Mio-figlio-non-è-un-terrorista
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Poste Italiane s.p.a.sped.in A.P.-D.L.353/03(conv.in legge 27/02/04 n.46)art.1comma 1-DCB Roma - Austria - Belgio - Francia - Germania - Grecia - Lussemburgo - Olanda - Portogallo - Principato di Monaco - Slovenia - Spagna € 5,50 - C.T. Sfr 6,60 - Svizzera Sfr. 6,80 - Inghilterra £ 4,70<br />
mio <strong>figlio</strong> <strong>non</strong> <strong>è</strong><br />
<strong>un</strong> <strong>terrorista</strong><br />
il nuovo bin laden<br />
chi <strong>è</strong> il sanguinario rapitore<br />
delle ragazze nigeriane p. 62<br />
Settimanale di politica cultura economia - www.espressonline.it n. 21 anno lX 29 maggio 2014<br />
esclusivo<br />
mattia <strong>è</strong> al carcere duro da cinque mesi con altri tre attivisti no tav.<br />
li hanno accusati di <strong>un</strong> reato gravissimo, che la cassazione ha bocciato.<br />
la madre lancia <strong>un</strong> appello: «liberateli, sono solo <strong>un</strong> capro espiatorio»<br />
europee<br />
parla prodi: bisogna battere<br />
la politica della merkel p. 34<br />
cuore<br />
<strong>un</strong> test online per stabilire<br />
quanti anni ha davvero p. 94
Primo Piano<br />
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val di susa / dopo la cassazione<br />
<strong>Mio</strong> figli<br />
<strong>un</strong> terr<br />
Cristina Cicorella,<br />
madre di Mattia Zanotti<br />
28 | | 29 maggio 2014
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o <strong>non</strong> <strong>è</strong><br />
orista<br />
Mattia Zanotti,<br />
29 anni, <strong>è</strong> in cella<br />
da 5 mesi. Insieme<br />
ad altri tre attivisti<br />
No-Tav. Con accuse<br />
pesanti. E regime<br />
detentivo duro.<br />
La madre lancia <strong>un</strong><br />
appello: «Liberateli,<br />
sono <strong>un</strong> capro<br />
espiatorio»<br />
Di TOMMASO CERNO<br />
FOTO Di GiUSEPPE CHiANTERA<br />
PER l’ESPRESSO<br />
Passiamo di là, che l’erba <strong>è</strong><br />
alta... qui <strong>è</strong> tutto lasciato<br />
andare. L’anno scorso c’erano<br />
i fiori, sa? Poi hanno<br />
arrestato Mattia, gli hanno<br />
dato del <strong>terrorista</strong> e <strong>non</strong><br />
c’<strong>è</strong> stato più il tempo nemmeno<br />
di falciare il prato». Non se lo dimenticherà<br />
mai quel 9 dicembre, Cristina Cicorella,<br />
51 anni, la madre di Mattia Zanotti,<br />
<strong>un</strong>o dei quattro No Tav arrestati come pericolosi<br />
eversori e detenuti da ormai cinque<br />
mesi. Quelli che i pm considerano <strong>un</strong>a vera<br />
e propria organizzazione anti Stato, mentre<br />
la Cassazione chiede di riformulare le accuse.<br />
Mamma Cristina ci pensa ogni giorno a<br />
quella telefonata nel cuore della notte. Lei<br />
che resta immobile con la cornetta in mano,<br />
incredula, e la voce che le dice che stanno<br />
ammanettando Mattia: «Si sono presentati<br />
a casa sua a Milano incapucciati, alle 5<br />
del mattino, in sei o sette. Hanno minacciato<br />
di sfondare la porta, se <strong>non</strong> aprivano.<br />
Sono entrati e hanno installato <strong>un</strong> dispositivo<br />
elettronico nella stanza, credo servisse<br />
per evitare la possibilità di com<strong>un</strong>icare con<br />
l’esterno. Preso così, come si fa con Bin<br />
Laden», racconta a “l’Espresso”.<br />
Un arresto in grande stile, in effetti, quello<br />
dei quattro No Tav: Mattia Zanotti, 29<br />
anni, Chiara Zenobi, 41 anni, Claudio Alberto,<br />
23, e Niccolò Blasi, 24. Come nei film.<br />
Come per i mafiosi, per i brigatisti, per gli<br />
stragisti: «Hanno letteralmente tolto<br />
29 maggio 2014 | | 29
Primo Piano<br />
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IL CANTIERE DELLA TAV A CHIOMONTE IN VAL DI SUSA E TRE ATTIVISTI CHE OSSERVANO I LAVORI.<br />
A DESTRA: CRISTINA CICORELLA TIENE UN PC CON LA FOTO DEL FIGLIO MATTIA ZANOTTI QUALCHE ANNO FA<br />
tutto dalle librerie e dagli armadi, anche i<br />
volumi di fantascienza di cui Mattia <strong>è</strong> appassionato.<br />
Poi <strong>è</strong> stato portato in <strong>un</strong>a piccola<br />
casa che abbiamo in montagna. Cercavano<br />
armi. Ci <strong>è</strong> stato detto che sapevano<br />
di <strong>un</strong> mortaio sul tavolo della cucina...». E<br />
invece nulla, ness<strong>un</strong> mortaio, ness<strong>un</strong>a arma,<br />
niente.<br />
Si interrompe all’improvviso Cristina.<br />
Tira il fiato. Si guarda intorno. Sì, l’erba <strong>è</strong><br />
alta a cascina Mariannina, <strong>un</strong>a ventina di<br />
chilometri da Milano al confine col cremonese.<br />
Alta e incolta, che fai fatica a vedere il<br />
gatto quando fugge verso il piccolo ruscello<br />
che costeggia la costruzione di mattoni<br />
rossi. È <strong>un</strong> po’ come se quella casa <strong>non</strong><br />
fosse più <strong>un</strong>a vera casa da quando Mattia<br />
<strong>è</strong> in prigione. E la vita di Cristina <strong>è</strong> cambiata.<br />
È diventata <strong>un</strong>a battaglia contro quello<br />
che definisce «<strong>un</strong> abuso della magistratura».<br />
Tutto <strong>è</strong> esagerato, ingigantito nella<br />
storia del suo Mattia. Fin dall’inizio: «Per<br />
dieci giorni <strong>non</strong> ci fu possibile vederlo e,<br />
quando finalmente andammo al carcere<br />
delle Vallette, io e suo padre Paolo, le prime<br />
parole <strong>non</strong> riguardavano i treni. Ci ha<br />
detto: “Mi dispiace tantissimo che vi abbiano<br />
portato in questo posto, questa accusa<br />
<strong>è</strong> <strong>un</strong>a cosa lontanissima da me. Sono scosso,<br />
sento di avere i poteri forti contro di me”».<br />
In questi mesi Mattia, Claudio, Niccolò<br />
e Chiara sono stati sottoposti alla cosiddetta<br />
“alta sorveglianza”. Meno ore d’aria.<br />
Meno colloqui. Niente contatti con gli altri<br />
detenuti. Niente nemmeno con fidanzati o<br />
convinventi. E, pure peggio, quel plexiglas<br />
alle finestre, che cancella l’orizzonte, quella<br />
luce indeterminata, artefatta, <strong>un</strong> po’ come<br />
la montagna di accuse che fanno <strong>un</strong>’equazione<br />
fra anarchia, centri sociali, pistole,<br />
bombe e anni di piombo: «È <strong>un</strong> regime<br />
detentivo durissimo, <strong>un</strong> 41 bis cui hanno<br />
cambiato il nome», den<strong>un</strong>cia Cristina. «È<br />
quello per cui l’Europa parlò di tortura.<br />
Mattia <strong>è</strong> stato costretto alla sorveglianza<br />
continua, quello che ha patito di più. Qualc<strong>un</strong>o<br />
che si affaccia costantemente alla<br />
cella e osserva. Occhi che ti scavano dentro».<br />
Non ha visto per quattro mesi la<br />
compagna e c’<strong>è</strong> stato <strong>un</strong> periodo in cui sono<br />
stati sospesi tutti i colloqui: «Io sono stata<br />
<strong>un</strong> mese intero senza vedere mio <strong>figlio</strong>».<br />
Quando l’ha incontrato di nuovo, poi,<br />
«era stremato», ricorda. «Mattia <strong>è</strong> <strong>un</strong> giovane<br />
uomo, <strong>è</strong> forte, ma credo che avessero<br />
l’obiettivo di spezzare le sue convinzioni.<br />
Non ci sono riusciti. Questo <strong>è</strong> il senso dell’isolamento:<br />
<strong>non</strong> ha potuto accedere a ness<strong>un</strong>a<br />
delle strutture, già fatiscenti, del carcere.<br />
Né avere contatti con altri detenuti,<br />
perché porta il marchio del terrorismo, <strong>è</strong><br />
pericoloso, deve stare solo, isolato. Sono<br />
state vessazioni pesanti, abusi giudiziari.<br />
Trenta avvocati a Torino hanno firmato <strong>un</strong><br />
documento den<strong>un</strong>ciando la gravità della<br />
situazione», si sfoga Cristina. Ed ecco che,<br />
pochi giorni fa, anche la Cassazione rimette<br />
in discussione tutto, proprio alla vigilia<br />
del processo. Boccia centinaia di pagine di<br />
ordinanza, dove si racconta la storia di <strong>un</strong><br />
gruppo organizzato, che ha come obiettivo<br />
minare la stabilità dell’Italia e dell’Europa.<br />
Quell’Unione europea che, per la verità,<br />
<strong>non</strong> ha mai chiesto al nostro Paese di mettere<br />
<strong>un</strong> metro di cemento in Val di Susa. E<br />
che adesso sarebbe la vittima designata di<br />
Torino da record: mille indagati e 80 processi<br />
quella NOTTe IN Val DI SuSa<br />
l’aRReSTO DeI quaTTRO Secondo la<br />
procura di Torino, nella notte fra il 13<br />
e il 14 dicembre scorso <strong>un</strong> gruppo di No<br />
Tav avrebbe organizzato <strong>un</strong> agguato al<br />
cantiere e lanciato delle molotov al di là<br />
delle reti, verso <strong>un</strong> t<strong>un</strong>nel dove stavano<br />
lavorando degli operai. Il 9 dicembre<br />
vengono arrestati quattro No Tav: Mattia<br />
Zanotti, Claudio Alberto, Niccolò Blasi<br />
e Chiara Zenobi.<br />
pRIma Il TRIBuNale Del RIeSame,<br />
pOI l’alTOlà Della CaSSaZIONe Il 17<br />
gennaio il Riesame conferma le accuse di<br />
terrorismo, in quanto l’attacco era «idoneo<br />
ad arrecare grave danno all’immagine<br />
dell’Italia». Il 15 maggio la Cassazione<br />
ha annullato con rinvio, in relazione<br />
all’accusa di terrorismo, l’ordinanza del<br />
Riesame, accogliendo il ricorso della<br />
difesa. I quattro arrestati restano<br />
com<strong>un</strong>que in carcere.<br />
Nell’aula BuNkeR alle ValleTTe<br />
Oltre al caso dei quattro accusati<br />
di terrorismo, sono in corso circa 80<br />
processi contro esponenti del movimento<br />
No Tav con 450 persone imputate.<br />
In tutto gli indagati per vicende legate<br />
al movimento No Tav sono circa mille.<br />
I processi si svolgono nell’aula b<strong>un</strong>ker di<br />
Torino, alle Vallette. Il processo ai quattro<br />
<strong>è</strong> stato fissato a partire dal 22 maggio<br />
davanti alla Corte d’Assise.<br />
30 | | 29 maggio 2014
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Foto: F. Anselmi / Contrasto, G. Chiantera<br />
quei quattro. Un po’ troppo anche per la<br />
Suprema corte, che ha rinviato gli atti al<br />
trib<strong>un</strong>ale, chiedendo di riformulare il reato.<br />
Quegli scontri nella notte fra il 13 e il 14<br />
maggio 2013 a Chiomonte, sotto il bosco<br />
dove la mega-talpa meccanica si mangia<br />
ogni giorno dieci metri di roccia per scavare<br />
il t<strong>un</strong>nel, <strong>non</strong> sono d<strong>un</strong>que le azioni di<br />
terroristi. Quella notte fu messo a segno <strong>un</strong><br />
sabotaggio, questo sì. Ma nel mirino c’era<br />
<strong>un</strong> compressore, <strong>un</strong> motore di ferro, <strong>non</strong><br />
certo <strong>un</strong> essere umano: «In più, la partecipazione<br />
di loro quattro <strong>è</strong> solo pres<strong>un</strong>ta.<br />
Non so nemmeno se c’erano a Chiomonte.<br />
Quella notte, come altre volte, alc<strong>un</strong>i militanti<br />
No Tav hanno lanciato in direzione<br />
del cantiere petardi, si parla anche di molotov,<br />
per danneggiare il compressore. Fra<br />
l’altro <strong>è</strong> stato già riparato e rivenduto,<br />
quindi il danno <strong>non</strong> era poi così grave»,<br />
racconta la madre.<br />
Non <strong>è</strong> così per la polizia, né per i giornali.<br />
Si parla di guerriglia, di commandos, di<br />
attacco militare pianificato, di vedette e<br />
autisti, di segnali convenzionali, di 48 telefonate<br />
e 44 sms per mettere a segno <strong>un</strong> assalto<br />
terroristico. E a pagare il conto sono<br />
loro quattro. Loro che per lo Stato sono il<br />
simbolo del salto di qualità nelle inchieste<br />
«l’hanno arrestato<br />
come bin laden.<br />
incappucciato<br />
e in piena notte.<br />
cercavano armi<br />
che <strong>non</strong> esistono»<br />
contro i No Tav, che hanno già messo in<br />
fila mille indagati. E che per il popolo della<br />
Valsusa sono invece il totem dell’oppressione<br />
del potere. Sigillo di <strong>un</strong>a guerra senza<br />
quartiere fra chi <strong>non</strong> vuole l’Alta velocità e<br />
le istituzioni, Stato, polizia, commissario<br />
del cantiere fino alla talpa meccanica che<br />
ingoia la roccia. Una battaglia cominciata<br />
vent’anni fa, quando Mattia era solo <strong>un</strong><br />
bambino biondo di 9 anni che correva sui<br />
prati di margherite. Una battaglia, <strong>un</strong> popolo<br />
che Cristina <strong>non</strong> conosceva prima di<br />
quell’arresto. «Quando abbiamo letto<br />
l’ordinanza e questa accusa enorme, macroscopica,<br />
incredibile di terrorismo, ci<br />
siamo detti: “Non <strong>è</strong> possibile, <strong>non</strong> ci convinceranno<br />
mai che Mattia <strong>è</strong> quello che c’<strong>è</strong><br />
scritto qui”. Questo <strong>è</strong> stato il sentimento di<br />
tutti i genitori», racconta. Genitori che lei<br />
<strong>non</strong> aveva mai visto prima. Come <strong>non</strong><br />
aveva mai visto Niccolò, Claudio e Chiara.<br />
Finché da cascina Mariannina, prende la<br />
macchina e sale in Val di Susa: «Abbiamo<br />
ricevuto la solidarietà dei No Tav e ci siamo<br />
chiesti chi fossero, perché facessero tutto<br />
questo per noi. Il papà di Mattia, quando<br />
per la prima volta andò in Procura a chiedere<br />
i permessi per vedere nostro <strong>figlio</strong>, incontrò<br />
Alberto Perino, <strong>un</strong>o dei leader del<br />
movimento. Lui lo abbracciò e gli disse: “I<br />
vostri figli sono anche i nostri figli, <strong>non</strong> li<br />
lasceremo mai!”. Ci colpì molto, <strong>non</strong> ci<br />
aspettavamo <strong>un</strong>a dichiarazione così forte.<br />
E poi quelle parole si sono confermate nei<br />
fatti. Senza protagonismi».<br />
Quassù anarchia, libertà, democrazia<br />
resistente si sono fuse insieme. Dai tempi<br />
delle manifestazioni pacifiste degli operai<br />
della Moncenisio negli anni Settanta. Qui<br />
dove <strong>è</strong> nato il movimento operaio. Qui<br />
dove per la prima volta <strong>un</strong>a fabbrica ha<br />
scioperato contro i padroni perché producevano<br />
armi: «Quando siamo arrivati in<br />
Valsusa, <strong>non</strong> siamo stati accolti né da ideologie,<br />
né da manifesti o volantini. I No Tav<br />
stavano cucinando: c’erano tante donne ai<br />
fornelli, che preparavano cose buonissi-<br />
29 maggio 2014 | | 31
Primo Piano<br />
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LA SPILLA E LA COCCARDA DEL COMITATO “LIBERO<br />
DISSENSO”. IN BASSO: MARIO VIRANO<br />
me da portare in prigione a Mattia. Così<br />
siamo andati da lui e gli abbiamo dato le<br />
cose che venivano dalla sua valle, formaggio<br />
buono e piatti caldi, cucinati da loro»,<br />
racconta. Poi ci sono tornati di nuovo. Fin<br />
sotto il bosco del famoso agguato al compressore,<br />
davanti al grande cantiere in perenne<br />
movimento. E ancora alla manifestazione<br />
di febbraio, a Milano, e a quella del<br />
10 maggio, a Torino, quando <strong>è</strong> voluta esserci<br />
anche <strong>non</strong>na Liliana, costretta in<br />
carrozzina, per sfilare con <strong>un</strong> cartello sul<br />
petto: “Sono la <strong>non</strong>na di Mattia”. Perché<br />
la storia di quella famiglia <strong>è</strong>, come quella<br />
della Valsusa, <strong>un</strong>a storia di pacifisti e solidarietà.<br />
Cristina ha cinque figli, due adottati.<br />
E <strong>non</strong>na Liliana <strong>è</strong> proprio Liliana<br />
Gualandi, premiata a Milano dal sindaco<br />
Giuliano Pisapia con l’Ambrogino d’oro.<br />
Una delle promotrici della prima legge<br />
sull’adozione in Italia, già giudice onorario<br />
del Trib<strong>un</strong>ale minorile. Una che certo <strong>non</strong><br />
si spaventa davanti alla polizia in divisa, che<br />
marcia a ritmo militare verso di lei e le sue<br />
gambe che <strong>non</strong> la reggono più. «Ci <strong>è</strong> subito<br />
parso chiaro che il tentativo dei magistrati<br />
era di usare quei quattro ragazzi per spaccare<br />
il movimento: dividere i buoni dai<br />
cattivi», continua Cristina. «Era facile indicare<br />
in quelle quattro persone che <strong>non</strong> sono<br />
della valle i colpevoli, in modo da mettere<br />
paura e infliggere <strong>un</strong>a condanna esemplare,<br />
per dividere, rompere quella solidarietà,<br />
fermando la lotta. Ma direi che l’obiettivo<br />
<strong>è</strong> stato mancato. Invece <strong>è</strong> successo l’opposto:<br />
si <strong>è</strong> chiamata molta solidarietà, a partire<br />
dalla nostra. Io sono la mamma di<br />
Mattia, ma sono anche <strong>un</strong>a donna e <strong>un</strong>a<br />
cittadina di questo Paese, che forse si era<br />
impigrita e aveva perso la voglia di battersi<br />
per la democrazia. Bene, me l’hanno fatta<br />
tornare. E così abbiamo fondato <strong>un</strong> comitato<br />
e l’abbiamo chiamato “Libero dissenso”»,<br />
racconta.<br />
Intanto a Torino <strong>è</strong> cominciato il processo<br />
ai No Tav. Il 22 maggio, in ritardo. Perché<br />
allo Stato più di quei quattro faceva paura<br />
la curva dello stadio. Mattia, Niccolò,<br />
Claudio e Chiara avrebbero dovuto comparire<br />
davanti ai giudici della Corte d’Assise<br />
il 14 maggio, ma la finalissima di Europa<br />
League ha avuto la meglio sui tanto temuti<br />
brigatisti. Troppa polizia da mobilitare,<br />
impossibile processare i No Tav se a Torino<br />
<strong>un</strong>a settimana fa<br />
la cassazione ha<br />
bocciato il reato<br />
di terrorismo:<br />
le accuse vanno<br />
riformulate<br />
si gioca a pallone. «È incredibile la militarizzazione<br />
della città, inaccettabile. Come<br />
mamma di Mattia <strong>non</strong> mi interessa quanto<br />
hanno speso, ma come cittadina sì. O vogliamo<br />
parlare della scorta ai giudici popolari?<br />
Messa solo per far loro paura, per dire<br />
“attenzione, qui c’<strong>è</strong> il terrorimo” in modo<br />
da indurre a <strong>un</strong> preciso ragionamento. O<br />
Parla il commissario: «Meno disordini dopo gli arresti»<br />
«Negli ultimi mesi <strong>non</strong> ci sono più stati<br />
episodi significativi al cantiere di<br />
Chiomonte. La talpa continua a scavare,<br />
sempre più velocemente. Siamo ormai a<br />
dieci metri al giorno e contiamo di superare<br />
a luglio il primo chilometro di t<strong>un</strong>nel».<br />
A parlare <strong>è</strong> Mario Virano, il commissario<br />
della Torino-Lione.<br />
disordini in calo<br />
È lui il responsabile del cantiere più caldo<br />
d’Italia. Ed <strong>è</strong> lui, valligiano di nascita,<br />
da tempo sotto scorta proprio nel clima<br />
rovente della Val Susa, ad avere il<br />
termometro della situazione a Chiomonte.<br />
Ammette che dopo le accuse di terrorismo<br />
mosse contro i quattro attivisti No Tav<br />
arrestati il 9 dicembre scorso, al cantiere<br />
<strong>non</strong> si sono verificati più «atti significativi».<br />
Proteste, marce, sit-in, ma niente di più.<br />
Ness<strong>un</strong>o scontro ai cancelli, ness<strong>un</strong> lancio<br />
di sassi o petardi, né l’intervento della<br />
polizia. Virano <strong>non</strong> vuole entrare nel merito<br />
del processo e lascia che sia la giustizia a<br />
fare il suo corso. Ma dal canto suo, prende<br />
atto che la linea dura della Procura di Torino<br />
<strong>è</strong> servita da deterrente. «Ci sono molte<br />
iniziative a sostegno dei quattro arrestati,<br />
ma il clantiere <strong>è</strong> entrato in <strong>un</strong>a sostanziale<br />
normalità».<br />
la talpa al lavoro<br />
Intanto a Chiomonte, la grande talpa<br />
meccanica che sta scavando il t<strong>un</strong>nel<br />
esplorativo <strong>è</strong> al lavoro. «Lo scavo va<br />
benissimo. Ormai lo standard consolidato<br />
<strong>è</strong> di 10 metri al giorno, per <strong>un</strong> totale di 780<br />
metri. Significa che ai primi di luglio avremo<br />
raggi<strong>un</strong>to il primo chilometro». In totale la<br />
talpa dovrà scavarne sette e mezzo, ma i<br />
tempi saranno sempre più brevi, secondo<br />
il commissario: «Lo scavo aumenterà in<br />
velocità, al p<strong>un</strong>to che dai nostri calcoli<br />
possiamo dire che il t<strong>un</strong>nel esplorativo sarà<br />
ultimato entro la fine del 2015, con <strong>un</strong> buon<br />
anticipo rispetto al quadro preventivo».<br />
via al t<strong>un</strong>nel di base<br />
Conto alla rovescia anche per il cantiere<br />
principale, quello che scaverà il t<strong>un</strong>nel di<br />
base, ovvero la galleria dove materialmente<br />
32 | | 29 maggio 2014
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Ecco il treno della discordia<br />
3 luglio 2011<br />
A Chiomonte durante gli scontri<br />
rimangono ferite oltre<br />
400 persone fra forze<br />
di polizia e manifestanti<br />
FRANCIA<br />
13-14 maggio 2013<br />
Scontro nella notte<br />
al cantiere<br />
di Chiomonte<br />
fra No Tav e polizia<br />
Bardonecchia<br />
Salbertrand<br />
ITALIA<br />
A32<br />
Marzo 2012<br />
Blitz in Val di Susa<br />
e in mezza Italia.<br />
La protesta si allarga<br />
fuori dalla valle<br />
9<br />
Venaus<br />
8<br />
6<br />
5<br />
7<br />
27 giugno 2011<br />
Scontri ai cantieri Tav<br />
di Chiomonte: 80 feriti,<br />
30 sono delle forze<br />
dell’ordine<br />
1<br />
Susa<br />
2<br />
Giaglione<br />
6 dicembre 2005<br />
Scontri e feriti.<br />
Gli abitanti bloccano<br />
l’autostrada e le ferrovie<br />
3<br />
SS24<br />
A32<br />
A32 Torino-Bardonecchia<br />
8 dicembre 2011<br />
Cortei con 33 feriti<br />
nei boschi<br />
5 febbraio 2006<br />
In migliaia l<strong>un</strong>go<br />
le strade attendono<br />
la fiaccola olimpica<br />
con bandiere NO Tav.<br />
Visto il clima<br />
poco accogliente,<br />
la fiaccola<br />
fa dietrofront<br />
Rubiana<br />
Rosta<br />
4<br />
17 febbraio 2010<br />
Scontri NO Tav-polizia.<br />
Un ferito grave.<br />
Alc<strong>un</strong>i antagonisti<br />
bloccano l’autostrada A32<br />
Torino-Bardonecchia<br />
all’altezza<br />
di Chianocco<br />
3 marzo 2010<br />
Protesta NO Tav.<br />
Fermati 3 treni regionali<br />
a Rosta nel torinese<br />
Piemonte<br />
A55<br />
E70<br />
Torino<br />
Foto: F. Anselmi / Contrasto, G. Chiantera<br />
vogliamo parlare delle regole del processo?<br />
Chi entra nell’aula b<strong>un</strong>ker per assistervi, e<br />
sarebbe <strong>un</strong> diritto, viene schedato. E se poi<br />
vieni fermato nell’ambito di <strong>un</strong>a manifestazione<br />
quella presenza costituisce <strong>un</strong> elemento<br />
di prova circostanziale, come a dire:<br />
se tu hai anche partecipato al processo, sei<br />
con loro e come loro», continua Cristina.<br />
Poi ci sono le regole per gli imputati. «Chi<br />
<strong>è</strong> sottoposto a questo regime di detenzione<br />
rischia di assistere al suo processo dal carcere,<br />
ripreso in <strong>un</strong> piccolo monitor. Con la<br />
possibilità di essere messo in modalità<br />
muta. Che questo sia possibile nel nostro<br />
Paese già mi indigna. Che poi sia possibile<br />
in questo caso, dove parliamo di persone<br />
<strong>non</strong> giudicate, con <strong>un</strong> reato che <strong>è</strong> stato<br />
smentito dalla Cassazione, credo sia assurdo».<br />
E intanto loro, che avevano affittato<br />
passeranno i treni ad Alta velocità. Il<br />
cantiere aprirà prima sul versante francese:<br />
«I lavori sono stati affidati il 16 maggio e<br />
riguardano i primi 9,5 chilometri del t<strong>un</strong>nel<br />
principale. La gara <strong>è</strong> stata vinta da <strong>un</strong><br />
gruppo italo-francese, che gestirà questo<br />
primo tratto da 300 milioni di euro»,<br />
aggi<strong>un</strong>ge Virano.<br />
Via gli elettrodotti<br />
Altra novità del progetto della Tav in Val<br />
di Susa <strong>è</strong> «l’eliminazione di 428 tralicci<br />
dell’alta tensione, che saranno sostituiti da<br />
<strong>un</strong> elettrodotto che scorrerà l<strong>un</strong>go la linea.<br />
Si tratta di due aree da 70 chilometri l’<strong>un</strong>a<br />
che verranno liberate dagli elettrodotti»,<br />
conclude il commissario.<br />
<strong>un</strong> pullman per andare a manifestare per i<br />
propri figli, si sono sentiti chiedere <strong>un</strong>’assicurazione<br />
speciale e i soldi in anticipo perché<br />
hanno pron<strong>un</strong>ciato la parola No Tav.<br />
E ancora la polizia a bordo e i documenti<br />
fotocopiati <strong>un</strong>o per <strong>un</strong>o. «L’articolo 270<br />
sexies sulle finalità terroristiche fu varato<br />
nel 2005, in pieno clima da Al Quaeda,<br />
terroristi che hanno fatto migliaia di morti.<br />
E viene applicato a quattro ragazzi che<br />
hanno come bersaglio <strong>un</strong> compressore»,<br />
attacca Cristina. «Ci viene il dubbio che si<br />
voglia far passare il fatto che se qualc<strong>un</strong>o<br />
esercita <strong>un</strong> libero dissenso contro lo Stato<br />
può essere accusato di terrorismo».<br />
Perché quel sabotaggio in Val di Susa <strong>è</strong><br />
<strong>un</strong> marchio di lotta. Anzi, qui tutta la vallata<br />
<strong>è</strong> ormai <strong>un</strong> simbolo di resistenza. Tanto<br />
che, secondo gli inquirenti, proprio per<br />
questo <strong>è</strong> diventata terreno fertile per iniziative<br />
proto-terroristiche. Gente che si mescola<br />
alla protesta di Susa, che usa la Tav per<br />
fare paura allo Stato. Non sembra il caso<br />
dei quattro arrestati, però. Che scoperchia<br />
piuttosto <strong>un</strong> problema opposto: l’accusa di<br />
terrorismo, la militarizzazione, la linea<br />
dura di autoblindo e b<strong>un</strong>ker ha finito per<br />
inasprire lo scontro, anziché arginare i<br />
pres<strong>un</strong>ti violenti. Proprio quello che, secondo<br />
la madre di Mattia, in questi mesi lo<br />
Stato ha messo in atto con <strong>un</strong>a «strategia<br />
della tensione»: «Basti pensare al documento<br />
delirante del “Nucleo operativo armato”<br />
sbandierato su giornali e tv, di cui<br />
ness<strong>un</strong>o ha più sentito parlare. Oppure la<br />
storia dell’autista del pm Antonio Rinaudo<br />
che aveva raccontato di essere stato aggredito<br />
dagli anarchici infiltrati fra i No Tav ed<br />
<strong>è</strong> indagato per simulazione di reato», elenca.<br />
«Episodi che avevano l’obiettivo di<br />
creare <strong>un</strong> clima di paura».<br />
E alla fine <strong>è</strong> arrivata pure la Cassazione<br />
a rimettere in discussione tutto: «Ho saputo<br />
della sentenza a tarda notte, dal papà di<br />
Mattia. Ho alzato il telefono e l’ho sentito<br />
gridare: “È caduta, <strong>è</strong> caduta... l’accusa di<br />
terrorismo <strong>è</strong> caduta”. Ora spero che qualc<strong>un</strong>o<br />
cominci a far sentire la propria voce.<br />
Così noi potremmo tornare a <strong>un</strong>a vita<br />
normale». E a cascina Mariannina si taglierà<br />
di nuovo l’erba. n<br />
29 maggio 2014 | | 33