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Poste Italiane s.p.a.sped.in A.P.-D.L.353/03(conv.in legge 27/02/04 n.46)art.1comma 1-DCB Roma - Austria - Belgio - Francia - Germania - Grecia - Lussemburgo - Olanda - Portogallo - Principato di Monaco - Slovenia - Spagna € 5,50 - C.T. Sfr 6,60 - Svizzera Sfr. 6,80 - Inghilterra £ 4,70<br />

mio <strong>figlio</strong> <strong>non</strong> <strong>è</strong><br />

<strong>un</strong> <strong>terrorista</strong><br />

il nuovo bin laden<br />

chi <strong>è</strong> il sanguinario rapitore<br />

delle ragazze nigeriane p. 62<br />

Settimanale di politica cultura economia - www.espressonline.it n. 21 anno lX 29 maggio 2014<br />

esclusivo<br />

mattia <strong>è</strong> al carcere duro da cinque mesi con altri tre attivisti no tav.<br />

li hanno accusati di <strong>un</strong> reato gravissimo, che la cassazione ha bocciato.<br />

la madre lancia <strong>un</strong> appello: «liberateli, sono solo <strong>un</strong> capro espiatorio»<br />

europee<br />

parla prodi: bisogna battere<br />

la politica della merkel p. 34<br />

cuore<br />

<strong>un</strong> test online per stabilire<br />

quanti anni ha davvero p. 94


Primo Piano<br />

Copia di e06893e7c3ad44328ad32c0a07b4c886<br />

val di susa / dopo la cassazione<br />

<strong>Mio</strong> figli<br />

<strong>un</strong> terr<br />

Cristina Cicorella,<br />

madre di Mattia Zanotti<br />

28 | | 29 maggio 2014


Copia di e06893e7c3ad44328ad32c0a07b4c886<br />

o <strong>non</strong> <strong>è</strong><br />

orista<br />

Mattia Zanotti,<br />

29 anni, <strong>è</strong> in cella<br />

da 5 mesi. Insieme<br />

ad altri tre attivisti<br />

No-Tav. Con accuse<br />

pesanti. E regime<br />

detentivo duro.<br />

La madre lancia <strong>un</strong><br />

appello: «Liberateli,<br />

sono <strong>un</strong> capro<br />

espiatorio»<br />

Di TOMMASO CERNO<br />

FOTO Di GiUSEPPE CHiANTERA<br />

PER l’ESPRESSO<br />

Passiamo di là, che l’erba <strong>è</strong><br />

alta... qui <strong>è</strong> tutto lasciato<br />

andare. L’anno scorso c’erano<br />

i fiori, sa? Poi hanno<br />

arrestato Mattia, gli hanno<br />

dato del <strong>terrorista</strong> e <strong>non</strong><br />

c’<strong>è</strong> stato più il tempo nemmeno<br />

di falciare il prato». Non se lo dimenticherà<br />

mai quel 9 dicembre, Cristina Cicorella,<br />

51 anni, la madre di Mattia Zanotti,<br />

<strong>un</strong>o dei quattro No Tav arrestati come pericolosi<br />

eversori e detenuti da ormai cinque<br />

mesi. Quelli che i pm considerano <strong>un</strong>a vera<br />

e propria organizzazione anti Stato, mentre<br />

la Cassazione chiede di riformulare le accuse.<br />

Mamma Cristina ci pensa ogni giorno a<br />

quella telefonata nel cuore della notte. Lei<br />

che resta immobile con la cornetta in mano,<br />

incredula, e la voce che le dice che stanno<br />

ammanettando Mattia: «Si sono presentati<br />

a casa sua a Milano incapucciati, alle 5<br />

del mattino, in sei o sette. Hanno minacciato<br />

di sfondare la porta, se <strong>non</strong> aprivano.<br />

Sono entrati e hanno installato <strong>un</strong> dispositivo<br />

elettronico nella stanza, credo servisse<br />

per evitare la possibilità di com<strong>un</strong>icare con<br />

l’esterno. Preso così, come si fa con Bin<br />

Laden», racconta a “l’Espresso”.<br />

Un arresto in grande stile, in effetti, quello<br />

dei quattro No Tav: Mattia Zanotti, 29<br />

anni, Chiara Zenobi, 41 anni, Claudio Alberto,<br />

23, e Niccolò Blasi, 24. Come nei film.<br />

Come per i mafiosi, per i brigatisti, per gli<br />

stragisti: «Hanno letteralmente tolto<br />

29 maggio 2014 | | 29


Primo Piano<br />

Copia di e06893e7c3ad44328ad32c0a07b4c886<br />

IL CANTIERE DELLA TAV A CHIOMONTE IN VAL DI SUSA E TRE ATTIVISTI CHE OSSERVANO I LAVORI.<br />

A DESTRA: CRISTINA CICORELLA TIENE UN PC CON LA FOTO DEL FIGLIO MATTIA ZANOTTI QUALCHE ANNO FA<br />

tutto dalle librerie e dagli armadi, anche i<br />

volumi di fantascienza di cui Mattia <strong>è</strong> appassionato.<br />

Poi <strong>è</strong> stato portato in <strong>un</strong>a piccola<br />

casa che abbiamo in montagna. Cercavano<br />

armi. Ci <strong>è</strong> stato detto che sapevano<br />

di <strong>un</strong> mortaio sul tavolo della cucina...». E<br />

invece nulla, ness<strong>un</strong> mortaio, ness<strong>un</strong>a arma,<br />

niente.<br />

Si interrompe all’improvviso Cristina.<br />

Tira il fiato. Si guarda intorno. Sì, l’erba <strong>è</strong><br />

alta a cascina Mariannina, <strong>un</strong>a ventina di<br />

chilometri da Milano al confine col cremonese.<br />

Alta e incolta, che fai fatica a vedere il<br />

gatto quando fugge verso il piccolo ruscello<br />

che costeggia la costruzione di mattoni<br />

rossi. È <strong>un</strong> po’ come se quella casa <strong>non</strong><br />

fosse più <strong>un</strong>a vera casa da quando Mattia<br />

<strong>è</strong> in prigione. E la vita di Cristina <strong>è</strong> cambiata.<br />

È diventata <strong>un</strong>a battaglia contro quello<br />

che definisce «<strong>un</strong> abuso della magistratura».<br />

Tutto <strong>è</strong> esagerato, ingigantito nella<br />

storia del suo Mattia. Fin dall’inizio: «Per<br />

dieci giorni <strong>non</strong> ci fu possibile vederlo e,<br />

quando finalmente andammo al carcere<br />

delle Vallette, io e suo padre Paolo, le prime<br />

parole <strong>non</strong> riguardavano i treni. Ci ha<br />

detto: “Mi dispiace tantissimo che vi abbiano<br />

portato in questo posto, questa accusa<br />

<strong>è</strong> <strong>un</strong>a cosa lontanissima da me. Sono scosso,<br />

sento di avere i poteri forti contro di me”».<br />

In questi mesi Mattia, Claudio, Niccolò<br />

e Chiara sono stati sottoposti alla cosiddetta<br />

“alta sorveglianza”. Meno ore d’aria.<br />

Meno colloqui. Niente contatti con gli altri<br />

detenuti. Niente nemmeno con fidanzati o<br />

convinventi. E, pure peggio, quel plexiglas<br />

alle finestre, che cancella l’orizzonte, quella<br />

luce indeterminata, artefatta, <strong>un</strong> po’ come<br />

la montagna di accuse che fanno <strong>un</strong>’equazione<br />

fra anarchia, centri sociali, pistole,<br />

bombe e anni di piombo: «È <strong>un</strong> regime<br />

detentivo durissimo, <strong>un</strong> 41 bis cui hanno<br />

cambiato il nome», den<strong>un</strong>cia Cristina. «È<br />

quello per cui l’Europa parlò di tortura.<br />

Mattia <strong>è</strong> stato costretto alla sorveglianza<br />

continua, quello che ha patito di più. Qualc<strong>un</strong>o<br />

che si affaccia costantemente alla<br />

cella e osserva. Occhi che ti scavano dentro».<br />

Non ha visto per quattro mesi la<br />

compagna e c’<strong>è</strong> stato <strong>un</strong> periodo in cui sono<br />

stati sospesi tutti i colloqui: «Io sono stata<br />

<strong>un</strong> mese intero senza vedere mio <strong>figlio</strong>».<br />

Quando l’ha incontrato di nuovo, poi,<br />

«era stremato», ricorda. «Mattia <strong>è</strong> <strong>un</strong> giovane<br />

uomo, <strong>è</strong> forte, ma credo che avessero<br />

l’obiettivo di spezzare le sue convinzioni.<br />

Non ci sono riusciti. Questo <strong>è</strong> il senso dell’isolamento:<br />

<strong>non</strong> ha potuto accedere a ness<strong>un</strong>a<br />

delle strutture, già fatiscenti, del carcere.<br />

Né avere contatti con altri detenuti,<br />

perché porta il marchio del terrorismo, <strong>è</strong><br />

pericoloso, deve stare solo, isolato. Sono<br />

state vessazioni pesanti, abusi giudiziari.<br />

Trenta avvocati a Torino hanno firmato <strong>un</strong><br />

documento den<strong>un</strong>ciando la gravità della<br />

situazione», si sfoga Cristina. Ed ecco che,<br />

pochi giorni fa, anche la Cassazione rimette<br />

in discussione tutto, proprio alla vigilia<br />

del processo. Boccia centinaia di pagine di<br />

ordinanza, dove si racconta la storia di <strong>un</strong><br />

gruppo organizzato, che ha come obiettivo<br />

minare la stabilità dell’Italia e dell’Europa.<br />

Quell’Unione europea che, per la verità,<br />

<strong>non</strong> ha mai chiesto al nostro Paese di mettere<br />

<strong>un</strong> metro di cemento in Val di Susa. E<br />

che adesso sarebbe la vittima designata di<br />

Torino da record: mille indagati e 80 processi<br />

quella NOTTe IN Val DI SuSa<br />

l’aRReSTO DeI quaTTRO Secondo la<br />

procura di Torino, nella notte fra il 13<br />

e il 14 dicembre scorso <strong>un</strong> gruppo di No<br />

Tav avrebbe organizzato <strong>un</strong> agguato al<br />

cantiere e lanciato delle molotov al di là<br />

delle reti, verso <strong>un</strong> t<strong>un</strong>nel dove stavano<br />

lavorando degli operai. Il 9 dicembre<br />

vengono arrestati quattro No Tav: Mattia<br />

Zanotti, Claudio Alberto, Niccolò Blasi<br />

e Chiara Zenobi.<br />

pRIma Il TRIBuNale Del RIeSame,<br />

pOI l’alTOlà Della CaSSaZIONe Il 17<br />

gennaio il Riesame conferma le accuse di<br />

terrorismo, in quanto l’attacco era «idoneo<br />

ad arrecare grave danno all’immagine<br />

dell’Italia». Il 15 maggio la Cassazione<br />

ha annullato con rinvio, in relazione<br />

all’accusa di terrorismo, l’ordinanza del<br />

Riesame, accogliendo il ricorso della<br />

difesa. I quattro arrestati restano<br />

com<strong>un</strong>que in carcere.<br />

Nell’aula BuNkeR alle ValleTTe<br />

Oltre al caso dei quattro accusati<br />

di terrorismo, sono in corso circa 80<br />

processi contro esponenti del movimento<br />

No Tav con 450 persone imputate.<br />

In tutto gli indagati per vicende legate<br />

al movimento No Tav sono circa mille.<br />

I processi si svolgono nell’aula b<strong>un</strong>ker di<br />

Torino, alle Vallette. Il processo ai quattro<br />

<strong>è</strong> stato fissato a partire dal 22 maggio<br />

davanti alla Corte d’Assise.<br />

30 | | 29 maggio 2014


Copia di e06893e7c3ad44328ad32c0a07b4c886<br />

Foto: F. Anselmi / Contrasto, G. Chiantera<br />

quei quattro. Un po’ troppo anche per la<br />

Suprema corte, che ha rinviato gli atti al<br />

trib<strong>un</strong>ale, chiedendo di riformulare il reato.<br />

Quegli scontri nella notte fra il 13 e il 14<br />

maggio 2013 a Chiomonte, sotto il bosco<br />

dove la mega-talpa meccanica si mangia<br />

ogni giorno dieci metri di roccia per scavare<br />

il t<strong>un</strong>nel, <strong>non</strong> sono d<strong>un</strong>que le azioni di<br />

terroristi. Quella notte fu messo a segno <strong>un</strong><br />

sabotaggio, questo sì. Ma nel mirino c’era<br />

<strong>un</strong> compressore, <strong>un</strong> motore di ferro, <strong>non</strong><br />

certo <strong>un</strong> essere umano: «In più, la partecipazione<br />

di loro quattro <strong>è</strong> solo pres<strong>un</strong>ta.<br />

Non so nemmeno se c’erano a Chiomonte.<br />

Quella notte, come altre volte, alc<strong>un</strong>i militanti<br />

No Tav hanno lanciato in direzione<br />

del cantiere petardi, si parla anche di molotov,<br />

per danneggiare il compressore. Fra<br />

l’altro <strong>è</strong> stato già riparato e rivenduto,<br />

quindi il danno <strong>non</strong> era poi così grave»,<br />

racconta la madre.<br />

Non <strong>è</strong> così per la polizia, né per i giornali.<br />

Si parla di guerriglia, di commandos, di<br />

attacco militare pianificato, di vedette e<br />

autisti, di segnali convenzionali, di 48 telefonate<br />

e 44 sms per mettere a segno <strong>un</strong> assalto<br />

terroristico. E a pagare il conto sono<br />

loro quattro. Loro che per lo Stato sono il<br />

simbolo del salto di qualità nelle inchieste<br />

«l’hanno arrestato<br />

come bin laden.<br />

incappucciato<br />

e in piena notte.<br />

cercavano armi<br />

che <strong>non</strong> esistono»<br />

contro i No Tav, che hanno già messo in<br />

fila mille indagati. E che per il popolo della<br />

Valsusa sono invece il totem dell’oppressione<br />

del potere. Sigillo di <strong>un</strong>a guerra senza<br />

quartiere fra chi <strong>non</strong> vuole l’Alta velocità e<br />

le istituzioni, Stato, polizia, commissario<br />

del cantiere fino alla talpa meccanica che<br />

ingoia la roccia. Una battaglia cominciata<br />

vent’anni fa, quando Mattia era solo <strong>un</strong><br />

bambino biondo di 9 anni che correva sui<br />

prati di margherite. Una battaglia, <strong>un</strong> popolo<br />

che Cristina <strong>non</strong> conosceva prima di<br />

quell’arresto. «Quando abbiamo letto<br />

l’ordinanza e questa accusa enorme, macroscopica,<br />

incredibile di terrorismo, ci<br />

siamo detti: “Non <strong>è</strong> possibile, <strong>non</strong> ci convinceranno<br />

mai che Mattia <strong>è</strong> quello che c’<strong>è</strong><br />

scritto qui”. Questo <strong>è</strong> stato il sentimento di<br />

tutti i genitori», racconta. Genitori che lei<br />

<strong>non</strong> aveva mai visto prima. Come <strong>non</strong><br />

aveva mai visto Niccolò, Claudio e Chiara.<br />

Finché da cascina Mariannina, prende la<br />

macchina e sale in Val di Susa: «Abbiamo<br />

ricevuto la solidarietà dei No Tav e ci siamo<br />

chiesti chi fossero, perché facessero tutto<br />

questo per noi. Il papà di Mattia, quando<br />

per la prima volta andò in Procura a chiedere<br />

i permessi per vedere nostro <strong>figlio</strong>, incontrò<br />

Alberto Perino, <strong>un</strong>o dei leader del<br />

movimento. Lui lo abbracciò e gli disse: “I<br />

vostri figli sono anche i nostri figli, <strong>non</strong> li<br />

lasceremo mai!”. Ci colpì molto, <strong>non</strong> ci<br />

aspettavamo <strong>un</strong>a dichiarazione così forte.<br />

E poi quelle parole si sono confermate nei<br />

fatti. Senza protagonismi».<br />

Quassù anarchia, libertà, democrazia<br />

resistente si sono fuse insieme. Dai tempi<br />

delle manifestazioni pacifiste degli operai<br />

della Moncenisio negli anni Settanta. Qui<br />

dove <strong>è</strong> nato il movimento operaio. Qui<br />

dove per la prima volta <strong>un</strong>a fabbrica ha<br />

scioperato contro i padroni perché producevano<br />

armi: «Quando siamo arrivati in<br />

Valsusa, <strong>non</strong> siamo stati accolti né da ideologie,<br />

né da manifesti o volantini. I No Tav<br />

stavano cucinando: c’erano tante donne ai<br />

fornelli, che preparavano cose buonissi-<br />

29 maggio 2014 | | 31


Primo Piano<br />

Copia di e06893e7c3ad44328ad32c0a07b4c886<br />

LA SPILLA E LA COCCARDA DEL COMITATO “LIBERO<br />

DISSENSO”. IN BASSO: MARIO VIRANO<br />

me da portare in prigione a Mattia. Così<br />

siamo andati da lui e gli abbiamo dato le<br />

cose che venivano dalla sua valle, formaggio<br />

buono e piatti caldi, cucinati da loro»,<br />

racconta. Poi ci sono tornati di nuovo. Fin<br />

sotto il bosco del famoso agguato al compressore,<br />

davanti al grande cantiere in perenne<br />

movimento. E ancora alla manifestazione<br />

di febbraio, a Milano, e a quella del<br />

10 maggio, a Torino, quando <strong>è</strong> voluta esserci<br />

anche <strong>non</strong>na Liliana, costretta in<br />

carrozzina, per sfilare con <strong>un</strong> cartello sul<br />

petto: “Sono la <strong>non</strong>na di Mattia”. Perché<br />

la storia di quella famiglia <strong>è</strong>, come quella<br />

della Valsusa, <strong>un</strong>a storia di pacifisti e solidarietà.<br />

Cristina ha cinque figli, due adottati.<br />

E <strong>non</strong>na Liliana <strong>è</strong> proprio Liliana<br />

Gualandi, premiata a Milano dal sindaco<br />

Giuliano Pisapia con l’Ambrogino d’oro.<br />

Una delle promotrici della prima legge<br />

sull’adozione in Italia, già giudice onorario<br />

del Trib<strong>un</strong>ale minorile. Una che certo <strong>non</strong><br />

si spaventa davanti alla polizia in divisa, che<br />

marcia a ritmo militare verso di lei e le sue<br />

gambe che <strong>non</strong> la reggono più. «Ci <strong>è</strong> subito<br />

parso chiaro che il tentativo dei magistrati<br />

era di usare quei quattro ragazzi per spaccare<br />

il movimento: dividere i buoni dai<br />

cattivi», continua Cristina. «Era facile indicare<br />

in quelle quattro persone che <strong>non</strong> sono<br />

della valle i colpevoli, in modo da mettere<br />

paura e infliggere <strong>un</strong>a condanna esemplare,<br />

per dividere, rompere quella solidarietà,<br />

fermando la lotta. Ma direi che l’obiettivo<br />

<strong>è</strong> stato mancato. Invece <strong>è</strong> successo l’opposto:<br />

si <strong>è</strong> chiamata molta solidarietà, a partire<br />

dalla nostra. Io sono la mamma di<br />

Mattia, ma sono anche <strong>un</strong>a donna e <strong>un</strong>a<br />

cittadina di questo Paese, che forse si era<br />

impigrita e aveva perso la voglia di battersi<br />

per la democrazia. Bene, me l’hanno fatta<br />

tornare. E così abbiamo fondato <strong>un</strong> comitato<br />

e l’abbiamo chiamato “Libero dissenso”»,<br />

racconta.<br />

Intanto a Torino <strong>è</strong> cominciato il processo<br />

ai No Tav. Il 22 maggio, in ritardo. Perché<br />

allo Stato più di quei quattro faceva paura<br />

la curva dello stadio. Mattia, Niccolò,<br />

Claudio e Chiara avrebbero dovuto comparire<br />

davanti ai giudici della Corte d’Assise<br />

il 14 maggio, ma la finalissima di Europa<br />

League ha avuto la meglio sui tanto temuti<br />

brigatisti. Troppa polizia da mobilitare,<br />

impossibile processare i No Tav se a Torino<br />

<strong>un</strong>a settimana fa<br />

la cassazione ha<br />

bocciato il reato<br />

di terrorismo:<br />

le accuse vanno<br />

riformulate<br />

si gioca a pallone. «È incredibile la militarizzazione<br />

della città, inaccettabile. Come<br />

mamma di Mattia <strong>non</strong> mi interessa quanto<br />

hanno speso, ma come cittadina sì. O vogliamo<br />

parlare della scorta ai giudici popolari?<br />

Messa solo per far loro paura, per dire<br />

“attenzione, qui c’<strong>è</strong> il terrorimo” in modo<br />

da indurre a <strong>un</strong> preciso ragionamento. O<br />

Parla il commissario: «Meno disordini dopo gli arresti»<br />

«Negli ultimi mesi <strong>non</strong> ci sono più stati<br />

episodi significativi al cantiere di<br />

Chiomonte. La talpa continua a scavare,<br />

sempre più velocemente. Siamo ormai a<br />

dieci metri al giorno e contiamo di superare<br />

a luglio il primo chilometro di t<strong>un</strong>nel».<br />

A parlare <strong>è</strong> Mario Virano, il commissario<br />

della Torino-Lione.<br />

disordini in calo<br />

È lui il responsabile del cantiere più caldo<br />

d’Italia. Ed <strong>è</strong> lui, valligiano di nascita,<br />

da tempo sotto scorta proprio nel clima<br />

rovente della Val Susa, ad avere il<br />

termometro della situazione a Chiomonte.<br />

Ammette che dopo le accuse di terrorismo<br />

mosse contro i quattro attivisti No Tav<br />

arrestati il 9 dicembre scorso, al cantiere<br />

<strong>non</strong> si sono verificati più «atti significativi».<br />

Proteste, marce, sit-in, ma niente di più.<br />

Ness<strong>un</strong>o scontro ai cancelli, ness<strong>un</strong> lancio<br />

di sassi o petardi, né l’intervento della<br />

polizia. Virano <strong>non</strong> vuole entrare nel merito<br />

del processo e lascia che sia la giustizia a<br />

fare il suo corso. Ma dal canto suo, prende<br />

atto che la linea dura della Procura di Torino<br />

<strong>è</strong> servita da deterrente. «Ci sono molte<br />

iniziative a sostegno dei quattro arrestati,<br />

ma il clantiere <strong>è</strong> entrato in <strong>un</strong>a sostanziale<br />

normalità».<br />

la talpa al lavoro<br />

Intanto a Chiomonte, la grande talpa<br />

meccanica che sta scavando il t<strong>un</strong>nel<br />

esplorativo <strong>è</strong> al lavoro. «Lo scavo va<br />

benissimo. Ormai lo standard consolidato<br />

<strong>è</strong> di 10 metri al giorno, per <strong>un</strong> totale di 780<br />

metri. Significa che ai primi di luglio avremo<br />

raggi<strong>un</strong>to il primo chilometro». In totale la<br />

talpa dovrà scavarne sette e mezzo, ma i<br />

tempi saranno sempre più brevi, secondo<br />

il commissario: «Lo scavo aumenterà in<br />

velocità, al p<strong>un</strong>to che dai nostri calcoli<br />

possiamo dire che il t<strong>un</strong>nel esplorativo sarà<br />

ultimato entro la fine del 2015, con <strong>un</strong> buon<br />

anticipo rispetto al quadro preventivo».<br />

via al t<strong>un</strong>nel di base<br />

Conto alla rovescia anche per il cantiere<br />

principale, quello che scaverà il t<strong>un</strong>nel di<br />

base, ovvero la galleria dove materialmente<br />

32 | | 29 maggio 2014


Copia di e06893e7c3ad44328ad32c0a07b4c886<br />

Ecco il treno della discordia<br />

3 luglio 2011<br />

A Chiomonte durante gli scontri<br />

rimangono ferite oltre<br />

400 persone fra forze<br />

di polizia e manifestanti<br />

FRANCIA<br />

13-14 maggio 2013<br />

Scontro nella notte<br />

al cantiere<br />

di Chiomonte<br />

fra No Tav e polizia<br />

Bardonecchia<br />

Salbertrand<br />

ITALIA<br />

A32<br />

Marzo 2012<br />

Blitz in Val di Susa<br />

e in mezza Italia.<br />

La protesta si allarga<br />

fuori dalla valle<br />

9<br />

Venaus<br />

8<br />

6<br />

5<br />

7<br />

27 giugno 2011<br />

Scontri ai cantieri Tav<br />

di Chiomonte: 80 feriti,<br />

30 sono delle forze<br />

dell’ordine<br />

1<br />

Susa<br />

2<br />

Giaglione<br />

6 dicembre 2005<br />

Scontri e feriti.<br />

Gli abitanti bloccano<br />

l’autostrada e le ferrovie<br />

3<br />

SS24<br />

A32<br />

A32 Torino-Bardonecchia<br />

8 dicembre 2011<br />

Cortei con 33 feriti<br />

nei boschi<br />

5 febbraio 2006<br />

In migliaia l<strong>un</strong>go<br />

le strade attendono<br />

la fiaccola olimpica<br />

con bandiere NO Tav.<br />

Visto il clima<br />

poco accogliente,<br />

la fiaccola<br />

fa dietrofront<br />

Rubiana<br />

Rosta<br />

4<br />

17 febbraio 2010<br />

Scontri NO Tav-polizia.<br />

Un ferito grave.<br />

Alc<strong>un</strong>i antagonisti<br />

bloccano l’autostrada A32<br />

Torino-Bardonecchia<br />

all’altezza<br />

di Chianocco<br />

3 marzo 2010<br />

Protesta NO Tav.<br />

Fermati 3 treni regionali<br />

a Rosta nel torinese<br />

Piemonte<br />

A55<br />

E70<br />

Torino<br />

Foto: F. Anselmi / Contrasto, G. Chiantera<br />

vogliamo parlare delle regole del processo?<br />

Chi entra nell’aula b<strong>un</strong>ker per assistervi, e<br />

sarebbe <strong>un</strong> diritto, viene schedato. E se poi<br />

vieni fermato nell’ambito di <strong>un</strong>a manifestazione<br />

quella presenza costituisce <strong>un</strong> elemento<br />

di prova circostanziale, come a dire:<br />

se tu hai anche partecipato al processo, sei<br />

con loro e come loro», continua Cristina.<br />

Poi ci sono le regole per gli imputati. «Chi<br />

<strong>è</strong> sottoposto a questo regime di detenzione<br />

rischia di assistere al suo processo dal carcere,<br />

ripreso in <strong>un</strong> piccolo monitor. Con la<br />

possibilità di essere messo in modalità<br />

muta. Che questo sia possibile nel nostro<br />

Paese già mi indigna. Che poi sia possibile<br />

in questo caso, dove parliamo di persone<br />

<strong>non</strong> giudicate, con <strong>un</strong> reato che <strong>è</strong> stato<br />

smentito dalla Cassazione, credo sia assurdo».<br />

E intanto loro, che avevano affittato<br />

passeranno i treni ad Alta velocità. Il<br />

cantiere aprirà prima sul versante francese:<br />

«I lavori sono stati affidati il 16 maggio e<br />

riguardano i primi 9,5 chilometri del t<strong>un</strong>nel<br />

principale. La gara <strong>è</strong> stata vinta da <strong>un</strong><br />

gruppo italo-francese, che gestirà questo<br />

primo tratto da 300 milioni di euro»,<br />

aggi<strong>un</strong>ge Virano.<br />

Via gli elettrodotti<br />

Altra novità del progetto della Tav in Val<br />

di Susa <strong>è</strong> «l’eliminazione di 428 tralicci<br />

dell’alta tensione, che saranno sostituiti da<br />

<strong>un</strong> elettrodotto che scorrerà l<strong>un</strong>go la linea.<br />

Si tratta di due aree da 70 chilometri l’<strong>un</strong>a<br />

che verranno liberate dagli elettrodotti»,<br />

conclude il commissario.<br />

<strong>un</strong> pullman per andare a manifestare per i<br />

propri figli, si sono sentiti chiedere <strong>un</strong>’assicurazione<br />

speciale e i soldi in anticipo perché<br />

hanno pron<strong>un</strong>ciato la parola No Tav.<br />

E ancora la polizia a bordo e i documenti<br />

fotocopiati <strong>un</strong>o per <strong>un</strong>o. «L’articolo 270<br />

sexies sulle finalità terroristiche fu varato<br />

nel 2005, in pieno clima da Al Quaeda,<br />

terroristi che hanno fatto migliaia di morti.<br />

E viene applicato a quattro ragazzi che<br />

hanno come bersaglio <strong>un</strong> compressore»,<br />

attacca Cristina. «Ci viene il dubbio che si<br />

voglia far passare il fatto che se qualc<strong>un</strong>o<br />

esercita <strong>un</strong> libero dissenso contro lo Stato<br />

può essere accusato di terrorismo».<br />

Perché quel sabotaggio in Val di Susa <strong>è</strong><br />

<strong>un</strong> marchio di lotta. Anzi, qui tutta la vallata<br />

<strong>è</strong> ormai <strong>un</strong> simbolo di resistenza. Tanto<br />

che, secondo gli inquirenti, proprio per<br />

questo <strong>è</strong> diventata terreno fertile per iniziative<br />

proto-terroristiche. Gente che si mescola<br />

alla protesta di Susa, che usa la Tav per<br />

fare paura allo Stato. Non sembra il caso<br />

dei quattro arrestati, però. Che scoperchia<br />

piuttosto <strong>un</strong> problema opposto: l’accusa di<br />

terrorismo, la militarizzazione, la linea<br />

dura di autoblindo e b<strong>un</strong>ker ha finito per<br />

inasprire lo scontro, anziché arginare i<br />

pres<strong>un</strong>ti violenti. Proprio quello che, secondo<br />

la madre di Mattia, in questi mesi lo<br />

Stato ha messo in atto con <strong>un</strong>a «strategia<br />

della tensione»: «Basti pensare al documento<br />

delirante del “Nucleo operativo armato”<br />

sbandierato su giornali e tv, di cui<br />

ness<strong>un</strong>o ha più sentito parlare. Oppure la<br />

storia dell’autista del pm Antonio Rinaudo<br />

che aveva raccontato di essere stato aggredito<br />

dagli anarchici infiltrati fra i No Tav ed<br />

<strong>è</strong> indagato per simulazione di reato», elenca.<br />

«Episodi che avevano l’obiettivo di<br />

creare <strong>un</strong> clima di paura».<br />

E alla fine <strong>è</strong> arrivata pure la Cassazione<br />

a rimettere in discussione tutto: «Ho saputo<br />

della sentenza a tarda notte, dal papà di<br />

Mattia. Ho alzato il telefono e l’ho sentito<br />

gridare: “È caduta, <strong>è</strong> caduta... l’accusa di<br />

terrorismo <strong>è</strong> caduta”. Ora spero che qualc<strong>un</strong>o<br />

cominci a far sentire la propria voce.<br />

Così noi potremmo tornare a <strong>un</strong>a vita<br />

normale». E a cascina Mariannina si taglierà<br />

di nuovo l’erba. n<br />

29 maggio 2014 | | 33

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