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Weidmannsheil - Bignami

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canna rigata<br />

Sauer 202 Classic Synthetic in .308 Win.<br />

L’asta ben sagomata consente<br />

uno stabile appoggio sullo zaino<br />

e una presa confortevole<br />

e sicura nel tiro a braccio<br />

sciolto. A sinistra, la maglietta<br />

anteriore illustra il sistema<br />

di vincolo alla propria<br />

sede tramite le sferette<br />

retraibili tramite<br />

il pulsante apicale.<br />

sore a piolo hanno entrambi la propria<br />

molla di registro interna. Il manubrio con<br />

braccio cilindrico rastremato e piegato indietro,<br />

dotato di una comodissima nocca<br />

tonda, ci sembra in acciaio: viene saldato<br />

all’anello di supporto ricavato da microfusione<br />

e calettato sul cilindro otturatore<br />

cui segue il tappo apicale, ottenuto con lo<br />

stesso sistema, e smussato in modo da<br />

seguire la linea del castello.<br />

Il calcio dalle pratiche forme<br />

americaneggianti con linea dritta,<br />

nasello evidente e dorso Montecarlo.<br />

da critiche. Dopo diversi anni oramai di<br />

produzione e un gran numero di pezzi<br />

venduti in giro per il mondo possiamo<br />

affermare che la Sauer 202 è un punto di<br />

riferimento e di comparazione: cerchiamo<br />

di comprendere i motivi di tale successo<br />

annotando ancora che insieme allo<br />

studio di fondo si sono sviluppate nel<br />

corso del tempo quelle variazioni che le<br />

esigenze e le mode rendono indispensabili<br />

per soddisfare una clientela sempre<br />

più conoscitrice.<br />

L’eleganza di una superba calciatura in<br />

noce di grado elevato viene talvolta accantonata<br />

per ricercare la funzione e la<br />

rusticità che una calciatura in polimero<br />

può assicurare: il fucile in esame appartiene<br />

a questa linea di pensiero che ha le<br />

sue giuste motivazioni.<br />

La guardia in blocco unico<br />

è inserita nel castello tramite un<br />

incastro e una vite: si nota il grilletto<br />

poco arcuato e la levetta di svincolo<br />

otturatore a fondo corsa.<br />

Le caratteristiche di canna<br />

e otturatore<br />

Dopo la superba Modello 80 e derivate,<br />

retaggio di conoscenze e possibilità<br />

appartenenti a un periodo aureo della<br />

manualità armiera connessa a macchinari<br />

non computerizzati, la Sauer decide<br />

di affiancare nell’offerta un nuovo fucile<br />

in cui racchiudere i nuovi concetti tecnici<br />

e operativi sviluppati con l’avvento del<br />

macchinario a controllo numerico e la<br />

riduzione della mano d’opera altamente<br />

specializzata in grado di eseguire operazioni<br />

particolarmente impegnative. I<br />

punti qualificanti rientrano in una somma<br />

di soluzioni tecniche divenute l’obiettivo<br />

da raggiungere e tutto sta a decidere<br />

come realizzarle. Pare che allo studio della<br />

nuova arma abbia attivamente parte-<br />

cipato Ennio Mattarelli, fenomenale oro<br />

olimpico a Tokio ’64, sagace imprenditore<br />

e mente aperta a idee innovative. Fra<br />

queste la canna intercambiabile, inaugurata<br />

dalla Mauser Europa 66, è molto<br />

importante, come il suo montaggio flottante<br />

per garantire la costanza del tiro<br />

anche su serie ripetute; di concerto occorre<br />

trasferire la tenuta dell’otturatore<br />

direttamente alla canna e non più a una<br />

sua estensione di culatta saldata, come<br />

nella Mauser ‘66, o ancora, come in tutte<br />

le derivazioni del Mauser K98, all’anello<br />

anteriore del castello, passato in questa<br />

specifica realizzazione a ruolo di supporto.<br />

Infatti l’anello è aperto terminando in<br />

basso con una flangia attraversata da tre<br />

brugole: il loro serraggio blocca la canna<br />

stessa infilata nella propria sede ottenendo<br />

anche la misura esatta dello spazio di<br />

testa. Mentre si studiano queste entità<br />

basilari si pone un occhio anche all’otturatore:<br />

il corpo cilindrico di ampia sezione,<br />

sono ben 20 mm, garantisce rigidità<br />

e le alette multiple in testa sono ricavate<br />

dalla sezione maestra con fresature a ribasso<br />

ottenendo sei risalti in due ranghi<br />

da tre, di spessore differente, rimanendo<br />

su un angolo di movimento del manubrio<br />

prossimo ai 60° come divenuta la norma<br />

per celerità di riarmo, ma sempre con un<br />

sufficiente movimento angolare a garanzia<br />

di una valida estrazione primaria. La<br />

faccia marcatamente a ribasso si rivela<br />

ottimo supporto per il fondello cartuccia<br />

mentre estrattore a unghia pivottante,<br />

senza interferenze con le alette, ed espul-<br />

Le caratteristiche del Castello<br />

Per chi ami lo studio dei fucili rigati non<br />

sarà sfuggita l’adozione del cilindro otturatore<br />

di corposa sezione inaugurata per<br />

le armi industriali dalla Steyr Mannlicher<br />

della fine degli Anni Sessanta. C’è ancora<br />

un accenno a un’altra innovazione della<br />

stessa arma dove l’incassatura posteriore<br />

del castello si rivelava un sostanzioso<br />

ausilio alla stabilità di giunzione fra meccanica<br />

e legno per l’ampiezza delle superfici<br />

in gioco giovandosene la precisione<br />

di tiro. Nella Sauer il concetto è stato<br />

ripreso ampliandolo e modificandolo radicalmente.<br />

Di solito la meccanica viene<br />

calata nella calciatura, con o senza bedding,<br />

mentre la soluzione del Mod. 200<br />

e 202 vede un castello portante a cui si<br />

aggiungono il calcio e l’astina. Il ritrovato<br />

suscita al suo apparire una giusta sensazione<br />

di stupore, soprattutto a un esame<br />

superficiale dove si apparenta un poco la<br />

suddivisione in due parti della calciatura<br />

a quella di un basculante. Qui le macchi-<br />

ne a controllo numerico sfoggiano tutto<br />

il loro potenziale e un occhio curioso<br />

potrebbe osservare come la Sauer abbia<br />

avuto una gagliarda sicurezza di sé e di<br />

tale progetto per attivare le dispendiose<br />

procedure di un simile impianto: i costi<br />

vanno ripartiti su un gran numero di<br />

pezzi prodotti e i prodromi di spesa conducevano<br />

a un prezzo unitario del fucile<br />

decisamente ai vertici della categoria.<br />

Ciò detto vediamo come da una billetta<br />

di acciaio per l’originario 200 e poi da un<br />

estruso di ergal per la serie 202 (salvo<br />

alcune versioni particolari sempre in<br />

acciaio) si sia ricavato un castello<br />

del tutto inconsueto. La forma prismatica<br />

stretta e alta è una scatola con poche<br />

aperture: quella inferiore che ospita il caricatore<br />

a pacchetto staccabile e il gruppo<br />

di scatto, poi la finestra di espulsione sul<br />

fianco destro di contenuta dimensione;<br />

anello di sezione rotonda molto allungato<br />

e ponte compatto con fianchi spianati.<br />

Già si immagina la rigidità del complesso,<br />

ma ancora si deve arrivare al punto<br />

La pistola è allungata, scampanata e con<br />

una giusta corrugazione dando modo a mani<br />

di misure diverse di impugnare l’arma con<br />

sicurezza. Sopra alla guardia spicca il traversino<br />

inclinato del castello su cui appoggiano sia il<br />

calcio, sia l’asta.<br />

Nella foto sopra, la punzonatura del calibro<br />

adottato spicca sulla culatta della canna.<br />

76 <strong>Weidmannsheil</strong><br />

febbraio 2013 febbraio 2013<br />

<strong>Weidmannsheil</strong> 77

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