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<strong>Finmeccanica</strong> magazine n. 23 – 3/2012 edizione italiana<br />
23 edizione<br />
italiana<br />
COME CA<strong>MB</strong>IA LA DIFESA:<br />
ITALIA E STATI UNITI<br />
SGT. PAUL CHALLONER: IN AZIONE<br />
CON IL LINAPS IN AFGHANISTAN<br />
CYBER: FINMECCANICA C’è
E d I T O R I A L E<br />
P R I m O P I A N O<br />
A T L A N T E<br />
F O C U S<br />
2 Una svolta strategica<br />
4 In Afghanistan con il LINAPS<br />
10 La Difesa italiana verso il cambiamento<br />
14 Una nuova era per la Difesa americana<br />
SPECIALE CILE<br />
18 Nuovi orizzonti per il Cile<br />
22 Pochi ma buoni<br />
RISULTATI 2011<br />
26 I nuovi orizzonti di <strong>Finmeccanica</strong><br />
SPECIALE CYBER<br />
30 Le sfide del cyber world<br />
32 Cyber security: così fan tutti<br />
38 NATO più sicura con <strong>Finmeccanica</strong><br />
40 Gli USA alla ricerca di investimenti e posti di lavoro<br />
A Z I E N d E<br />
P E R S O N E<br />
S T O R I A<br />
S O S T E N I B I L I T à<br />
E v E N T I<br />
N O T I Z I E<br />
42 L’M-346 entra in scena<br />
46 Parola d’ordine: innovazione<br />
50 ARMOR: un tablet “corazzato” per tutti<br />
52 Debutto operativo per il SISTRI<br />
54 Esame superato per l’EOST46!<br />
56 Un porto sicuro<br />
60 Esordio di successo per il VEGA<br />
64 Nel nome di Bepi verso Mercurio<br />
68 Più energia per l’Egitto che verrà<br />
70 Contro gli ordigni esplosivi: Calife<br />
72 è l’ora del Flash Black<br />
74 <strong>Finmeccanica</strong> Top Employer<br />
76 A ticket to work<br />
78 In missione sul campo!<br />
80 Bentornato Romeo!<br />
82 Una “buona pratica” verso la sostenibilità<br />
84 Passaggio in India<br />
86 Contratti & commesse
E D I T O R I A L E<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Una svolta<br />
strategica<br />
Imesi che abbiamo davanti a<br />
noi saranno particolarmente<br />
impegnativi: dovremo realizzare<br />
il piano strategico ed industriale<br />
che abbiamo delineato e<br />
che è stato approvato dagli azionisti<br />
e presentato al mercato.<br />
Ci è ben chiaro quello che <strong>Finmeccanica</strong><br />
dovrà diventare: un<br />
gruppo attivo nel settore dell’alta<br />
tecnologia, non concentrato<br />
esclusivamente sul settore<br />
della difesa, ma in grado di<br />
affermarsi e trovare nuovi spazi<br />
di crescita grazie allo sviluppo<br />
di tecnologie avanzate che, originate<br />
dai sistemi per la difesa,<br />
trovano applicazione in nuovi<br />
domini legati alle diverse attività<br />
quotidiane di una società<br />
moderna che sempre più usufruisce<br />
di tecnologia. Non vogliamo<br />
affatto abbandonare il<br />
campo civile, al contrario, proprio<br />
sfruttando pienamente<br />
ogni potenziale applicazione,<br />
civile, duale, militare del nostro<br />
patrimonio tecnologico vogliamo<br />
ridefinire <strong>Finmeccanica</strong> come<br />
il presidio dell’industria Italiana<br />
e non solo, sulle più avanzate<br />
frontiere della conoscenza<br />
e della tecnologia. La nostra<br />
missione è l’impiego del patrimonio<br />
di competenze tecniche<br />
e manifatturiere acquisito nel<br />
tempo per elevare la qualità<br />
della vita dei cittadini del nostro<br />
Paese. Possiamo infatti<br />
contribuire in modo significativo<br />
alla ripresa di uno sviluppo<br />
sostenibile dell’Italia mantenendo<br />
forte e competitiva la<br />
nostra capacità di innovazione,<br />
premessa comunque essenziale<br />
per continuare ad essere protagonisti<br />
del nostro futuro.<br />
<strong>Finmeccanica</strong>, paragonata alle<br />
altre industrie della difesa, è la<br />
società che opera nel più ampio<br />
numero di settori, quasi fosse<br />
una conglomerata. La situazione<br />
economica mondiale, con la<br />
fortissima spinta competitiva<br />
che ne deriva, ci chiede oggi di<br />
concentrarci su un numero inferiore<br />
di settori semplicemente<br />
perché non sono disponibili risorse<br />
che ci consentano di sostenere<br />
tutte le aree di business<br />
in modo tale da rendere ciascuna<br />
di esse eccellente e vincere la<br />
sfida della concorrenza. Parimenti<br />
dobbiamo rivedere il nostro<br />
portafoglio di tecnologie e<br />
prodotti anche nelle aree individuate<br />
come core, per puntare su<br />
ciò che ci consenta di essere leader<br />
di mercato e su cui costruire<br />
un successo industriale e finanziario<br />
duraturo<br />
Sono perfettamente conscio<br />
della difficoltà dell’impresa, che<br />
richiede oltre ad una visione<br />
strategica e ad un piano d’azione<br />
articolato, peraltro già avviato,<br />
un orizzonte temporale<br />
adeguato. Per riconfigurare <strong>Finmeccanica</strong><br />
e focalizzarla sulla<br />
sua nuova missione serviranno<br />
infatti alcuni anni, caratterizzati<br />
da uno sforzo condiviso, mirato<br />
e continuo.<br />
<strong>Finmeccanica</strong> deve compiere<br />
una profonda trasformazione e<br />
nel contempo deve migliorare i<br />
risultati economici e finanziari<br />
in modo sostanziale.<br />
Questo ci chiedono gli azionisti<br />
e il mercato, nella consapevolezza<br />
che i nostri concorrenti<br />
hanno già intrapreso e in qualche<br />
caso completato un percorso<br />
analogo; noi abbiamo l’obbligo<br />
di realizzare quanto abbiamo<br />
promesso ben sapendo<br />
che la fiducia che ci è stata accordata<br />
è temporanea e soggetta<br />
a verifica continua fino al nostro<br />
definitivo rilancio.<br />
Proprio per questo i primi risultati,<br />
indicatori di un trend positivo,<br />
dovranno già realizzarsi quest’anno<br />
e per un gruppo delle dimensioni<br />
e della complessità di<br />
<strong>Finmeccanica</strong>, ciò significa un<br />
cambiamento molto rapido.<br />
Uno specifico target della nuova<br />
<strong>Finmeccanica</strong> è quello di fare<br />
del settore che oggi chiamiamo<br />
elettronica per la difesa e<br />
sicurezza, il fulcro del cambiamento:<br />
perché è già oggi il<br />
maggior business del Gruppo e<br />
perché è il segmento con il<br />
maggiore tasso di crescita previsto<br />
da oggi al 2020.<br />
È in questa chiave che si inserisce<br />
l’iniziativa della fusione<br />
SELEX Galileo, SELEX Sistemi<br />
Integrati e SELEX Elsag, il cui<br />
scopo non è tanto finalizzato a<br />
conseguire efficienza industriale<br />
e finanziaria – obiettivi comunque<br />
indispensabili per la<br />
stessa sopravvivenza delle<br />
aziende – quanto a realizzare<br />
quell’auspicato mutamento di<br />
strategia che vede come target<br />
primario l’ampliamento e l’estensione<br />
del patrimonio tecnologico<br />
del settore alle applicazioni<br />
in campo civile. Basti pensare<br />
alla cyber defense/security,<br />
sempre più importante nella vita<br />
di ogni cittadino, oppure alla<br />
protezione e gestione delle infrastrutture<br />
critiche, al concetto<br />
di smart grid e più in generale di<br />
smart cities, al monitoraggio e<br />
controllo del traffico aereo, di<br />
quello marittimo, ferroviario,<br />
alla sorveglianza delle coste. Le<br />
tecnologie da noi sviluppate nel<br />
settore elettronico ed aerospaziale,<br />
spesso derivate da quelle<br />
militari, unite alle esperienze<br />
acquisite nell’integrazione e<br />
gestione di sistemi complessi<br />
per la difesa, saranno sempre<br />
più appetibili, in quanto sempre<br />
più applicate all’intero spettro<br />
delle attività della nostra vita<br />
quotidiana. È proprio grazie a<br />
queste tecnologie e competenze<br />
che <strong>Finmeccanica</strong> è in grado<br />
di candidarsi a guidare la crescita<br />
dell’Italia nella modernizzazione<br />
delle proprie infrastrutture<br />
e nel conseguente miglioramento<br />
della qualità della vita<br />
dei suoi cittadini.<br />
Anche dRS negli USA sarà oggetto<br />
di ristrutturazione per aumentarne<br />
l’integrazione, sia al<br />
suo interno sia nei rapporti con<br />
le altre società del Gruppo. Abbiamo<br />
avviato anche una riorganizzazione<br />
delle attività di<br />
<strong>Finmeccanica</strong> nel settore della<br />
difesa negli Stati Uniti, con l’obiettivo<br />
di dar vita nel 2013 ad<br />
un unico raggruppamento, <strong>Finmeccanica</strong><br />
defense, guidata da<br />
William Lynn, che da qualche<br />
mese già dirige dRS. Compito di<br />
<strong>Finmeccanica</strong> defense sarà<br />
quello di incrementare la visibilità<br />
e credibilità delle attività di<br />
<strong>Finmeccanica</strong> nel mondo della<br />
difesa USA, cioè in quello che si<br />
confermerà come un mercato di<br />
primaria importanza per il nostro<br />
futuro.<br />
Altri due settori nei quali vogliamo<br />
continuare ad essere<br />
protagonisti sono quelli dell’aeronautica<br />
e degli elicotteri. Per<br />
quanto riguarda l’aeronautica,<br />
le azioni in corso devono consentirci<br />
di riguadagnare efficienza<br />
e competitività, rinforzando<br />
la presenza in aree di eccellenza<br />
ben determinate. Nell’ala<br />
rotante i risultati sono già<br />
eccellenti, ma ci sono i margini<br />
per crescere e migliorare ulteriormente,<br />
grazie all’ampliamento<br />
della gamma di prodotti<br />
e a nuove applicazioni.<br />
Nel campo spaziale, che ritengo<br />
di importanza strategica per<br />
il nostro Paese, dobbiamo riprendere<br />
un ruolo centrale,<br />
coerente con la nostra storia<br />
nel settore, laddove l’Italia è<br />
stata uno dei pionieri. Ci faremo<br />
parte diligente per essere di<br />
raccordo tra tutte le componenti<br />
che si occupano di spazio,<br />
al fine di massimizzare le possibili<br />
sinergie e mettere a miglior<br />
frutto le risorse economiche<br />
stanziate dall’Italia.<br />
Nei settori della difesa subacquea<br />
e dei sistemi navali e terrestri,<br />
dove abbiamo aree di eccellenza<br />
e di leadership mondiali,<br />
dovremo continuare a crescere<br />
per raggiungere quella massa<br />
critica che ci consentirà di rimanere<br />
sul mercato in termini<br />
competitivi rispetto ai maggiori<br />
concorrenti mondiali, eventualmente<br />
stringendo con loro accordi<br />
di programma o creando<br />
specifiche partnership.<br />
Per quanto riguarda energia e<br />
trasporti, la scelta di disinvestire<br />
deriva dalla impossibilità di essere<br />
competitivi nel medio termine<br />
in queste attività in assenza<br />
dei necessari investimenti,<br />
che oggi non possiamo garantire.<br />
Già nel breve termine quindi<br />
effettueremo disinvestimenti<br />
selettivi. Il che non significa disattenzione<br />
verso questi settori,<br />
come conferma lo sforzo che<br />
stiamo facendo per risanare AnsaldoBreda,<br />
né volontà di “sacrificarli<br />
per fare cassa” come è stato<br />
scritto. Semplicemente questi<br />
settori possono essere pienamente<br />
valorizzati solo da chi può<br />
garantire le indispensabili dimensioni<br />
di scala e la necessaria<br />
continuità di investimenti nel<br />
tempo, da chi cioè ha tali attività<br />
nel proprio core strategico.<br />
Tuttavia il mantenimento delle<br />
capacità tecniche ed industriali<br />
in Italia è una delle condizioni<br />
che ci sta guidando nelle scelte<br />
dei partner e nella definizione<br />
delle modalità con le quali ci disimpegneremo.<br />
E di questo desidero<br />
rassicurare tutti i dipendenti<br />
interessati.<br />
Un breve commento, infine, sui<br />
risultati di bilancio dello scorso<br />
anno (analizzati nell’articolo<br />
che troverete a pagina 26): gli<br />
interventi e le scelte compiute<br />
non hanno una motivazione<br />
meramente finanziaria, ma soprattutto<br />
industriale e costituiscono<br />
i presupposti per consentirci<br />
di affrontare con basi certe<br />
il nostro cammino verso il futuro.<br />
Certo, le perdite per 2,3 miliardi<br />
di euro, il risultato operativo<br />
negativo, la contrazione<br />
dei ricavi, il flusso di ordini ridotto,<br />
la diminuzione del portafoglio<br />
ordini, l’incremento<br />
dell’indebitamento ci preoccupano,<br />
ma nel contempo ci stimolano<br />
nel nostro processo di<br />
rinnovamento. Il 2012, pur essendo<br />
ancora un anno di transizione,<br />
sarà caratterizzato da<br />
numeri ben diversi. I traguardi<br />
che abbiamo fissato sono ambiziosi,<br />
ma possiamo raggiungerli,<br />
con l’impegno di ciascuno di<br />
noi, a partire da un management<br />
già ampiamente rinnovato<br />
e con il supporto delle organizzazioni<br />
sindacali, tutti consapevoli<br />
della posta in gioco.<br />
Siamo noi, i 70.000 dipendenti,<br />
assieme ai nostri stakeholder,<br />
ad avere il compito di far sì che<br />
<strong>Finmeccanica</strong> ritorni ad essere<br />
una società alla quale si sia orgogliosi<br />
di appartenere.<br />
Giuseppe Orsi<br />
2 3
P R I M O P I A N O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
in<br />
afghanistan<br />
con<br />
il linaPs<br />
uL’esperIenza operatIva deL sergente pauL ChaLLoner,<br />
artIgLIere deL 7 th<br />
paraChute regIment royaL<br />
horse artILLery<br />
Il 7 th<br />
Parachute Regiment Royal<br />
Horse Artillery (RHA) è uno dei<br />
reparti di élite del British Army<br />
ed è l’unica unità di artiglieria leggera<br />
paracadutista. Per tutti i suoi<br />
soldati è richiesta non solo l’abilitazione<br />
al lancio con paracadute,<br />
ma anche un elevato livello addestrativo<br />
e la massima prontezza<br />
operativa. Il compito fondamentale<br />
del 7 th<br />
Parachute Regiment è<br />
quello di fornire il supporto di fuoco<br />
con i suoi cannoni da 105 mm alla<br />
16 Air Assault Brigade e ai suoi<br />
reparti. L’unità ha base a Colchester,<br />
in Essex, e, come è naturale<br />
per un reparto di pronto impiego,<br />
è frequentemente chiamata a operare<br />
nei più diversi teatri operativi.<br />
Il Reggimento è basato su quattro<br />
batterie (denominate F, G, H, I) ed<br />
è impiegato con Fire Support Team<br />
che hanno il compito di trovare e<br />
identificare il nemico, per poi dirigere<br />
il tiro dei cannoni sull’obiettivo,<br />
coordinando anche l’intervento<br />
di elicotteri d’attacco, cacciabombardieri<br />
e mortai. Il 7 th Para RHA è<br />
stato più volte schierato in Afghanistan,<br />
nell’operazione Herrick. Un<br />
teatro molto impegnativo e difficile,<br />
sia per le caratteristiche climatiche<br />
sia per la presenza di avversari<br />
pericolosi e agguerriti.<br />
Il Sergente Paul Challoner, Gun<br />
No1, Detachment Commander, ci<br />
spiega la sua esperienza operativa<br />
quotidiana in Afghanistan, con<br />
l’impiego del sistema di puntamento<br />
LINAPS, installato sui pezzi<br />
d’artiglieria L118 Light Gun del Reggimento.<br />
L’attività comprende<br />
l’addestramento di artiglieri dell’Esercito<br />
Afghano (ANA), ma anche<br />
azioni di combattimento.<br />
Sergente, può spiegarci come vi<br />
preparate a una missione?<br />
Generalmente frequentiamo un<br />
corso pre-spiegamento, della durata<br />
di sei mesi, durante il quale<br />
veniamo sottoposti ad un addestramento<br />
specifico denominato<br />
MST (Mission Specific Training).<br />
A sinistra, il Sergente Paul Challoner,<br />
artigliere del 7 th Parachute Regiment Royal<br />
Horse Artillery durante l’addestramento<br />
dei soldati dell’Afghan National Army<br />
4 5
P R I M O P I A N O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Studiamo la cultura e il Paese e<br />
cerchiamo d’impararne la lingua.<br />
Anche se in Afghanistan vi sono<br />
almeno otto lingue, le due più<br />
parlate sono il Dari e il Pashtu. Io<br />
ho imparato il Dari. Inoltre, ogni<br />
giorno ci aspettano tantissime attività<br />
molto impegnative sia dal<br />
punto di vista fisico, sia mentale,<br />
tra le quali esercitazioni di fanteria<br />
e di tiro d’artiglieria. Anche in<br />
questo caso è un addestramento<br />
mirato, specificamente studiato<br />
per il Paese in cui ci recheremo.<br />
Come si svolge una giornata tipo<br />
durante una missione?<br />
In Afghanistan ogni giorno è diverso<br />
dall’altro. Possono esserci<br />
giorni in cui è tutto tranquillo e<br />
che ti permettono di dedicarti agli<br />
esercizi fisici per mantenerti in<br />
forma, altri in cui si spara giorno e<br />
notte, continuamente, in un clima<br />
di grande ostilità.<br />
Non è sempre facile capire chi sia<br />
il nemico, perché non sempre si<br />
riesce a identificare chi appartiene<br />
al gruppo dei Talebani. Ho lavorato<br />
con l’Esercito Nazionale<br />
Afghano e ho avuto modo di notare<br />
che ci sono moltissime differenze<br />
culturali nel modo in cui i<br />
suoi membri operano.<br />
Il “ferro del mestiere”<br />
Il cannone BAE Systems L118 è un pezzo<br />
leggero, a traino meccanico, calibro<br />
105 mm. Viene impiegato da un team<br />
di sei artiglieri, che si possono ridurre a<br />
quattro in caso di necessità. In posizione<br />
di tiro è lungo 8,8 m, è alto 2,13 m<br />
ed è largo 1,78 m. Pesa, pronto per l’azione,<br />
1,858 kg. Spara granate ad alto<br />
esplosivo, proiettili fumogeni, illuminanti<br />
o per marcare il bersaglio fino a<br />
una distanza massima di oltre 17 km,<br />
che può aumentare a 20,6 km impiegando<br />
un munizionamento speciale.<br />
La cadenza di tiro è compresa tra sei e<br />
otto colpi al minuto. Il cannone è equipaggiato<br />
con il sistema SELEX Galileo<br />
LINAPS (Laser INertial Automatic Pointing<br />
System), nonché con un apparato<br />
per la misurazione della velocità del<br />
proiettile alla bocca del pezzo, che permette<br />
di migliorare la precisione. Il sistema<br />
di puntamento automatico LI-<br />
NAPS consente di mettere in batteria il<br />
pezzo in appena 30 secondi. Il cannone,<br />
in dotazione ai reparti di fanteria<br />
leggera britannici, è stato venduto a<br />
diversi clienti internazionali.<br />
Sono persone molto religiose, che<br />
pregano cinque volte al giorno,<br />
quindi nel programma di addestramento<br />
devi prevedere questi<br />
momenti. Le norme militari e disciplinari<br />
non sono rigide come le<br />
nostre. Un giorno ti trovi a dover<br />
addestrare dieci persone, il giorno<br />
dopo solo cinque e devi avvalerti<br />
di interpreti per la traduzione, il<br />
che rende tutto più difficile.<br />
Quali sono i primi pensieri che le<br />
passano per la mente, ogni mattino,<br />
mentre prepara l’equipaggiamento<br />
e le armi?<br />
Ci sono approcci diversi a seconda<br />
degli scenari. A volte sei già pronto<br />
e non devi fare altro che controllare<br />
il cannone. Altre volte, invece,<br />
sei in continuo movimento. Se resti<br />
fermo per molto tempo, ciò che<br />
devi fare, in sostanza, è controllare<br />
e ricontrollare i materiali. Se ti stai<br />
spostando all’interno dell’area<br />
operativa, devi comunque svolgere<br />
i controlli, ma in molto meno tempo,<br />
e questo può richiedere davvero<br />
uno sforzo molto intenso.<br />
Come utilizzate quotidianamente<br />
i nostri sistemi?<br />
Abbiamo un distaccamento di sei<br />
uomini assegnati al cannone leggero<br />
e ognuno di loro ha una<br />
mansione diversa. La manutenzione<br />
dei sistemi può risultare impegnativa<br />
a causa delle aspre<br />
condizioni climatiche dell’Afghanistan,<br />
che rendono tutto più difficile.<br />
La manutenzione e l’assistenza<br />
rivestono una grande importanza<br />
per noi. Perché tutto<br />
funzioni senza interruzioni è fondamentale<br />
che gli uomini addetti<br />
alla manutenzione e al supporto<br />
logistico siano sempre all’erta. Un<br />
minuto fa un caldo torrido, un minuto<br />
dopo si mette a piovere; in<br />
Afghanistan le temperature sono<br />
generalmente molto elevate e ciò<br />
mette a dura prova i cannoni.<br />
Ha imparato qualche trucco speciale<br />
per sfruttare al massimo le<br />
prestazioni dei vostri cannoni?<br />
Sono ormai quasi undici anni che<br />
ho a che fare con pezzi di artiglieria:<br />
posso quindi dire di aver maturato<br />
una certa esperienza nel corso<br />
della mia carriera militare, che ho<br />
iniziato da giovane come artigliere<br />
e che mi ha portato a diventare<br />
quello che sono oggi, un Sergente.<br />
Ho imparato come “prendermi cura”<br />
rapidamente del cannone e cosa<br />
posso fare per svolgere meglio<br />
ogni operazione.<br />
Quando ho iniziato bisognava applicare<br />
al cannone una discreta<br />
forza, perché si trattava di un pezzo<br />
interamente manuale. Oggi le<br />
cose sono cambiate, i cannoni sono<br />
dotati di touch screen: questo<br />
comporta un maggior numero di<br />
cavi e di apparecchiature computerizzate.<br />
Ci sono più elementi che<br />
possono rompersi facilmente, per<br />
cui bisogna prestare più attenzione.<br />
I cannoni devono essere controllati<br />
ogni giorno, ma con le nuove<br />
tecnologie e i sistemi che vengono<br />
applicati occorre anche un<br />
po’ di delicatezza.<br />
Per quali missioni sono stati impiegati<br />
i cannoni con il sistema di<br />
puntamento LINAPS?<br />
I sistemi LINAPS sono stati impiegati<br />
per tutte le missioni in Afgha-<br />
In queste pagine, il cannone L118 da 105 mm.<br />
Il LINAPS è montato solidalmente al pezzo<br />
6 7
P R I M O P I A N O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Paul Challoner<br />
Il Sergente Paul Challoner è nato nel<br />
1984 a Blackpool (nel Lancashire), dove<br />
ha frequentato la High School di<br />
Fleetwood, fino all’età di 16 anni, per<br />
poi arruolarsi nell’Esercito. Paul ha<br />
completato la prima fase dell’addestramento<br />
delle nuove reclute presso<br />
il centro di Pirbright, nel Surrey, e la seconda<br />
fase presso il centro Larkhill di<br />
Salisbury, come artigliere. Nel 2001 è<br />
entrato a far parte del 7 th Parachute<br />
Regiment del Royal Horse Artillery e ha<br />
superato il corso presso la P Company,<br />
il difficile training richiesto per diventare<br />
artigliere paracadutista. Nel 2003,<br />
a conclusione di una missione operativa<br />
in Iraq, è stato promosso lance bombardier.<br />
Nel 2005, dopo un ciclo in Kosovo,<br />
è stato promosso bombardier.<br />
Nello stesso anno è divenuto Comandante<br />
di distaccamento cannoni leggeri<br />
del suo reggimento. Nel 2006 ha<br />
svolto un turno operativo in Afghanistan<br />
come bombardier e, in seguito, ha<br />
ricoperto il ruolo di istruttore di Fanteria<br />
presso l’Army Foundation College<br />
di Harrogate, nello Yorkshire. Al termine<br />
dell’incarico, nel 2009, è stato promosso<br />
Sergente e, nel 2010, ha prestato<br />
servizio in Afghanistan come consigliere<br />
militare per l’ANA (Afghan National<br />
Army).<br />
nistan, ma anche per quelle in Iraq<br />
a partire dal 2003. Molti reggimenti<br />
utilizzavano gli AS90, cannoni semoventi<br />
da 155 millimetri, che sono<br />
stati successivamente aggiornati<br />
con il LINAPS. In Afghanistan ci siamo<br />
schierati con i light gun perché<br />
più adatti allo scenario operativo.<br />
Sono fra i pezzi di artiglieria più piccoli,<br />
quindi più facili da spostare.<br />
Sono anche più leggeri, più maneggevoli<br />
e, in genere, più facilmente<br />
trasportabili. Un AS90 è troppo<br />
grande per manovrare in modo efficace<br />
in quel tipo di ambiente.<br />
IL SIStema dI puntamento LInapS<br />
Il sistema LINAPS, operativo sui cannoni<br />
leggeri L118 da 105 mm in dotazione<br />
all'esercito britannico, è stato<br />
utilizzato con successo in Iraq nel corso<br />
della seconda Guerra del Golfo e<br />
più recentemente in Afghanistan. È<br />
un sistema autonomo di gestione<br />
della navigazione, del puntamento e<br />
dell’arma. LINAPS consente un impiego<br />
rapido e preciso dell’artiglieria in<br />
qualsiasi condizione climatica, tanto<br />
di giorno quanto di notte. Dal punto<br />
di vista operativo, il sistema offre il<br />
vantaggio di poter evitare di studiare<br />
il posizionamento dei cannoni, e consente<br />
di poter fare a<br />
meno di postazioni<br />
per l’osservazione<br />
del tiro o di individuare<br />
la distanza<br />
di punti di riferimento<br />
per agevolare<br />
il calcolo<br />
della soluzione<br />
di tiro. I cannoni<br />
dotati del sistema di puntamento<br />
dell’artiglieria LINAPS<br />
presentano numerosi vantaggi rispetto<br />
a quelli dotati di sistemi di<br />
puntamento ottico, a partire dalla<br />
capacità di entrare in azione più rapidamente,<br />
dalla maggiore precisione<br />
e consistenza nel tiro, nonché dalla<br />
flessibilità di dispiegamento e facilità<br />
di occultamento, di giorno e di<br />
notte. A ciò si aggiunge la semplicità<br />
d’uso, che richiede un addestramento<br />
minimo. Il sistema utilizza calcolatori<br />
balistici, NATO e non, consentendo<br />
tiri diretti di precisione mediante<br />
kernel balistici.<br />
In che modo vengono trasportati<br />
questi cannoni?<br />
Ci sono molti modi. Il più delle<br />
volte li trainiamo utilizzando un<br />
Pinz Gauer, un veicolo militare<br />
Inoltre, è in grado d’interfacciarsi e di<br />
controllare altri sensori installati sul<br />
cannone, quali muzzle velocity radar<br />
(radar di misurazione della velocità<br />
alla bocca), GPS, odometro e telemetro<br />
laser e può essere utilizzato con<br />
una vasta gamma di apparati radio.<br />
Fra i principali benefici, l’autorilevamento<br />
della posizione in 3D continuo<br />
e accurato, con e senza GPS, e la<br />
determinazione e visualizzazione costanti<br />
dell’orientamento e dell'elevazione<br />
della canna.<br />
La robusta tecnologia del LINAPS consente<br />
a questo sistema di puntamento<br />
di continuare a funzionare in<br />
tutte le condizioni climatiche<br />
e in ogni situazione,<br />
con un’alimentazione<br />
che consente<br />
un funzionamento<br />
continuo per<br />
24 ore. Ciò rende possibile<br />
il trasporto del<br />
sistema in moltissimi<br />
modi su terreni difficili:<br />
per esempio, sollevandolo<br />
sospeso al gancio di un elicottero, oppure<br />
trasportandolo all’interno della<br />
stiva cargo di velivoli ad ala fissa e rotanti,<br />
o rimorchiandolo con appositi<br />
trattori d’artiglieria. L’LDCU (Layers<br />
Display and Control Unit) è un prodotto<br />
molto efficace, dotato di un’interfaccia<br />
uomo-macchina elettroluminescente<br />
touch-sensitive, che offre<br />
un’elevata potenza di calcolo per l’elaborazione<br />
dei dati per il controllo<br />
del tiro e per formulare le soluzioni di<br />
tiro. È in grado di operare con un’ampia<br />
gamma di sensori ed equipaggiamenti<br />
supplementari, tutti racchiusi<br />
in un’unica unità. Questa caratteristica<br />
fa del LINAPS un sistema di navigazione<br />
e direzione del tiro con un<br />
hardware minimo. Le informazioni<br />
sulla navigazione e sul puntamento<br />
per il LINAPS vengono fornite dall'I-<br />
NU FIN3110L, un robusto sistema di<br />
navigazione a prova di disturbo basato<br />
sulla tecnologia dei giroscopi laser<br />
RLG (Ring Laser Gyro) di tipo strapdown,<br />
specificamente studiato per le<br />
applicazioni nel campo dell’artiglieria.<br />
Questo sistema offre una soluzione<br />
di navigazione ibrida, che combina<br />
i dati provenienti da altri sensori<br />
installati sul cannone (per esempio i<br />
GPS) e dall’odometro installato sul<br />
veicolo, in un filtro di Kalman, fornendo<br />
una soluzione di navigazione<br />
costante e precisa. Benché utilizzi il<br />
GPS come modalità di navigazione<br />
principale, l’INU è in grado di consentire<br />
una navigazione accurata anche<br />
in una modalità secondaria, che<br />
sfrutta i dati dell’odometro in caso<br />
d'indisponibilità del GPS. Un GPS militare<br />
funzionante con il segnale P(Y),<br />
dotato di antenna integrata nella calotta<br />
di protezione del FIN3100L, è disponibile<br />
di serie per clienti selezionati.<br />
Esiste inoltre una versione che<br />
utilizza il segnale C/A. Il sistema<br />
FIN3110 genera anche dati angolari<br />
accurati (elevazione, rollio e azimuth).<br />
La capacità di operare resistendo<br />
allo shock causato dall’impiego<br />
di munizioni molto potenti, è una<br />
delle caratteristiche di questo sistema,<br />
in grado di ‘sopportare’ picchi superiori<br />
ai 300 g.<br />
fuoristrada 4x4 tedesco. In alternativa,<br />
vengono trasportati agganciati<br />
ad un elicottero, oppure<br />
vengono caricati all'interno di elicotteri<br />
pesanti o di aerei. Possiamo<br />
anche paracadutarli con lancio<br />
dai velivoli C-130 Hercules.<br />
Un consiglio per i nostri progettisti?<br />
Suggerirei un touch screen LDCU<br />
(Layers Display and Control Unit)<br />
più robusto e meno sensibile al calore<br />
e una maggiore protezione del<br />
sistema INU (Inertial Navigation<br />
Unit) dagli elementi naturali, perché<br />
al momento dobbiamo proteggerli<br />
con schermi realizzati artigianalmente.<br />
L’INU è come il cervello<br />
del sistema. Per poter funzionare<br />
alla perfezione deve muoversi<br />
spesso. Ma in Afghanistan non è<br />
sempre facile, perché molto spesso<br />
facciamo fuoco da postazioni<br />
fisse. Tuttavia, quando operiamo<br />
muovendoci frequentemente, riposizionando<br />
i cannoni, il sistema<br />
funziona benissimo, perché viene<br />
spostato continuamente e fa esattamente…<br />
il suo dovere.<br />
Fino a che punto questi cannoni<br />
costituiscono un valido deterrente<br />
nei confronti di una minaccia imprevedibile<br />
come quella proveniente<br />
dai ribelli?<br />
La “voce” del nostro cannone fa<br />
capire che con questo tipo di artiglieria<br />
non si scherza. Ma siccome<br />
la gittata massima è di 17,2 chilometri,<br />
spesso i ribelli neanche si<br />
accorgono della sua presenza. Se<br />
lo vedono, o lo “sentono”, capiscono<br />
immediatamente che facciamo<br />
sul serio. Se invece sparo<br />
un colpo da una lunga distanza,<br />
loro non se ne renderanno conto<br />
fino a quando non saranno raggiunti<br />
da una salva.<br />
In alto, l’elicottero AW Merlin della RAF (Royal Air Force)<br />
in Afghanistan trasporta, al gancio baricentrico,<br />
il cannone L118.<br />
I cannoni leggeri vengono spostati da aerei, elicotteri<br />
e trattori per seguire i Parà in azione<br />
8 9
P R I M O P I A N O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
la Difesa<br />
italiana verso<br />
il cambiamento<br />
uUN NUOvO STRUmENTO<br />
mILITARE PIù PICCOLO, EF-<br />
FICIENTE E BILANCIATO<br />
ancora devono essere decisi i<br />
dettagli, ma una sostanziale<br />
revisione del ruolo, della<br />
struttura, dell’organizzazione e della<br />
consistenza dello strumento militare<br />
italiano è stata appena annunciata<br />
dal Ministro della Difesa,<br />
Giampaolo Di Paola. Il Ministro ha<br />
presentato in Parlamento il progetto<br />
volto a conseguire nell’arco di un<br />
decennio una riduzione bilanciata<br />
delle Forze Armate, che consenta di<br />
preservare il più possibile quelle capacità<br />
operative che, secondo il Ministro,<br />
sono la ragione d’essere delle<br />
Forze Armate, sacrificando semmai<br />
tutto il resto. Di Paola dice che<br />
se si procedesse speditamente potrebbe<br />
essere possibile avviare la<br />
trasformazione entro<br />
la scadenza naturale<br />
della legislatura,<br />
nel 2013. Il che vuol dire… che<br />
bisognerà correre.<br />
Che ci fosse bisogno di un intervento<br />
anche radicale era riconosciuto<br />
da tempo; del resto l’attuale modello<br />
di difesa discende dalla legge 331<br />
del 2000, diventata operativa con il<br />
decreto legislativo 215 del 2001. La<br />
riforma aveva il suo fulcro nel passaggio<br />
da un sistema basato sulla<br />
coscrizione obbligatoria a uno incentrato<br />
esclusivamente su personale<br />
volontario e professionista. I<br />
tempi di attuazione avrebbero dovuto<br />
essere molto graduali, come<br />
capita spesso in Italia: addirittura<br />
venti anni!<br />
Si può dire che l’operazione abbia<br />
avuto successo, perché le Forze Ar-<br />
mate italiane sono riuscite a cambiare<br />
pelle pur continuando a rendere<br />
disponibili uomini e mezzi<br />
per gli impegni internazionali. Che<br />
sono stati svolti con ottimi risultati,<br />
ottenendo un riconoscimento<br />
internazionale che purtroppo il<br />
Paese ha saputo sfruttare solo<br />
parzialmente.<br />
è evidente, però, che l’impalcatura<br />
del sistema disegnato nel 2000 risente<br />
di tutti i limiti derivanti da<br />
una concezione complessiva assolutamente<br />
“pre 11 settembre”. Non<br />
riflette, quindi, il radicale mutamento<br />
di indirizzi, di priorità, di scenari,<br />
di minacce che ha caratterizzato<br />
questi ultimi dodici anni. Il modello<br />
professionale, inoltre, ipotizzava<br />
un contesto economico e una<br />
disponibilità politica a finanziare la<br />
“professionalizzazione” che non si<br />
sono poi concretizzate. Anzi, l’ammontare<br />
degli stanziamenti per la<br />
Difesa nel corso del decennio è andato<br />
sostanzialmente riducendosi,<br />
quantomeno in termini reali, al<br />
punto che per il 2012 i fondi per la<br />
Funzione Difesa propriamente detta<br />
ammontano ad appena 13,5 miliardi<br />
di euro, pari allo 0,83% del PIL,<br />
ben al di sotto quindi del target raccomandato<br />
dalla NATO (2%) e anche<br />
della soglia psicologica dell’1<br />
per cento. è il caso di notare che la<br />
Gran Bretagna lo scorso anno ha<br />
destinato alla Difesa il 2,1% del PIL,<br />
la Francia l’1,5% e la Germania l’1,22<br />
per cento. L’Italia invece era allo 0,9<br />
per cento. Va anche considerato che<br />
c’è PIL e PIL (quello tedesco è ben diverso<br />
da quello italiano), mentre occorre<br />
anche rapportare la spesa alla<br />
consistenza della popolazione: la<br />
spesa pro-capite in Gran Bretagna è<br />
il 256% di quella italiana, quella<br />
francese il 195%, quella tedesca il<br />
160 per cento.<br />
E già questi numeri indicano come<br />
l’aspirazione italiana di rimanere<br />
agganciati ai primi della<br />
classe in Europa non sia suffragata<br />
dai numeri e, quindi, dalle capacità<br />
effettive.<br />
Quando si parla di numeri e bilanci<br />
occorre anche evitare analisi superficiali:<br />
nel caso italiano, infatti, il bilancio<br />
della Difesa propriamente<br />
detto sembrerebbe ben più significativo:<br />
la cifra lorda è di quasi 20<br />
miliardi di euro, pari comunque ad<br />
appena l’1,22% del PIL. Da questo totale<br />
occorre però sottrarre i 5,9 miliardi<br />
di euro che vanno all’Arma dei<br />
Carabinieri, che per l’80% è dedicata<br />
alla sicurezza interna, pur essendo<br />
assurta, curiosamente, al rango<br />
di Forza Armata. E poi ci sono 356<br />
milioni di euro di anticipo pensioni<br />
e un centinaio di milioni per le cosiddette<br />
“funzioni esterne”, che certo<br />
non rientrano tra i compiti istituzionali<br />
delle Forze Armate.<br />
Ecco perché quando si parla di Difesa<br />
occorre prendere in esame solo<br />
la Funzione Difesa. D’altro canto è<br />
anche vero che la Difesa, come accade<br />
in tutti i principali Paesi, può<br />
contare su stanziamenti extra bilancio<br />
per sostenere i costi delle<br />
missioni internazionali: 1,6 miliardi<br />
del 2011 e 1,4 miliardi quest’anno.<br />
Inoltre, per anni, la Difesa ha beneficiato<br />
di stanziamenti del Ministero<br />
dello Sviluppo Economico (MiSE)<br />
e del Ministero dell’Istruzione, Università<br />
e Ricerca che, sia pure volti a<br />
stimolare la ricerca scientifica e la<br />
crescita economica e industriale nel<br />
settore aerospazio e difesa, hanno<br />
rappresentato una significativa integrazione<br />
delle risorse che la Difesa<br />
può dedicare all’investimento,<br />
all’ammodernamento e all’acquisizione<br />
di mezzi ed equipaggiamenti.<br />
Alcuni dei principali programmi in<br />
corso, come quello relativo al cacciabombardiere<br />
Typhoon, alle fregate<br />
classe Fremm, alla trasformazione<br />
netcentrica dell’Esercito (Forza<br />
NEC) sono finanziati dal MiSE in<br />
tutto o in larga misura. E anche i bilanci<br />
di questi ministeri andranno a<br />
Nella pagina accanto, il cacciabombardiere<br />
F-35 per l’Aeronautica e la Marina italiana.<br />
Le missioni internazionali costituiscono<br />
una delle ragioni d’essere dello strumento<br />
militare nazionale<br />
10 11
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3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Opzioni per cambiare<br />
Il nuovo strumento militare delineato<br />
dal Ministro Di Paola sarà sicuramente<br />
più piccolo rispetto a<br />
quello attuale, ma non necessariamente<br />
dovrà esprimere capacità<br />
operative segnatamente inferiori.<br />
Questo perché riducendo la filiera<br />
di supporto, quella logistica, il sistema<br />
formativo, snellendo l’organizzazione<br />
di comando centrale e<br />
periferica, razionalizzando ruoli e<br />
funzioni in un’ottica interforze e di<br />
convenienza economica si potranno<br />
conseguire risparmi significativi.<br />
Naturalmente anche le capacità<br />
operative saranno ridotte, ma con<br />
l’obiettivo di conservare una gamma<br />
diversificata di strumenti per<br />
consentire all’Italia di giocare nella<br />
stessa categoria dei protagonisti<br />
della scena europea e internazionale.<br />
Il concetto che si vuole affermare<br />
è che magari i numeri possono<br />
anche essere più piccoli, ma non<br />
si devono accettare compromessi<br />
sulla qualità, condizione necessaria<br />
per potersi integrare a partner e alridursi.<br />
Tra il 2007 e il 2009 le risorse<br />
complessive disponibili per investimento<br />
sono state pari a circa 4,8<br />
miliardi di euro, per salire a 5 miliardi<br />
nel 2010 e 5,4 nel 2011, ma<br />
precipitando poi a 3,8 miliardi quest’anno.<br />
Questo è il risultato dell’applicazione<br />
dei tagli decisi con la<br />
manovra estiva dello scorso anno,<br />
che ha chiesto alla Difesa pesanti<br />
sacrifici: 1,44 miliardi per il 2012,<br />
606 milioni nel 2013 e 766 nel 2014.<br />
L’esigenza di tagliare si è scontrata<br />
con la rigidità del bilancio della Difesa,<br />
stretto da una parte dai costi<br />
esorbitanti del personale, che nel<br />
2012 supereranno i 9,5 miliardi di<br />
euro. Sugli stipendi non si poteva<br />
intervenire. Né si poteva pensare di<br />
toccare il settore dell’esercizio, ovvero<br />
i soldi che servono per far funzionare<br />
la macchina militare, addestrare<br />
il personale, condurre esercitazioni,<br />
acquistare munizioni e ricambi,<br />
effettuare la manutenzione.<br />
I fondi per l’esercizio sono stati<br />
oggetto di un vero “saccheggio” in<br />
questi ultimi anni, al punto da<br />
compromettere la funzionalità dello<br />
strumento militare. Dunque nessun<br />
taglio per gli 1,5 miliardi per l’esercizio.<br />
Viste queste premesse<br />
non si è potuto fare altro che sacrificare<br />
gli investimenti: con un calo<br />
di 1 miliardo rispetto ai livelli del<br />
2011, la somma disponibile si è ridotta<br />
a 2,5 miliardi.<br />
In pratica il bilancio 2012 vede il<br />
70,5% dei fondi impegnato per il<br />
personale, il 18,3% riservato all’ammodernamento<br />
e l’11,2% all’esercizio.<br />
I valori di benchmark nella ripartizione<br />
dei fondi sono indicati<br />
in sede NATO e UE in un 50% per il<br />
personale, il 20-25% per l’esercizio<br />
e il resto per l’investimento. Come<br />
si è visto, l’Italia è ben lontana dal<br />
rispettare tali parametri.<br />
leati, mentre si deve accrescere l’efficienza.<br />
Di Paola dice: “se ho 100<br />
carri armati e un tasso di efficienza<br />
del 10% ne posso impiegare dieci,<br />
ma se ne mantengo 50 e raddoppio<br />
l’efficienza, sempre dieci mezzi<br />
posso schierare”. Ovviamente occorrerà<br />
ridurre la forza effettiva. Attualmente<br />
gli organici prevedono<br />
190.000 militari e 43.000 civili, ma<br />
una serie di interventi “taglia spese”<br />
hanno già portato a una forza<br />
effettiva di 183.000 militari e<br />
30.000 civili. Un livello ancora insostenibile,<br />
pertanto i nuovi obiettivi<br />
di forza sono stati fissati in 150.000<br />
militari e 20.000 civili. La riduzione<br />
sarà conseguita rallentando il turn<br />
over, con una diminuzione degli arruolamenti<br />
(-20/30%), il trasferimento<br />
di personale in esubero con<br />
il ricorso a strumenti di mobilità all’interno<br />
della Pubblica Amministrazione<br />
e il ricorso al part-time.<br />
Parallelamente sarà varata una<br />
nuova normativa su reclutamento<br />
e avanzamento, in modo da rendere<br />
la distribuzione del personale nei<br />
vari gradi davvero piramidale. I tagli<br />
per quanto riguarda Generali e<br />
Ammiragli saranno certamente superiori<br />
al 30 per cento. Una operazione<br />
che richiederà anche un forte<br />
consenso politico.<br />
Saranno sciolti o accorpati enti e<br />
comandi, si ridurrà drasticamente<br />
la presenza di basi, reparti sul territorio,<br />
nell’arco di cinque-sei anni<br />
è previsto un taglio del 30%, e, anche<br />
in questo caso, servirà un supporto<br />
politico convinto. Si proverà<br />
per l’ennesima volta a vendere<br />
(ma non a svendere) gli immobili<br />
non più necessari alla Difesa.<br />
Una rivoluzione è attesa anche per<br />
quanto riguarda la politica di procurement.<br />
Se il numero di “pezzi”<br />
che si dovranno acquistare calerà,<br />
cambierà radicalmente l’approccio,<br />
con un diverso bilanciamento<br />
tra programmi di sviluppo nazionali,<br />
programmi condotti in cooperazione<br />
europea o internazionale e<br />
acquisizioni off-the-shelf. In questo<br />
contesto si procederà a una<br />
completa revisione dei programmi<br />
di acquisizione in corso. Le risorse<br />
saranno concentrate per sostenere<br />
quei progetti che sono considerati<br />
prioritari dal punto di vista operativo:<br />
“un mix di programmi grandi,<br />
medi e piccoli”, sostiene Di Paola.<br />
Parimenti le risorse per ricerca e<br />
sviluppo saranno dedicate ai settori<br />
essenziali. In pratica si tratta di<br />
realizzare quello che la NATO chiama<br />
Smart Defence: si spende per<br />
soddisfare le esigenze prioritarie, i<br />
requisiti operativi devono essere<br />
ragionevoli e realizzabili, non fantascientifici,<br />
quando possibile si<br />
deve procedere insieme ad altri<br />
Paesi e si deve acquistare per tranche<br />
successive, secondo un approccio<br />
“a spirale”, con lotti successivi<br />
di mezzi che incorporano<br />
novità tecnologiche e si adattano<br />
al mutare delle esigenze.<br />
Questo nuovo approccio comporterà<br />
anche un adattamento da<br />
parte delle industrie, le quali peraltro<br />
potranno trovare nuove significative<br />
opportunità di business<br />
nel settore del supporto logistico<br />
di lungo periodo, per garantire<br />
la massima efficienza nel<br />
tempo a costi certi. Inoltre verrà<br />
dato il massimo supporto agli<br />
sforzi di penetrazione dei mercati<br />
internazionali da parte delle industrie<br />
nazionali.<br />
Quanto al programma di acquisizione<br />
che più ha catturato l’attenzione<br />
dei media e della politica,<br />
quello relativo al cacciabombardiere<br />
F-35, è stata confermata l’acquisizione<br />
del velivolo, riducendone<br />
il numero da 131 a 90. E per contenere<br />
i costi di esercizio, si potrebbe<br />
realizzare una joint force che<br />
combini i velivoli di Marina e Aeronautica.<br />
L’Esercito perderà due Brigate<br />
operative (da 11 a 9), la Marina<br />
due sommergibili e otto tra corvette<br />
e pattugliatori, l’Aeronautica vedrà<br />
ridursi il numero di aerei da<br />
combattimento. Quando ci sono<br />
pochi soldi, pochi uomini e pochi<br />
mezzi le soluzioni interforze diventano<br />
sempre più vantaggiose. E saranno,<br />
quindi, perseguite con<br />
maggiore vigore in ogni settore.<br />
Sopra, il Ministro della Difesa<br />
Giampaolo Di Paola.<br />
A sinistra, un ufficiale italiano in missione<br />
con la UNIFIL, in Libano<br />
In alto, la stazione di controllo del velivolo<br />
senza pilota Predator.<br />
A destra, la LPD San Giusto scortata<br />
da unità della NATO durante l’operazione<br />
Unified Protector a largo della Libia<br />
In alto, militari in Afghanistan dove<br />
l’Italia ha oltre 4.000 uomini impegnati con le<br />
forze NATO ISAF<br />
(International Security Assistance Force)<br />
12<br />
13
P R I M O P I A N O<br />
Una nUova era<br />
Per la Difesa<br />
americana<br />
Daniel Goure<br />
Vice President, Lexington Institute<br />
umeno soLdI, meno soLdatI,<br />
pIù teCnoLogIa<br />
dopo quasi un decennio di<br />
conflitti e aumenti della<br />
spesa per la Difesa, siamo di<br />
fronte a una svolta. Dalla fine della<br />
Seconda Guerra Mondiale, gli Stati<br />
Uniti hanno attraversato tre cicli in<br />
relazione alla spesa militare. La riduzione<br />
media degli investimenti<br />
per ciascuno di questi cicli si attesta<br />
al 35 per cento. Il Budget Control<br />
Act del 2011 ha imposto tagli<br />
della spesa per la Difesa pari a circa<br />
480 miliardi di dollari nei prossimi<br />
dieci anni, con la prospettiva di<br />
ulteriori riduzioni per altri 500 miliardi<br />
qualora dovesse attivarsi il<br />
meccanismo della “sequestration”,<br />
in base al quale, in caso di<br />
sforamento dell’obiettivo di contenimento<br />
di debito e deficit, il governo<br />
deve applicare tagli indiscriminati.<br />
Tuttavia, anche se non si<br />
dovesse giungere a tanto, è probabile<br />
che, nella migliore delle ipotesi,<br />
le spese militari rimarranno essenzialmente<br />
invariate in termini<br />
reali per il resto del decennio in<br />
Sopra, il Ministro della Difesa Leon E. Panetta<br />
e il Capo di Stato Maggiore della Difesa,<br />
Generale Martin E. Dempsey durante<br />
la conferenza stampa sulle decisioni<br />
corso. Ciò si tradurrebbe in un ulteriore<br />
calo rispetto ai livelli di<br />
spesa attualmente previsti (tra<br />
150 e 350 miliardi di dollari) nei<br />
prossimi dieci anni.<br />
Le trasformazioni in corso nelle<br />
strategie della difesa e nella pianificazione<br />
delle Forze Armate del<br />
Paese, sono molto più importanti<br />
per il futuro dell’industria della difesa<br />
statunitense, che non l’entità<br />
del budget destinato al comparto<br />
Difesa. La politica di sicurezza nazionale<br />
è a un punto di svolta, segnato<br />
dalla fine dell’interregno<br />
ventennale che ha fatto seguito alla<br />
conclusione della Guerra Fredda.<br />
Questa nuova realtà si riflette nella<br />
frase d'apertura del documento<br />
che illustra la nuova strategia della<br />
difesa statunitense: “La nostra<br />
Nazione sta vivendo un periodo di<br />
transizione”. Stiamo assistendo ai<br />
primi passi nello sviluppo di un<br />
nuovo modello di difesa, di una<br />
nuova strategia militare e di un<br />
sul bilancio a seguito della revisione strategica<br />
della politica di difesa<br />
14<br />
15
P R I M O P I A N O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
nuovo assetto delle Forze Armate.<br />
Probabilmente la completa realizzazione<br />
di questa evoluzione richiederà<br />
almeno un decennio, ma<br />
le sue caratteristiche principali<br />
stanno diventando evidenti.<br />
Molti degli aspetti chiave del nuovo<br />
modello di difesa americano sono<br />
delineati nella nuova strategia pubblicata<br />
nel gennaio 2012. La novità<br />
più significativa è il “riequilibrio” dei<br />
piani strategici e degli spiegamenti<br />
militari dall'Europa e dai mari che la<br />
circondano alle regioni dell’Asia-Pacifico<br />
e del Medio Oriente. è opinione<br />
diffusa che le operazioni militari<br />
in entrambi questi teatri richiederanno<br />
il maggior impegno in termini<br />
di forze navali e aerospaziali.<br />
Strettamente legata a questo cambiamento<br />
di politica è l’enfasi posta<br />
nel campo della pianificazione militare<br />
della cosiddetta power projection<br />
a fronte delle cosiddette minacce<br />
AA/AD (Anti-Access/Area-Denial).<br />
Questo cambiamento dei piani<br />
militari sta portando a una maggiore<br />
attenzione nei confronti dello<br />
sviluppo di piani innovativi come<br />
l’AirSea Battle per difendersi da una<br />
vasta gamma di minacce asimmetriche,<br />
in particolare quelle AA/AD.<br />
Succederà molto più di rado che<br />
vengano condotte operazioni di terra<br />
prolungate e su vasta scala, sia<br />
per rispondere a un’aggressione, sia<br />
per stabilizzare aree geografiche in<br />
situazioni di conflitto. Persino nell’ambito<br />
della collaborazione con<br />
alleati e partner l’obiettivo è adottare<br />
“approcci innovativi, a costi contenuti,<br />
con una presenza ridotta”.<br />
La nuova strategia prevede un<br />
maggior ricorso alle forze speciali,<br />
sia in operazioni antiterrorismo/<br />
antiguerriglia, sia per migliorare le<br />
capacità delle partnership. Tuttavia,<br />
proprio a seguito di questa nuova<br />
politica, il budget della Difesa per<br />
l’anno fiscale 2013 prevede notevoli<br />
tagli alle forze di terra USA tradizionali<br />
e la riduzione dei relativi programmi<br />
di acquisizione.<br />
Il budget della Difesa per il 2013 è<br />
stato abilmente studiato per apportare<br />
i tagli necessari attenuando, al<br />
tempo stesso, le conseguenze sui<br />
piani di acquisizione di lungo termine<br />
del Pentagono. In molti casi, per<br />
esempio per l’F-35 Joint Strike Fighter<br />
e la Littoral Combat Ship, sono<br />
stati ottenuti risparmi immediati rimandando<br />
ulteriormente nel tempo<br />
le commesse. In altri, come per il<br />
C-27J e il Global Hawk Block 30, i<br />
contratti in essere saranno lasciati<br />
giungere a scadenza, dopodiché le<br />
piattaforme acquistate verranno<br />
messe in deposito o vendute. Alla<br />
Marina Militare è andata particolarmente<br />
bene, dal momento che ha<br />
conservato le sue undici portaerei, il<br />
programma di ammodernamento<br />
dei cacciatorpediniere e ha dovuto<br />
rinunciare solo a uno dei sottomarini<br />
di classe Virginia di cui aveva in<br />
previsione l’acquisto. Per quanto riguarda<br />
l’Aeronautica Militare, sono<br />
stati salvati l’F-35, il tanker KC-46 e i<br />
programmi per i nuovi bombardieri<br />
strategici. Andranno avanti anche i<br />
due principali programmi di ammodernamento<br />
dell'Esercito, il JLTV e il<br />
GCV, mentre altri (come l’aumento<br />
degli stanziamenti destinati ai nuovi<br />
Humvee) sono stati annullati.<br />
Sempre in quest’ottica, verranno ridimensionati<br />
gli acquisti in programma<br />
di autocarri avanzati di<br />
medie dimensioni.<br />
Alla luce della maggiore sofisticatezza<br />
tecnologica degli avversari futuri,<br />
nonché della prospettiva di<br />
budget risicati negli anni a venire, il<br />
Dipartimento della Difesa americano<br />
sta ripensando i modi in cui affrontare<br />
queste sfide. In tal senso,<br />
l’utilizzo di tecnologie avanzate appare<br />
una scelta molto più probabile<br />
rispetto a invasioni di terra su vasta<br />
scala. Chiaramente la nuova strategia<br />
dà maggiore peso agli investimenti<br />
nelle tecnologie avanzate<br />
volte a neutralizzare le minacce<br />
asimmetriche e di tipo AA/AD. L’ultimo<br />
budget della Difesa statunitense<br />
mantiene, inoltre, un livello<br />
relativamente elevato di spesa nella<br />
ricerca e sviluppo, in modo da garantire<br />
un flusso continuo di innovazioni<br />
tecnologiche. Di seguito<br />
vengono indicate le massime priorità<br />
delle autorità militari sia nel<br />
campo della ricerca e dello sviluppo,<br />
sia in quello dei programmi di acquisizione:<br />
sistemi aerospaziali di<br />
penetrazione più efficienti, armi di<br />
precisione di nuova generazione, sistemi<br />
ISR (Intelligence, Surveillance<br />
and Reconnaissance) con e senza<br />
pilota, capacità di controllo del cyberspazio,<br />
strumenti di difesa antimissile,<br />
sistemi satellitari e per i<br />
lanci spaziali, armi elettroniche,<br />
strumenti di difesa contro armi di<br />
distruzione di massa e a supporto<br />
delle forze speciali nel campo dell’antiterrorismo.<br />
La nuova strategia di difesa sottolinea<br />
l’importanza del consolidamento<br />
dei rapporti con alleati, partner<br />
e amici. In molti casi, ciò significherà<br />
proseguire e addirittura moltiplicare<br />
gli sforzi per aiutare altre<br />
nazioni a sviluppare le competenze<br />
necessarie per gestire la propria sicurezza<br />
interna e opporsi alle minacce<br />
terroristiche. Tuttavia, riconoscendo<br />
la limitatezza delle risorse<br />
disponibili, la nuova strategia invita<br />
gli Stati Uniti a collaborare con<br />
gli alleati chiave, specialmente la<br />
NATO, “per mettere in comune,<br />
condividere e specializzare le competenze<br />
al fine di rispondere adeguatamente<br />
alle sfide del XXI secolo”.<br />
Uno dei motivi per i quali programmi<br />
come l’F-35 Joint Strike Fighter,<br />
i sistemi TMD (Theater Missile<br />
Defense) e la Littoral Combat<br />
Ship non sono stati colpiti in modo<br />
sostanziale dalle recenti disposizioni<br />
del governo USA in materia di<br />
budget è riconducibile al fatto che<br />
queste soluzioni contribuiscono alla<br />
sicurezza cooperativa e al mantenimento<br />
di una base industriale di<br />
difesa internazionale integrata. È<br />
probabile che i tentativi di riformare<br />
le leggi statunitensi sul controllo<br />
delle esportazioni ricevano maggiore<br />
attenzione nell’ambito del programma<br />
di miglioramento della<br />
collaborazione per la difesa e di ampliamento<br />
delle vendite di apparecchiature<br />
americane all’estero.<br />
Infine, la nuova strategia rafforza le<br />
iniziative precedenti che miravano<br />
a migliorare il processo di approvvigionamento<br />
e a ridurre i costi associati<br />
alla difesa. Una soluzione per<br />
tagliare le spese per nuovi programmi<br />
e accelerare il ciclo di sviluppo<br />
e produzione delle armi consiste<br />
nel limitare i requisiti. Un’altra<br />
potrebbe essere una maggiore concorrenza<br />
per gli appalti. Una terza<br />
opzione prevede l’analisi del life cycle<br />
sustainment nelle prime fasi del<br />
ciclo di sviluppo di un programma.<br />
In quarto luogo, nei casi in cui fosse<br />
possibile, si potrebbero applicare alla<br />
gestione delle attività di difesa le<br />
best practice mutuate dai settori civili<br />
anche esterni agli Stati Uniti. Il<br />
Dipartimento della Difesa spera,<br />
inoltre, di riuscire a ridurre i costi associati<br />
al personale, nonché la spesa<br />
per le pensioni civili e militari dei<br />
propri ex dipendenti.<br />
L’evoluzione in corso nella Difesa<br />
USA potrebbe aprire nuove opportunità<br />
per società estere del settore,<br />
nonostante i tagli alle spese militari.<br />
La domanda di soluzioni più economiche,<br />
più semplici e più rapide<br />
darà spazio alle aziende in grado di<br />
proporre prodotti e servizi competitivi<br />
in termini di costi, innovativi e<br />
pronti per l’uso. Inoltre, la crescente<br />
esigenza di mettere a fattor comune<br />
e condividere le risorse potrebbe<br />
favorire l’espansione di un potenziale<br />
canale di scambi bidirezionali<br />
nel settore Difesa. Infine, in considerazione<br />
della necessità di garantire<br />
la reversibilità, la capacità di aumentare<br />
rapidamente le forze a disposizione<br />
in caso di nuove minacce<br />
o di minacce più pericolose del<br />
previsto, sarà necessario fare maggiore<br />
affidamento su una base industriale<br />
di difesa globale.<br />
Sopra, la LCS-1 FREEDOM, prima unità tipo<br />
Littoral Combat Ship, che la Navy intende acquisire<br />
in oltre 50 esemplari<br />
Sopra, il C-27J di Alenia Aermacchi.<br />
In alto, il nuovo corso del Pentagono prevede<br />
una riduzione del personale in particolare<br />
per Esercito e Marines<br />
16<br />
17
A T L A N T E<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
spEcialE cilE<br />
nUovi<br />
oriZZonti<br />
Per il cile<br />
usvILuppo eConomICo e demoCrazIa: La rICetta dI santIago<br />
per CresCere<br />
no es América Latina, Chile<br />
es Chile”. Se questa fosse l’affermazione<br />
di uno qualunque “Chile<br />
degli oltre cinque milioni di abitanti di<br />
Santiago del Cile, potrebbe essere derubricata<br />
a una mera ed estrema dichiarazione<br />
di nazionalismo; ma così non è. Che<br />
il Cile rappresenti un’eccezione nel panorama<br />
politico, economico e sociale dell’America<br />
Latina, è un’opinione diffusa e<br />
condivisa presso il mondo accademico e i<br />
decision maker internazionali.<br />
La storia, la geografia e quindi l’evoluzione<br />
economica distinguono il Cile dal resto<br />
del sub-continente latinoamericano e ne<br />
fanno un caso unico nell’area e un esempio<br />
di sviluppo economico equo e socialmente<br />
sostenibile.<br />
Per ragioni geografiche, infatti, l’area attualmente<br />
occupata dal Cile è stata di più<br />
difficile accesso per i colonizzatori del XVI<br />
e XVII secolo; il mitico Eldorado cercato<br />
dai conquistadores spagnoli si fermava di<br />
fronte all’oro e all’argento delle miniere<br />
peruviane ed ecuadoregne. Inoltre, la particolare<br />
conformazione del territorio non<br />
ha mai consentito l’attecchimento dei<br />
mali caratteristici dell’America Latina: il<br />
latifondo e la monocoltura.<br />
Il rame cileno era, nell’Ottocento, una materia<br />
prima di gran lunga più sofisticata<br />
del caffè o della gomma brasiliana o dello<br />
zucchero cubano. Si trattava, infatti, di un<br />
metallo funzionale alla rivoluzione industriale<br />
del Vecchio Continente e, di conseguenza,<br />
tutta la sua filiera è stata fortemente<br />
influenzata dalle metodologie di<br />
organizzazione del lavoro, sindacali e sociali<br />
dell’Europa proto-industriale.<br />
Il Cile si è sempre distinto, rispetto al contesto<br />
regionale, per una notevole stabilità<br />
economica, per il benessere complessivo<br />
superiore ed equamente distribuito, per<br />
tassi di urbanizzazione molto elevati,<br />
un’alfabetizzazione diffusa e un livello di<br />
criminalità urbana e organizzata con<br />
standard nord-europei.<br />
L’odiosa e brutale dittatura del generale<br />
Pinochet, legittimata a livello internazionale<br />
e da ambienti cattolici in funzione<br />
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19
A T L A N T E<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
spEcialE cilE<br />
anti-comunista, ha rappresentato per il Cile<br />
un elemento estraneo, alieno alla naturale<br />
evoluzione storica e politica del Paese.<br />
Così come fino all’elezione di Salvador Allende<br />
aveva dato prova di grande stabilità<br />
e modernità istituzionale, allo stesso modo,<br />
il Paese ha poi faticosamente ripreso il<br />
suo cammino lineare di fiducia nella solidità<br />
della democrazia dell’alternanza, nonostante<br />
il fardello delle vittime della dittatura<br />
e lo sfilacciamento sociale derivato<br />
da 20 anni di regime di polizia.<br />
Il Cile contemporaneo è un Paese che<br />
mantiene tutte le sue caratteristiche costitutive:<br />
in valore assoluto non è la prima<br />
economia latinoamericana e non vanta le<br />
ambizioni globali del Brasile; ciononostante<br />
si colloca al primo posto delle classifiche<br />
dell’area di riferimento per grado di libertà<br />
economica, investimenti, livello di corruzione<br />
reale e percepito, indice di sviluppo<br />
democratico e qualità della vita.<br />
Tra le linee strategiche di sviluppo industriale<br />
e di consolidamento economico, il<br />
Cile ha individuato, tra gli altri, il settore<br />
aerospaziale quale volano e moltiplicatore<br />
della crescita delle capacità tecnologiche<br />
del Paese.<br />
La presenza di <strong>Finmeccanica</strong> alla Feria Internacional<br />
del Aire y del Espacio (FIDAE<br />
2012), svoltasi nel marzo scorso, è la testimonianza<br />
dell’attenzione del Gruppo per<br />
il Paese e di quanto il Cile rappresenti un<br />
elemento fondamentale nella strategia di<br />
crescita aziendale in America Latina: il<br />
Paese, infatti, ambisce a svolgere un ruolo<br />
di primo piano in Sudamerica. La partecipazione<br />
delle Forze Armate cilene alla<br />
missione di peace-keeping delle Nazioni<br />
Unite ad Haiti è solo un primo esempio,<br />
ma pone anche le basi per requisiti importanti<br />
che si tradurranno in programmi<br />
di acquisizione.<br />
I rapporti tra Italia e Cile nel settore della<br />
Difesa si sono consolidati a partire dagli<br />
anni Novanta – dopo la fine dell’embargo<br />
– quando l’Italia è stata il primo Paese a<br />
firmare un contratto con le Forze Armate<br />
di Santiago, per la fornitura di siluri pesanti<br />
prodotti da WASS. Le aziende del Gruppo<br />
<strong>Finmeccanica</strong> hanno già espresso il<br />
desiderio di ampliare la collaborazione in<br />
corso da tempo con l’industria cilena a<br />
nuovi settori, proponendo un ampio programma<br />
di trasferimento di tecnologia,<br />
in funzione delle importanti competenze<br />
locali. Sarà così possibile studiare congiuntamente<br />
soluzioni adeguate alle esigenze<br />
del cliente nazionale e che stabiliscano<br />
lo standard tecnologico per tutti i<br />
potenziali mercati/Paesi della regione.<br />
<strong>Finmeccanica</strong> ha già avviato un costruttivo<br />
dialogo con ENAER – l’industria aeronautica<br />
nazionale – con la quale auspica di<br />
raggiungere a breve un ampio accordo di<br />
cooperazione; inoltre, le aziende del Gruppo<br />
seguono con attenzione la crescita e la<br />
specializzazione di alcune aziende private<br />
che forniscono i propri servizi e prodotti alle<br />
Forze Armate, soprattutto in campo radaristico,<br />
avionico e di componenti elettronici<br />
per sistemi complessi.<br />
A conferma dell’interesse di <strong>Finmeccanica</strong><br />
per una collaborazione stabile e duratura,<br />
è importante sottolineare che il<br />
Gruppo ha già una presenza significativa<br />
e permanente attraverso l’ufficio di Ansaldo<br />
Energia di Santiago.<br />
Nel dettaglio, oltre ai siluri, negli anni le<br />
aziende del Gruppo <strong>Finmeccanica</strong> hanno<br />
fornito a clienti cileni: elicotteri AW109<br />
Power (per i Carabineros), cannoni navali,<br />
sistemi per comunicazioni tattiche, sistemi<br />
satellitari, velivoli da addestramento,<br />
da trasporto, e aerei per usi commerciali<br />
turboelica.<br />
Gli interessi principali del Gruppo nel Paese,<br />
al momento si concentrano nell’elicotteristica<br />
(AW109 e Grand New in configurazione<br />
EMS); nell’aeronautica, in considerazione<br />
dei requisiti relativi a velivoli da<br />
trasporto che potrebbero essere soddisfatti<br />
dal trasporto tattico (C-27J) e per velivoli<br />
per addestramento avanzato (M-<br />
346) oltre che, in ambito commerciale,<br />
per il velivolo regionale Superjet 100.<br />
Anche l’aeronautica commerciale rappresenta<br />
infatti un ambito di grande interesse,<br />
sia per le competenze industriali sia<br />
per il desiderio di utilizzare il network delle<br />
compagnie aeree nazionali, e la loro riconosciuta<br />
affidabilità, per fare del Cile un<br />
hub aeroportuale per tutta l’ibero-america,<br />
attraverso un imponente programma<br />
di ammodernamento delle flotte con velivoli<br />
regionali e per il lungo raggio.<br />
Anche le aziende dell’elettronica per la difesa<br />
del Gruppo seguono con interesse le<br />
prospettive che potrebbero aprirsi per<br />
programmi di acquisizione di sistemi tecnologicamente<br />
avanzati e integrati per la<br />
protezione delle coste e della Zona Economica<br />
Esclusiva (ZEE), per il controllo dei<br />
confini, per il supporto alla navigazione<br />
delle imbarcazioni che transitano nelle<br />
aree insulari del sud e per il controllo dei<br />
porti di carico del rame nel nord.<br />
A sinistra, il siluro Black Shark di WASS.<br />
In alto, il porto di Valparaiso in Cile.<br />
Nella pagina accanto, l’AW109 di AgustaWestland<br />
20<br />
21
A T L A N T E<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
spEcialE cilE<br />
Pochi<br />
ma bUoni<br />
nio abbondantemente al di sopra del 3%<br />
del PIL (5-6 miliardi di dollari l’anno),<br />
compreso il contributo, pari al 10% delle<br />
entrate dell’industria estrattiva, che, per<br />
legge, viene destinato annualmente, in<br />
modo automatico, al finanziamento degli<br />
investimenti in campo militare. Nel<br />
2010, anche in conseguenza della crisi del<br />
settore estrattivo, la clausola di automatismo<br />
è stata sospesa ed è stata sostituita<br />
da un meccanismo discrezionale, ossia<br />
una valutazione su base annuale, caso<br />
per caso, da parte del Ministero delle Finanze<br />
sui fondi extra-budget per la Difesa.<br />
Il tutto in attesa di una riforma comuLa<br />
modernIzzazIone deLLe<br />
Forze armate CILene<br />
dalla fine degli anni Novanta, le Forze<br />
Armate cilene sono state al centro<br />
di un profondo processo di modernizzazione<br />
e adeguamento ai nuovi<br />
scenari. Sono stati rivisti la struttura e gli<br />
organici e, soprattutto, sono stati rinnovati<br />
gli equipaggiamenti grazie a un accorto<br />
mix di nuovi prodotti e “usato sicuro”.<br />
La trasformazione è stata sostenuta<br />
da livelli di spesa comunque significativi<br />
che, pur in diminuzione rispetto al passato,<br />
si sono mantenuti nell’ultimo decen-<br />
Sopra, un particolare di Santiago del Cile.<br />
Nella pagina accanto, schieramento di un reparto<br />
di artiglieria dell’Esercito cileno<br />
22<br />
23
A T L A N T E<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Il settore navale<br />
Attualmente, la Marina cilena ha una<br />
flotta di circa 30 navi: sette fregate, quattro<br />
sottomarini e una serie di unità minori<br />
da pattugliamento e costiere. Il Comando<br />
ha sede nella grande base di Valparaiso<br />
e le unità sono distribuite in cinque zone<br />
navali. Tutte le principali unità sono<br />
state acquisite, anche in questo caso nuove<br />
o di seconda mano, a partire dalla fine<br />
degli anni Novanta.<br />
Nel 1998 sono stati acquistati due sottomarini<br />
Scorpene – sviluppati e prodotti<br />
nell’ambito di una partnership tra i cantieri<br />
spagnoli Navantia e i cantieri francesi<br />
DCNS – che hanno affiancato i precedenti<br />
battelli Type 209 e sono oggi entrambi in<br />
servizio. Il passo successivo è stato il completo<br />
rinnovamento della flotta di unità di<br />
superficie maggiori. Si è partiti nel 2002<br />
con l’acquisizione della fregata multiruolo<br />
Type 22 HMS Sheffield dalla Royal Navy, seguita<br />
poi, nel 2004, da quattro fregate classpEcialE<br />
cilE<br />
pleta del sistema di attribuzione delle risorse<br />
al comparto.<br />
Il settore terrestre<br />
Le forze terrestri sono quelle che più hanno<br />
risentito di queste novità. L’Esercito cileno<br />
oggi sta decisamente cambiando<br />
volto: da forza basata sulla difesa territoriale<br />
si sta trasformando in una forza più<br />
flessibile e mobile, in linea con i requisiti<br />
dei più moderni eserciti dei Paesi occidentali.<br />
Il risultato è stata la creazione di una<br />
nuova struttura organica, basata sulla<br />
brigata e non più sulla divisione. Alla fine<br />
di questo processo, l’Esercito avrà solo<br />
sette brigate: quattro corazzate, due da<br />
montagna e una di forze speciali.<br />
Oltre alla struttura organizzativa, la modernizzazione<br />
ha interessato gli equipaggiamenti.<br />
Nell’ultimo decennio, il parco<br />
mezzi è stato completamente rinnovato.<br />
Alla fine degli anni Novanta è cominciata<br />
l’acquisizione di oltre 200 carri Leopard 1-V<br />
di seconda mano dall’Olanda. Di questi,<br />
cento esemplari sono oggi sottoposti a un<br />
programma di ammodernamento a cura<br />
della società turca Aselsan. Si è proseguito<br />
poi con il rinnovamento dell’artiglieria<br />
attraverso l’acquisto, nel 2004, di una prima<br />
tranche di 24 obici semoventi M-109,<br />
configurati, dalla svizzera RUAG, secondo<br />
lo standard KAWEST, e di altri 24 esemplari,<br />
in base allo standard A2, nel giugno<br />
2009. Per questa seconda tranche di sistemi,<br />
è in fase di completamento l’aggiornamento<br />
allo standard A5. Nel 2006 è<br />
proseguita la modernizzazione del settore<br />
degli <strong>MB</strong>T (Main Battle Tank) con l’acquisizione<br />
e il ricondizionamento, a opera<br />
della tedesca KMW, di 140 carri Leopard 2 A4<br />
usati. Infine, nello stesso anno, è stata la<br />
volta anche della componente blindati da<br />
combattimento, con l’acquisto, sempre di<br />
seconda mano dall’Olanda, di 139 IFV YPR-<br />
765 e, l’anno successivo, di 138 Marder A3<br />
dalla Germania.<br />
se M e L (due più due) dalla Marina olandese.<br />
Le prime configurate per le operazioni<br />
antisom e le seconde per la difesa aerea.<br />
Nel 2008, la Type 22 è stata ammodernata<br />
mediante l’installazione di un cannone Super<br />
Rapido di Oto Melara, di missili antinave<br />
Harpoon e l’introduzione di nuovi apparati<br />
elettronici. È probabile che anche il sistema<br />
missilistico per la difesa di punto<br />
Seawolf venga sostituito. A breve, dovrebbe<br />
partire anche l’ammodernamento della<br />
classe L, considerato che il sistema missilistico<br />
per la difesa aerea di area SM-1 è ormai<br />
obsoleto e che Raytheon, dal 2010, ne<br />
ha sospeso il supporto logistico. Nel 2005<br />
sono state acquisite anche tre fregate Type<br />
23 ex-Royal Navy. Anche per queste unità<br />
oggi si parla di un ammodernamento, magari<br />
in linea con un analogo programma in<br />
corso per le restanti unità della medesima<br />
classe in servizio con la Royal Navy.<br />
Non va poi dimenticata la componente<br />
anfibia e da sbarco. A breve sarà in linea la<br />
LPD Foudre, acquistata lo scorso dicembre<br />
dalla Marina francese, cui seguirà<br />
un’altra unità dello stesso tipo. A loro volta,<br />
i Marines stanno cercando un nuovo<br />
veicolo blindato per sostituire i carri leggeri<br />
Scorpion.<br />
Il settore aeronautico<br />
L’Aeronautica cilena è oggi tra le più moderne<br />
del Sudamerica. La componente<br />
combat è basata su una doppia linea di<br />
cacciabombardieri F-16 e F-5 Tiger III Plus.<br />
Gli F-16 sono in parte nuovi e in parte di<br />
seconda mano. I velivoli nuovi, 10 esemplari<br />
standard Block 50, sono stati acquistati<br />
dagli Stati Uniti nel 2002 in FMS (Foreign<br />
Military Sale) nell’ambito del programma<br />
Peace Puma. Oggi, gli aerei sono<br />
tutti in servizio e sono stati affiancati da<br />
36 aerei allo standard Block 20 MLU, acquistati<br />
di seconda mano, in due tranche<br />
(Peace Amstel I E Peace Amstel II), dall’Olanda<br />
in sostituzione dei Mirage 5. I 16<br />
caccia intercettori F-5 sono, invece, giunti<br />
alla fine della loro vita operativa e si sta<br />
discutendo come sostituirli. Il cacciabombardiere<br />
europeo Eurofighter Typhoon<br />
potrebbe essere un candidato.<br />
La modernizzazione non ha interessato<br />
solo la linea combat. Nel settore avio-rifornimento,<br />
nel 2010 sono stati acquistati e<br />
rimotorizzati 3 KC-135 ex-USAF (United<br />
State Air Force) mentre, nel settore trainer/light<br />
attack, nel 2008 era stata la volta<br />
di 12 nuovi Embraer Super Tucano. Di recente,<br />
con la stessa Embraer, il Cile ha firmato<br />
un Memorandum of Understanding<br />
(MoU) per partecipare allo sviluppo del<br />
nuovo aereo da trasporto tattico KC-390 e<br />
acquisire in futuro fino a sei velivoli.<br />
Sopra, il Palacio de La Moneda, residenza presidenziale,<br />
Santiago del Cile.<br />
Nella pagina accanto, sopra, il C-27J di Alenia Aermacchi,<br />
in basso, la banda militare della Marina cilena durante<br />
una cerimonia di premiazione<br />
24<br />
25
F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
i nUovi<br />
oriZZonti Di<br />
finmeccanica<br />
RisUlTaTTi 2011<br />
non sono compensati da ricavi o da profitti.<br />
Quello che solo poco tempo fa poteva<br />
essere tollerato, oggi diventa un lusso che<br />
non ci si può permettere. La razionalizzazione<br />
porterà ad abbandonare prodotti o<br />
linee di business mature o non più profittevoli,<br />
ma in compenso continueranno gli<br />
investimenti in settori emergenti, per<br />
esempio la cyber defense/security.<br />
Il portafoglio ordini ha subito una contrazione<br />
del 5% che riflette, tra l’altro, la cancellazione<br />
di ordini acquisiti per quasi 1,5<br />
miliardi di euro. E i profili di incertezza sul<br />
futuro di alcuni contratti richiedono una<br />
serie di cautele. Del resto basterebbe seguire<br />
le cronache quotidiane per comprendere<br />
quale possa essere l’impatto<br />
della “Primavera Araba” sulla stabilità dei<br />
governi in un’area che val dal Nord Africa<br />
fino al Golfo Persico. Il rinnovamento istituzionale<br />
e politico in atto, tutt’oggi afusuLLa<br />
rotta deL CambIamento: dopo un bILanCIo “straordInarIo”<br />
neL 2011, IL 2012 sarà L’anno deLLa transIzIone verso<br />
una nuova reaLtà<br />
Inumeri del bilancio 2011 sono pesanti,<br />
non vi è dubbio, ma le cifre vanno interpretate,<br />
contestualizzate e lette nella<br />
corretta prospettiva. Che è quella del<br />
cambiamento, indispensabile per affrontare<br />
l’evoluzione degli scenari economici,<br />
del mercato, delle tecnologie. Un percorso<br />
intrapreso con decisione, ma che richiederà<br />
ancora tempo perché sia possibile<br />
coglierne tutti i frutti.<br />
Proprio per questo il 2012 va considerato<br />
come una tappa intermedia, una fase<br />
di transizione verso l’obiettivo finale.<br />
<strong>Finmeccanica</strong> diventerà un campione nel<br />
campo dell’alta tecnologia, per applicazioni<br />
nel campo della difesa, della sicurezza<br />
e per il mondo civile. Sarà più focalizzata<br />
sui settori che offrono maggiori prospettive<br />
di crescita sostenibile nel medio<br />
e lungo termine e la possibilità di realizzare<br />
risultati ampiamente positivi, così<br />
come richiedono gli azionisti e gli investitori.<br />
E dovrà essere meno dipendente dalla<br />
ciclicità che contraddistingue determinati<br />
settori, per esempio quello dell’aviazione<br />
civile.<br />
Per rendere possibile tutto questo occorreva<br />
rivedere immediatamente il modello<br />
di business del Gruppo e analizzare in modo<br />
oggettivo organizzazione, strategia industriale<br />
e commerciale, investimenti,<br />
base tecnologica.<br />
Non sarebbe stato possibile un approccio<br />
diverso o più graduale, perché il mondo<br />
nel quale il Gruppo opera sta mutando rapidamente:<br />
sia in Europa sia negli Stati<br />
Uniti, ovvero i mercati “domestici” per il<br />
Gruppo, è in corso una riduzione della spesa<br />
per la difesa e la sicurezza che solo in<br />
parte può essere compensata dall’incremento<br />
degli investimenti in altre aree del<br />
mondo, come Asia, Medio Oriente, Golfo,<br />
Sud America.<br />
I concorrenti, i grandi gruppi dell’aerospazio<br />
e difesa, hanno già compiuto o stanno<br />
compiendo una trasformazione analoga,<br />
in qualche caso si sono già adattati e ciò<br />
può tradursi in un vantaggio competitivo,<br />
perché tutti puntano a trovare nuovi<br />
sbocchi per i propri prodotti nel mercato<br />
export. In questo sforzo le industrie sono<br />
naturalmente aiutate dai rispettivi governi.<br />
La tendenza in atto porta ad aumentare<br />
la pressione sui prezzi e sui margini e richiede<br />
ulteriori miglioramenti qualitativi. I<br />
prodotti devono essere tecnologicamente<br />
al top e devono anche avere un “prezzo<br />
giusto” per avere successo.<br />
è una realtà della quale è stato necessario<br />
prendere atto. Lo si è fatto nel bilancio<br />
2011, il quale peraltro rappresenta un<br />
evento eccezionale nella storia recente<br />
della società, un momento che non si ripeterà.<br />
Il 2012 vedrà <strong>Finmeccanica</strong> tornare a<br />
risultati positivi, con la prospettiva di una<br />
ripresa più marcata nel 2013.<br />
Se il mondo cambia, <strong>Finmeccanica</strong> non poteva<br />
illudersi di poter proseguire la sua attività<br />
secondo schemi e modelli che ne<br />
avrebbero compromesso la stessa sopravvivenza<br />
nel giro di pochi anni. Quello che<br />
funzionava ancora un anno fa oggi non<br />
solo non è più così valido, ma può rivelarsi<br />
inadeguato e penalizzante. Sono cambiate<br />
le condizioni e non era certo possibile<br />
proseguire ignorando la trasformazione.<br />
I segnali in questo, peraltro, sono già inequivocabili:<br />
basta considerare che nel 2011,<br />
a dispetto degli sforzi profusi, sono stati<br />
RISULTATI 2010 e 2011, OBIETTIvI 2012<br />
dati in miliardi di euro 2010 2011 2012E<br />
Ricavi 18,69 17,32 16,9-17,3<br />
Ordini 22,45 17,43 ca. 17,5<br />
Risultato operativo (1) 1,59 - 0,22 ca. 1,1<br />
Flusso di cassa operativo (2) 0,44 - 0,36 >0<br />
Indebitamento finanziario netto 3,13 3,44 ca. 3,4(3)<br />
Risultato netto 0,56 - 2,30<br />
Ricerca e Sviluppo 2,03 2,02<br />
Dipendenti 75.197 70.474<br />
(1) EBITA Adjusted, come da definizione <strong>Finmeccanica</strong> (2) al netto degli investimenti (3) prima delle dismissioni<br />
EvOLUZIONE dEI mERCATI 2011-2020 (1)<br />
dati in miliardi di euro<br />
2011 2015 2020 crescita media annua<br />
Elicotteri ca. 4 ca. 5 ca. 6 5,5%<br />
Aeronautica ca. 100 ca. 130 ca. 145 4%<br />
Elettronica per la difesa e sicurezza ca. 150 ca. 180 ca. 210 ca. 4%<br />
(1) Fonti: fonti internazionali, stime <strong>Finmeccanica</strong><br />
raccolti nuovi ordini per 17,4 miliardi di euro,<br />
con un calo del 22% rispetto all’anno<br />
precedente. Questo anche perché occorre<br />
essere certi che quando si acquisisce un<br />
contratto lo si fa a condizioni tali da garantire<br />
la soddisfazione del cliente, ottenendo<br />
al contempo un guadagno certo. Il<br />
che richiede la massima attenzione nel valutare<br />
i rischi tecnologici di sviluppo, i tempi<br />
necessari, gli impegni sul versante delle<br />
compensazioni industriali e tecnologiche<br />
che ormai qualunque cliente richiede come<br />
condizione per firmare un ordine.<br />
Per gli stessi motivi si è reso necessario rivedere<br />
il “catalogo” prodotti: ci sono prodotti<br />
e tecnologie che non sono più competitivi<br />
o che non raccolgono un sufficiente<br />
interesse di mercato. Mantenere un<br />
programma, una linea di produzione, attività<br />
commerciali in essere pur in mancanza<br />
di nuove vendite comporta costi che<br />
<strong>Finmeccanica</strong> continuerà a dedicare ingenti risorse<br />
allo sviluppo di nuove tecnologie e prodotti.<br />
Nella pagina accanto, il dimostratore tecnologico nEUROn<br />
26<br />
27
F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
dAI mERCATI dOmESTICI ALLA CONQUISTA dEI mERCATI mONdIALI<br />
RisUlTaTTi 2011<br />
fatto consolidato, quantomeno porta al<br />
rallentamento della tempistica dei progetti,<br />
alla revisione delle priorità, a una rimodulazione<br />
dei pagamenti. E questo è<br />
solo un esempio.<br />
I ricavi sono a loro volta in contrazione, sia<br />
per effetto della cessione di una quota del<br />
45% di Ansaldo Energia, sia per il rallentamento<br />
dell’attività industriale, in particolare<br />
per via del minor contributo derivante<br />
da alcuni importanti programmi o del<br />
mancato avvio della fase di esecuzione altri<br />
contratti. La flessione è del 7%, a 17,3<br />
miliardi di euro.<br />
Interventi pesanti si sono dunque resi necessari,<br />
interventi improntati a una più<br />
che opportuna prudenza, nonché al rispetto<br />
degli standard contabili internazionali, i<br />
cui costi gravano essenzialmente sui conti<br />
del 2011, anche se ci sarà una “coda” anche<br />
nell’anno in corso. Evidentemente le attività<br />
di riorganizzazione non potevano<br />
esaurirsi nel 2011. E ogni riorganizzazione<br />
comporta costi. Costi finanziari, certo, ma<br />
non solo. Perché il nuovo modello richiede<br />
uno sforzo condiviso per ridurre i costi di<br />
funzionamento e aumentare l’efficienza e<br />
la produttività. Nel giro di due anni le misure<br />
varate (200 progetti, con circa 5.000<br />
iniziative) o già delineate consentiranno<br />
una riduzione dei costi di 440 milioni di<br />
euro. La riduzione dei costi, la maggiore efficienza<br />
nei processi industriali renderà i<br />
prodotti più competitivi, il Gruppo reggerà<br />
quindi meglio il confronto con la concorrenza<br />
potendo offrire ai clienti prodotti<br />
migliori a costi equivalenti o inferiori agli<br />
standard internazionali, pur continuando<br />
a realizzare profitti.<br />
Tutte queste azioni hanno avuto un impatto<br />
sul risultato economico. La perdita<br />
di 2,3 miliardi di euro riflette elementi negativi<br />
eccezionali per 3,18 miliardi di euro,<br />
che comprendono accantonamenti su<br />
programmi che invece di produrre utili…<br />
producono perdite, una rivalutazione di<br />
commesse in corso, una riduzione dei valori<br />
di avviamento che vanno adeguati alle<br />
effettive prospettive tecnologiche e<br />
commerciali, come è stato il caso per DRS<br />
Technologies, nonché significativi costi di<br />
ristrutturazione. Anche il risultato operativo<br />
è stato negativo, quindi nel 2011 <strong>Finmeccanica</strong><br />
invece di creare nuova ricchezza,<br />
ha assorbito risorse finanziarie.<br />
Conseguentemente è aumentato l’indebitamento,<br />
del 10%, passando da 3,1 a 3,4<br />
miliardi di euro. <strong>Finmeccanica</strong> però ha<br />
spalle finanziarie robuste, le perdite sono<br />
compensate dalle riserve accantonate,<br />
mentre la struttura del debito è tale, con<br />
scadenze di pagamento scaglionate sul<br />
medio e lungo termine (la durata media è<br />
stata portata nel corso dell’ultimo biennio<br />
a dieci anni), da non suscitare preoccupazioni.<br />
Il primo appuntamento importante<br />
riguarda il rimborso di obbligazioni per 815<br />
milioni di euro a fine 2013 e per allora è<br />
probabile saranno state realizzate cessioni<br />
di attività, in tutto o in parte, finalizzate a<br />
ridurre considerevolmente l’ammontare<br />
del debito. I dati di bilancio mostrano anche<br />
che <strong>Finmeccanica</strong> ha fiducia sulle sue<br />
prospettive per il futuro, lo conferma il volume<br />
degli investimenti in ricerca e sviluppo.<br />
Un Gruppo che opera in settori ad alta<br />
tecnologia deve costantemente rinnovare<br />
e migliorare il proprio know-how e deve<br />
essere in grado di indirizzare la spesa per<br />
la ricerca tecnologica e di base e quella applicata<br />
allo sviluppo o al miglioramento<br />
dei prodotti in risposta ai requisiti dei<br />
clienti, con un’ottica di ritorno degli investimenti<br />
di medio-lungo periodo. Nel 2011<br />
la spesa per R&D è rimasta costante in valore<br />
assoluto, 2,02 miliardi di euro, ma,<br />
considerando la riduzione dei ricavi, rappresenta<br />
circa il 12% dei ricavi. L’intenzione<br />
è quella di continuare a dedicare importante<br />
risorse al rinnovamento tecnologico<br />
e, concentrando i fondi nei settori caratterizzati<br />
dalle più interessanti prospettive<br />
di sviluppo, si otterrà un “ritorno” e<br />
beneficio proporzionalmente maggiore.<br />
<strong>Finmeccanica</strong> non è in grado di effettuare<br />
investimenti adeguati in tutti i settori nei<br />
quali opera. Disperdere risorse limitate<br />
condurrebbe a un impoverimento progressivo<br />
e a uno scadimento tecnologico<br />
competitivo. Ecco perché è necessario abbandonare<br />
alcune attività e prodotti oppure<br />
trovare partner forti che consentano<br />
di ridurre i costi e i rischi pur permettendo<br />
la realizzazione degli obiettivi di crescita<br />
tecnologica.<br />
Le iniziative attuate, intraprese e che sono<br />
in via di esecuzione produrranno una<br />
svolta nell’arco di un biennio. L’esercizio in<br />
corso vedrà sostanzialmente il mantenimento<br />
dei volumi di attività dello scorso<br />
anno e un flusso di nuovi ordini almeno<br />
equivalente a quello del 2011. Ci sarà un<br />
miglioramento dei risultati operativi pur<br />
tenendo conto degli ulteriori costi straordinari<br />
che saranno imputati al bilancio<br />
2012, ma il Gruppo non avrà più bisogno di<br />
assorbire denaro per funzionare. Quanto<br />
al 2013, le prime indicazioni sono ancor più<br />
positive, con una crescita, sia pur modesta<br />
dei ricavi, un marcato miglioramento del<br />
risultato operativo, una generazione di<br />
cassa positiva e una diminuzione del debito<br />
anche a prescindere dalle previste cessioni.<br />
Questi sono sicuramente obiettivi<br />
ambiziosi, ma raggiungibili e sanciranno i<br />
primi passi della nuova <strong>Finmeccanica</strong> dopo<br />
la sua metamorfosi.<br />
Sopra, l’AW139 dell’Aeronautica Militare.<br />
Il Gruppo continuerà a sostenere investimenti nei settori<br />
dell’aerospazio, dell’ala rotante e dell’elettronica<br />
Sopra, <strong>Finmeccanica</strong> sarà sempre più impegnata nei<br />
nuovi settori della cyber defense e cyber security nonché<br />
dell’alta tecnologia duale e civile<br />
28<br />
29
F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
le sfiDe<br />
Del CYBER<br />
WORLD<br />
spEcialE cYBER<br />
uFINmECCANICA CRESCE E SI AFFERmA<br />
NELLA CYBER SECURITY<br />
già oggi la nostra vita quotidiana è<br />
fortemente dipendente da numerosi<br />
sensori e dispositivi elettronici<br />
collegati fra loro tramite reti di comunicazione<br />
sempre più capillari e pervasive, gestiti<br />
da complesse applicazioni informatiche<br />
di cui è necessario garantire il funzionamento<br />
in totale sicurezza. Questo in<br />
ambito militare e civile, sia che si tratti di<br />
sistemi per la difesa nazionale, complessi<br />
sistemi di automazione per la gestione di<br />
infrastrutture critiche (reti di trasporto,<br />
generazione e distribuzione di energia) o il<br />
nostro personal computer (che contiene<br />
“importanti” immagini e dati personali), e<br />
sarà ancor più vero in futuro con l’affermarsi<br />
delle smart solutions, (ancora applicate<br />
all’energia – smart grid, ai trasporti –<br />
intelligent transport systems o alla nostra<br />
vita quotidiana – domotica). Si scambiano<br />
quantità enormi di dati che costituiscono<br />
un patrimonio informativo da gestire e<br />
proteggere dalle nuove tipologie di minacce<br />
per la sicurezza rivolte alle infrastrutture<br />
ICT. Minacce che possono diffondersi<br />
con grande rapidità, colpendo un’amplissima<br />
area geografica e produrre danni di<br />
elevata rilevanza economica e sociale. Per<br />
prevenire e contrastare questi pericoli si<br />
sono sviluppate capacità di cyber security:<br />
mezzi, applicazioni e servizi per garantire<br />
la sicurezza da attacchi di tipo cyber ad<br />
uso non solo di imprese, infrastrutture critiche<br />
nazionali, pubbliche amministrazioni<br />
e istituzioni preposte alla sicurezza interna<br />
ed alla difesa, ma anche di ogni singolo<br />
cittadino.<br />
Da tempo <strong>Finmeccanica</strong> ha iniziato a sviluppare<br />
attività tese alla protezione delle<br />
applicazioni informatiche e delle infrastrutture<br />
di comunicazione della Difesa<br />
Italiana, del Ministero degli Interni e di<br />
molti altri enti istituzionali. Facendo leva<br />
sulle proprie competenze distintive, il<br />
Gruppo <strong>Finmeccanica</strong> ha elaborato un’offerta<br />
completa di prodotti e servizi di cyber<br />
security che copre ogni aspetto, dall’analisi<br />
del rischio e assessment delle vulnerabilità<br />
alla progettazione e implementazione<br />
dell’architettura di sicurezza, dalla gestione<br />
completa dei servizi di sicurezza, al supporto<br />
specialistico per l’analisi e la gestione<br />
di incidenti, fino alla certificazione, simulazione<br />
e training specialistico. In definitiva,<br />
il Gruppo <strong>Finmeccanica</strong> non solo<br />
consolida la propria leadership nazionale<br />
del settore, ma si pone all’avanguardia nel<br />
panorama internazionale. Oltre alle soluzioni<br />
innovative per lo scambio di dati IP<br />
(Intellectual Property) cifrati ad alta velocità<br />
(secure networking) e per la interconnessione<br />
sicura di reti con diverso livello di<br />
classificazione (multilevel security), una<br />
caratteristica distintiva dell’offerta <strong>Finmeccanica</strong><br />
è rappresentata dai Managed<br />
Security Services. La complessità dei sistemi<br />
di sicurezza e la necessità di mantenere<br />
il controllo 24 ore su 24 rendono la gestione<br />
dell’ICT security un processo molto<br />
complesso, che richiede personale altamente<br />
specializzato in grado di intervenire<br />
in tempo reale, sia nella fase di prevenzione<br />
sia in quella di incident handling e disaster<br />
recovery in seguito o durante un<br />
tentativo di attacco cyber.<br />
Da oltre dieci anni, <strong>Finmeccanica</strong> gestisce<br />
centri specializzati in queste attività (i cosiddetti<br />
SOC, Security Operation Center) e<br />
ha recentemente realizzato, presso il sito<br />
di Pescara, un’infrastruttura con data center<br />
ridondati e progettati secondo le best<br />
practice in tema di business continuity e disaster<br />
recovery, con alti livelli di ridondanza<br />
e protezioni che garantiscono il massimo<br />
livello di sicurezza fisica. La nuova<br />
struttura è dotata di un’innovativa architettura<br />
di supercalcolo, che renderà più<br />
veloce e sicura l’analisi e la correlazione di<br />
fonti informative eterogenee, per identificare<br />
tipologia e provenienza delle minacce,<br />
esaminando sia ciò che accade in rete,<br />
sia i contenuti informativi delle comunicazioni<br />
e i database sulle possibili minacce.<br />
Inoltre con il Security Operation Center,<br />
<strong>Finmeccanica</strong> è in grado di integrare le<br />
informazioni derivanti dai sistemi di protezione<br />
da attacchi informatici (sicurezza<br />
logica) con quelle provenienti da sensori<br />
per la sicurezza fisica. Il che consente di affrontare<br />
e gestire, in modo coordinato e<br />
coerente, la sicurezza e confidenzialità<br />
delle informazioni rispetto alla salvaguardia<br />
degli asset fisici e alla tutela delle persone.<br />
Pertanto, la correlazione di informazioni<br />
provenienti da diversi domini (fisico,<br />
logico, organizzativo) consente di evidenziare<br />
i possibili rischi per la continuità del<br />
business e affrontare le situazioni di emergenza<br />
a fronte di sabotaggi o malfunzionamenti<br />
dei sistemi di sorveglianza o degli<br />
impianti di servizio.<br />
Il livello di eccellenza delle capacità <strong>Finmeccanica</strong><br />
in ambito cyber security & defense<br />
è confermato dal recente successo<br />
del Gruppo (assieme alla statunitense<br />
Northrop Grumman) nella gara denominata<br />
NCIRC per la realizzazione della capacità<br />
di “difesa e contrasto” dalle minacce<br />
alle reti di TLC e ai Sistemi Informatici<br />
della NATO e dalle attività svolte sia in<br />
Italia sia all’estero. In Italia, <strong>Finmeccanica</strong><br />
è partner tecnologico di clienti Istituzionali<br />
(tra cui ENAV e INPS, Protezione Civile,<br />
MoD - C4D/Cyber Defense Capability<br />
/CERT Esercito, MoI, Agenzia delle Dogane,<br />
Polizia, Carabinieri) nonchè di primari<br />
gruppi commerciali (Telecom Italia) e finanziari<br />
(Intesa Sanpaolo). Nel Regno<br />
Unito, <strong>Finmeccanica</strong> dispone di un Security<br />
Operation Center dedicato alle attività<br />
di monitoraggio e gestione della sicurezza<br />
logica di clienti istituzionali e industriali,<br />
oltre che essere un partner tecnologico<br />
di riferimento per il Government<br />
Communication Headquarters (GCHQ,<br />
l’organismo deputato al controllo della sicurezza<br />
cyber per le infrastrutture critiche).<br />
Forte di queste referenze, <strong>Finmeccanica</strong><br />
prevede di indirizzare la propria offerta<br />
verso quei Paesi con alto tasso di sviluppo<br />
delle infrastrutture, caratterizzati<br />
da elevate potenzialità di crescita della<br />
domanda di servizi di sicurezza da attacchi<br />
informatici, facendo leva sull’attuale<br />
presenza industriale del Gruppo e sulla<br />
rete di partner locali. Ad oggi <strong>Finmeccanica</strong><br />
garantisce la sicurezza dei propri asset<br />
e quella dei propri clienti in Europa e nel<br />
mondo attraverso gli oltre 400 esperti basati<br />
in Italia e nel Regno Unito, il cui contributo<br />
al business del Gruppo sta costantemente<br />
crescendo.<br />
Sopra, il team di Security Analyst che offre supporto<br />
ai clienti del SOC (Security Operation Center)<br />
di SELEX Elsag<br />
30<br />
31
F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
CYBER SECURITY:<br />
spEcialE cYBER<br />
cosÌ fan tUtti<br />
La sicurezza delle infrastrutture ICT e<br />
la cosiddetta Information Assurance<br />
sono requisiti definitivamente irrinunciabili<br />
per il settore pubblico e privato.<br />
L’esposizione a rischi connessi a minacce<br />
di tipo cyber è infatti in costante<br />
aumento. Questa esposizione è naturalmente<br />
più critica per quelle nazioni tecnologicamente<br />
avanzate, con un notevole<br />
volume di attività dipendenti da infrastrutture<br />
ICT.<br />
Al Summit NATO tenutosi a Lisbona, nel<br />
novembre 2010, le nazioni hanno pertanto<br />
formalmente riconosciuto la necessità<br />
di cooperare sul tema della cyber security<br />
e della cyber defense. Quest’ultima è diventata<br />
una delle priorità della NATO che<br />
dovrà ragguagliare sulle azioni intraprese<br />
al prossimo Summit di Chicago.<br />
Tradizionalmente, i militari hanno sempre<br />
operato su quattro dimensioni: la terra,<br />
il mare, l’aria e lo spazio. La rapida evoluzione<br />
tecnologica e la crescente dipendenza<br />
della società moderna dalla tecnologia<br />
hanno dato origine a una quinta dimensione,<br />
inizialmente limitata a vandalismo<br />
e criminalità, ma ora estesa al warfare.<br />
Questa quinta dimensione è il cyberspace<br />
ovvero lo spazio cibernetico, quel<br />
dominio caratterizzato dall’uso dell’elettronica<br />
e dello spettro elettromagnetico<br />
per immagazzinare, modificare e scambiare<br />
informazioni attraverso le reti informatiche<br />
e le loro infrastrutture fisiche.<br />
La guerra cibernetica è una sorta di guerureaLtà<br />
e prospettIve dI un<br />
settore emergente<br />
32<br />
33
F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
spEcialE cYBER<br />
ra “silente”, intangibile, dove, a differenza<br />
dei conflitti tradizionali, l’impatto non è<br />
misurato sulla base del numero dei soggetti<br />
coinvolti (body-count) o dei territori<br />
contesi (land captured), ma piuttosto sulla<br />
base dei bit e dei byte delle informazioni<br />
codificate, rubate, o manipolate. Gli effetti<br />
di tale guerra silente possono tuttavia<br />
essere evidenti fino a diventare addirittura<br />
catastrofici.<br />
Quali sono, quindi, gli elementi di base che<br />
differenziano un conflitto tradizionale da<br />
un attacco informatico e che quindi aiutano<br />
a impostare le risposte tecnologiche? In<br />
estrema sintesi sono quattro:<br />
• l’attribuzione: è difficile, se non impossibile,<br />
provare con certezza la vera sorgente<br />
di un attacco informatico;<br />
• la sanzione: anche se la sorgente fosse<br />
nota, nessuna struttura geopolitica è<br />
stata ancora istituita per una risposta<br />
appropriata, eccetto che per alcune misure<br />
legali applicabili in ogni singolo stato<br />
a crimini informatici e/o vandalismo<br />
sulla rete;<br />
• la sproporzione: il danno causato da un<br />
attacco informatico può avere maggior<br />
effetto di quanto possa essere il peso<br />
delle risorse e del manpower a disposizione<br />
dell’aggressore;<br />
• la deterrenza: al momento ci sono pochi<br />
modi per scoraggiare gli aggressori. La<br />
superiorità militare non riesce a essere<br />
un deterrente né un impedimento. La<br />
superiorità tecnologica può essere d’aiuto,<br />
ma non è sufficiente.<br />
Lo spazio cibernetico è quindi un dominio<br />
globale senza confini, all’interno del quale<br />
governi, istituzioni, industria, società civile<br />
sono attori partecipanti e interessati a contrastare<br />
e debellare la minaccia.<br />
La cyber defense richiede perciò lo sviluppo<br />
di un concetto non convenzionale e di una<br />
dottrina “non tradizionale”, presuppone<br />
un approccio innovativo e molto diverso rispetto<br />
a quello richiesto per contrastare altre<br />
tipologie di minaccia più tradizionali. In<br />
questo contesto poi non bisogna dimenticare<br />
che la maggior parte delle reti è fuori<br />
dal diretto controllo dei governi!<br />
è difficile, quindi, ipotizzare che una minaccia<br />
sviluppata e poi propagata attraverso<br />
un sistema aperto di portata globale come<br />
Internet possa essere neutralizzata<br />
grazie a una semplice azione isolata. In tale<br />
situazione si deve considerare che, per<br />
affrontare le debolezze nel cyberspazio,<br />
non c’è altro modo se non quello di una<br />
stretta collaborazione tra le Istituzioni nazionali<br />
e internazionali, tra settore pubblico<br />
e settore privato.<br />
Qualche numero consente di percepire<br />
compiutamente l’entità del problema.<br />
Secondo il rapporto 2010 della Commissione<br />
d’esame sui rapporti economici e di sicurezza<br />
con la Cina, presentato al Congresso<br />
Americano, negli ultimi 5 anni, il tasso<br />
medio di crescita di incidenti dolosi (solo<br />
quelli denunciati, ovviamente) relativi ad<br />
attività informatiche è stato circa del 25<br />
per cento. Nello stesso periodo, il tasso di<br />
individuazione di nuove forme e tipologie<br />
di malware, secondo le statistiche pubblicate<br />
dall’organizzazione tedesca AV-TEST,<br />
è stata addirittura cinque volte maggiore.<br />
Questi due riferimenti rendono evidente<br />
l’impressionante dimensione della rapidità,<br />
pervasività e mutabilità della minaccia<br />
cyber negli ultimi tempi. E questo fenomeno<br />
non si arresterà, ma continuerà a<br />
crescere: una escalation a tutti gli effetti.<br />
La protezione, ovvero la resilienza informatica<br />
di una infostruttura sensibile, è conseguentemente<br />
la prima delle priorità in<br />
questo contesto. Ciò richiede un certo numero<br />
di capacità:<br />
• quella di assicurare la riservatezza, integrità<br />
e disponibilità delle informazioni<br />
presenti in qualsiasi infrastruttura ICT,<br />
prevenendo danni, utilizzi non autorizzati<br />
o lo sfruttamento dei sistemi di comunicazione<br />
e delle informazioni contenute<br />
all’interno;<br />
• quella di raccogliere informazioni relative<br />
ad attività nella rete, quindi di fare intelligence<br />
e di sfruttare i dati ottenuti da<br />
obiettivi o da sistemi informativi o<br />
network degli aggressori;<br />
• quella di ripristinare sistemi elettronici<br />
di informazione e comunicazione in caso<br />
di un attacco informatico o di un disastro<br />
naturale;<br />
• quella di fare leva sui computer network<br />
per danneggiare, bloccare o degradare le<br />
azioni degli aggressori, in altre parole<br />
una capacità di attacco a fini difensivi<br />
Conseguentemente, la resilienza cyber delle<br />
infrastrutture ICT implica la sicurezza fisica<br />
dei nodi della rete; l’adozione di<br />
hardware pienamente affidabile; l’utilizzo<br />
di software certificato; l’implementazione<br />
di connessioni di comunicazione sicure, sistemi<br />
di autentificazione, crittografia; l’impiego<br />
di personale qualificato; l’istruzione<br />
e la formazione specialistica; la simulazione<br />
e le esercitazioni congiunte.<br />
Nell’approccio collaborativo tra differenti<br />
Paesi, e all’interno dello stesso Paese tra<br />
differenti soggetti, per neutralizzare la minaccia<br />
cyber si deve mettere in conto un<br />
mix appropriato di elementi procedurali,<br />
operativi e infrastrutturali tra i quali:<br />
• trasparenza non solo sulla tipologia ma<br />
sull’evoluzione della minaccia;<br />
• convergenza sugli standard minimi per<br />
la valutazione del livello di pericolosità<br />
della stessa;<br />
• approccio coordinato alla ricerca preventiva<br />
di dati che permettono di individuare<br />
il malware;<br />
• razionalizzazione delle policy e best practice<br />
collegate all’ICT in termini cyber;<br />
• interoperabilità tra differenti SOC (Security<br />
Operation Center), vitali per l’operatività<br />
di un sistema Paese (CNI);<br />
• cooperazione e partnership pubblico -<br />
privato.<br />
All’interno di questo dominio, la minaccia<br />
continua a evolvere, incrementando il livello<br />
di sofisticazione e di intrusione pervasiva.<br />
L’evoluzione è stata significativa. Si<br />
è passati da eventi non specificatamente<br />
pianificati ad attacchi perpetrati strategicamente,<br />
puntando a obiettivi precisi tali<br />
da compromettere la capacità d’azione<br />
dell’attaccato e non solo su Internet.<br />
La minaccia sta quindi sviluppandosi secondo<br />
una direttrice che renda possibile<br />
produrre conseguenze anche distruttive.<br />
Non si sta più parlando soltanto di impedire<br />
l’operatività per esempio di un business<br />
(attraverso il solito denial of access) ma di<br />
minare elementi critici o comunque di cercare<br />
accesso a informazioni di rilevanza critica<br />
dove tale definizione deve essere interpretata<br />
in senso ampio.<br />
La sofisticazione assume oggi un aspetto<br />
Sopra, il SOC di SELEX Elsag, presso la sede di Pescara<br />
34<br />
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F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
spEcialE cYBER<br />
re una preparazione non solo di tecniche<br />
di spionaggio, ma anche di sicurezza Internet<br />
e di Information Technology.<br />
Nasce quindi anche l’esigenza di una formazione<br />
specialistica capace di sviluppare<br />
le competenze necessarie.<br />
Il ruolo di <strong>Finmeccanica</strong> nella cyber<br />
Il Gruppo ha al proprio interno significative<br />
capacità nel settore della cyber security e in<br />
quello della cyber defense.<br />
Queste capacità sono presenti in Italia e in<br />
UK, rispettivamente all’interno di SELEX<br />
Elsag a Pescara e a Garbagnate (Milano), di<br />
SELEX Sistemi Integrati a Roma e a Bristol,<br />
quest’ultima presso la consociata Vega.<br />
All’interno del Gruppo sono presenti tre<br />
SOC (Security Operation Center), due a Pescara,<br />
di cui uno recentemente inaugurato,<br />
e uno a Bristol. Da questi SOC vengono erogati<br />
servizi di cyber security verso un’ampia<br />
gamma di clienti che va dall’industria, alla<br />
Pubblica Amministrazione, alle banche, alle<br />
utility, all’ENAV e ad alcuni ministeri. Importanti<br />
successi sono stati conseguiti in<br />
queste ultime settimane a partire dall’affermazione<br />
nella gara NATO per il NCIRC<br />
(NATO Computer Incident Response Capa-<br />
trasversale ai molteplici network e infrastrutture<br />
di rete con obiettivi precisi di targeting<br />
e con una tattica multi-stage per<br />
quanto concerne la modalità con cui portare<br />
l’attacco, per evitarne una facile attribuzione<br />
e per incrementare la difficoltà a scoprirla,<br />
intercettarla e tracciarla.<br />
Tale sofisticazione implica nuove tecniche<br />
per attuare quanto descritto. Sempre di<br />
più, gli attacchi stanno diventando strategicamente<br />
pianificati e selettivi in termini<br />
di scelta dell’obiettivo, più avanzati in termini<br />
di capacità di comando e controllo –<br />
per agire una volta all’interno dell’obiettivo,<br />
basandosi più su funzionalità di tipo<br />
host piuttosto che facendo leva su vulnerabilità<br />
esistenti all’interno dell’obiettivo –,<br />
più stratificati, con capacità di auto aggiornamento<br />
e di presenza silente.<br />
Tutto questo comporta costi per così dire<br />
antitetici: bassi per perpetrare l’attacco,<br />
notevoli invece e time consuming per difendersi<br />
e/o mettersi in sicurezza.<br />
In questo contesto, le misure preventive diventano<br />
pertanto strategiche e, tra queste,<br />
si annovera la cyber intelligence.<br />
Con cyber intelligence s’intende quella<br />
combinazione di analisi delle informazioni,<br />
tracciatura delle stesse e contrasto<br />
alle minacce digitali. Questo tipo di intelligence<br />
è quindi un mix di spionaggio<br />
fisico e difesa. Proteggere enti, come un<br />
governo, da queste minacce informatiche<br />
è il principale obiettivo di questo tipo<br />
di intelligence.<br />
Uno dei principali compiti della cyber intelligence<br />
è, dunque, quello di creare sistemi<br />
di sicurezza contro queste minacce<br />
digitali. Uno specialista o meglio un professionista<br />
di cyber intelligence deve avebility)<br />
a quelle del CERT per l’Esercito e la<br />
Difesa italiani.<br />
Il successo nella gara NATO costituisce<br />
un’affermazione di rilievo internazionale<br />
ponendo a tutti gli effetti il Gruppo quale<br />
leader nella cyber defense a livello internazionale,<br />
Stati Uniti esclusi. In questo<br />
progetto, il Gruppo dovrà completare<br />
l’architettura software del test bed NA-<br />
TO presso il quartier generale, estenderne<br />
la realizzazione a circa 50 siti e comandi<br />
NATO dislocati in differenti Paesi,<br />
di cui uno anche in teatro operativo, sviluppare<br />
applicativi software per la compilazione<br />
tattica e il supporto alle decisioni<br />
(comando e controllo).<br />
Le principali competenze del Gruppo risiedono<br />
nella progettazione di architetture<br />
SOC e relativa integrazione e nella<br />
messa a punto di applicativi di alto livello<br />
in grado di gestire servizi cyber di security<br />
e defense sia in ambito civile sia militare.<br />
L’erogazione dei servizi è sempre frutto di<br />
una collaborazione con i cliente a valle di<br />
un processo di supporto consulenziale<br />
che passa attraverso l’assessment sul rischio,<br />
il grado di vulnerabilità delle strutture<br />
CIS da proteggere e la definizione dei<br />
livelli di protezione, nonché l’eventuale<br />
supporto ad attività di change management<br />
organizzativo e formativo.<br />
L’impegno del Gruppo è anche verso i<br />
principali progetti di cooperazione internazionale,<br />
con un approccio sistemico di<br />
collaborazione in Italia e Regno Unito<br />
con le rispettive autorità. Da menzionare<br />
la partecipazione al programma MNE7<br />
dove si tratta dei cosiddetti global common<br />
e, come detto in precedenza, il cyberspace<br />
è uno di questi global common<br />
come lo spazio, le acque extra-territoriali.<br />
In questo progetto, il Regno Unito è<br />
leader per il cyberspace con il supporto di<br />
Italia e Finlandia per aspetti tecnologici<br />
e di legal framework.<br />
In ambito NATO/NIAG il Gruppo <strong>Finmeccanica</strong><br />
ha la leadership per lo studio relativo<br />
alla collaborazione settore privato/NATO<br />
in ambito cyber defense. Infine, è stato concluso<br />
recentemente un accordo di collaborazione<br />
con il comando ACT (Allied Command<br />
Transformation) NATO di Norkfolk<br />
sempre su temi di cyber defense.<br />
Sopra, pannelli di controllo per il monitoraggio<br />
in tempo reale delle infrastrutture critiche nazionali.<br />
A destra, il SOC di Pescara<br />
36<br />
37
F O C U S<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
spEcialE cYBER<br />
nato PiÙ sicUra<br />
con finmeccanica<br />
uFInmeCCanICa Cyber soLutIons<br />
sI aggIudICa La FornItura<br />
dI sIstemI dI CYBER SECU-<br />
RITY aLLa nato<br />
Il 29 febbraio scorso <strong>Finmeccanica</strong>, attraverso<br />
SELEX Elsag e Vega e in collaborazione<br />
con Northrop Grumman<br />
Corporation, si è aggiudicata un contratto<br />
della NATO per lo sviluppo, l’implementazione<br />
e il supporto del programma NCIRC<br />
(NATO Computer Incident Response Capability)<br />
- Full Operating Capability (FOC).<br />
Il contratto prevede la fornitura di un servizio<br />
con attività gestionali molto intense<br />
che garantirà la sicurezza delle informazioni<br />
a più di 50 tra comandi e sedi della<br />
NATO in 28 Paesi.<br />
Il sistema NCIRC utilizza una gamma di<br />
sensori e sofisticati sistemi di monitoraggio<br />
dislocati all’interno delle reti NA-<br />
TO e consentirà di individuare e rispondere,<br />
in modo rapido ed efficace, a minacce<br />
e problemi di vulnerabilità collegati<br />
alla cyber security. Altri elementi del<br />
sistema includono kit mobili per rispondere<br />
a emergenze cyber con capacità di<br />
pronto intervento, analisi e diagnostica<br />
di attacchi cyber.<br />
Il contratto è di particolare rilievo perché<br />
afferma il ruolo della NATO nella protezione<br />
di infrastrutture avanzate: con un<br />
valore di 58 milioni di euro, è il più grande<br />
che sia mai stato firmato nell’ambito della<br />
cyber defense al di fuori degli Stati Uniti<br />
e si prevede stabilisca uno standard tecnologico<br />
di riferimento per i 28 Paesi<br />
membri della NATO che cercano di proteggere<br />
i propri sistemi.<br />
“Questo risultato dimostra chiaramente<br />
la capacità di <strong>Finmeccanica</strong> di integrare<br />
le migliori competenze del Gruppo per<br />
fornire soluzioni avanzate di protezione<br />
da attacchi cyber a un’organizzazione internazionale<br />
di tale importanza”, ha dichiarato<br />
il Presidente e Amministratore<br />
Delegato di <strong>Finmeccanica</strong> Giuseppe Orsi.<br />
“Siamo estremamente soddisfatti che<br />
questa forte partnership, che associa capacità,<br />
risorse e competenze di aziende<br />
presenti nel Regno Unito, negli Stati Uniti<br />
e in Italia, sia stata scelta per offrire<br />
una soluzione vincente, in grado di soddisfare<br />
pienamente i requisiti di un così<br />
significativo programma della NATO, alla<br />
cui realizzazione <strong>Finmeccanica</strong> assicura il<br />
massimo impegno”.<br />
La rigida tempistica del programma NCIRC<br />
è stata definita al Summit di Lisbona del<br />
2010, durante il quale i capi di stato e di<br />
governo dei Paesi della NATO hanno sottolineato<br />
la necessità dell’organizzazione<br />
di proteggersi dalle minacce di attacchi<br />
cyber entro la fine del 2012. Da allora la<br />
NATO si è mossa in modo estremamente<br />
rapido per individuare la soluzione migliore<br />
e ha firmato un contratto in meno<br />
di sei mesi dalla pubblicazione del bando<br />
di gara. “Il contratto riguarda l’ammodernamento<br />
delle tecnologie presenti alla<br />
NATO e il passaggio a una piena capacità<br />
operativa entro dicembre 2012, quindi i<br />
tempi sono piuttosto stretti”, dichiara<br />
Paul McGregor di <strong>Finmeccanica</strong> Cyber Solutions<br />
UK.<br />
“Il programma è il risultato diretto dell’impegno<br />
dei Paesi NATO per migliorare<br />
le capacità di individuazione, difesa e ripristino<br />
della piena operatività in caso di<br />
attacchi cyber ai sistemi ‘critici’ dell’Alleanza.<br />
L’assegnazione di questo contratto<br />
è un passo importante per rendere disponibili<br />
queste capacità entro la fine del<br />
2012”, rileva Gabor Iklody, assistente del<br />
Segretario Generale e responsabile dell’organismo<br />
di difesa cyber presso il quartier<br />
generale della NATO.<br />
Il Regno Unito, dopo gli Stati Uniti, è uno<br />
dei Paesi NATO più impegnati nella cyber<br />
defense, avendo destinato 650 milioni di<br />
sterline per la cyber security nel suo Strategic<br />
Defence and Security Review. “Questo<br />
contratto segna una svolta importante,<br />
in particolare nel settore della difesa:<br />
dopo anni in cui si è parlato di cyber e le<br />
aziende hanno investito in questo campo,<br />
partecipato a conferenze ed eventi pubblici<br />
e sviluppato capacità, finalmente il<br />
mercato ci è venuto incontro”, sottolinea<br />
McGregor. Pubblicato a novembre, il documento<br />
del Governo relativo alla UK Cyber<br />
Security Strategy ha riconosciuto il bisogno<br />
di una partnership forte e di una<br />
collaborazione tra pubblico e privato in<br />
maniera tale che le organizzazioni con un<br />
approccio proattivo alla cyber security lo<br />
possano sfruttare come elemento competitivo<br />
distintivo nell’ottica della valorizzazione<br />
delle opportunità di business.<br />
Grazie a questo contratto chiave per la<br />
protezione della NATO dalle minacce di<br />
attacchi cyber, <strong>Finmeccanica</strong> ha dimostrato<br />
di possedere una elevata competenza<br />
nelle complesse soluzioni tecniche<br />
necessarie a mettere in sicurezza una sofisticata<br />
rete di comunicazioni internazionale,<br />
posizionandosi tra le poche aziende<br />
leader nel segmento più alto del settore.<br />
Offrendo queste capacità nei molti Paesi<br />
in cui opera, <strong>Finmeccanica</strong> garantirà ai<br />
suoi clienti un supporto basato su una solida<br />
esperienza e le tecnologie di protezione<br />
più avanzate, un fattore chiave per la<br />
sicurezza delle infrastrutture e dell’economia<br />
di una nazione.<br />
Sopra, l’Ambasciatrice Leslie Mariot, UK Permanent<br />
Representative della NATO, Alberto de Benedictis,<br />
Amministratore Delegato di <strong>Finmeccanica</strong> UK<br />
e Georges d’Hollander, Direttore Generale di NC3A,<br />
dopo la cerimonia per la firma del contratto<br />
38<br />
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gli Usa alla ricerca<br />
Di investimenti e<br />
Posti Di lavoro<br />
Nancy L. McLernon<br />
Presidente e Amministratore Delegato della Organization for International Investment<br />
uInSoURCIng, INGREdIENTE ESSEN-<br />
ZIALE dEL RINASCImENTO ECO-<br />
NOmICO dEGLI USA<br />
nei circoli politici di Washington e nel<br />
resto degli Stati Uniti l’occupazione<br />
è il tema del giorno. I politici sanno<br />
che il loro stesso futuro dipende dalla capacità<br />
del Governo di risollevare l'economia<br />
americana e liberarla definitivamente<br />
dalle sabbie mobili della recessione.<br />
Per raggiungere questo obiettivo, le istituzioni<br />
devono avere una visione chiara dell’economia<br />
globale e delle strategie che<br />
possono consentire al Paese di competere<br />
con successo a livello mondiale. In particolare,<br />
nell’ultimo anno su questo fronte si<br />
sono registrati alcuni importanti progressi.<br />
Lo scorso gennaio il Presidente Obama ha<br />
organizzato un forum per promuovere l’insourcing,<br />
ovvero la creazione di posti di lavoro<br />
sul territorio americano da parte di società<br />
globali come <strong>Finmeccanica</strong>, presente<br />
in 29 Stati con le sue molteplici controllate,<br />
che complessivamente danno lavoro a<br />
11.000 dipendenti americani.<br />
Considerate le condizioni dell’economia<br />
statunitense e l’esigenza impellente di ridurre<br />
il tasso di disoccupazione nazionale,<br />
il modo migliore per aumentare l’occupazione<br />
è quello di creare condizioni capaci di<br />
attirare sia le aziende globali, sia quelle nazionali.<br />
In occasione del forum Insourcing<br />
American Jobs, organizzato dal Presidente<br />
Obama, i politici hanno ampiamente riconosciuto<br />
i vantaggi derivanti dagli investimenti<br />
delle aziende internazionali negli<br />
Stati Uniti, fenomeni economici che hanno<br />
un ruolo di primaria importanza nella storia<br />
dell’insourcing in America.<br />
Le controllate statunitensi dei gruppi globali<br />
hanno infatti creato oltre cinque milioni<br />
di posti di lavoro in America e contribuiscono<br />
all’economia nazionale con un totale<br />
di oltre 410 miliardi di dollari di retribuzioni<br />
annue. Secondo una relazione pubblicata<br />
nel 2011 dal Council of Economic Advisers<br />
del Presidente Obama, gli investimenti<br />
esteri sono stati il fattore determinante<br />
nella crescita del mercato del lavoro statunitense<br />
negli anni Ottanta e Novanta, con<br />
la creazione di oltre 35 milioni di nuovi posti<br />
di lavoro.<br />
Inoltre, le controllate statunitensi di gruppi<br />
esteri si concentrano prevalentemente nell’industria<br />
manifatturiera americana e rappresentano<br />
il 17% dell’occupazione complessiva<br />
del settore manifatturiero. è questo<br />
tipo di insourcing che può fornire un<br />
contributo decisivo alla ripresa della produzione<br />
industriale americana.<br />
I posti di lavoro creati da queste aziende<br />
sono poi di alto livello, altamente specializzati<br />
e ben retribuiti. I lavoratori americani<br />
impiegati in queste aziende guadagnano<br />
in media oltre 77.000 dollari l’anno, il 33%<br />
in più rispetto a chi lavora in aziende statunitensi.<br />
Tuttavia, le ultime tendenze a livello<br />
di investimenti globali sono preoccupanti.<br />
Le statistiche mostrano infatti che gli investimenti<br />
esteri negli Stati Uniti sono in<br />
netto calo e questo fenomeno ha attirato<br />
l’attenzione di molti membri del Congresso<br />
e del Governo. Nel corso degli ultimi dieci<br />
anni, la quota di investimenti esteri su<br />
scala mondiale negli Stati Uniti è infatti diminuita,<br />
passando da oltre il 40% a circa il<br />
17% . Di fronte a questi dati, i politici hanno<br />
finalmente capito che il Paese deve fare di<br />
più per battere la concorrenza globale e attirare<br />
aziende internazionali.<br />
è in questo contesto che si inserisce il lancio<br />
di SelectUSA, la prima organizzazione<br />
federale creata dal Governo, la primavera<br />
scorsa, per promuovere gli investimenti internazionali<br />
negli Stati Uniti e aiutare le<br />
aziende straniere a superare le difficoltà<br />
connesse all’avviamento di un'attività<br />
commerciale in America.<br />
A breve distanza dall’annuncio di questa<br />
iniziativa, il Presidente Obama ha rilasciato<br />
dichiarazioni a favore di una “politica aperta<br />
agli investimenti”, sottolineando l’importanza<br />
dei vantaggi economici legati<br />
agli investimenti esteri negli Stati Uniti e<br />
riaffermando così il tradizionale principio<br />
in base al quale le controllate di gruppi globali<br />
devono poter godere dello stesso trattamento<br />
legale e normativo riservato alle<br />
aziende statunitensi.<br />
In un Congresso molto “partisan”, oggi sono<br />
palpabili l’entusiasmo e la determinazione<br />
nel rendere nuovamente gli Stati<br />
Uniti una meta più interessante per gli investimenti<br />
globali. L’anno scorso, nel quadro<br />
dei negoziati sulla riforma del regime<br />
fiscale applicabile alle aziende, si è tenuta<br />
un'audizione parlamentare interamente<br />
dedicata alla definizione della politica fiscale<br />
più adatta a incoraggiare gli investimenti<br />
esteri.<br />
Sebbene tali sviluppi siano nel complesso<br />
positivi, per le controllate statunitensi dei<br />
gruppi globali la sfida maggiore per il futuro<br />
consisterà nel far leva sulla capacità degli<br />
investimenti globali di generare cambiamenti<br />
concreti nella politica americana,<br />
tali da consentire di competere ad armi pari<br />
con le aziende locali.<br />
Del resto l’attività di insourcing fornisce<br />
da sempre un contributo sostanziale al<br />
mercato del lavoro statunitense: le società<br />
globali sono parte integrante della<br />
realtà americana tanto quanto le imprese<br />
nazionali. E Washington sta iniziando a<br />
rendersene conto.<br />
40<br />
41
A E R O N A U T I C A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
alenia aermacchi<br />
l’m-346<br />
entra in scena<br />
udaLLa CertIFICazIone mILItare<br />
ItaLIana neL gIugno 2011 aLLa<br />
seLezIone da parte dI IsraeLe<br />
Lo sCorso FebbraIo, IL nuovo<br />
addestratore aLenIa aermaCChI<br />
sta usCendo veLoCemente<br />
daLLa Fase dI svILuppo<br />
per entrare In servIzIo operatIvo<br />
In ItaLIa e sIngapore<br />
Selezione da parte del Ministero della<br />
Difesa israeliano, accettazione del<br />
secondo esemplare per l’Aeronautica<br />
Militare, partecipazione al salone di<br />
Singapore: per l’addestratore avanzato<br />
Alenia Aermacchi M-346, il febbraio 2012<br />
ha aperto nel modo migliore quello che si<br />
profila come l’anno del passaggio effettivo<br />
dalla fase di sviluppo a quella di operatività,<br />
così come il 2011 era stato l’anno<br />
della certificazione.<br />
La gara in Israele è stata tra le più impegnative<br />
in assoluto. Riguardava, infatti,<br />
una trentina di aeroplani e una delle forze<br />
aeree più avanzate e sofisticate del mondo,<br />
che li userà per preparare i piloti destinati<br />
ai velivoli da combattimento di quinta generazione,<br />
tra cui l’Eurofighter Typhoon e<br />
l’F-35 Joint Strike Fighter (quest’ultimo, tra<br />
l’altro, vede un’importante partecipazione<br />
nella produzione e assembaggio di Alenia<br />
Aermacchi), compresi i Boeing F-15l e i<br />
Lockheed Martin F-16I. A partire dalla metà<br />
del 2014, la Heyl Ha’Avir sostituirà dunque<br />
con il 105° Squadron di Hatzerim gli obsoleti<br />
Douglas TA-4 Skyhawk, il cui primo<br />
volo risale addirittura al 1954. Sebbene<br />
non si sia ancora giunti alla fase di contrattualizzazione,<br />
la vittoria riportata da<br />
Alenia Aermacchi nella fase di selezione è<br />
la terza nei confronti del concorrente coreano,<br />
il Kai T-50 Golden Eagle, in altrettante<br />
gare aperte. Il che dimostra con<br />
chiarezza che oggi il mercato chiede un<br />
vero addestratore, un aereo nato e concepito<br />
sin dall’inizio per tale ruolo. Non è un<br />
caso che Italia, Singapore e Israele siano<br />
accomunati dall’orientamento per l’F-35,<br />
il caccia le cui caratteristiche innovative<br />
contribuiscono ad accelerare l’obsolescenza<br />
degli addestratori nati per rispondere<br />
a esigenze (e filosofie) addestrative di<br />
tanti anni fa.<br />
La stessa scelta di Israele è stata fatta da<br />
Singapore, altro Paese con una linea di volo<br />
modernissima che, per molti anni, ha<br />
impiegato per l’addestramento avanzato<br />
gli Skyhawk (questa volta nelle versioni A-<br />
4SU/TA-4SU). Con questi due successi, oltre<br />
naturalmente agli aerei acquistati dall’Aeronautica<br />
Militare, l’M-346 ha dunque<br />
sconfitto la concorrenza nelle principali gare<br />
internazionali svoltesi fino ad oggi, rivelandosi<br />
a livello mondiale il miglior addestratore<br />
avanzato sul mercato. Le consegne<br />
dei 12 velivoli ordinati nel settembre<br />
2010 inizieranno già quest’anno ma, nel<br />
Paese asiatico, gli addestratori italiani si<br />
vedranno poco. La RSAF (Royal Singapore<br />
Air Force), che da anni ha spostato all’estero<br />
l’addestramento dei propri piloti per<br />
la mancanza di spazio aereo in patria, li<br />
assegnerà al 150° Squadron, che opera<br />
sulla base francese di Cazaux. È qui che gli<br />
allievi giungono, brevettati in Australia su<br />
Pilatus PC-21, presso il 130° Squadron, per<br />
prepararsi alla transizione sui caccia F-<br />
16C/D Block 52 delle linee da combattimento.<br />
La partecipazione dei primi due<br />
esemplari italiani al salone aerospaziale<br />
di Singapore è stata dunque una rara occasione<br />
di vedere “in casa” l’ultimo acquisto<br />
della RSAF. Come già era accaduto nel<br />
recente passato, gli M-346 si sono trasferiti<br />
a tappe dall’Italia, dimostrando anche<br />
la propria capacità di operare lontano dalle<br />
proprie basi abituali.<br />
Quest’anno, insomma, l’M-346 cambierà<br />
pelle. Nello stabilimento Alenia Aermacchi<br />
di Venegono (Varese) la nuova linea di<br />
montaggio ad alta automazione sta lavorando<br />
a ritmo intenso sugli aerei destinati<br />
alla RSAF. La linea è molto diversa da quelle<br />
tradizionali, a partire dal trasporto autoguidato<br />
e dalle misurazioni laser per assi-<br />
Sopra, l’M-346 presso il Reparto Sperimentale di Volo<br />
presso la base aerea di Pratica di Mare, Roma<br />
42<br />
43
A E R O N A U T I C A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
alenia aermacchi<br />
curare la massima precisione degli assemblaggi.<br />
è stata completamente ideata e<br />
progettata da Alenia Aermacchi, integrando<br />
competenze e soluzioni industriali di<br />
differenti settori, ovviamente facendo tesoro<br />
dell’esperienza produttiva dei prototipi<br />
e del velivolo di preserie. Si tratta di una<br />
linea con una capacità produttiva che può<br />
arrivare sino a quattro velivoli al mese, dove<br />
l’automazione è al servizio dell’ergonomia<br />
e della sicurezza del personale che vi<br />
lavora, assicurando le migliori condizioni<br />
operative e quindi la massima efficienza.<br />
Basti pensare che i tronconi di fusoliera arrivano<br />
al marry-up con un veicolo a guida<br />
automatica che usa un laser per leggere i<br />
percorsi ed è, a sua volta, controllato da un<br />
sistema ridondante che riconosce la stazione<br />
chiamante, le celle di carico e i codici a<br />
barre o gli emettitori a radiofrequenza.<br />
Tutto è quindi pronto per tradurre in produzione<br />
gli ordini già acquisiti e quelli in<br />
via di perfezionamento, come quello di<br />
Israele. I quattro esemplari italiani che<br />
inaugureranno la configurazione Full Trainer<br />
sono già stati completati e stanno effettuando<br />
le prove di volo.<br />
Anche se il programma non si è mai fermato,<br />
il punto di partenza della fase in atto si<br />
può considerare l’omologazione, ricevuta<br />
nel giugno 2011, da parte della Direzione<br />
Generale degli Armamenti Aeronautici<br />
(ARMAEREO), l’ente del Ministero della Difesa<br />
al quale il Codice della Navigazione attribuisce<br />
la responsabilità dell’aeronavigabilità<br />
dei velivoli militari. Il Certificato di Tipo<br />
di ARMAEREO dichiara, in sostanza, che<br />
il progetto e la realizzazione del T-346A –<br />
questa la designazione ufficiale militare<br />
italiana – rispondono agli standard internazionali<br />
previsti per l’impiego di quella<br />
categoria di macchine. Su questa base si<br />
innestano poi, per tutta la vita dell’aereo,<br />
l’integrazione di ulteriori capacità o l’aggiornamento<br />
di specifici impianti di bordo.<br />
Nell’ambito delle attività di qualifica del T-<br />
346A, nel dicembre 2011 il terzo aereo di<br />
produzione ha effettuato a Torino-Caselle<br />
sette voli prova con l’Helmet Mounted Display<br />
(HMD, visore integrato nel casco), sia<br />
di giorno sia di notte. Installato negli abitacoli<br />
anteriore e posteriore, l’HMD è integrato<br />
con l’avionica in modo da permettere lo<br />
svolgimento anche notturno delle missioni<br />
addestrative di attacco e navigazione,<br />
compreso il puntamento di sensori e armi.<br />
Il sistema, disegnato per essere installato<br />
su un normale casco da pilota modello<br />
HGU-55, fa parte delle dotazioni richieste<br />
dall’Aeronautica Militare per il proprio Full<br />
Trainer, in occasione dell’ordine (10 novembre<br />
2009) del nuovo sistema addestrativo<br />
integrato ITS (Integrated Training<br />
System) per il 61° Stormo di Lecce-Galatina.<br />
L’aereo T-346A – che rappresenta uno<br />
dei quattro moduli fondamentali dell’ITS,<br />
insieme a simulazione, infrastrutture e<br />
supporto logistico – monterà anche un sistema<br />
di comandi vocali (Voice Command<br />
Inputs), un Ground Proximity Warning<br />
System (GPWS, sistema di avviso di<br />
prossimità del terreno), un Pilot Activated<br />
Recovery System (PARS, sistema automatico<br />
di rimessa in volo orizzontale in caso<br />
di disorientamento dell’allievo pilota), un<br />
sensore Forward Looking Infra-Red (FLIR)<br />
simulato e uno Stores Management System<br />
(SMS, sistema di gestione dei carichi)<br />
integrato. Si tratta di equipaggiamenti<br />
già presenti sugli Eurofighter<br />
Typhoon in servizio con l’Aeronautica Militare<br />
o previste per il futuro F-35. La loro<br />
aggiunta rispetto alla configurazione industriale<br />
di base amplia ancor più le potenzialità<br />
del prodotto nel mercato europeo,<br />
per il quale resta il candidato naturale<br />
grazie al requisito Eurotrainer, nonché<br />
in quelli delle forze aeree più avanzate.<br />
Lo scorso 12 gennaio, intanto, il Reparto<br />
Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare<br />
ha ritirato il primo T-346A di serie<br />
(matricola militare 55144) per trasferirlo a<br />
Pratica di Mare (Roma). Qui, insieme al secondo<br />
esemplare, accettato il 6 febbraio,<br />
affronterà per tutto il primo semestre<br />
2012 le valutazioni e le prove operative.<br />
Completata questa fase, i due aerei rientreranno<br />
a Venegono per essere aggiornati<br />
alla configurazione Full Trainer, nella<br />
quale entreranno, infine, in linea con il 61°<br />
Stormo di Lecce-Galatina, la scuola di volo<br />
dell’Aeronautica Militare che da oltre<br />
mezzo secolo opera con gli addestratori a<br />
reazione di Alenia Aermacchi.<br />
L’entrata in servizio con le prime due forze<br />
aeree contribuirà a irrobustire ulteriormente<br />
il programma M-346, grazie all’accumulo<br />
di esperienza pratica e alla più rapida<br />
maturazione del velivolo e dei sistemi<br />
addestrativi di terra. La presenza a Cazaux<br />
sarà già da sola una vetrina per le altre<br />
forze aeree europee, a partire da quelle<br />
di Francia e Belgio che, su quella base,<br />
formano i propri piloti da caccia con macchine<br />
concepite sul finire degli anni Sessanta.<br />
Tutto ciò renderà l’addestratore<br />
italiano sempre più competitivo, sia per il<br />
consolidamento degli impegni preliminari<br />
già esistenti, sia riguardo alle grandi opportunità<br />
internazionali che Alenia Aermacchi<br />
vuole cogliere sin dal varo del programma.<br />
Sopra, il secondo velivolo di serie M-346, denominato<br />
T-346A, consegnato all’Aeronautica Militare Italiana<br />
In alto, a sinistra, il T-346A dell’Aeronautica Militare<br />
in volo; a destra, l’arrivo a Pratica di Mare<br />
44<br />
45
E L I C O T T E R I<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
agUstawestlanD<br />
Parola<br />
D’orDine:<br />
innovaZione<br />
uagustaWestLand pone L’InnovazIone<br />
aL Centro deI suoI<br />
pIanI dI svILuppo<br />
determinare il valore dell’innovazione<br />
ai fini della redditività di un’azienda<br />
è sempre un esercizio difficile<br />
perché ciò che l’innovazione produce<br />
non è sempre immediatamente quantificabile.<br />
Le attività di ricerca e sviluppo sono,<br />
infatti, valutabili nel lungo periodo così come<br />
lo è l’introduzione d’innovazione in<br />
prodotti e servizi già offerti sul mercato.<br />
Gli analisti finanziari, nonostante le difficoltà<br />
connesse alla valutazione dell’effettivo<br />
contributo economico fornito dall’innovazione,<br />
concordano tuttavia nel riconoscere<br />
che le organizzazioni più forti si distinguono<br />
per il loro impegno a innovare<br />
costantemente il modo in cui conducono<br />
le proprie attività nell’ambito di un processo<br />
di rinnovamento continuo.<br />
è appunto su questa volontà di miglioramento<br />
continuo che si basa la strategia di<br />
AgustaWestland, finalizzata alla creazione<br />
di valore per i clienti e alla contestuale<br />
ottimizzazione dei risultati economici.<br />
Bruno Spagnolini, Amministratore Delegato<br />
di AgustaWestland, considera questo<br />
costante impegno a migliorare un elemento<br />
essenziale sia per modificare lo status<br />
quo sia per individuare nuovi metodi di<br />
lavoro: “Sappiamo che non possiamo permetterci<br />
di restare fermi. La competitività<br />
del mercato, le esigenze dei nostri clienti e<br />
il ritmo dell’evoluzione tecnologica ci impongono<br />
d’affrontare in modo proattivo<br />
tutti gli aspetti della nostra attività: dalla<br />
produzione all’addestramento e al supporto<br />
che garantiamo ai nostri clienti in<br />
tutto il mondo”.<br />
Molti dei principali clienti di AgustaWestland<br />
hanno sottoscritto contratti per la “famiglia” di elicotteri<br />
46<br />
47
E L I C O T T E R I<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
agUstawestlanD<br />
Case study: la nuova “famiglia”<br />
di elicotteri AgustaWestland<br />
Lo scorso febbraio, AgustaWestland ha<br />
partecipato all’Heli-Expo di Dallas, uno degli<br />
appuntamenti commerciali più importanti<br />
del settore elicotteristico, dove ha ottenuto<br />
un successo senza precedenti. Durante<br />
la manifestazione, l’azienda ha annunciato<br />
ordini per oltre 700 milioni di euro,<br />
un risultato che è anche frutto della decisione<br />
di progettare elicotteri di nuova generazione<br />
come l’AW169 e l’AW189 che, insieme<br />
all’AW139, vanno a costituire una<br />
vera e propria “famiglia”.<br />
Molti dei principali clienti dell’azienda, tra<br />
cui la malese Weststar Aviation Services,<br />
la britannica Bond Aviation Group e l’irlandese<br />
Lease Corporation International<br />
hanno, infatti, sottoscritto nuovi contratti<br />
per tutti e tre questi modelli.<br />
Gli elicotteri di nuova produzione come<br />
l’AW169, le cui consegne inizieranno nel<br />
2015, e l’AW189, che ha effettuato il primo<br />
volo nel dicembre 2011, beneficiano sia del<br />
continuo processo d’innovazione sia di<br />
quanto appreso dal successo dell’elicottero<br />
medio biturbina AW139, di cui sono stati<br />
venduti a oggi circa 600 esemplari.<br />
Nell’ambito della “famiglia”, l’innovazione<br />
si traduce anche nella condivisione<br />
della stessa filosofia progettuale, manutentiva<br />
e in una medesima configurazione<br />
del cockpit, il che consentirà ai clienti di<br />
gestire in modo più efficiente flotte miste<br />
di elicotteri con classi di peso diverse e<br />
comprese tra le 4 e le 8,5 tonnellate.<br />
Oltre a possedere le medesime elevate caratteristiche<br />
in termini di prestazioni e sicurezza,<br />
la medesima configurazione del<br />
cockpit permetterà ai clienti di ridurre il<br />
costo e la durata dell’addestramento degli<br />
equipaggi e faciliterà il passaggio da<br />
un modello all’altro. Anche gli oneri di<br />
manutenzione saranno inferiori dato che<br />
numerosi componenti dei tre elicotteri<br />
sono gli stessi e il design presenta molti<br />
aspetti in comune.<br />
Dal punto di vista dello sviluppo, AW169 e<br />
AW189 condividono anche gli stessi requisiti<br />
di certificazione e, di conseguenza,<br />
i tempi d’introduzione sul mercato saranno<br />
inferiori. Fattore, quest’ultimo, di cruciale<br />
importanza per massimizzare il potenziale<br />
della linea dei prodotti destinati<br />
al mercato civile.<br />
Case study: il successo<br />
dell’iniziativa Target 95<br />
La disponibilità operativa di un elicottero<br />
è un requisito fondamentale per gli operatori<br />
di tutto il mondo e, in particolare,<br />
per quelli che operano nel settore petrolifero<br />
offshore che fa registrare una frequenza<br />
delle operazioni di volo superiore<br />
a quella di qualsiasi altro segmento del<br />
mercato. AgustaWestland, adottando un<br />
approccio innovativo nei rapporti con il<br />
cliente, ha avviato con CHC, l’operatore<br />
che utilizza il maggior numero di AW139 e<br />
che è uno dei principali player nel settore<br />
offshore, una collaborazione finalizzata<br />
allo sviluppo dell’iniziativa Target 95, un<br />
progetto specificamente mirato a ottimizzare<br />
il livello della disponibilità degli<br />
AW139 di CHC.<br />
Il successo di quest’iniziativa, che si proponeva<br />
di conseguire una disponibilità della<br />
flotta pari al 95%, è stato tale che il cliente<br />
l’ha definita “un modello d’interazione con<br />
i propri clienti per tutti gli OEM (Original<br />
Equipment Manufacturer)”.<br />
Guidato da un team del Customer Support<br />
& Services di AgustaWestland, con il supporto<br />
di numerosi altri enti dell’organizzazione<br />
e in stretta collaborazione con le controparti<br />
di CHC, Target 95 ha permesso al<br />
team congiunto d’identificare le cause della<br />
indisponibilità degli elicotteri e implementare<br />
le soluzioni più efficaci per ridurla<br />
al minimo.<br />
AgustaWestland ha accesso in tempo reale<br />
al database della flotta CHC e, proprio<br />
per questo, dispone istantaneamente di<br />
un quadro sempre aggiornato dello stato<br />
operativo di ogni elicottero in qualsiasi<br />
parte del mondo e, quando si verifica una<br />
situazione di Aircraft On Ground (AOG), è<br />
in grado d’intervenire immediatamente.<br />
Per analizzare i fattori che influiscono sulla<br />
disponibilità della flotta degli AW139, il<br />
team di progetto ha suddiviso le iniziative<br />
in cinque aree specifiche: comunicazione,<br />
logistica, manutenzione, affidabilità e operazioni<br />
di volo. All’interno di ciascuna di<br />
queste aree sono in essere numerose singole<br />
iniziative di miglioramento tutte progettate<br />
per inserirsi comunque nell’obiettivo<br />
generale rappresentato da un miglior livello<br />
di disponibilità. Laddove si identifichi<br />
la necessità di una manutenzione ad alta<br />
priorità o la possibilità d’intervenire per aumentare<br />
l’affidabilità, un escalation team<br />
appositamente costituito si assume la responsabilità<br />
di guidare gli interventi.<br />
Al lancio dell’iniziativa, nel febbraio del<br />
2010, la disponibilità media della flotta di<br />
elicotteri AW139 di CHC era pari all’86%<br />
ma, entro la fine di giugno 2011, la percentuale<br />
aveva già raggiunto il 94,53%, un successo<br />
che ha portato alla definizione di un<br />
nuovo obiettivo e alla modifica del nome<br />
del progetto in “Target 96”.<br />
Case study: protezione<br />
della sicurezza dei dati<br />
Le violazioni della sicurezza dei dati e dei<br />
diritti di proprietà intellettuale fanno regolarmente<br />
notizia. Anche per questo<br />
motivo è di cruciale importanza che le<br />
aziende dispongano di piani solidi ed efficaci<br />
per proteggere la sicurezza dei loro<br />
dati più sensibili.<br />
AgustaWestland ha recentemente portato<br />
a termine il progetto Dual Data Centre,<br />
finalizzato non solo a migliorare la sicurezza<br />
dei propri dati ma anche a garantire<br />
all’azienda una capacità di continuità di<br />
servizio davvero unica nel Gruppo <strong>Finmeccanica</strong>.<br />
Negli ultimi 12 mesi l’azienda ha infatti investito<br />
nella creazione di un nuovissimo<br />
centro dati, situato nello stabilimento di<br />
Vergiate (Varese). La nuova struttura va ad<br />
affiancarsi al centro dati già esistente di<br />
Cascina Costa, poco distante da Vergiate, e<br />
s’inserisce nel contesto di un piano coordinato<br />
e finalizzato ad assicurare continuità<br />
operativa in caso di gravi interruzioni dovute<br />
a blackout, catastrofi naturali o altri<br />
eventi imprevedibili.<br />
Per contestualizzare meglio la portata di<br />
questa sfida innovativa, basti ricordare<br />
che gli utenti online dei sistemi informatici<br />
di AgustaWestland sono oltre 12 mila<br />
e la mole di dati arriva a toccare gli 80 terabyte,<br />
l’equivalente del contenuto di 20<br />
mila DVD, che vengono aggiornati e sincronizzati<br />
con frequenza giornaliera. I dati<br />
in questione includono grandi volumi di<br />
traffico e-mail e documenti elettronici di<br />
cruciale importanza come, per esempio,<br />
disegni progettuali, pubblicazioni tecniche<br />
e informazioni del sistema SAP aziendale.<br />
I due centri dati sono collegati in replica<br />
in tempo reale alla rete dati privata di<br />
AgustaWestland per consentire la scrittura<br />
di dati sicuri e distribuiti nei due siti su<br />
sistemi diversi. Il collegamento è assicurato<br />
da una rete privata in fibra ottica di 23<br />
chilometri, tra Vergiate e Cascina Costa,<br />
attivata espressamente per soddisfare le<br />
esigenze dell’azienda e che garantisce la<br />
trasmissione dei dati con zero latenza, letteralmente<br />
alla velocità della luce.<br />
Nella pagina accanto, sopra, l’AW169 sarà consegnato<br />
a partire dal 2015; sotto, CHC è il maggior operatore<br />
di AW139<br />
Sopra, AgustaWestland possiede una capacità<br />
di continuità di servizio davvero unica nel Gruppo<br />
<strong>Finmeccanica</strong><br />
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E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Drs technologies<br />
armor: Un tablet<br />
“coraZZato”<br />
Per tUtti<br />
udrs taCtICaL systems ha reInventato La proprIa<br />
strategIa dI marketIng per ConquIstare IL merCato<br />
CIvILe<br />
Nel 2011 le vendite dei tablet<br />
ARMOR di DRS Tactical Systems<br />
sono aumentate del<br />
34%, un risultato di tutto rispetto<br />
che però non può sorprendere più<br />
di tanto, visto che questi prodotti<br />
hanno caratteristiche davvero particolari:<br />
possono infatti resistere<br />
praticamente a qualsiasi aggressione<br />
esterna, come per esempio<br />
fattori climatici o shock da caduta.<br />
Tuttavia, nonostante l'indiscussa<br />
qualità di questo computer portatile,<br />
che l’EMS World Magazine da<br />
tempo riporta nella sua classifica<br />
dei 20 migliori prodotti oggi sul<br />
mercato, la diffusione commerciale<br />
del PC tablet ARMOR non è stata<br />
facile.<br />
Dolori di crescita<br />
Nel 2006 DRS Tactical Systems acquista<br />
WalkAbout, la società produttrice<br />
del tablet HAMMERHEAD,<br />
il predecessore dell'ARMOR. DRS,<br />
già famosa per i propri computer<br />
militari rugged, motiva l’acquisizione<br />
con l’esigenza di diversificare la<br />
propria offerta con prodotti destinati<br />
al settore civile. La produzione<br />
dei tablet HAMMERHEAD viene subito<br />
trasferita allo stabilimento di<br />
Melbourne, in Florida, dove DRS stava<br />
già sviluppando la propria linea<br />
di computer militari. Tuttavia, a distanza<br />
di un anno, DRS si rende<br />
conto della necessità di adottare<br />
una tattica diversa. Applicando alla<br />
fabbricazione di prodotti per il mercato<br />
civile gli stessi processi seguiti<br />
nello sviluppo delle forniture per il<br />
mercato militare, l’azienda non era<br />
infatti in grado di soddisfare i requisiti<br />
dei nuovi clienti commerciali.<br />
Per Carrie Robinson, direttore del<br />
Marketing Communications di DRS<br />
Tactical Systems, una linea di prodotto<br />
destinata al mercato civile richiede<br />
competenze molto diverse<br />
da quelle del settore Difesa, dove i<br />
contratti vengono negoziati, firmati<br />
e programmati con un orizzonte<br />
temporale di circa tre anni. “Normalmente<br />
nel settore civile gli ordini<br />
arrivano… senza che uno se lo<br />
aspetti. E quando arriva la commessa,<br />
facilmente non si ha un magazzino<br />
prodotti sufficiente, perché<br />
non è possibile pianificare la<br />
produzione anticipando l’esigenza.<br />
E poi il cliente ha bisogno dei computer<br />
in tempi rapidi. Avevamo<br />
dunque bisogno di una strategia<br />
abbastanza flessibile per soddisfare<br />
immediatamente le esigenze dei<br />
clienti”. Nell’ambito della nuova<br />
impostazione, è stato inoltre deciso<br />
il cambiamento del nome. Un<br />
anno dopo l’acquisizione è quindi<br />
nato il marchio ARMOR.<br />
Nuove sfide<br />
Ma un nuovo nome non è di per sé<br />
garanzia di successo. Sono stati infatti<br />
necessari cambiamenti a livello<br />
organizzativo per sostenere in<br />
modo adeguato la penetrazione<br />
nel mercato civile. E dopo aver consultato<br />
vari esperti del settore, DRS<br />
ha assunto nuovi dirigenti esperti<br />
di marketing.<br />
“Nel mercato militare ogni prodotto<br />
è realizzato in base alle esigenze<br />
specifiche del singolo cliente. Nel<br />
mercato civile uno stesso prodotto<br />
deve soddisfare le esigenze di un<br />
vasto spettro di clienti, per questo è<br />
necessaria una ricerca più approfondita,”<br />
spiega Bryan Elmore,<br />
responsabile del marketing di DRS<br />
Tactical Systems, assunto appositamente<br />
per promuovere il marchio<br />
ARMOR. Una volta condotta<br />
questa ricerca, puntualizza Bryan, il<br />
team è stato in grado di promuovere<br />
le vendite, prendendo decisioni<br />
cruciali sulla presentazione del prodotto,<br />
il prezzo, il lancio e il target<br />
cui si rivolge.<br />
Un altro importante cambiamento<br />
è stata la creazione di un call center<br />
aziendale a Melbourne, in Florida.<br />
Attivo 24 ore su 24, sette giorni su<br />
sette, fornisce sin dal 2008 tutta<br />
l'assistenza necessaria ai clienti sui<br />
computer militari e i PC tablet AR-<br />
MOR. I clienti possono richiedere<br />
informazioni e preventivi, effettuare<br />
gli ordini di accessori e ricevere<br />
aggiornamenti sullo stato di avanzamento<br />
degli ordini dei tablet ARMOR.<br />
Il call center offre un supporto tecnico<br />
immediato a chi utilizza gli<br />
ARMOR e serve inoltre a stabilire<br />
rapporti continuativi con i potenziali<br />
clienti, necessari al team di<br />
vendite per incrementare le attività<br />
di business. “Anche i computer<br />
più avanzati ed efficienti a volte<br />
hanno bisogno di supporto tecnico.<br />
Avere un call center interno è<br />
l'unico modo per fornire ai clienti il<br />
miglior servizio possibile”, spiega<br />
Valerie Campbell, responsabile del<br />
contact center.<br />
L’azienda ha dovuto rivedere completamente<br />
anche la strategia pubblicitaria<br />
del marchio.<br />
“Nel settore militare i media vengono<br />
utilizzati esclusivamente per<br />
creare brand awareness”, commenta<br />
Carrie Robinson. “Nel settore civile,<br />
invece, se si lancia una campagna<br />
pubblicitaria, è per indurre i<br />
clienti ad acquistare il tuo prodotto”.<br />
DRS ha capito che doveva sviluppare<br />
con gli organi di informazione<br />
un legame molto più forte e<br />
conoscerli meglio. L’azienda ha<br />
inoltre aumentato il flusso delle<br />
notizie e dei contatti con i media.<br />
“è necessario preparare comunicati<br />
stampa su tutto”, sottolinea Robinson.<br />
“Nel mercato civile l'informazione<br />
ha un’importanza cruciale.<br />
La gente vuole sapere a cosa<br />
stiamo lavorando”.<br />
Anche se sono stati apportati alcuni<br />
cambiamenti nel modo in cui il<br />
marchio ARMOR viene promosso<br />
rispetto agli altri marchi di DRS<br />
del settore militare, l’azienda continua<br />
ad abbinarlo al nome DRS<br />
Tactical Systems e il suo background<br />
militare come parte integrante<br />
della sua storia. Per evitare<br />
rischi di confusione, DRS cerca di<br />
dare maggior risalto al nome AR-<br />
MOR, mantenendo comunque il<br />
marchio DRS Technologies in tutto<br />
il materiale di marketing. “Abbiamo<br />
questo importante retaggio<br />
militare – afferma Carrie Robinson<br />
– che crediamo dia maggior<br />
valore al nome ARMOR”.<br />
Educare il cliente<br />
Il marchio ARMOR è ancora relativamente<br />
nuovo nel panorama dei<br />
computer rugged, ma DRS Tactical<br />
Systems sta facendo del proprio<br />
meglio per ritagliarsi uno spazio<br />
crescente.<br />
“Lavoriamo senza sosta per essere<br />
una alternativa di successo in un<br />
grande settore, per noi ancora nuovo”,<br />
commenta Carrie Robinson.<br />
“Se nessuno ti conosce non puoi<br />
presentarti nello stesso modo in<br />
cui si presentano i grandi marchi,<br />
come Dell”.<br />
Per conseguire questo obiettivo, il<br />
team si è concentrato sulla sensibilizzazione<br />
dei clienti, così da far conoscere<br />
meglio il proprio marchio,<br />
piuttosto che puntare sulla competizione.<br />
Una strategia che sembra<br />
funzionare: sino a oggi DRS Tactical<br />
Systems ha venduto oltre<br />
80.000 PC tablet sul mercato civile<br />
globale, un bel successo per un’azienda<br />
che si è appena affacciata<br />
su un nuovo mercato.<br />
A sinistra, il call center<br />
di DRS Tactical Systems a Melbourne,<br />
in Florida, aperto 24 ore tutti giorni,<br />
impegnato ad assistere gli utenti<br />
dei computer ARMOR<br />
Sopra, il tablet ARMOR utilizzato per<br />
un rilevamento in una foresta.<br />
A destra, il tablet in uso alla polizia americana<br />
50<br />
51
E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
seleX elsag<br />
DebUtto<br />
oPerativo<br />
Per il sistri<br />
uL’InnovazIone dI seLeX<br />
eLsag aL servIzIo deLLa<br />
ComunItà<br />
Il SISTRI, Sistema Integrato per la<br />
Sicurezza e la Tracciabilità dei RIfiuti,<br />
è un sistema informatico di<br />
gestione dei rifiuti che consente di<br />
monitorare, a livello nazionale, l’intera<br />
filiera dei rifiuti speciali, pericolosi<br />
e non, nonché, su scala territoriale,<br />
i rifiuti urbani della Regione<br />
Campania.<br />
Nato nel 2007 con il Governo Prodi,<br />
su proposta del Ministero dell’Ambiente<br />
e della Tutela del Territorio e<br />
del Mare, è stato istituito ufficialmente<br />
nel 2009 per iniziativa dell’allora<br />
Ministro Stefania Prestigiacomo.<br />
L’effettivo avvio, sul piano<br />
funzionale, è previsto per il prossimo<br />
30 giugno. Il SISTRI è interamente<br />
progettato e sviluppato da<br />
SELEX Elsag, attraverso la società<br />
controllata SELEX Service Management.<br />
Il sistema realizza la versione<br />
informatizzata dei documenti di<br />
legge, semplificando le procedure e<br />
gli adempimenti amministrativi. In<br />
questo modo garantisce maggiore<br />
trasparenza, tutela della salute e<br />
dell’ambiente e prevenzione dell’illegalità.<br />
In tale ottica, la gestione<br />
del SISTRI è stata affidata al Comando<br />
Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente.<br />
Dal punto di vista pratico, si passa<br />
quindi da un sistema cartaceo, inefficiente<br />
e poco affidabile, a soluzioni<br />
digitali in grado di gestire in tempo<br />
reale l’intero ciclo di vita dei rifiuti.<br />
Agli utenti vengono consegnati:<br />
un dispositivo elettronico USB per<br />
accedere al sistema, trasmettere<br />
dati, firmare elettronicamente le<br />
informazioni fornite e memorizzarle<br />
sul dispositivo stesso; una black<br />
box, progettata e realizzata in stretta<br />
collaborazione con DRS Technologies,<br />
da installare su ciascun veicolo<br />
che trasporta rifiuti, per monitorare<br />
il percorso del carico, dal produttore<br />
al centro di smaltimento;<br />
apparecchiature di videosorveglianza<br />
installate negli impianti di<br />
discarica, di incenerimento e coincenerimento,<br />
per controllare l’ingresso<br />
e l’uscita degli automezzi.<br />
Il sistema prevede l’erogazione di<br />
servizi alle imprese e servizi per l’indagine<br />
analitica e statistica, attraverso<br />
un Centro Operativo Nazionale,<br />
con una struttura secondaria per<br />
garantire la continuità del servizio<br />
in caso di eventi disastrosi.<br />
Il Centro Operativo, realizzato da<br />
SELEX Service Management, al quale<br />
l’azienda fornisce anche tutti i<br />
servizi di gestione e assistenza delle<br />
infrastrutture tecnologiche e applicative,<br />
si avvale di avanzate tecnologie<br />
informatiche e di telecomunicazione<br />
ed è conforme ai più alti<br />
standard di sicurezza e affidabilità.<br />
Garantisce l’accessibilità dei servizi<br />
agli utenti riconosciuti, attraverso<br />
un front office multicanale, e l’archiviazione<br />
delle informazioni tramite<br />
la creazione di un data base<br />
informatico – che viene alimentato<br />
dagli stessi utenti del sistema – al<br />
quale possono accedere, con differenti<br />
livelli di sicurezza, anche le<br />
amministrazioni competenti, nonché<br />
le diverse Forze di Polizia. Ai fini<br />
della sicurezza, lo svolgimento dei<br />
processi è garantito dalle tecnologie<br />
digitali per la certificazione delle<br />
identità, con opportuna registrazione<br />
degli accessi e cronologia delle<br />
operazioni. Un sistema di sicurezza<br />
logica e fisica all’avanguardia, frutto<br />
delle competenze tecnologiche<br />
di SELEX Elsag, protegge l’intero sistema,<br />
assicurando anche il monitoraggio<br />
remoto dei siti sensibili in<br />
cui vengono gestiti i rifiuti.<br />
Con il SISTRI parte una vera e propria<br />
rivoluzione, tanto tecnologica<br />
quanto culturale; per questo, SELEX<br />
Elsag, già dalle fasi di avvio del progetto,<br />
ha messo a disposizione servizi<br />
operativi, supporto e formazione<br />
per fornire agli utenti e agli operatori<br />
conoscenza, strumenti e adeguata<br />
assistenza nella familiarizzazione<br />
con le nuove procedure.<br />
Grazie al SISTRI, quantità, qualità,<br />
percorsi e destinazione finale dei rifiuti<br />
sono costantemente tenuti<br />
sotto controllo, in tempo reale, e<br />
questo renderà estremamente più<br />
difficili abusi, truffe e smaltimenti<br />
illeciti, con benefici anche per il sistema<br />
delle imprese in termini di<br />
eliminazione di forme di concorrenza<br />
sleale.<br />
Una volta a regime, si verrà così a<br />
creare un sistema-rete, che consentirà<br />
di seguire la movimentazione<br />
completa dei rifiuti dalla produzione<br />
alla destinazione finale.<br />
Per l’alta componente di innovazione<br />
che lo caratterizza, lo scorso 31<br />
gennaio a Londra, è stato assegnato<br />
al progetto SISTRI il Cisco Innovation<br />
Award 2012. Questo riconoscimento<br />
ha l’obiettivo di identificare<br />
soluzioni innovative che rappresentano<br />
le best practice nell’ambito dell’ICT.<br />
Il progetto è stato scelto da<br />
una giuria di dieci esperti interna-<br />
zionali dopo un articolato e approfondito<br />
processo di selezione e<br />
valutazione.<br />
L’Italia è la prima nazione a dotarsi<br />
di un apparato simile, in grado di<br />
coniugare tutela dell’ambiente, efficienza<br />
e legalità, e ciò costituisce<br />
un’opportunità in più per rappresentare<br />
un modello di riferimento a<br />
livello europeo.<br />
SELEX Elsag e SELEX Service Management,<br />
grazie al progetto SISTRI e<br />
alle possibilità di integrazione con<br />
le altre soluzioni sviluppate per la<br />
logistica e il tracking di mezzi e merci,<br />
puntano alla creazione di una<br />
piattaforma nazionale per la logistica<br />
che possa consentire un rapido<br />
sviluppo della intermodalità e delle<br />
applicazioni smart city, considerati<br />
fattori abilitanti per la crescita economica<br />
del Paese.<br />
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E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
seleX galileo<br />
esame sUPerato<br />
Per l’eost46!<br />
uIL SISTEmA ELETTROTTICO<br />
EOST46 SUPERA L’ESAmE<br />
dELLA POLIZIA dI STATO IN<br />
dUE “mATERIE” STRATEGI-<br />
ChE: SORvEGLIANZA Am-<br />
BIENTALE E IdENTIFICAZIO-<br />
NE dEI vEICOLI<br />
ha superato brillantemente le<br />
prove in volo per la Polizia di<br />
Stato, a bordo del velivolo<br />
SKYCAR realizzato da OMA SUD, ricevendo<br />
il caloroso apprezzamento<br />
di tutti i presenti. è il risultato messo<br />
a segno dal sistema elettrottico<br />
EOST46, sviluppato nel sito di Pomezia<br />
di SELEX Galileo, recentemente<br />
impegnato in una dimostrazione<br />
di sorveglianza ambientale e<br />
di identificazione di veicoli presso<br />
l’Aeroporto dell’Urbe di Roma. Oltre<br />
alla Polizia di Stato, hanno assistito<br />
alla dimostrazione anche rappresentanti<br />
della Prefettura capitolina,<br />
dell’AISI (Agenzia Informazione e Sicurezza<br />
Interna) e della stessa OMA<br />
SUD. Si è trattato di una prova importante,<br />
richiesta dalla Polizia nell’ambito<br />
di un programma valutativo<br />
circa l’impiego dell’EOST46 sulla<br />
piattaforma SKYCAR in missioni di<br />
sorveglianza e sicurezza stradale.<br />
Il sorvolo del Grande Raccordo Anulare<br />
di Roma e delle aree autostradali,<br />
con registrazione e trasmissione<br />
via data link delle immagini riprese<br />
con l’EOST46 alla sala operativa<br />
della Polizia presso il Viminale,<br />
ha messo in luce i punti di forza del<br />
sistema elettrottico: l’ottima stabilità<br />
delle immagini, anche a campo<br />
stretto, la qualità della camera termica,<br />
la prestazione di tracking di<br />
veicoli e di lettura targhe anche oltre<br />
i 600 metri di distanza e, non da<br />
ultimo, l’integrazione di algoritmi<br />
dedicati alla stima della distanza e<br />
velocità della macchina sotto inseguimento.<br />
Sono stati due i voli effettuati, della<br />
durata di circa 45 minuti ciascuno:<br />
al secondo ha assistito anche una<br />
rappresentanza della Guardia di Finanza<br />
di Pratica di Mare, mostrando<br />
così interesse per le prestazioni<br />
del sistema installato su una piattaforma<br />
low cost.<br />
Dopo la dimostrazione dell’efficacia<br />
dell’EOST46 su piattaforma ad ala<br />
rotante, con l’installazione del sistema<br />
a bordo di un elicottero AS355,<br />
effettuata nel mese di novembre,<br />
la campagna di prove sull’ala fissa<br />
ha rappresentato il coronamento<br />
di una serie di attività che,<br />
nel corso del 2011, hanno visto la<br />
linea di business Electro-Optics,<br />
Land & Naval di SELEX Galileo<br />
fortemente impegnata nel costruire<br />
e consolidare i rapporti<br />
con la Polizia di Stato italiana, oltre<br />
a porre le basi per tutti i futuri<br />
sviluppi del prodotto EOST per<br />
applicazioni di sorveglianza. Secondo<br />
Paolo Tellini, Vice President<br />
Airborne Systems Business<br />
Area, “si tratta del superamento<br />
di un importante esame da parte<br />
di un ente esterno. L’ottimo risultato<br />
ottenuto permette di intensificare<br />
le attività di collaborazione<br />
con OMA SUD per finalizzare<br />
l’integrazione del sensore<br />
sul velivolo”.<br />
L’EOST46<br />
L’EOST46 è un sistema elettrottico di<br />
sorveglianza e inseguimento estremamente<br />
flessibile, che integra una piattaforma<br />
stabilizzata con sensori elettrottici<br />
attivi e passivi, per missioni<br />
diurne e notturne, dotato di modalità<br />
di auto-inseguimento continuo del<br />
bersaglio mobile. La camera termica<br />
Erica Plus, integrata nell’EOST46, è realizzata<br />
nel sito SELEX Galileo di Campi<br />
Bisenzio (Firenze). Dotata di un rivelatore<br />
Focal Plane Array (FPA) di terza generazione,<br />
realizzato nel sito aziendale<br />
di Southampton (Regno Unito), con ottica<br />
a tre campi di vista e zoom digitale<br />
2X, opera nella banda di frequenze 3-<br />
5μm. Il sistema, installato su piattaforme<br />
ad ala fissa o rotante, supporta le<br />
seguenti missioni:<br />
Pattugliamento marittimo<br />
Sorveglianza in ogni condizione meteo;<br />
scoperta di giorno e di notte da lunga distanza;<br />
identificazione e inseguimento di<br />
bersagli navali.<br />
Ricerca e salvataggio<br />
Individuazione delle unità navali in difficoltà<br />
e/o degli uomini in mare in ogni<br />
condizione meteo, di giorno e di notte.<br />
Sorveglianza costiera/operazioni di Polizia<br />
Rilevazione e identificazione delle attività<br />
illegali (immigrazione, contrabbando)<br />
in ogni condizione meteo, di giorno e<br />
di notte.<br />
Operazioni di terra<br />
Supporto a elicotteri militari impiegati<br />
per il pattugliamento, scorta o tutela<br />
delle truppe di terra.<br />
Nella pagina accanto, Il sensore EOST46,<br />
pronto per le prove, installato sul velivolo<br />
SKYCAR, presso l’Aeroporto dell’Urbe di Roma<br />
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3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
UN PORTO<br />
SICURO<br />
seleX sistemi integrati<br />
uarChImede per La dIFesa deLLe InFrastrutture CrItIChe<br />
marIttIme e navaLI<br />
La protezione dell'ambiente<br />
portuale è una delle tematiche<br />
principali dell’homeland<br />
security, poiché i porti sono per<br />
antonomasia obiettivi sensibili,<br />
indipendentemente dal fatto che<br />
ospitino installazioni militari o<br />
che rappresentino semplici snodi<br />
per il commercio e il trasporto in<br />
campo civile.<br />
Esiste un’ampia casistica, con<br />
esempi anche recenti, di attacchi<br />
ai porti: basti ricordare, solo per<br />
citare due tra gli episodi più eclatanti,<br />
la nave USS Cole, colpita<br />
proprio mentre era ancorata per<br />
operazioni di rifornimento, o gli<br />
attacchi a Mumbay nel novembre<br />
2008 che, pur essendo rivolti verso<br />
obiettivi terrestri, furono condotti<br />
a partire dal mare.<br />
Frequentemente, come nei due<br />
esempi citati, si tratta di attacchi<br />
di tipo asimmetrico, in cui l’aggressore<br />
ha capacità offensive ridotte<br />
e tenta di compensare i propri<br />
limiti sfruttando il fattore sorpresa<br />
e il mimetismo con l’ambiente<br />
circostante. In ciò, gioca a<br />
suo favore la complessità dello<br />
scenario portuale: il volume del<br />
traffico marittimo e le numerose<br />
attività a terra rendono difficile<br />
controllare tutti i movimenti e individuare<br />
una possibile azione sospetta<br />
o dannosa con un preavviso<br />
sufficiente ad attivare le contromisure.<br />
Il monitoraggio continuo di possibili<br />
pericoli ha, quindi, un ruolo di<br />
primo piano nell’ambito della sicurezza<br />
nelle attività portuali. Altrettanto<br />
importante è la capacità<br />
di elaborare piani di supporto<br />
alle decisioni e, conseguentemente,<br />
di trovare tutte le possibili soluzioni.<br />
Il sistema Archimede, realizzato<br />
da SELEX Sistemi Integrati, nasce<br />
come risposta ai requisiti della<br />
protezione portuale.<br />
In particolare, Archimede è costituito<br />
da un insieme di sottosistemi<br />
eterogenei (radar, sensori elettroottici,<br />
sonar, mezzi pilotati e<br />
non pilotati, robot e sensori di vario<br />
tipo) che cooperano e si scambiano<br />
le informazioni, in modo da<br />
lavorare in completa sintonia reciproca,<br />
come se si trattasse di un<br />
unico sistema.<br />
Questa caratteristica è fondamentale<br />
nello scenario operativo<br />
portuale, la cui complessità impone<br />
l’utilizzo simultaneo di differenti<br />
sottosistemi di sorveglianza<br />
e reazione, ciascuno dei quali è<br />
concepito e ottimizzato per un<br />
compito specifico. Per poter gestire<br />
la situazione nel suo insieme<br />
occorre, quindi, un’architettura<br />
che unifichi le capacità operative<br />
dei singoli sottosistemi, dando vita<br />
a un sistema integrato in grado<br />
di esprimere capacità addizionali<br />
che nascono proprio dall’interazione<br />
reciproca tra i diversi componenti.<br />
Si pensi per esempio a un sub che<br />
si muove sott’acqua ma poi emerge<br />
per raggiungere un obiettivo<br />
sulla terraferma: solo una sinergia<br />
tra diversi sottosistemi consente<br />
di seguirlo lungo tutto il<br />
percorso, poiché quando è<br />
sott’acqua intervengono i sensori<br />
subacquei, ma quando emerge<br />
sono necessari sensori di superficie.<br />
L'architettura del “sistema integrato”<br />
Archimede consente di<br />
allertare automaticamente questi<br />
ultimi e comunicare loro il passaggio<br />
di consegne, così da prendere<br />
in carico il bersaglio precedentemente<br />
inseguito dai sensori<br />
subacquei, ereditando tutte le<br />
informazioni necessarie, quali posizione,<br />
velocità, direzione, per<br />
proseguire l’inseguimento. L’architettura<br />
integrata consente,<br />
Sopra, il radar Lyra 10, uno dei sensori utilizzati<br />
per realizzare il sistema Archimede<br />
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3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
seleX sistemi integrati<br />
quindi, di correlare le informazioni<br />
provenienti dai vari sensori,<br />
presentando all’operatore un quadro<br />
coerente, che rappresenta l’evolversi<br />
della situazione nella sua<br />
interezza. In caso contrario, si<br />
avrebbero solo informazioni frammentarie,<br />
lasciando all’intuito dell’operatore<br />
il compito di ricostruire<br />
lo scenario.<br />
Ciò vale per tutte le capacità operative<br />
del sistema: sorveglianza,<br />
individuazione e valutazione della<br />
minaccia, intesa come classificazione<br />
e identificazione ed eventuale<br />
reazione.<br />
La possibilità di integrare sottosistemi<br />
dedicati a compiti specifici<br />
conferisce ad Archimede flessibilità<br />
operativa, poiché è possibile,<br />
di volta in volta, determinare quali<br />
sottosistemi siano effettivamente<br />
richiesti e in che quantità,<br />
a seconda delle caratteristiche<br />
dell’obiettivo da proteggere (militare<br />
o civile, caratteristiche del<br />
territorio, protezioni preesistenti)<br />
e del tipo di minaccia attesa.<br />
In generale, gli attacchi cui un<br />
porto può essere soggetto non<br />
provengono solo dal mare. Ve ne<br />
possono essere anche di tipo subacqueo,<br />
aereo o terrestre come<br />
per esempio dalle zone retrostanti<br />
il porto: si individuano, pertanto,<br />
quattro diverse sfere operative<br />
su cui Archimede può intervenire.<br />
Per ognuna di esse esistono sottosistemi<br />
specifici quali radar ed<br />
elettroottici per il controllo della<br />
superficie marina, terrestre e dell’area<br />
di sorvolo, sonar e barriere<br />
sottomarine per la sorveglianza<br />
della sfera subacquea.<br />
Archimede inoltre integra veicoli<br />
terrestri, marini, subacquei e aerei,<br />
monitorandoli e impartendo<br />
comandi agli operatori di bordo o,<br />
nel caso di veicoli unmanned, al<br />
sistema di controllo del veicolo<br />
stesso. A seconda delle caratteristiche<br />
dell’obiettivo da proteggere,<br />
la configurazione di Archimede<br />
può essere modulata, stabilendo<br />
a quale delle quattro sfere<br />
operative dare la priorità, eventualmente<br />
eliminandone alcune<br />
se giudicate non a rischio ed eliminando<br />
i sottosistemi.<br />
Nell’ambito di ciascuna sfera operativa<br />
è possibile scegliere il sottosistema<br />
più adatto alle esigenze<br />
operative: nel caso di un porto<br />
civile per esempio, Archimede<br />
può dotarsi di deterrenti non letali<br />
come i cannoni acustici, attraverso<br />
i quali minimizzare i rischi<br />
per la popolazione civile, mentre<br />
per la protezione di una installazione<br />
militare può integrare armi<br />
anche letali.<br />
Anche eventuali sistemi di protezione<br />
preesistenti possono essere<br />
integrati in Archimede, che ne<br />
eredita le capacità operative consentendo,<br />
tra l’altro, la riduzione<br />
dei costi di installazione.<br />
Archimede è il risultato del lavoro<br />
svolto da SELEX Sistemi Integrati<br />
in vari anni, durante i quali alla ricerca<br />
teorica si è affiancata una<br />
intensa sperimentazione sul campo.<br />
Fin dal 2007 Archimede è stato<br />
dispiegato nell’ambito delle<br />
esercitazioni NATO HPT (Harbour<br />
Protection Trials), presso le basi<br />
militari di Taranto, La Spezia,<br />
Eckernförde (Germania), utilizzando<br />
di volta in volta sottosistemi<br />
diversi per numero, tipo e disposizione.<br />
Ciò ha consentito di testare il sistema<br />
nelle reali condizioni operative<br />
e, lavorando a stretto contatto<br />
con il personale militare, di<br />
recepire appieno le esigenze dei<br />
futuri operatori del sistema. Le<br />
esercitazioni hanno permesso, tra<br />
l’altro, di perfezionare i comandi<br />
e le informazioni che Archimede<br />
rende disponibili all’operatore<br />
(interfaccia operatore), fino a ottenere<br />
un elevato grado di efficienza<br />
e facilità di utilizzo, estremamente<br />
importanti in considerazione<br />
del fatto che il sistema è<br />
concepito non solo per l’utilizzo<br />
da parte di personale militare ma<br />
anche in ambito civile (sistema<br />
dual use).<br />
Il momento culminante di questa<br />
lunga sperimentazione è stata l'esercitazione<br />
NATO Harbour Protection<br />
Exercise (HARPEX) del<br />
2010, in cui il sistema è stato impiegato<br />
dalla Marina Militare Italiana<br />
per contrastare mezzi di superficie<br />
e subacquei che tentavano<br />
di violare la sicurezza portuale.<br />
Parallelamente alle esercitazioni<br />
sono state approntate attività dimostrative,<br />
a beneficio tra l’altro<br />
della Marina Militare turca, della<br />
Polizia di Stato e nell’ambito di<br />
progetti finanziati dalla Comunità<br />
Europea. Grazie all’estrema<br />
flessibilità e modularità dell’architettura<br />
su cui si basa Archimede,<br />
SELEX Sistemi Integrati è anche<br />
impegnata nella realizzazione<br />
di sistemi antipirateria e protezione<br />
terrestre.<br />
Sopra, le sperimentazioni del sistema<br />
Archimede presso l’arsenale di La Spezia,<br />
durante le esercitazioni<br />
del NATO Harbour Protection Trial.<br />
Nella pagina accanto, la sala di controllo<br />
del sistema Archimede<br />
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S P A z I O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
telesPaZio<br />
esorDio<br />
Di sUccesso<br />
Per il vega<br />
uIL PRImO LANCIO dA KOUROU dEL<br />
vETTORE SPAZIALE EUROPEO<br />
vettore Europeo di Generazione<br />
Avanzata, meglio conosciuto con<br />
l’acronimo VEGA: è questo il nuovo<br />
lanciatore dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea),<br />
che dal 13 febbraio scorso affianca<br />
il grande Ariane 5 e il robusto razzo russo<br />
Soyuz nella base spaziale di Kourou, nella<br />
Guyana francese. Il primo volo di qualifica<br />
del VEGA è stato perfetto, puntuale ed<br />
emozionante. Il lanciatore, per circa tre<br />
quarti di produzione italiana, è partito per<br />
il suo primo viaggio con una assoluta perfezione<br />
nel decollo, nella traiettoria di volo<br />
e nella messa in orbita dei satelliti.<br />
Grazie all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e<br />
alle industrie del nostro Paese, in particolare<br />
Avio, l’Europa e l’ESA hanno ora un<br />
accesso vantaggioso allo spazio. Il VEGA<br />
è uno strumento economico e tecnicamente<br />
valido per il lancio di satelliti<br />
scientifici e di osservazione della Terra<br />
per le orbite basse, dai 200 ai 1.000 chilometri.<br />
è dimensionato per mettere in orbita<br />
satelliti di 1.500 chilogrammi a 700<br />
chilometri di altezza in orbita polare. Innumerevoli<br />
le innovazioni tecnologiche<br />
alla base di questo prodotto, progettato<br />
per un segmento di mercato con eccellenti<br />
prospettive di crescita.<br />
VEGA è definito come il piccolo lanciatore<br />
dalle tre “e”: economico, efficace ed efficiente.<br />
Caratteristiche confermate dalla<br />
messa in orbita, davvero da manuale, dei<br />
nove satelliti a bordo. Il carico era infatti<br />
costituito da un satellite scientifico dell’ASI,<br />
il LARES (LAser Relativity Satellite)<br />
che permetterà di raggiungere importanti<br />
obiettivi scientifici nel campo della fisica<br />
fondamentale e della scienza della Terra,<br />
dal satellite ALMASat-1, dell’Università<br />
di Bologna e da sette nanosatelliti forniti<br />
dalle università europee: e-St@r (Italia),<br />
Golia (Romania), MaSat-1 (Ungheria), PW-<br />
Sat (Polonia), Robusta (Francia), UniCube-<br />
Sat GG (Italia) e Xatcobeo (Spagna).<br />
Il programma dell’ESA per lo sviluppo<br />
del lanciatore VEGA vede l’Italia con un<br />
ruolo di primo piano sia come principale<br />
“azionista” del programma (con investimenti<br />
pari al 63% del costo complessivo),<br />
sia come attore industriale che ha<br />
progettato e realizzato il veicolo spaziale<br />
e la sua infrastruttura di lancio. I punti<br />
di forza commerciali spiccano la flessibilità<br />
nelle missioni e i costi contenuti,<br />
fattori che rendono meno dispendioso<br />
l’accesso allo spazio per importanti segmenti<br />
di mercato.<br />
Il nuovo lanciatore europeo nasce da una<br />
Sopra, il decollo di VEGA.<br />
Nella pagina accanto, tutto pronto per la partenza:<br />
VEGA sulla rampa di lancio<br />
60<br />
61
S P A z I O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
telesPaZio<br />
decisione che risale agli inizi degli anni<br />
Duemila nell’ambito dei programmi opzionali<br />
dell’ESA e trae origine dalla volontà<br />
italiana, già negli anni Sessanta, di disporre<br />
di un proprio lanciatore. VEGA rappresenta,<br />
quindi, il coronamento del sogno<br />
del Generale Luigi Broglio e del professore<br />
Carlo Bongiorno, due pionieri ‘spaziali’, capaci<br />
di prevedere importanti sviluppi per il<br />
futuro della ricerca spaziale italiana. “Dobbiamo<br />
molto a questi due grandi ‘visionari’<br />
che hanno sempre vissuto un passo<br />
avanti – ricorda il Presidente dell’Agenzia<br />
Spaziale Italiana, Enrico Saggese – e che<br />
hanno capito l’importanza di avere non<br />
solamente satelliti all’avanguardia, ma<br />
anche il valore di possedere una autonoma<br />
via di accesso allo spazio. Con il lancio<br />
di VEGA raggiungiamo questo obiettivo<br />
che rappresenta una sfida tecnologica dell’Europa,<br />
con l’Italia fondamentale protagonista.<br />
VEGA è un ambizioso programma<br />
di elevato valore industriale che pone il<br />
nostro Paese all’attenzione mondiale,<br />
confermando il suo ruolo di eccellenza nel<br />
settore spaziale”.<br />
VEGA è, infatti, un lanciatore agile e versatile<br />
capace di far fronte alla concorrenza<br />
internazionale nel settore strategico<br />
della messa in orbita dei satelliti di piccole<br />
dimensioni. VEGA permetterà un ottimo<br />
ritorno degli investimenti effettuati<br />
dall’Italia e dall’Europa.<br />
Alto 30 metri, con tre metri di diametro<br />
massimo e 137 tonnellate di peso al decollo,<br />
sospinto da uno dei dieci motori più<br />
potenti al mondo, realizzato da Avio, VE-<br />
GA permetterà alla famiglia dei lanciatori<br />
spaziali dell’ESA di completare la propria<br />
gamma di servizi di lancio. Il progetto è<br />
stato possibile grazie ad una forte cooperazione<br />
tra diverse agenzie spaziali europee,<br />
prima di tutto l’ASI e la francese<br />
CNES. Hanno collaborato alla sua realizzazione<br />
40 aziende di sette diverse nazioni,<br />
ma l’Italia ha svolto il ruolo di centro<br />
strategico progettuale e produttivo. Duplice<br />
il contributo dell’ASI, che da un lato<br />
ha finanziato il programma dell’ESA e dall’altro<br />
ha consentito la realizzazione industriale<br />
del sistema attraverso la ELV, una<br />
società, partecipata al 70% da Avio e al<br />
30% dalla stessa ASI, con funzioni di primo<br />
contraente industriale dell’ESA per lo<br />
sviluppo e il volo di qualifica di VEGA. Al<br />
progetto hanno partecipato numerose<br />
aziende italiane: oltre al principale partner<br />
industriale Avio, Vitrociset, SELEX Galileo,<br />
Telespazio, Cira e CGS. Presso il Centro<br />
di Kourou hanno lavorato anche le società<br />
Peirano, Europropulsion e Regulus.<br />
Più di ogni altro progetto, VEGA rappresenta<br />
un esempio di perfetto connubio<br />
tra l’industria, la ricerca e le università italiane.<br />
La ricerca e le università hanno<br />
messo in campo progetti senza rivali, realizzati<br />
da ingegneri e studenti altamente<br />
specializzati. Il comparto industriale ha, a<br />
sua volta, sviluppato e costruito un sistema<br />
di lancio all’avanguardia.<br />
Telespazio, in particolare, ha supportato i<br />
servizi di lancio di VEGA dal Centro spaziale<br />
di Kourou (CSG), fornendo i servizi radar,<br />
di telemetria e di controllo. L’azienda ha<br />
inoltre, realizzato i sistemi software sia<br />
per il segmento di terra del programma<br />
(centri di controllo) sia a bordo del vettore.<br />
La controllata Telespazio France ha collaborato<br />
con il CNES e Arianespace durante<br />
tutte le fasi di sviluppo del programma<br />
VEGA, contribuendo alla qualificazione<br />
tecnica e operativa del nuovo sito di lancio<br />
e all’ampliamento del segmento di<br />
Terra realizzato presso il CSG. Soprattutto<br />
nel settore delle telecomunicazioni, dal<br />
2010 la società ha supportato CNES e<br />
Arianespace nell’ampliamento delle reti<br />
di comunicazioni nel sito VEGA, e nella<br />
realizzazione di nuove reti necessarie al<br />
funzionamento della nuova rampa di lancio.<br />
Per quanto riguarda la localizzazione,<br />
Telespazio France ha eseguito la qualificazione<br />
delle modifiche software necessarie<br />
al programma.<br />
Nel campo della telemetria, in particolare<br />
per la missione LARES (il satellite posto in<br />
orbita con il primo volo di VEGA) sono state<br />
coinvolte nelle operazioni stazioni di<br />
terra distribuite lungo tutta la traiettoria<br />
di lancio, in direzione Nord.<br />
Le stazioni di Galliot/Montagne des Pères<br />
(Guyana francese), Svalbard (Norvegia),<br />
Jeju (Corea del Sud) e la base navale SNA<br />
nell’Atlantico sono state installate e rese<br />
operative da Telespazio.<br />
Anche SELEX Galileo ha avuto un ruolo<br />
chiave nello sviluppo del nuovo lanciatore<br />
VEGA. L’azienda ha avuto la responsabilità<br />
del progetto, della costruzione e del<br />
collaudo di tutti gli apparati che compongono<br />
il Safeguard Subsystem (SAS), ovvero<br />
il sottosistema di sicurezza incaricato<br />
di innescare la “neutralizzazione” (ovvero<br />
la disintegrazione controllata) dei primi<br />
tre stadi del lanciatore, sia in caso di volo<br />
nominale, con un’opportuna tempistica<br />
di ritardo, sia in caso di guasto o di traiettoria<br />
anomala, che possa portare alla caduta<br />
del vettore in zone abitate.<br />
è quindi evidente come, a scapito di una<br />
massa trascurabile rispetto all’intero lanciatore,<br />
gli apparati realizzati da SELEX Galileo<br />
abbiano rivestito un ruolo cruciale per<br />
il successo della missione. Il sottosistema<br />
è stato realizzato mediante due catene ridondate<br />
indipendenti: due Safeguard Master<br />
Unit (SMU) allocati sul terzo stadio, e<br />
due coppie di Safeguard Remote Unit<br />
(SRU) allocate sui primi due stadi.<br />
Nel futuro di VEGA c’è un portafoglio di<br />
altri lanci ‘istituzionali’ garantiti da importanti<br />
missioni dell’ESA, come il satellite<br />
europeo ADM-Aeolus, il satellite scientifico<br />
LISA, l’IXV, veicolo sperimentale per<br />
il test di tecnologie di rientro spaziale, e i<br />
satelliti Sentinella 2 e 3 di GMES, il programma<br />
europeo di osservazione e monitoraggio<br />
ambientale della Terra.<br />
Sopra, pochi istanti prima della partenza nella zona<br />
di lancio. Nella pagina accanto, la stazione del CNES<br />
di Galliot/Montagne des Pères, in Guyana francese,<br />
dalla quale Telespazio France svolge le operazioni<br />
di telemetria per i lanci effettuati da Kourou<br />
62<br />
63
S P A z I O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
thales alenia sPace<br />
nel nome Di bePi<br />
verso mercUrio<br />
umERCURIO È dA SEmPRE UNO dEI PIANETI PIù dIFFICILI dA ESPLORARE. ORA TOCCA AL-<br />
LA SONdA SPAZIALE BEPI COLOmBO OSSERvARLO dA vICINO. ThALES ALENIA SPACE<br />
STA CONTRIBUENdO ALLO SvILUPPO dELLA SONdA, UNA REALIZZAZIONE INNOvATIvA<br />
PER OBIETTIvI E PER TECNOLOGIA<br />
araccontarla, l’idea che sta alla<br />
base di questa affascinante<br />
avventura spaziale appare<br />
piuttosto semplice. I pianeti del<br />
sistema solare orbitano attorno al<br />
Sole e tutti gli oggetti che entrano<br />
nella loro orbita vengono trascinati<br />
verso il pianeta stesso per effetto<br />
della forza d’attrazione. Se l’oggetto<br />
in questione non fosse un<br />
asteroide o un detrito, ma una<br />
sonda controllata dalla Terra, si<br />
potrebbero calcolare traiettorie tali<br />
da consentire che la velocità aggiuntiva<br />
guadagnata per via della<br />
forza d’attrazione dal veicolo spaziale<br />
possa essere sfruttata, facendolo<br />
“carambolare” con un effetto<br />
fionda da un pianeta all’altro.<br />
Quando alla NASA ascoltarono per<br />
la prima volta la teoria applicativa<br />
degli “assist gravitazionali” del<br />
matematico Giuseppe (detto Bepi)<br />
Colombo, quasi quarant’anni or<br />
sono, compresero che, più che di<br />
un’idea semplice, si trattava di<br />
un’intuizione. Calcolare le giuste<br />
traiettorie per accelerare le sonde<br />
avrebbe permesso di risparmiare<br />
carburante e progettare programmi<br />
d’esplorazione sempre più ambiziosi.<br />
Dalla missione Mariner 10<br />
in poi, il sistema ideato da Colombo<br />
ha rappresentato una risorsa<br />
preziosa per pianificare numerose<br />
e importanti avventure dell’esplorazione<br />
spaziale (pensiamo alle<br />
sonde Cassini-Huygens e Rosetta).<br />
Lo stesso principio verrà adottato<br />
anche nell’innovativa missione internazionale<br />
dedicata all’esplorazione<br />
di Mercurio, programmata<br />
per il l 2015, con arrivo sul pianeta<br />
nel 2021, e che porterà proprio il<br />
nome di Bepi Colombo.<br />
L’omaggio allo scienziato italiano<br />
(1920-1984) rappresenta un riconoscimento,<br />
non solo al merito<br />
delle applicazioni degli assist gravitazionali,<br />
ma anche a quello degli<br />
studi dedicati al piccolo pianeta,<br />
dirimpettaio del Sole, di cui ancora<br />
sappiamo così poco per difficoltà<br />
incontrate dalle sonde nel<br />
viaggio di avvicinamento. Le uniche<br />
missioni che l’hanno “visto” da<br />
vicino sono state quelle della NA-<br />
SA: la Mariner 10, negli anni Settanta,<br />
e quella in corso, di Messenger,<br />
che ha già compiuto diversi<br />
flyby, ovvero sorvoli, del pianeta.<br />
Restano tuttavia ancora molti<br />
Sopra, il modulo MPO di Bepi Colombo<br />
durante i test presso il centro ESTEC dell’ESA.<br />
A sinistra, vista artistica della missione<br />
Bepi Colombo<br />
64<br />
65
S P A z I O<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
thales alenia sPace<br />
aspetti da chiarire su un pianeta<br />
roccioso come la Terra, Venere e<br />
Marte, il cui studio può aiutarci a<br />
comprendere meglio la formazione<br />
e l’evoluzione del sistema solare.<br />
Per farlo, occorre indagare sul<br />
suo peculiare campo magnetico,<br />
sull’atmosfera estremamente rarefatta,<br />
su quel suo nucleo probabilmente<br />
liquido e su alcune particolari<br />
morfologie di superficie ancora<br />
non spiegate.<br />
Bepi Colombo studierà tutto questo,<br />
grazie a una sonda composta<br />
da due orbiter, uno europeo e uno<br />
giapponese e a un modulo di propulsione.<br />
II modulo scientifico europeo,<br />
Mercury Planetary Orbiter<br />
(MPO), analizzerà la superficie del<br />
pianeta con camere e spettrometri<br />
ad alta risoluzione. Il modulo<br />
giapponese Mercury Magnetospheric<br />
Orbiter (MMO) osserverà,<br />
a sua volta, il campo magnetico di<br />
Mercurio da un’orbita più distante<br />
dal pianeta rispetto a quella in cui<br />
si troverà il modulo MPO.<br />
A parlare italiano, oltre al nome<br />
della missione, sarà una parte importante<br />
delle tecnologie del programma,<br />
condotto congiuntamente<br />
dall’Agenzia Spaziale Europea<br />
(ESA) e dall’Agenzia spaziale<br />
giapponese (JAXA), al cui sviluppo<br />
stanno lavorando nei siti di Torino,<br />
Roma e Milano, ingegneri e<br />
tecnici di Thales Alenia Space, protagonista<br />
industriale dell’iniziativa<br />
insieme ad altri partner di primo<br />
piano, come Astrium. Una sfida<br />
concettuale e tecnica sotto<br />
molti punti di vista, perché avvicinarsi<br />
a Mercurio significa avvicinarsi<br />
al Sole, ovvero cedere energia<br />
orbitale. Dal punto di vista<br />
energetico, Mercurio è il pianeta<br />
più “vicino” alla stella del nostro<br />
sistema, ma anche il più lontano<br />
dalla Terra, cioè quello che richiede<br />
il massimo dispendio di energia.<br />
Oltre ai ripetuti assist gravitazionali,<br />
la nuova sonda potrà contare<br />
su un innovativo sistema di<br />
propulsione a ioni elettrico-solare,<br />
versione evoluta di quello della<br />
sonda lunare SMART-1, al cui sviluppo<br />
Thales Alenia Space ha offerto<br />
un contributo determinante.<br />
L’azienda è, inoltre, responsabile<br />
di alcune tecnologie chiave della<br />
missione: dall’antenna ai trasponder<br />
per le comunicazioni e alla distribuzione<br />
di energia a bordo, dai<br />
meccanismi di controllo dei pannelli<br />
solari al controllo termico del<br />
modulo MPO, ai computer di bordo<br />
e alla memoria di massa, dall’integrazione<br />
ai test dell’intera<br />
sonda. Un lavoro complesso, soprattutto<br />
dal punto di vista termico,<br />
perché è su questo versante<br />
che la sonda affronterà le maggiori<br />
sfide. Infatti, nel corso della missione,<br />
Bepi Colombo – nella parte<br />
esposta al Sole – sarà esposto a<br />
una radiazione dieci volte più intensa<br />
di quella che si registra in<br />
orbita terrestre e raggiungerà<br />
temperature di circa 500 gradi,<br />
mentre all’interno del veicolo spaziale<br />
gli strumenti dovranno lavorare<br />
a una temperatura che va da<br />
zero a 50 gradi. Un problema di<br />
protezione e isolamento deriva<br />
anche dalla pioggia intensissima<br />
di protoni solari, in grado di danneggiare<br />
componenti elettronici<br />
fondamentali.<br />
Proprio per ricreare le condizioni<br />
estreme di luce e di calore di Mercurio,<br />
negli scorsi mesi il modello<br />
termostrutturale dell’MPO – come<br />
già accaduto per il modulo giapponese<br />
– è stato sottoposto a un’intensa<br />
campagna di test presso il<br />
centro europeo di ricerca e tecnologia<br />
dell’ESA in Olanda (l’ESTEC). I<br />
risultati hanno consentito di individuare<br />
le migliorie da apportare al<br />
modello di volo e hanno confermato<br />
la qualità del lavoro svolto<br />
dai team di Thales Alenia Space.<br />
Un’attività che proseguirà nei<br />
prossimi mesi, quando tutti i moduli<br />
di volo verranno integrati per<br />
portare alla configurazione stabilita<br />
per il viaggio verso Mercurio. Il<br />
tutto per arrivare puntuali all’appuntamento<br />
con il lancio, programmato<br />
per l’agosto 2015, dalla<br />
base di Kourou, lo “spazioporto”<br />
dell’Europa realizzato in Guyana<br />
francese, e che vedrà protagonista<br />
un vettore europeo Ariane 5.<br />
Un grande appuntamento per la<br />
comunità scientifica internazionale<br />
e per l’industria spaziale, che<br />
promette di segnare una nuova<br />
pietra miliare nell’esplorazione<br />
del sistema solare. Perché Bepi Colombo<br />
potrà aiutarci a capire meglio<br />
non solo la natura e l’evoluzione<br />
di Mercurio, ma anche quella<br />
degli altri pianeti del sistema, e<br />
soprattutto della Terra.<br />
Edoardo Amaldi:<br />
l’ATv italiano<br />
Dopo Jules Verne e Johannes Kepler, il<br />
terzo ATV (Automated Transfer Vehicle)<br />
porta il nome di Edoardo Amaldi, il<br />
celebre scienziato italiano, a testimoniare<br />
la centralità dell’Europa e dell’Italia<br />
stessa nelle missioni destinate alla<br />
Stazione Spaziale Internazionale. L’ATV<br />
è un veicolo spaziale automatico, senza<br />
equipaggio, destinato a trasportare i<br />
rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale<br />
in orbita intorno alla Terra.<br />
Il modulo, il cui ICC (Integrated Cargo<br />
Carrier) è stato integrato da Thales<br />
Alenia Space, è stato realizzato per conto<br />
dell’Agenzia Spaziale Europea nell’ambito<br />
del programma industriale per<br />
la costruzione e utilizzazione della Stazione<br />
Spaziale Internazionale (ISS). Una<br />
iniziativa che, fin dagli inizi, ha visto la<br />
collaborazione dell’Agenzia Spaziale<br />
Italiana. Il terzo modulo di trasporto automatico<br />
ATV, raggiungerà automaticamente<br />
la Stazione Spaziale per rifornirla<br />
di attrezzature sperimentali, parti<br />
di ricambio, alimenti, aria e acqua per<br />
gli equipaggi. In aggiunta alle tre tonnellate<br />
di carico situato all’interno del<br />
modulo pressurizzato, l’ICC del veicolo<br />
Amaldi trasporterà più di due tonnellate<br />
di combustibile per le operazione di<br />
re-boost (rialzo dell’orbita) della Stazione<br />
Spaziale, 860 chili di propellente per<br />
la ISS, circa 540 chili di acqua prodotta<br />
dalla SMAT di Torino e oltre 100 chili di<br />
ossigeno. Le operazioni di trasferimento<br />
del carico del veicolo ATV vengono<br />
eseguite dai membri dell’equipaggio<br />
della Stazione, attraverso sistemi di<br />
controllo e monitoraggio situati all’interno<br />
del modulo ICC e sviluppati, anch’essi,<br />
da Thales Alenia Space.<br />
Sopra, particolare del modulo MPO.<br />
A destra, il modulo MPO di Bepi Colombo<br />
durante i test<br />
Sopra, il modulo ATV<br />
(Automated Transfer Vehicle)<br />
66<br />
67
E N E R G I A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
ansalDo energia<br />
PiÙ energia Per<br />
l’egitto che verrà<br />
uCresCe IL ruoLo dI ansaLdo energIa In egItto: tre<br />
Commesse ottenute neL 2011 e ottIme prospettIve<br />
per I prossImI annI<br />
Negli ultimi anni Ansaldo<br />
Energia ha visto ridursi<br />
drasticamente il mercato<br />
italiano, un fenomeno che ha<br />
spinto l’azienda a concentrare gli<br />
sforzi all’estero, rivolgendo l’attenzione,<br />
in particolare, ad ‘altre’<br />
sponde del Mare Nostrum. Grazie<br />
alla solida rete commerciale, alla<br />
consolidata presenza in molti Paesi<br />
e alla profonda conoscenza del<br />
territorio e dei clienti, Ansaldo<br />
Energia ha, dunque, premuto l’acceleratore<br />
nel suo cammino di internazionalizzazione<br />
e di crescita.<br />
Per questo motivo, i Paesi del bacino<br />
del Mediterraneo in via di sviluppo<br />
sono diventati oggetto di<br />
approfondite analisi per il settore<br />
industriale della Power Generation.<br />
Turchia, Tunisia, Algeria ed Egitto<br />
hanno visto quindi l’azienda fortemente<br />
impegnata a conquistare risultati<br />
significativi.<br />
Nel corso del 2011, Ansaldo Energia<br />
ha promosso un’azione commerciale<br />
espressamente dedicata all’Egitto,<br />
oggi il Paese arabo più popolato,<br />
con 83 milioni di abitanti e<br />
stime di crescita demografica sostenuta<br />
per gli anni a venire. Il governo<br />
controlla ancora circa il 90%<br />
della generazione di energia elettrica<br />
attraverso la Egyptian Electricity<br />
Holding Company (EEHC).<br />
Un’attività, oggi, fortemente caratterizzata<br />
dall’utilizzo dei combustibili<br />
fossili, gas e petrolio: a fine<br />
2010, infatti, il 75% del cosiddetto<br />
installato utilizzava gas per produrre<br />
energia elettrica. Si prevede<br />
che le fonti termiche convenzionali<br />
resteranno il combustibile principale<br />
per questi scopi anche in futuro.<br />
Il mercato dei prossimi cinque<br />
anni sarà dominato dalla tecnologia<br />
della turbina a gas, principalmente<br />
in ciclo combinato. La<br />
lunga lista dei progetti pianificati è<br />
formata, infatti, quasi esclusivamente<br />
da progetti gas based. Una<br />
stima aggiornata al luglio 2011 parla<br />
addirittura di una decina di GW<br />
nel medio termine.<br />
Il governo prevede di investire circa<br />
80 miliardi di euro nel settore<br />
energetico per nuove capacità,<br />
nuove linee di trasmissione e nuove<br />
sottostazioni, nel periodo 2011-<br />
2027. In base a questo programma,<br />
entro il 2012 dovrebbero essere<br />
realizzati circa 7,7 GW, mentre altri<br />
11 GW saranno aggiunti entro il<br />
2017, per arrivare a un totale di 75<br />
GW entro il 2027, rispetto ai circa<br />
30 attuali. Anche il mercato relativo<br />
alle attività di service è solido e<br />
in crescita, con previsioni, per giro<br />
di affari annuo, pari a quasi duecento<br />
milioni di euro per il 2014.<br />
Nonostante la “rivoluzione del Nilo”,<br />
che ha visto terminare la trentennale<br />
presidenza di Mubarak in<br />
un contesto tutt’altro che favorevole<br />
agli affari, Ansaldo Energia è<br />
riuscita a vedersi confermato, nel<br />
marzo 2011, un contratto con la<br />
Cairo Electricity Production Company,<br />
società che fa capo all’EEHC.<br />
L’accordo, del valore di 245 milioni<br />
di euro, è giunto al termine di un<br />
negoziato iniziato nell’autunno<br />
2010, frutto della decisione del Ministro<br />
dell’Energia egiziano di realizzare<br />
nuove centrali elettriche<br />
con procedura di urgenza per affrontare<br />
e mitigare il deficit di<br />
energia, problema che, nei mesi<br />
estivi del 2010, aveva messo in crisi<br />
il sistema di distribuzione elettrica<br />
del Paese. Il contratto EPC<br />
(Engineering, Procurement and<br />
Construction) prevede la progettazione<br />
e costruzione di una centrale<br />
elettrica a ciclo aperto “chiavi in<br />
mano” da 600 MW presso un sito,<br />
denominato “6 ottobre”, nella periferia<br />
del Cairo. La centrale è composta<br />
da quattro unità, equipaggiate<br />
da altrettante turbine a gas<br />
modello AE94.2, più i relativi generatori<br />
e sistemi ausiliari.<br />
I lavori della nuova centrale termica<br />
avranno una durata particolarmente<br />
veloce: appena 14 mesi.<br />
Nel corso del 2011 si sono registrati<br />
due ulteriori successi. Il primo, un<br />
contratto del valore di circa 50 milioni<br />
di euro, per la centrale a ciclo<br />
combinato da 750 MW di Banha,<br />
gestita dalla Middle Delta Electricity<br />
Production Co., società anch’essa<br />
di proprietà dell’ente elettrico<br />
governativo. La fornitura riguarda<br />
una turbina a vapore RT30C da 280<br />
MW, con generatore a idrogeno<br />
THR-L45 e sistemi ausiliari.<br />
Il secondo successo, un’intesa del<br />
valore di circa 90 milioni di euro,<br />
riguarda la fornitura e il montaggio<br />
di due analoghe turbine a vapore,<br />
generatori e relativi sistemi<br />
ausiliari, per la centrale a ciclo<br />
combinato da 1.500 MW di Giza<br />
North, alla periferia del Cairo, gestita<br />
dalla Cairo Electricity Production.<br />
L’ordine prevede anche l’esercizio,<br />
da parte del cliente, di<br />
un’opzione per un’ulteriore turbina<br />
a vapore, di pari classe, che eleverebbe<br />
ancora il valore totale del<br />
contratto assegnato ad Ansaldo<br />
Energia. L’azienda ha intanto già<br />
completato la fornitura, il montaggio<br />
e il commissioning di due<br />
turbine a vapore da 275 MW tipo<br />
RT30, incluso alternatore e condensatore,<br />
per le centrali di El Atf<br />
e Sidi Krir, in base ad un accordo<br />
del dicembre 2007 e con il rilascio<br />
del Preliminary Acceptance Certificate<br />
(PAC) nel novembre 2010.<br />
Ansaldo Energia, anche grazie a<br />
queste commesse, ha visto aumentare<br />
il proprio portafoglio ordini,<br />
superando quota tre miliardi<br />
di euro, un risultato che consente<br />
alla società di guardare al futuro<br />
con un fondato ottimismo.<br />
68 69
S I S T E M I D I D I F E S A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
mbDa<br />
contro gli orDigni<br />
esPlosivi: calife<br />
umbda neL programma<br />
per IL Counter Ied deLL’eserCIto<br />
ItaLIano<br />
Il pieno coinvolgimento dell’Italia<br />
nelle operazioni post-Guerra<br />
Fredda ha sancito l’impiego dello<br />
strumento militare in ambiti<br />
“fuori area” e ne ha determinato<br />
una nuova configurazione in termini<br />
di organizzazione task oriented,<br />
di modularità, di proiettabilità e di<br />
sostenibilità, in un quadro globale<br />
di interoperabilità joint e combined.<br />
La complessità e l’evoluzione della<br />
minaccia contro le truppe schierate<br />
nei teatri operativi (Iraq e Afghanistan)<br />
hanno comportato, negli<br />
ultimi tempi, un consistente<br />
impiego di IED (Improvised Explosive<br />
Devices) posizionati lungo le<br />
vie di comunicazione. Si tratta, in<br />
pratica, di “armi sporche”, spesso<br />
realizzate con residuali inesplosi<br />
usati dagli stessi alleati e attivati<br />
con i più svariati dispositivi a comando<br />
locale o remoto, istantaneo<br />
o temporizzato. L’esperienza<br />
maturata in teatri operativi ha evidenziato<br />
la necessità di acquisire<br />
piattaforme veicolari, di trasporto<br />
e combattimento, protette. L’Esercito<br />
Italiano (EI) ha deciso, quindi,<br />
di dotare il Genio Guastatori di capacità<br />
ACRT (Advanced Combat<br />
Reconnaissance Team) per una<br />
completa “Route Clearance”.<br />
A tale proposito, nel corso del 2011<br />
l’EI ha avviato una campagna di approvvigionamento<br />
riguardante il<br />
completo “adeguamento della capacità<br />
di trasporto tattico medio<br />
delle unità del Genio (Esercito)” con<br />
un determinato quantitativo di<br />
mezzi diversamente configurati.<br />
Dell’intera pattuglia con capacità<br />
RC, composta da quattro diverse<br />
configurazioni di veicoli IVECO-<br />
VTMM (Veicolo Tattico Medio Multiruolo),<br />
due saranno equipaggiate<br />
con dispositivi prodotti da <strong>MB</strong>DA.<br />
Il primo è un veicolo in versione<br />
C-IED dedicato alle missioni per la<br />
neutralizzazione di ordigni attivati<br />
con piatto di pressione/fili d’inciampo,<br />
dotato di rollers ed attivatori<br />
IR (Infra Red) trip wire e tilt<br />
rod, per l’apertura iniziale del percorso<br />
stradale.<br />
Il secondo (versione Ricerca/Rilevamento)<br />
è un sistema dotato di<br />
Ground Penetrating Radar (GPR)<br />
allo scopo di ricercare in modalità<br />
stand off eventuali ordigni nascosti<br />
sotto la carreggiata stradale,<br />
che fornisce ai veicoli una capacità<br />
C-IED e C-Mine in missioni Route<br />
Clearance.<br />
I sistemi identificati come pushed<br />
decoy hanno l’obiettivo di rilevare<br />
la minaccia di dispositivi prima che<br />
questi possano investire il veicolo.<br />
L’attivazione precoce determina<br />
l’attenuazione dell’effetto dell’esplosione<br />
attraverso la riduzione<br />
della pressione di picco degli effetti<br />
dovuti alla detonazione dell’ordigno<br />
e la diminuzione della densità<br />
delle schegge e della loro velocità.<br />
<strong>MB</strong>DA ha iniziato nel 2002 la progettazione<br />
di sistemi pushed decoy<br />
con il dimostratore Souvim, e una<br />
seconda generazione è stata progettata<br />
nel 2003 per il dimostratore<br />
MMSR SYDERA SDV (veicolo guidato<br />
a distanza). Questi sistemi decoy<br />
sono stati progettati per l’impiego<br />
in sistemi di sminamento<br />
contro la minaccia di mine.<br />
L’ultima generazione, chiamata famiglia<br />
Calife, è migliorata rispetto<br />
alle precedenti versioni proprio<br />
per la particolare capacità d’intervento<br />
sulle minacce derivanti da<br />
IED. L’attuale Calife 3, infatti, è più<br />
pesante rispetto al precedente e<br />
ciò è dovuto alla necessità di dotare<br />
il mezzo della capacità di attivare,<br />
attraverso la pressione esercitata<br />
dal set di ruote, i dispositivi<br />
IED interrati.<br />
Il peso complessivo del sistema è<br />
di circa 750 chili. Il Calife è stato<br />
progettato per essere sollevato in<br />
presenza di un ostacolo (tronco,<br />
trincea, ecc…) al fine di preservare<br />
la mobilità del veicolo. Questo sollevamento<br />
è effettuato mediante<br />
una serie di martinetti idraulici<br />
azionati con un semplice comando<br />
posto a distanza sul veicolo. Il<br />
sollevamento avviene attraverso<br />
un circuito idraulico autonomo integrato<br />
però nella struttura del<br />
Calife stesso.<br />
Il Calife 3 è una piattaforma in grado<br />
di ospitare facilmente diversi<br />
dispositivi, anche grandi, come<br />
l’antenna di un sensore Ground<br />
Penetrating Radar (GPR).<br />
Il sensore GPR, che è stato adottato<br />
sul Calife 3 per le necessità di Ricerca/Rilevamento<br />
è il dispositivo<br />
della società statunitense Niitek in<br />
servizio con l’esercito degli Stati<br />
Uniti, modello VISOR 2500, attualmente<br />
integrato su altri veicoli.<br />
L’output del dispositivo di rilevazione<br />
viene effettuata attraverso<br />
un display, montato all’interno<br />
del veicolo, sul quale viene presentata<br />
l’immagine bi-tridimensionale<br />
del terreno e attraverso il<br />
quale l’operatore è in grado di determinare<br />
un possibile allarme ordigno<br />
con l’ausilio di un software<br />
di classificazione.<br />
Il cuore del Calife<br />
Il Calife è costituito da una piattaforma<br />
mobile sulla quale vengono alloggiati:<br />
decoy a pressione:<br />
•peso assiale per ogni coppia di ruote<br />
di 220 kg;<br />
•pressione esercitata dalla ruote sul<br />
terreno: circa 1 bar;<br />
•braccio di attivazione di circa 3,5 m<br />
dal veicolo di spinta;<br />
•capacità di attivare dispositivi quali<br />
Mine/IED a innesco meccanico.<br />
decoy Trip Wires:<br />
•bracci verticali realizzati in acciaio<br />
con molle per catturare i fili su un terreno,<br />
lo spazio e il numero di molle in<br />
conformità con il modello Calife;<br />
•altezza delle molle dal terreno, 100<br />
mm, comprensive di fili di aggancio;<br />
•aste verticali poste sul dispositivo per<br />
la cattura di eventuali dispositivi di<br />
attuazione posti ad altezza veicolo.<br />
decoy IR/attivi e passivi:<br />
•il Decoy IR è in grado di attivare tempestivamente<br />
qualsiasi ordigno attivato<br />
da sensori IR posto sul bordo<br />
strada.<br />
L’innovazione brevettata del Calife<br />
Di seguito vengono riportati alcuni dei brevetti presenti sul dispositivo Calife.<br />
•Dispositivo per l’attivazione a distanza di esplosivi.<br />
•Equipaggiamento mobile per l’attivazione a distanza di esplosivi, asservito ad un<br />
veicolo, e destinato alla messa in sicurezza di strade, passaggi sterrati o similari.<br />
•Sistema a rulli di pressione da usare con un veicolo di spinta corazzato per attivazione<br />
IED di larghezza operativa superiore a quella del veicolo, così da consentirgli<br />
un’adeguata protezione frontale.<br />
•Dispositivo ingannatore per porre in sicurezza una strada dal pericolo mine.<br />
L’acquisizione di questo contratto porterà<br />
IVECO e <strong>MB</strong>DA, in associazione<br />
temporanea d’impresa, a realizzare lo<br />
sviluppo, la qualifica e l’omologazione<br />
di due dei quattro capo-serie entro il<br />
2012. La produzione di 16 sistemi Calife<br />
3, invece, sarà completata entro il 2013<br />
e, a questi, si potrebbero aggiungere<br />
altri dieci sistemi, previsti da un’opzione<br />
del contratto.<br />
Sopra, nei riquadri, alcuni rendering del Calife<br />
integrato con il VTMM<br />
70<br />
71
S I S T E M I D I D I F E S A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
è l’ora Del<br />
flash black<br />
wass<br />
uCon IL FLash bLaCk Wass<br />
IntroduCe suL merCato<br />
IL prImo sILuro Leggero<br />
dI nuova generazIone<br />
La gamma di siluri leggeri proposti<br />
dall’azienda di Livorno diviene<br />
quindi completa, dopo<br />
l’A244/S, giunto ormai alla terza<br />
generazione, oggi in servizio presso<br />
oltre 16 Marine nel mondo ed il<br />
MU90, frutto della cooperazione<br />
con l’industria francese ed in servizio<br />
presso le principali Marine europee<br />
e in Australia.<br />
Il Flash Black è un siluro leggero<br />
non convenzionale, progettato e<br />
sviluppato interamente da WASS,<br />
per rispondere a tutti i requisiti<br />
operativi più severi nell’ambito della<br />
guerra anti-sommergibile.<br />
Oltre a trarre beneficio dalle tecnologie<br />
sviluppate per i siluri leggeri<br />
A244/S, A290 e MU90 e per il siluro<br />
pesante Black Shark, il Flash<br />
Black incorpora una serie d’innovazioni,<br />
tali da renderlo unico in termini<br />
di flessibilità d’impiego, prestazioni<br />
e ridotto costo del ciclo di<br />
vita, oltre ad un prezzo d’acquisto<br />
molto competitivo.<br />
Il Flash Black può utilizzare qualsiasi<br />
piattaforma di lancio: oltre a<br />
quelle usuali, come unità di superficie,<br />
elicotteri e aerei per il pattugliamento<br />
marittimo, è previsto che sia<br />
lanciato anche da piattaforme subacquee<br />
e da veicoli senza pilota.<br />
Il nuovo siluro di WASS è efficace<br />
contro ogni bersaglio, dai sommergibili<br />
convenzionali e/o nucleari<br />
(sia adagiati sul fondo sia in contromanovra<br />
a tutta velocità), ai<br />
midget, dalle navi dirottate, ai siluri<br />
pesanti in fase di attacco alla piattaforma<br />
di lancio (siluro anti-siluro),<br />
ed è impiegabile in qualsiasi<br />
ambiente, incluse le acque costiere<br />
e gli specchi d’acqua limitrofi. Inoltre<br />
il Flash Black garantisce piena<br />
efficacia ed elevata probabilità di<br />
distruzione del bersaglio anche in<br />
presenza dei più sofisticati sistemi<br />
di contromisura.<br />
Questo siluro può essere impiegato<br />
con successo anche contro<br />
unità di superficie, grazie all’elevata<br />
capacità di infliggere danni gravi<br />
a imbarcazioni medio-piccole<br />
(come navi da trasporto di gas liquido<br />
per scopi antipirateria, impedendo<br />
la navigazione dell’unità<br />
catturata) e di compiere un attacco<br />
non letale su grandi navi militari,<br />
rendendone inutilizzabile la propulsione<br />
e/o i timoni.<br />
Il Flash Black, predisposto per essere<br />
filoguidato nel caso di lancio da<br />
piattaforma subacquea, è dotato di<br />
un sistema di propulsione elettrica<br />
capace di garantire una velocità di<br />
punta di oltre 50 nodi e di ingaggiare<br />
un bersaglio a più di 20 chilometri<br />
di distanza. Questo ordigno<br />
subacqueo si compone di un propulsore<br />
di tipo pump-jet (derivato<br />
da quello del MU90), da un nuovo<br />
motore a corrente alternata e da<br />
un’innovativa batteria ricaricabile<br />
che utilizza una tecnologia litio-polimeri<br />
d’avanguardia.<br />
Il motore permette al Flash Black di<br />
avvicinarsi silenziosamente al bersaglio,<br />
riducendo al minimo la distanza<br />
di controscoperta.<br />
La batteria può essere ricaricata<br />
per un elevato numero di cicli (circa<br />
100), riducendo in questo modo il<br />
costo del ciclo di vita del siluro.<br />
Il sistema di navigazione è basato<br />
su una piattaforma inerziale costituita<br />
da un’unità di misurazione<br />
inerziale, da un sensore di pressione<br />
e da un software dedicato. La<br />
controllabilità è garantita da quattro<br />
timoni indipendenti, posizionati<br />
a 45° in modo da ottimizzare<br />
il rendimento di manovrabilità<br />
nello spazio.<br />
La sezione anteriore del siluro racchiude<br />
un’antenna acustica planare<br />
con un profilo in grado di minimizzare<br />
la generazione di rumore<br />
anche alla massima velocità. In<br />
questa sezione è alloggiata tutta<br />
l’elettronica della testa acustica,<br />
quella di guida e il software di missione.<br />
L’integrazione delle elettroniche<br />
riduce i collegamenti interni,<br />
lo scambio d’informazioni fra le<br />
varie sezioni e la manutenzione<br />
del siluro, elevandone al massimo<br />
l’affidabilità.<br />
L’intervallo tra due manutenzioni<br />
preventive a siluro assemblato è<br />
di cinque anni, mentre quello tra<br />
due manutenzioni complete, con<br />
smontaggio siluro e sostituzione<br />
dei componenti a vita limitata, è di<br />
dieci. Il Flash Black può eseguire fino<br />
a 30 lanci in esercizio, dei quali<br />
cinque consecutivi, senza necessità<br />
di smontaggio.<br />
La ridotta manutenzione permette<br />
un rapporto capacità/costo del ciclo<br />
di vita doppio rispetto a ogni altro<br />
siluro disponibile sul mercato.<br />
Altra caratterista del Flash Black è<br />
l’utilizzo di materiali compositi,<br />
quali la fibra di carbonio, per le<br />
strutture. Con il Flash Black, WASS<br />
si propone di dominare il mercato<br />
dei siluri leggeri per i prossimi 25-<br />
30 anni, mantenendo così fede alla<br />
propria missione: “l’innovazione è<br />
la nostra tradizione”.<br />
Sopra, il siluro Flash Black: alte prestazioni<br />
con costi d’acquisto e mantenimento<br />
contenuti.<br />
Nella pagina accanto, il lancio del Flash Black<br />
dalla nave Whitehead II<br />
72<br />
73
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3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
finmeccanica<br />
toP emPloYer<br />
uIL CRF INSTITUTE ASSEGNA<br />
AL GRUPPO UN dOPPIO<br />
mARChIO dI QUALITà IN<br />
ITALIA E NEL REGNO UNITO<br />
PER LA vALORIZZAZIONE<br />
dEL CAPITALE UmANO<br />
uando entri tra i Top Employer<br />
significa che sei<br />
un’azienda leader nella valorizzazione<br />
del capitale<br />
umano, che hai raggiunto eccellenti<br />
performance su temi quali<br />
formazione, sviluppo e gestione<br />
delle risorse umane e che laureati<br />
e diplomati fanno la coda per venire<br />
a lavorare da te. Ecco il senso<br />
della certificazione ottenuta quest’anno<br />
dal Gruppo <strong>Finmeccanica</strong><br />
in due Paesi, Italia e Regno Unito,<br />
migliorando il risultato già raggiunto<br />
nel 2011, quando il riconoscimento<br />
fu assegnato al solo “perimetro”<br />
italiano.<br />
La certificazione è stata assegnata<br />
dal CRF Institute, l’organizzazione<br />
che analizza e premia le aziende<br />
meritevoli nelle strategie di attrazione,<br />
motivazione e fidelizzazione<br />
dei talenti e che, per questo, ottengono<br />
il prestigioso “marchio di<br />
qualità”, accreditato a livello internazionale.<br />
Ovviamente questo non significa<br />
che non vi siano ulteriori spazi di<br />
miglioramento. Un miglioramento<br />
continuo, anzi, è stimolato proprio<br />
dai risultati dell’indagine, che confrontano<br />
<strong>Finmeccanica</strong> con i Best<br />
Employer dei due Paesi di interesse.<br />
Ma la certificazione conferma che<br />
la strada intrapresa dal Gruppo è<br />
quella giusta. Ed è una strada che<br />
punta sul riconoscimento del merito,<br />
sulla trasparenza dei percorsi di<br />
crescita, sui giovani e, soprattutto,<br />
su un sistema di sviluppo e formazione<br />
integrato che accompagna le<br />
persone dal momento in cui entrano<br />
in azienda fino a quando approdano,<br />
eventualmente, al top management.<br />
Cinque le aree in esame:<br />
politiche retributive, condizioni di<br />
lavoro e benefit, cultura aziendale,<br />
sviluppo e formazione, opportunità<br />
di carriera.<br />
Quali sono le principali evidenze<br />
emerse per <strong>Finmeccanica</strong>? Nei primi<br />
due ambiti, l’Italia ha registrato<br />
ottimi risultati, che sottolineano<br />
l’attenzione verso le persone non<br />
solo dal punto di vista retributivo e<br />
dei benefit, ma anche sotto quello<br />
del work life balance, della capacità<br />
di conciliare vita professionale e familiare.<br />
Buoni anche i risultati delle<br />
nostre realtà del Regno Unito che,<br />
tra l’altro, si confrontano con un<br />
“mercato” maturo e competitivo<br />
sulle materie di indagine.<br />
Ma è soprattutto sui temi di cultura<br />
aziendale, sviluppo e formazione<br />
e opportunità di carriera che il<br />
Gruppo ha dimostrato “eccellenza”.<br />
E sono stati i nostri stessi colleghi,<br />
raccontando le proprie esperienze<br />
ai tecnici della certificazione,<br />
a fornire elementi qualificanti, integrando<br />
i risultati scientifici della<br />
ricerca con un prezioso apporto<br />
biografico. A loro la parola!<br />
A scuola di leadership<br />
per coltivare talenti<br />
Andrea Campora, Responsabile<br />
Commerciale e Business<br />
Development di SELEX Elsag<br />
Andrea, 43 anni, ha da poco partecipato<br />
all’ELP (Executive Leadership<br />
Programme), un percorso di alta<br />
formazione e<br />
sviluppo manageriale<br />
per<br />
i Top Executive<br />
di <strong>Finmeccanica</strong>,<br />
progettato<br />
in<br />
collaborazione con l’Imperial College<br />
e la Columbia University. Oggi è<br />
docente in molti programmi dedicati<br />
ai giovani del Gruppo: “Parlare<br />
dello sviluppo dei talenti mi fa pensare<br />
a quei soprammobili che si<br />
mettono nel salotto. Non deve essere<br />
così: il vero talento in <strong>Finmeccanica</strong><br />
non è solo quello che ha un<br />
importante potenziale di sviluppo,<br />
ma quello che riesce anche a esprimere<br />
concretamente questo potenziale,<br />
mettendolo a frutto nel<br />
tessuto e nelle sfide aziendali”.<br />
Crescere esplorando il Gruppo<br />
Luca Ferrazzoli, Junior Program<br />
Manager di SELEX Sistemi Integrati<br />
Luca, 28 anni, in azienda dal 2010,<br />
descrive il FLIP (<strong>Finmeccanica</strong> Learning<br />
Induction Programme), il percorso<br />
formativo<br />
per i neo<br />
assunti, partendo<br />
da due<br />
specifiche caratteristiche:<br />
“è tutto in<br />
lingua inglese e in parte online, poiché<br />
coinvolge ragazzi da tutte le<br />
sedi <strong>Finmeccanica</strong> del mondo, ma<br />
prevede anche giornate in aula durante<br />
le quali i giovani possono incontrare<br />
i senior manager del Gruppo.<br />
Due i progetti da portare a termine:<br />
uno nella società d’appartenenza,<br />
l’altro, cross-company, che<br />
rappresenta l’occasione per confrontarsi<br />
con colleghi di altre aziende.<br />
Un incontro tra metodi e procedure,<br />
ma anche umano: con due ragazzi<br />
conosciuti durante il FLIP abbiamo,<br />
per esempio, appena prenotato<br />
un viaggio”.<br />
Un trampolino di lancio<br />
internazionale<br />
Paul Armstrong, Marketing<br />
and Sales di <strong>Finmeccanica</strong> UK<br />
Mi sono trovato a lavorare per la<br />
prima volta per SELEX Galileo presso<br />
la sede di Edimburgo. Ho subito<br />
fatto richiesta per partecipare al<br />
programma rivolto ai laureati e SE-<br />
LEX, intuendo<br />
le mie potenzialità,<br />
mi<br />
ha selezionato.<br />
Negli ultimi<br />
18 mesi ho<br />
lavorato per<br />
SELEX Galileo, SELEX Elsag e ora per<br />
<strong>Finmeccanica</strong>. Ho acquisito una vasta<br />
gamma di conoscenze in tutti e<br />
tre i settori della difesa e ho potuto<br />
apprezzare la portata delle competenze<br />
di <strong>Finmeccanica</strong>, che si concretizzano,<br />
attraverso le società<br />
operative, nel campo dei sensori,<br />
delle comunicazioni e delle tecnologie<br />
aerospaziali. Le opportunità<br />
di apprendimento, di sviluppo, di ricevere<br />
un training di alto livello e di<br />
fare esperienze professionali sono<br />
davvero uniche.<br />
La ricchezza della diversità<br />
Beatrice Nicholas, Group<br />
Engineering Director<br />
di SELEX Galileo<br />
Facciamo tutti parte della famiglia<br />
<strong>Finmeccanica</strong>, ma ogni azienda<br />
opera in autonomia, in base alla<br />
propria cultura,<br />
nella<br />
condivisione<br />
e nel rispetto<br />
dei valori di<br />
Gruppo. <strong>Finmeccanica</strong><br />
ci<br />
dà la flessibilità di scegliere l’approccio<br />
che riteniamo più adatto ai<br />
mercati in cui operiamo. E cerchiamo<br />
di non perdere mai di vista valori<br />
– cari a <strong>Finmeccanica</strong> – come<br />
l’innovazione, che devono ispirare<br />
ogni nostra attività.<br />
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3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
a ticket<br />
to work<br />
uIL PROGETTO FINmECCANICA ChE<br />
PREmIA E dà vALORE AL LAvORO<br />
Premiare e riconoscere il valore di ogni<br />
esperienza di lavoro, in quanto fonte<br />
preziosa di arricchimento personale e<br />
professionale: è l’idea dalla quale prende<br />
spunto A Ticket To Work, progetto a cura della<br />
struttura Risorse Umane di <strong>Finmeccanica</strong>.<br />
Si tratta di una iniziativa volta a valorizzare<br />
ogni momento significativo della vita professionale<br />
dei giovani, supportando il loro ingresso<br />
nel mondo del lavoro attraverso il rilancio<br />
della cultura del “saper fare”. A Ticket<br />
To Work diventa realtà all’interno del Gruppo<br />
attraverso l’attività delle strutture di Human<br />
Resources che, in fase di selezione, valutano e<br />
valorizzano tutto il know-how frutto di microlavoro,<br />
attività stagionali e lavori occasionali<br />
che altrimenti resterebbero sommersi, riconducendo<br />
così a un sistema condiviso di<br />
competenze ogni esperienza professionale.<br />
Ma il progetto è ben più ambizioso e punta a<br />
uscire dai confini del Gruppo e a diventare sistemico<br />
a livello di Paese, attraverso un più<br />
ampio coinvolgimento di attori istituzionali<br />
e partner industriali, nella convinzione che<br />
questo possa essere un esempio virtuoso di<br />
rilancio della cultura del lavoro.<br />
Le esperienze di due giovani colleghi neoassunti,<br />
le cui storie lavorative e personali sono<br />
state apprezzate e valorizzate dalle Direzioni<br />
Risorse Umane di riferimento ci consentono<br />
di illustrare concretamente le finalità e i contenuti<br />
del nuovo approccio A Ticket To Work.<br />
Ecco il loro racconto!<br />
Paola Santagati,<br />
progettista di Alenia Aermacchi<br />
Sono Paola e ho 28 anni. Ho conseguito<br />
la laurea in Matematica a<br />
Messina, dove ho fatto le mie prime<br />
esperienze lavorative, dando<br />
ripetizioni. Dopo gli studi ho frequentato<br />
un Master di II livello a<br />
Genova, comprensivo di stage in<br />
una software house. Attraverso<br />
queste esperienze ho imparato a<br />
rapportarmi con persone con background<br />
differenti, a trasferire le<br />
mie conoscenze e a raggiungere<br />
gli obiettivi, capacità fondamentali<br />
nella mia attività di supporto<br />
metodologico e tecnico nella progettazione<br />
di sistemi avionici. Ho<br />
imparato inoltre che, indipendentemente<br />
dal tipo di impiego, con<br />
impegno e perseveranza si ottengono<br />
grandi risultati.<br />
Come valuta l’azienda le esperienze<br />
lavorative pregresse?<br />
Secondo Cristina Crepaldi, Responsabile<br />
Sviluppo e Formazione di<br />
Alenia Aermacchi, “la valorizzazione<br />
e il riconoscimento delle prime<br />
esperienze lavorative dei neo-assunti<br />
rappresenta per la nostra<br />
azienda una sfida per l’arricchimento<br />
e la continua crescita professionale<br />
di tutte le nostre risorse;<br />
per i giovani, poi – osserva Crepaldi<br />
– vengono pianificati percorsi<br />
di sviluppo e carriera che forniscono<br />
loro sia gli strumenti, sia le<br />
competenze necessarie per ricoprire<br />
nel futuro ruoli di sempre maggiore<br />
responsabilità”.<br />
Agostino Mellace, montatore<br />
meccanico di AgustaWestland<br />
Mi chiamo Agostino, ho 25 anni e<br />
sono calabrese. In un contesto come<br />
quello in cui sono cresciuto, caratterizzato<br />
da limitate possibilità<br />
di istruzione e occupazione, mi sono<br />
reso disponibile a svolgere<br />
mansioni più operative di quanto i<br />
miei studi (ragioneria) e le mie ambizioni<br />
mi avessero prospettato.<br />
Ho accettato quindi diversi lavori<br />
come imbianchino, spazzino e manovale,<br />
per semplici ragioni di<br />
“sussistenza”. Poi mi sono rimesso<br />
in discussione: ho ricominciato a<br />
studiare frequentando un corso<br />
per montatore di componenti<br />
meccanici e mi sono trasferito nel<br />
Nord Italia. Ed è stata proprio l’attenzione<br />
manifestata da AgustaWestland<br />
anche per le mie<br />
esperienze precedenti a permettermi<br />
di lavorare oggi, come montatore<br />
meccanico, all’interno del<br />
mio team.<br />
Le motivazioni che hanno spinto<br />
l’azienda a scegliere Agostino?<br />
Franca Cerri, Human Resources<br />
Manager in AgustaWestland, ci dice:<br />
“Abbiamo dato risalto agli<br />
aspetti extraprofessionali del candidato,<br />
riconoscendo nella motivazione<br />
e nella volontà di rimettersi<br />
in gioco il valore principale della<br />
persona. Di Agostino è stata apprezzata<br />
l’umiltà di chi comprende<br />
di essere all’interno di un percorso<br />
e non si sente già arrivato, una dimostrazione<br />
del fatto che la nuova<br />
risorsa sarà sempre pronta ad accrescere<br />
le proprie competenze in<br />
un iter di fidelizzazione interno all’azienda”.<br />
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3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
in missione sUl camPo!<br />
via l’unica azienda DRS i cui dipendenti<br />
operano in aree remote. Sono<br />
infatti oltre 500 e ricoprono diversi<br />
ruoli, per lo più di assistenza tecnica,<br />
i dipendenti del Gruppo che lavorano<br />
lontani da casa.<br />
Kevin Williams, Field Service Supervisor<br />
di DRS Sustainment Systems<br />
(DRS SSI) è responsabile dei tecnici e<br />
degli addetti all’assistenza dei programmi<br />
Tunner 60K Aircraft Cargo<br />
Loader/Transporter e dei veicoli da<br />
trasporto pesante M1000. Kevin attribuisce<br />
il successo di questi contratti<br />
alla prontezza con cui i 12 addetti<br />
all’assistenza e i due direttori<br />
logistici sono in grado di rispondere<br />
alle richieste dei clienti.<br />
“Il merito del successo spetta ai nostri<br />
colleghi in missione sul campo –<br />
spiega – e loro sanno che se hanno<br />
bisogno di aiuto possono sempre<br />
contare sull'ufficio di DRS Sustainment<br />
Systems di St. Louis”.<br />
Per poter comunicare con i suoi colleghi<br />
nei quattro angoli della terra,<br />
a volte Kevin deve essere in ufficio<br />
alle quattro di mattina. “Non voglio<br />
chiamare i miei collaboratori fuori<br />
dall’orario di lavoro”, spiega Kevin,<br />
che ha lavorato per 30 anni nell’U.S.<br />
Air Force. “Forse è dovuto ai miei<br />
trascorsi”, aggiunge sorridendo,<br />
“ma so che lavorano senza sosta e,<br />
per questo, nel tempo libero hanno<br />
bisogno di rilassarsi”.<br />
Normalmente gli addetti ai servizi<br />
tecnici contattano Kevin quando i<br />
sistemi non funzionano o se non<br />
sono in grado di ordinare i compoudIstaCCatI<br />
In LoCaLItà remote o perICoLose, I dIpendentI<br />
dI drs sI aFFIdano aI team deLLa sede CentraLe<br />
per moLto pIù dI un sempLICe supporto teCnICo<br />
dopo aver saputo che un collega<br />
era costretto a marciare<br />
ogni giorno per quasi due<br />
chilometri sotto un forte vento per<br />
recarsi al lavoro, Vernella Loquet,<br />
una dei sei specialisti del team Deployment<br />
di DRS Technical Services<br />
(TSI), si è recata personalmente<br />
presso i grandi magazzini Walmart<br />
per acquistare alcuni passamontagna<br />
e spedirglieli.<br />
Insieme a Buffy Kempton, Diane<br />
Denneny, Rhonda Lyons, Deborah<br />
Butt e Rhonda Day, manager dell’Operation<br />
team, Vernella Loquet assiste<br />
gli oltre 150 tecnici delle comunicazioni<br />
satellitari di DRS Technical<br />
Services in missione all’estero. Questi<br />
tecnici lavorano in teatri di guerra<br />
come l’Afghanistan o l’Iraq, alcuni<br />
sono impegnati in Kirghizistan,<br />
Kuwait, Kosovo, Qatar, Oman ed<br />
Emirati Arabi Uniti. Per molti di loro,<br />
gli specialisti del team di Deployment<br />
della sede centrale di DRS Technical<br />
Services rappresentano una<br />
vera e propria ancora di salvezza, oltre<br />
ad essere il principale punto di<br />
contatto con l’azienda.<br />
DRS Technical Services non è tutta-<br />
nenti di cui hanno bisogno. Secondo<br />
Kevin, nel 90% dei casi l’azienda<br />
riesce ad effettuare le consegne nel<br />
giro di 24 ore, un risultato in parte<br />
dovuto al fatto che i clienti possono<br />
contattare un rappresentante di<br />
DRS in loco in qualsiasi momento<br />
del giorno o della notte, sette giorni<br />
su sette. Il servizio ha riscosso un<br />
grande successo: in un recente sondaggio,<br />
è stato chiesto ai clienti di<br />
assegnare un punteggio da uno a<br />
cinque sull’assistenza ricevuta da<br />
DRS Sustainment Services. Su 147<br />
clienti contattati, 92 hanno aderito<br />
al sondaggio e la media del punteggio<br />
assegnato è stata di 4,98. “è un<br />
valore decisamente alto – riconosce<br />
Kevin – i risultati parlano da soli”.<br />
Ad Huntsville, in Alabama, a sud<br />
della sede centrale di St. Louis di<br />
DRS Sustainment System, si trovano<br />
gli uffici di DRS Reconnaissance,<br />
Surveillance and Target Acquisition<br />
(RSTA), da cui Tommy Tipton, Field<br />
Service Manager, coordina 49 addetti<br />
ai servizi tecnici. Sei di loro sono<br />
in missione in Afghanistan, dove<br />
lavorano al progetto Mast Mounted<br />
Sight (MMS).<br />
Le missioni dei dipendenti di DRS<br />
Reconnaissance, Surveillance e Target<br />
Acquisition durano in genere da<br />
sei mesi ad un anno. Prima di essere<br />
inviati nelle zone operative, i<br />
candidati devono superare rigorosi<br />
test di idoneità fisica, sottoporsi a<br />
numerose vaccinazioni e cercare di<br />
risolvere tutte le questioni personali.<br />
Una volta sul posto, i dipendenti<br />
di DRS lavorano fino a 12 ore<br />
al giorno e vivono tutti in uno stesso<br />
centro. A metà della missione,<br />
usufruiscono di un congedo di un<br />
mese per visitare la famiglia e oggi<br />
le loro condizioni di vita sono meno<br />
dure del passato.<br />
Riferendosi al 2003 e 2004, quando<br />
la situazione nelle zone di guerra<br />
era molto più pericolosa, Tipton ricorda<br />
che gli addetti all'assistenza<br />
tecnica dovevano viaggiare in convogli<br />
blindati e che le condizioni<br />
erano davvero estreme .<br />
Anche se i pericoli non sono più così<br />
elevati come qualche anno fa, restano<br />
sempre molto concreti. Mortai<br />
e razzi continuano a esplodere<br />
regolarmente all’interno dell’area<br />
recintata della base operativa di prima<br />
linea, mentre i dipendenti distaccati<br />
nelle zone più remote devono<br />
fare i conti con ulteriori minacce.<br />
Daniel DeMuri, IP Field Specialist,<br />
un dipendente che lavora<br />
presso l’Internet Café del team Morale,<br />
Welfare and Recreation<br />
(MWR) SPAWAR, racconta che, durante<br />
la fase di costruzione di<br />
un’antenna in un avamposto di<br />
combattimento in Afghanistan,<br />
ogni sera gli addetti del team venivano<br />
presi di mira da un cecchino.<br />
Per evitare di essere colpiti, DeMuri<br />
e i colleghi si nascondevano dietro<br />
un parapetto di cemento al secondo<br />
piano. Un collega è stato addirittura<br />
sfiorato da una pallottola<br />
mentre stava cenando. Rhonda<br />
Day osserva che, per aumentare la<br />
sicurezza, tutti i dipendenti di DRS<br />
Technical Services in missione nelle<br />
zone di guerra ricevono, oltre ai<br />
company charge codes e alle informazioni<br />
dell’azienda, anche l’equipaggiamento<br />
di protezione. Per velocizzare<br />
le operazioni preliminari al<br />
distaccamento, Rhonda e il suo<br />
team si occupano delle richieste dei<br />
visti di soggiorno, organizzano le visite<br />
mediche e sbrigano tutte le<br />
pratiche di gestione del personale,<br />
ma rispondono anche alle richieste<br />
più comuni come “Non riesco a caricare<br />
la nota spese” oppure “Non<br />
riesco ad accedere al sistema”.<br />
Molto spesso i membri della sede<br />
centrale di DRS Technical Services<br />
fanno letteralmente l'impossibile<br />
per aiutare i colleghi in missione<br />
sul campo.<br />
“Una volta un collega ha dovuto<br />
cambiare con effetto immediato il<br />
periodo di ferie perché la moglie<br />
stava per partorire prima del previsto”,<br />
ricorda Rhonda. “Naturalmente<br />
lo abbiamo aiutato”.<br />
I dipendenti in missione hanno numerosi<br />
aneddoti da raccontare sui<br />
periodi trascorsi in zone remote e<br />
spesso pericolose. “Quando sono in<br />
missione spesso i colleghi ci inviano<br />
fotografie per farci vedere dove<br />
sono e cosa fanno. Così li possiamo<br />
seguire e controllare.”<br />
Questo livello di servizio è molto<br />
apprezzato dal personale sul campo.<br />
Anche se i contratti di DRS Technical<br />
Services durano solo un anno,<br />
i dipendenti in media restano<br />
presso l’azienda per circa cinque<br />
anni, in alcuni casi anche più a lungo,<br />
continuando a mantenere i<br />
contatti con il proprio Paese grazie<br />
all’aiuto dei membri dello staff della<br />
sede centrale. La disponibilità del<br />
personale di supporto “da casa”<br />
sembra non avere limiti. “Aiutare<br />
gli altri mi dà un’enorme soddisfazione”,<br />
commenta Rhonda Lyons.<br />
“Per questo penso che il mio lavoro<br />
sia il migliore al mondo”.<br />
Sopra, Daniel DeMuri, IP Field Specialist<br />
per DRS Defense Solutions, in rappresentanza<br />
del team SPAWAR di DRS con il Generale<br />
David H. Petraeus che è stato Comandante<br />
delle forze NATO e americane in Afghanistan<br />
In alto, Rob Quinn, in servizio sul campo<br />
per DRS Test & Energy Management.<br />
In alto, a destra, l’ingegnere Wilson Steiger,<br />
in Giappone come senior project di<br />
DRS Defense Solutions, ritratto con la famiglia<br />
Sopra, il team di Deployment di Drs Tecnical<br />
Services (TSI). Da sinistra, Buffy Kempton,<br />
Vernella Loquet, Diane Denneny,<br />
Rhonda Lyons, Rhonda Day e Deborah Butt<br />
78 79
S T O R I A<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
bentornato<br />
romeo!<br />
Gregory Alegi<br />
uun restauro dI quaLItà Fa rIvIvere una pagIna dI storIa IndustrIa-<br />
Le ItaLIana. due annI e 10.000 ore dI Lavoro hanno trasFormato<br />
un reLItto reCuperato per Caso In aFghanIstan. IL ruoLo deLL’InedIta<br />
aLLeanza prIvato-pubbLICo e IL supporto deLL’IndustrIa<br />
C’è molta <strong>Finmeccanica</strong> nell’IMAM<br />
Ro.37bis presentato<br />
il 21 gennaio scorso<br />
presso il parco-museo di Volandia<br />
(Varese), alla presenza del Gen.<br />
S.A. Giuseppe Bernardis, Capo di<br />
Stato Maggiore dell’Aeronautica<br />
Militare, e dei vertici di <strong>Finmeccanica</strong><br />
e AgustaWestland. Non solo<br />
perché il Gruppo è stato il principale<br />
sostenitore del restauro che,<br />
con 10.000 ore di lavoro, ha trasformato<br />
in un gioiello quello che<br />
nel gennaio 2010 era ancora un relitto,<br />
rinvenuto fortuitamente in<br />
Afghanistan, ma soprattutto perché<br />
il grosso biplano da ricognizione<br />
rappresenta le tradizioni dell’industria<br />
aeronautica a Napoli,<br />
oggi confluite in Alenia Aermacchi.<br />
Il Ro.37 è stato uno degli aerei italiani<br />
più diffusi nel periodo 1935-<br />
1943, costruito in 621 esemplari da<br />
IMAM (ex Romeo, altro nome storico<br />
dell’industria italiana, anche<br />
in campo automobilistico, attiva<br />
a Napoli), AVIS (a Castellammare<br />
di Stabia, nei dintorni del capoluogo<br />
campano) e Caproni (a Taliedo,<br />
vicino Milano). Pur avendo<br />
equipaggiato oltre 30 squadriglie<br />
da osservazione aerea impiegate<br />
in guerra in Etiopia, Spagna, Libia,<br />
Albania e Jugoslavia, il Ro.37 era<br />
ritenuto definitivamente perso da<br />
oltre 60 anni, non solo in Italia,<br />
ma anche nei diversi Paesi nei<br />
quali fu esportato. è facile allora<br />
immaginare la sorpresa quando,<br />
nel marzo 2006, il 132° Reggimento<br />
Ariete dell’Esercito Italiano si<br />
imbatté in numerosi relitti di aerei<br />
durante una perlustrazione<br />
nei dintorni di Kabul.<br />
Le targhette “Aeroplani Romeo”<br />
sui cruscotti e le scritte “Pirelli -<br />
Milano” sui pneumatici permisero<br />
di confermarne rapidamente l’identità.<br />
Si trattava dei resti dei sedici<br />
Ro.37bis con motori Piaggio<br />
P.IX venduti nel 1937 all’allora regno<br />
dell’Afghanistan, nel quadro<br />
della politica di penetrazione<br />
commerciale e politica in aree sotto<br />
l’influenza inglese. Furono<br />
identificate persino due fusoliere<br />
di addestratori Breda Ba.25, anch’essi<br />
scomparsi da tempo.<br />
L’Aeronautica Militare recuperò<br />
tutto e, dal settembre 2006, espose<br />
una fusoliera presso il proprio<br />
Museo Storico, a Vigna di Valle, in<br />
provincia di Roma. Gradualmente<br />
si fece strada l’idea di restaurarla,<br />
utilizzando l’enorme quantità di<br />
materiale disponibile e sfruttando<br />
il parallelo lavoro in corso sull’idrovolante<br />
Ro.43 per copiare l’elica,<br />
la cofanatura del motore e altre<br />
parti di cui non esistevano più<br />
i disegni originali. Il lavoro fu affidato<br />
alla società Celin Avio, dove<br />
operavano tecnici che – sotto il<br />
nome di AREA – avevano già restaurato<br />
una quindicina di aerei<br />
d’epoca per musei di Stati Uniti,<br />
Gran Bretagna, Germania e persino<br />
dell’Arabia Saudita. Tra questi<br />
si segnalano, per la particolare importanza<br />
nella storia aeronautica<br />
nazionale, l’idrocorsa Macchi M.67<br />
(il cui restauro era stato reso possibile<br />
nel 2003 da Aermacchi insieme<br />
a <strong>MB</strong>DA, in occasione del centenario<br />
del volo) e il caccia Fiat<br />
CR.42 (restaurato dal 1995 al 2005<br />
grazie all’intervento di un collezionista<br />
inglese), entrambi oggi nel<br />
museo di Vigna di Valle.<br />
Inaugurando una collaborazione<br />
privato-pubblico inedita in Italia,<br />
nel progetto Ro.37 furono coinvolti<br />
due Reparti Manutenzione Velivoli<br />
(RMV) dell’Aeronautica Militare,<br />
rispettivamente incaricati delle<br />
attività sul motore (1° RMV di Cameri,<br />
in provincia di Novara) e del<br />
completamento ed intelaggio delle<br />
ali (10° RMV, a Galatina, in provincia<br />
di Lecce). Nel momento di<br />
picco, al Ro.37 hanno lavorato una<br />
decina di persone, in tre diverse<br />
sedi. Questo – insieme all’ulteriore<br />
supporto di Memphis Belle (produttore<br />
di orologi a tema militare<br />
e aeronautico), Volandia e Piaggio<br />
Aero (per l’elica) – ha permesso di<br />
ottenere in tempi contenuti un risultato<br />
di ottimo livello, fino ai<br />
più piccoli dettagli. La fusoliera,<br />
riunita alla coda e montata sul<br />
carrello, fu esposta nel maggio<br />
2010 alla cerimonia dei Seniores<br />
di <strong>Finmeccanica</strong> a Pratica di Mare<br />
(Roma). Nell’ultima fase, fu stabilito<br />
di raffigurare l’aereo della 110 a<br />
Squadriglia utilizzato dal duca<br />
Amedeo d’Aosta quando era viceré<br />
d’Etiopia, un teatro operativo<br />
prima non rappresentato nelle<br />
collezioni del Museo Storico dell’Aeronautica<br />
Militare.<br />
Dopo due mesi di esposizione a Volandia,<br />
nella storica sede delle ex officine<br />
Caproni di Vizzola Ticino (Varese),<br />
il Ro.37bis troverà sede definitiva<br />
a Vigna di Valle, dove potrà peraltro<br />
ricongiungersi al “cugino”<br />
Ro.43, il cui restauro è stato completato<br />
nel novembre 2011. Grazie a un<br />
impegno ben focalizzato, nel giro di<br />
pochi anni uno dei nomi storici dell’industria<br />
aeronautica italiana è<br />
dunque tornato a vivere. Il prossimo<br />
della lista è l’addestratore Ro.41: sul<br />
primo aereo costruito in serie da<br />
Agusta già lavorano, da tempo, alcuni<br />
volontari del Gruppo Amici Velivoli<br />
Storici (GAVS).<br />
In alto, Ro.37bis: una carcassa ritrovata nella<br />
periferia di Kabul, Afghanistan.<br />
Sopra, dopo quasi sessant’anni, il Ro.37bis<br />
torna a nuova vita. Qui a Volandia,<br />
il parco-museo nelle ex officine Caproni<br />
accanto all’aeroporto di Malpensa (Varese).<br />
A sinistra, il prototipo del Ro.37bis presentava<br />
alcune differenze rispetto agli aerei di serie<br />
80 81
S O S T E N I b I L I T à<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Una “bUona<br />
Pratica” verso<br />
la sostenibilità<br />
uFINmECCANICA ACCELLERA L’ImPEGNO NEL CAmPO<br />
dELLA SOSTENIBILITà E PREPARA NUOvE INIZIATIvE<br />
La sostenibilità rappresenta<br />
ogni giorno di più un<br />
elemento importante del<br />
comportamento del Gruppo<br />
<strong>Finmeccanica</strong> verso i clienti e il<br />
mercato. Allo stesso tempo, la<br />
partecipazione di un numero<br />
sempre maggiore di dipendenti<br />
al progressivo svilupparsi dei<br />
numerosi progetti avviati è<br />
una chiara dimostrazione di<br />
quanto si stia diffondendo la<br />
consapevolezza del significato<br />
del contributo di ognuno.<br />
La sostenibilità, infatti, non potrebbe<br />
mai essere rappresentata<br />
come un mondo “chiuso”,<br />
amministrato da pochi addetti<br />
ai lavori, e neppure avere un approccio<br />
autoreferenziale. Tutti i<br />
membri della community sostenibile<br />
di <strong>Finmeccanica</strong> si muovono<br />
e operano in un territorio<br />
sempre più collettivo, dove la<br />
condivisione continua e la collaborazione<br />
trasparente rappresentano<br />
il filo conduttore.<br />
Essere perciò in grado di comunicare<br />
e di condividere in maniera<br />
efficace questa comune filosofia<br />
di sostenibilità rappresenta<br />
una condizione fondamentale<br />
per promuovere un<br />
nuovo concetto d’innovazione,<br />
capace di unire le naturali esigenze<br />
di sviluppo di un grande<br />
gruppo con il rispetto dei valori<br />
etici, sociali e ambientali.<br />
<strong>Finmeccanica</strong> è un importante<br />
gruppo industriale internazionale,<br />
fortemente presente in<br />
tutti i mercati; il suo valore è,<br />
naturalmente, rappresentato<br />
da prodotti materiali, fisici, e da<br />
apporti finanziari, ma anche da<br />
beni intangibili, elementi cioè<br />
che fanno riferimento all’elevato<br />
valore intellettuale del Gruppo:<br />
tutti gli aspetti del valore<br />
possono trovare beneficio nello<br />
sviluppo e nel rispetto di un approccio<br />
sempre più sostenibile,<br />
in grado di accrescere il capitale<br />
aziendale. Non è più il tempo<br />
del sapere senza diffondere e<br />
senza far conoscere: la “consapevolezza<br />
di pochi” si è trasformata<br />
oggi nella partecipazione<br />
di molti. Ciò cui si guarda ora, e<br />
che si sta concretamente organizzando,<br />
è un’azione che miri<br />
alla visione e alla condivisione<br />
da parte di tutti, a vantaggio<br />
della reputazione aziendale e di<br />
una sana emulazione da parte<br />
di altre imprese. Ben 12 “cantieri<br />
della sostenibilità” sono stati<br />
avviati quest’anno in <strong>Finmeccanica</strong><br />
e nelle aziende. Si tratta<br />
di laboratori aperti e in costante<br />
divenire, attraverso i quali si<br />
è iniziato a raccogliere e ordinare<br />
il materiale proveniente<br />
da diverse fonti, sia dalle direzioni<br />
della holding, sia dalle<br />
aziende del Gruppo. Dati quantitativi<br />
e qualitativi, documenti,<br />
iniziative, modi di fare o meglio<br />
“pratiche”: la sostenibilità<br />
si sta organizzando e si sta rendendo<br />
sempre più visibile, perché<br />
un gruppo capace di non<br />
gravare sui tanti territori in cui<br />
opera ma che, anzi, crei ricchezza<br />
e la<br />
restituisca agli stessi<br />
territori sotto forma di sviluppo,<br />
rappresenta la più profonda<br />
identità aziendale di <strong>Finmeccanica</strong><br />
e ne vuole essere sempre di<br />
più il suo segno distintivo. La<br />
mappatura delle buone pratiche,<br />
ovvero delle procedure e<br />
delle azioni capaci di essere innovative<br />
in maniera sostenibile,<br />
è uno dei più importanti “cantieri”<br />
aperti recentemente e<br />
consiste nel censire, valorizzare<br />
e rendicontare una parte importante<br />
del capitale intangibile<br />
che <strong>Finmeccanica</strong>, attraverso<br />
modalità sempre più moderne e<br />
processi innovativi, produce nelle<br />
sue innumerevoli realtà.<br />
Una piattaforma multimediale<br />
condivisa da tutti i referenti<br />
della sostenibilità, lo Share-<br />
Point,<br />
è lo strumento<br />
utilizzato per tessere un<br />
network di conoscenze e di<br />
scambi che evidenzi le buone<br />
pratiche e gli atteggiamenti sostenibili<br />
adottati in ogni azienda<br />
del Gruppo. Detto questo,<br />
molteplici e differenti sono le<br />
accezioni di buona pratica. Si<br />
può pertanto affermare che non<br />
esista una definizione univoca<br />
ed esaustiva, ma sono invece<br />
possibili varie definizioni, che di<br />
volta in volta si adattano alle<br />
singole circostanze. Imparare<br />
dalla pratica, oltre che fondare<br />
la propria<br />
azione sulla<br />
teoria, è una<br />
chance in più per<br />
migliorare le capacità<br />
progettuali<br />
di <strong>Finmeccanica</strong>.<br />
Vi sono però dei caratteri<br />
distintivi. Una<br />
buona pratica, per essere<br />
considerata tale,<br />
deve soddisfare, tra gli altri,<br />
cinque requisiti fondamentali:<br />
essere prima di<br />
tutto misurabile, permettere<br />
quindi di quantificare l’impatto<br />
di quanto viene realizzato<br />
dal punto di vista socio-economico.<br />
Deve essere, poi, innovativa,<br />
in altre parole deve possedere<br />
la capacità di produrre soluzioni<br />
nuove e creative per il miglioramento<br />
della qualità dal<br />
punto di vista degli utenti; deve,<br />
inoltre, essere riproducibile e,<br />
quindi, poter essere trasferita e<br />
applicata in situazioni e luoghi<br />
diversi da quelli in cui è stata<br />
concepita; ancora, deve apportare<br />
un valore aggiunto, ossia<br />
avere la capacità di produrre<br />
cambiamenti; soprattutto, deve<br />
essere sostenibile. La riflessione<br />
che scaturisce dalla semplice visibilità<br />
delle buone pratiche<br />
aziendali ha un impatto sulle<br />
persone che va ben oltre un senso<br />
di appartenenza all’azienda,<br />
perché si percorre la strada nelle<br />
coscienze di ognuno, sia esso<br />
considerato un dipendente, un<br />
cittadino o unicamente un essere<br />
umano. La “buona pratica” diventa<br />
così un’opportunità per<br />
osservare attivamente l’ambiente<br />
circostante, perché la<br />
realtà si può cambiare, e soprattutto<br />
migliorare. La percezione<br />
che si ha di un’azienda da parte<br />
degli stakeholder, i rapporti tra<br />
le persone, il rispetto per l’ambiente,<br />
sono elementi modificabili<br />
– in positivo come del resto<br />
anche in negativo – in virtù dell’apporto<br />
e, quindi, dei comportamenti<br />
di ognuno.<br />
Nel 2011, la mappatura delle<br />
buone pratiche era stata attivata<br />
solo a partire dalla presentazione<br />
del Bilancio di Sostenibilità;<br />
ora invece il relativo “cantiere”<br />
sarà attivo durante tutto<br />
l’anno, in modo costantemente<br />
dinamico. La raccolta delle<br />
informazioni riguardanti le buone<br />
pratiche sarà quindi una caratteristica<br />
dell’operare di <strong>Finmeccanica</strong><br />
nel campo della sostenibilità,<br />
senza soluzione di<br />
continuità, organica e strutturata,<br />
in modo da rappresentare<br />
sempre più un asset fondamentale,<br />
certamente del capitale “fisico”,<br />
ma soprattutto del capitale<br />
intellettuale.<br />
La sfida di quest’anno è quindi<br />
quella di far conoscere il mondo<br />
<strong>Finmeccanica</strong> ancora più a fondo,<br />
sia agli stakeholder esterni<br />
sia a quelli interni, anche attraverso<br />
la mappatura e la rendicontazione<br />
di un numero crescente<br />
di buone pratiche sostenibili:<br />
perché è solo attraverso la<br />
consapevolezza della propria<br />
forza e di quella delle proprie risorse,<br />
umane e tecnologiche, che<br />
un grande gruppo può crescere e<br />
rinnovarsi costantemente.<br />
82 83
E V E N T I<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
Passaggio<br />
in inDia<br />
ua neW deLhI L’edIzIone<br />
deL saLone deLLa dIFesa<br />
deFeXpo. Le azIende deL<br />
gruppo FInmeCCanICa aL-<br />
La rIbaLta<br />
binomio tra<br />
potenza economica e forza<br />
L’intramontabile<br />
militare è tornato sotto i riflettori<br />
il 29 marzo scorso, quando il<br />
Ministro della Difesa indiano A. K.<br />
Antony ha inaugurato a New Delhi<br />
l’edizione 2012 di Defexpo, una delle<br />
maggiori rassegne internazionali<br />
di difesa navale, terrestre e security.<br />
L’appuntamento, con cadenza<br />
biennale, offre una panoramica<br />
completa di mezzi ed equipaggiamenti<br />
per la clientela con le stellette<br />
delle ‘tigri’ asiatiche che, non solo<br />
registrano budget in costante<br />
crescita, ma che proprio nella nazione<br />
di Sonia Gandhi aggiornano, di<br />
anno in anno, il record continentale<br />
delle importazioni di armamenti.<br />
La debolezza del quadro politico,<br />
soprattutto dopo il voto amministrativo<br />
dei primi di marzo, l’instabilità<br />
interna, l’ascesa di nuovi leader<br />
sono alcuni dei fenomeni più<br />
significativi dell’India di oggi, un influente<br />
attore ‘regionale’ che cerca<br />
di scrollarsi di dosso le complessità<br />
e le contraddizioni per superare gli<br />
esami da potenza ‘globale’. E reggere<br />
il confronto con un Paese confinante<br />
molto più temibile del suo<br />
classico antagonista, il Pakistan: si<br />
tratta della Cina, un altro eccezionale<br />
investitore nella Difesa, con<br />
un budget per l’anno finanziario<br />
2012-2013, pari a cento miliardi di<br />
dollari. Un dato che spiega l’analoga<br />
scelta di New Delhi, il cui budget,<br />
per l’anno finanziario 2012-<br />
2013, è cresciuto del 13% a 38,5 miliardi<br />
di dollari sul corrispettivo<br />
2011-2012.<br />
In realtà, la campagna di potenziamento<br />
e ammodernamento militare<br />
del Paese non conosce sosta da<br />
quasi dieci anni. E talvolta riserva<br />
momenti di grande interesse. La<br />
migliore testimonianza è costituita<br />
dalla selezione del caccia Rafale di<br />
Dassault nell’ambito della gara<br />
MMRCA (Medium Multirole Combat<br />
Aircraft) da 20 miliardi di dollari,<br />
un episodio che nei giorni precedenti<br />
la fiera di Defexpo, nel Parlamento<br />
indiano, ha suscitato aspre<br />
polemiche e richieste di riesame<br />
dell’iter di valutazione. Qualunque<br />
sia l’esito della vicenda, la funzione<br />
di ‘apripista’ della gara MMRCA<br />
ha comunque richiamato l’atten-<br />
zione per la settima edizione del<br />
salone di New Delhi, destinata –<br />
nelle previsioni della vigilia – ad attrarre<br />
560 espositori (in linea con<br />
l’appuntamento precedente del<br />
2010) provenienti da 32 Paesi e 58<br />
delegazioni ufficiali.<br />
Nel ‘monsone’ della crisi, innescata<br />
prima dall’arresto di due Marò del<br />
Reggimento San Marco di scorta a<br />
una petroliera italiana, con l’accusa<br />
di aver ucciso due pescatori<br />
scambiandoli per pirati, e poi dal<br />
sequestro di due turisti da parte di<br />
guerriglieri maoisti, <strong>Finmeccanica</strong><br />
e le sue aziende hanno puntato, innanzitutto,<br />
alla tutela del business.<br />
Il Gruppo ha cioè agito nella consapevolezza<br />
che anche la reputazione<br />
e la posizione sul mercato, acquisite<br />
in 40 anni di attività nel<br />
Paese (sono circa 400 i dipendenti<br />
indiani di <strong>Finmeccanica</strong>), potessero<br />
contribuire a rafforzare la collaborazione<br />
tra Roma e New Delhi<br />
nei difficili giorni dell’emergenza<br />
dei cittadini italiani.<br />
Così WASS ha ufficialmente presentato<br />
a Defexpo il Flash Black, l’ultimo<br />
nato della fascia dei siluri leggeri<br />
che va ad affiancarsi al top della<br />
gamma ‘pesante’ dell’azienda, il<br />
Black Shark, le cui chance di affermazione<br />
nell’importantissimo mercato<br />
indiano restano alte. Altrettanto<br />
significative le prospettive commerciali<br />
di Oto Melara, sia nel segmento<br />
dei cannoni navali (il 127/64<br />
LW con il munizionamento guidato<br />
a lungo raggio Vulcano), sia, in ambito<br />
terrestre, per le torrette OWS<br />
da 30 millimetri a controllo remoto.<br />
E, mentre SELEX Galileo ha firmato<br />
un contratto per fornire supporto e<br />
servizi a un centro logistico della<br />
Marina Militare oltre a una joint<br />
venture con un partner locale, DRS<br />
ha messo in mostra le più avanzate<br />
soluzioni informatiche su computer<br />
e display ultraresistenti per<br />
la presentazione di dati, la conoscenza<br />
dello scenario bellico, il comando<br />
e controllo.<br />
AgustaWestland è arrivata all’appuntamento<br />
di New Delhi al termine<br />
di un’altra manifestazione, il salone<br />
Aero India di Hyderabad. Nell’occasione<br />
aveva annunciato l’avvio<br />
dei lavori per la realizzazione di uno<br />
stabilimento congiunto con il gruppo<br />
indiano Tata, dove, da metà<br />
2013, saranno assemblati elicotteri<br />
per il mercato interno e internazionale.<br />
Defexpo ha confermato che<br />
l’orizzonte commerciale di AgustaWestland<br />
è ricco di ulteriori opportunità<br />
anche sul versante delle<br />
forniture per la Marina Militare e la<br />
Guardia Costiera indiana: due partite<br />
molto significative che hanno<br />
già infiammato il confronto con i<br />
competitor statunitensi e francotedeschi.<br />
Un copione noto anche<br />
ad Alenia Aermacchi, impegnata a<br />
Defexpo nella promozione sia del<br />
bimotore da trasporto tattico C-27J<br />
presso la Forza Aerea indiana, sia<br />
della versione da pattugliamento<br />
marittimo del turboelica ATR.<br />
84<br />
85
N O T I z I E<br />
3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />
contratti<br />
& commesse<br />
Nel primo trimestre del 2012,<br />
<strong>Finmeccanica</strong> si è aggiudicata<br />
commesse di particolare<br />
rilievo, soprattutto nell’elicotteristica,<br />
nell’aeronautica, nello spazio e<br />
nella cyber security. A gennaio, AgustaWestland<br />
ha siglato contratti<br />
per 90 milioni di euro con il Ministero<br />
della Difesa polacco per la fornitura<br />
di elicotteri W-3WA Sokol VIP<br />
e l’aggiornamento di altri 14 elicotteri.<br />
SELEX Sistemi Integrati ha ottenuto<br />
commesse per 130 milioni di<br />
euro: alcuni contratti, firmati con il<br />
Ministero della Difesa italiano, riguardano<br />
il potenziamento del livello<br />
di protezione delle basi italiane in<br />
Afghanistan, del sistema SIACCON2,<br />
della infrastruttura connettiva utilizzata<br />
in Afghanistan dalle Forze<br />
‘tricolori’ e la manutenzione e sviluppo<br />
del Sistema Informativo Gestionale<br />
dell’Esercito. L’azienda ha,<br />
inoltre, sottoscritto un contratto<br />
con l’agenzia NATO NAHEMA per lo<br />
sviluppo del nuovo sistema di pianificazione<br />
di missione per l’elicottero<br />
A129 e l’aggiornamento di quello<br />
dell’elicottero NH90 dell’Esercito<br />
Italiano. Da registrare anche due<br />
commesse, in India e in Ucraina, per<br />
la fornitura di radar e manutenzione.<br />
Oto Melara ha siglato contratti<br />
per 50 milioni di euro per la fornitura<br />
di ricambi per torri HITFIST<br />
30mm destinate all’esercito polacco,<br />
lo sviluppo e l’omologazione entro<br />
il 2014 della nuova blindo Centauro<br />
e la fornitura di 40 torri HI-<br />
TROLE 12,7mm. DRS Technologies<br />
ha firmato contratti per un massimo<br />
di 63 milioni di dollari con la U.S.<br />
Air Force per l’ammodernamento<br />
dei sistemi IAHHS degli elicotteri<br />
HH-60G Pave Hawk, e con la U.S.<br />
Navy per la fornitura di sistemi<br />
GEDMS e supporto logistico ai velivoli<br />
E-6B TACAMO e ABNCP. A febbraio,<br />
in evidenza, l’exploit di AgustaWestland,<br />
grazie a contratti per<br />
ben 730 milioni di euro per la vendita<br />
di più di 100 elicotteri per impieghi<br />
commerciali. Si è distinta anche<br />
Telespazio che, nelle prime settimane<br />
del 2012, ha totalizzato commesse<br />
per 112 milioni di euro: nel dettaglio,<br />
l’azienda ha siglato contratti<br />
per servizi nel campo delle operazioni<br />
spaziali con l’Agenzia Spaziale<br />
francese e Arianespace, Telespazio<br />
France si è aggiudicata un contratto<br />
con l’ESA (European Space Agency)<br />
per la gestione operativa della stazione<br />
DIANE, nella Guyana francese,<br />
mentre e-GEOS (controllata da<br />
Telespazio) ha vinto due gare della<br />
Commissione Europea per la fornitura<br />
di informazioni geospaziali e<br />
mappe satellitari di aree colpite da<br />
emergenze. Telespazio ha, inoltre,<br />
acquisito dall’ESA un contratto per<br />
la gestione della rete ESTRACK e la<br />
fornitura di servizi nelle stazioni di<br />
Kourou e Malargüe, firmando poi<br />
due contratti con l’operatore satellitare<br />
INMARSAT per l’installazione,<br />
presso il Centro Spaziale del Fucino<br />
(L’Aquila), della stazione terrestre<br />
per il nuovo servizio di telecomunicazioni<br />
Global Xpress e l’estensione<br />
dei servizi BGAN. Telespazio Brasil si<br />
è aggiudicata un contratto con l’operatore<br />
telefonico brasiliano Oi<br />
per fornire la rete di back-up satellitare<br />
del Banco do Brasil. Sempre a<br />
febbraio, SELEX Elsag e Vega si sono<br />
distinte nel filone di business della<br />
cyber security vincendo, in collaborazione<br />
con Northrop Grumman<br />
Corp., un contratto del valore di 50<br />
milioni di euro con l’Agenzia NATO<br />
NC3A per lo sviluppo e la gestione<br />
del programma NCIRC per la sicurezza<br />
delle informazioni di più di 50<br />
sedi dell’Alleanza Atlantica in 28<br />
Paesi. A marzo, DRS Technologies<br />
ha siglato due contratti per un totale<br />
di 100 milioni di dollari con l’Esercito<br />
americano per la fornitura di<br />
serbatoi per il sistema modulare di<br />
distribuzione del carburante e l’assistenza<br />
ai sistemi di puntamento<br />
dell’elicottero OH-58D Kiowa Warrior.<br />
Ansaldo Energia si è aggiudicata<br />
due contratti per un totale di 62<br />
milioni di euro per la manutenzione<br />
delle centrali termoelettriche E.ON<br />
Generacion di Escatron e Algeciras<br />
(Spagna) e la fornitura di tre turbine<br />
alla centrale geotermica Enel Green<br />
Power di Piancastagnaio (Siena).<br />
Ansaldo STS si è poi aggiudicata un<br />
contratto da 27 milioni di dollari per<br />
la fornitura dei sistemi di segnalamento<br />
driverless per la linea LRT di<br />
Seoul, Corea del Sud. SELEX Galileo,<br />
infine, si è aggiudicata contratti per<br />
un totale di 15 milioni di euro per attività<br />
di supporto logistico. A queste<br />
commesse si aggiunge il contratto<br />
del valore di 500 milioni di euro che<br />
Alenia Aermacchi si è aggiudicata,<br />
nell’ambito del programma Eurofighter,<br />
per la fornitura di servizi di<br />
supporto tecnico-logistico alla flotta<br />
di Typhoon delle quattro nazioni<br />
partner: Italia, Germania, Spagna e<br />
Regno Unito.<br />
La nuova<br />
teLeSpazIo France<br />
Nell’ambito del processo di razionalizzazione e integrazione<br />
transnazionale avviato dal Gruppo Telespazio, il<br />
primo gennaio 2012 la società controllata Telespazio France<br />
è stata fusa per incorporazione con le aziende francesi<br />
Fileas Sas e Vega Technologies Sas, divenendo così il polo di<br />
riferimento per tutte le attività di Telespazio nel suo secondo<br />
mercato domestico.<br />
Telespazio France, che oggi conta 350 dipendenti, ha il suo<br />
quartier generale a Tolosa, sedi a Parigi e Kourou (in Guyana<br />
francese), operando inoltre direttamente presso i siti dei<br />
clienti. La società gestisce infrastrutture multiple di terra e<br />
fornisce una vasta gamma di servizi spaziali a elevato valore<br />
aggiunto nel campo delle comunicazioni (fisse e mobili),<br />
dei sistemi e delle applicazioni satellitari, della geoinformazione<br />
e della navigazione. In particolare, Telespazio France<br />
è presente da oltre trent’anni in Guyana francese ed è partner<br />
storico del CNES, l’agenzia spaziale francese, di Arianespace<br />
e dell’ESA, l’European Space Agency. La sede in Guyana<br />
può contare su un team altamente specializzato di oltre<br />
130 tra ingegneri e tecnici, all’80% costituito da dipendenti<br />
locali, con competenze tecniche nel campo dell’elettronica,<br />
delle telecomunicazioni e delle reti, nel project management<br />
e nella pianificazione delle attività. Per ogni lancio effettuato<br />
dal centro spaziale della Guyana, il personale di<br />
Telespazio France gestisce l’acquisizione, l’elaborazione e il<br />
processamento dei dati di telemetria al fine di garantire il<br />
controllo, la localizzazione precisa e il tracciamento della<br />
traiettoria dei lanciatori Ariane, Soyuz e VEGA. Tali operazioni,<br />
che includono anche la flight safety mission, sono effettuate<br />
dalle stazioni di monitoraggio di Telespazio France<br />
dislocate in tutto il globo.<br />
In tutte le sue attività, Telespazio France si avvale naturalmente<br />
del supporto e dell’esperienza del Gruppo Telespazio,<br />
attivo da oltre 50 anni nel settore dei servizi spaziali.<br />
A destra, la sala controllo ATV presso<br />
il Centro spaziale di Tolosa del CNES<br />
86<br />
87
Editore<br />
Marco Conte<br />
Comitato editoriale<br />
Graham Cole, Marco Conte,<br />
Franco Donfrancesco, Lorenzo Fiori,<br />
Marco Forlani, Richard Goldberg,<br />
Roberto Maglione, Massimo Pugnali,<br />
Giovanni Soccodato, Alessandro Toci<br />
Coordinamento editoriale<br />
Andrea Nativi<br />
Direttore responsabile<br />
Stefano Tagliani<br />
Redazione<br />
Tina Di Benedetto, Stefania Mignoli,<br />
Gianbattista Vittorioso, Francesca Zanichelli<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero<br />
Francesco Arzilli, Pietro Batacchi,<br />
Giulia Biondi, Enrica Boscherini, Cecilia Brugnoli,<br />
Claudio Ceccarelli, Barbara Cruciani,<br />
Marco D’Angelo, Antonella De Montis,<br />
Silvia Del Prete, Beatrice Del Riccio,<br />
Maria De Marchis, Solange Distefano Pozzuoli,<br />
Tiziana Ebano, Angelica Falchi,<br />
Donatella Farina, Francesca Flores,<br />
Daniela Gabriele, Luciano Gandini,<br />
David Jones, Stefania Iannuzzi,<br />
Emanuela Laurenti, Nadia Mastrostefano,<br />
Paolo Mazzetti, Stefania Milani,<br />
Nicolò Occhipinti, Pina Piccirilli, Alessandra Picardi,<br />
Clare Roberts, Isolina Rogai, Riccardo Rovere,<br />
Naeran Rubio, Federica Santini,<br />
Silvia Silvetti, Zevi Watmough<br />
Servizi di produzione<br />
e impaginazione<br />
Peliti Associati<br />
Fonti iconografiche<br />
Sébastien Girard, Katsuhiko Tokunaga,<br />
Alessandro Valeri<br />
Archivi<br />
Aeronautica Militare Italiana,<br />
Agenzia Spaziale Europea,<br />
Agenzia Spaziale Italiana, AgustaWestland,<br />
Alenia Aermacchi, Ansaldo Energia, CNES,<br />
Corbis, DRS Technologies, Ejército de Chile,<br />
Getty Images, Lockheed Martin,<br />
Marina Militare Italiana, <strong>MB</strong>DA,<br />
Ministero della Difesa, NATO,<br />
SELEX Elsag, SELEX Galileo, SELEX Sistemi Integrati,<br />
Telespazio, Thales Alenia Space,<br />
The U.S. Army official homepage,<br />
Thinkstock, 7 th Parachute Regiment RHA, WASS<br />
Stampa<br />
Graphicscalve S.p.A.<br />
Registrazione<br />
Periodico iscritto al Tribunale di Roma<br />
numero 564 del 22/12/2004<br />
Rivista stampata su carta ecologica<br />
proveniente da foreste controllate<br />
e certificate nel rispetto delle<br />
normative ecologiche esistenti.<br />
Distribuita in 66.000 copie<br />
<strong>Finmeccanica</strong><br />
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