pz e 1⁄ 2 Jω 2 per i valori di E e di ω . In Eq. (6) ,<br />

ponendo pz = 0 si produce una curva indicata con (•) , e ponendo h = 0 la curva indicata con<br />

(Δ) . I valori di E sono 0,1666 kgm nel primo caso, e 0,0927 kgm nel secondo.<br />

Per R = r , h = 0 , ω = 180 ° , dalla Eq. (6) si ottiene ω = ∞ .<br />

Considerazioni sui dispositivi testati<br />

Il primo dispositivo che ha prodotto il massimo interesse è quello indicato in fig. 5. Infatti, è<br />

perfettamente bilanciato, si muove in avanti sul pavimento, e si arrampica un piano inclinato. Un<br />

piccolo dispositivo di questo tipo, tenuto in mano, dà prova evidente della possibilità che ha per<br />

generare una spinta propulsiva notevole per ogni giro dell'albero motore.<br />

Tuttavia, questo dispositivo non funziona in acqua o nell'aria, né quando è sospeso da un filo, e<br />

neanche su piccoli blocchi di ghiaccio secco che sono liberi di muoversi su una lastra orizzontale.<br />

Quando il dispositivo è posizionato su un modello di una nave, ad esempio, fa sì che il modello vada<br />

avanti e indietro, mentre il centro di gravità del modello rimane nella stessa posizione. Il dispositivo,<br />

quindi, funziona solo se esiste un opportuno valore di resistenza di attrito; se questa resistenza è<br />

troppo bassa o inesistente, il dispositivo non funziona.<br />

Per dare una spiegazione di questo, è necessario prendere in considerazione solo la derivata della<br />

quantità di moto (Fig. 8). Poiché l'area di questo schema è zero, ne consegue che, se non c'è attrito,<br />

il dispositivo va avanti e indietro; se c'è attrito, lineare o non, il dispositivo acquisisce un movimento<br />

in avanti.<br />

Infatti, se la resistenza di attrito è rappresentato da linee + R a , e −R a come indicato in fig. 8,<br />

allora il dispositivo avanza ma non va indietro. Questo perché il diagramma della forza che spinge il<br />

dispositivo indietro è sempre inferiore alla resistenza di attrito, mentre nel frattempo il punto del<br />

diagramma della forza che spinge in avanti il dispositivo è superiore alla resistenza di attrito. Il<br />

dispositivo, in corrispondenza di questo punto, subisce uno scatto in avanti. Se invece la resistenza di<br />

attrito è molto basso, le due linee + R a , e −R a che lo rappresentano sono molto vicino all'asse t<br />

, in modo che le due aree del diagramma rimangono sostanzialmente uguali tra loro, e il dispositivo<br />

non avanza. Il dispositivo così definito rimane, sia nel suo funzionamento che nelle sue applicazioni<br />

pratiche limitate.<br />

Questa conclusione non può essere estesa ai dispositivi indicati nelle Figg. 2 e 3. Essi, infatti,<br />

funzionano anche con un attrito molto basso, come si può vedere nelle prove in acqua e ghiaccio<br />

secco. D'altra parte, se si analizza la traiettoria o il movimento in avanti del dispositivo (Fig. 27)<br />

dedotta dalla fig. 24,<br />

22


è chiaramente indicato che quando la massa raggiunge il punto P 1 e rimane lì immobile, il<br />

dispositivo si sposta di + S 1 ; quando la massa è nei rimanenti punti della traiettoria, il dispositivo va<br />

avanti e indietro; quando la massa torna a P 1 c'è di nuovo lo spostamento + S 1 ; e così si muove in<br />

avanti. La traiettoria del moto del dispositivo si compone quindi di due parti: una chiusa, in cui il<br />

dispositivo completa un movimento di avanti e indietro, e l'altra aperta, dando prova del movimento<br />

in avanti del dispositivo. Sembra molto difficile dare una spiegazione a questo movimento in avanti.<br />

Da un lato, abbiamo prova definitiva che il dispositivo avanza, anche in presenza di una quantità<br />

estremamente piccola di attrito; dall'altro, abbiamo il teorema del moto del centro di gravità, che<br />

esclude la possibilità del dispositivo di avanzamento, a meno che vi sia una resistenza di attrito.<br />

Nessuna forza "interna" e nessun meccanismo "interno", semplice o complesso, possono influenzare<br />

il movimento del centro di gravità.<br />

La spiegazione del movimento in avanti alla fine sarà trovato. Ciò che è necessario è un esame<br />

approfondito del funzionamento del dispositivo, sia dal il punto di vista teorico che sperimentale. Per<br />

quanto riguarda il punto di vista teorico, sarà necessario essere in grado di formare le equazioni<br />

generali per il movimento del dispositivo, per ritrovare la traiettoria indicata in fig. 27, e per<br />

dimostrare che lo spostamento + S 1 cessa di esistere se viene effettuata una mancanza di resistenza<br />

di attrito a causa del contatto del dispositivo con la superficie del supporto. Per quanto riguarda il<br />

punto di vista sperimentale, si tratta di trovare un test di laboratorio in cui la resistenza di attrito sia<br />

abbastanza piccola per rimuovere la possibilità che il dispositivo possa spostarsi.<br />

Per ora, abbiamo stabilito il fatto che un veicolo, per mezzo di un meccanismo "interno", può<br />

muoversi in presenza di un attrito minimo.<br />

CONCLUSIONI<br />

Durante i test che sono stati fatti, i migliori risultati sono stati ottenuti con il dispositivo indicato in<br />

fig. 3; così, abbiamo intenzione di fare riferimento a questo dispositivo nelle nostre considerazioni di<br />

sintesi finale.<br />

1. Il dispositivo, come si è detto, non genera una spinta continua, come avviene ad esempio nel caso<br />

di un propulsore, ma produce due effetti propulsivi per ogni giro dell'albero motore. Nell'intervallo<br />

tra un effetto propulsivo e l'altro, il dispositivo subisce la reazione del veicolo che riceve la spinta. Ne<br />

consegue che il funzionamento del dispositivo dipende dal tipo di veicolo, e dalla luogo e dal modo<br />

in cui viene posizionato sul veicolo.<br />

2. Il numero di giri del motore non può essere aumentata notevolmente, perché oltre un certo<br />

valore il dispositivo inizia a saltare sul piano di appoggio, e la potenza assorbita è quindi dispersa in<br />

vibrazioni.<br />

3. Fino ad oggi, non è stato possibile combinare più di due masse rotanti in modo da poter avere più<br />

di due effetti propulsivi per ogni giro dell'albero motore. Anche dopo aver riconosciuto la grande<br />

importanza che avrebbe per la risoluzione di questo problema, siamo stati in grado di dedicare solo<br />

un tempo piuttosto limitato ad esso.<br />

4. Il dispositivo genera vibrazioni che possono essere tollerabili sulle navi e galleggianti in genere, ma<br />

piuttosto sgradevoli in veicoli terrestri. È necessario prevedere una disposizione dei meccanismi in<br />

grado di assorbire le vibrazioni. Nel caso di automobili, se il dispositivo è collegato all'asse delle<br />

ruote posteriori, è necessario prevedere una disposizione di ammortizzatori che permetta di passare<br />

le vibrazioni dall'asse delle ruote al telaio.<br />

23


5. Il peso e le dimensioni del dispositivo possono costituire un grave ostacolo per l'uso sulle navi.<br />

Esso dipende dalla velocità che deve raggiungere. Se ci si limita alla velocità minima necessaria per<br />

spostare una nave in porto, con un mare calmo e senza vento, il peso e le dimensioni del dispositivo<br />

possono essere tollerabili. Indicazioni numeriche relative a questo problema potranno essere<br />

ottenuti solo dopo aver test effettuati su alcune navi.<br />

6. Non abbiamo effettuato alcun test di dispositivi immessi su scafi in movimento per vedere se un<br />

dispositivo produce un movimento in avanti anche quando lo scafo ha l'elica in azione, o se produce<br />

il suo moto di rotazione, anche quando lo scafo ha l'elica da sola o l'elica e il timone in azione.<br />

Queste sono prove che sarebbero di grande interesse per l'applicazione pratica del dispositivo. Se<br />

l'esito dei test fossero soddisfacenti, l'uso del dispositivo potrebbe diventare utile anche solo per il<br />

contributo reso a sostegno del timone. Queste prove devono essere eseguite, naturalmente, su una<br />

nave in condizioni di navigazione normali.<br />

7. Non è stato possibile per noi condurre ricerche su traiettorie differenti da quelli indicati in<br />

precedenza; per esempio, traiettorie che siano meno complicate e più efficienti.<br />

Avendo visto sin da subito che, anche con determinati limiti, esisteva la possibilità di spostamento di<br />

un veicolo in una direzione desiderata, facendo ruotare una massa all'interno di esso, noi ci siamo<br />

dedicati esclusivamente alla realizzazione di una vasta serie di test allo scopo di dare una prova<br />

definitiva dell'esistenza di questa possibilità.<br />

Noi siamo della convinzione che ciò che è di interesse è principalmente la costruzione di prove per<br />

un dato fenomeno. Se risulta utile per applicazioni pratiche, le modifiche necessarie si trovano<br />

sempre al fine di eseguire il fenomeno nel miglior modo possibile.<br />

Infine, vorremmo precisare che il presente lavoro è originale e che i dispositivi in esso descritti sono<br />

brevettati.<br />

DISCUSSIONE<br />

Prof, M. Poreh<br />

Technion-Israel Institute of Technology Hafia, Israele<br />

L'effetto di propulsione di alcuni movimenti instabili di una massa all'interno di un sistema chiuso<br />

con confini rigidi sembra, a prima vista, sorprendente e contraria a leggi fisiche. Il fenomeno non è<br />

nuovo, però. Il "Mexican jumping bean" è solo un esempio di un movimento causato da una<br />

accelerazione polarizzata. L'attrito è il fattore dominante in tutti gli esperimenti del Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>. In<br />

alcuni di essi, il coefficiente di attrito è molto piccolo, ma lo è anche la potenza necessaria per<br />

mantenere il moto.<br />

24


RISPOSTA A DISCUSSIONE<br />

Prof. Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong><br />

Vorrei ringraziare il Prof. Poreh per il suo contributo alla discussione e di scrivere qui alcune mie<br />

considerazioni.<br />

Per dimostrare che i risultati delle prove dei miei dispositivi sono in accordo con i principi della<br />

meccanica non è necessario tracciare un'analogia con gli insetti larvali; basta ricordare questi<br />

principi.<br />

Il capitolo riguardante il moto di qualsiasi sistema materiale è trattato in maniera classica nella<br />

Meccanica Razionale che afferma: " Il baricentro del sistema si muove come un punto materiale che<br />

ha per massa quella totale del sistema, e che risulta essere soggetto a delle forze uguali e parallele<br />

alle forze esterne”. Possiamo vedere quindi che qualsiasi condizione di forza è accettabile, purché sia<br />

"esterna".<br />

I risultati delle prove dei miei dispositivi sono stati ottenuti in presenza di forze esterne. Infatti:<br />

- Nei test su ghiaccio secco, la resistenza di attrito è il fattore dominante; è molto piccola<br />

(praticamente trascurabile), ma non strettamente pari a zero.<br />

- Nei test in acqua la pressione dell'acqua che agisce contro lo scafo è il fattore dominante.<br />

- Nei test in aria la pressione contro il palloncino su cui è collocato il dispositivo è il fattore<br />

dominante.<br />

Per queste ragioni il funzionamento dei dispositivi segue i principi meccanici classici, e il fattore<br />

dominante nei miei esperimenti non è il coefficiente di attrito da solo.<br />

Tuttavia, sarebbe interessante conoscere i valori minimi delle forze esterne necessarie per impedire<br />

al dispositivo di funzionare. Teoricamente questo potrebbe essere fatto scrivendo le equazioni del<br />

moto del dispositivo; e in modo pratico, effettuando test in presenza di forze esterne che<br />

diminuiscono gradualmente fino a zero.<br />

Per quanto riguarda la potenza assorbita dal dispositivo, non è stato possibile individuare<br />

sperimentalmente se la potenza diminuisce con le forze esterne. Il dispositivo da 140 grammi<br />

funziona con la stessa piccola batteria sia in ghiaccio secco che su un tavolo di legno. Dobbiamo<br />

ricordare, tuttavia, che il dispositivo è soggetto a vibrazioni e urti sulla struttura di supporto.<br />

Al momento, è difficile dire quanta potenza è assorbita e distribuita dal dispositivo.<br />

25


DATA<br />

ARTICOLO<br />

17/05/1954 GIORNALE DE POPOLO di Bergamo 17 maggio 1954<br />

Interessante esperimento di un ingegnere di Albino<br />

Come annunciato, si sono oggi dato convegno ad Albino numerosi studiosi del<br />

circolo psicobiofisico milanese "Il Crogiuolo" che, accompagnati dal concittadino<br />

ing. <strong>Todeschini</strong>, hanno voluto assistere al funzionamento di un apparecchio<br />

ideato dallo stesso e costruito dal tecnico albunese signor Fagioli.<br />

Si tratta, per sommi capi, di uno speciale meccanismo che riproduce i movimenti<br />

dei neutroni attorno al nucleo centrale di un atomo, ottenendo, artificialmente,<br />

come risultato la forza di gravità. Infatti una piccola stadera posta sotto<br />

l'apparecchio accusa il peso prodotto dall'insieme di diversi movimenti.<br />

L'esperimento ha suscitato vivo interesse e molta curiosità per i risultati<br />

veramente importanti ottenuti in sede sperimentale e la cosa avrà certamente<br />

seguito negli ambienti tecnici nazionale ed esteri, data la presenza di alcuni<br />

ingegneri stranieri.<br />

Il gruppo di circa quaranta persone, provenienti da Bergamo e da Milano, è stato<br />

ricevuto nella sala consigliare del Comune dal vicesindaco signor Cuminetti, dal<br />

Signor Calura e dall'assessore signor Cedro.<br />

A nome del sindaco, il signor Cuminetti ha rivolto ai presenti parole di<br />

benvenuto. E' stato poi offerto un cocktail al quale hanno partecipato anche le<br />

signore dei convenuti, la moglie dell'ing. <strong>Todeschini</strong> con la figlia Antonella,<br />

infaticabile segretaria del padre.<br />

Il luogo dell'esperimento era situato qualche chilometro fuori dal paese, in una<br />

casetta in mezzo ai campi dove in una piccola officina d'artigiano è stato messo a<br />

punto un meccanismo che rivoluzionerà diverse teorie e potrà avere applicazioni<br />

impensate.<br />

17/05/1954 L’ECO DI BERGAMO di Bergamo 17 maggio 1954<br />

La Teoria delle Apparenze sottoposta a una prova con un<br />

modello atomico<br />

L’interessante esperimento eseguito di fronte ad un gruppo di scienziati convenuti<br />

ad Albino dopo una visita alla città<br />

Invitati dal Movimento Pontificio «S. Marco» sono convenuti a Bergamo nella<br />

festività di ieri studiosi del circolo scientifico «Il Crogiuolo» di Milano. I graditi<br />

ospiti accolti al loro arrivo dal Presidente del Movimento bergamasco<br />

psicobiofisico, l’ing. <strong>Todeschini</strong> e dal comm. Albergoni che gentilmente ha offerto<br />

loro un rinfresco, si sono portati in Città Alta dove lo scultore Ajolfi, all’uopo<br />

delegato dall’Ente Turismo, ha loro ampliamente illustrato le bellezze del centro<br />

artistico di Piazza Vecchia. Successivamente il gruppo si è spostato in Colle Aperto<br />

ed è stato accolto nella sede del Ducato di Piazza Pontida.<br />

Simpaticissimo è riuscito il signorile ricevimento nella caratteristica taverna, dove<br />

il Serenissimo Duca, comm. Lodovico Quadri, contornato dalla sua corte, ha porto<br />

il benvenuto con la sua nota bonaria cordialità. L’avv. Riva poi ha rivolto ai<br />

26


DATA<br />

ARTICOLO<br />

milanesi con la sua arguta e brillante esposizione parole miranti a valorizzare al<br />

massimo i motivi superiori nella ricerca scientifica.<br />

Nel pomeriggio gli studiosi si recavano ad Albino, dove il Sindaco li accoglieva con<br />

squisita ospitalità e venivano accompagnati presso il laboratorio tecnico del sig.<br />

Fasoli, per assistere all’esperimento dell’ing. <strong>Todeschini</strong>. L’ingegner <strong>Todeschini</strong><br />

infatti aveva costruito un apparecchio per dimostrare con una prova sperimentale<br />

la genesi della famosa forza di gravità secondo la sua ben nota Teoria delle<br />

Apparenze.<br />

Nella concezione <strong>Todeschini</strong>ana del mondo fisico le masse rotorivoluenti sia nel<br />

mondo macroscopico che in quello microscopico, essendo immerse in un etere<br />

fluido, producono le forze e le spinte che a noi appaiono. Così l’ingegner<br />

<strong>Todeschini</strong> oltre ad aver dimostrato con tutti i procedimenti matematici come la<br />

concezione spazio dinamica dell’universo dia tutti i risultati rilevati<br />

sperimentalmente, ha anche costruito apparecchi che, dandoci il modello atomico<br />

della materia ci dimostrano più evidenti i risultati.<br />

L’apparecchio presentato ieri al gruppo di studiosi convenuti ad Albino consisteva<br />

appunto in un modello atomico e le masse che rotorivoluivano a velocità<br />

fortissima spinte da motorini elettrici ad elevatissimo numero di giri, davano<br />

spinte rilevabili con misurazioni, dimostrando così la concezione spazio dinamica<br />

dell’Universo.<br />

L’esperimento riuscitissimo ha lasciato entusiasti gli studiosi convenuti i quali si<br />

sono ripromessi di ritornare sull’argomento nei prossimi convegni.<br />

23/05/1954 LA DOMENICA DEL POPOLO di Bergamo 23 maggio 1954<br />

GUIDATA DALL’ING. TODESCHINI<br />

Importante riunione ad Albino del circolo scientifico “Il<br />

Crogiuolo„<br />

Presso l’eremo del nostro Pietro Fasoli, il noto dilettante- studioso di meccanica,<br />

sono convenuti domenica una quarantina di scienziati di fisica appartenenti al<br />

Circolo scientifico «Il Crogiuolo» di Milano e a quello biofisico di Bergamo.<br />

Erano guidati dal noto ing. Marco <strong>Todeschini</strong>. Scopo: con un apparecchio –<br />

modello atomico – disegnato dall’ing. <strong>Todeschini</strong> e costruito da nostro buon Fasoli<br />

si è potuto esperimentare la genesi della famosa forza di gravità secondo la ben<br />

nota teoria delle Apparenze dell’ingegnere stesso.<br />

L’apparecchio presentato al gruppo di studiosi convenuti nella minuscola officina<br />

del Fasoli, posta a destra di chi sale la provinciale dopo l’abitato di Comenduno,<br />

consisteva appunto in un modello atomico e le masse che rorivoluivono a velocità<br />

fortissima spinte da motorini elettrici ad elevatissimo numero di giri, davano le<br />

spinte rilevabili con misurazione, dimostrando così la concezione spazio dinamica<br />

dell’universo.<br />

L’esperimento riuscitissimo ha lasciato entusiasti gli studiosi convenuti i quali<br />

pensano che l’applicazione della nuova invenzione rivoluzionerà molte teorie con<br />

impensate applicazioni.<br />

27


DATA<br />

ARTICOLO<br />

In precedenza la comitiva di scienziati era stata ricevuta in Municipio dove<br />

l’assessore delegato sig. Battista Cuminetti, in assenza del Sindaco, aveva porto il<br />

saluto e l’augurio di Albino.<br />

30/04/1967 CORRIERE DELLA SERA di Milano 30 aprile 1967<br />

PRESENTATO AD UN GRUPPO DI GIORNALISTI<br />

Nuovo sistema propulsivo inventato da un Professore a<br />

Genova<br />

Con esso di potranno far muovere le navi anche di lato - Previsto un'utile<br />

applicazione anche per parcheggiare le automobili - L'inventore è il professor <strong>Di</strong><br />

<strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di architettura navale<br />

Una tavoletta di legno munita di uno speciale apparecchietto mosso da un<br />

motorino elettrico a pila, ma assolutamente privo di ruote o di ventose, si<br />

arrampica abbastanza disinvoltamente lungo una lastra di vetro inclinata a<br />

sessanta gradi. Un barcone lungo otto metri, dotato dello stesso apparecchio<br />

(più grande naturalmente), ma privo di elica trasporta undici persone a mezzo<br />

nodo di velocità. Vuoto, raggiunge tre quarti di nodo. Una vecchia "1100", col<br />

medesimo apparecchio applicato sotto il bagagliaio ed azionato dalla batteria<br />

del motore, si sposta lateralmente.<br />

Sono queste le prime applicazioni sperimentali di un nuovo sistema propulsivo<br />

che è stato presentato stamane ad alcuni giornalisti dal suo ideatore, il professor<br />

Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di architettura navale dell'università di<br />

Genova, il quale, in cinque anni di ricerche è riuscito a sfruttare gli effetti<br />

propulsivi dì una massa rotante, con un sistema veramente semplice.<br />

Cerchiamo, per quanto possibile, di capire come funziona. Un'automobile<br />

cammina perché le ruote, azionate dal motore, fanno attrito sul selciato; una<br />

nave procede perché l'elica spinge indietro una certa massa d'acqua; un' aereo è<br />

spinto in avanti perché le eliche o il getto di un reattore spingono indietro una<br />

certa massa d'aria. L'elica, come diceva Leonardo, ruotata "prestamente si fa<br />

femmina nell'aria".<br />

L'apparecchio del professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> - che è già stato brevettato in Italia e in<br />

Francia, ed è allo studio in varie università italiane - prescinde, invece,<br />

dall'attrito delle ruote sull'asfalto o dalla massa di fluidi (acqua o aria) spinti da<br />

eliche o "jets". L'apparecchio del professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> - come ha rilevato io stesso<br />

studioso - sembra pertanto rivoluzionare alcune leggi della meccanica come ad<br />

esempio il "teorema del moto del baricentro''. Secondo questo teorema un<br />

corpo non può muoversi se non spinto da una forza esterna, "In realtà - ha<br />

osservato invece il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> - il mio apparecchio funziona applicando<br />

rigorosamente i principi della meccanica". Esso si compone di un albero<br />

poggiante su due supporti, fatto girare da un motore che aziona un sistema di<br />

ingranaggi del tutto simile a quello del differenziale di una automobile. Al posto<br />

dei semiassi, per restare nel paragone, ci sono delle braccia che portano<br />

all'estremità delle piccole masse di piombo. Facendo ruotare il sistema, si<br />

ottiene una discreta forza centrifuga, "vi è un istante della rotazione - spiega il<br />

professor Dì <strong>Bella</strong> - nei quale le masse si fermano e, in quel momento,<br />

28


DATA<br />

ARTICOLO<br />

restituiscono una parte dell'energia assorbita che va a scaricarsi sui supporti del<br />

sistema. Orientando opportunamente le masse, si può ottenere una spinta in<br />

una certa direzione predeterminabile".<br />

Nelle vasche dell'istituto di architettura navale si possono vedere numerosi<br />

modelli di navi, prive dì elica e di timone, che possono compiere qualsiasi<br />

evoluzione, in avanti, indietro, virate a dritta o a sinistra o quegli spostamenti<br />

laterali che finora le navi hanno sempre dovuto compiere con l'aiuto di<br />

rimorchiatori o con gli argani di bordo dopo aver assicurato delle cime alla<br />

banchina.<br />

La prima idea del suo sistema propulsivo venne al professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> cinque anni<br />

fa, partendo dal principio che le forze centrifughe possono assumere valori<br />

grandissimi anche con piccole masse e si propose di sfruttarlo. Lo aiutarono<br />

alcune considerazioni apparentemente banali: stando seduti su una sedia, coi<br />

piedi sollevati dal pavimento, dando un colpo di reni, sì può ottenere che essa si<br />

sposti. Se una vettura è su un lieve pendio, basta un leggero movimento del<br />

guidatore perché essa vinca gli attriti e si muova. Questa spinta può essere<br />

fornita in misura considerevole dalle braccia rotanti con il sistema che si è detto.<br />

Su questi studi il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> ha ora preparato una memoria che sarà fra<br />

breve pubblicato da una rivista scientifica. Le principali applicazioni del nuovo<br />

sistema, secondo l'ideatore, si potrebbero avere in campo navale, non tanto per<br />

la normale propulsione della nave, quanto per le manovre, con la sostituzione<br />

parziale o anche totale del timone. Oppure per natanti, come le chiatte, che<br />

operano a basse velocità nei porti e sono soggetti a continue e complesse<br />

evoluzioni. In campo terrestre, almeno finora, è pensabile una utilizzazione sulle<br />

automobili per i parcheggi. Per ora l'obbiettivo più vicino del professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> è<br />

quello dì ottenere una vecchia nave sulla quale poter compiere esperimenti e<br />

per studiare ed eliminare in pratica certi difetti secondari e cioè le forti<br />

vibrazioni che il sistema produce.<br />

Gianni Migliorino<br />

16/05/1967 IL CORRIERE DELLA SERA di Milano 16 maggio 1967<br />

Singolari esperimenti nella vasca navale dell'università di<br />

Genova<br />

Navi più agili nei porti con la propulsione a masse rotanti.<br />

L'invenzione del professor Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> - Tra breve le prove nel mare della<br />

Liguria<br />

Il mondo scientifico che si occupa dei fenomeni della meccanica, soprattutto in<br />

rapporto alla propulsione dei veicoli, è a rumore in questi giorni per la singolare<br />

invenzione di un professore di Genova, il quale ha ideato e costruito uno<br />

straordinario dispositivo che consente spinte di notevoli entità, prescindendo<br />

completamente da tutti i sistemi finora in uso e che noi siamo abituati a vedere<br />

sulle nostre auto, sulle navi, sugli aerei.<br />

L'apparecchio del professor Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> - questo il nome dell'inventore, titolare<br />

della cattedra di architettura navale (teoria della nave) dell'ateneo genovese - si<br />

basa sulla rotazione intorno a due assi perpendicolari l'uno all'altro di una massa<br />

sbilanciata. La massa rotante, per le note leggi della meccanica, è così sottoposta<br />

29


DATA<br />

ARTICOLO<br />

alla forza centrifuga, che è tanto più grande, quanto più elevata è la velocità di<br />

rotazione. Il movimento è realizzato in modo tale che ad un certo punto e in un<br />

certo istante la velocità periferica della massa diventa nulla. In quello stesso<br />

momento buona parte dell'energia accumulata dalla massa per effetto della<br />

rotazione viene restituita al sistema sotto forma di azione dinamica: in altre<br />

parole si ha una vera e propria spinta. "Tutto - mi dice il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> -<br />

cominciò cinque anni fa. Stavo studiando un modello di 'hover-craft' (il veicolo<br />

che, come è noto, si sposta in terra e sull'acqua librato sopra un cuscino d'aria) e<br />

riflettevo sull'enorme quantità di energia che noi siamo costretti a erogare per<br />

ottenere che un veicolo si sposti, qualunque esso sia. Mi domandavo se c'era la<br />

possibilità di trovare un qualunque altro sistema propulsivo, un sistema che ad<br />

esempio sfruttasse l'azione dinamica di grande valore che si ottiene per mezzo<br />

della forza centrifuga quando una massa, anche piccola, viene fatta ruotare<br />

velocemente. Non so quanti prima di me abbiano avuto questa stessa idea, ma<br />

certo il problema deve essere apparso insolubile così come lo sembrò a me per<br />

molto tempo. Pensavo a questa cosa giorno e notte, finché una domenica<br />

mattina, mentre mi facevo la barba, ebbi la soluzione. Avrei fatto ruotare la<br />

massa in modo da farle descrivere nello spazio una traiettoria simile alla curva<br />

che I matematici conoscono come l'ipopeda di Eudosso. Mi misi al lavoro. Feci<br />

qualche calcolo, gettai uno schizzo sulla carta e costruii un primo rudimentale<br />

apparecchio.<br />

Il risultato fu un pò deludente; lo strumento dava vibrazioni di grande intensità,<br />

ma spinte dinamiche in senso traslatorio non ne vedevo. Quel primo dispositivo<br />

però mi dette anche la prova che la mia idea non era sbagliata. Perfezionai lo<br />

strumento e finalmente ottenni il risultato sperato. La massa in rotazione<br />

descrive ora una traiettoria simile ad un otto iscritto in una semisfera."<br />

Questo lo scarno racconto del professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, un uomo giovane e gioviale che<br />

dimostra almeno dieci anni di meno dei cinquantanove che ha. Laureatosi in<br />

ingegneria navale meccanica ne divenne libero docente nel '42 e dopo aver<br />

operato a La Spezia nella marina militare come addetto al Centro Studi e<br />

ricerche dell'Ansaldo, diventò assistente e incaricato. Ebbe la cattedra nel 1949.<br />

L'Università di Genova è una delle più antiche e gloriose scuole del mondo per le<br />

costruzioni navali. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> vi ha dedicato la vita. Per l'amore dei suoi studi non si<br />

è nemmeno sposato. A lui si deve fra l'altro la creazione di quella vasca navale<br />

unica al mondo per la prova dei modelli di navi in acqua corrente o agitata da<br />

moto ondoso, che ora ho davanti.<br />

Praticamente l'apparecchio di <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> è formato da un albero munito di un<br />

sistema di ingranaggi assai simile ad un mezzo differenziale di automobile con la<br />

particolarità che al posto dei semiassi si trovano due asticelle all'estremità delle<br />

quali sono solidamente fissate le masse di rotazione (due pezzi di piombo). Il<br />

tutto azionato da un motorino elettrico. In un istante della loro traiettoria (il<br />

segreto sta appunto nella particolare curva che descrivono) le due masse si<br />

trovano a turno ad avere una velocità periferica nulla. E' allora che forniscono al<br />

sistema la spinta, scaricando l'energia accumulata precedentemente per effetto<br />

della rotazione. Ne risulta un movimento traslatorio a piccoli scatti che possono<br />

essere avvicinati nel tempo l'uno all'altro, aia aumentando il numero di giri, sia<br />

con altri accorgimenti in modo da evitare al massimo le vibrazioni che ne<br />

derivano.<br />

Ora lo studioso, dopo aver brevettato la sua invenzione in Italia, in Germania, in<br />

Francia ed in altre nazioni (un brevetto è in corso negli Stati Uniti) ha ottenuto la<br />

30


DATA<br />

ARTICOLO<br />

possibilità di compiere prove non più sui modellini della sua vasca (fra l'altro egli<br />

ha montato un apparecchio su una vecchia millecento che si sposta<br />

curiosamente di lato come spinta da una mano invisibile, insperato aiuto, ad<br />

esempio, per i parcheggi difficili), ma su battelli veri, nelle acque della Liguria.<br />

Per quanto riguarda le esperienze fatte ecco i risultati più significativi: una barca<br />

di quattro metri e di 50 chilogrammi si sposta alla velocità di mezzo nodo con<br />

una massa rotante di un chilo, azionata da un motorino da 25 watt, un valore di<br />

potenza simile a quello di una lampada da tavolo; un modello di nave lungo un<br />

metro e sessanta con masse da 10 mgrammi e un motorino da 12 watt ruota di<br />

360 gradi in un senso o nell'altro in 25 secondi; un barcone di otto metri e di<br />

mezza tonnellata viene spinto alla velocità di tre quarti di nodo con masse<br />

rotanti di appena nove chilogrammi. In similitudine una nave di mille tonnellate<br />

e di cento metri di lunghezza potrà muoversi alla velocità di due nodi e mezzo. Vi<br />

sono poi decine di altri modelli che funzionano su terreno pianeggiante, su piani<br />

inclinati o in aria. Ecco perché già si può pensare alle applicazioni per manovre<br />

nei porti senza bisogno dei rimorchiatori: ecco perché tecnologici d'industria ed<br />

armatori si stanno interessando alla scoperta di <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>.<br />

Sul piano scientifico il funzionamento del nuovo apparecchio si può spiegare con<br />

le leggi della meccanica classica che legano lo spostamento del baricentro di un<br />

corpo all'attrito del mezzo (terreno, acqua, aria) nel quale esso si trova. Se<br />

l'attrito venisse a mancare il baricentro del veicolo dovrebbe rimanere fermo. Se<br />

per caso, tanto per intendersi, il dispositivo di <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> potesse funzionare in un<br />

sistema isolato, esempio in un veicolo spaziale, allora ne risulterebbe che le leggi<br />

della meccanica non sarebbero più valide a spiegare il fenomeno. Ma di questa<br />

eventualità e di questi argomenti il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> non ritiene che sia ora il<br />

caso di parlare. Quello che ora gli interessa è di perfezionare sempre più il suo<br />

dispositivo e di vederlo applicato utilmente il più presto possibile.<br />

Fra l'altro c'è da dire che l'apparecchio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> non ha nulla da spartire con le<br />

cosiddette "macchine vibranti" (se pensi alla sveglia che balla sul comò o alla<br />

lavatrice sbilanciata) tantoché, ad esempio, ai natanti, il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> è già<br />

riuscito ad eliminare quasi completamente le vibrazioni.<br />

<strong>Di</strong>fficoltà ne ha avute? "Immense" - mi risponde il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> - ma non<br />

serve parlarne. (Ci fu chi lo accusò perfino di avere inventato il moto perpetuo.<br />

Qualunque studioso al suo posto - prosegue - le avrebbe avute ugualmente. Ora<br />

però, che i più increduli fra i miei colleghi si ricredono basta che osservino il mio<br />

apparecchio in funzione": gli effetti repulsivi di una massa rotante (come egli ha<br />

intitolato una memoria scientifica a proposito) sono una realtà.<br />

Giancarlo Masiero<br />

28/05/1967 GIORNALE DI BERGAMO 28 maggio 1967<br />

Lo scienziato bergamasco l'ha brevettato e costruito fin dal 1928<br />

MARCO TODESCHINI RIVENDICA L'INVENZIONE DEL MOTORE A<br />

FORZA PROPULSIVA CENTRIFUGA<br />

Si tratta di un apparecchio - sostiene il <strong>Todeschini</strong> - identico a quello ideato e<br />

costruito dal professor Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di architettura<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

dell'Università di Genova, che costituisce "un nuovo sistema propulsivo a masse<br />

rotanti" applicato su modellini di navi<br />

Con una sua lettera al nostro Giornale lo scienziato bergamasco, prof. Marco<br />

<strong>Todeschini</strong>, rivendica a sé l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga da<br />

lui brevettato e costruito sin dal 1928, perfezionato in seguito e nuovamente<br />

brevettato nel 1937. La rivendicazione è fatta dal <strong>Todeschini</strong>, con garbo ma con<br />

tutta decisione, e soprattutto con larga documentazione, dopo che i giornali<br />

hanno dato con rilievo notizia recentemente di un "nuovo" apparecchio ideato e<br />

costruito a Genova.<br />

Ecco il testo della lettera:<br />

Signor <strong>Di</strong>rettore,<br />

In due articoli apparsi sul Corriere della Sera, rispettivamente il 30 aprile u.s. ed il<br />

16 corrente, è stato riferito che il prof. Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di<br />

architettura navale all'università di Genova, ha ideato e costruito un nuovo<br />

sistema propulsivo a masse rotanti che applicato su vari modellini di navi le fa<br />

agevolmente spostare sulla superficie dell'acqua contenuta nella vasca idrica<br />

sperimentale di quell'ateneo.<br />

Nei citati articoli viene spiegato che l'apparecchio è costituito da un sistema di tre<br />

ingranaggi conici, simile ad un differenziale per automobili, con la diversità che sui<br />

due semiassi laterali, al posto delle ruote, sono calettate due asticelle che portano<br />

all'estremità due masse le quali seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei<br />

satelliti sviluppano la forza centrifuga di propulsione che si vuole sfruttare. Il tutto<br />

è azionato da un motore elettrico.<br />

Ora, per ragioni di giustizia e verità storica, faccio presente che un apparecchio<br />

identico a quello sopra descritto è stato da me ideato e brevettato sino dal 1928.<br />

Anzi le modifiche ed i perfezionamenti introdotti in seguito resero indispensabile<br />

chiedere un secondo brevetto che fu rilasciato dal Ministero competente col<br />

numero 312496 in data 17 novembre 1933, con il titolo significativo di "Motore a<br />

forza propulsiva centrifuga, ecc."<br />

Nel 1937 poi, la descrizione ed i disegni del trovato vennero anche stampati<br />

sull'apposito opuscolo posto in vendita al pubblico a cura dell'Ufficio Ministeriale<br />

della Proprietà Intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione.<br />

Alla costruzione e sperimentazione dei vari modelli del motore in parole,<br />

collaborarono con me, nei successivi decorsi anni, le seguenti persone: il tecnico<br />

Italo Magotti, il Comm. Berio Giovanni, l'Ing. Guglielmo Carducci, il dott. Luigi<br />

Serra, il tecnico Pietro Fasoli e l'ing. Luciano Oberto, i quali possono testimoniare<br />

della mia priorità anche nella realizzazione pratica del trovato.<br />

A tale proposito pongo in evidenza che il 16 maggio 1954 venne anche effettuata,<br />

con esito positivo, una serie di esperimenti col motore in parola nell'officina Fasoli<br />

di Albino, alla presenza di 50 scienziati provenienti da varie città italiane e dal<br />

circolo "Il Crogiolo" di Milano, i quali vennero poi ricevuti solennemente in<br />

Municipio dalle Autorità Civiche.<br />

<strong>Di</strong> questo avvenimento hanno riferito nei giorni successivi "Il Giornale del Popolo",<br />

"L'Eco di Bergamo" e "La Domenica del Popolo", i cui articoli costituiscono notizia<br />

di cronaca documentativa e sperimentale, nonché della pubblicità che hanno<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

avuto, sia il principio scientifico su cui venne basato l'apparecchio, sia la sua<br />

costituzione che il suo funzionamento.<br />

Per chiarire questi tre elementi è bene ricordare che il noto teorema del moto del<br />

baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto non può spostarsi con forze<br />

generate nel suo interno. Si sposta invece se è munito di eliche che ruotando si<br />

avvitano e trovano presa in un mezzo fluido ambiente, come ad esempio gli<br />

aeroplani e le navi. Poiché il nostro apparecchio si sposta anche in ambiente privo<br />

di aria, come risulta dagli esperimenti da me effettuati, esso ci dimostra che lo<br />

spazio in qualsiasi punto non è mai vuoto, perché si comporta come un fluido che<br />

reagendo sulle masse rotanti dell'apparecchio lo sottopone a forza centrifuga. La<br />

natura sinora misteriosa di tale forza resta così svelata. Com'è noto essa è<br />

equivalente al prodotto della massa del corpo ruotante per la sua accelerazione.<br />

Ma accelerazione rispetto a cosa? Poiché nelle mie pubblicazioni ho dimostrato<br />

che una massa non può manifestare forze ed entrare in accelerazione se non è<br />

urtata da altre masse solide, liquide, gassose o sciolte allo stato di spazio fluido,<br />

posso chiarire che la forza centrifuga di un corpo che rivoluisce attorno ad un<br />

centro è dovuta alla sua accelerazione centripeta rispetto allo spazio fluido<br />

immobile in cui è immerso, è cioè dovuta alla reazione che tale mezzo fluido<br />

universale, oppone alla accelerazione radiale del corpo. Tra la massa di tale corpo<br />

che rivoluisce a velocità costante e lo spazio fluido ambiente immobile, vi è infatti<br />

una accelerazione relativa diretta verso il centro del moto, ergo di atomi disposti<br />

ai nodi del reticolo di Bragg che costituiscono il corpo, urtando contro lo spazio<br />

fluido immobile con tale accelerazione centripeta, trovano da parte di questo una<br />

reazione la quale è proprio la forza centrifuga, la cui genesi resta così chiaramente<br />

svelata.<br />

Anche con una serie di prove sulla trasmissione della luce ho potuto dimostrare<br />

che lo spazio si comporta come un fluido avente una densità dieci elevato venti<br />

volte minore dell'acqua, che i suoi vortici sferici costituiscono I sistemi atomici ed<br />

astronomici della materia con i loro campi di forze attrattive e che le sue<br />

oscillazioni costituiscono, a seconda della loro frequenza di vibrazione, le<br />

differenti qualità di energia ondulatoria. In base a tali dimostrazioni sperimentali<br />

ho potuto anzi unificare i diversi campi della fisica in quello della spaziodinamica,<br />

dimostrando che tutti i fenomeni naturali hanno per realtà oggettiva solo<br />

particolari movimenti di spazio, retti da una sola equazione matematica.<br />

Ho potuto spiegare poi come questi movimenti, allorché si infrangono contro gli<br />

organi di senso del corpo umano, provocano in questo delle correnti elettriche, le<br />

quali trasmesse dalle linee nervose al cervello, suscitano nella nostra psiche, ed<br />

esclusivamente in essa, le sensazioni di luce, calore, elettricità, suono, odore,<br />

sapore, ecc.<br />

Mi è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli<br />

organi di senso, di moto e di regolazione del sistema nervoso periferico e centrale,<br />

il che mi ha consentito di determinare le azioni e reazioni che si esplicano tra la<br />

materia del mondo fisico oggettivo, il nostro corpo e la psiche.<br />

Questo complesso di dimostrazioni teoriche e sperimentali scoprono le modalità<br />

con le quali si svolgono e sono collegate tra di loro i fenomeni fisici, biologici e<br />

psichici, determinandone le precise relazioni matematiche reciproche e di<br />

insieme, coordinandoli tutti in una scienza cosmica unitaria madre di tutte le altre,<br />

che appunto perciò venne da me denominata: "Psicobiofisica".<br />

Questa è convalidata sia dal fatto che dall'unica equazione della spaziodinamica su<br />

cui si basa, si ricavano tutte le leggi che riguardano le varie scienze, sia dalle<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

numerose applicazioni pratiche che sono state dedotte dai suoi principi basilari,<br />

tra le quali va annoverata l'invenzione qui in argomento del motore a forza<br />

propulsiva centrifuga.<br />

Il valore di questo trovato, trascende perciò l'utilità che può avere il suo impiego<br />

pratico od il suo rendimento economico, poiché esso ci assicura l'esistenza di un<br />

fluido universale substrato di ogni materia ed energia che, come ho dimostrato<br />

nelle mie pubblicazioni, ci permette di giungere alla Psicobiofisica, l'unica scienza<br />

cosmica unitaria che comprende in sé e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici,<br />

sintetizzandone le leggi in una sola equazione matematica in armonia con la<br />

cinematica classica.<br />

L'elaborazione di tale scienza mi è costata 40 anni di studi, ricerche ed<br />

esperimenti e la mia priorità in tutti i nuovi traguardi raggiunti, compresa<br />

l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga, oltre che delle privative<br />

industriali sopra elencate, è resa incontestabile anche dalla seguente<br />

documentazione:<br />

1) -dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati rispettivamente: "La teoria delle<br />

apparenze", "La Psicobiofisica", "Qual'è la chiave dell'universo", " L'unificazione<br />

della materia e dei suoi campi di forze", " Esperimenti decisivi per la fisica<br />

moderna", un complesso di 2000 pagine pubblicato a cura del Centro Int. di<br />

Psicobiofisica, via Frà Damiano, 20, Bergamo, e protette da copyright<br />

internazionale rilasciato in data 1949.<br />

2) -Da circa 10.000 articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali, riviste, atti<br />

accademici e libri che hanno riferito sulla mia teoria e le sue applicazioni.<br />

3) -Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle mie lezioni e di<br />

migliaia di uditori che hanno ascoltato le conferenze da me svolte presso<br />

università ed accademie italiane ed estere; dai milioni di lettori delle mie opere e<br />

degli articoli scritti su di esse.<br />

4) -Dalle centinaia di comunicazioni e memorie da me presentate od esposte<br />

personalmente nei Congressi Scientifici internazionali di Fisica o Medicina.<br />

5) -Dalle motivazioni con le quali mi furono attribuite sia le nomine a Membro di<br />

varie Accademie Scientifiche italiane ed estere, sia diverse onorificenze.<br />

Non sappiamo se il prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolta l'idea dell'invenzione in<br />

argomento da uno dei numerosi precedenti sopracitati, oppure se l'abbia trovata<br />

da se.<br />

Comunque sia, Egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato all'esito<br />

dei miei esperimenti ed alla certezza che la fluidodinamica costituisce veramente<br />

quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da secoli, il che<br />

spero, servirà a richiamare una più vasta e meditata attenzione sulle pubblicazioni<br />

sopra citate che la espongono, onde i lettori interessati possano trarne tutte le<br />

invenzioni nuove e gli ulteriori sviluppi teorici che essa consente, per un più rapido<br />

progresso del sapere umano.<br />

Marco <strong>Todeschini</strong><br />

29/05/1967 IL MATTINO di Napoli 29 maggio 1967<br />

Fu brevettato nel 1928 un sistema propulsivo identico a quello<br />

del Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong><br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

In merito a quanto reso noto in questi giorni su una invenzione del prof. A. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong><br />

dell'Università di Genova di un nuovo sistema propulsivo a masse rotanti che,<br />

applicato a vari modellini di navi prive di elica, le fa agevolmente spostare<br />

sull'acqua contenuta nella vasca sperimentale di quell’ateneo, lo scienziato prof.<br />

Dottore, ing. Marco <strong>Todeschini</strong> ha fatto presente che un apparecchio identico a<br />

quello sopra descritto è stato da lui ideato e brevettato fin dal 1928. Le modifiche<br />

ed i perfezionamenti introdotti in seguito resero indispensabile chiedere un<br />

secondo brevetto che gli fu rilasciato dal Ministero competente col numero<br />

312406 in data 17-11-1933 con il titolo significativo di «motore a forza propulsiva<br />

centrifuga». Nel 1937 poi, la descrizione e i disegni dell'invenzione vennero anche<br />

stampati su u n 'apposito opuscolo e posti in vendita al pubblico a cura dell'ufficio<br />

ministeriale della proprietà intellettuale, come prescritto dalla legge per<br />

assicurare la massima divulgazione dell'invenzione.<br />

<strong>Todeschini</strong>, nel mostrare ai giornalisti i brevetti citati e gli articoli dei quotidiani<br />

che riferirono a suo tempo sul motore e gli esperimenti con esso compiuti, ha<br />

dichiarato: «Il nuovo principio fisico - matematico sul quale ai basa l’apparecchio è<br />

quello stesso che sta a fondamento della scienza cosmica unitaria da me elaborata<br />

ed esposta nelle mie pubblicazioni edite a cura del Centro internazionale di<br />

Psicobiofisica di Bergamo dal 1949 in poi. Essa, in un recente congresso scientifico,<br />

è stata giudicata l’unica scienza unitaria che comprende in sé e spiega i fenomeni<br />

fisici, biologici e psichici, sintetizzandone tutte le leggi in una sola equazione<br />

matematica in armonia con la cinematica classica». Poi ha aggiunto: «Non so se il<br />

Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolto l’idea dell’invenzione da uno dei numerosi precedenti<br />

sopra citati, oppure se l’abbia trovata da sé. Comunque sia, egli apporta ora la sua<br />

autorevole conferma di scienziato all’esito dei miei esperimenti e la certezza che<br />

la fluidodinamica costituisce veramente quella scienza comica unitaria che era<br />

nell’aspirazione umana da secoli».<br />

29/05/1967 CARLINO SERA di Bologna 29 maggio 1967<br />

Rivendica paternità del motore centrifugo<br />

Il sistema propulsivo a masse rotanti, illustrato recentemente da un professore di<br />

Genova, fu brevettato nel 1928 e nel 1933<br />

Il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> dell'università di Genova ha annunciato e illustrato, qualche<br />

tempo fa un nuovo sistema propulsivo a masse rotanti che, applicato a vari<br />

modellini di navi prive di elica le fa agevolmente spostare sull'acqua (la<br />

dimostrazione è stata fatta nella vasca sperimentale dell'ateneo ligure).<br />

Ora a Bergamo lo scienziato, professor, ingegner, Marco <strong>Todeschini</strong> ha fatto<br />

presente che u n apparecchio identico fu da lui ideato e brevettato nel 1928. Le<br />

modifiche e i perfezionamenti introdotti in seguito, resero indispensabile<br />

chiedere un secondo brevetto che gli fu rilasciato dal ministero competente col<br />

numero 312.496 il 17 novembre 1933 con il titolo di « motore a forza propulsiva<br />

centrifuga ».<br />

Nel 1937 la descrizione e i disegni dell'invenzione vennero anche stampati su un<br />

opuscolo e messi in vendita al pubblico a cura dell'ufficio ministeriale della<br />

proprietà intellettuale, come prescritto dalla legge, per assi curare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione.<br />

35


DATA<br />

ARTICOLO<br />

<strong>Todeschini</strong>, nel mostrare ai giornalisti i brevetti citati e gli articoli dei quotidiani<br />

che parlarono del motore e degli esperimenti ha dichiarato: « Il nuovo principio<br />

fisico-matematico sul quale si basa l'apparecchio è quello stesso che sta a<br />

fondamento della scienza cosmica unitaria da me elaborata ed esposta nelle mie<br />

pubblicazioni edite a cura del centro internazionale di psicobiofisica di Bergamo<br />

dal 1949 in poi. Essa in un recente congresso scientifico è stata giudicata l'unica<br />

scienza unitaria che comprende in sè e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici,<br />

sintetizzandone tutte le leggi in una sola equazione matematica in armonia con la<br />

cinematica classica ».<br />

Poi ha aggiunto: « Non so se il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolta l'idea<br />

dell'invenzione da uno dei numerosi precedenti sopra citati, oppure se l'abbia trovata<br />

da sè. Comunque sia, egli apporta ora la sua autorevole conferma di<br />

scienziato all'esito dei miei esperimenti e la certezza che la fluidodinamica costituisce<br />

veramente quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da<br />

secoli».<br />

L'apparecchio inventato dal professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> è costituito da un sistema di tre<br />

ingranaggi conici simile a un differenziale per automobili, con la diversità che sui<br />

semiassi laterali al posto delle ruote sono calettate due assicelle recanti<br />

all'estremità due masse le quali, seguendo il moto di rotazione e rivoluzione<br />

proprio dei satelliti, sviluppano la forza centrifuga propulsiva che si vuole sfruttare.<br />

Il tutto è azionato da un motorino elettrico.<br />

29/05/1967 NAZIONE SERA di Firenze 29 maggio 1967<br />

UNO SCIENZIATO BERGAMASCO<br />

Rivendica la paternità del motore centrifugo<br />

Il sistema propulsivo a masse rotanti, illustrato recentemente da un professore di<br />

Genova, fu brevettato nel 1928 e nel 1933<br />

Il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> dell'università di Genova ha annunciato e illustrato, qualche<br />

tempo fa un nuovo sistema propulsivo a masse rotanti che, applicato a vari<br />

modellini di navi prive di elica le fa agevolmente spostare sull'acqua (la<br />

dimostrazione è stata fatta nella vasca sperimentale dell'ateneo ligure).<br />

Ora a Bergamo lo scienziato, professor, ingegner, Marco <strong>Todeschini</strong> ha fatto<br />

presente che u n apparecchio identico fu da lui ideato e brevettato nel 1928. Le<br />

modifiche e i perfezionamenti introdotti in seguito, resero indispensabile<br />

chiedere un secondo brevetto che gli fu rilasciato dal ministero competente col<br />

numero 312.496 il 17 novembre 1933 con il titolo di « motore a forza propulsiva<br />

centrifuga ».<br />

Nel 1937 la descrizione e i disegni dell'invenzione vennero anche stampati su un<br />

opuscolo e messi in vendita al pubblico a cura dell'ufficio ministeriale della<br />

proprietà intellettuale, come prescritto dalla legge, per assi curare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione.<br />

<strong>Todeschini</strong>, nel mostrare ai giornalisti i brevetti citati e gli articoli dei quotidiani<br />

che parlarono del motore e degli esperimenti ha dichiarato: « Il nuovo principio<br />

fisico-matematico sul quale si basa l'apparecchio è quello stesso che sta a<br />

fondamento della scienza cosmica unitaria da me elaborata ed esposta nelle mie<br />

pubblicazioni edite a cura del centro internazionale di psicobiofisica di Bergamo<br />

36


DATA<br />

ARTICOLO<br />

dal 1949 in poi. Essa in un recente congresso scientifico è stata giudicata l'unica<br />

scienza unitaria che comprende in sè e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici,<br />

sintetizzandone tutte le leggi in una sola equazione matematica in armonia con la<br />

cinematica classica ».<br />

Poi ha aggiunto: « Non so se il professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolta l'idea<br />

dell'invenzione da uno dei numerosi precedenti sopra citati, oppure se l'abbia trovata<br />

da sè. Comunque sia, egli apporta ora la sua autorevole conferma di<br />

scienziato all'esito dei miei esperimenti e la certezza che la fluidodinamica costituisce<br />

veramente quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da<br />

secoli».<br />

L'apparecchio inventato dal professor <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> è costituito da un sistema di tre<br />

ingranaggi conici simile a un differenziale per automobili, con la diversità che sui<br />

semiassi laterali al posto delle ruote sono calettate due assicelle recanti<br />

all'estremità due masse le quali, seguendo il moto di rotazione e rivoluzione<br />

proprio dei satelliti, sviluppano la forza centrifuga propulsiva che si vuole sfruttare.<br />

Il tutto è azionato da un motorino elettrico.<br />

01/06/1967 VOCE ADRIATICA di Ancona 01 giugno 1967<br />

LETTERE AL DIRETTORE<br />

”Scoperte nuove, invenzioni antiche„<br />

L’ing. Marco <strong>Todeschini</strong> di Bergamo, rivendica la priorità negli studi e nei risultati<br />

conseguiti sul motore a forza propulsiva centrifuga ora costruito dal prof. Alfio di<br />

<strong>Bella</strong>.<br />

Illustrissimo Signor <strong>Di</strong>rettore,<br />

in due articoli apparsi sul «Corriere della Sera», rispettivamente il 30 aprile u.s. ed<br />

il 16 corrente, e in altri giornali fra cui il suo, è stato riferito che il prof. Alfio <strong>Di</strong><br />

<strong>Bella</strong>, titolare della cattedra d'architettura navale all'Università di Genova, ha<br />

ideato e costruito un nuovo sistema propulsivo a masse rotanti che, applicato su<br />

vari modellini di navi, le fa agevolmente spostare sulla superficie dell'acqua<br />

contenuta nella vasca idrica sperimentale di quest'ateneo.<br />

Nei citati articoli viene spiegato che l'apparecchio è costituito da un sistema di tre<br />

ingranaggi conici, simile ad un differenziale per automobili, con la diversità che sui<br />

due semiassi laterali, al posto delle ruote, sono calettate due asticelle che portano<br />

all'estremità due masse le quali, seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei<br />

satelliti, sviluppano la forza centrifuga di propulsione che si vuole sfruttare, il tutto<br />

è azionato da un motore elettrico.<br />

Ora, per ragioni di giustizia e verità storica, faccio presente che un apparecchio<br />

identico a quello sopra descritto è stato da me ideato e brevettato sino dal 1928.<br />

Anzi le modifiche ed i perfezionamenti introdotti in seguito resero indispensabile<br />

chiedere un secondo brevetto che fu rilasciato dal Ministero competente col n.<br />

312496 in data 17-11-933, con il titolo significativo di: « Motore a forza propulsiva<br />

centrifuga, ecc. ».<br />

Nel 1937 poi, la descrizione ed i disegni dei trovato vennero anche stampati<br />

sull'apposito opuscolo posto in vendita al pubblico a cura dell’ufficio Ministeriale<br />

della Proprietà Intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione. Alla costruzione e sperimentazione dei vari modelli<br />

del motore in parola collaborarono con me nei successivi decorsi anni le seguenti<br />

37


DATA<br />

ARTICOLO<br />

persone: il tenente Paolo Magotti, il comm. Giovanni Berlo, il dott. Cesare<br />

Paolucci, l’ing. Guglielmo Carducci, il dott. Luigi Serra, il tecnico Pietro Fasoli, e<br />

l'ing. Luciano Oberto, i quali possono testimoniare della mia priorità anche nella<br />

realizzazione pratica del trovato.<br />

A tale proposito pongo in evidenza che il 16-5-1954 venne anche effettuata, con<br />

esito positivo, una serie di esperimenti col motore in parola nell'officina Fasoli di<br />

Albino, alla presenza di 50 scienziati provenienti da varie città italiane e dal Circolo<br />

«Il Crogiolo» di Milano, i quali vennero poi ricevuti solennemente in Municipio<br />

dalle autorità civiche.<br />

<strong>Di</strong> questo avvenimento hanno riferito nei giorni successivi « L'eco di Bergamo », «<br />

Il Giornale del Popolo » e « La Domenica del Popolo », i cui articoli costituiscono<br />

notizia di cronaca documentativa della mia priorità inventiva e sperimentale,<br />

nonché della pubblicità che hanno avuto, sia il principio scientifico su cui venne<br />

basato l'apparecchio, sia la sua costituzione che il suo funzionamento.<br />

Per chiarire questi tre elementi è bene ricordare che il noto teorema del moto del<br />

baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto non può spostarsi con forze<br />

generate nel suo interno. Si sposta invece se è munito di eliche che, ruotando, si<br />

avvitano e trovano presa in un mezzo fluido ambiente, come ad esempio gli<br />

aereoplani e le navi. Poiché il nostro apparecchio si sposta anche in ambiente<br />

privo di aria, come risulta dagli esperimenti da me effettuati, esso ci dimostra che<br />

lo spazio in qualsiasi punto dell'Universo non è mai vuoto, perché si comporta<br />

come un fluido che, reagendo sulle masse rotanti dell'apparecchio, le sottopone e<br />

forza centrifuga.<br />

La natura sinora misteriosa di tale forza resta così svelata. Com'è noto essa è equivalente<br />

al prodotto della massa dei corpo ruotante per la sua accelerazione. Ma<br />

accelerazione rispetto a che cosa?<br />

Poiché nelle mie pubblicazioni ho dimostrato che una massa non può manifestare,<br />

forze ed entrare in accelerazione se non è urtata da altre masse solide, liquide,<br />

gassose o sciolte allo stato di spazio fluido, posso chiarire che la forza centrifuga di<br />

un corpo che rivoluisce attorno ad un centro è dovuta alla sua accelerazione<br />

centripeta rispetto allo spazio fluido immobile in cui è immerso, è cioè dovuta alla<br />

reazione che tale mezzo fluido universale oppone alla accelerazione radiale del<br />

corpo.<br />

Tra la massa di tale corpo che rivoluisce a velocità costante e lo spazio fluido ambiente<br />

immobile, vi è infatti un'accelerazione relativa diretta verso il centro del<br />

moto, ergo gli atomi disposti ai nodi del reticolo di Bragg che costituiscono il<br />

corpo, urtando contro lo spazio fluido immobile con tale accelerazione centripeta,<br />

trovano da parte di questo una reazione la quale è proprio la forza centrifuga, la<br />

cui genesi resta così chiaramente svelata.<br />

Anche con una serie di prove sulla trasmissione della luce ho potuto dimostrare<br />

che lo spazio si comporta come un fluido avente una densità dieci elevato venti<br />

volte minore dell'acqua, che i suoi vortici sferici costituiscono i sistemi atomici ed<br />

astronomici della materia con i loro campi di forze attrattive e che le sue<br />

oscillazioni costituiscono, a seconda della loro frequenza di vibrazione, le differenti<br />

qualità di energia ondulatoria.<br />

In base a tali dimostrazioni sperimentali ho potuto anzi unificare i diversi campi<br />

della fisica in quello detta Spaziodinamica, dimostrando che tutti i fenomeni<br />

naturali hanno per realtà oggettiva solo particolari movimenti di spazio, retti da<br />

una sola equazione matematica. Ho potuto spiegare poi come questi movimenti,<br />

allorché si infrangono contro gli organi di senso del corpo umano, provocano in<br />

38


DATA<br />

ARTICOLO<br />

questi delle correnti elettriche, le quali trasmesse dalle linee nervose al cervello,<br />

suscitano nella nostra psiche, ed esclusivamente in essa, le sensazioni di luce,<br />

calore, elettricità. suono, odore, sapore, ecc..<br />

Mi è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli<br />

organi di senso, di moto e di regolazione del sistema nervoso periferico e centrale,<br />

il che mi ha consentito di determinare le azioni e reazioni che si esplicano tra la<br />

materia del mondo fisico oggettivo, il nostro corpo e la psiche. Questo complesso<br />

di dimostrazioni teoriche e sperimentali scoprono le modalità con le quali si<br />

svolgono e sono collegate tra di loro i fenomeni fisici, biologici e psichici,<br />

determinandone le precise relazioni matematiche reciproche e di insieme,<br />

coordinandoli tutti in una scienza cosmica unitaria madre di tutte le altre, che<br />

appunto perciò venne da me denominata: « Psicobiofìsica ».<br />

L'elaborazione di tale scienza mi è costata 40 anni di studi, ricerche ed<br />

esperimenti e la mia priorità in tutti i nuovi traguardi raggiunti, compresa<br />

l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga, oltre che dalle privative<br />

industriali sopra elencate, è resa incontestabile anche dalla seguente<br />

documentazione: .<br />

1) Dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati rispettivamente: « La teoria delle<br />

apparenze » - « La Psicobiofìsica » - « Qual è la chiave dell'Universo » - «<br />

L'unificazione della materia e dei suoi campi di forze » - « Esperimenti decisivi per<br />

la fisica moderna ». Un complesso di 2000 pagine pubblicato a cura del Centro Internazionale<br />

di Psicobiofisica, via Frà Damiano 20, Bergamo, e protette da<br />

copyright internazionali rilasciato in data 1949.<br />

2) Da circa 10.000 articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali, riviste,<br />

atti accademici e libri che hanno riferito sulla mia teoria e le sue applicazioni.<br />

3) Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle mie lezioni e<br />

di migliaia di uditori che hanno ascoltato le conferenze da me svolte presso<br />

università ed accademie italiane ed estere; dai milioni di lettori delle mie opere e<br />

degli articoli scritti su di esse.<br />

4) Dalle centinaia di comunicazioni e memorie da me presentate od esposte<br />

personalmente nei Congressi Scientifici internazionali di Fisica e Medicina.<br />

5) Dalle motivazioni con le quali mi furono attribuite sia le nomine a Membro<br />

di varie Accademie Scientifiche italiane ed estere, sia diverse onorificenze. Non<br />

sappiamo se il prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolto l'idea dell'invenzione in argomento da<br />

uno dei numerosi precedenti sopra citati, oppure se l'abbia trovato da sé.<br />

Comunque sia, egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato all'esito<br />

dei miei esperimenti ed alla certezza che la fluidodinamica costituisce veramente<br />

quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da secoli, il che<br />

spero, servirà a richiamare una più vasta e meditata attenzione sulle pubblicazioni<br />

sopra citate che la espongono,<br />

Con distinti saluti. Dott. Ing. Marco <strong>Todeschini</strong>, Bergamo, 30 maggio 1967<br />

15/06/1967 IL PROGRESSO ITALO-AMERICANO di New Kork 15 giugno 1967<br />

Lo scienziato italiano l’ha brevettato e costruito fin dal 1928<br />

39


DATA<br />

ARTICOLO<br />

MARCO TODESCHINI RIVENDICA L’INVENZIONE DEL MOTORE A<br />

FORZA PROPULSIVA CENTRIFUGA<br />

Si tratta di un apparecchio – sostiene e documenta il <strong>Todeschini</strong> – identico a<br />

quello ideato e costruito dal professore Alfio di <strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di<br />

architettura dell’Università di Genova, che costituisce «un nuovo sistema<br />

propulsivo a masse rotanti» applicato su modellini di navi<br />

Con una sua lettera al nostro Giornale lo scienziato bergamasco, prof. Marco<br />

<strong>Todeschini</strong>, rivendica a sè l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga da<br />

lui brevettato e costruito sin dal 1928, perfezionato in seguito e nuovamente<br />

brevettato nel 1937. La rivendicazione è fatta dal <strong>Todeschini</strong>, con garbo ma con<br />

tutta decisione, e soprattutto con larga documentazione, dopo che i giornali<br />

hanno dato con rilievo notizia recentemente di un « nuovo » apparecchio ideato<br />

e costruito a Genova.<br />

Ecco il testo della lettera:<br />

Signor <strong>Di</strong>rettore,<br />

In due articoli apparsi sul Corriere della Sera, rispettivamente il 30 aprile u.s. ed il<br />

16 corrente, è stato riferito che il prof. Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di<br />

architettura navale all'università di Genova, ha ideato e costruito un nuovo<br />

sistema propulsivo a masse rotanti che applicato su vari modellini di navi le fa<br />

agevolmente spostare sulla superficie dell'acqua contenuta nella vasca idrica<br />

sperimentale di quell'ateneo.<br />

Nei citati articoli viene spiegato che l'apparecchio è costituito da un sistema di tre<br />

ingranaggi conici, simile ad un differenziale per automobili, con la diversità che sui<br />

due semiassi laterali, al posto delle ruote, sono calettate due asticelle che portano<br />

all'estremità due masse le quali seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei<br />

satelliti sviluppano la forza centrifuga di propulsione che si vuole sfruttare. Il tutto<br />

è azionato da un motore elettrico.<br />

Ora, per ragioni di giustizia e verità storica, faccio presente che un apparecchio<br />

identico a quello sopra descritto è stato da me ideato e brevettato sino dal 1928.<br />

Anzi le modifiche ed i perfezionamenti introdotti in seguito resero indispensabile<br />

chiedere un secondo brevetto che fu rilasciato dal Ministero competente col<br />

numero 312496 in data 17 novembre 1933, con il titolo significativo di "Motore a<br />

forza propulsiva centrifuga, ecc."<br />

Nel 1937 poi, la descrizione ed i disegni del trovato vennero anche stampati<br />

sull'apposito opuscolo posto in vendita al pubblico a cura dell'Ufficio Ministeriale<br />

della Proprietà Intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione.<br />

Alla costruzione e sperimentazione dei vari modelli del motore in parole,<br />

collaborarono con me, nei successivi decorsi anni, le seguenti persone: il tecnico<br />

Italo Magotti, il Comm. Berio Giovanni, l'Ing. Guglielmo Carducci, il dott. Luigi<br />

Serra, il tecnico Pietro Fasoli e l'ing. Luciano Oberto, i quali possono testimoniare<br />

della mia priorità anche nella realizzazione pratica del trovato.<br />

A tale proposito pongo in evidenza che il 16 maggio 1954 venne anche effettuata,<br />

con esito positivo, una serie di esperimenti col motore in parola nell'officina Fasoli<br />

di Albino, alla presenza di 50 scienziati provenienti da varie città italiane e dal<br />

circolo "Il Crogiolo" di Milano, i quali vennero poi ricevuti solennemente in<br />

Municipio dalle Autorità Civiche.<br />

40


DATA<br />

ARTICOLO<br />

<strong>Di</strong> questo avvenimento hanno riferito nei giorni successivi "Il Giornale del Popolo",<br />

"L'Eco di Bergamo" e "La Domenica del Popolo", i cui articoli costituiscono notizia<br />

di cronaca documentativa e sperimentale, nonché della pubblicità che hanno<br />

avuto, sia il principio scientifico su cui venne basato l'apparecchio, sia la sua<br />

costituzione che il suo funzionamento.<br />

Per chiarire questi tre elementi è bene ricordare che il noto teorema del moto del<br />

baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto non può spostarsi con forze<br />

generate nel suo interno. Si sposta invece se è munito di eliche che ruotando si<br />

avvitano e trovano presa in un mezzo fluido ambiente, come ad esempio gli<br />

aeroplani e le navi. Poiché il nostro apparecchio si sposta anche in ambiente privo<br />

di aria, come risulta dagli esperimenti da me effettuati, esso ci dimostra che lo<br />

spazio in qualsiasi punto non è mai vuoto, perché si comporta come un fluido che<br />

reagendo sulle masse rotanti dell'apparecchio lo sottopone a forza centrifuga. La<br />

natura sinora misteriosa di tale forza resta così svelata. Com'è noto essa è<br />

equivalente al prodotto della massa del corpo ruotante per la sua accelerazione.<br />

Ma accelerazione rispetto a cosa? Poiché nelle mie pubblicazioni ho dimostrato<br />

che una massa non può manifestare forze ed entrare in accelerazione se non è<br />

urtata da altre masse solide, liquide, gassose o sciolte allo stato di spazio fluido,<br />

posso chiarire che la forza centrifuga di un corpo che rivoluisce attorno ad un<br />

centro è dovuta alla sua accelerazione centripeta rispetto allo spazio fluido<br />

immobile in cui è immerso, è cioè dovuta alla reazione che tale mezzo fluido<br />

universale, oppone alla accelerazione radiale del corpo. Tra la massa di tale corpo<br />

che rivoluisce a velocità costante e lo spazio fluido ambiente immobile, vi è infatti<br />

una accelerazione relativa diretta verso il centro del moto, ergo di atomi disposti<br />

ai nodi del reticolo di Bragg che costituiscono il corpo, urtando contro lo spazio<br />

fluido immobile con tale accelerazione centripeta, trovano da parte di questo una<br />

reazione la quale è proprio la forza centrifuga, la cui genesi resta così chiaramente<br />

svelata.<br />

Anche con una serie di prove sulla trasmissione della luce ho potuto dimostrare<br />

che lo spazio si comporta come un fluido avente una densità dieci elevato venti<br />

volte minore dell'acqua, che i suoi vortici sferici costituiscono I sistemi atomici ed<br />

astronomici della materia con i loro campi di forze attrattive e che le sue<br />

oscillazioni costituiscono, a seconda della loro frequenza di vibrazione, le<br />

differenti qualità di energia ondulatoria. In base a tali dimostrazioni sperimentali<br />

ho potuto anzi unificare i diversi campi della fisica in quello della spaziodinamica,<br />

dimostrando che tutti i fenomeni naturali hanno per realtà oggettiva solo<br />

particolari movimenti di spazio, retti da una sola equazione matematica.<br />

Ho potuto spiegare poi come questi movimenti, allorché si infrangono contro gli<br />

organi di senso del corpo umano, provocano in questo delle correnti elettriche, le<br />

quali trasmesse dalle linee nervose al cervello, suscitano nella nostra psiche, ed<br />

esclusivamente in essa, le sensazioni di luce, calore, elettricità, suono, odore,<br />

sapore, ecc.<br />

Mi è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli<br />

organi di senso, di moto e di regolazione del sistema nervoso periferico e centrale,<br />

il che mi ha consentito di determinare le azioni e reazioni che si esplicano tra la<br />

materia del mondo fisico oggettivo, il nostro corpo e la psiche.<br />

Questo complesso di dimostrazioni teoriche e sperimentali scoprono le modalità<br />

con le quali si svolgono e sono collegate tra di loro i fenomeni fisici, biologici e<br />

psichici, determinandone le precise relazioni matematiche reciproche e di<br />

41


DATA<br />

ARTICOLO<br />

insieme, coordinandoli tutti in una scienza cosmica unitaria madre di tutte le altre,<br />

che appunto perciò venne da me denominata: "Psicobiofisica".<br />

Questa è convalidata sia dal fatto che dall'unica equazione della spaziodinamica su<br />

cui si basa, si ricavano tutte le leggi che riguardano le varie scienze, sia dalle<br />

numerose applicazioni pratiche che sono state dedotte dai suoi principi basilari,<br />

tra le quali va annoverata l'invenzione qui in argomento del motore a forza<br />

propulsiva centrifuga.<br />

Il valore di questo trovato, trascende perciò l'utilità che può avere il suo impiego<br />

pratico od il suo rendimento economico, poiché esso ci assicura l'esistenza di un<br />

fluido universale substrato di ogni materia ed energia che, come ho dimostrato<br />

nelle mie pubblicazioni, ci permette di giungere alla Psicobiofisica, l'unica scienza<br />

cosmica unitaria che comprende in sé e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici,<br />

sintetizzandone le leggi in una sola equazione matematica in armonia con la<br />

cinematica classica.<br />

L'elaborazione di tale scienza mi è costata 40 anni di studi, ricerche ed<br />

esperimenti e la mia priorità in tutti i nuovi traguardi raggiunti, compresa<br />

l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga, oltre che delle privative<br />

industriali sopra elencate, è resa incontestabile anche dalla seguente<br />

documentazione:<br />

1) dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati rispettivamente: "La teoria delle<br />

apparenze", "La Psicobiofisica", "Qual'è la chiave dell'universo", "<br />

L'unificazione della materia e dei suoi campi di forze", " Esperimenti decisivi<br />

per la fisica moderna", un complesso di 2000 pagine pubblicato a cura del<br />

Centro Int. di Psicobiofisica, via Frà Damiano, 20, Bergamo, e protette da<br />

copyright internazionale rilasciato in data 1949.<br />

2) Da circa 10.000 articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali, riviste, atti<br />

accademici e libri che hanno riferito sulla mia teoria e le sue applicazioni.<br />

3) Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle mie lezioni e<br />

di migliaia di uditori che hanno ascoltato le conferenze da me svolte presso<br />

università ed accademie italiane ed estere; dai milioni di lettori delle mie opere e<br />

degli articoli scritti su di esse.<br />

4) Dalle centinaia di comunicazioni e memorie da me presentate od esposte<br />

personalmente nei Congressi Scientifici internazionali di Fisica o Medicina.<br />

5) Dalle motivazioni con le quali mi furono attribuite sia le nomine a Membro di<br />

varie Accademie Scientifiche italiane ed estere, sia diverse onorificenze.<br />

Non sappiamo se il prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolta l'idea dell'invenzione in<br />

argomento da uno dei numerosi precedenti sopracitati, oppure se l'abbia trovata<br />

da se.<br />

Comunque sia, Egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato all'esito<br />

dei miei esperimenti ed alla certezza che la fluidodinamica costituisce veramente<br />

quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da secoli, il che<br />

spero, servirà a richiamare una più vasta e meditata attenzione sulle pubblicazioni<br />

sopra citate che la espongono, onde i lettori interessati possano trarne tutte le<br />

invenzioni nuove e gli ulteriori sviluppi teorici che essa consente, per un più rapido<br />

progresso del sapere umano.<br />

Marco <strong>Todeschini</strong><br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

16/6/1967 ESPRESSO SERA di Catania 16 giugno 1967<br />

L’UNIVERSO E’ RETTO DALLE LEGGI DELLA FLUIDODINAMICA<br />

Il motore ad acqua fu ideato nel 1928 da un bergamasco<br />

Il Prof. <strong>Todeschini</strong> ha dichiarato ai giornalisti che le recenti prove effettuate a<br />

Genova dallo scienziato Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> non sarebbero altro che la conferma della<br />

validità dei suoi quarantennali esperimenti – Il brevetto citato a sostegno della<br />

tesi porta il n. 312496 del 17 novembre 1933<br />

In questi giorni la stampa ha riferito che il prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> dell’università di Genova,<br />

ha recentemente costruito un nuovo sistema propulsivo a forza centrifuga<br />

generata da masse rotanti, che applicato a vari modellini di navi prive di elica, le fa<br />

agevolmente spostare sull’acqua di una vasca sperimentale.<br />

L’apparecchio è costituito da un sistema di 2 ingranaggi troco-conici, simile ad un<br />

differenziale per automobili, con la diversità che sui semiassi laterali, al posto<br />

delle ruote della vettura, sono calettate due asticelle che portano alle estremità<br />

due masse, le quali, seguendo il moto di rotazione e di rivoluzione del satellite,<br />

sviluppano la forza centrifuga che si vuole sfruttare. Il tutto è azionato da un<br />

motorino elettrico.<br />

Ora a Bergamo lo scienziato italiano, prof. Dott. Ing. Marco <strong>Todeschini</strong> ha fatto<br />

presente che un apparecchio identico a quello sopra descritto è stato da lui ideato<br />

e brevettato fin dal 1928. Anzi le modifiche ed i perfezionamenti introdotti in<br />

seguito resero indispensabile chiedere un secondo brevetto che gli fu rilasciato dal<br />

Ministero competente col numero 312406 in data 17-11-1933 con il titolo<br />

significativo di «Motore a forza propulsiva centrifuga».<br />

Nel 1937 poi, la descrizione e i disegni del trovato vennero anche stampati<br />

sull’apposito opuscolo e posti in vendita al pubblico a cura dell'ufficio ministeriale<br />

della proprietà intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione.<br />

<strong>Todeschini</strong>, nel mostrare ai giornalisti i brevetti citati e gli articoli dei quotidiani<br />

che riferirono a suo tempo sul motore e gli esperimenti con esso compiuti, ha<br />

dichiarato: «Il nuovo principio della fluidodinamica dello spazio sul quale ai basa<br />

l’apparecchio è quello stesso che sta a fondamento della scienza cosmica unitaria<br />

da me elaborata ed esposta nelle mie pubblicazioni edite a cura del Centro di<br />

Psicobiofisica (via frà Damiano, 20-Bergamo) dal 1949 in poi. Essa, in un recente<br />

congresso scientifico, è stata giudicata l’unica scienza unitaria che comprende in<br />

sé e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici, sintetizzandone tutte le leggi in<br />

una sola equazione matematica in armonia con la cinematica classica».<br />

Poi ha aggiunto: «Non so se il Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolto l’idea dell’invenzione da<br />

uno dei numerosi precedenti sopra citati, oppure se l’abbia trovata da sé.<br />

Comunque sia, egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato all’esito<br />

dei miei esperimenti e la certezza che la fluidodinamica costituisce veramente<br />

quella scienza comica unitaria che era nell’aspirazione umana da secoli».<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

01/07/1967 NATURA E SALUTE 01luglio 1967<br />

Lo Scienziato Marco <strong>Todeschini</strong> rivendica l’invenzione<br />

delmotore a forza propulsiva centrifuga<br />

da lui brevettato e costruito dal 1928<br />

Il trovato conferma che l’universo è retto dalle leggi della fluidodinamica<br />

Illustrissimo Signor <strong>Di</strong>rettore,<br />

In due articoli apparsi sul Corriere della Sera, rispettivamente il 30 aprile u.s. ed il<br />

16 corrente, è stato riferito che il prof. Alfio <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong>, titolare della cattedra di<br />

architettura navale all'università di Genova, ha ideato e costruito un nuovo<br />

sistema propulsivo a masse rotanti che applicato su vari modellini di navi le fa<br />

agevolmente spostare sulla superficie dell'acqua contenuta nella vasca idrica<br />

sperimentale di quell'ateneo.<br />

Nei citati articoli viene spiegato che l'apparecchio è costituito da un sistema di tre<br />

ingranaggi conici, simile ad un differenziale per automobili, con la diversità che sui<br />

due semiassi laterali, al posto delle ruote, sono calettate due asticelle che portano<br />

all'estremità due masse le quali seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei<br />

satelliti sviluppano la forza centrifuga di propulsione che si vuole sfruttare. Il tutto<br />

è azionato da un motore elettrico.<br />

Ora, per ragioni di giustizia e verità storica, faccio presente che un apparecchio<br />

identico a quello sopra descritto è stato da me ideato e brevettato sino dal 1928.<br />

Anzi le modifiche ed i perfezionamenti introdotti in seguito resero indispensabile<br />

chiedere un secondo brevetto che fu rilasciato dal Ministero competente col<br />

numero 312496 in data 17 novembre 1933, con il titolo significativo di "Motore a<br />

forza propulsiva centrifuga, ecc."<br />

Nel 1937 poi, la descrizione ed i disegni del trovato vennero anche stampati<br />

sull'apposito opuscolo posto in vendita al pubblico a cura dell'Ufficio Ministeriale<br />

della Proprietà Intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione.<br />

Alla costruzione e sperimentazione dei vari modelli del motore in parole,<br />

collaborarono con me, nei successivi decorsi anni, le seguenti persone: il tecnico<br />

Italo Magotti, il Comm. Berio Giovanni, l'Ing. Guglielmo Carducci, il dott. Luigi<br />

Serra, il tecnico Pietro Fasoli e l'ing. Luciano Oberto, i quali possono testimoniare<br />

della mia priorità anche nella realizzazione pratica del trovato.<br />

A tale proposito pongo in evidenza che il 16 maggio 1954 venne anche effettuata,<br />

con esito positivo, una serie di esperimenti col motore in parola nell'officina Fasoli<br />

di Albino, alla presenza di 50 scienziati provenienti da varie città italiane e dal<br />

circolo "Il Crogiolo" di Milano, i quali vennero poi ricevuti solennemente in<br />

Municipio dalle Autorità Civiche.<br />

<strong>Di</strong> questo avvenimento hanno riferito nei giorni successivi "Il Giornale del Popolo",<br />

"L'Eco di Bergamo" e "La Domenica del Popolo", i cui articoli costituiscono notizia<br />

di cronaca documentativa e sperimentale, nonché della pubblicità che hanno<br />

avuto, sia il principio scientifico su cui venne basato l'apparecchio, sia la sua<br />

costituzione che il suo funzionamento.<br />

Per chiarire questi tre elementi è bene ricordare che il noto teorema del moto del<br />

baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto non può spostarsi con forze<br />

generate nel suo interno. Si sposta invece se è munito di eliche che ruotando si<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

avvitano e trovano presa in un mezzo fluido ambiente, come ad esempio gli<br />

aeroplani e le navi. Poiché il nostro apparecchio si sposta anche in ambiente privo<br />

di aria, come risulta dagli esperimenti da me effettuati, esso ci dimostra che lo<br />

spazio in qualsiasi punto non è mai vuoto, perché si comporta come un fluido che<br />

reagendo sulle masse rotanti dell'apparecchio lo sottopone a forza centrifuga. La<br />

natura sinora misteriosa di tale forza resta così svelata. Com'è noto essa è<br />

equivalente al prodotto della massa del corpo ruotante per la sua accelerazione.<br />

Ma accelerazione rispetto a cosa? Poiché nelle mie pubblicazioni ho dimostrato<br />

che una massa non può manifestare forze ed entrare in accelerazione se non è<br />

urtata da altre masse solide, liquide, gassose o sciolte allo stato di spazio fluido,<br />

posso chiarire che la forza centrifuga di un corpo che rivoluisce attorno ad un<br />

centro è dovuta alla sua accelerazione centripeta rispetto allo spazio fluido<br />

immobile in cui è immerso, è cioè dovuta alla reazione che tale mezzo fluido<br />

universale, oppone alla accelerazione radiale del corpo. Tra la massa di tale corpo<br />

che rivoluisce a velocità costante e lo spazio fluido ambiente immobile, vi è infatti<br />

una accelerazione relativa diretta verso il centro del moto, ergo di atomi disposti<br />

ai nodi del reticolo di Bragg che costituiscono il corpo, urtando contro lo spazio<br />

fluido immobile con tale accelerazione centripeta, trovano da parte di questo una<br />

reazione la quale è proprio la forza centrifuga, la cui genesi resta così chiaramente<br />

svelata.<br />

Anche con una serie di prove sulla trasmissione della luce ho potuto dimostrare<br />

che lo spazio si comporta come un fluido avente una densità dieci elevato venti<br />

volte minore dell'acqua, che i suoi vortici sferici costituiscono I sistemi atomici ed<br />

astronomici della materia con i loro campi di forze attrattive e che le sue<br />

oscillazioni costituiscono, a seconda della loro frequenza di vibrazione, le<br />

differenti qualità di energia ondulatoria. In base a tali dimostrazioni sperimentali<br />

ho potuto anzi unificare i diversi campi della fisica in quello della spaziodinamica,<br />

dimostrando che tutti i fenomeni naturali hanno per realtà oggettiva solo<br />

particolari movimenti di spazio, retti da una sola equazione matematica.<br />

Ho potuto spiegare poi come questi movimenti, allorché si infrangono contro gli<br />

organi di senso del corpo umano, provocano in questo delle correnti elettriche, le<br />

quali trasmesse dalle linee nervose al cervello, suscitano nella nostra psiche, ed<br />

esclusivamente in essa, le sensazioni di luce, calore, elettricità, suono, odore,<br />

sapore, ecc.<br />

Mi è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli<br />

organi di senso, di moto e di regolazione del sistema nervoso periferico e centrale,<br />

il che mi ha consentito di determinare le azioni e reazioni che si esplicano tra la<br />

materia del mondo fisico oggettivo, il nostro corpo e la psiche.<br />

Questo complesso di dimostrazioni teoriche e sperimentali scoprono le modalità<br />

con le quali si svolgono e sono collegate tra di loro i fenomeni fisici, biologici e<br />

psichici, determinandone le precise relazioni matematiche reciproche e di<br />

insieme, coordinandoli tutti in una scienza cosmica unitaria madre di tutte le altre,<br />

che appunto perciò venne da me denominata: "Psicobiofisica".<br />

Questa è convalidata sia dal fatto che dall'unica equazione della spaziodinamica su<br />

cui si basa, si ricavano tutte le leggi che riguardano le varie scienze, sia dalle<br />

numerose applicazioni pratiche che sono state dedotte dai suoi principi basilari,<br />

tra le quali va annoverata l'invenzione qui in argomento del motore a forza<br />

propulsiva centrifuga.<br />

Il valore di questo trovato, trascende perciò l'utilità che può avere il suo impiego<br />

pratico od il suo rendimento economico, poiché esso ci assicura l'esistenza di un<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

fluido universale substrato di ogni materia ed energia che, come ho dimostrato<br />

nelle mie pubblicazioni, ci permette di giungere alla Psicobiofisica, l'unica scienza<br />

cosmica unitaria che comprende in sé e spiega i fenomeni fisici, biologici e psichici,<br />

sintetizzandone le leggi in una sola equazione matematica in armonia con la<br />

cinematica classica.<br />

L'elaborazione di tale scienza mi è costata 40 anni di studi, ricerche ed<br />

esperimenti e la mia priorità in tutti i nuovi traguardi raggiunti, compresa<br />

l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga, oltre che delle privative<br />

industriali sopra elencate, è resa incontestabile anche dalla seguente<br />

documentazione:<br />

1) dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati rispettivamente: "La teoria delle<br />

apparenze", "La Psicobiofisica", "Qual'è la chiave dell'universo", "<br />

L'unificazione della materia e dei suoi campi di forze", " Esperimenti decisivi<br />

per la fisica moderna", un complesso di 2000 pagine pubblicato a cura del<br />

Centro Int. di Psicobiofisica, via Frà Damiano, 20, Bergamo, e protette da<br />

copyright internazionale rilasciato in data 1949.<br />

2) Da circa 10.000 articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali, riviste, atti<br />

accademici e libri che hanno riferito sulla mia teoria e le sue applicazioni.<br />

3) Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle mie lezioni e<br />

di migliaia di uditori che hanno ascoltato le conferenze da me svolte presso<br />

università ed accademie italiane ed estere; dai milioni di lettori delle mie<br />

opere e degli articoli scritti su di esse.<br />

4) Dalle centinaia di comunicazioni e memorie da me presentate od esposte<br />

personalmente nei Congressi Scientifici internazionali di Fisica o Medicina.<br />

5) Dalle motivazioni con le quali mi furono attribuite sia le nomine a Membro di<br />

varie Accademie Scientifiche italiane ed estere, sia diverse onorificenze.<br />

Non sappiamo se il prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia raccolta l'idea dell'invenzione in<br />

argomento da uno dei numerosi precedenti sopracitati, oppure se l'abbia trovata<br />

da se.<br />

Comunque sia, Egli apporta ora la sua autorevole conferma di scienziato all'esito<br />

dei miei esperimenti ed alla certezza che la fluidodinamica costituisce veramente<br />

quella scienza cosmica unitaria che era nell'aspirazione umana da secoli, il che<br />

spero, servirà a richiamare una più vasta e meditata attenzione sulle pubblicazioni<br />

sopra citate che la espongono, onde i lettori interessati possano trarne tutte le<br />

invenzioni nuove e gli ulteriori sviluppi teorici che essa consente, per un più rapido<br />

progresso del sapere umano.<br />

Marco <strong>Todeschini</strong><br />

01/07/1967 IL GIORNALE D’ITALIA di Roma 1 luglio 1967<br />

Un brevetto del ’28 sul motore a forza centrifuga<br />

<strong>Di</strong> recente il dott. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> di Genova ha sperimentato un sistema propulsivo a<br />

forza centrifuga generato da masse rotanti che, applicato a vari modellini di navi<br />

privi di elica, li fa spostare nell'acqua.<br />

L'apparecchio è costituito da un sistema di 2 ingranaggi tronconici, simile a un<br />

differenziale per automobili, con la diversità che, sull'asse del satellite, sono<br />

calettate due masse le quali, seguendo il moto di rotazione e rivoluzione del<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

satellite stesso, sviluppano la forza centrifuga propulsiva che si vuole sfruttare. Il<br />

tutto è azionato da un motorino elettrico.<br />

Ora a Bergamo il professor Mario <strong>Todeschini</strong> ha fatto presente che un<br />

apparecchio identico a quello sopra descritto fu da lui ideato e brevettato sin dal<br />

1928. Anzi, le modifiche introdotte in seguito resero indispensabile chiedere un<br />

secondo brevetto che gli fu rilasciato dal competente ministero col numero<br />

312496, in data 17 noviembre 1933 con il titolo di "Motore a forza propulsiva<br />

centrifuga".<br />

Dal '37 in poi la descrizione ed i disegni di tale invenzione vennero anche<br />

stampati in un apposito opuscoletto e posti in vendita al pubblico a cura dell'ufficio<br />

ministeriale della proprietà intellettuale, come prescritto dalla legge per<br />

assicurare la massima divulgazione all'invenzione medesima.<br />

15/08/1967 IL PENSIERO MILITARE di Firenze 15 agosto 1967<br />

Ufficiale scienziato che si fa onore<br />

Recentemente la stampa ha riferito che il Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> ha ideato e sperimentato<br />

un nuovo sistema propulsivo a forza centrifuga generata da masse rotanti, che<br />

applica a vari modellini di navi prive di elica, le fa spostare lentamente sull'acqua.<br />

L'apparecchio è costituito da un sistema di ingranaggi tronco-conici, simile ad un<br />

differenziale per automobili, con la diversità che sugli assi dei satelliti sono<br />

calettate due masse, le quali seguendo il moto di rotazione e rivoluzione dei satelliti<br />

stessi, sviluppano la forza centrifuga propulsiva che si vuole sfruttare. Il tutto<br />

è azionato da un motorino elettrico.<br />

Ora la stampa ha fatto rilevare che un apparecchio identico a quello sopra descritto<br />

risulta già ideato e brevettato sin dal 1928 dal noto scienziato Prof. Dott.<br />

Ing. Marco <strong>Todeschini</strong>. Anzi i perfezionamenti introdotti da questi in seguito,<br />

resero indispensabile chiedere un secondo brevetto, che gli fu rilasciato dal Ministero<br />

competente col n. 312496 in data 17-11-1933, sotto il titolo significativo di:<br />

« Motore a forza propulsiva centrifuga ».<br />

Nel 1937 poi la descrizione ed i disegni del trovato costituirono oggetto dell'apposito<br />

opuscolo stampato e posto in vendita al pubblico a cura dell'Ufficio<br />

della Proprietà Intellettuale, come prescritto dalla legge per assicurare la massima<br />

divulgazione dell'invenzione e della priorità spettante al suo autore.<br />

Il 16-5-1954 vennero anche effettuati ad Albino di Bergamo, numerosi esperimenti<br />

col motore in parola alla presenza dì vari scienziati ed autorità, di cui la<br />

stampa diede allora notizia.<br />

Per chiarire il principio di funzionamento dell'apparecchio è bene ricordare che il<br />

teorema del moto del baricentro, ci assicura che un sistema nel vuoto non può<br />

spostarsi con forze generate nel suo interno. Si sposta invece se è munito di eliche<br />

che ruotando si avvitano e trovano presa in un mezzo ambiente, come ad esempio<br />

gli aeroplani e le navi. Poiché nelle sue pubblicazioni <strong>Todeschini</strong> ha dimostrato che<br />

lo spazio in qualsiasi punto dell'Universo non è mai vuoto perché si comporta<br />

come un fluido, così risulta che è tale fluido che opponendosi al moto di<br />

rivoluzione delle masse dell'apparecchio, le sottopone a forza centrifuga. La<br />

natura sinora misteriosa di tale forza resta così svelata come reazione del mezzo<br />

fluido ambiente all'accelerazione di qualsiasi massa in esso immersa. Infatti la<br />

forza centrifuga è equivalente al prodotto della massa del corpo rivoluente per la<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

sua accelerazione. Ma accelerazione rispetto a che cosa? Poiché <strong>Todeschini</strong> ha<br />

dimostrato che una massa non può manifestare forze ed entrare in accelerazione<br />

se non è urtata da altre masse solide, liquide, gassose o sciolte allo stato di spazio<br />

fluido, è chiaro che anche la forza centrifuga di un corpo che rivoluisce intorno ad<br />

un centro è dovuta alla sua accelerazione centripeta rispetto allo spazio fluido<br />

immobile in cui è immerso e contro il quale urta. Infatti gli atomi disposti ai nodi<br />

del reticolo di Bragg che costituiscono il corpo, rivoluendo tutti assieme contro lo<br />

spazio fluido, sono soggetti ciascuno ad una reazione radiale, la cui risultante è la<br />

forza centrifuga totale del corpo stesso.<br />

Il nuovo principio della fluido dinamicità dello spazio sul quale si basa l'apparecchio,<br />

è perciò quello stesso che sta a fondamento della scienza cosmica unitaria<br />

ideata da <strong>Todeschini</strong> ed esposta nelle sue pubblicazioni. Egli infatti con una<br />

serie di prove sulla trasmissione della luce ha potuto dimostrare che lo spazio si<br />

comporta come un fluido avente una densità dieci elevato venti volte minore<br />

dell'acqua, i cui vortici sferici costituiscopo i sistemi atomici ed astronomici della<br />

materia con i loro campi di forze attrattive e le cui oscillazioni costituiscono, a<br />

seconda della loro frequenza di vibrazione, le differenti qualità di energia<br />

ondulatoria.<br />

In base a tali dimostrazioni sperimentali egli ha potuto unificare i diversi campi<br />

della fisica in quello della spaziodinamica, dimostrando che tutti i fenomeni<br />

naturali hanno per realtà oggettiva solo particolari movimenti di spazio fluido,<br />

retti da un'unica equazione matematica.<br />

<strong>Todeschini</strong> ha spiegato poi come questi movimenti, allorché si infrangono contro il<br />

corpo umano, provocano negli organi di senso delle correnti elettriche, le quali<br />

trasmesse dalle linee nervose al cervello, suscitano nella nostra psiche, ed<br />

esclusivamente in essa, le sensazioni dì luce, calore, elettricità, suono, odore,<br />

sapore, forza, ecc.<br />

Gli è stato così possibile svelare la meravigliosa tecnologia elettronica di tutti gli<br />

organi di senso, di moto e di regolazione del sistema nervoso periferico,<br />

intermedio e centrale, determinando le azioni e reazioni che si esplicano tra la<br />

materia del mondo fisico oggettivo, il corpo umano e la psiche.<br />

Gli è stato possibile, in altre parole, scoprire le modalità con le quali si svolgono e<br />

sono collegati tra di loro i fenomeni fisici, biologici e psichici, determinarne le<br />

precise relazioni matematiche reciproche e di assieme e coordinarli tutti in una<br />

scienza cosmica unitaria, denominata perciò psicobiofisica.<br />

Essa è convalidata, sia dal fatto che dall'unica equazione della fluidodinamica su<br />

cui si basa, si ricavano tutte le leggi che riguardano le varie scienze, sia dal fatto<br />

che dai suoi principi sono state dedotte centinaia di applicazioni pratiche, tra le<br />

quali va appunto annoverata l'invenzione qui in argomento del motore a forza<br />

propulsiva centrifuga.<br />

Il valore di questo trovato trascende perciò l’utilità che può avere il suo impiego<br />

pratico od il suo rendimento economico, poiché il suo funzionamento ci assicura<br />

l'esistenza di un fluido universale, substrato di ogni materia ed energia, che come<br />

ha dimostrato <strong>Todeschini</strong> nelle sue pubblicazioni, ci consente di giungere alla<br />

psicobiofisica, l'unica scienza cosmica unitaria che comprende in se e spiega i<br />

fenomeni fisici, biologici e psichici, sintetizzandone le leggi in una sola equazione<br />

matematica in armonia con la cinematica classica.<br />

L'elaborazione di tale scienza è costata al <strong>Todeschini</strong> 40 anni di studi, ricerche ed<br />

esperimenti, e la di lui priorità in tutti i traguardi raggiunti con essa, compresa<br />

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DATA<br />

ARTICOLO<br />

l'invenzione del motore a forza propulsiva centrifuga, oltre che dai brevetti sopra<br />

elencati, è resa incontestabile anche dalle seguenti documentazioni:<br />

1°) Dalla pubblicazione di 5 volumi intitolati: « La teoria delle apparenze », « La<br />

Psicobiofìsica », « Qual'è la chiave dell'universo », « L'unificazione della materia e<br />

dei suoi campi di forza », « Esperimenti decisivi per la fisica moderna », un<br />

complesso di 2000 pagine pubblicato a cura del Centro Int. di Psicobiofisica di via<br />

Frà Damiano 20 in Bergamo, dal 1949 in poi.<br />

2°) Da migliaia di articoli apparsi in varie lingue e nazioni su giornali e riviste, atti<br />

accademici e libri che hanno riferito sulla sua teoria e le sue applicazioni.<br />

3°) Dalla testimonianza di migliaia di allievi che hanno assistito alle sue lezioni e di<br />

uditori che hanno ascoltato le conferenze da lui svolte in congressi scientifici,<br />

università, accademie italiane ed estere; dai milioni di lettori delle sue opere e<br />

degli articoli scritti su di esse.<br />

<strong>Todeschini</strong> interpellato in merito ha dichiarato: « Non so se il Prof. <strong>Di</strong> <strong>Bella</strong> abbia<br />

raccolta l'idea dell'invenzione da uno dei miei numerosi precedenti, oppure se<br />

l'abbia trovata da se. Comunque sia, egli apporta ora anche la sua autorevole<br />

conferma all'esito degli esperimenti da me effettuati ed alla certezza che la<br />

fluidodinamica costituisce vera mente quella scienza cosmica unitaria che era<br />

nell'aspirazione umana da secoli.<br />

Gen. Igino Salvetti<br />

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