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<strong>Finmeccanica</strong> magazine n. 23 – 3/2012 edizione italiana<br />

23 edizione<br />

italiana<br />

COME CA<strong>MB</strong>IA LA DIFESA:<br />

ITALIA E STATI UNITI<br />

SGT. PAUL CHALLONER: IN AZIONE<br />

CON IL LINAPS IN AFGHANISTAN<br />

CYBER: FINMECCANICA C’è


E d I T O R I A L E<br />

P R I m O P I A N O<br />

A T L A N T E<br />

F O C U S<br />

2 Una svolta strategica<br />

4 In Afghanistan con il LINAPS<br />

10 La Difesa italiana verso il cambiamento<br />

14 Una nuova era per la Difesa americana<br />

SPECIALE CILE<br />

18 Nuovi orizzonti per il Cile<br />

22 Pochi ma buoni<br />

RISULTATI 2011<br />

26 I nuovi orizzonti di <strong>Finmeccanica</strong><br />

SPECIALE CYBER<br />

30 Le sfide del cyber world<br />

32 Cyber security: così fan tutti<br />

38 NATO più sicura con <strong>Finmeccanica</strong><br />

40 Gli USA alla ricerca di investimenti e posti di lavoro<br />

A Z I E N d E<br />

P E R S O N E<br />

S T O R I A<br />

S O S T E N I B I L I T à<br />

E v E N T I<br />

N O T I Z I E<br />

42 L’M-346 entra in scena<br />

46 Parola d’ordine: innovazione<br />

50 ARMOR: un tablet “corazzato” per tutti<br />

52 Debutto operativo per il SISTRI<br />

54 Esame superato per l’EOST46!<br />

56 Un porto sicuro<br />

60 Esordio di successo per il VEGA<br />

64 Nel nome di Bepi verso Mercurio<br />

68 Più energia per l’Egitto che verrà<br />

70 Contro gli ordigni esplosivi: Calife<br />

72 è l’ora del Flash Black<br />

74 <strong>Finmeccanica</strong> Top Employer<br />

76 A ticket to work<br />

78 In missione sul campo!<br />

80 Bentornato Romeo!<br />

82 Una “buona pratica” verso la sostenibilità<br />

84 Passaggio in India<br />

86 Contratti & commesse


E D I T O R I A L E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Una svolta<br />

strategica<br />

Imesi che abbiamo davanti a<br />

noi saranno particolarmente<br />

impegnativi: dovremo realizzare<br />

il piano strategico ed industriale<br />

che abbiamo delineato e<br />

che è stato approvato dagli azionisti<br />

e presentato al mercato.<br />

Ci è ben chiaro quello che <strong>Finmeccanica</strong><br />

dovrà diventare: un<br />

gruppo attivo nel settore dell’alta<br />

tecnologia, non concentrato<br />

esclusivamente sul settore<br />

della difesa, ma in grado di<br />

affermarsi e trovare nuovi spazi<br />

di crescita grazie allo sviluppo<br />

di tecnologie avanzate che, originate<br />

dai sistemi per la difesa,<br />

trovano applicazione in nuovi<br />

domini legati alle diverse attività<br />

quotidiane di una società<br />

moderna che sempre più usufruisce<br />

di tecnologia. Non vogliamo<br />

affatto abbandonare il<br />

campo civile, al contrario, proprio<br />

sfruttando pienamente<br />

ogni potenziale applicazione,<br />

civile, duale, militare del nostro<br />

patrimonio tecnologico vogliamo<br />

ridefinire <strong>Finmeccanica</strong> come<br />

il presidio dell’industria Italiana<br />

e non solo, sulle più avanzate<br />

frontiere della conoscenza<br />

e della tecnologia. La nostra<br />

missione è l’impiego del patrimonio<br />

di competenze tecniche<br />

e manifatturiere acquisito nel<br />

tempo per elevare la qualità<br />

della vita dei cittadini del nostro<br />

Paese. Possiamo infatti<br />

contribuire in modo significativo<br />

alla ripresa di uno sviluppo<br />

sostenibile dell’Italia mantenendo<br />

forte e competitiva la<br />

nostra capacità di innovazione,<br />

premessa comunque essenziale<br />

per continuare ad essere protagonisti<br />

del nostro futuro.<br />

<strong>Finmeccanica</strong>, paragonata alle<br />

altre industrie della difesa, è la<br />

società che opera nel più ampio<br />

numero di settori, quasi fosse<br />

una conglomerata. La situazione<br />

economica mondiale, con la<br />

fortissima spinta competitiva<br />

che ne deriva, ci chiede oggi di<br />

concentrarci su un numero inferiore<br />

di settori semplicemente<br />

perché non sono disponibili risorse<br />

che ci consentano di sostenere<br />

tutte le aree di business<br />

in modo tale da rendere ciascuna<br />

di esse eccellente e vincere la<br />

sfida della concorrenza. Parimenti<br />

dobbiamo rivedere il nostro<br />

portafoglio di tecnologie e<br />

prodotti anche nelle aree individuate<br />

come core, per puntare su<br />

ciò che ci consenta di essere leader<br />

di mercato e su cui costruire<br />

un successo industriale e finanziario<br />

duraturo<br />

Sono perfettamente conscio<br />

della difficoltà dell’impresa, che<br />

richiede oltre ad una visione<br />

strategica e ad un piano d’azione<br />

articolato, peraltro già avviato,<br />

un orizzonte temporale<br />

adeguato. Per riconfigurare <strong>Finmeccanica</strong><br />

e focalizzarla sulla<br />

sua nuova missione serviranno<br />

infatti alcuni anni, caratterizzati<br />

da uno sforzo condiviso, mirato<br />

e continuo.<br />

<strong>Finmeccanica</strong> deve compiere<br />

una profonda trasformazione e<br />

nel contempo deve migliorare i<br />

risultati economici e finanziari<br />

in modo sostanziale.<br />

Questo ci chiedono gli azionisti<br />

e il mercato, nella consapevolezza<br />

che i nostri concorrenti<br />

hanno già intrapreso e in qualche<br />

caso completato un percorso<br />

analogo; noi abbiamo l’obbligo<br />

di realizzare quanto abbiamo<br />

promesso ben sapendo<br />

che la fiducia che ci è stata accordata<br />

è temporanea e soggetta<br />

a verifica continua fino al nostro<br />

definitivo rilancio.<br />

Proprio per questo i primi risultati,<br />

indicatori di un trend positivo,<br />

dovranno già realizzarsi quest’anno<br />

e per un gruppo delle dimensioni<br />

e della complessità di<br />

<strong>Finmeccanica</strong>, ciò significa un<br />

cambiamento molto rapido.<br />

Uno specifico target della nuova<br />

<strong>Finmeccanica</strong> è quello di fare<br />

del settore che oggi chiamiamo<br />

elettronica per la difesa e<br />

sicurezza, il fulcro del cambiamento:<br />

perché è già oggi il<br />

maggior business del Gruppo e<br />

perché è il segmento con il<br />

maggiore tasso di crescita previsto<br />

da oggi al 2020.<br />

È in questa chiave che si inserisce<br />

l’iniziativa della fusione<br />

SELEX Galileo, SELEX Sistemi<br />

Integrati e SELEX Elsag, il cui<br />

scopo non è tanto finalizzato a<br />

conseguire efficienza industriale<br />

e finanziaria – obiettivi comunque<br />

indispensabili per la<br />

stessa sopravvivenza delle<br />

aziende – quanto a realizzare<br />

quell’auspicato mutamento di<br />

strategia che vede come target<br />

primario l’ampliamento e l’estensione<br />

del patrimonio tecnologico<br />

del settore alle applicazioni<br />

in campo civile. Basti pensare<br />

alla cyber defense/security,<br />

sempre più importante nella vita<br />

di ogni cittadino, oppure alla<br />

protezione e gestione delle infrastrutture<br />

critiche, al concetto<br />

di smart grid e più in generale di<br />

smart cities, al monitoraggio e<br />

controllo del traffico aereo, di<br />

quello marittimo, ferroviario,<br />

alla sorveglianza delle coste. Le<br />

tecnologie da noi sviluppate nel<br />

settore elettronico ed aerospaziale,<br />

spesso derivate da quelle<br />

militari, unite alle esperienze<br />

acquisite nell’integrazione e<br />

gestione di sistemi complessi<br />

per la difesa, saranno sempre<br />

più appetibili, in quanto sempre<br />

più applicate all’intero spettro<br />

delle attività della nostra vita<br />

quotidiana. È proprio grazie a<br />

queste tecnologie e competenze<br />

che <strong>Finmeccanica</strong> è in grado<br />

di candidarsi a guidare la crescita<br />

dell’Italia nella modernizzazione<br />

delle proprie infrastrutture<br />

e nel conseguente miglioramento<br />

della qualità della vita<br />

dei suoi cittadini.<br />

Anche dRS negli USA sarà oggetto<br />

di ristrutturazione per aumentarne<br />

l’integrazione, sia al<br />

suo interno sia nei rapporti con<br />

le altre società del Gruppo. Abbiamo<br />

avviato anche una riorganizzazione<br />

delle attività di<br />

<strong>Finmeccanica</strong> nel settore della<br />

difesa negli Stati Uniti, con l’obiettivo<br />

di dar vita nel 2013 ad<br />

un unico raggruppamento, <strong>Finmeccanica</strong><br />

defense, guidata da<br />

William Lynn, che da qualche<br />

mese già dirige dRS. Compito di<br />

<strong>Finmeccanica</strong> defense sarà<br />

quello di incrementare la visibilità<br />

e credibilità delle attività di<br />

<strong>Finmeccanica</strong> nel mondo della<br />

difesa USA, cioè in quello che si<br />

confermerà come un mercato di<br />

primaria importanza per il nostro<br />

futuro.<br />

Altri due settori nei quali vogliamo<br />

continuare ad essere<br />

protagonisti sono quelli dell’aeronautica<br />

e degli elicotteri. Per<br />

quanto riguarda l’aeronautica,<br />

le azioni in corso devono consentirci<br />

di riguadagnare efficienza<br />

e competitività, rinforzando<br />

la presenza in aree di eccellenza<br />

ben determinate. Nell’ala<br />

rotante i risultati sono già<br />

eccellenti, ma ci sono i margini<br />

per crescere e migliorare ulteriormente,<br />

grazie all’ampliamento<br />

della gamma di prodotti<br />

e a nuove applicazioni.<br />

Nel campo spaziale, che ritengo<br />

di importanza strategica per<br />

il nostro Paese, dobbiamo riprendere<br />

un ruolo centrale,<br />

coerente con la nostra storia<br />

nel settore, laddove l’Italia è<br />

stata uno dei pionieri. Ci faremo<br />

parte diligente per essere di<br />

raccordo tra tutte le componenti<br />

che si occupano di spazio,<br />

al fine di massimizzare le possibili<br />

sinergie e mettere a miglior<br />

frutto le risorse economiche<br />

stanziate dall’Italia.<br />

Nei settori della difesa subacquea<br />

e dei sistemi navali e terrestri,<br />

dove abbiamo aree di eccellenza<br />

e di leadership mondiali,<br />

dovremo continuare a crescere<br />

per raggiungere quella massa<br />

critica che ci consentirà di rimanere<br />

sul mercato in termini<br />

competitivi rispetto ai maggiori<br />

concorrenti mondiali, eventualmente<br />

stringendo con loro accordi<br />

di programma o creando<br />

specifiche partnership.<br />

Per quanto riguarda energia e<br />

trasporti, la scelta di disinvestire<br />

deriva dalla impossibilità di essere<br />

competitivi nel medio termine<br />

in queste attività in assenza<br />

dei necessari investimenti,<br />

che oggi non possiamo garantire.<br />

Già nel breve termine quindi<br />

effettueremo disinvestimenti<br />

selettivi. Il che non significa disattenzione<br />

verso questi settori,<br />

come conferma lo sforzo che<br />

stiamo facendo per risanare AnsaldoBreda,<br />

né volontà di “sacrificarli<br />

per fare cassa” come è stato<br />

scritto. Semplicemente questi<br />

settori possono essere pienamente<br />

valorizzati solo da chi può<br />

garantire le indispensabili dimensioni<br />

di scala e la necessaria<br />

continuità di investimenti nel<br />

tempo, da chi cioè ha tali attività<br />

nel proprio core strategico.<br />

Tuttavia il mantenimento delle<br />

capacità tecniche ed industriali<br />

in Italia è una delle condizioni<br />

che ci sta guidando nelle scelte<br />

dei partner e nella definizione<br />

delle modalità con le quali ci disimpegneremo.<br />

E di questo desidero<br />

rassicurare tutti i dipendenti<br />

interessati.<br />

Un breve commento, infine, sui<br />

risultati di bilancio dello scorso<br />

anno (analizzati nell’articolo<br />

che troverete a pagina 26): gli<br />

interventi e le scelte compiute<br />

non hanno una motivazione<br />

meramente finanziaria, ma soprattutto<br />

industriale e costituiscono<br />

i presupposti per consentirci<br />

di affrontare con basi certe<br />

il nostro cammino verso il futuro.<br />

Certo, le perdite per 2,3 miliardi<br />

di euro, il risultato operativo<br />

negativo, la contrazione<br />

dei ricavi, il flusso di ordini ridotto,<br />

la diminuzione del portafoglio<br />

ordini, l’incremento<br />

dell’indebitamento ci preoccupano,<br />

ma nel contempo ci stimolano<br />

nel nostro processo di<br />

rinnovamento. Il 2012, pur essendo<br />

ancora un anno di transizione,<br />

sarà caratterizzato da<br />

numeri ben diversi. I traguardi<br />

che abbiamo fissato sono ambiziosi,<br />

ma possiamo raggiungerli,<br />

con l’impegno di ciascuno di<br />

noi, a partire da un management<br />

già ampiamente rinnovato<br />

e con il supporto delle organizzazioni<br />

sindacali, tutti consapevoli<br />

della posta in gioco.<br />

Siamo noi, i 70.000 dipendenti,<br />

assieme ai nostri stakeholder,<br />

ad avere il compito di far sì che<br />

<strong>Finmeccanica</strong> ritorni ad essere<br />

una società alla quale si sia orgogliosi<br />

di appartenere.<br />

Giuseppe Orsi<br />

2 3


P R I M O P I A N O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

in<br />

afghanistan<br />

con<br />

il linaPs<br />

uL’esperIenza operatIva deL sergente pauL ChaLLoner,<br />

artIgLIere deL 7 th<br />

paraChute regIment royaL<br />

horse artILLery<br />

Il 7 th<br />

Parachute Regiment Royal<br />

Horse Artillery (RHA) è uno dei<br />

reparti di élite del British Army<br />

ed è l’unica unità di artiglieria leggera<br />

paracadutista. Per tutti i suoi<br />

soldati è richiesta non solo l’abilitazione<br />

al lancio con paracadute,<br />

ma anche un elevato livello addestrativo<br />

e la massima prontezza<br />

operativa. Il compito fondamentale<br />

del 7 th<br />

Parachute Regiment è<br />

quello di fornire il supporto di fuoco<br />

con i suoi cannoni da 105 mm alla<br />

16 Air Assault Brigade e ai suoi<br />

reparti. L’unità ha base a Colchester,<br />

in Essex, e, come è naturale<br />

per un reparto di pronto impiego,<br />

è frequentemente chiamata a operare<br />

nei più diversi teatri operativi.<br />

Il Reggimento è basato su quattro<br />

batterie (denominate F, G, H, I) ed<br />

è impiegato con Fire Support Team<br />

che hanno il compito di trovare e<br />

identificare il nemico, per poi dirigere<br />

il tiro dei cannoni sull’obiettivo,<br />

coordinando anche l’intervento<br />

di elicotteri d’attacco, cacciabombardieri<br />

e mortai. Il 7 th Para RHA è<br />

stato più volte schierato in Afghanistan,<br />

nell’operazione Herrick. Un<br />

teatro molto impegnativo e difficile,<br />

sia per le caratteristiche climatiche<br />

sia per la presenza di avversari<br />

pericolosi e agguerriti.<br />

Il Sergente Paul Challoner, Gun<br />

No1, Detachment Commander, ci<br />

spiega la sua esperienza operativa<br />

quotidiana in Afghanistan, con<br />

l’impiego del sistema di puntamento<br />

LINAPS, installato sui pezzi<br />

d’artiglieria L118 Light Gun del Reggimento.<br />

L’attività comprende<br />

l’addestramento di artiglieri dell’Esercito<br />

Afghano (ANA), ma anche<br />

azioni di combattimento.<br />

Sergente, può spiegarci come vi<br />

preparate a una missione?<br />

Generalmente frequentiamo un<br />

corso pre-spiegamento, della durata<br />

di sei mesi, durante il quale<br />

veniamo sottoposti ad un addestramento<br />

specifico denominato<br />

MST (Mission Specific Training).<br />

A sinistra, il Sergente Paul Challoner,<br />

artigliere del 7 th Parachute Regiment Royal<br />

Horse Artillery durante l’addestramento<br />

dei soldati dell’Afghan National Army<br />

4 5


P R I M O P I A N O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Studiamo la cultura e il Paese e<br />

cerchiamo d’impararne la lingua.<br />

Anche se in Afghanistan vi sono<br />

almeno otto lingue, le due più<br />

parlate sono il Dari e il Pashtu. Io<br />

ho imparato il Dari. Inoltre, ogni<br />

giorno ci aspettano tantissime attività<br />

molto impegnative sia dal<br />

punto di vista fisico, sia mentale,<br />

tra le quali esercitazioni di fanteria<br />

e di tiro d’artiglieria. Anche in<br />

questo caso è un addestramento<br />

mirato, specificamente studiato<br />

per il Paese in cui ci recheremo.<br />

Come si svolge una giornata tipo<br />

durante una missione?<br />

In Afghanistan ogni giorno è diverso<br />

dall’altro. Possono esserci<br />

giorni in cui è tutto tranquillo e<br />

che ti permettono di dedicarti agli<br />

esercizi fisici per mantenerti in<br />

forma, altri in cui si spara giorno e<br />

notte, continuamente, in un clima<br />

di grande ostilità.<br />

Non è sempre facile capire chi sia<br />

il nemico, perché non sempre si<br />

riesce a identificare chi appartiene<br />

al gruppo dei Talebani. Ho lavorato<br />

con l’Esercito Nazionale<br />

Afghano e ho avuto modo di notare<br />

che ci sono moltissime differenze<br />

culturali nel modo in cui i<br />

suoi membri operano.<br />

Il “ferro del mestiere”<br />

Il cannone BAE Systems L118 è un pezzo<br />

leggero, a traino meccanico, calibro<br />

105 mm. Viene impiegato da un team<br />

di sei artiglieri, che si possono ridurre a<br />

quattro in caso di necessità. In posizione<br />

di tiro è lungo 8,8 m, è alto 2,13 m<br />

ed è largo 1,78 m. Pesa, pronto per l’azione,<br />

1,858 kg. Spara granate ad alto<br />

esplosivo, proiettili fumogeni, illuminanti<br />

o per marcare il bersaglio fino a<br />

una distanza massima di oltre 17 km,<br />

che può aumentare a 20,6 km impiegando<br />

un munizionamento speciale.<br />

La cadenza di tiro è compresa tra sei e<br />

otto colpi al minuto. Il cannone è equipaggiato<br />

con il sistema SELEX Galileo<br />

LINAPS (Laser INertial Automatic Pointing<br />

System), nonché con un apparato<br />

per la misurazione della velocità del<br />

proiettile alla bocca del pezzo, che permette<br />

di migliorare la precisione. Il sistema<br />

di puntamento automatico LI-<br />

NAPS consente di mettere in batteria il<br />

pezzo in appena 30 secondi. Il cannone,<br />

in dotazione ai reparti di fanteria<br />

leggera britannici, è stato venduto a<br />

diversi clienti internazionali.<br />

Sono persone molto religiose, che<br />

pregano cinque volte al giorno,<br />

quindi nel programma di addestramento<br />

devi prevedere questi<br />

momenti. Le norme militari e disciplinari<br />

non sono rigide come le<br />

nostre. Un giorno ti trovi a dover<br />

addestrare dieci persone, il giorno<br />

dopo solo cinque e devi avvalerti<br />

di interpreti per la traduzione, il<br />

che rende tutto più difficile.<br />

Quali sono i primi pensieri che le<br />

passano per la mente, ogni mattino,<br />

mentre prepara l’equipaggiamento<br />

e le armi?<br />

Ci sono approcci diversi a seconda<br />

degli scenari. A volte sei già pronto<br />

e non devi fare altro che controllare<br />

il cannone. Altre volte, invece,<br />

sei in continuo movimento. Se resti<br />

fermo per molto tempo, ciò che<br />

devi fare, in sostanza, è controllare<br />

e ricontrollare i materiali. Se ti stai<br />

spostando all’interno dell’area<br />

operativa, devi comunque svolgere<br />

i controlli, ma in molto meno tempo,<br />

e questo può richiedere davvero<br />

uno sforzo molto intenso.<br />

Come utilizzate quotidianamente<br />

i nostri sistemi?<br />

Abbiamo un distaccamento di sei<br />

uomini assegnati al cannone leggero<br />

e ognuno di loro ha una<br />

mansione diversa. La manutenzione<br />

dei sistemi può risultare impegnativa<br />

a causa delle aspre<br />

condizioni climatiche dell’Afghanistan,<br />

che rendono tutto più difficile.<br />

La manutenzione e l’assistenza<br />

rivestono una grande importanza<br />

per noi. Perché tutto<br />

funzioni senza interruzioni è fondamentale<br />

che gli uomini addetti<br />

alla manutenzione e al supporto<br />

logistico siano sempre all’erta. Un<br />

minuto fa un caldo torrido, un minuto<br />

dopo si mette a piovere; in<br />

Afghanistan le temperature sono<br />

generalmente molto elevate e ciò<br />

mette a dura prova i cannoni.<br />

Ha imparato qualche trucco speciale<br />

per sfruttare al massimo le<br />

prestazioni dei vostri cannoni?<br />

Sono ormai quasi undici anni che<br />

ho a che fare con pezzi di artiglieria:<br />

posso quindi dire di aver maturato<br />

una certa esperienza nel corso<br />

della mia carriera militare, che ho<br />

iniziato da giovane come artigliere<br />

e che mi ha portato a diventare<br />

quello che sono oggi, un Sergente.<br />

Ho imparato come “prendermi cura”<br />

rapidamente del cannone e cosa<br />

posso fare per svolgere meglio<br />

ogni operazione.<br />

Quando ho iniziato bisognava applicare<br />

al cannone una discreta<br />

forza, perché si trattava di un pezzo<br />

interamente manuale. Oggi le<br />

cose sono cambiate, i cannoni sono<br />

dotati di touch screen: questo<br />

comporta un maggior numero di<br />

cavi e di apparecchiature computerizzate.<br />

Ci sono più elementi che<br />

possono rompersi facilmente, per<br />

cui bisogna prestare più attenzione.<br />

I cannoni devono essere controllati<br />

ogni giorno, ma con le nuove<br />

tecnologie e i sistemi che vengono<br />

applicati occorre anche un<br />

po’ di delicatezza.<br />

Per quali missioni sono stati impiegati<br />

i cannoni con il sistema di<br />

puntamento LINAPS?<br />

I sistemi LINAPS sono stati impiegati<br />

per tutte le missioni in Afgha-<br />

In queste pagine, il cannone L118 da 105 mm.<br />

Il LINAPS è montato solidalmente al pezzo<br />

6 7


P R I M O P I A N O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Paul Challoner<br />

Il Sergente Paul Challoner è nato nel<br />

1984 a Blackpool (nel Lancashire), dove<br />

ha frequentato la High School di<br />

Fleetwood, fino all’età di 16 anni, per<br />

poi arruolarsi nell’Esercito. Paul ha<br />

completato la prima fase dell’addestramento<br />

delle nuove reclute presso<br />

il centro di Pirbright, nel Surrey, e la seconda<br />

fase presso il centro Larkhill di<br />

Salisbury, come artigliere. Nel 2001 è<br />

entrato a far parte del 7 th Parachute<br />

Regiment del Royal Horse Artillery e ha<br />

superato il corso presso la P Company,<br />

il difficile training richiesto per diventare<br />

artigliere paracadutista. Nel 2003,<br />

a conclusione di una missione operativa<br />

in Iraq, è stato promosso lance bombardier.<br />

Nel 2005, dopo un ciclo in Kosovo,<br />

è stato promosso bombardier.<br />

Nello stesso anno è divenuto Comandante<br />

di distaccamento cannoni leggeri<br />

del suo reggimento. Nel 2006 ha<br />

svolto un turno operativo in Afghanistan<br />

come bombardier e, in seguito, ha<br />

ricoperto il ruolo di istruttore di Fanteria<br />

presso l’Army Foundation College<br />

di Harrogate, nello Yorkshire. Al termine<br />

dell’incarico, nel 2009, è stato promosso<br />

Sergente e, nel 2010, ha prestato<br />

servizio in Afghanistan come consigliere<br />

militare per l’ANA (Afghan National<br />

Army).<br />

nistan, ma anche per quelle in Iraq<br />

a partire dal 2003. Molti reggimenti<br />

utilizzavano gli AS90, cannoni semoventi<br />

da 155 millimetri, che sono<br />

stati successivamente aggiornati<br />

con il LINAPS. In Afghanistan ci siamo<br />

schierati con i light gun perché<br />

più adatti allo scenario operativo.<br />

Sono fra i pezzi di artiglieria più piccoli,<br />

quindi più facili da spostare.<br />

Sono anche più leggeri, più maneggevoli<br />

e, in genere, più facilmente<br />

trasportabili. Un AS90 è troppo<br />

grande per manovrare in modo efficace<br />

in quel tipo di ambiente.<br />

IL SIStema dI puntamento LInapS<br />

Il sistema LINAPS, operativo sui cannoni<br />

leggeri L118 da 105 mm in dotazione<br />

all'esercito britannico, è stato<br />

utilizzato con successo in Iraq nel corso<br />

della seconda Guerra del Golfo e<br />

più recentemente in Afghanistan. È<br />

un sistema autonomo di gestione<br />

della navigazione, del puntamento e<br />

dell’arma. LINAPS consente un impiego<br />

rapido e preciso dell’artiglieria in<br />

qualsiasi condizione climatica, tanto<br />

di giorno quanto di notte. Dal punto<br />

di vista operativo, il sistema offre il<br />

vantaggio di poter evitare di studiare<br />

il posizionamento dei cannoni, e consente<br />

di poter fare a<br />

meno di postazioni<br />

per l’osservazione<br />

del tiro o di individuare<br />

la distanza<br />

di punti di riferimento<br />

per agevolare<br />

il calcolo<br />

della soluzione<br />

di tiro. I cannoni<br />

dotati del sistema di puntamento<br />

dell’artiglieria LINAPS<br />

presentano numerosi vantaggi rispetto<br />

a quelli dotati di sistemi di<br />

puntamento ottico, a partire dalla<br />

capacità di entrare in azione più rapidamente,<br />

dalla maggiore precisione<br />

e consistenza nel tiro, nonché dalla<br />

flessibilità di dispiegamento e facilità<br />

di occultamento, di giorno e di<br />

notte. A ciò si aggiunge la semplicità<br />

d’uso, che richiede un addestramento<br />

minimo. Il sistema utilizza calcolatori<br />

balistici, NATO e non, consentendo<br />

tiri diretti di precisione mediante<br />

kernel balistici.<br />

In che modo vengono trasportati<br />

questi cannoni?<br />

Ci sono molti modi. Il più delle<br />

volte li trainiamo utilizzando un<br />

Pinz Gauer, un veicolo militare<br />

Inoltre, è in grado d’interfacciarsi e di<br />

controllare altri sensori installati sul<br />

cannone, quali muzzle velocity radar<br />

(radar di misurazione della velocità<br />

alla bocca), GPS, odometro e telemetro<br />

laser e può essere utilizzato con<br />

una vasta gamma di apparati radio.<br />

Fra i principali benefici, l’autorilevamento<br />

della posizione in 3D continuo<br />

e accurato, con e senza GPS, e la<br />

determinazione e visualizzazione costanti<br />

dell’orientamento e dell'elevazione<br />

della canna.<br />

La robusta tecnologia del LINAPS consente<br />

a questo sistema di puntamento<br />

di continuare a funzionare in<br />

tutte le condizioni climatiche<br />

e in ogni situazione,<br />

con un’alimentazione<br />

che consente<br />

un funzionamento<br />

continuo per<br />

24 ore. Ciò rende possibile<br />

il trasporto del<br />

sistema in moltissimi<br />

modi su terreni difficili:<br />

per esempio, sollevandolo<br />

sospeso al gancio di un elicottero, oppure<br />

trasportandolo all’interno della<br />

stiva cargo di velivoli ad ala fissa e rotanti,<br />

o rimorchiandolo con appositi<br />

trattori d’artiglieria. L’LDCU (Layers<br />

Display and Control Unit) è un prodotto<br />

molto efficace, dotato di un’interfaccia<br />

uomo-macchina elettroluminescente<br />

touch-sensitive, che offre<br />

un’elevata potenza di calcolo per l’elaborazione<br />

dei dati per il controllo<br />

del tiro e per formulare le soluzioni di<br />

tiro. È in grado di operare con un’ampia<br />

gamma di sensori ed equipaggiamenti<br />

supplementari, tutti racchiusi<br />

in un’unica unità. Questa caratteristica<br />

fa del LINAPS un sistema di navigazione<br />

e direzione del tiro con un<br />

hardware minimo. Le informazioni<br />

sulla navigazione e sul puntamento<br />

per il LINAPS vengono fornite dall'I-<br />

NU FIN3110L, un robusto sistema di<br />

navigazione a prova di disturbo basato<br />

sulla tecnologia dei giroscopi laser<br />

RLG (Ring Laser Gyro) di tipo strapdown,<br />

specificamente studiato per le<br />

applicazioni nel campo dell’artiglieria.<br />

Questo sistema offre una soluzione<br />

di navigazione ibrida, che combina<br />

i dati provenienti da altri sensori<br />

installati sul cannone (per esempio i<br />

GPS) e dall’odometro installato sul<br />

veicolo, in un filtro di Kalman, fornendo<br />

una soluzione di navigazione<br />

costante e precisa. Benché utilizzi il<br />

GPS come modalità di navigazione<br />

principale, l’INU è in grado di consentire<br />

una navigazione accurata anche<br />

in una modalità secondaria, che<br />

sfrutta i dati dell’odometro in caso<br />

d'indisponibilità del GPS. Un GPS militare<br />

funzionante con il segnale P(Y),<br />

dotato di antenna integrata nella calotta<br />

di protezione del FIN3100L, è disponibile<br />

di serie per clienti selezionati.<br />

Esiste inoltre una versione che<br />

utilizza il segnale C/A. Il sistema<br />

FIN3110 genera anche dati angolari<br />

accurati (elevazione, rollio e azimuth).<br />

La capacità di operare resistendo<br />

allo shock causato dall’impiego<br />

di munizioni molto potenti, è una<br />

delle caratteristiche di questo sistema,<br />

in grado di ‘sopportare’ picchi superiori<br />

ai 300 g.<br />

fuoristrada 4x4 tedesco. In alternativa,<br />

vengono trasportati agganciati<br />

ad un elicottero, oppure<br />

vengono caricati all'interno di elicotteri<br />

pesanti o di aerei. Possiamo<br />

anche paracadutarli con lancio<br />

dai velivoli C-130 Hercules.<br />

Un consiglio per i nostri progettisti?<br />

Suggerirei un touch screen LDCU<br />

(Layers Display and Control Unit)<br />

più robusto e meno sensibile al calore<br />

e una maggiore protezione del<br />

sistema INU (Inertial Navigation<br />

Unit) dagli elementi naturali, perché<br />

al momento dobbiamo proteggerli<br />

con schermi realizzati artigianalmente.<br />

L’INU è come il cervello<br />

del sistema. Per poter funzionare<br />

alla perfezione deve muoversi<br />

spesso. Ma in Afghanistan non è<br />

sempre facile, perché molto spesso<br />

facciamo fuoco da postazioni<br />

fisse. Tuttavia, quando operiamo<br />

muovendoci frequentemente, riposizionando<br />

i cannoni, il sistema<br />

funziona benissimo, perché viene<br />

spostato continuamente e fa esattamente…<br />

il suo dovere.<br />

Fino a che punto questi cannoni<br />

costituiscono un valido deterrente<br />

nei confronti di una minaccia imprevedibile<br />

come quella proveniente<br />

dai ribelli?<br />

La “voce” del nostro cannone fa<br />

capire che con questo tipo di artiglieria<br />

non si scherza. Ma siccome<br />

la gittata massima è di 17,2 chilometri,<br />

spesso i ribelli neanche si<br />

accorgono della sua presenza. Se<br />

lo vedono, o lo “sentono”, capiscono<br />

immediatamente che facciamo<br />

sul serio. Se invece sparo<br />

un colpo da una lunga distanza,<br />

loro non se ne renderanno conto<br />

fino a quando non saranno raggiunti<br />

da una salva.<br />

In alto, l’elicottero AW Merlin della RAF (Royal Air Force)<br />

in Afghanistan trasporta, al gancio baricentrico,<br />

il cannone L118.<br />

I cannoni leggeri vengono spostati da aerei, elicotteri<br />

e trattori per seguire i Parà in azione<br />

8 9


P R I M O P I A N O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

la Difesa<br />

italiana verso<br />

il cambiamento<br />

uUN NUOvO STRUmENTO<br />

mILITARE PIù PICCOLO, EF-<br />

FICIENTE E BILANCIATO<br />

ancora devono essere decisi i<br />

dettagli, ma una sostanziale<br />

revisione del ruolo, della<br />

struttura, dell’organizzazione e della<br />

consistenza dello strumento militare<br />

italiano è stata appena annunciata<br />

dal Ministro della Difesa,<br />

Giampaolo Di Paola. Il Ministro ha<br />

presentato in Parlamento il progetto<br />

volto a conseguire nell’arco di un<br />

decennio una riduzione bilanciata<br />

delle Forze Armate, che consenta di<br />

preservare il più possibile quelle capacità<br />

operative che, secondo il Ministro,<br />

sono la ragione d’essere delle<br />

Forze Armate, sacrificando semmai<br />

tutto il resto. Di Paola dice che<br />

se si procedesse speditamente potrebbe<br />

essere possibile avviare la<br />

trasformazione entro<br />

la scadenza naturale<br />

della legislatura,<br />

nel 2013. Il che vuol dire… che<br />

bisognerà correre.<br />

Che ci fosse bisogno di un intervento<br />

anche radicale era riconosciuto<br />

da tempo; del resto l’attuale modello<br />

di difesa discende dalla legge 331<br />

del 2000, diventata operativa con il<br />

decreto legislativo 215 del 2001. La<br />

riforma aveva il suo fulcro nel passaggio<br />

da un sistema basato sulla<br />

coscrizione obbligatoria a uno incentrato<br />

esclusivamente su personale<br />

volontario e professionista. I<br />

tempi di attuazione avrebbero dovuto<br />

essere molto graduali, come<br />

capita spesso in Italia: addirittura<br />

venti anni!<br />

Si può dire che l’operazione abbia<br />

avuto successo, perché le Forze Ar-<br />

mate italiane sono riuscite a cambiare<br />

pelle pur continuando a rendere<br />

disponibili uomini e mezzi<br />

per gli impegni internazionali. Che<br />

sono stati svolti con ottimi risultati,<br />

ottenendo un riconoscimento<br />

internazionale che purtroppo il<br />

Paese ha saputo sfruttare solo<br />

parzialmente.<br />

è evidente, però, che l’impalcatura<br />

del sistema disegnato nel 2000 risente<br />

di tutti i limiti derivanti da<br />

una concezione complessiva assolutamente<br />

“pre 11 settembre”. Non<br />

riflette, quindi, il radicale mutamento<br />

di indirizzi, di priorità, di scenari,<br />

di minacce che ha caratterizzato<br />

questi ultimi dodici anni. Il modello<br />

professionale, inoltre, ipotizzava<br />

un contesto economico e una<br />

disponibilità politica a finanziare la<br />

“professionalizzazione” che non si<br />

sono poi concretizzate. Anzi, l’ammontare<br />

degli stanziamenti per la<br />

Difesa nel corso del decennio è andato<br />

sostanzialmente riducendosi,<br />

quantomeno in termini reali, al<br />

punto che per il 2012 i fondi per la<br />

Funzione Difesa propriamente detta<br />

ammontano ad appena 13,5 miliardi<br />

di euro, pari allo 0,83% del PIL,<br />

ben al di sotto quindi del target raccomandato<br />

dalla NATO (2%) e anche<br />

della soglia psicologica dell’1<br />

per cento. è il caso di notare che la<br />

Gran Bretagna lo scorso anno ha<br />

destinato alla Difesa il 2,1% del PIL,<br />

la Francia l’1,5% e la Germania l’1,22<br />

per cento. L’Italia invece era allo 0,9<br />

per cento. Va anche considerato che<br />

c’è PIL e PIL (quello tedesco è ben diverso<br />

da quello italiano), mentre occorre<br />

anche rapportare la spesa alla<br />

consistenza della popolazione: la<br />

spesa pro-capite in Gran Bretagna è<br />

il 256% di quella italiana, quella<br />

francese il 195%, quella tedesca il<br />

160 per cento.<br />

E già questi numeri indicano come<br />

l’aspirazione italiana di rimanere<br />

agganciati ai primi della<br />

classe in Europa non sia suffragata<br />

dai numeri e, quindi, dalle capacità<br />

effettive.<br />

Quando si parla di numeri e bilanci<br />

occorre anche evitare analisi superficiali:<br />

nel caso italiano, infatti, il bilancio<br />

della Difesa propriamente<br />

detto sembrerebbe ben più significativo:<br />

la cifra lorda è di quasi 20<br />

miliardi di euro, pari comunque ad<br />

appena l’1,22% del PIL. Da questo totale<br />

occorre però sottrarre i 5,9 miliardi<br />

di euro che vanno all’Arma dei<br />

Carabinieri, che per l’80% è dedicata<br />

alla sicurezza interna, pur essendo<br />

assurta, curiosamente, al rango<br />

di Forza Armata. E poi ci sono 356<br />

milioni di euro di anticipo pensioni<br />

e un centinaio di milioni per le cosiddette<br />

“funzioni esterne”, che certo<br />

non rientrano tra i compiti istituzionali<br />

delle Forze Armate.<br />

Ecco perché quando si parla di Difesa<br />

occorre prendere in esame solo<br />

la Funzione Difesa. D’altro canto è<br />

anche vero che la Difesa, come accade<br />

in tutti i principali Paesi, può<br />

contare su stanziamenti extra bilancio<br />

per sostenere i costi delle<br />

missioni internazionali: 1,6 miliardi<br />

del 2011 e 1,4 miliardi quest’anno.<br />

Inoltre, per anni, la Difesa ha beneficiato<br />

di stanziamenti del Ministero<br />

dello Sviluppo Economico (MiSE)<br />

e del Ministero dell’Istruzione, Università<br />

e Ricerca che, sia pure volti a<br />

stimolare la ricerca scientifica e la<br />

crescita economica e industriale nel<br />

settore aerospazio e difesa, hanno<br />

rappresentato una significativa integrazione<br />

delle risorse che la Difesa<br />

può dedicare all’investimento,<br />

all’ammodernamento e all’acquisizione<br />

di mezzi ed equipaggiamenti.<br />

Alcuni dei principali programmi in<br />

corso, come quello relativo al cacciabombardiere<br />

Typhoon, alle fregate<br />

classe Fremm, alla trasformazione<br />

netcentrica dell’Esercito (Forza<br />

NEC) sono finanziati dal MiSE in<br />

tutto o in larga misura. E anche i bilanci<br />

di questi ministeri andranno a<br />

Nella pagina accanto, il cacciabombardiere<br />

F-35 per l’Aeronautica e la Marina italiana.<br />

Le missioni internazionali costituiscono<br />

una delle ragioni d’essere dello strumento<br />

militare nazionale<br />

10 11


P R I M O P I A N O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Opzioni per cambiare<br />

Il nuovo strumento militare delineato<br />

dal Ministro Di Paola sarà sicuramente<br />

più piccolo rispetto a<br />

quello attuale, ma non necessariamente<br />

dovrà esprimere capacità<br />

operative segnatamente inferiori.<br />

Questo perché riducendo la filiera<br />

di supporto, quella logistica, il sistema<br />

formativo, snellendo l’organizzazione<br />

di comando centrale e<br />

periferica, razionalizzando ruoli e<br />

funzioni in un’ottica interforze e di<br />

convenienza economica si potranno<br />

conseguire risparmi significativi.<br />

Naturalmente anche le capacità<br />

operative saranno ridotte, ma con<br />

l’obiettivo di conservare una gamma<br />

diversificata di strumenti per<br />

consentire all’Italia di giocare nella<br />

stessa categoria dei protagonisti<br />

della scena europea e internazionale.<br />

Il concetto che si vuole affermare<br />

è che magari i numeri possono<br />

anche essere più piccoli, ma non<br />

si devono accettare compromessi<br />

sulla qualità, condizione necessaria<br />

per potersi integrare a partner e alridursi.<br />

Tra il 2007 e il 2009 le risorse<br />

complessive disponibili per investimento<br />

sono state pari a circa 4,8<br />

miliardi di euro, per salire a 5 miliardi<br />

nel 2010 e 5,4 nel 2011, ma<br />

precipitando poi a 3,8 miliardi quest’anno.<br />

Questo è il risultato dell’applicazione<br />

dei tagli decisi con la<br />

manovra estiva dello scorso anno,<br />

che ha chiesto alla Difesa pesanti<br />

sacrifici: 1,44 miliardi per il 2012,<br />

606 milioni nel 2013 e 766 nel 2014.<br />

L’esigenza di tagliare si è scontrata<br />

con la rigidità del bilancio della Difesa,<br />

stretto da una parte dai costi<br />

esorbitanti del personale, che nel<br />

2012 supereranno i 9,5 miliardi di<br />

euro. Sugli stipendi non si poteva<br />

intervenire. Né si poteva pensare di<br />

toccare il settore dell’esercizio, ovvero<br />

i soldi che servono per far funzionare<br />

la macchina militare, addestrare<br />

il personale, condurre esercitazioni,<br />

acquistare munizioni e ricambi,<br />

effettuare la manutenzione.<br />

I fondi per l’esercizio sono stati<br />

oggetto di un vero “saccheggio” in<br />

questi ultimi anni, al punto da<br />

compromettere la funzionalità dello<br />

strumento militare. Dunque nessun<br />

taglio per gli 1,5 miliardi per l’esercizio.<br />

Viste queste premesse<br />

non si è potuto fare altro che sacrificare<br />

gli investimenti: con un calo<br />

di 1 miliardo rispetto ai livelli del<br />

2011, la somma disponibile si è ridotta<br />

a 2,5 miliardi.<br />

In pratica il bilancio 2012 vede il<br />

70,5% dei fondi impegnato per il<br />

personale, il 18,3% riservato all’ammodernamento<br />

e l’11,2% all’esercizio.<br />

I valori di benchmark nella ripartizione<br />

dei fondi sono indicati<br />

in sede NATO e UE in un 50% per il<br />

personale, il 20-25% per l’esercizio<br />

e il resto per l’investimento. Come<br />

si è visto, l’Italia è ben lontana dal<br />

rispettare tali parametri.<br />

leati, mentre si deve accrescere l’efficienza.<br />

Di Paola dice: “se ho 100<br />

carri armati e un tasso di efficienza<br />

del 10% ne posso impiegare dieci,<br />

ma se ne mantengo 50 e raddoppio<br />

l’efficienza, sempre dieci mezzi<br />

posso schierare”. Ovviamente occorrerà<br />

ridurre la forza effettiva. Attualmente<br />

gli organici prevedono<br />

190.000 militari e 43.000 civili, ma<br />

una serie di interventi “taglia spese”<br />

hanno già portato a una forza<br />

effettiva di 183.000 militari e<br />

30.000 civili. Un livello ancora insostenibile,<br />

pertanto i nuovi obiettivi<br />

di forza sono stati fissati in 150.000<br />

militari e 20.000 civili. La riduzione<br />

sarà conseguita rallentando il turn<br />

over, con una diminuzione degli arruolamenti<br />

(-20/30%), il trasferimento<br />

di personale in esubero con<br />

il ricorso a strumenti di mobilità all’interno<br />

della Pubblica Amministrazione<br />

e il ricorso al part-time.<br />

Parallelamente sarà varata una<br />

nuova normativa su reclutamento<br />

e avanzamento, in modo da rendere<br />

la distribuzione del personale nei<br />

vari gradi davvero piramidale. I tagli<br />

per quanto riguarda Generali e<br />

Ammiragli saranno certamente superiori<br />

al 30 per cento. Una operazione<br />

che richiederà anche un forte<br />

consenso politico.<br />

Saranno sciolti o accorpati enti e<br />

comandi, si ridurrà drasticamente<br />

la presenza di basi, reparti sul territorio,<br />

nell’arco di cinque-sei anni<br />

è previsto un taglio del 30%, e, anche<br />

in questo caso, servirà un supporto<br />

politico convinto. Si proverà<br />

per l’ennesima volta a vendere<br />

(ma non a svendere) gli immobili<br />

non più necessari alla Difesa.<br />

Una rivoluzione è attesa anche per<br />

quanto riguarda la politica di procurement.<br />

Se il numero di “pezzi”<br />

che si dovranno acquistare calerà,<br />

cambierà radicalmente l’approccio,<br />

con un diverso bilanciamento<br />

tra programmi di sviluppo nazionali,<br />

programmi condotti in cooperazione<br />

europea o internazionale e<br />

acquisizioni off-the-shelf. In questo<br />

contesto si procederà a una<br />

completa revisione dei programmi<br />

di acquisizione in corso. Le risorse<br />

saranno concentrate per sostenere<br />

quei progetti che sono considerati<br />

prioritari dal punto di vista operativo:<br />

“un mix di programmi grandi,<br />

medi e piccoli”, sostiene Di Paola.<br />

Parimenti le risorse per ricerca e<br />

sviluppo saranno dedicate ai settori<br />

essenziali. In pratica si tratta di<br />

realizzare quello che la NATO chiama<br />

Smart Defence: si spende per<br />

soddisfare le esigenze prioritarie, i<br />

requisiti operativi devono essere<br />

ragionevoli e realizzabili, non fantascientifici,<br />

quando possibile si<br />

deve procedere insieme ad altri<br />

Paesi e si deve acquistare per tranche<br />

successive, secondo un approccio<br />

“a spirale”, con lotti successivi<br />

di mezzi che incorporano<br />

novità tecnologiche e si adattano<br />

al mutare delle esigenze.<br />

Questo nuovo approccio comporterà<br />

anche un adattamento da<br />

parte delle industrie, le quali peraltro<br />

potranno trovare nuove significative<br />

opportunità di business<br />

nel settore del supporto logistico<br />

di lungo periodo, per garantire<br />

la massima efficienza nel<br />

tempo a costi certi. Inoltre verrà<br />

dato il massimo supporto agli<br />

sforzi di penetrazione dei mercati<br />

internazionali da parte delle industrie<br />

nazionali.<br />

Quanto al programma di acquisizione<br />

che più ha catturato l’attenzione<br />

dei media e della politica,<br />

quello relativo al cacciabombardiere<br />

F-35, è stata confermata l’acquisizione<br />

del velivolo, riducendone<br />

il numero da 131 a 90. E per contenere<br />

i costi di esercizio, si potrebbe<br />

realizzare una joint force che<br />

combini i velivoli di Marina e Aeronautica.<br />

L’Esercito perderà due Brigate<br />

operative (da 11 a 9), la Marina<br />

due sommergibili e otto tra corvette<br />

e pattugliatori, l’Aeronautica vedrà<br />

ridursi il numero di aerei da<br />

combattimento. Quando ci sono<br />

pochi soldi, pochi uomini e pochi<br />

mezzi le soluzioni interforze diventano<br />

sempre più vantaggiose. E saranno,<br />

quindi, perseguite con<br />

maggiore vigore in ogni settore.<br />

Sopra, il Ministro della Difesa<br />

Giampaolo Di Paola.<br />

A sinistra, un ufficiale italiano in missione<br />

con la UNIFIL, in Libano<br />

In alto, la stazione di controllo del velivolo<br />

senza pilota Predator.<br />

A destra, la LPD San Giusto scortata<br />

da unità della NATO durante l’operazione<br />

Unified Protector a largo della Libia<br />

In alto, militari in Afghanistan dove<br />

l’Italia ha oltre 4.000 uomini impegnati con le<br />

forze NATO ISAF<br />

(International Security Assistance Force)<br />

12<br />

13


P R I M O P I A N O<br />

Una nUova era<br />

Per la Difesa<br />

americana<br />

Daniel Goure<br />

Vice President, Lexington Institute<br />

umeno soLdI, meno soLdatI,<br />

pIù teCnoLogIa<br />

dopo quasi un decennio di<br />

conflitti e aumenti della<br />

spesa per la Difesa, siamo di<br />

fronte a una svolta. Dalla fine della<br />

Seconda Guerra Mondiale, gli Stati<br />

Uniti hanno attraversato tre cicli in<br />

relazione alla spesa militare. La riduzione<br />

media degli investimenti<br />

per ciascuno di questi cicli si attesta<br />

al 35 per cento. Il Budget Control<br />

Act del 2011 ha imposto tagli<br />

della spesa per la Difesa pari a circa<br />

480 miliardi di dollari nei prossimi<br />

dieci anni, con la prospettiva di<br />

ulteriori riduzioni per altri 500 miliardi<br />

qualora dovesse attivarsi il<br />

meccanismo della “sequestration”,<br />

in base al quale, in caso di<br />

sforamento dell’obiettivo di contenimento<br />

di debito e deficit, il governo<br />

deve applicare tagli indiscriminati.<br />

Tuttavia, anche se non si<br />

dovesse giungere a tanto, è probabile<br />

che, nella migliore delle ipotesi,<br />

le spese militari rimarranno essenzialmente<br />

invariate in termini<br />

reali per il resto del decennio in<br />

Sopra, il Ministro della Difesa Leon E. Panetta<br />

e il Capo di Stato Maggiore della Difesa,<br />

Generale Martin E. Dempsey durante<br />

la conferenza stampa sulle decisioni<br />

corso. Ciò si tradurrebbe in un ulteriore<br />

calo rispetto ai livelli di<br />

spesa attualmente previsti (tra<br />

150 e 350 miliardi di dollari) nei<br />

prossimi dieci anni.<br />

Le trasformazioni in corso nelle<br />

strategie della difesa e nella pianificazione<br />

delle Forze Armate del<br />

Paese, sono molto più importanti<br />

per il futuro dell’industria della difesa<br />

statunitense, che non l’entità<br />

del budget destinato al comparto<br />

Difesa. La politica di sicurezza nazionale<br />

è a un punto di svolta, segnato<br />

dalla fine dell’interregno<br />

ventennale che ha fatto seguito alla<br />

conclusione della Guerra Fredda.<br />

Questa nuova realtà si riflette nella<br />

frase d'apertura del documento<br />

che illustra la nuova strategia della<br />

difesa statunitense: “La nostra<br />

Nazione sta vivendo un periodo di<br />

transizione”. Stiamo assistendo ai<br />

primi passi nello sviluppo di un<br />

nuovo modello di difesa, di una<br />

nuova strategia militare e di un<br />

sul bilancio a seguito della revisione strategica<br />

della politica di difesa<br />

14<br />

15


P R I M O P I A N O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

nuovo assetto delle Forze Armate.<br />

Probabilmente la completa realizzazione<br />

di questa evoluzione richiederà<br />

almeno un decennio, ma<br />

le sue caratteristiche principali<br />

stanno diventando evidenti.<br />

Molti degli aspetti chiave del nuovo<br />

modello di difesa americano sono<br />

delineati nella nuova strategia pubblicata<br />

nel gennaio 2012. La novità<br />

più significativa è il “riequilibrio” dei<br />

piani strategici e degli spiegamenti<br />

militari dall'Europa e dai mari che la<br />

circondano alle regioni dell’Asia-Pacifico<br />

e del Medio Oriente. è opinione<br />

diffusa che le operazioni militari<br />

in entrambi questi teatri richiederanno<br />

il maggior impegno in termini<br />

di forze navali e aerospaziali.<br />

Strettamente legata a questo cambiamento<br />

di politica è l’enfasi posta<br />

nel campo della pianificazione militare<br />

della cosiddetta power projection<br />

a fronte delle cosiddette minacce<br />

AA/AD (Anti-Access/Area-Denial).<br />

Questo cambiamento dei piani<br />

militari sta portando a una maggiore<br />

attenzione nei confronti dello<br />

sviluppo di piani innovativi come<br />

l’AirSea Battle per difendersi da una<br />

vasta gamma di minacce asimmetriche,<br />

in particolare quelle AA/AD.<br />

Succederà molto più di rado che<br />

vengano condotte operazioni di terra<br />

prolungate e su vasta scala, sia<br />

per rispondere a un’aggressione, sia<br />

per stabilizzare aree geografiche in<br />

situazioni di conflitto. Persino nell’ambito<br />

della collaborazione con<br />

alleati e partner l’obiettivo è adottare<br />

“approcci innovativi, a costi contenuti,<br />

con una presenza ridotta”.<br />

La nuova strategia prevede un<br />

maggior ricorso alle forze speciali,<br />

sia in operazioni antiterrorismo/<br />

antiguerriglia, sia per migliorare le<br />

capacità delle partnership. Tuttavia,<br />

proprio a seguito di questa nuova<br />

politica, il budget della Difesa per<br />

l’anno fiscale 2013 prevede notevoli<br />

tagli alle forze di terra USA tradizionali<br />

e la riduzione dei relativi programmi<br />

di acquisizione.<br />

Il budget della Difesa per il 2013 è<br />

stato abilmente studiato per apportare<br />

i tagli necessari attenuando, al<br />

tempo stesso, le conseguenze sui<br />

piani di acquisizione di lungo termine<br />

del Pentagono. In molti casi, per<br />

esempio per l’F-35 Joint Strike Fighter<br />

e la Littoral Combat Ship, sono<br />

stati ottenuti risparmi immediati rimandando<br />

ulteriormente nel tempo<br />

le commesse. In altri, come per il<br />

C-27J e il Global Hawk Block 30, i<br />

contratti in essere saranno lasciati<br />

giungere a scadenza, dopodiché le<br />

piattaforme acquistate verranno<br />

messe in deposito o vendute. Alla<br />

Marina Militare è andata particolarmente<br />

bene, dal momento che ha<br />

conservato le sue undici portaerei, il<br />

programma di ammodernamento<br />

dei cacciatorpediniere e ha dovuto<br />

rinunciare solo a uno dei sottomarini<br />

di classe Virginia di cui aveva in<br />

previsione l’acquisto. Per quanto riguarda<br />

l’Aeronautica Militare, sono<br />

stati salvati l’F-35, il tanker KC-46 e i<br />

programmi per i nuovi bombardieri<br />

strategici. Andranno avanti anche i<br />

due principali programmi di ammodernamento<br />

dell'Esercito, il JLTV e il<br />

GCV, mentre altri (come l’aumento<br />

degli stanziamenti destinati ai nuovi<br />

Humvee) sono stati annullati.<br />

Sempre in quest’ottica, verranno ridimensionati<br />

gli acquisti in programma<br />

di autocarri avanzati di<br />

medie dimensioni.<br />

Alla luce della maggiore sofisticatezza<br />

tecnologica degli avversari futuri,<br />

nonché della prospettiva di<br />

budget risicati negli anni a venire, il<br />

Dipartimento della Difesa americano<br />

sta ripensando i modi in cui affrontare<br />

queste sfide. In tal senso,<br />

l’utilizzo di tecnologie avanzate appare<br />

una scelta molto più probabile<br />

rispetto a invasioni di terra su vasta<br />

scala. Chiaramente la nuova strategia<br />

dà maggiore peso agli investimenti<br />

nelle tecnologie avanzate<br />

volte a neutralizzare le minacce<br />

asimmetriche e di tipo AA/AD. L’ultimo<br />

budget della Difesa statunitense<br />

mantiene, inoltre, un livello<br />

relativamente elevato di spesa nella<br />

ricerca e sviluppo, in modo da garantire<br />

un flusso continuo di innovazioni<br />

tecnologiche. Di seguito<br />

vengono indicate le massime priorità<br />

delle autorità militari sia nel<br />

campo della ricerca e dello sviluppo,<br />

sia in quello dei programmi di acquisizione:<br />

sistemi aerospaziali di<br />

penetrazione più efficienti, armi di<br />

precisione di nuova generazione, sistemi<br />

ISR (Intelligence, Surveillance<br />

and Reconnaissance) con e senza<br />

pilota, capacità di controllo del cyberspazio,<br />

strumenti di difesa antimissile,<br />

sistemi satellitari e per i<br />

lanci spaziali, armi elettroniche,<br />

strumenti di difesa contro armi di<br />

distruzione di massa e a supporto<br />

delle forze speciali nel campo dell’antiterrorismo.<br />

La nuova strategia di difesa sottolinea<br />

l’importanza del consolidamento<br />

dei rapporti con alleati, partner<br />

e amici. In molti casi, ciò significherà<br />

proseguire e addirittura moltiplicare<br />

gli sforzi per aiutare altre<br />

nazioni a sviluppare le competenze<br />

necessarie per gestire la propria sicurezza<br />

interna e opporsi alle minacce<br />

terroristiche. Tuttavia, riconoscendo<br />

la limitatezza delle risorse<br />

disponibili, la nuova strategia invita<br />

gli Stati Uniti a collaborare con<br />

gli alleati chiave, specialmente la<br />

NATO, “per mettere in comune,<br />

condividere e specializzare le competenze<br />

al fine di rispondere adeguatamente<br />

alle sfide del XXI secolo”.<br />

Uno dei motivi per i quali programmi<br />

come l’F-35 Joint Strike Fighter,<br />

i sistemi TMD (Theater Missile<br />

Defense) e la Littoral Combat<br />

Ship non sono stati colpiti in modo<br />

sostanziale dalle recenti disposizioni<br />

del governo USA in materia di<br />

budget è riconducibile al fatto che<br />

queste soluzioni contribuiscono alla<br />

sicurezza cooperativa e al mantenimento<br />

di una base industriale di<br />

difesa internazionale integrata. È<br />

probabile che i tentativi di riformare<br />

le leggi statunitensi sul controllo<br />

delle esportazioni ricevano maggiore<br />

attenzione nell’ambito del programma<br />

di miglioramento della<br />

collaborazione per la difesa e di ampliamento<br />

delle vendite di apparecchiature<br />

americane all’estero.<br />

Infine, la nuova strategia rafforza le<br />

iniziative precedenti che miravano<br />

a migliorare il processo di approvvigionamento<br />

e a ridurre i costi associati<br />

alla difesa. Una soluzione per<br />

tagliare le spese per nuovi programmi<br />

e accelerare il ciclo di sviluppo<br />

e produzione delle armi consiste<br />

nel limitare i requisiti. Un’altra<br />

potrebbe essere una maggiore concorrenza<br />

per gli appalti. Una terza<br />

opzione prevede l’analisi del life cycle<br />

sustainment nelle prime fasi del<br />

ciclo di sviluppo di un programma.<br />

In quarto luogo, nei casi in cui fosse<br />

possibile, si potrebbero applicare alla<br />

gestione delle attività di difesa le<br />

best practice mutuate dai settori civili<br />

anche esterni agli Stati Uniti. Il<br />

Dipartimento della Difesa spera,<br />

inoltre, di riuscire a ridurre i costi associati<br />

al personale, nonché la spesa<br />

per le pensioni civili e militari dei<br />

propri ex dipendenti.<br />

L’evoluzione in corso nella Difesa<br />

USA potrebbe aprire nuove opportunità<br />

per società estere del settore,<br />

nonostante i tagli alle spese militari.<br />

La domanda di soluzioni più economiche,<br />

più semplici e più rapide<br />

darà spazio alle aziende in grado di<br />

proporre prodotti e servizi competitivi<br />

in termini di costi, innovativi e<br />

pronti per l’uso. Inoltre, la crescente<br />

esigenza di mettere a fattor comune<br />

e condividere le risorse potrebbe<br />

favorire l’espansione di un potenziale<br />

canale di scambi bidirezionali<br />

nel settore Difesa. Infine, in considerazione<br />

della necessità di garantire<br />

la reversibilità, la capacità di aumentare<br />

rapidamente le forze a disposizione<br />

in caso di nuove minacce<br />

o di minacce più pericolose del<br />

previsto, sarà necessario fare maggiore<br />

affidamento su una base industriale<br />

di difesa globale.<br />

Sopra, la LCS-1 FREEDOM, prima unità tipo<br />

Littoral Combat Ship, che la Navy intende acquisire<br />

in oltre 50 esemplari<br />

Sopra, il C-27J di Alenia Aermacchi.<br />

In alto, il nuovo corso del Pentagono prevede<br />

una riduzione del personale in particolare<br />

per Esercito e Marines<br />

16<br />

17


A T L A N T E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

spEcialE cilE<br />

nUovi<br />

oriZZonti<br />

Per il cile<br />

usvILuppo eConomICo e demoCrazIa: La rICetta dI santIago<br />

per CresCere<br />

no es América Latina, Chile<br />

es Chile”. Se questa fosse l’affermazione<br />

di uno qualunque “Chile<br />

degli oltre cinque milioni di abitanti di<br />

Santiago del Cile, potrebbe essere derubricata<br />

a una mera ed estrema dichiarazione<br />

di nazionalismo; ma così non è. Che<br />

il Cile rappresenti un’eccezione nel panorama<br />

politico, economico e sociale dell’America<br />

Latina, è un’opinione diffusa e<br />

condivisa presso il mondo accademico e i<br />

decision maker internazionali.<br />

La storia, la geografia e quindi l’evoluzione<br />

economica distinguono il Cile dal resto<br />

del sub-continente latinoamericano e ne<br />

fanno un caso unico nell’area e un esempio<br />

di sviluppo economico equo e socialmente<br />

sostenibile.<br />

Per ragioni geografiche, infatti, l’area attualmente<br />

occupata dal Cile è stata di più<br />

difficile accesso per i colonizzatori del XVI<br />

e XVII secolo; il mitico Eldorado cercato<br />

dai conquistadores spagnoli si fermava di<br />

fronte all’oro e all’argento delle miniere<br />

peruviane ed ecuadoregne. Inoltre, la particolare<br />

conformazione del territorio non<br />

ha mai consentito l’attecchimento dei<br />

mali caratteristici dell’America Latina: il<br />

latifondo e la monocoltura.<br />

Il rame cileno era, nell’Ottocento, una materia<br />

prima di gran lunga più sofisticata<br />

del caffè o della gomma brasiliana o dello<br />

zucchero cubano. Si trattava, infatti, di un<br />

metallo funzionale alla rivoluzione industriale<br />

del Vecchio Continente e, di conseguenza,<br />

tutta la sua filiera è stata fortemente<br />

influenzata dalle metodologie di<br />

organizzazione del lavoro, sindacali e sociali<br />

dell’Europa proto-industriale.<br />

Il Cile si è sempre distinto, rispetto al contesto<br />

regionale, per una notevole stabilità<br />

economica, per il benessere complessivo<br />

superiore ed equamente distribuito, per<br />

tassi di urbanizzazione molto elevati,<br />

un’alfabetizzazione diffusa e un livello di<br />

criminalità urbana e organizzata con<br />

standard nord-europei.<br />

L’odiosa e brutale dittatura del generale<br />

Pinochet, legittimata a livello internazionale<br />

e da ambienti cattolici in funzione<br />

18<br />

19


A T L A N T E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

spEcialE cilE<br />

anti-comunista, ha rappresentato per il Cile<br />

un elemento estraneo, alieno alla naturale<br />

evoluzione storica e politica del Paese.<br />

Così come fino all’elezione di Salvador Allende<br />

aveva dato prova di grande stabilità<br />

e modernità istituzionale, allo stesso modo,<br />

il Paese ha poi faticosamente ripreso il<br />

suo cammino lineare di fiducia nella solidità<br />

della democrazia dell’alternanza, nonostante<br />

il fardello delle vittime della dittatura<br />

e lo sfilacciamento sociale derivato<br />

da 20 anni di regime di polizia.<br />

Il Cile contemporaneo è un Paese che<br />

mantiene tutte le sue caratteristiche costitutive:<br />

in valore assoluto non è la prima<br />

economia latinoamericana e non vanta le<br />

ambizioni globali del Brasile; ciononostante<br />

si colloca al primo posto delle classifiche<br />

dell’area di riferimento per grado di libertà<br />

economica, investimenti, livello di corruzione<br />

reale e percepito, indice di sviluppo<br />

democratico e qualità della vita.<br />

Tra le linee strategiche di sviluppo industriale<br />

e di consolidamento economico, il<br />

Cile ha individuato, tra gli altri, il settore<br />

aerospaziale quale volano e moltiplicatore<br />

della crescita delle capacità tecnologiche<br />

del Paese.<br />

La presenza di <strong>Finmeccanica</strong> alla Feria Internacional<br />

del Aire y del Espacio (FIDAE<br />

2012), svoltasi nel marzo scorso, è la testimonianza<br />

dell’attenzione del Gruppo per<br />

il Paese e di quanto il Cile rappresenti un<br />

elemento fondamentale nella strategia di<br />

crescita aziendale in America Latina: il<br />

Paese, infatti, ambisce a svolgere un ruolo<br />

di primo piano in Sudamerica. La partecipazione<br />

delle Forze Armate cilene alla<br />

missione di peace-keeping delle Nazioni<br />

Unite ad Haiti è solo un primo esempio,<br />

ma pone anche le basi per requisiti importanti<br />

che si tradurranno in programmi<br />

di acquisizione.<br />

I rapporti tra Italia e Cile nel settore della<br />

Difesa si sono consolidati a partire dagli<br />

anni Novanta – dopo la fine dell’embargo<br />

– quando l’Italia è stata il primo Paese a<br />

firmare un contratto con le Forze Armate<br />

di Santiago, per la fornitura di siluri pesanti<br />

prodotti da WASS. Le aziende del Gruppo<br />

<strong>Finmeccanica</strong> hanno già espresso il<br />

desiderio di ampliare la collaborazione in<br />

corso da tempo con l’industria cilena a<br />

nuovi settori, proponendo un ampio programma<br />

di trasferimento di tecnologia,<br />

in funzione delle importanti competenze<br />

locali. Sarà così possibile studiare congiuntamente<br />

soluzioni adeguate alle esigenze<br />

del cliente nazionale e che stabiliscano<br />

lo standard tecnologico per tutti i<br />

potenziali mercati/Paesi della regione.<br />

<strong>Finmeccanica</strong> ha già avviato un costruttivo<br />

dialogo con ENAER – l’industria aeronautica<br />

nazionale – con la quale auspica di<br />

raggiungere a breve un ampio accordo di<br />

cooperazione; inoltre, le aziende del Gruppo<br />

seguono con attenzione la crescita e la<br />

specializzazione di alcune aziende private<br />

che forniscono i propri servizi e prodotti alle<br />

Forze Armate, soprattutto in campo radaristico,<br />

avionico e di componenti elettronici<br />

per sistemi complessi.<br />

A conferma dell’interesse di <strong>Finmeccanica</strong><br />

per una collaborazione stabile e duratura,<br />

è importante sottolineare che il<br />

Gruppo ha già una presenza significativa<br />

e permanente attraverso l’ufficio di Ansaldo<br />

Energia di Santiago.<br />

Nel dettaglio, oltre ai siluri, negli anni le<br />

aziende del Gruppo <strong>Finmeccanica</strong> hanno<br />

fornito a clienti cileni: elicotteri AW109<br />

Power (per i Carabineros), cannoni navali,<br />

sistemi per comunicazioni tattiche, sistemi<br />

satellitari, velivoli da addestramento,<br />

da trasporto, e aerei per usi commerciali<br />

turboelica.<br />

Gli interessi principali del Gruppo nel Paese,<br />

al momento si concentrano nell’elicotteristica<br />

(AW109 e Grand New in configurazione<br />

EMS); nell’aeronautica, in considerazione<br />

dei requisiti relativi a velivoli da<br />

trasporto che potrebbero essere soddisfatti<br />

dal trasporto tattico (C-27J) e per velivoli<br />

per addestramento avanzato (M-<br />

346) oltre che, in ambito commerciale,<br />

per il velivolo regionale Superjet 100.<br />

Anche l’aeronautica commerciale rappresenta<br />

infatti un ambito di grande interesse,<br />

sia per le competenze industriali sia<br />

per il desiderio di utilizzare il network delle<br />

compagnie aeree nazionali, e la loro riconosciuta<br />

affidabilità, per fare del Cile un<br />

hub aeroportuale per tutta l’ibero-america,<br />

attraverso un imponente programma<br />

di ammodernamento delle flotte con velivoli<br />

regionali e per il lungo raggio.<br />

Anche le aziende dell’elettronica per la difesa<br />

del Gruppo seguono con interesse le<br />

prospettive che potrebbero aprirsi per<br />

programmi di acquisizione di sistemi tecnologicamente<br />

avanzati e integrati per la<br />

protezione delle coste e della Zona Economica<br />

Esclusiva (ZEE), per il controllo dei<br />

confini, per il supporto alla navigazione<br />

delle imbarcazioni che transitano nelle<br />

aree insulari del sud e per il controllo dei<br />

porti di carico del rame nel nord.<br />

A sinistra, il siluro Black Shark di WASS.<br />

In alto, il porto di Valparaiso in Cile.<br />

Nella pagina accanto, l’AW109 di AgustaWestland<br />

20<br />

21


A T L A N T E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

spEcialE cilE<br />

Pochi<br />

ma bUoni<br />

nio abbondantemente al di sopra del 3%<br />

del PIL (5-6 miliardi di dollari l’anno),<br />

compreso il contributo, pari al 10% delle<br />

entrate dell’industria estrattiva, che, per<br />

legge, viene destinato annualmente, in<br />

modo automatico, al finanziamento degli<br />

investimenti in campo militare. Nel<br />

2010, anche in conseguenza della crisi del<br />

settore estrattivo, la clausola di automatismo<br />

è stata sospesa ed è stata sostituita<br />

da un meccanismo discrezionale, ossia<br />

una valutazione su base annuale, caso<br />

per caso, da parte del Ministero delle Finanze<br />

sui fondi extra-budget per la Difesa.<br />

Il tutto in attesa di una riforma comuLa<br />

modernIzzazIone deLLe<br />

Forze armate CILene<br />

dalla fine degli anni Novanta, le Forze<br />

Armate cilene sono state al centro<br />

di un profondo processo di modernizzazione<br />

e adeguamento ai nuovi<br />

scenari. Sono stati rivisti la struttura e gli<br />

organici e, soprattutto, sono stati rinnovati<br />

gli equipaggiamenti grazie a un accorto<br />

mix di nuovi prodotti e “usato sicuro”.<br />

La trasformazione è stata sostenuta<br />

da livelli di spesa comunque significativi<br />

che, pur in diminuzione rispetto al passato,<br />

si sono mantenuti nell’ultimo decen-<br />

Sopra, un particolare di Santiago del Cile.<br />

Nella pagina accanto, schieramento di un reparto<br />

di artiglieria dell’Esercito cileno<br />

22<br />

23


A T L A N T E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Il settore navale<br />

Attualmente, la Marina cilena ha una<br />

flotta di circa 30 navi: sette fregate, quattro<br />

sottomarini e una serie di unità minori<br />

da pattugliamento e costiere. Il Comando<br />

ha sede nella grande base di Valparaiso<br />

e le unità sono distribuite in cinque zone<br />

navali. Tutte le principali unità sono<br />

state acquisite, anche in questo caso nuove<br />

o di seconda mano, a partire dalla fine<br />

degli anni Novanta.<br />

Nel 1998 sono stati acquistati due sottomarini<br />

Scorpene – sviluppati e prodotti<br />

nell’ambito di una partnership tra i cantieri<br />

spagnoli Navantia e i cantieri francesi<br />

DCNS – che hanno affiancato i precedenti<br />

battelli Type 209 e sono oggi entrambi in<br />

servizio. Il passo successivo è stato il completo<br />

rinnovamento della flotta di unità di<br />

superficie maggiori. Si è partiti nel 2002<br />

con l’acquisizione della fregata multiruolo<br />

Type 22 HMS Sheffield dalla Royal Navy, seguita<br />

poi, nel 2004, da quattro fregate classpEcialE<br />

cilE<br />

pleta del sistema di attribuzione delle risorse<br />

al comparto.<br />

Il settore terrestre<br />

Le forze terrestri sono quelle che più hanno<br />

risentito di queste novità. L’Esercito cileno<br />

oggi sta decisamente cambiando<br />

volto: da forza basata sulla difesa territoriale<br />

si sta trasformando in una forza più<br />

flessibile e mobile, in linea con i requisiti<br />

dei più moderni eserciti dei Paesi occidentali.<br />

Il risultato è stata la creazione di una<br />

nuova struttura organica, basata sulla<br />

brigata e non più sulla divisione. Alla fine<br />

di questo processo, l’Esercito avrà solo<br />

sette brigate: quattro corazzate, due da<br />

montagna e una di forze speciali.<br />

Oltre alla struttura organizzativa, la modernizzazione<br />

ha interessato gli equipaggiamenti.<br />

Nell’ultimo decennio, il parco<br />

mezzi è stato completamente rinnovato.<br />

Alla fine degli anni Novanta è cominciata<br />

l’acquisizione di oltre 200 carri Leopard 1-V<br />

di seconda mano dall’Olanda. Di questi,<br />

cento esemplari sono oggi sottoposti a un<br />

programma di ammodernamento a cura<br />

della società turca Aselsan. Si è proseguito<br />

poi con il rinnovamento dell’artiglieria<br />

attraverso l’acquisto, nel 2004, di una prima<br />

tranche di 24 obici semoventi M-109,<br />

configurati, dalla svizzera RUAG, secondo<br />

lo standard KAWEST, e di altri 24 esemplari,<br />

in base allo standard A2, nel giugno<br />

2009. Per questa seconda tranche di sistemi,<br />

è in fase di completamento l’aggiornamento<br />

allo standard A5. Nel 2006 è<br />

proseguita la modernizzazione del settore<br />

degli <strong>MB</strong>T (Main Battle Tank) con l’acquisizione<br />

e il ricondizionamento, a opera<br />

della tedesca KMW, di 140 carri Leopard 2 A4<br />

usati. Infine, nello stesso anno, è stata la<br />

volta anche della componente blindati da<br />

combattimento, con l’acquisto, sempre di<br />

seconda mano dall’Olanda, di 139 IFV YPR-<br />

765 e, l’anno successivo, di 138 Marder A3<br />

dalla Germania.<br />

se M e L (due più due) dalla Marina olandese.<br />

Le prime configurate per le operazioni<br />

antisom e le seconde per la difesa aerea.<br />

Nel 2008, la Type 22 è stata ammodernata<br />

mediante l’installazione di un cannone Super<br />

Rapido di Oto Melara, di missili antinave<br />

Harpoon e l’introduzione di nuovi apparati<br />

elettronici. È probabile che anche il sistema<br />

missilistico per la difesa di punto<br />

Seawolf venga sostituito. A breve, dovrebbe<br />

partire anche l’ammodernamento della<br />

classe L, considerato che il sistema missilistico<br />

per la difesa aerea di area SM-1 è ormai<br />

obsoleto e che Raytheon, dal 2010, ne<br />

ha sospeso il supporto logistico. Nel 2005<br />

sono state acquisite anche tre fregate Type<br />

23 ex-Royal Navy. Anche per queste unità<br />

oggi si parla di un ammodernamento, magari<br />

in linea con un analogo programma in<br />

corso per le restanti unità della medesima<br />

classe in servizio con la Royal Navy.<br />

Non va poi dimenticata la componente<br />

anfibia e da sbarco. A breve sarà in linea la<br />

LPD Foudre, acquistata lo scorso dicembre<br />

dalla Marina francese, cui seguirà<br />

un’altra unità dello stesso tipo. A loro volta,<br />

i Marines stanno cercando un nuovo<br />

veicolo blindato per sostituire i carri leggeri<br />

Scorpion.<br />

Il settore aeronautico<br />

L’Aeronautica cilena è oggi tra le più moderne<br />

del Sudamerica. La componente<br />

combat è basata su una doppia linea di<br />

cacciabombardieri F-16 e F-5 Tiger III Plus.<br />

Gli F-16 sono in parte nuovi e in parte di<br />

seconda mano. I velivoli nuovi, 10 esemplari<br />

standard Block 50, sono stati acquistati<br />

dagli Stati Uniti nel 2002 in FMS (Foreign<br />

Military Sale) nell’ambito del programma<br />

Peace Puma. Oggi, gli aerei sono<br />

tutti in servizio e sono stati affiancati da<br />

36 aerei allo standard Block 20 MLU, acquistati<br />

di seconda mano, in due tranche<br />

(Peace Amstel I E Peace Amstel II), dall’Olanda<br />

in sostituzione dei Mirage 5. I 16<br />

caccia intercettori F-5 sono, invece, giunti<br />

alla fine della loro vita operativa e si sta<br />

discutendo come sostituirli. Il cacciabombardiere<br />

europeo Eurofighter Typhoon<br />

potrebbe essere un candidato.<br />

La modernizzazione non ha interessato<br />

solo la linea combat. Nel settore avio-rifornimento,<br />

nel 2010 sono stati acquistati e<br />

rimotorizzati 3 KC-135 ex-USAF (United<br />

State Air Force) mentre, nel settore trainer/light<br />

attack, nel 2008 era stata la volta<br />

di 12 nuovi Embraer Super Tucano. Di recente,<br />

con la stessa Embraer, il Cile ha firmato<br />

un Memorandum of Understanding<br />

(MoU) per partecipare allo sviluppo del<br />

nuovo aereo da trasporto tattico KC-390 e<br />

acquisire in futuro fino a sei velivoli.<br />

Sopra, il Palacio de La Moneda, residenza presidenziale,<br />

Santiago del Cile.<br />

Nella pagina accanto, sopra, il C-27J di Alenia Aermacchi,<br />

in basso, la banda militare della Marina cilena durante<br />

una cerimonia di premiazione<br />

24<br />

25


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

i nUovi<br />

oriZZonti Di<br />

finmeccanica<br />

RisUlTaTTi 2011<br />

non sono compensati da ricavi o da profitti.<br />

Quello che solo poco tempo fa poteva<br />

essere tollerato, oggi diventa un lusso che<br />

non ci si può permettere. La razionalizzazione<br />

porterà ad abbandonare prodotti o<br />

linee di business mature o non più profittevoli,<br />

ma in compenso continueranno gli<br />

investimenti in settori emergenti, per<br />

esempio la cyber defense/security.<br />

Il portafoglio ordini ha subito una contrazione<br />

del 5% che riflette, tra l’altro, la cancellazione<br />

di ordini acquisiti per quasi 1,5<br />

miliardi di euro. E i profili di incertezza sul<br />

futuro di alcuni contratti richiedono una<br />

serie di cautele. Del resto basterebbe seguire<br />

le cronache quotidiane per comprendere<br />

quale possa essere l’impatto<br />

della “Primavera Araba” sulla stabilità dei<br />

governi in un’area che val dal Nord Africa<br />

fino al Golfo Persico. Il rinnovamento istituzionale<br />

e politico in atto, tutt’oggi afusuLLa<br />

rotta deL CambIamento: dopo un bILanCIo “straordInarIo”<br />

neL 2011, IL 2012 sarà L’anno deLLa transIzIone verso<br />

una nuova reaLtà<br />

Inumeri del bilancio 2011 sono pesanti,<br />

non vi è dubbio, ma le cifre vanno interpretate,<br />

contestualizzate e lette nella<br />

corretta prospettiva. Che è quella del<br />

cambiamento, indispensabile per affrontare<br />

l’evoluzione degli scenari economici,<br />

del mercato, delle tecnologie. Un percorso<br />

intrapreso con decisione, ma che richiederà<br />

ancora tempo perché sia possibile<br />

coglierne tutti i frutti.<br />

Proprio per questo il 2012 va considerato<br />

come una tappa intermedia, una fase<br />

di transizione verso l’obiettivo finale.<br />

<strong>Finmeccanica</strong> diventerà un campione nel<br />

campo dell’alta tecnologia, per applicazioni<br />

nel campo della difesa, della sicurezza<br />

e per il mondo civile. Sarà più focalizzata<br />

sui settori che offrono maggiori prospettive<br />

di crescita sostenibile nel medio<br />

e lungo termine e la possibilità di realizzare<br />

risultati ampiamente positivi, così<br />

come richiedono gli azionisti e gli investitori.<br />

E dovrà essere meno dipendente dalla<br />

ciclicità che contraddistingue determinati<br />

settori, per esempio quello dell’aviazione<br />

civile.<br />

Per rendere possibile tutto questo occorreva<br />

rivedere immediatamente il modello<br />

di business del Gruppo e analizzare in modo<br />

oggettivo organizzazione, strategia industriale<br />

e commerciale, investimenti,<br />

base tecnologica.<br />

Non sarebbe stato possibile un approccio<br />

diverso o più graduale, perché il mondo<br />

nel quale il Gruppo opera sta mutando rapidamente:<br />

sia in Europa sia negli Stati<br />

Uniti, ovvero i mercati “domestici” per il<br />

Gruppo, è in corso una riduzione della spesa<br />

per la difesa e la sicurezza che solo in<br />

parte può essere compensata dall’incremento<br />

degli investimenti in altre aree del<br />

mondo, come Asia, Medio Oriente, Golfo,<br />

Sud America.<br />

I concorrenti, i grandi gruppi dell’aerospazio<br />

e difesa, hanno già compiuto o stanno<br />

compiendo una trasformazione analoga,<br />

in qualche caso si sono già adattati e ciò<br />

può tradursi in un vantaggio competitivo,<br />

perché tutti puntano a trovare nuovi<br />

sbocchi per i propri prodotti nel mercato<br />

export. In questo sforzo le industrie sono<br />

naturalmente aiutate dai rispettivi governi.<br />

La tendenza in atto porta ad aumentare<br />

la pressione sui prezzi e sui margini e richiede<br />

ulteriori miglioramenti qualitativi. I<br />

prodotti devono essere tecnologicamente<br />

al top e devono anche avere un “prezzo<br />

giusto” per avere successo.<br />

è una realtà della quale è stato necessario<br />

prendere atto. Lo si è fatto nel bilancio<br />

2011, il quale peraltro rappresenta un<br />

evento eccezionale nella storia recente<br />

della società, un momento che non si ripeterà.<br />

Il 2012 vedrà <strong>Finmeccanica</strong> tornare a<br />

risultati positivi, con la prospettiva di una<br />

ripresa più marcata nel 2013.<br />

Se il mondo cambia, <strong>Finmeccanica</strong> non poteva<br />

illudersi di poter proseguire la sua attività<br />

secondo schemi e modelli che ne<br />

avrebbero compromesso la stessa sopravvivenza<br />

nel giro di pochi anni. Quello che<br />

funzionava ancora un anno fa oggi non<br />

solo non è più così valido, ma può rivelarsi<br />

inadeguato e penalizzante. Sono cambiate<br />

le condizioni e non era certo possibile<br />

proseguire ignorando la trasformazione.<br />

I segnali in questo, peraltro, sono già inequivocabili:<br />

basta considerare che nel 2011,<br />

a dispetto degli sforzi profusi, sono stati<br />

RISULTATI 2010 e 2011, OBIETTIvI 2012<br />

dati in miliardi di euro 2010 2011 2012E<br />

Ricavi 18,69 17,32 16,9-17,3<br />

Ordini 22,45 17,43 ca. 17,5<br />

Risultato operativo (1) 1,59 - 0,22 ca. 1,1<br />

Flusso di cassa operativo (2) 0,44 - 0,36 >0<br />

Indebitamento finanziario netto 3,13 3,44 ca. 3,4(3)<br />

Risultato netto 0,56 - 2,30<br />

Ricerca e Sviluppo 2,03 2,02<br />

Dipendenti 75.197 70.474<br />

(1) EBITA Adjusted, come da definizione <strong>Finmeccanica</strong> (2) al netto degli investimenti (3) prima delle dismissioni<br />

EvOLUZIONE dEI mERCATI 2011-2020 (1)<br />

dati in miliardi di euro<br />

2011 2015 2020 crescita media annua<br />

Elicotteri ca. 4 ca. 5 ca. 6 5,5%<br />

Aeronautica ca. 100 ca. 130 ca. 145 4%<br />

Elettronica per la difesa e sicurezza ca. 150 ca. 180 ca. 210 ca. 4%<br />

(1) Fonti: fonti internazionali, stime <strong>Finmeccanica</strong><br />

raccolti nuovi ordini per 17,4 miliardi di euro,<br />

con un calo del 22% rispetto all’anno<br />

precedente. Questo anche perché occorre<br />

essere certi che quando si acquisisce un<br />

contratto lo si fa a condizioni tali da garantire<br />

la soddisfazione del cliente, ottenendo<br />

al contempo un guadagno certo. Il<br />

che richiede la massima attenzione nel valutare<br />

i rischi tecnologici di sviluppo, i tempi<br />

necessari, gli impegni sul versante delle<br />

compensazioni industriali e tecnologiche<br />

che ormai qualunque cliente richiede come<br />

condizione per firmare un ordine.<br />

Per gli stessi motivi si è reso necessario rivedere<br />

il “catalogo” prodotti: ci sono prodotti<br />

e tecnologie che non sono più competitivi<br />

o che non raccolgono un sufficiente<br />

interesse di mercato. Mantenere un<br />

programma, una linea di produzione, attività<br />

commerciali in essere pur in mancanza<br />

di nuove vendite comporta costi che<br />

<strong>Finmeccanica</strong> continuerà a dedicare ingenti risorse<br />

allo sviluppo di nuove tecnologie e prodotti.<br />

Nella pagina accanto, il dimostratore tecnologico nEUROn<br />

26<br />

27


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

dAI mERCATI dOmESTICI ALLA CONQUISTA dEI mERCATI mONdIALI<br />

RisUlTaTTi 2011<br />

fatto consolidato, quantomeno porta al<br />

rallentamento della tempistica dei progetti,<br />

alla revisione delle priorità, a una rimodulazione<br />

dei pagamenti. E questo è<br />

solo un esempio.<br />

I ricavi sono a loro volta in contrazione, sia<br />

per effetto della cessione di una quota del<br />

45% di Ansaldo Energia, sia per il rallentamento<br />

dell’attività industriale, in particolare<br />

per via del minor contributo derivante<br />

da alcuni importanti programmi o del<br />

mancato avvio della fase di esecuzione altri<br />

contratti. La flessione è del 7%, a 17,3<br />

miliardi di euro.<br />

Interventi pesanti si sono dunque resi necessari,<br />

interventi improntati a una più<br />

che opportuna prudenza, nonché al rispetto<br />

degli standard contabili internazionali, i<br />

cui costi gravano essenzialmente sui conti<br />

del 2011, anche se ci sarà una “coda” anche<br />

nell’anno in corso. Evidentemente le attività<br />

di riorganizzazione non potevano<br />

esaurirsi nel 2011. E ogni riorganizzazione<br />

comporta costi. Costi finanziari, certo, ma<br />

non solo. Perché il nuovo modello richiede<br />

uno sforzo condiviso per ridurre i costi di<br />

funzionamento e aumentare l’efficienza e<br />

la produttività. Nel giro di due anni le misure<br />

varate (200 progetti, con circa 5.000<br />

iniziative) o già delineate consentiranno<br />

una riduzione dei costi di 440 milioni di<br />

euro. La riduzione dei costi, la maggiore efficienza<br />

nei processi industriali renderà i<br />

prodotti più competitivi, il Gruppo reggerà<br />

quindi meglio il confronto con la concorrenza<br />

potendo offrire ai clienti prodotti<br />

migliori a costi equivalenti o inferiori agli<br />

standard internazionali, pur continuando<br />

a realizzare profitti.<br />

Tutte queste azioni hanno avuto un impatto<br />

sul risultato economico. La perdita<br />

di 2,3 miliardi di euro riflette elementi negativi<br />

eccezionali per 3,18 miliardi di euro,<br />

che comprendono accantonamenti su<br />

programmi che invece di produrre utili…<br />

producono perdite, una rivalutazione di<br />

commesse in corso, una riduzione dei valori<br />

di avviamento che vanno adeguati alle<br />

effettive prospettive tecnologiche e<br />

commerciali, come è stato il caso per DRS<br />

Technologies, nonché significativi costi di<br />

ristrutturazione. Anche il risultato operativo<br />

è stato negativo, quindi nel 2011 <strong>Finmeccanica</strong><br />

invece di creare nuova ricchezza,<br />

ha assorbito risorse finanziarie.<br />

Conseguentemente è aumentato l’indebitamento,<br />

del 10%, passando da 3,1 a 3,4<br />

miliardi di euro. <strong>Finmeccanica</strong> però ha<br />

spalle finanziarie robuste, le perdite sono<br />

compensate dalle riserve accantonate,<br />

mentre la struttura del debito è tale, con<br />

scadenze di pagamento scaglionate sul<br />

medio e lungo termine (la durata media è<br />

stata portata nel corso dell’ultimo biennio<br />

a dieci anni), da non suscitare preoccupazioni.<br />

Il primo appuntamento importante<br />

riguarda il rimborso di obbligazioni per 815<br />

milioni di euro a fine 2013 e per allora è<br />

probabile saranno state realizzate cessioni<br />

di attività, in tutto o in parte, finalizzate a<br />

ridurre considerevolmente l’ammontare<br />

del debito. I dati di bilancio mostrano anche<br />

che <strong>Finmeccanica</strong> ha fiducia sulle sue<br />

prospettive per il futuro, lo conferma il volume<br />

degli investimenti in ricerca e sviluppo.<br />

Un Gruppo che opera in settori ad alta<br />

tecnologia deve costantemente rinnovare<br />

e migliorare il proprio know-how e deve<br />

essere in grado di indirizzare la spesa per<br />

la ricerca tecnologica e di base e quella applicata<br />

allo sviluppo o al miglioramento<br />

dei prodotti in risposta ai requisiti dei<br />

clienti, con un’ottica di ritorno degli investimenti<br />

di medio-lungo periodo. Nel 2011<br />

la spesa per R&D è rimasta costante in valore<br />

assoluto, 2,02 miliardi di euro, ma,<br />

considerando la riduzione dei ricavi, rappresenta<br />

circa il 12% dei ricavi. L’intenzione<br />

è quella di continuare a dedicare importante<br />

risorse al rinnovamento tecnologico<br />

e, concentrando i fondi nei settori caratterizzati<br />

dalle più interessanti prospettive<br />

di sviluppo, si otterrà un “ritorno” e<br />

beneficio proporzionalmente maggiore.<br />

<strong>Finmeccanica</strong> non è in grado di effettuare<br />

investimenti adeguati in tutti i settori nei<br />

quali opera. Disperdere risorse limitate<br />

condurrebbe a un impoverimento progressivo<br />

e a uno scadimento tecnologico<br />

competitivo. Ecco perché è necessario abbandonare<br />

alcune attività e prodotti oppure<br />

trovare partner forti che consentano<br />

di ridurre i costi e i rischi pur permettendo<br />

la realizzazione degli obiettivi di crescita<br />

tecnologica.<br />

Le iniziative attuate, intraprese e che sono<br />

in via di esecuzione produrranno una<br />

svolta nell’arco di un biennio. L’esercizio in<br />

corso vedrà sostanzialmente il mantenimento<br />

dei volumi di attività dello scorso<br />

anno e un flusso di nuovi ordini almeno<br />

equivalente a quello del 2011. Ci sarà un<br />

miglioramento dei risultati operativi pur<br />

tenendo conto degli ulteriori costi straordinari<br />

che saranno imputati al bilancio<br />

2012, ma il Gruppo non avrà più bisogno di<br />

assorbire denaro per funzionare. Quanto<br />

al 2013, le prime indicazioni sono ancor più<br />

positive, con una crescita, sia pur modesta<br />

dei ricavi, un marcato miglioramento del<br />

risultato operativo, una generazione di<br />

cassa positiva e una diminuzione del debito<br />

anche a prescindere dalle previste cessioni.<br />

Questi sono sicuramente obiettivi<br />

ambiziosi, ma raggiungibili e sanciranno i<br />

primi passi della nuova <strong>Finmeccanica</strong> dopo<br />

la sua metamorfosi.<br />

Sopra, l’AW139 dell’Aeronautica Militare.<br />

Il Gruppo continuerà a sostenere investimenti nei settori<br />

dell’aerospazio, dell’ala rotante e dell’elettronica<br />

Sopra, <strong>Finmeccanica</strong> sarà sempre più impegnata nei<br />

nuovi settori della cyber defense e cyber security nonché<br />

dell’alta tecnologia duale e civile<br />

28<br />

29


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

le sfiDe<br />

Del CYBER<br />

WORLD<br />

spEcialE cYBER<br />

uFINmECCANICA CRESCE E SI AFFERmA<br />

NELLA CYBER SECURITY<br />

già oggi la nostra vita quotidiana è<br />

fortemente dipendente da numerosi<br />

sensori e dispositivi elettronici<br />

collegati fra loro tramite reti di comunicazione<br />

sempre più capillari e pervasive, gestiti<br />

da complesse applicazioni informatiche<br />

di cui è necessario garantire il funzionamento<br />

in totale sicurezza. Questo in<br />

ambito militare e civile, sia che si tratti di<br />

sistemi per la difesa nazionale, complessi<br />

sistemi di automazione per la gestione di<br />

infrastrutture critiche (reti di trasporto,<br />

generazione e distribuzione di energia) o il<br />

nostro personal computer (che contiene<br />

“importanti” immagini e dati personali), e<br />

sarà ancor più vero in futuro con l’affermarsi<br />

delle smart solutions, (ancora applicate<br />

all’energia – smart grid, ai trasporti –<br />

intelligent transport systems o alla nostra<br />

vita quotidiana – domotica). Si scambiano<br />

quantità enormi di dati che costituiscono<br />

un patrimonio informativo da gestire e<br />

proteggere dalle nuove tipologie di minacce<br />

per la sicurezza rivolte alle infrastrutture<br />

ICT. Minacce che possono diffondersi<br />

con grande rapidità, colpendo un’amplissima<br />

area geografica e produrre danni di<br />

elevata rilevanza economica e sociale. Per<br />

prevenire e contrastare questi pericoli si<br />

sono sviluppate capacità di cyber security:<br />

mezzi, applicazioni e servizi per garantire<br />

la sicurezza da attacchi di tipo cyber ad<br />

uso non solo di imprese, infrastrutture critiche<br />

nazionali, pubbliche amministrazioni<br />

e istituzioni preposte alla sicurezza interna<br />

ed alla difesa, ma anche di ogni singolo<br />

cittadino.<br />

Da tempo <strong>Finmeccanica</strong> ha iniziato a sviluppare<br />

attività tese alla protezione delle<br />

applicazioni informatiche e delle infrastrutture<br />

di comunicazione della Difesa<br />

Italiana, del Ministero degli Interni e di<br />

molti altri enti istituzionali. Facendo leva<br />

sulle proprie competenze distintive, il<br />

Gruppo <strong>Finmeccanica</strong> ha elaborato un’offerta<br />

completa di prodotti e servizi di cyber<br />

security che copre ogni aspetto, dall’analisi<br />

del rischio e assessment delle vulnerabilità<br />

alla progettazione e implementazione<br />

dell’architettura di sicurezza, dalla gestione<br />

completa dei servizi di sicurezza, al supporto<br />

specialistico per l’analisi e la gestione<br />

di incidenti, fino alla certificazione, simulazione<br />

e training specialistico. In definitiva,<br />

il Gruppo <strong>Finmeccanica</strong> non solo<br />

consolida la propria leadership nazionale<br />

del settore, ma si pone all’avanguardia nel<br />

panorama internazionale. Oltre alle soluzioni<br />

innovative per lo scambio di dati IP<br />

(Intellectual Property) cifrati ad alta velocità<br />

(secure networking) e per la interconnessione<br />

sicura di reti con diverso livello di<br />

classificazione (multilevel security), una<br />

caratteristica distintiva dell’offerta <strong>Finmeccanica</strong><br />

è rappresentata dai Managed<br />

Security Services. La complessità dei sistemi<br />

di sicurezza e la necessità di mantenere<br />

il controllo 24 ore su 24 rendono la gestione<br />

dell’ICT security un processo molto<br />

complesso, che richiede personale altamente<br />

specializzato in grado di intervenire<br />

in tempo reale, sia nella fase di prevenzione<br />

sia in quella di incident handling e disaster<br />

recovery in seguito o durante un<br />

tentativo di attacco cyber.<br />

Da oltre dieci anni, <strong>Finmeccanica</strong> gestisce<br />

centri specializzati in queste attività (i cosiddetti<br />

SOC, Security Operation Center) e<br />

ha recentemente realizzato, presso il sito<br />

di Pescara, un’infrastruttura con data center<br />

ridondati e progettati secondo le best<br />

practice in tema di business continuity e disaster<br />

recovery, con alti livelli di ridondanza<br />

e protezioni che garantiscono il massimo<br />

livello di sicurezza fisica. La nuova<br />

struttura è dotata di un’innovativa architettura<br />

di supercalcolo, che renderà più<br />

veloce e sicura l’analisi e la correlazione di<br />

fonti informative eterogenee, per identificare<br />

tipologia e provenienza delle minacce,<br />

esaminando sia ciò che accade in rete,<br />

sia i contenuti informativi delle comunicazioni<br />

e i database sulle possibili minacce.<br />

Inoltre con il Security Operation Center,<br />

<strong>Finmeccanica</strong> è in grado di integrare le<br />

informazioni derivanti dai sistemi di protezione<br />

da attacchi informatici (sicurezza<br />

logica) con quelle provenienti da sensori<br />

per la sicurezza fisica. Il che consente di affrontare<br />

e gestire, in modo coordinato e<br />

coerente, la sicurezza e confidenzialità<br />

delle informazioni rispetto alla salvaguardia<br />

degli asset fisici e alla tutela delle persone.<br />

Pertanto, la correlazione di informazioni<br />

provenienti da diversi domini (fisico,<br />

logico, organizzativo) consente di evidenziare<br />

i possibili rischi per la continuità del<br />

business e affrontare le situazioni di emergenza<br />

a fronte di sabotaggi o malfunzionamenti<br />

dei sistemi di sorveglianza o degli<br />

impianti di servizio.<br />

Il livello di eccellenza delle capacità <strong>Finmeccanica</strong><br />

in ambito cyber security & defense<br />

è confermato dal recente successo<br />

del Gruppo (assieme alla statunitense<br />

Northrop Grumman) nella gara denominata<br />

NCIRC per la realizzazione della capacità<br />

di “difesa e contrasto” dalle minacce<br />

alle reti di TLC e ai Sistemi Informatici<br />

della NATO e dalle attività svolte sia in<br />

Italia sia all’estero. In Italia, <strong>Finmeccanica</strong><br />

è partner tecnologico di clienti Istituzionali<br />

(tra cui ENAV e INPS, Protezione Civile,<br />

MoD - C4D/Cyber Defense Capability<br />

/CERT Esercito, MoI, Agenzia delle Dogane,<br />

Polizia, Carabinieri) nonchè di primari<br />

gruppi commerciali (Telecom Italia) e finanziari<br />

(Intesa Sanpaolo). Nel Regno<br />

Unito, <strong>Finmeccanica</strong> dispone di un Security<br />

Operation Center dedicato alle attività<br />

di monitoraggio e gestione della sicurezza<br />

logica di clienti istituzionali e industriali,<br />

oltre che essere un partner tecnologico<br />

di riferimento per il Government<br />

Communication Headquarters (GCHQ,<br />

l’organismo deputato al controllo della sicurezza<br />

cyber per le infrastrutture critiche).<br />

Forte di queste referenze, <strong>Finmeccanica</strong><br />

prevede di indirizzare la propria offerta<br />

verso quei Paesi con alto tasso di sviluppo<br />

delle infrastrutture, caratterizzati<br />

da elevate potenzialità di crescita della<br />

domanda di servizi di sicurezza da attacchi<br />

informatici, facendo leva sull’attuale<br />

presenza industriale del Gruppo e sulla<br />

rete di partner locali. Ad oggi <strong>Finmeccanica</strong><br />

garantisce la sicurezza dei propri asset<br />

e quella dei propri clienti in Europa e nel<br />

mondo attraverso gli oltre 400 esperti basati<br />

in Italia e nel Regno Unito, il cui contributo<br />

al business del Gruppo sta costantemente<br />

crescendo.<br />

Sopra, il team di Security Analyst che offre supporto<br />

ai clienti del SOC (Security Operation Center)<br />

di SELEX Elsag<br />

30<br />

31


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

CYBER SECURITY:<br />

spEcialE cYBER<br />

cosÌ fan tUtti<br />

La sicurezza delle infrastrutture ICT e<br />

la cosiddetta Information Assurance<br />

sono requisiti definitivamente irrinunciabili<br />

per il settore pubblico e privato.<br />

L’esposizione a rischi connessi a minacce<br />

di tipo cyber è infatti in costante<br />

aumento. Questa esposizione è naturalmente<br />

più critica per quelle nazioni tecnologicamente<br />

avanzate, con un notevole<br />

volume di attività dipendenti da infrastrutture<br />

ICT.<br />

Al Summit NATO tenutosi a Lisbona, nel<br />

novembre 2010, le nazioni hanno pertanto<br />

formalmente riconosciuto la necessità<br />

di cooperare sul tema della cyber security<br />

e della cyber defense. Quest’ultima è diventata<br />

una delle priorità della NATO che<br />

dovrà ragguagliare sulle azioni intraprese<br />

al prossimo Summit di Chicago.<br />

Tradizionalmente, i militari hanno sempre<br />

operato su quattro dimensioni: la terra,<br />

il mare, l’aria e lo spazio. La rapida evoluzione<br />

tecnologica e la crescente dipendenza<br />

della società moderna dalla tecnologia<br />

hanno dato origine a una quinta dimensione,<br />

inizialmente limitata a vandalismo<br />

e criminalità, ma ora estesa al warfare.<br />

Questa quinta dimensione è il cyberspace<br />

ovvero lo spazio cibernetico, quel<br />

dominio caratterizzato dall’uso dell’elettronica<br />

e dello spettro elettromagnetico<br />

per immagazzinare, modificare e scambiare<br />

informazioni attraverso le reti informatiche<br />

e le loro infrastrutture fisiche.<br />

La guerra cibernetica è una sorta di guerureaLtà<br />

e prospettIve dI un<br />

settore emergente<br />

32<br />

33


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

spEcialE cYBER<br />

ra “silente”, intangibile, dove, a differenza<br />

dei conflitti tradizionali, l’impatto non è<br />

misurato sulla base del numero dei soggetti<br />

coinvolti (body-count) o dei territori<br />

contesi (land captured), ma piuttosto sulla<br />

base dei bit e dei byte delle informazioni<br />

codificate, rubate, o manipolate. Gli effetti<br />

di tale guerra silente possono tuttavia<br />

essere evidenti fino a diventare addirittura<br />

catastrofici.<br />

Quali sono, quindi, gli elementi di base che<br />

differenziano un conflitto tradizionale da<br />

un attacco informatico e che quindi aiutano<br />

a impostare le risposte tecnologiche? In<br />

estrema sintesi sono quattro:<br />

• l’attribuzione: è difficile, se non impossibile,<br />

provare con certezza la vera sorgente<br />

di un attacco informatico;<br />

• la sanzione: anche se la sorgente fosse<br />

nota, nessuna struttura geopolitica è<br />

stata ancora istituita per una risposta<br />

appropriata, eccetto che per alcune misure<br />

legali applicabili in ogni singolo stato<br />

a crimini informatici e/o vandalismo<br />

sulla rete;<br />

• la sproporzione: il danno causato da un<br />

attacco informatico può avere maggior<br />

effetto di quanto possa essere il peso<br />

delle risorse e del manpower a disposizione<br />

dell’aggressore;<br />

• la deterrenza: al momento ci sono pochi<br />

modi per scoraggiare gli aggressori. La<br />

superiorità militare non riesce a essere<br />

un deterrente né un impedimento. La<br />

superiorità tecnologica può essere d’aiuto,<br />

ma non è sufficiente.<br />

Lo spazio cibernetico è quindi un dominio<br />

globale senza confini, all’interno del quale<br />

governi, istituzioni, industria, società civile<br />

sono attori partecipanti e interessati a contrastare<br />

e debellare la minaccia.<br />

La cyber defense richiede perciò lo sviluppo<br />

di un concetto non convenzionale e di una<br />

dottrina “non tradizionale”, presuppone<br />

un approccio innovativo e molto diverso rispetto<br />

a quello richiesto per contrastare altre<br />

tipologie di minaccia più tradizionali. In<br />

questo contesto poi non bisogna dimenticare<br />

che la maggior parte delle reti è fuori<br />

dal diretto controllo dei governi!<br />

è difficile, quindi, ipotizzare che una minaccia<br />

sviluppata e poi propagata attraverso<br />

un sistema aperto di portata globale come<br />

Internet possa essere neutralizzata<br />

grazie a una semplice azione isolata. In tale<br />

situazione si deve considerare che, per<br />

affrontare le debolezze nel cyberspazio,<br />

non c’è altro modo se non quello di una<br />

stretta collaborazione tra le Istituzioni nazionali<br />

e internazionali, tra settore pubblico<br />

e settore privato.<br />

Qualche numero consente di percepire<br />

compiutamente l’entità del problema.<br />

Secondo il rapporto 2010 della Commissione<br />

d’esame sui rapporti economici e di sicurezza<br />

con la Cina, presentato al Congresso<br />

Americano, negli ultimi 5 anni, il tasso<br />

medio di crescita di incidenti dolosi (solo<br />

quelli denunciati, ovviamente) relativi ad<br />

attività informatiche è stato circa del 25<br />

per cento. Nello stesso periodo, il tasso di<br />

individuazione di nuove forme e tipologie<br />

di malware, secondo le statistiche pubblicate<br />

dall’organizzazione tedesca AV-TEST,<br />

è stata addirittura cinque volte maggiore.<br />

Questi due riferimenti rendono evidente<br />

l’impressionante dimensione della rapidità,<br />

pervasività e mutabilità della minaccia<br />

cyber negli ultimi tempi. E questo fenomeno<br />

non si arresterà, ma continuerà a<br />

crescere: una escalation a tutti gli effetti.<br />

La protezione, ovvero la resilienza informatica<br />

di una infostruttura sensibile, è conseguentemente<br />

la prima delle priorità in<br />

questo contesto. Ciò richiede un certo numero<br />

di capacità:<br />

• quella di assicurare la riservatezza, integrità<br />

e disponibilità delle informazioni<br />

presenti in qualsiasi infrastruttura ICT,<br />

prevenendo danni, utilizzi non autorizzati<br />

o lo sfruttamento dei sistemi di comunicazione<br />

e delle informazioni contenute<br />

all’interno;<br />

• quella di raccogliere informazioni relative<br />

ad attività nella rete, quindi di fare intelligence<br />

e di sfruttare i dati ottenuti da<br />

obiettivi o da sistemi informativi o<br />

network degli aggressori;<br />

• quella di ripristinare sistemi elettronici<br />

di informazione e comunicazione in caso<br />

di un attacco informatico o di un disastro<br />

naturale;<br />

• quella di fare leva sui computer network<br />

per danneggiare, bloccare o degradare le<br />

azioni degli aggressori, in altre parole<br />

una capacità di attacco a fini difensivi<br />

Conseguentemente, la resilienza cyber delle<br />

infrastrutture ICT implica la sicurezza fisica<br />

dei nodi della rete; l’adozione di<br />

hardware pienamente affidabile; l’utilizzo<br />

di software certificato; l’implementazione<br />

di connessioni di comunicazione sicure, sistemi<br />

di autentificazione, crittografia; l’impiego<br />

di personale qualificato; l’istruzione<br />

e la formazione specialistica; la simulazione<br />

e le esercitazioni congiunte.<br />

Nell’approccio collaborativo tra differenti<br />

Paesi, e all’interno dello stesso Paese tra<br />

differenti soggetti, per neutralizzare la minaccia<br />

cyber si deve mettere in conto un<br />

mix appropriato di elementi procedurali,<br />

operativi e infrastrutturali tra i quali:<br />

• trasparenza non solo sulla tipologia ma<br />

sull’evoluzione della minaccia;<br />

• convergenza sugli standard minimi per<br />

la valutazione del livello di pericolosità<br />

della stessa;<br />

• approccio coordinato alla ricerca preventiva<br />

di dati che permettono di individuare<br />

il malware;<br />

• razionalizzazione delle policy e best practice<br />

collegate all’ICT in termini cyber;<br />

• interoperabilità tra differenti SOC (Security<br />

Operation Center), vitali per l’operatività<br />

di un sistema Paese (CNI);<br />

• cooperazione e partnership pubblico -<br />

privato.<br />

All’interno di questo dominio, la minaccia<br />

continua a evolvere, incrementando il livello<br />

di sofisticazione e di intrusione pervasiva.<br />

L’evoluzione è stata significativa. Si<br />

è passati da eventi non specificatamente<br />

pianificati ad attacchi perpetrati strategicamente,<br />

puntando a obiettivi precisi tali<br />

da compromettere la capacità d’azione<br />

dell’attaccato e non solo su Internet.<br />

La minaccia sta quindi sviluppandosi secondo<br />

una direttrice che renda possibile<br />

produrre conseguenze anche distruttive.<br />

Non si sta più parlando soltanto di impedire<br />

l’operatività per esempio di un business<br />

(attraverso il solito denial of access) ma di<br />

minare elementi critici o comunque di cercare<br />

accesso a informazioni di rilevanza critica<br />

dove tale definizione deve essere interpretata<br />

in senso ampio.<br />

La sofisticazione assume oggi un aspetto<br />

Sopra, il SOC di SELEX Elsag, presso la sede di Pescara<br />

34<br />

35


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

spEcialE cYBER<br />

re una preparazione non solo di tecniche<br />

di spionaggio, ma anche di sicurezza Internet<br />

e di Information Technology.<br />

Nasce quindi anche l’esigenza di una formazione<br />

specialistica capace di sviluppare<br />

le competenze necessarie.<br />

Il ruolo di <strong>Finmeccanica</strong> nella cyber<br />

Il Gruppo ha al proprio interno significative<br />

capacità nel settore della cyber security e in<br />

quello della cyber defense.<br />

Queste capacità sono presenti in Italia e in<br />

UK, rispettivamente all’interno di SELEX<br />

Elsag a Pescara e a Garbagnate (Milano), di<br />

SELEX Sistemi Integrati a Roma e a Bristol,<br />

quest’ultima presso la consociata Vega.<br />

All’interno del Gruppo sono presenti tre<br />

SOC (Security Operation Center), due a Pescara,<br />

di cui uno recentemente inaugurato,<br />

e uno a Bristol. Da questi SOC vengono erogati<br />

servizi di cyber security verso un’ampia<br />

gamma di clienti che va dall’industria, alla<br />

Pubblica Amministrazione, alle banche, alle<br />

utility, all’ENAV e ad alcuni ministeri. Importanti<br />

successi sono stati conseguiti in<br />

queste ultime settimane a partire dall’affermazione<br />

nella gara NATO per il NCIRC<br />

(NATO Computer Incident Response Capa-<br />

trasversale ai molteplici network e infrastrutture<br />

di rete con obiettivi precisi di targeting<br />

e con una tattica multi-stage per<br />

quanto concerne la modalità con cui portare<br />

l’attacco, per evitarne una facile attribuzione<br />

e per incrementare la difficoltà a scoprirla,<br />

intercettarla e tracciarla.<br />

Tale sofisticazione implica nuove tecniche<br />

per attuare quanto descritto. Sempre di<br />

più, gli attacchi stanno diventando strategicamente<br />

pianificati e selettivi in termini<br />

di scelta dell’obiettivo, più avanzati in termini<br />

di capacità di comando e controllo –<br />

per agire una volta all’interno dell’obiettivo,<br />

basandosi più su funzionalità di tipo<br />

host piuttosto che facendo leva su vulnerabilità<br />

esistenti all’interno dell’obiettivo –,<br />

più stratificati, con capacità di auto aggiornamento<br />

e di presenza silente.<br />

Tutto questo comporta costi per così dire<br />

antitetici: bassi per perpetrare l’attacco,<br />

notevoli invece e time consuming per difendersi<br />

e/o mettersi in sicurezza.<br />

In questo contesto, le misure preventive diventano<br />

pertanto strategiche e, tra queste,<br />

si annovera la cyber intelligence.<br />

Con cyber intelligence s’intende quella<br />

combinazione di analisi delle informazioni,<br />

tracciatura delle stesse e contrasto<br />

alle minacce digitali. Questo tipo di intelligence<br />

è quindi un mix di spionaggio<br />

fisico e difesa. Proteggere enti, come un<br />

governo, da queste minacce informatiche<br />

è il principale obiettivo di questo tipo<br />

di intelligence.<br />

Uno dei principali compiti della cyber intelligence<br />

è, dunque, quello di creare sistemi<br />

di sicurezza contro queste minacce<br />

digitali. Uno specialista o meglio un professionista<br />

di cyber intelligence deve avebility)<br />

a quelle del CERT per l’Esercito e la<br />

Difesa italiani.<br />

Il successo nella gara NATO costituisce<br />

un’affermazione di rilievo internazionale<br />

ponendo a tutti gli effetti il Gruppo quale<br />

leader nella cyber defense a livello internazionale,<br />

Stati Uniti esclusi. In questo<br />

progetto, il Gruppo dovrà completare<br />

l’architettura software del test bed NA-<br />

TO presso il quartier generale, estenderne<br />

la realizzazione a circa 50 siti e comandi<br />

NATO dislocati in differenti Paesi,<br />

di cui uno anche in teatro operativo, sviluppare<br />

applicativi software per la compilazione<br />

tattica e il supporto alle decisioni<br />

(comando e controllo).<br />

Le principali competenze del Gruppo risiedono<br />

nella progettazione di architetture<br />

SOC e relativa integrazione e nella<br />

messa a punto di applicativi di alto livello<br />

in grado di gestire servizi cyber di security<br />

e defense sia in ambito civile sia militare.<br />

L’erogazione dei servizi è sempre frutto di<br />

una collaborazione con i cliente a valle di<br />

un processo di supporto consulenziale<br />

che passa attraverso l’assessment sul rischio,<br />

il grado di vulnerabilità delle strutture<br />

CIS da proteggere e la definizione dei<br />

livelli di protezione, nonché l’eventuale<br />

supporto ad attività di change management<br />

organizzativo e formativo.<br />

L’impegno del Gruppo è anche verso i<br />

principali progetti di cooperazione internazionale,<br />

con un approccio sistemico di<br />

collaborazione in Italia e Regno Unito<br />

con le rispettive autorità. Da menzionare<br />

la partecipazione al programma MNE7<br />

dove si tratta dei cosiddetti global common<br />

e, come detto in precedenza, il cyberspace<br />

è uno di questi global common<br />

come lo spazio, le acque extra-territoriali.<br />

In questo progetto, il Regno Unito è<br />

leader per il cyberspace con il supporto di<br />

Italia e Finlandia per aspetti tecnologici<br />

e di legal framework.<br />

In ambito NATO/NIAG il Gruppo <strong>Finmeccanica</strong><br />

ha la leadership per lo studio relativo<br />

alla collaborazione settore privato/NATO<br />

in ambito cyber defense. Infine, è stato concluso<br />

recentemente un accordo di collaborazione<br />

con il comando ACT (Allied Command<br />

Transformation) NATO di Norkfolk<br />

sempre su temi di cyber defense.<br />

Sopra, pannelli di controllo per il monitoraggio<br />

in tempo reale delle infrastrutture critiche nazionali.<br />

A destra, il SOC di Pescara<br />

36<br />

37


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

spEcialE cYBER<br />

nato PiÙ sicUra<br />

con finmeccanica<br />

uFInmeCCanICa Cyber soLutIons<br />

sI aggIudICa La FornItura<br />

dI sIstemI dI CYBER SECU-<br />

RITY aLLa nato<br />

Il 29 febbraio scorso <strong>Finmeccanica</strong>, attraverso<br />

SELEX Elsag e Vega e in collaborazione<br />

con Northrop Grumman<br />

Corporation, si è aggiudicata un contratto<br />

della NATO per lo sviluppo, l’implementazione<br />

e il supporto del programma NCIRC<br />

(NATO Computer Incident Response Capability)<br />

- Full Operating Capability (FOC).<br />

Il contratto prevede la fornitura di un servizio<br />

con attività gestionali molto intense<br />

che garantirà la sicurezza delle informazioni<br />

a più di 50 tra comandi e sedi della<br />

NATO in 28 Paesi.<br />

Il sistema NCIRC utilizza una gamma di<br />

sensori e sofisticati sistemi di monitoraggio<br />

dislocati all’interno delle reti NA-<br />

TO e consentirà di individuare e rispondere,<br />

in modo rapido ed efficace, a minacce<br />

e problemi di vulnerabilità collegati<br />

alla cyber security. Altri elementi del<br />

sistema includono kit mobili per rispondere<br />

a emergenze cyber con capacità di<br />

pronto intervento, analisi e diagnostica<br />

di attacchi cyber.<br />

Il contratto è di particolare rilievo perché<br />

afferma il ruolo della NATO nella protezione<br />

di infrastrutture avanzate: con un<br />

valore di 58 milioni di euro, è il più grande<br />

che sia mai stato firmato nell’ambito della<br />

cyber defense al di fuori degli Stati Uniti<br />

e si prevede stabilisca uno standard tecnologico<br />

di riferimento per i 28 Paesi<br />

membri della NATO che cercano di proteggere<br />

i propri sistemi.<br />

“Questo risultato dimostra chiaramente<br />

la capacità di <strong>Finmeccanica</strong> di integrare<br />

le migliori competenze del Gruppo per<br />

fornire soluzioni avanzate di protezione<br />

da attacchi cyber a un’organizzazione internazionale<br />

di tale importanza”, ha dichiarato<br />

il Presidente e Amministratore<br />

Delegato di <strong>Finmeccanica</strong> Giuseppe Orsi.<br />

“Siamo estremamente soddisfatti che<br />

questa forte partnership, che associa capacità,<br />

risorse e competenze di aziende<br />

presenti nel Regno Unito, negli Stati Uniti<br />

e in Italia, sia stata scelta per offrire<br />

una soluzione vincente, in grado di soddisfare<br />

pienamente i requisiti di un così<br />

significativo programma della NATO, alla<br />

cui realizzazione <strong>Finmeccanica</strong> assicura il<br />

massimo impegno”.<br />

La rigida tempistica del programma NCIRC<br />

è stata definita al Summit di Lisbona del<br />

2010, durante il quale i capi di stato e di<br />

governo dei Paesi della NATO hanno sottolineato<br />

la necessità dell’organizzazione<br />

di proteggersi dalle minacce di attacchi<br />

cyber entro la fine del 2012. Da allora la<br />

NATO si è mossa in modo estremamente<br />

rapido per individuare la soluzione migliore<br />

e ha firmato un contratto in meno<br />

di sei mesi dalla pubblicazione del bando<br />

di gara. “Il contratto riguarda l’ammodernamento<br />

delle tecnologie presenti alla<br />

NATO e il passaggio a una piena capacità<br />

operativa entro dicembre 2012, quindi i<br />

tempi sono piuttosto stretti”, dichiara<br />

Paul McGregor di <strong>Finmeccanica</strong> Cyber Solutions<br />

UK.<br />

“Il programma è il risultato diretto dell’impegno<br />

dei Paesi NATO per migliorare<br />

le capacità di individuazione, difesa e ripristino<br />

della piena operatività in caso di<br />

attacchi cyber ai sistemi ‘critici’ dell’Alleanza.<br />

L’assegnazione di questo contratto<br />

è un passo importante per rendere disponibili<br />

queste capacità entro la fine del<br />

2012”, rileva Gabor Iklody, assistente del<br />

Segretario Generale e responsabile dell’organismo<br />

di difesa cyber presso il quartier<br />

generale della NATO.<br />

Il Regno Unito, dopo gli Stati Uniti, è uno<br />

dei Paesi NATO più impegnati nella cyber<br />

defense, avendo destinato 650 milioni di<br />

sterline per la cyber security nel suo Strategic<br />

Defence and Security Review. “Questo<br />

contratto segna una svolta importante,<br />

in particolare nel settore della difesa:<br />

dopo anni in cui si è parlato di cyber e le<br />

aziende hanno investito in questo campo,<br />

partecipato a conferenze ed eventi pubblici<br />

e sviluppato capacità, finalmente il<br />

mercato ci è venuto incontro”, sottolinea<br />

McGregor. Pubblicato a novembre, il documento<br />

del Governo relativo alla UK Cyber<br />

Security Strategy ha riconosciuto il bisogno<br />

di una partnership forte e di una<br />

collaborazione tra pubblico e privato in<br />

maniera tale che le organizzazioni con un<br />

approccio proattivo alla cyber security lo<br />

possano sfruttare come elemento competitivo<br />

distintivo nell’ottica della valorizzazione<br />

delle opportunità di business.<br />

Grazie a questo contratto chiave per la<br />

protezione della NATO dalle minacce di<br />

attacchi cyber, <strong>Finmeccanica</strong> ha dimostrato<br />

di possedere una elevata competenza<br />

nelle complesse soluzioni tecniche<br />

necessarie a mettere in sicurezza una sofisticata<br />

rete di comunicazioni internazionale,<br />

posizionandosi tra le poche aziende<br />

leader nel segmento più alto del settore.<br />

Offrendo queste capacità nei molti Paesi<br />

in cui opera, <strong>Finmeccanica</strong> garantirà ai<br />

suoi clienti un supporto basato su una solida<br />

esperienza e le tecnologie di protezione<br />

più avanzate, un fattore chiave per la<br />

sicurezza delle infrastrutture e dell’economia<br />

di una nazione.<br />

Sopra, l’Ambasciatrice Leslie Mariot, UK Permanent<br />

Representative della NATO, Alberto de Benedictis,<br />

Amministratore Delegato di <strong>Finmeccanica</strong> UK<br />

e Georges d’Hollander, Direttore Generale di NC3A,<br />

dopo la cerimonia per la firma del contratto<br />

38<br />

39


F O C U S<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

gli Usa alla ricerca<br />

Di investimenti e<br />

Posti Di lavoro<br />

Nancy L. McLernon<br />

Presidente e Amministratore Delegato della Organization for International Investment<br />

uInSoURCIng, INGREdIENTE ESSEN-<br />

ZIALE dEL RINASCImENTO ECO-<br />

NOmICO dEGLI USA<br />

nei circoli politici di Washington e nel<br />

resto degli Stati Uniti l’occupazione<br />

è il tema del giorno. I politici sanno<br />

che il loro stesso futuro dipende dalla capacità<br />

del Governo di risollevare l'economia<br />

americana e liberarla definitivamente<br />

dalle sabbie mobili della recessione.<br />

Per raggiungere questo obiettivo, le istituzioni<br />

devono avere una visione chiara dell’economia<br />

globale e delle strategie che<br />

possono consentire al Paese di competere<br />

con successo a livello mondiale. In particolare,<br />

nell’ultimo anno su questo fronte si<br />

sono registrati alcuni importanti progressi.<br />

Lo scorso gennaio il Presidente Obama ha<br />

organizzato un forum per promuovere l’insourcing,<br />

ovvero la creazione di posti di lavoro<br />

sul territorio americano da parte di società<br />

globali come <strong>Finmeccanica</strong>, presente<br />

in 29 Stati con le sue molteplici controllate,<br />

che complessivamente danno lavoro a<br />

11.000 dipendenti americani.<br />

Considerate le condizioni dell’economia<br />

statunitense e l’esigenza impellente di ridurre<br />

il tasso di disoccupazione nazionale,<br />

il modo migliore per aumentare l’occupazione<br />

è quello di creare condizioni capaci di<br />

attirare sia le aziende globali, sia quelle nazionali.<br />

In occasione del forum Insourcing<br />

American Jobs, organizzato dal Presidente<br />

Obama, i politici hanno ampiamente riconosciuto<br />

i vantaggi derivanti dagli investimenti<br />

delle aziende internazionali negli<br />

Stati Uniti, fenomeni economici che hanno<br />

un ruolo di primaria importanza nella storia<br />

dell’insourcing in America.<br />

Le controllate statunitensi dei gruppi globali<br />

hanno infatti creato oltre cinque milioni<br />

di posti di lavoro in America e contribuiscono<br />

all’economia nazionale con un totale<br />

di oltre 410 miliardi di dollari di retribuzioni<br />

annue. Secondo una relazione pubblicata<br />

nel 2011 dal Council of Economic Advisers<br />

del Presidente Obama, gli investimenti<br />

esteri sono stati il fattore determinante<br />

nella crescita del mercato del lavoro statunitense<br />

negli anni Ottanta e Novanta, con<br />

la creazione di oltre 35 milioni di nuovi posti<br />

di lavoro.<br />

Inoltre, le controllate statunitensi di gruppi<br />

esteri si concentrano prevalentemente nell’industria<br />

manifatturiera americana e rappresentano<br />

il 17% dell’occupazione complessiva<br />

del settore manifatturiero. è questo<br />

tipo di insourcing che può fornire un<br />

contributo decisivo alla ripresa della produzione<br />

industriale americana.<br />

I posti di lavoro creati da queste aziende<br />

sono poi di alto livello, altamente specializzati<br />

e ben retribuiti. I lavoratori americani<br />

impiegati in queste aziende guadagnano<br />

in media oltre 77.000 dollari l’anno, il 33%<br />

in più rispetto a chi lavora in aziende statunitensi.<br />

Tuttavia, le ultime tendenze a livello<br />

di investimenti globali sono preoccupanti.<br />

Le statistiche mostrano infatti che gli investimenti<br />

esteri negli Stati Uniti sono in<br />

netto calo e questo fenomeno ha attirato<br />

l’attenzione di molti membri del Congresso<br />

e del Governo. Nel corso degli ultimi dieci<br />

anni, la quota di investimenti esteri su<br />

scala mondiale negli Stati Uniti è infatti diminuita,<br />

passando da oltre il 40% a circa il<br />

17% . Di fronte a questi dati, i politici hanno<br />

finalmente capito che il Paese deve fare di<br />

più per battere la concorrenza globale e attirare<br />

aziende internazionali.<br />

è in questo contesto che si inserisce il lancio<br />

di SelectUSA, la prima organizzazione<br />

federale creata dal Governo, la primavera<br />

scorsa, per promuovere gli investimenti internazionali<br />

negli Stati Uniti e aiutare le<br />

aziende straniere a superare le difficoltà<br />

connesse all’avviamento di un'attività<br />

commerciale in America.<br />

A breve distanza dall’annuncio di questa<br />

iniziativa, il Presidente Obama ha rilasciato<br />

dichiarazioni a favore di una “politica aperta<br />

agli investimenti”, sottolineando l’importanza<br />

dei vantaggi economici legati<br />

agli investimenti esteri negli Stati Uniti e<br />

riaffermando così il tradizionale principio<br />

in base al quale le controllate di gruppi globali<br />

devono poter godere dello stesso trattamento<br />

legale e normativo riservato alle<br />

aziende statunitensi.<br />

In un Congresso molto “partisan”, oggi sono<br />

palpabili l’entusiasmo e la determinazione<br />

nel rendere nuovamente gli Stati<br />

Uniti una meta più interessante per gli investimenti<br />

globali. L’anno scorso, nel quadro<br />

dei negoziati sulla riforma del regime<br />

fiscale applicabile alle aziende, si è tenuta<br />

un'audizione parlamentare interamente<br />

dedicata alla definizione della politica fiscale<br />

più adatta a incoraggiare gli investimenti<br />

esteri.<br />

Sebbene tali sviluppi siano nel complesso<br />

positivi, per le controllate statunitensi dei<br />

gruppi globali la sfida maggiore per il futuro<br />

consisterà nel far leva sulla capacità degli<br />

investimenti globali di generare cambiamenti<br />

concreti nella politica americana,<br />

tali da consentire di competere ad armi pari<br />

con le aziende locali.<br />

Del resto l’attività di insourcing fornisce<br />

da sempre un contributo sostanziale al<br />

mercato del lavoro statunitense: le società<br />

globali sono parte integrante della<br />

realtà americana tanto quanto le imprese<br />

nazionali. E Washington sta iniziando a<br />

rendersene conto.<br />

40<br />

41


A E R O N A U T I C A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

alenia aermacchi<br />

l’m-346<br />

entra in scena<br />

udaLLa CertIFICazIone mILItare<br />

ItaLIana neL gIugno 2011 aLLa<br />

seLezIone da parte dI IsraeLe<br />

Lo sCorso FebbraIo, IL nuovo<br />

addestratore aLenIa aermaCChI<br />

sta usCendo veLoCemente<br />

daLLa Fase dI svILuppo<br />

per entrare In servIzIo operatIvo<br />

In ItaLIa e sIngapore<br />

Selezione da parte del Ministero della<br />

Difesa israeliano, accettazione del<br />

secondo esemplare per l’Aeronautica<br />

Militare, partecipazione al salone di<br />

Singapore: per l’addestratore avanzato<br />

Alenia Aermacchi M-346, il febbraio 2012<br />

ha aperto nel modo migliore quello che si<br />

profila come l’anno del passaggio effettivo<br />

dalla fase di sviluppo a quella di operatività,<br />

così come il 2011 era stato l’anno<br />

della certificazione.<br />

La gara in Israele è stata tra le più impegnative<br />

in assoluto. Riguardava, infatti,<br />

una trentina di aeroplani e una delle forze<br />

aeree più avanzate e sofisticate del mondo,<br />

che li userà per preparare i piloti destinati<br />

ai velivoli da combattimento di quinta generazione,<br />

tra cui l’Eurofighter Typhoon e<br />

l’F-35 Joint Strike Fighter (quest’ultimo, tra<br />

l’altro, vede un’importante partecipazione<br />

nella produzione e assembaggio di Alenia<br />

Aermacchi), compresi i Boeing F-15l e i<br />

Lockheed Martin F-16I. A partire dalla metà<br />

del 2014, la Heyl Ha’Avir sostituirà dunque<br />

con il 105° Squadron di Hatzerim gli obsoleti<br />

Douglas TA-4 Skyhawk, il cui primo<br />

volo risale addirittura al 1954. Sebbene<br />

non si sia ancora giunti alla fase di contrattualizzazione,<br />

la vittoria riportata da<br />

Alenia Aermacchi nella fase di selezione è<br />

la terza nei confronti del concorrente coreano,<br />

il Kai T-50 Golden Eagle, in altrettante<br />

gare aperte. Il che dimostra con<br />

chiarezza che oggi il mercato chiede un<br />

vero addestratore, un aereo nato e concepito<br />

sin dall’inizio per tale ruolo. Non è un<br />

caso che Italia, Singapore e Israele siano<br />

accomunati dall’orientamento per l’F-35,<br />

il caccia le cui caratteristiche innovative<br />

contribuiscono ad accelerare l’obsolescenza<br />

degli addestratori nati per rispondere<br />

a esigenze (e filosofie) addestrative di<br />

tanti anni fa.<br />

La stessa scelta di Israele è stata fatta da<br />

Singapore, altro Paese con una linea di volo<br />

modernissima che, per molti anni, ha<br />

impiegato per l’addestramento avanzato<br />

gli Skyhawk (questa volta nelle versioni A-<br />

4SU/TA-4SU). Con questi due successi, oltre<br />

naturalmente agli aerei acquistati dall’Aeronautica<br />

Militare, l’M-346 ha dunque<br />

sconfitto la concorrenza nelle principali gare<br />

internazionali svoltesi fino ad oggi, rivelandosi<br />

a livello mondiale il miglior addestratore<br />

avanzato sul mercato. Le consegne<br />

dei 12 velivoli ordinati nel settembre<br />

2010 inizieranno già quest’anno ma, nel<br />

Paese asiatico, gli addestratori italiani si<br />

vedranno poco. La RSAF (Royal Singapore<br />

Air Force), che da anni ha spostato all’estero<br />

l’addestramento dei propri piloti per<br />

la mancanza di spazio aereo in patria, li<br />

assegnerà al 150° Squadron, che opera<br />

sulla base francese di Cazaux. È qui che gli<br />

allievi giungono, brevettati in Australia su<br />

Pilatus PC-21, presso il 130° Squadron, per<br />

prepararsi alla transizione sui caccia F-<br />

16C/D Block 52 delle linee da combattimento.<br />

La partecipazione dei primi due<br />

esemplari italiani al salone aerospaziale<br />

di Singapore è stata dunque una rara occasione<br />

di vedere “in casa” l’ultimo acquisto<br />

della RSAF. Come già era accaduto nel<br />

recente passato, gli M-346 si sono trasferiti<br />

a tappe dall’Italia, dimostrando anche<br />

la propria capacità di operare lontano dalle<br />

proprie basi abituali.<br />

Quest’anno, insomma, l’M-346 cambierà<br />

pelle. Nello stabilimento Alenia Aermacchi<br />

di Venegono (Varese) la nuova linea di<br />

montaggio ad alta automazione sta lavorando<br />

a ritmo intenso sugli aerei destinati<br />

alla RSAF. La linea è molto diversa da quelle<br />

tradizionali, a partire dal trasporto autoguidato<br />

e dalle misurazioni laser per assi-<br />

Sopra, l’M-346 presso il Reparto Sperimentale di Volo<br />

presso la base aerea di Pratica di Mare, Roma<br />

42<br />

43


A E R O N A U T I C A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

alenia aermacchi<br />

curare la massima precisione degli assemblaggi.<br />

è stata completamente ideata e<br />

progettata da Alenia Aermacchi, integrando<br />

competenze e soluzioni industriali di<br />

differenti settori, ovviamente facendo tesoro<br />

dell’esperienza produttiva dei prototipi<br />

e del velivolo di preserie. Si tratta di una<br />

linea con una capacità produttiva che può<br />

arrivare sino a quattro velivoli al mese, dove<br />

l’automazione è al servizio dell’ergonomia<br />

e della sicurezza del personale che vi<br />

lavora, assicurando le migliori condizioni<br />

operative e quindi la massima efficienza.<br />

Basti pensare che i tronconi di fusoliera arrivano<br />

al marry-up con un veicolo a guida<br />

automatica che usa un laser per leggere i<br />

percorsi ed è, a sua volta, controllato da un<br />

sistema ridondante che riconosce la stazione<br />

chiamante, le celle di carico e i codici a<br />

barre o gli emettitori a radiofrequenza.<br />

Tutto è quindi pronto per tradurre in produzione<br />

gli ordini già acquisiti e quelli in<br />

via di perfezionamento, come quello di<br />

Israele. I quattro esemplari italiani che<br />

inaugureranno la configurazione Full Trainer<br />

sono già stati completati e stanno effettuando<br />

le prove di volo.<br />

Anche se il programma non si è mai fermato,<br />

il punto di partenza della fase in atto si<br />

può considerare l’omologazione, ricevuta<br />

nel giugno 2011, da parte della Direzione<br />

Generale degli Armamenti Aeronautici<br />

(ARMAEREO), l’ente del Ministero della Difesa<br />

al quale il Codice della Navigazione attribuisce<br />

la responsabilità dell’aeronavigabilità<br />

dei velivoli militari. Il Certificato di Tipo<br />

di ARMAEREO dichiara, in sostanza, che<br />

il progetto e la realizzazione del T-346A –<br />

questa la designazione ufficiale militare<br />

italiana – rispondono agli standard internazionali<br />

previsti per l’impiego di quella<br />

categoria di macchine. Su questa base si<br />

innestano poi, per tutta la vita dell’aereo,<br />

l’integrazione di ulteriori capacità o l’aggiornamento<br />

di specifici impianti di bordo.<br />

Nell’ambito delle attività di qualifica del T-<br />

346A, nel dicembre 2011 il terzo aereo di<br />

produzione ha effettuato a Torino-Caselle<br />

sette voli prova con l’Helmet Mounted Display<br />

(HMD, visore integrato nel casco), sia<br />

di giorno sia di notte. Installato negli abitacoli<br />

anteriore e posteriore, l’HMD è integrato<br />

con l’avionica in modo da permettere lo<br />

svolgimento anche notturno delle missioni<br />

addestrative di attacco e navigazione,<br />

compreso il puntamento di sensori e armi.<br />

Il sistema, disegnato per essere installato<br />

su un normale casco da pilota modello<br />

HGU-55, fa parte delle dotazioni richieste<br />

dall’Aeronautica Militare per il proprio Full<br />

Trainer, in occasione dell’ordine (10 novembre<br />

2009) del nuovo sistema addestrativo<br />

integrato ITS (Integrated Training<br />

System) per il 61° Stormo di Lecce-Galatina.<br />

L’aereo T-346A – che rappresenta uno<br />

dei quattro moduli fondamentali dell’ITS,<br />

insieme a simulazione, infrastrutture e<br />

supporto logistico – monterà anche un sistema<br />

di comandi vocali (Voice Command<br />

Inputs), un Ground Proximity Warning<br />

System (GPWS, sistema di avviso di<br />

prossimità del terreno), un Pilot Activated<br />

Recovery System (PARS, sistema automatico<br />

di rimessa in volo orizzontale in caso<br />

di disorientamento dell’allievo pilota), un<br />

sensore Forward Looking Infra-Red (FLIR)<br />

simulato e uno Stores Management System<br />

(SMS, sistema di gestione dei carichi)<br />

integrato. Si tratta di equipaggiamenti<br />

già presenti sugli Eurofighter<br />

Typhoon in servizio con l’Aeronautica Militare<br />

o previste per il futuro F-35. La loro<br />

aggiunta rispetto alla configurazione industriale<br />

di base amplia ancor più le potenzialità<br />

del prodotto nel mercato europeo,<br />

per il quale resta il candidato naturale<br />

grazie al requisito Eurotrainer, nonché<br />

in quelli delle forze aeree più avanzate.<br />

Lo scorso 12 gennaio, intanto, il Reparto<br />

Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare<br />

ha ritirato il primo T-346A di serie<br />

(matricola militare 55144) per trasferirlo a<br />

Pratica di Mare (Roma). Qui, insieme al secondo<br />

esemplare, accettato il 6 febbraio,<br />

affronterà per tutto il primo semestre<br />

2012 le valutazioni e le prove operative.<br />

Completata questa fase, i due aerei rientreranno<br />

a Venegono per essere aggiornati<br />

alla configurazione Full Trainer, nella<br />

quale entreranno, infine, in linea con il 61°<br />

Stormo di Lecce-Galatina, la scuola di volo<br />

dell’Aeronautica Militare che da oltre<br />

mezzo secolo opera con gli addestratori a<br />

reazione di Alenia Aermacchi.<br />

L’entrata in servizio con le prime due forze<br />

aeree contribuirà a irrobustire ulteriormente<br />

il programma M-346, grazie all’accumulo<br />

di esperienza pratica e alla più rapida<br />

maturazione del velivolo e dei sistemi<br />

addestrativi di terra. La presenza a Cazaux<br />

sarà già da sola una vetrina per le altre<br />

forze aeree europee, a partire da quelle<br />

di Francia e Belgio che, su quella base,<br />

formano i propri piloti da caccia con macchine<br />

concepite sul finire degli anni Sessanta.<br />

Tutto ciò renderà l’addestratore<br />

italiano sempre più competitivo, sia per il<br />

consolidamento degli impegni preliminari<br />

già esistenti, sia riguardo alle grandi opportunità<br />

internazionali che Alenia Aermacchi<br />

vuole cogliere sin dal varo del programma.<br />

Sopra, il secondo velivolo di serie M-346, denominato<br />

T-346A, consegnato all’Aeronautica Militare Italiana<br />

In alto, a sinistra, il T-346A dell’Aeronautica Militare<br />

in volo; a destra, l’arrivo a Pratica di Mare<br />

44<br />

45


E L I C O T T E R I<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

agUstawestlanD<br />

Parola<br />

D’orDine:<br />

innovaZione<br />

uagustaWestLand pone L’InnovazIone<br />

aL Centro deI suoI<br />

pIanI dI svILuppo<br />

determinare il valore dell’innovazione<br />

ai fini della redditività di un’azienda<br />

è sempre un esercizio difficile<br />

perché ciò che l’innovazione produce<br />

non è sempre immediatamente quantificabile.<br />

Le attività di ricerca e sviluppo sono,<br />

infatti, valutabili nel lungo periodo così come<br />

lo è l’introduzione d’innovazione in<br />

prodotti e servizi già offerti sul mercato.<br />

Gli analisti finanziari, nonostante le difficoltà<br />

connesse alla valutazione dell’effettivo<br />

contributo economico fornito dall’innovazione,<br />

concordano tuttavia nel riconoscere<br />

che le organizzazioni più forti si distinguono<br />

per il loro impegno a innovare<br />

costantemente il modo in cui conducono<br />

le proprie attività nell’ambito di un processo<br />

di rinnovamento continuo.<br />

è appunto su questa volontà di miglioramento<br />

continuo che si basa la strategia di<br />

AgustaWestland, finalizzata alla creazione<br />

di valore per i clienti e alla contestuale<br />

ottimizzazione dei risultati economici.<br />

Bruno Spagnolini, Amministratore Delegato<br />

di AgustaWestland, considera questo<br />

costante impegno a migliorare un elemento<br />

essenziale sia per modificare lo status<br />

quo sia per individuare nuovi metodi di<br />

lavoro: “Sappiamo che non possiamo permetterci<br />

di restare fermi. La competitività<br />

del mercato, le esigenze dei nostri clienti e<br />

il ritmo dell’evoluzione tecnologica ci impongono<br />

d’affrontare in modo proattivo<br />

tutti gli aspetti della nostra attività: dalla<br />

produzione all’addestramento e al supporto<br />

che garantiamo ai nostri clienti in<br />

tutto il mondo”.<br />

Molti dei principali clienti di AgustaWestland<br />

hanno sottoscritto contratti per la “famiglia” di elicotteri<br />

46<br />

47


E L I C O T T E R I<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

agUstawestlanD<br />

Case study: la nuova “famiglia”<br />

di elicotteri AgustaWestland<br />

Lo scorso febbraio, AgustaWestland ha<br />

partecipato all’Heli-Expo di Dallas, uno degli<br />

appuntamenti commerciali più importanti<br />

del settore elicotteristico, dove ha ottenuto<br />

un successo senza precedenti. Durante<br />

la manifestazione, l’azienda ha annunciato<br />

ordini per oltre 700 milioni di euro,<br />

un risultato che è anche frutto della decisione<br />

di progettare elicotteri di nuova generazione<br />

come l’AW169 e l’AW189 che, insieme<br />

all’AW139, vanno a costituire una<br />

vera e propria “famiglia”.<br />

Molti dei principali clienti dell’azienda, tra<br />

cui la malese Weststar Aviation Services,<br />

la britannica Bond Aviation Group e l’irlandese<br />

Lease Corporation International<br />

hanno, infatti, sottoscritto nuovi contratti<br />

per tutti e tre questi modelli.<br />

Gli elicotteri di nuova produzione come<br />

l’AW169, le cui consegne inizieranno nel<br />

2015, e l’AW189, che ha effettuato il primo<br />

volo nel dicembre 2011, beneficiano sia del<br />

continuo processo d’innovazione sia di<br />

quanto appreso dal successo dell’elicottero<br />

medio biturbina AW139, di cui sono stati<br />

venduti a oggi circa 600 esemplari.<br />

Nell’ambito della “famiglia”, l’innovazione<br />

si traduce anche nella condivisione<br />

della stessa filosofia progettuale, manutentiva<br />

e in una medesima configurazione<br />

del cockpit, il che consentirà ai clienti di<br />

gestire in modo più efficiente flotte miste<br />

di elicotteri con classi di peso diverse e<br />

comprese tra le 4 e le 8,5 tonnellate.<br />

Oltre a possedere le medesime elevate caratteristiche<br />

in termini di prestazioni e sicurezza,<br />

la medesima configurazione del<br />

cockpit permetterà ai clienti di ridurre il<br />

costo e la durata dell’addestramento degli<br />

equipaggi e faciliterà il passaggio da<br />

un modello all’altro. Anche gli oneri di<br />

manutenzione saranno inferiori dato che<br />

numerosi componenti dei tre elicotteri<br />

sono gli stessi e il design presenta molti<br />

aspetti in comune.<br />

Dal punto di vista dello sviluppo, AW169 e<br />

AW189 condividono anche gli stessi requisiti<br />

di certificazione e, di conseguenza,<br />

i tempi d’introduzione sul mercato saranno<br />

inferiori. Fattore, quest’ultimo, di cruciale<br />

importanza per massimizzare il potenziale<br />

della linea dei prodotti destinati<br />

al mercato civile.<br />

Case study: il successo<br />

dell’iniziativa Target 95<br />

La disponibilità operativa di un elicottero<br />

è un requisito fondamentale per gli operatori<br />

di tutto il mondo e, in particolare,<br />

per quelli che operano nel settore petrolifero<br />

offshore che fa registrare una frequenza<br />

delle operazioni di volo superiore<br />

a quella di qualsiasi altro segmento del<br />

mercato. AgustaWestland, adottando un<br />

approccio innovativo nei rapporti con il<br />

cliente, ha avviato con CHC, l’operatore<br />

che utilizza il maggior numero di AW139 e<br />

che è uno dei principali player nel settore<br />

offshore, una collaborazione finalizzata<br />

allo sviluppo dell’iniziativa Target 95, un<br />

progetto specificamente mirato a ottimizzare<br />

il livello della disponibilità degli<br />

AW139 di CHC.<br />

Il successo di quest’iniziativa, che si proponeva<br />

di conseguire una disponibilità della<br />

flotta pari al 95%, è stato tale che il cliente<br />

l’ha definita “un modello d’interazione con<br />

i propri clienti per tutti gli OEM (Original<br />

Equipment Manufacturer)”.<br />

Guidato da un team del Customer Support<br />

& Services di AgustaWestland, con il supporto<br />

di numerosi altri enti dell’organizzazione<br />

e in stretta collaborazione con le controparti<br />

di CHC, Target 95 ha permesso al<br />

team congiunto d’identificare le cause della<br />

indisponibilità degli elicotteri e implementare<br />

le soluzioni più efficaci per ridurla<br />

al minimo.<br />

AgustaWestland ha accesso in tempo reale<br />

al database della flotta CHC e, proprio<br />

per questo, dispone istantaneamente di<br />

un quadro sempre aggiornato dello stato<br />

operativo di ogni elicottero in qualsiasi<br />

parte del mondo e, quando si verifica una<br />

situazione di Aircraft On Ground (AOG), è<br />

in grado d’intervenire immediatamente.<br />

Per analizzare i fattori che influiscono sulla<br />

disponibilità della flotta degli AW139, il<br />

team di progetto ha suddiviso le iniziative<br />

in cinque aree specifiche: comunicazione,<br />

logistica, manutenzione, affidabilità e operazioni<br />

di volo. All’interno di ciascuna di<br />

queste aree sono in essere numerose singole<br />

iniziative di miglioramento tutte progettate<br />

per inserirsi comunque nell’obiettivo<br />

generale rappresentato da un miglior livello<br />

di disponibilità. Laddove si identifichi<br />

la necessità di una manutenzione ad alta<br />

priorità o la possibilità d’intervenire per aumentare<br />

l’affidabilità, un escalation team<br />

appositamente costituito si assume la responsabilità<br />

di guidare gli interventi.<br />

Al lancio dell’iniziativa, nel febbraio del<br />

2010, la disponibilità media della flotta di<br />

elicotteri AW139 di CHC era pari all’86%<br />

ma, entro la fine di giugno 2011, la percentuale<br />

aveva già raggiunto il 94,53%, un successo<br />

che ha portato alla definizione di un<br />

nuovo obiettivo e alla modifica del nome<br />

del progetto in “Target 96”.<br />

Case study: protezione<br />

della sicurezza dei dati<br />

Le violazioni della sicurezza dei dati e dei<br />

diritti di proprietà intellettuale fanno regolarmente<br />

notizia. Anche per questo<br />

motivo è di cruciale importanza che le<br />

aziende dispongano di piani solidi ed efficaci<br />

per proteggere la sicurezza dei loro<br />

dati più sensibili.<br />

AgustaWestland ha recentemente portato<br />

a termine il progetto Dual Data Centre,<br />

finalizzato non solo a migliorare la sicurezza<br />

dei propri dati ma anche a garantire<br />

all’azienda una capacità di continuità di<br />

servizio davvero unica nel Gruppo <strong>Finmeccanica</strong>.<br />

Negli ultimi 12 mesi l’azienda ha infatti investito<br />

nella creazione di un nuovissimo<br />

centro dati, situato nello stabilimento di<br />

Vergiate (Varese). La nuova struttura va ad<br />

affiancarsi al centro dati già esistente di<br />

Cascina Costa, poco distante da Vergiate, e<br />

s’inserisce nel contesto di un piano coordinato<br />

e finalizzato ad assicurare continuità<br />

operativa in caso di gravi interruzioni dovute<br />

a blackout, catastrofi naturali o altri<br />

eventi imprevedibili.<br />

Per contestualizzare meglio la portata di<br />

questa sfida innovativa, basti ricordare<br />

che gli utenti online dei sistemi informatici<br />

di AgustaWestland sono oltre 12 mila<br />

e la mole di dati arriva a toccare gli 80 terabyte,<br />

l’equivalente del contenuto di 20<br />

mila DVD, che vengono aggiornati e sincronizzati<br />

con frequenza giornaliera. I dati<br />

in questione includono grandi volumi di<br />

traffico e-mail e documenti elettronici di<br />

cruciale importanza come, per esempio,<br />

disegni progettuali, pubblicazioni tecniche<br />

e informazioni del sistema SAP aziendale.<br />

I due centri dati sono collegati in replica<br />

in tempo reale alla rete dati privata di<br />

AgustaWestland per consentire la scrittura<br />

di dati sicuri e distribuiti nei due siti su<br />

sistemi diversi. Il collegamento è assicurato<br />

da una rete privata in fibra ottica di 23<br />

chilometri, tra Vergiate e Cascina Costa,<br />

attivata espressamente per soddisfare le<br />

esigenze dell’azienda e che garantisce la<br />

trasmissione dei dati con zero latenza, letteralmente<br />

alla velocità della luce.<br />

Nella pagina accanto, sopra, l’AW169 sarà consegnato<br />

a partire dal 2015; sotto, CHC è il maggior operatore<br />

di AW139<br />

Sopra, AgustaWestland possiede una capacità<br />

di continuità di servizio davvero unica nel Gruppo<br />

<strong>Finmeccanica</strong><br />

48<br />

49


E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Drs technologies<br />

armor: Un tablet<br />

“coraZZato”<br />

Per tUtti<br />

udrs taCtICaL systems ha reInventato La proprIa<br />

strategIa dI marketIng per ConquIstare IL merCato<br />

CIvILe<br />

Nel 2011 le vendite dei tablet<br />

ARMOR di DRS Tactical Systems<br />

sono aumentate del<br />

34%, un risultato di tutto rispetto<br />

che però non può sorprendere più<br />

di tanto, visto che questi prodotti<br />

hanno caratteristiche davvero particolari:<br />

possono infatti resistere<br />

praticamente a qualsiasi aggressione<br />

esterna, come per esempio<br />

fattori climatici o shock da caduta.<br />

Tuttavia, nonostante l'indiscussa<br />

qualità di questo computer portatile,<br />

che l’EMS World Magazine da<br />

tempo riporta nella sua classifica<br />

dei 20 migliori prodotti oggi sul<br />

mercato, la diffusione commerciale<br />

del PC tablet ARMOR non è stata<br />

facile.<br />

Dolori di crescita<br />

Nel 2006 DRS Tactical Systems acquista<br />

WalkAbout, la società produttrice<br />

del tablet HAMMERHEAD,<br />

il predecessore dell'ARMOR. DRS,<br />

già famosa per i propri computer<br />

militari rugged, motiva l’acquisizione<br />

con l’esigenza di diversificare la<br />

propria offerta con prodotti destinati<br />

al settore civile. La produzione<br />

dei tablet HAMMERHEAD viene subito<br />

trasferita allo stabilimento di<br />

Melbourne, in Florida, dove DRS stava<br />

già sviluppando la propria linea<br />

di computer militari. Tuttavia, a distanza<br />

di un anno, DRS si rende<br />

conto della necessità di adottare<br />

una tattica diversa. Applicando alla<br />

fabbricazione di prodotti per il mercato<br />

civile gli stessi processi seguiti<br />

nello sviluppo delle forniture per il<br />

mercato militare, l’azienda non era<br />

infatti in grado di soddisfare i requisiti<br />

dei nuovi clienti commerciali.<br />

Per Carrie Robinson, direttore del<br />

Marketing Communications di DRS<br />

Tactical Systems, una linea di prodotto<br />

destinata al mercato civile richiede<br />

competenze molto diverse<br />

da quelle del settore Difesa, dove i<br />

contratti vengono negoziati, firmati<br />

e programmati con un orizzonte<br />

temporale di circa tre anni. “Normalmente<br />

nel settore civile gli ordini<br />

arrivano… senza che uno se lo<br />

aspetti. E quando arriva la commessa,<br />

facilmente non si ha un magazzino<br />

prodotti sufficiente, perché<br />

non è possibile pianificare la<br />

produzione anticipando l’esigenza.<br />

E poi il cliente ha bisogno dei computer<br />

in tempi rapidi. Avevamo<br />

dunque bisogno di una strategia<br />

abbastanza flessibile per soddisfare<br />

immediatamente le esigenze dei<br />

clienti”. Nell’ambito della nuova<br />

impostazione, è stato inoltre deciso<br />

il cambiamento del nome. Un<br />

anno dopo l’acquisizione è quindi<br />

nato il marchio ARMOR.<br />

Nuove sfide<br />

Ma un nuovo nome non è di per sé<br />

garanzia di successo. Sono stati infatti<br />

necessari cambiamenti a livello<br />

organizzativo per sostenere in<br />

modo adeguato la penetrazione<br />

nel mercato civile. E dopo aver consultato<br />

vari esperti del settore, DRS<br />

ha assunto nuovi dirigenti esperti<br />

di marketing.<br />

“Nel mercato militare ogni prodotto<br />

è realizzato in base alle esigenze<br />

specifiche del singolo cliente. Nel<br />

mercato civile uno stesso prodotto<br />

deve soddisfare le esigenze di un<br />

vasto spettro di clienti, per questo è<br />

necessaria una ricerca più approfondita,”<br />

spiega Bryan Elmore,<br />

responsabile del marketing di DRS<br />

Tactical Systems, assunto appositamente<br />

per promuovere il marchio<br />

ARMOR. Una volta condotta<br />

questa ricerca, puntualizza Bryan, il<br />

team è stato in grado di promuovere<br />

le vendite, prendendo decisioni<br />

cruciali sulla presentazione del prodotto,<br />

il prezzo, il lancio e il target<br />

cui si rivolge.<br />

Un altro importante cambiamento<br />

è stata la creazione di un call center<br />

aziendale a Melbourne, in Florida.<br />

Attivo 24 ore su 24, sette giorni su<br />

sette, fornisce sin dal 2008 tutta<br />

l'assistenza necessaria ai clienti sui<br />

computer militari e i PC tablet AR-<br />

MOR. I clienti possono richiedere<br />

informazioni e preventivi, effettuare<br />

gli ordini di accessori e ricevere<br />

aggiornamenti sullo stato di avanzamento<br />

degli ordini dei tablet ARMOR.<br />

Il call center offre un supporto tecnico<br />

immediato a chi utilizza gli<br />

ARMOR e serve inoltre a stabilire<br />

rapporti continuativi con i potenziali<br />

clienti, necessari al team di<br />

vendite per incrementare le attività<br />

di business. “Anche i computer<br />

più avanzati ed efficienti a volte<br />

hanno bisogno di supporto tecnico.<br />

Avere un call center interno è<br />

l'unico modo per fornire ai clienti il<br />

miglior servizio possibile”, spiega<br />

Valerie Campbell, responsabile del<br />

contact center.<br />

L’azienda ha dovuto rivedere completamente<br />

anche la strategia pubblicitaria<br />

del marchio.<br />

“Nel settore militare i media vengono<br />

utilizzati esclusivamente per<br />

creare brand awareness”, commenta<br />

Carrie Robinson. “Nel settore civile,<br />

invece, se si lancia una campagna<br />

pubblicitaria, è per indurre i<br />

clienti ad acquistare il tuo prodotto”.<br />

DRS ha capito che doveva sviluppare<br />

con gli organi di informazione<br />

un legame molto più forte e<br />

conoscerli meglio. L’azienda ha<br />

inoltre aumentato il flusso delle<br />

notizie e dei contatti con i media.<br />

“è necessario preparare comunicati<br />

stampa su tutto”, sottolinea Robinson.<br />

“Nel mercato civile l'informazione<br />

ha un’importanza cruciale.<br />

La gente vuole sapere a cosa<br />

stiamo lavorando”.<br />

Anche se sono stati apportati alcuni<br />

cambiamenti nel modo in cui il<br />

marchio ARMOR viene promosso<br />

rispetto agli altri marchi di DRS<br />

del settore militare, l’azienda continua<br />

ad abbinarlo al nome DRS<br />

Tactical Systems e il suo background<br />

militare come parte integrante<br />

della sua storia. Per evitare<br />

rischi di confusione, DRS cerca di<br />

dare maggior risalto al nome AR-<br />

MOR, mantenendo comunque il<br />

marchio DRS Technologies in tutto<br />

il materiale di marketing. “Abbiamo<br />

questo importante retaggio<br />

militare – afferma Carrie Robinson<br />

– che crediamo dia maggior<br />

valore al nome ARMOR”.<br />

Educare il cliente<br />

Il marchio ARMOR è ancora relativamente<br />

nuovo nel panorama dei<br />

computer rugged, ma DRS Tactical<br />

Systems sta facendo del proprio<br />

meglio per ritagliarsi uno spazio<br />

crescente.<br />

“Lavoriamo senza sosta per essere<br />

una alternativa di successo in un<br />

grande settore, per noi ancora nuovo”,<br />

commenta Carrie Robinson.<br />

“Se nessuno ti conosce non puoi<br />

presentarti nello stesso modo in<br />

cui si presentano i grandi marchi,<br />

come Dell”.<br />

Per conseguire questo obiettivo, il<br />

team si è concentrato sulla sensibilizzazione<br />

dei clienti, così da far conoscere<br />

meglio il proprio marchio,<br />

piuttosto che puntare sulla competizione.<br />

Una strategia che sembra<br />

funzionare: sino a oggi DRS Tactical<br />

Systems ha venduto oltre<br />

80.000 PC tablet sul mercato civile<br />

globale, un bel successo per un’azienda<br />

che si è appena affacciata<br />

su un nuovo mercato.<br />

A sinistra, il call center<br />

di DRS Tactical Systems a Melbourne,<br />

in Florida, aperto 24 ore tutti giorni,<br />

impegnato ad assistere gli utenti<br />

dei computer ARMOR<br />

Sopra, il tablet ARMOR utilizzato per<br />

un rilevamento in una foresta.<br />

A destra, il tablet in uso alla polizia americana<br />

50<br />

51


E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

seleX elsag<br />

DebUtto<br />

oPerativo<br />

Per il sistri<br />

uL’InnovazIone dI seLeX<br />

eLsag aL servIzIo deLLa<br />

ComunItà<br />

Il SISTRI, Sistema Integrato per la<br />

Sicurezza e la Tracciabilità dei RIfiuti,<br />

è un sistema informatico di<br />

gestione dei rifiuti che consente di<br />

monitorare, a livello nazionale, l’intera<br />

filiera dei rifiuti speciali, pericolosi<br />

e non, nonché, su scala territoriale,<br />

i rifiuti urbani della Regione<br />

Campania.<br />

Nato nel 2007 con il Governo Prodi,<br />

su proposta del Ministero dell’Ambiente<br />

e della Tutela del Territorio e<br />

del Mare, è stato istituito ufficialmente<br />

nel 2009 per iniziativa dell’allora<br />

Ministro Stefania Prestigiacomo.<br />

L’effettivo avvio, sul piano<br />

funzionale, è previsto per il prossimo<br />

30 giugno. Il SISTRI è interamente<br />

progettato e sviluppato da<br />

SELEX Elsag, attraverso la società<br />

controllata SELEX Service Management.<br />

Il sistema realizza la versione<br />

informatizzata dei documenti di<br />

legge, semplificando le procedure e<br />

gli adempimenti amministrativi. In<br />

questo modo garantisce maggiore<br />

trasparenza, tutela della salute e<br />

dell’ambiente e prevenzione dell’illegalità.<br />

In tale ottica, la gestione<br />

del SISTRI è stata affidata al Comando<br />

Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente.<br />

Dal punto di vista pratico, si passa<br />

quindi da un sistema cartaceo, inefficiente<br />

e poco affidabile, a soluzioni<br />

digitali in grado di gestire in tempo<br />

reale l’intero ciclo di vita dei rifiuti.<br />

Agli utenti vengono consegnati:<br />

un dispositivo elettronico USB per<br />

accedere al sistema, trasmettere<br />

dati, firmare elettronicamente le<br />

informazioni fornite e memorizzarle<br />

sul dispositivo stesso; una black<br />

box, progettata e realizzata in stretta<br />

collaborazione con DRS Technologies,<br />

da installare su ciascun veicolo<br />

che trasporta rifiuti, per monitorare<br />

il percorso del carico, dal produttore<br />

al centro di smaltimento;<br />

apparecchiature di videosorveglianza<br />

installate negli impianti di<br />

discarica, di incenerimento e coincenerimento,<br />

per controllare l’ingresso<br />

e l’uscita degli automezzi.<br />

Il sistema prevede l’erogazione di<br />

servizi alle imprese e servizi per l’indagine<br />

analitica e statistica, attraverso<br />

un Centro Operativo Nazionale,<br />

con una struttura secondaria per<br />

garantire la continuità del servizio<br />

in caso di eventi disastrosi.<br />

Il Centro Operativo, realizzato da<br />

SELEX Service Management, al quale<br />

l’azienda fornisce anche tutti i<br />

servizi di gestione e assistenza delle<br />

infrastrutture tecnologiche e applicative,<br />

si avvale di avanzate tecnologie<br />

informatiche e di telecomunicazione<br />

ed è conforme ai più alti<br />

standard di sicurezza e affidabilità.<br />

Garantisce l’accessibilità dei servizi<br />

agli utenti riconosciuti, attraverso<br />

un front office multicanale, e l’archiviazione<br />

delle informazioni tramite<br />

la creazione di un data base<br />

informatico – che viene alimentato<br />

dagli stessi utenti del sistema – al<br />

quale possono accedere, con differenti<br />

livelli di sicurezza, anche le<br />

amministrazioni competenti, nonché<br />

le diverse Forze di Polizia. Ai fini<br />

della sicurezza, lo svolgimento dei<br />

processi è garantito dalle tecnologie<br />

digitali per la certificazione delle<br />

identità, con opportuna registrazione<br />

degli accessi e cronologia delle<br />

operazioni. Un sistema di sicurezza<br />

logica e fisica all’avanguardia, frutto<br />

delle competenze tecnologiche<br />

di SELEX Elsag, protegge l’intero sistema,<br />

assicurando anche il monitoraggio<br />

remoto dei siti sensibili in<br />

cui vengono gestiti i rifiuti.<br />

Con il SISTRI parte una vera e propria<br />

rivoluzione, tanto tecnologica<br />

quanto culturale; per questo, SELEX<br />

Elsag, già dalle fasi di avvio del progetto,<br />

ha messo a disposizione servizi<br />

operativi, supporto e formazione<br />

per fornire agli utenti e agli operatori<br />

conoscenza, strumenti e adeguata<br />

assistenza nella familiarizzazione<br />

con le nuove procedure.<br />

Grazie al SISTRI, quantità, qualità,<br />

percorsi e destinazione finale dei rifiuti<br />

sono costantemente tenuti<br />

sotto controllo, in tempo reale, e<br />

questo renderà estremamente più<br />

difficili abusi, truffe e smaltimenti<br />

illeciti, con benefici anche per il sistema<br />

delle imprese in termini di<br />

eliminazione di forme di concorrenza<br />

sleale.<br />

Una volta a regime, si verrà così a<br />

creare un sistema-rete, che consentirà<br />

di seguire la movimentazione<br />

completa dei rifiuti dalla produzione<br />

alla destinazione finale.<br />

Per l’alta componente di innovazione<br />

che lo caratterizza, lo scorso 31<br />

gennaio a Londra, è stato assegnato<br />

al progetto SISTRI il Cisco Innovation<br />

Award 2012. Questo riconoscimento<br />

ha l’obiettivo di identificare<br />

soluzioni innovative che rappresentano<br />

le best practice nell’ambito dell’ICT.<br />

Il progetto è stato scelto da<br />

una giuria di dieci esperti interna-<br />

zionali dopo un articolato e approfondito<br />

processo di selezione e<br />

valutazione.<br />

L’Italia è la prima nazione a dotarsi<br />

di un apparato simile, in grado di<br />

coniugare tutela dell’ambiente, efficienza<br />

e legalità, e ciò costituisce<br />

un’opportunità in più per rappresentare<br />

un modello di riferimento a<br />

livello europeo.<br />

SELEX Elsag e SELEX Service Management,<br />

grazie al progetto SISTRI e<br />

alle possibilità di integrazione con<br />

le altre soluzioni sviluppate per la<br />

logistica e il tracking di mezzi e merci,<br />

puntano alla creazione di una<br />

piattaforma nazionale per la logistica<br />

che possa consentire un rapido<br />

sviluppo della intermodalità e delle<br />

applicazioni smart city, considerati<br />

fattori abilitanti per la crescita economica<br />

del Paese.<br />

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53


E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

seleX galileo<br />

esame sUPerato<br />

Per l’eost46!<br />

uIL SISTEmA ELETTROTTICO<br />

EOST46 SUPERA L’ESAmE<br />

dELLA POLIZIA dI STATO IN<br />

dUE “mATERIE” STRATEGI-<br />

ChE: SORvEGLIANZA Am-<br />

BIENTALE E IdENTIFICAZIO-<br />

NE dEI vEICOLI<br />

ha superato brillantemente le<br />

prove in volo per la Polizia di<br />

Stato, a bordo del velivolo<br />

SKYCAR realizzato da OMA SUD, ricevendo<br />

il caloroso apprezzamento<br />

di tutti i presenti. è il risultato messo<br />

a segno dal sistema elettrottico<br />

EOST46, sviluppato nel sito di Pomezia<br />

di SELEX Galileo, recentemente<br />

impegnato in una dimostrazione<br />

di sorveglianza ambientale e<br />

di identificazione di veicoli presso<br />

l’Aeroporto dell’Urbe di Roma. Oltre<br />

alla Polizia di Stato, hanno assistito<br />

alla dimostrazione anche rappresentanti<br />

della Prefettura capitolina,<br />

dell’AISI (Agenzia Informazione e Sicurezza<br />

Interna) e della stessa OMA<br />

SUD. Si è trattato di una prova importante,<br />

richiesta dalla Polizia nell’ambito<br />

di un programma valutativo<br />

circa l’impiego dell’EOST46 sulla<br />

piattaforma SKYCAR in missioni di<br />

sorveglianza e sicurezza stradale.<br />

Il sorvolo del Grande Raccordo Anulare<br />

di Roma e delle aree autostradali,<br />

con registrazione e trasmissione<br />

via data link delle immagini riprese<br />

con l’EOST46 alla sala operativa<br />

della Polizia presso il Viminale,<br />

ha messo in luce i punti di forza del<br />

sistema elettrottico: l’ottima stabilità<br />

delle immagini, anche a campo<br />

stretto, la qualità della camera termica,<br />

la prestazione di tracking di<br />

veicoli e di lettura targhe anche oltre<br />

i 600 metri di distanza e, non da<br />

ultimo, l’integrazione di algoritmi<br />

dedicati alla stima della distanza e<br />

velocità della macchina sotto inseguimento.<br />

Sono stati due i voli effettuati, della<br />

durata di circa 45 minuti ciascuno:<br />

al secondo ha assistito anche una<br />

rappresentanza della Guardia di Finanza<br />

di Pratica di Mare, mostrando<br />

così interesse per le prestazioni<br />

del sistema installato su una piattaforma<br />

low cost.<br />

Dopo la dimostrazione dell’efficacia<br />

dell’EOST46 su piattaforma ad ala<br />

rotante, con l’installazione del sistema<br />

a bordo di un elicottero AS355,<br />

effettuata nel mese di novembre,<br />

la campagna di prove sull’ala fissa<br />

ha rappresentato il coronamento<br />

di una serie di attività che,<br />

nel corso del 2011, hanno visto la<br />

linea di business Electro-Optics,<br />

Land & Naval di SELEX Galileo<br />

fortemente impegnata nel costruire<br />

e consolidare i rapporti<br />

con la Polizia di Stato italiana, oltre<br />

a porre le basi per tutti i futuri<br />

sviluppi del prodotto EOST per<br />

applicazioni di sorveglianza. Secondo<br />

Paolo Tellini, Vice President<br />

Airborne Systems Business<br />

Area, “si tratta del superamento<br />

di un importante esame da parte<br />

di un ente esterno. L’ottimo risultato<br />

ottenuto permette di intensificare<br />

le attività di collaborazione<br />

con OMA SUD per finalizzare<br />

l’integrazione del sensore<br />

sul velivolo”.<br />

L’EOST46<br />

L’EOST46 è un sistema elettrottico di<br />

sorveglianza e inseguimento estremamente<br />

flessibile, che integra una piattaforma<br />

stabilizzata con sensori elettrottici<br />

attivi e passivi, per missioni<br />

diurne e notturne, dotato di modalità<br />

di auto-inseguimento continuo del<br />

bersaglio mobile. La camera termica<br />

Erica Plus, integrata nell’EOST46, è realizzata<br />

nel sito SELEX Galileo di Campi<br />

Bisenzio (Firenze). Dotata di un rivelatore<br />

Focal Plane Array (FPA) di terza generazione,<br />

realizzato nel sito aziendale<br />

di Southampton (Regno Unito), con ottica<br />

a tre campi di vista e zoom digitale<br />

2X, opera nella banda di frequenze 3-<br />

5μm. Il sistema, installato su piattaforme<br />

ad ala fissa o rotante, supporta le<br />

seguenti missioni:<br />

Pattugliamento marittimo<br />

Sorveglianza in ogni condizione meteo;<br />

scoperta di giorno e di notte da lunga distanza;<br />

identificazione e inseguimento di<br />

bersagli navali.<br />

Ricerca e salvataggio<br />

Individuazione delle unità navali in difficoltà<br />

e/o degli uomini in mare in ogni<br />

condizione meteo, di giorno e di notte.<br />

Sorveglianza costiera/operazioni di Polizia<br />

Rilevazione e identificazione delle attività<br />

illegali (immigrazione, contrabbando)<br />

in ogni condizione meteo, di giorno e<br />

di notte.<br />

Operazioni di terra<br />

Supporto a elicotteri militari impiegati<br />

per il pattugliamento, scorta o tutela<br />

delle truppe di terra.<br />

Nella pagina accanto, Il sensore EOST46,<br />

pronto per le prove, installato sul velivolo<br />

SKYCAR, presso l’Aeroporto dell’Urbe di Roma<br />

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E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

UN PORTO<br />

SICURO<br />

seleX sistemi integrati<br />

uarChImede per La dIFesa deLLe InFrastrutture CrItIChe<br />

marIttIme e navaLI<br />

La protezione dell'ambiente<br />

portuale è una delle tematiche<br />

principali dell’homeland<br />

security, poiché i porti sono per<br />

antonomasia obiettivi sensibili,<br />

indipendentemente dal fatto che<br />

ospitino installazioni militari o<br />

che rappresentino semplici snodi<br />

per il commercio e il trasporto in<br />

campo civile.<br />

Esiste un’ampia casistica, con<br />

esempi anche recenti, di attacchi<br />

ai porti: basti ricordare, solo per<br />

citare due tra gli episodi più eclatanti,<br />

la nave USS Cole, colpita<br />

proprio mentre era ancorata per<br />

operazioni di rifornimento, o gli<br />

attacchi a Mumbay nel novembre<br />

2008 che, pur essendo rivolti verso<br />

obiettivi terrestri, furono condotti<br />

a partire dal mare.<br />

Frequentemente, come nei due<br />

esempi citati, si tratta di attacchi<br />

di tipo asimmetrico, in cui l’aggressore<br />

ha capacità offensive ridotte<br />

e tenta di compensare i propri<br />

limiti sfruttando il fattore sorpresa<br />

e il mimetismo con l’ambiente<br />

circostante. In ciò, gioca a<br />

suo favore la complessità dello<br />

scenario portuale: il volume del<br />

traffico marittimo e le numerose<br />

attività a terra rendono difficile<br />

controllare tutti i movimenti e individuare<br />

una possibile azione sospetta<br />

o dannosa con un preavviso<br />

sufficiente ad attivare le contromisure.<br />

Il monitoraggio continuo di possibili<br />

pericoli ha, quindi, un ruolo di<br />

primo piano nell’ambito della sicurezza<br />

nelle attività portuali. Altrettanto<br />

importante è la capacità<br />

di elaborare piani di supporto<br />

alle decisioni e, conseguentemente,<br />

di trovare tutte le possibili soluzioni.<br />

Il sistema Archimede, realizzato<br />

da SELEX Sistemi Integrati, nasce<br />

come risposta ai requisiti della<br />

protezione portuale.<br />

In particolare, Archimede è costituito<br />

da un insieme di sottosistemi<br />

eterogenei (radar, sensori elettroottici,<br />

sonar, mezzi pilotati e<br />

non pilotati, robot e sensori di vario<br />

tipo) che cooperano e si scambiano<br />

le informazioni, in modo da<br />

lavorare in completa sintonia reciproca,<br />

come se si trattasse di un<br />

unico sistema.<br />

Questa caratteristica è fondamentale<br />

nello scenario operativo<br />

portuale, la cui complessità impone<br />

l’utilizzo simultaneo di differenti<br />

sottosistemi di sorveglianza<br />

e reazione, ciascuno dei quali è<br />

concepito e ottimizzato per un<br />

compito specifico. Per poter gestire<br />

la situazione nel suo insieme<br />

occorre, quindi, un’architettura<br />

che unifichi le capacità operative<br />

dei singoli sottosistemi, dando vita<br />

a un sistema integrato in grado<br />

di esprimere capacità addizionali<br />

che nascono proprio dall’interazione<br />

reciproca tra i diversi componenti.<br />

Si pensi per esempio a un sub che<br />

si muove sott’acqua ma poi emerge<br />

per raggiungere un obiettivo<br />

sulla terraferma: solo una sinergia<br />

tra diversi sottosistemi consente<br />

di seguirlo lungo tutto il<br />

percorso, poiché quando è<br />

sott’acqua intervengono i sensori<br />

subacquei, ma quando emerge<br />

sono necessari sensori di superficie.<br />

L'architettura del “sistema integrato”<br />

Archimede consente di<br />

allertare automaticamente questi<br />

ultimi e comunicare loro il passaggio<br />

di consegne, così da prendere<br />

in carico il bersaglio precedentemente<br />

inseguito dai sensori<br />

subacquei, ereditando tutte le<br />

informazioni necessarie, quali posizione,<br />

velocità, direzione, per<br />

proseguire l’inseguimento. L’architettura<br />

integrata consente,<br />

Sopra, il radar Lyra 10, uno dei sensori utilizzati<br />

per realizzare il sistema Archimede<br />

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E L E T T R O N I C A P E R L A D I F E S A E L A S I C U R E z z A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

seleX sistemi integrati<br />

quindi, di correlare le informazioni<br />

provenienti dai vari sensori,<br />

presentando all’operatore un quadro<br />

coerente, che rappresenta l’evolversi<br />

della situazione nella sua<br />

interezza. In caso contrario, si<br />

avrebbero solo informazioni frammentarie,<br />

lasciando all’intuito dell’operatore<br />

il compito di ricostruire<br />

lo scenario.<br />

Ciò vale per tutte le capacità operative<br />

del sistema: sorveglianza,<br />

individuazione e valutazione della<br />

minaccia, intesa come classificazione<br />

e identificazione ed eventuale<br />

reazione.<br />

La possibilità di integrare sottosistemi<br />

dedicati a compiti specifici<br />

conferisce ad Archimede flessibilità<br />

operativa, poiché è possibile,<br />

di volta in volta, determinare quali<br />

sottosistemi siano effettivamente<br />

richiesti e in che quantità,<br />

a seconda delle caratteristiche<br />

dell’obiettivo da proteggere (militare<br />

o civile, caratteristiche del<br />

territorio, protezioni preesistenti)<br />

e del tipo di minaccia attesa.<br />

In generale, gli attacchi cui un<br />

porto può essere soggetto non<br />

provengono solo dal mare. Ve ne<br />

possono essere anche di tipo subacqueo,<br />

aereo o terrestre come<br />

per esempio dalle zone retrostanti<br />

il porto: si individuano, pertanto,<br />

quattro diverse sfere operative<br />

su cui Archimede può intervenire.<br />

Per ognuna di esse esistono sottosistemi<br />

specifici quali radar ed<br />

elettroottici per il controllo della<br />

superficie marina, terrestre e dell’area<br />

di sorvolo, sonar e barriere<br />

sottomarine per la sorveglianza<br />

della sfera subacquea.<br />

Archimede inoltre integra veicoli<br />

terrestri, marini, subacquei e aerei,<br />

monitorandoli e impartendo<br />

comandi agli operatori di bordo o,<br />

nel caso di veicoli unmanned, al<br />

sistema di controllo del veicolo<br />

stesso. A seconda delle caratteristiche<br />

dell’obiettivo da proteggere,<br />

la configurazione di Archimede<br />

può essere modulata, stabilendo<br />

a quale delle quattro sfere<br />

operative dare la priorità, eventualmente<br />

eliminandone alcune<br />

se giudicate non a rischio ed eliminando<br />

i sottosistemi.<br />

Nell’ambito di ciascuna sfera operativa<br />

è possibile scegliere il sottosistema<br />

più adatto alle esigenze<br />

operative: nel caso di un porto<br />

civile per esempio, Archimede<br />

può dotarsi di deterrenti non letali<br />

come i cannoni acustici, attraverso<br />

i quali minimizzare i rischi<br />

per la popolazione civile, mentre<br />

per la protezione di una installazione<br />

militare può integrare armi<br />

anche letali.<br />

Anche eventuali sistemi di protezione<br />

preesistenti possono essere<br />

integrati in Archimede, che ne<br />

eredita le capacità operative consentendo,<br />

tra l’altro, la riduzione<br />

dei costi di installazione.<br />

Archimede è il risultato del lavoro<br />

svolto da SELEX Sistemi Integrati<br />

in vari anni, durante i quali alla ricerca<br />

teorica si è affiancata una<br />

intensa sperimentazione sul campo.<br />

Fin dal 2007 Archimede è stato<br />

dispiegato nell’ambito delle<br />

esercitazioni NATO HPT (Harbour<br />

Protection Trials), presso le basi<br />

militari di Taranto, La Spezia,<br />

Eckernförde (Germania), utilizzando<br />

di volta in volta sottosistemi<br />

diversi per numero, tipo e disposizione.<br />

Ciò ha consentito di testare il sistema<br />

nelle reali condizioni operative<br />

e, lavorando a stretto contatto<br />

con il personale militare, di<br />

recepire appieno le esigenze dei<br />

futuri operatori del sistema. Le<br />

esercitazioni hanno permesso, tra<br />

l’altro, di perfezionare i comandi<br />

e le informazioni che Archimede<br />

rende disponibili all’operatore<br />

(interfaccia operatore), fino a ottenere<br />

un elevato grado di efficienza<br />

e facilità di utilizzo, estremamente<br />

importanti in considerazione<br />

del fatto che il sistema è<br />

concepito non solo per l’utilizzo<br />

da parte di personale militare ma<br />

anche in ambito civile (sistema<br />

dual use).<br />

Il momento culminante di questa<br />

lunga sperimentazione è stata l'esercitazione<br />

NATO Harbour Protection<br />

Exercise (HARPEX) del<br />

2010, in cui il sistema è stato impiegato<br />

dalla Marina Militare Italiana<br />

per contrastare mezzi di superficie<br />

e subacquei che tentavano<br />

di violare la sicurezza portuale.<br />

Parallelamente alle esercitazioni<br />

sono state approntate attività dimostrative,<br />

a beneficio tra l’altro<br />

della Marina Militare turca, della<br />

Polizia di Stato e nell’ambito di<br />

progetti finanziati dalla Comunità<br />

Europea. Grazie all’estrema<br />

flessibilità e modularità dell’architettura<br />

su cui si basa Archimede,<br />

SELEX Sistemi Integrati è anche<br />

impegnata nella realizzazione<br />

di sistemi antipirateria e protezione<br />

terrestre.<br />

Sopra, le sperimentazioni del sistema<br />

Archimede presso l’arsenale di La Spezia,<br />

durante le esercitazioni<br />

del NATO Harbour Protection Trial.<br />

Nella pagina accanto, la sala di controllo<br />

del sistema Archimede<br />

58 59


S P A z I O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

telesPaZio<br />

esorDio<br />

Di sUccesso<br />

Per il vega<br />

uIL PRImO LANCIO dA KOUROU dEL<br />

vETTORE SPAZIALE EUROPEO<br />

vettore Europeo di Generazione<br />

Avanzata, meglio conosciuto con<br />

l’acronimo VEGA: è questo il nuovo<br />

lanciatore dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea),<br />

che dal 13 febbraio scorso affianca<br />

il grande Ariane 5 e il robusto razzo russo<br />

Soyuz nella base spaziale di Kourou, nella<br />

Guyana francese. Il primo volo di qualifica<br />

del VEGA è stato perfetto, puntuale ed<br />

emozionante. Il lanciatore, per circa tre<br />

quarti di produzione italiana, è partito per<br />

il suo primo viaggio con una assoluta perfezione<br />

nel decollo, nella traiettoria di volo<br />

e nella messa in orbita dei satelliti.<br />

Grazie all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e<br />

alle industrie del nostro Paese, in particolare<br />

Avio, l’Europa e l’ESA hanno ora un<br />

accesso vantaggioso allo spazio. Il VEGA<br />

è uno strumento economico e tecnicamente<br />

valido per il lancio di satelliti<br />

scientifici e di osservazione della Terra<br />

per le orbite basse, dai 200 ai 1.000 chilometri.<br />

è dimensionato per mettere in orbita<br />

satelliti di 1.500 chilogrammi a 700<br />

chilometri di altezza in orbita polare. Innumerevoli<br />

le innovazioni tecnologiche<br />

alla base di questo prodotto, progettato<br />

per un segmento di mercato con eccellenti<br />

prospettive di crescita.<br />

VEGA è definito come il piccolo lanciatore<br />

dalle tre “e”: economico, efficace ed efficiente.<br />

Caratteristiche confermate dalla<br />

messa in orbita, davvero da manuale, dei<br />

nove satelliti a bordo. Il carico era infatti<br />

costituito da un satellite scientifico dell’ASI,<br />

il LARES (LAser Relativity Satellite)<br />

che permetterà di raggiungere importanti<br />

obiettivi scientifici nel campo della fisica<br />

fondamentale e della scienza della Terra,<br />

dal satellite ALMASat-1, dell’Università<br />

di Bologna e da sette nanosatelliti forniti<br />

dalle università europee: e-St@r (Italia),<br />

Golia (Romania), MaSat-1 (Ungheria), PW-<br />

Sat (Polonia), Robusta (Francia), UniCube-<br />

Sat GG (Italia) e Xatcobeo (Spagna).<br />

Il programma dell’ESA per lo sviluppo<br />

del lanciatore VEGA vede l’Italia con un<br />

ruolo di primo piano sia come principale<br />

“azionista” del programma (con investimenti<br />

pari al 63% del costo complessivo),<br />

sia come attore industriale che ha<br />

progettato e realizzato il veicolo spaziale<br />

e la sua infrastruttura di lancio. I punti<br />

di forza commerciali spiccano la flessibilità<br />

nelle missioni e i costi contenuti,<br />

fattori che rendono meno dispendioso<br />

l’accesso allo spazio per importanti segmenti<br />

di mercato.<br />

Il nuovo lanciatore europeo nasce da una<br />

Sopra, il decollo di VEGA.<br />

Nella pagina accanto, tutto pronto per la partenza:<br />

VEGA sulla rampa di lancio<br />

60<br />

61


S P A z I O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

telesPaZio<br />

decisione che risale agli inizi degli anni<br />

Duemila nell’ambito dei programmi opzionali<br />

dell’ESA e trae origine dalla volontà<br />

italiana, già negli anni Sessanta, di disporre<br />

di un proprio lanciatore. VEGA rappresenta,<br />

quindi, il coronamento del sogno<br />

del Generale Luigi Broglio e del professore<br />

Carlo Bongiorno, due pionieri ‘spaziali’, capaci<br />

di prevedere importanti sviluppi per il<br />

futuro della ricerca spaziale italiana. “Dobbiamo<br />

molto a questi due grandi ‘visionari’<br />

che hanno sempre vissuto un passo<br />

avanti – ricorda il Presidente dell’Agenzia<br />

Spaziale Italiana, Enrico Saggese – e che<br />

hanno capito l’importanza di avere non<br />

solamente satelliti all’avanguardia, ma<br />

anche il valore di possedere una autonoma<br />

via di accesso allo spazio. Con il lancio<br />

di VEGA raggiungiamo questo obiettivo<br />

che rappresenta una sfida tecnologica dell’Europa,<br />

con l’Italia fondamentale protagonista.<br />

VEGA è un ambizioso programma<br />

di elevato valore industriale che pone il<br />

nostro Paese all’attenzione mondiale,<br />

confermando il suo ruolo di eccellenza nel<br />

settore spaziale”.<br />

VEGA è, infatti, un lanciatore agile e versatile<br />

capace di far fronte alla concorrenza<br />

internazionale nel settore strategico<br />

della messa in orbita dei satelliti di piccole<br />

dimensioni. VEGA permetterà un ottimo<br />

ritorno degli investimenti effettuati<br />

dall’Italia e dall’Europa.<br />

Alto 30 metri, con tre metri di diametro<br />

massimo e 137 tonnellate di peso al decollo,<br />

sospinto da uno dei dieci motori più<br />

potenti al mondo, realizzato da Avio, VE-<br />

GA permetterà alla famiglia dei lanciatori<br />

spaziali dell’ESA di completare la propria<br />

gamma di servizi di lancio. Il progetto è<br />

stato possibile grazie ad una forte cooperazione<br />

tra diverse agenzie spaziali europee,<br />

prima di tutto l’ASI e la francese<br />

CNES. Hanno collaborato alla sua realizzazione<br />

40 aziende di sette diverse nazioni,<br />

ma l’Italia ha svolto il ruolo di centro<br />

strategico progettuale e produttivo. Duplice<br />

il contributo dell’ASI, che da un lato<br />

ha finanziato il programma dell’ESA e dall’altro<br />

ha consentito la realizzazione industriale<br />

del sistema attraverso la ELV, una<br />

società, partecipata al 70% da Avio e al<br />

30% dalla stessa ASI, con funzioni di primo<br />

contraente industriale dell’ESA per lo<br />

sviluppo e il volo di qualifica di VEGA. Al<br />

progetto hanno partecipato numerose<br />

aziende italiane: oltre al principale partner<br />

industriale Avio, Vitrociset, SELEX Galileo,<br />

Telespazio, Cira e CGS. Presso il Centro<br />

di Kourou hanno lavorato anche le società<br />

Peirano, Europropulsion e Regulus.<br />

Più di ogni altro progetto, VEGA rappresenta<br />

un esempio di perfetto connubio<br />

tra l’industria, la ricerca e le università italiane.<br />

La ricerca e le università hanno<br />

messo in campo progetti senza rivali, realizzati<br />

da ingegneri e studenti altamente<br />

specializzati. Il comparto industriale ha, a<br />

sua volta, sviluppato e costruito un sistema<br />

di lancio all’avanguardia.<br />

Telespazio, in particolare, ha supportato i<br />

servizi di lancio di VEGA dal Centro spaziale<br />

di Kourou (CSG), fornendo i servizi radar,<br />

di telemetria e di controllo. L’azienda ha<br />

inoltre, realizzato i sistemi software sia<br />

per il segmento di terra del programma<br />

(centri di controllo) sia a bordo del vettore.<br />

La controllata Telespazio France ha collaborato<br />

con il CNES e Arianespace durante<br />

tutte le fasi di sviluppo del programma<br />

VEGA, contribuendo alla qualificazione<br />

tecnica e operativa del nuovo sito di lancio<br />

e all’ampliamento del segmento di<br />

Terra realizzato presso il CSG. Soprattutto<br />

nel settore delle telecomunicazioni, dal<br />

2010 la società ha supportato CNES e<br />

Arianespace nell’ampliamento delle reti<br />

di comunicazioni nel sito VEGA, e nella<br />

realizzazione di nuove reti necessarie al<br />

funzionamento della nuova rampa di lancio.<br />

Per quanto riguarda la localizzazione,<br />

Telespazio France ha eseguito la qualificazione<br />

delle modifiche software necessarie<br />

al programma.<br />

Nel campo della telemetria, in particolare<br />

per la missione LARES (il satellite posto in<br />

orbita con il primo volo di VEGA) sono state<br />

coinvolte nelle operazioni stazioni di<br />

terra distribuite lungo tutta la traiettoria<br />

di lancio, in direzione Nord.<br />

Le stazioni di Galliot/Montagne des Pères<br />

(Guyana francese), Svalbard (Norvegia),<br />

Jeju (Corea del Sud) e la base navale SNA<br />

nell’Atlantico sono state installate e rese<br />

operative da Telespazio.<br />

Anche SELEX Galileo ha avuto un ruolo<br />

chiave nello sviluppo del nuovo lanciatore<br />

VEGA. L’azienda ha avuto la responsabilità<br />

del progetto, della costruzione e del<br />

collaudo di tutti gli apparati che compongono<br />

il Safeguard Subsystem (SAS), ovvero<br />

il sottosistema di sicurezza incaricato<br />

di innescare la “neutralizzazione” (ovvero<br />

la disintegrazione controllata) dei primi<br />

tre stadi del lanciatore, sia in caso di volo<br />

nominale, con un’opportuna tempistica<br />

di ritardo, sia in caso di guasto o di traiettoria<br />

anomala, che possa portare alla caduta<br />

del vettore in zone abitate.<br />

è quindi evidente come, a scapito di una<br />

massa trascurabile rispetto all’intero lanciatore,<br />

gli apparati realizzati da SELEX Galileo<br />

abbiano rivestito un ruolo cruciale per<br />

il successo della missione. Il sottosistema<br />

è stato realizzato mediante due catene ridondate<br />

indipendenti: due Safeguard Master<br />

Unit (SMU) allocati sul terzo stadio, e<br />

due coppie di Safeguard Remote Unit<br />

(SRU) allocate sui primi due stadi.<br />

Nel futuro di VEGA c’è un portafoglio di<br />

altri lanci ‘istituzionali’ garantiti da importanti<br />

missioni dell’ESA, come il satellite<br />

europeo ADM-Aeolus, il satellite scientifico<br />

LISA, l’IXV, veicolo sperimentale per<br />

il test di tecnologie di rientro spaziale, e i<br />

satelliti Sentinella 2 e 3 di GMES, il programma<br />

europeo di osservazione e monitoraggio<br />

ambientale della Terra.<br />

Sopra, pochi istanti prima della partenza nella zona<br />

di lancio. Nella pagina accanto, la stazione del CNES<br />

di Galliot/Montagne des Pères, in Guyana francese,<br />

dalla quale Telespazio France svolge le operazioni<br />

di telemetria per i lanci effettuati da Kourou<br />

62<br />

63


S P A z I O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

thales alenia sPace<br />

nel nome Di bePi<br />

verso mercUrio<br />

umERCURIO È dA SEmPRE UNO dEI PIANETI PIù dIFFICILI dA ESPLORARE. ORA TOCCA AL-<br />

LA SONdA SPAZIALE BEPI COLOmBO OSSERvARLO dA vICINO. ThALES ALENIA SPACE<br />

STA CONTRIBUENdO ALLO SvILUPPO dELLA SONdA, UNA REALIZZAZIONE INNOvATIvA<br />

PER OBIETTIvI E PER TECNOLOGIA<br />

araccontarla, l’idea che sta alla<br />

base di questa affascinante<br />

avventura spaziale appare<br />

piuttosto semplice. I pianeti del<br />

sistema solare orbitano attorno al<br />

Sole e tutti gli oggetti che entrano<br />

nella loro orbita vengono trascinati<br />

verso il pianeta stesso per effetto<br />

della forza d’attrazione. Se l’oggetto<br />

in questione non fosse un<br />

asteroide o un detrito, ma una<br />

sonda controllata dalla Terra, si<br />

potrebbero calcolare traiettorie tali<br />

da consentire che la velocità aggiuntiva<br />

guadagnata per via della<br />

forza d’attrazione dal veicolo spaziale<br />

possa essere sfruttata, facendolo<br />

“carambolare” con un effetto<br />

fionda da un pianeta all’altro.<br />

Quando alla NASA ascoltarono per<br />

la prima volta la teoria applicativa<br />

degli “assist gravitazionali” del<br />

matematico Giuseppe (detto Bepi)<br />

Colombo, quasi quarant’anni or<br />

sono, compresero che, più che di<br />

un’idea semplice, si trattava di<br />

un’intuizione. Calcolare le giuste<br />

traiettorie per accelerare le sonde<br />

avrebbe permesso di risparmiare<br />

carburante e progettare programmi<br />

d’esplorazione sempre più ambiziosi.<br />

Dalla missione Mariner 10<br />

in poi, il sistema ideato da Colombo<br />

ha rappresentato una risorsa<br />

preziosa per pianificare numerose<br />

e importanti avventure dell’esplorazione<br />

spaziale (pensiamo alle<br />

sonde Cassini-Huygens e Rosetta).<br />

Lo stesso principio verrà adottato<br />

anche nell’innovativa missione internazionale<br />

dedicata all’esplorazione<br />

di Mercurio, programmata<br />

per il l 2015, con arrivo sul pianeta<br />

nel 2021, e che porterà proprio il<br />

nome di Bepi Colombo.<br />

L’omaggio allo scienziato italiano<br />

(1920-1984) rappresenta un riconoscimento,<br />

non solo al merito<br />

delle applicazioni degli assist gravitazionali,<br />

ma anche a quello degli<br />

studi dedicati al piccolo pianeta,<br />

dirimpettaio del Sole, di cui ancora<br />

sappiamo così poco per difficoltà<br />

incontrate dalle sonde nel<br />

viaggio di avvicinamento. Le uniche<br />

missioni che l’hanno “visto” da<br />

vicino sono state quelle della NA-<br />

SA: la Mariner 10, negli anni Settanta,<br />

e quella in corso, di Messenger,<br />

che ha già compiuto diversi<br />

flyby, ovvero sorvoli, del pianeta.<br />

Restano tuttavia ancora molti<br />

Sopra, il modulo MPO di Bepi Colombo<br />

durante i test presso il centro ESTEC dell’ESA.<br />

A sinistra, vista artistica della missione<br />

Bepi Colombo<br />

64<br />

65


S P A z I O<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

thales alenia sPace<br />

aspetti da chiarire su un pianeta<br />

roccioso come la Terra, Venere e<br />

Marte, il cui studio può aiutarci a<br />

comprendere meglio la formazione<br />

e l’evoluzione del sistema solare.<br />

Per farlo, occorre indagare sul<br />

suo peculiare campo magnetico,<br />

sull’atmosfera estremamente rarefatta,<br />

su quel suo nucleo probabilmente<br />

liquido e su alcune particolari<br />

morfologie di superficie ancora<br />

non spiegate.<br />

Bepi Colombo studierà tutto questo,<br />

grazie a una sonda composta<br />

da due orbiter, uno europeo e uno<br />

giapponese e a un modulo di propulsione.<br />

II modulo scientifico europeo,<br />

Mercury Planetary Orbiter<br />

(MPO), analizzerà la superficie del<br />

pianeta con camere e spettrometri<br />

ad alta risoluzione. Il modulo<br />

giapponese Mercury Magnetospheric<br />

Orbiter (MMO) osserverà,<br />

a sua volta, il campo magnetico di<br />

Mercurio da un’orbita più distante<br />

dal pianeta rispetto a quella in cui<br />

si troverà il modulo MPO.<br />

A parlare italiano, oltre al nome<br />

della missione, sarà una parte importante<br />

delle tecnologie del programma,<br />

condotto congiuntamente<br />

dall’Agenzia Spaziale Europea<br />

(ESA) e dall’Agenzia spaziale<br />

giapponese (JAXA), al cui sviluppo<br />

stanno lavorando nei siti di Torino,<br />

Roma e Milano, ingegneri e<br />

tecnici di Thales Alenia Space, protagonista<br />

industriale dell’iniziativa<br />

insieme ad altri partner di primo<br />

piano, come Astrium. Una sfida<br />

concettuale e tecnica sotto<br />

molti punti di vista, perché avvicinarsi<br />

a Mercurio significa avvicinarsi<br />

al Sole, ovvero cedere energia<br />

orbitale. Dal punto di vista<br />

energetico, Mercurio è il pianeta<br />

più “vicino” alla stella del nostro<br />

sistema, ma anche il più lontano<br />

dalla Terra, cioè quello che richiede<br />

il massimo dispendio di energia.<br />

Oltre ai ripetuti assist gravitazionali,<br />

la nuova sonda potrà contare<br />

su un innovativo sistema di<br />

propulsione a ioni elettrico-solare,<br />

versione evoluta di quello della<br />

sonda lunare SMART-1, al cui sviluppo<br />

Thales Alenia Space ha offerto<br />

un contributo determinante.<br />

L’azienda è, inoltre, responsabile<br />

di alcune tecnologie chiave della<br />

missione: dall’antenna ai trasponder<br />

per le comunicazioni e alla distribuzione<br />

di energia a bordo, dai<br />

meccanismi di controllo dei pannelli<br />

solari al controllo termico del<br />

modulo MPO, ai computer di bordo<br />

e alla memoria di massa, dall’integrazione<br />

ai test dell’intera<br />

sonda. Un lavoro complesso, soprattutto<br />

dal punto di vista termico,<br />

perché è su questo versante<br />

che la sonda affronterà le maggiori<br />

sfide. Infatti, nel corso della missione,<br />

Bepi Colombo – nella parte<br />

esposta al Sole – sarà esposto a<br />

una radiazione dieci volte più intensa<br />

di quella che si registra in<br />

orbita terrestre e raggiungerà<br />

temperature di circa 500 gradi,<br />

mentre all’interno del veicolo spaziale<br />

gli strumenti dovranno lavorare<br />

a una temperatura che va da<br />

zero a 50 gradi. Un problema di<br />

protezione e isolamento deriva<br />

anche dalla pioggia intensissima<br />

di protoni solari, in grado di danneggiare<br />

componenti elettronici<br />

fondamentali.<br />

Proprio per ricreare le condizioni<br />

estreme di luce e di calore di Mercurio,<br />

negli scorsi mesi il modello<br />

termostrutturale dell’MPO – come<br />

già accaduto per il modulo giapponese<br />

– è stato sottoposto a un’intensa<br />

campagna di test presso il<br />

centro europeo di ricerca e tecnologia<br />

dell’ESA in Olanda (l’ESTEC). I<br />

risultati hanno consentito di individuare<br />

le migliorie da apportare al<br />

modello di volo e hanno confermato<br />

la qualità del lavoro svolto<br />

dai team di Thales Alenia Space.<br />

Un’attività che proseguirà nei<br />

prossimi mesi, quando tutti i moduli<br />

di volo verranno integrati per<br />

portare alla configurazione stabilita<br />

per il viaggio verso Mercurio. Il<br />

tutto per arrivare puntuali all’appuntamento<br />

con il lancio, programmato<br />

per l’agosto 2015, dalla<br />

base di Kourou, lo “spazioporto”<br />

dell’Europa realizzato in Guyana<br />

francese, e che vedrà protagonista<br />

un vettore europeo Ariane 5.<br />

Un grande appuntamento per la<br />

comunità scientifica internazionale<br />

e per l’industria spaziale, che<br />

promette di segnare una nuova<br />

pietra miliare nell’esplorazione<br />

del sistema solare. Perché Bepi Colombo<br />

potrà aiutarci a capire meglio<br />

non solo la natura e l’evoluzione<br />

di Mercurio, ma anche quella<br />

degli altri pianeti del sistema, e<br />

soprattutto della Terra.<br />

Edoardo Amaldi:<br />

l’ATv italiano<br />

Dopo Jules Verne e Johannes Kepler, il<br />

terzo ATV (Automated Transfer Vehicle)<br />

porta il nome di Edoardo Amaldi, il<br />

celebre scienziato italiano, a testimoniare<br />

la centralità dell’Europa e dell’Italia<br />

stessa nelle missioni destinate alla<br />

Stazione Spaziale Internazionale. L’ATV<br />

è un veicolo spaziale automatico, senza<br />

equipaggio, destinato a trasportare i<br />

rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale<br />

in orbita intorno alla Terra.<br />

Il modulo, il cui ICC (Integrated Cargo<br />

Carrier) è stato integrato da Thales<br />

Alenia Space, è stato realizzato per conto<br />

dell’Agenzia Spaziale Europea nell’ambito<br />

del programma industriale per<br />

la costruzione e utilizzazione della Stazione<br />

Spaziale Internazionale (ISS). Una<br />

iniziativa che, fin dagli inizi, ha visto la<br />

collaborazione dell’Agenzia Spaziale<br />

Italiana. Il terzo modulo di trasporto automatico<br />

ATV, raggiungerà automaticamente<br />

la Stazione Spaziale per rifornirla<br />

di attrezzature sperimentali, parti<br />

di ricambio, alimenti, aria e acqua per<br />

gli equipaggi. In aggiunta alle tre tonnellate<br />

di carico situato all’interno del<br />

modulo pressurizzato, l’ICC del veicolo<br />

Amaldi trasporterà più di due tonnellate<br />

di combustibile per le operazione di<br />

re-boost (rialzo dell’orbita) della Stazione<br />

Spaziale, 860 chili di propellente per<br />

la ISS, circa 540 chili di acqua prodotta<br />

dalla SMAT di Torino e oltre 100 chili di<br />

ossigeno. Le operazioni di trasferimento<br />

del carico del veicolo ATV vengono<br />

eseguite dai membri dell’equipaggio<br />

della Stazione, attraverso sistemi di<br />

controllo e monitoraggio situati all’interno<br />

del modulo ICC e sviluppati, anch’essi,<br />

da Thales Alenia Space.<br />

Sopra, particolare del modulo MPO.<br />

A destra, il modulo MPO di Bepi Colombo<br />

durante i test<br />

Sopra, il modulo ATV<br />

(Automated Transfer Vehicle)<br />

66<br />

67


E N E R G I A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

ansalDo energia<br />

PiÙ energia Per<br />

l’egitto che verrà<br />

uCresCe IL ruoLo dI ansaLdo energIa In egItto: tre<br />

Commesse ottenute neL 2011 e ottIme prospettIve<br />

per I prossImI annI<br />

Negli ultimi anni Ansaldo<br />

Energia ha visto ridursi<br />

drasticamente il mercato<br />

italiano, un fenomeno che ha<br />

spinto l’azienda a concentrare gli<br />

sforzi all’estero, rivolgendo l’attenzione,<br />

in particolare, ad ‘altre’<br />

sponde del Mare Nostrum. Grazie<br />

alla solida rete commerciale, alla<br />

consolidata presenza in molti Paesi<br />

e alla profonda conoscenza del<br />

territorio e dei clienti, Ansaldo<br />

Energia ha, dunque, premuto l’acceleratore<br />

nel suo cammino di internazionalizzazione<br />

e di crescita.<br />

Per questo motivo, i Paesi del bacino<br />

del Mediterraneo in via di sviluppo<br />

sono diventati oggetto di<br />

approfondite analisi per il settore<br />

industriale della Power Generation.<br />

Turchia, Tunisia, Algeria ed Egitto<br />

hanno visto quindi l’azienda fortemente<br />

impegnata a conquistare risultati<br />

significativi.<br />

Nel corso del 2011, Ansaldo Energia<br />

ha promosso un’azione commerciale<br />

espressamente dedicata all’Egitto,<br />

oggi il Paese arabo più popolato,<br />

con 83 milioni di abitanti e<br />

stime di crescita demografica sostenuta<br />

per gli anni a venire. Il governo<br />

controlla ancora circa il 90%<br />

della generazione di energia elettrica<br />

attraverso la Egyptian Electricity<br />

Holding Company (EEHC).<br />

Un’attività, oggi, fortemente caratterizzata<br />

dall’utilizzo dei combustibili<br />

fossili, gas e petrolio: a fine<br />

2010, infatti, il 75% del cosiddetto<br />

installato utilizzava gas per produrre<br />

energia elettrica. Si prevede<br />

che le fonti termiche convenzionali<br />

resteranno il combustibile principale<br />

per questi scopi anche in futuro.<br />

Il mercato dei prossimi cinque<br />

anni sarà dominato dalla tecnologia<br />

della turbina a gas, principalmente<br />

in ciclo combinato. La<br />

lunga lista dei progetti pianificati è<br />

formata, infatti, quasi esclusivamente<br />

da progetti gas based. Una<br />

stima aggiornata al luglio 2011 parla<br />

addirittura di una decina di GW<br />

nel medio termine.<br />

Il governo prevede di investire circa<br />

80 miliardi di euro nel settore<br />

energetico per nuove capacità,<br />

nuove linee di trasmissione e nuove<br />

sottostazioni, nel periodo 2011-<br />

2027. In base a questo programma,<br />

entro il 2012 dovrebbero essere<br />

realizzati circa 7,7 GW, mentre altri<br />

11 GW saranno aggiunti entro il<br />

2017, per arrivare a un totale di 75<br />

GW entro il 2027, rispetto ai circa<br />

30 attuali. Anche il mercato relativo<br />

alle attività di service è solido e<br />

in crescita, con previsioni, per giro<br />

di affari annuo, pari a quasi duecento<br />

milioni di euro per il 2014.<br />

Nonostante la “rivoluzione del Nilo”,<br />

che ha visto terminare la trentennale<br />

presidenza di Mubarak in<br />

un contesto tutt’altro che favorevole<br />

agli affari, Ansaldo Energia è<br />

riuscita a vedersi confermato, nel<br />

marzo 2011, un contratto con la<br />

Cairo Electricity Production Company,<br />

società che fa capo all’EEHC.<br />

L’accordo, del valore di 245 milioni<br />

di euro, è giunto al termine di un<br />

negoziato iniziato nell’autunno<br />

2010, frutto della decisione del Ministro<br />

dell’Energia egiziano di realizzare<br />

nuove centrali elettriche<br />

con procedura di urgenza per affrontare<br />

e mitigare il deficit di<br />

energia, problema che, nei mesi<br />

estivi del 2010, aveva messo in crisi<br />

il sistema di distribuzione elettrica<br />

del Paese. Il contratto EPC<br />

(Engineering, Procurement and<br />

Construction) prevede la progettazione<br />

e costruzione di una centrale<br />

elettrica a ciclo aperto “chiavi in<br />

mano” da 600 MW presso un sito,<br />

denominato “6 ottobre”, nella periferia<br />

del Cairo. La centrale è composta<br />

da quattro unità, equipaggiate<br />

da altrettante turbine a gas<br />

modello AE94.2, più i relativi generatori<br />

e sistemi ausiliari.<br />

I lavori della nuova centrale termica<br />

avranno una durata particolarmente<br />

veloce: appena 14 mesi.<br />

Nel corso del 2011 si sono registrati<br />

due ulteriori successi. Il primo, un<br />

contratto del valore di circa 50 milioni<br />

di euro, per la centrale a ciclo<br />

combinato da 750 MW di Banha,<br />

gestita dalla Middle Delta Electricity<br />

Production Co., società anch’essa<br />

di proprietà dell’ente elettrico<br />

governativo. La fornitura riguarda<br />

una turbina a vapore RT30C da 280<br />

MW, con generatore a idrogeno<br />

THR-L45 e sistemi ausiliari.<br />

Il secondo successo, un’intesa del<br />

valore di circa 90 milioni di euro,<br />

riguarda la fornitura e il montaggio<br />

di due analoghe turbine a vapore,<br />

generatori e relativi sistemi<br />

ausiliari, per la centrale a ciclo<br />

combinato da 1.500 MW di Giza<br />

North, alla periferia del Cairo, gestita<br />

dalla Cairo Electricity Production.<br />

L’ordine prevede anche l’esercizio,<br />

da parte del cliente, di<br />

un’opzione per un’ulteriore turbina<br />

a vapore, di pari classe, che eleverebbe<br />

ancora il valore totale del<br />

contratto assegnato ad Ansaldo<br />

Energia. L’azienda ha intanto già<br />

completato la fornitura, il montaggio<br />

e il commissioning di due<br />

turbine a vapore da 275 MW tipo<br />

RT30, incluso alternatore e condensatore,<br />

per le centrali di El Atf<br />

e Sidi Krir, in base ad un accordo<br />

del dicembre 2007 e con il rilascio<br />

del Preliminary Acceptance Certificate<br />

(PAC) nel novembre 2010.<br />

Ansaldo Energia, anche grazie a<br />

queste commesse, ha visto aumentare<br />

il proprio portafoglio ordini,<br />

superando quota tre miliardi<br />

di euro, un risultato che consente<br />

alla società di guardare al futuro<br />

con un fondato ottimismo.<br />

68 69


S I S T E M I D I D I F E S A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

mbDa<br />

contro gli orDigni<br />

esPlosivi: calife<br />

umbda neL programma<br />

per IL Counter Ied deLL’eserCIto<br />

ItaLIano<br />

Il pieno coinvolgimento dell’Italia<br />

nelle operazioni post-Guerra<br />

Fredda ha sancito l’impiego dello<br />

strumento militare in ambiti<br />

“fuori area” e ne ha determinato<br />

una nuova configurazione in termini<br />

di organizzazione task oriented,<br />

di modularità, di proiettabilità e di<br />

sostenibilità, in un quadro globale<br />

di interoperabilità joint e combined.<br />

La complessità e l’evoluzione della<br />

minaccia contro le truppe schierate<br />

nei teatri operativi (Iraq e Afghanistan)<br />

hanno comportato, negli<br />

ultimi tempi, un consistente<br />

impiego di IED (Improvised Explosive<br />

Devices) posizionati lungo le<br />

vie di comunicazione. Si tratta, in<br />

pratica, di “armi sporche”, spesso<br />

realizzate con residuali inesplosi<br />

usati dagli stessi alleati e attivati<br />

con i più svariati dispositivi a comando<br />

locale o remoto, istantaneo<br />

o temporizzato. L’esperienza<br />

maturata in teatri operativi ha evidenziato<br />

la necessità di acquisire<br />

piattaforme veicolari, di trasporto<br />

e combattimento, protette. L’Esercito<br />

Italiano (EI) ha deciso, quindi,<br />

di dotare il Genio Guastatori di capacità<br />

ACRT (Advanced Combat<br />

Reconnaissance Team) per una<br />

completa “Route Clearance”.<br />

A tale proposito, nel corso del 2011<br />

l’EI ha avviato una campagna di approvvigionamento<br />

riguardante il<br />

completo “adeguamento della capacità<br />

di trasporto tattico medio<br />

delle unità del Genio (Esercito)” con<br />

un determinato quantitativo di<br />

mezzi diversamente configurati.<br />

Dell’intera pattuglia con capacità<br />

RC, composta da quattro diverse<br />

configurazioni di veicoli IVECO-<br />

VTMM (Veicolo Tattico Medio Multiruolo),<br />

due saranno equipaggiate<br />

con dispositivi prodotti da <strong>MB</strong>DA.<br />

Il primo è un veicolo in versione<br />

C-IED dedicato alle missioni per la<br />

neutralizzazione di ordigni attivati<br />

con piatto di pressione/fili d’inciampo,<br />

dotato di rollers ed attivatori<br />

IR (Infra Red) trip wire e tilt<br />

rod, per l’apertura iniziale del percorso<br />

stradale.<br />

Il secondo (versione Ricerca/Rilevamento)<br />

è un sistema dotato di<br />

Ground Penetrating Radar (GPR)<br />

allo scopo di ricercare in modalità<br />

stand off eventuali ordigni nascosti<br />

sotto la carreggiata stradale,<br />

che fornisce ai veicoli una capacità<br />

C-IED e C-Mine in missioni Route<br />

Clearance.<br />

I sistemi identificati come pushed<br />

decoy hanno l’obiettivo di rilevare<br />

la minaccia di dispositivi prima che<br />

questi possano investire il veicolo.<br />

L’attivazione precoce determina<br />

l’attenuazione dell’effetto dell’esplosione<br />

attraverso la riduzione<br />

della pressione di picco degli effetti<br />

dovuti alla detonazione dell’ordigno<br />

e la diminuzione della densità<br />

delle schegge e della loro velocità.<br />

<strong>MB</strong>DA ha iniziato nel 2002 la progettazione<br />

di sistemi pushed decoy<br />

con il dimostratore Souvim, e una<br />

seconda generazione è stata progettata<br />

nel 2003 per il dimostratore<br />

MMSR SYDERA SDV (veicolo guidato<br />

a distanza). Questi sistemi decoy<br />

sono stati progettati per l’impiego<br />

in sistemi di sminamento<br />

contro la minaccia di mine.<br />

L’ultima generazione, chiamata famiglia<br />

Calife, è migliorata rispetto<br />

alle precedenti versioni proprio<br />

per la particolare capacità d’intervento<br />

sulle minacce derivanti da<br />

IED. L’attuale Calife 3, infatti, è più<br />

pesante rispetto al precedente e<br />

ciò è dovuto alla necessità di dotare<br />

il mezzo della capacità di attivare,<br />

attraverso la pressione esercitata<br />

dal set di ruote, i dispositivi<br />

IED interrati.<br />

Il peso complessivo del sistema è<br />

di circa 750 chili. Il Calife è stato<br />

progettato per essere sollevato in<br />

presenza di un ostacolo (tronco,<br />

trincea, ecc…) al fine di preservare<br />

la mobilità del veicolo. Questo sollevamento<br />

è effettuato mediante<br />

una serie di martinetti idraulici<br />

azionati con un semplice comando<br />

posto a distanza sul veicolo. Il<br />

sollevamento avviene attraverso<br />

un circuito idraulico autonomo integrato<br />

però nella struttura del<br />

Calife stesso.<br />

Il Calife 3 è una piattaforma in grado<br />

di ospitare facilmente diversi<br />

dispositivi, anche grandi, come<br />

l’antenna di un sensore Ground<br />

Penetrating Radar (GPR).<br />

Il sensore GPR, che è stato adottato<br />

sul Calife 3 per le necessità di Ricerca/Rilevamento<br />

è il dispositivo<br />

della società statunitense Niitek in<br />

servizio con l’esercito degli Stati<br />

Uniti, modello VISOR 2500, attualmente<br />

integrato su altri veicoli.<br />

L’output del dispositivo di rilevazione<br />

viene effettuata attraverso<br />

un display, montato all’interno<br />

del veicolo, sul quale viene presentata<br />

l’immagine bi-tridimensionale<br />

del terreno e attraverso il<br />

quale l’operatore è in grado di determinare<br />

un possibile allarme ordigno<br />

con l’ausilio di un software<br />

di classificazione.<br />

Il cuore del Calife<br />

Il Calife è costituito da una piattaforma<br />

mobile sulla quale vengono alloggiati:<br />

decoy a pressione:<br />

•peso assiale per ogni coppia di ruote<br />

di 220 kg;<br />

•pressione esercitata dalla ruote sul<br />

terreno: circa 1 bar;<br />

•braccio di attivazione di circa 3,5 m<br />

dal veicolo di spinta;<br />

•capacità di attivare dispositivi quali<br />

Mine/IED a innesco meccanico.<br />

decoy Trip Wires:<br />

•bracci verticali realizzati in acciaio<br />

con molle per catturare i fili su un terreno,<br />

lo spazio e il numero di molle in<br />

conformità con il modello Calife;<br />

•altezza delle molle dal terreno, 100<br />

mm, comprensive di fili di aggancio;<br />

•aste verticali poste sul dispositivo per<br />

la cattura di eventuali dispositivi di<br />

attuazione posti ad altezza veicolo.<br />

decoy IR/attivi e passivi:<br />

•il Decoy IR è in grado di attivare tempestivamente<br />

qualsiasi ordigno attivato<br />

da sensori IR posto sul bordo<br />

strada.<br />

L’innovazione brevettata del Calife<br />

Di seguito vengono riportati alcuni dei brevetti presenti sul dispositivo Calife.<br />

•Dispositivo per l’attivazione a distanza di esplosivi.<br />

•Equipaggiamento mobile per l’attivazione a distanza di esplosivi, asservito ad un<br />

veicolo, e destinato alla messa in sicurezza di strade, passaggi sterrati o similari.<br />

•Sistema a rulli di pressione da usare con un veicolo di spinta corazzato per attivazione<br />

IED di larghezza operativa superiore a quella del veicolo, così da consentirgli<br />

un’adeguata protezione frontale.<br />

•Dispositivo ingannatore per porre in sicurezza una strada dal pericolo mine.<br />

L’acquisizione di questo contratto porterà<br />

IVECO e <strong>MB</strong>DA, in associazione<br />

temporanea d’impresa, a realizzare lo<br />

sviluppo, la qualifica e l’omologazione<br />

di due dei quattro capo-serie entro il<br />

2012. La produzione di 16 sistemi Calife<br />

3, invece, sarà completata entro il 2013<br />

e, a questi, si potrebbero aggiungere<br />

altri dieci sistemi, previsti da un’opzione<br />

del contratto.<br />

Sopra, nei riquadri, alcuni rendering del Calife<br />

integrato con il VTMM<br />

70<br />

71


S I S T E M I D I D I F E S A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

è l’ora Del<br />

flash black<br />

wass<br />

uCon IL FLash bLaCk Wass<br />

IntroduCe suL merCato<br />

IL prImo sILuro Leggero<br />

dI nuova generazIone<br />

La gamma di siluri leggeri proposti<br />

dall’azienda di Livorno diviene<br />

quindi completa, dopo<br />

l’A244/S, giunto ormai alla terza<br />

generazione, oggi in servizio presso<br />

oltre 16 Marine nel mondo ed il<br />

MU90, frutto della cooperazione<br />

con l’industria francese ed in servizio<br />

presso le principali Marine europee<br />

e in Australia.<br />

Il Flash Black è un siluro leggero<br />

non convenzionale, progettato e<br />

sviluppato interamente da WASS,<br />

per rispondere a tutti i requisiti<br />

operativi più severi nell’ambito della<br />

guerra anti-sommergibile.<br />

Oltre a trarre beneficio dalle tecnologie<br />

sviluppate per i siluri leggeri<br />

A244/S, A290 e MU90 e per il siluro<br />

pesante Black Shark, il Flash<br />

Black incorpora una serie d’innovazioni,<br />

tali da renderlo unico in termini<br />

di flessibilità d’impiego, prestazioni<br />

e ridotto costo del ciclo di<br />

vita, oltre ad un prezzo d’acquisto<br />

molto competitivo.<br />

Il Flash Black può utilizzare qualsiasi<br />

piattaforma di lancio: oltre a<br />

quelle usuali, come unità di superficie,<br />

elicotteri e aerei per il pattugliamento<br />

marittimo, è previsto che sia<br />

lanciato anche da piattaforme subacquee<br />

e da veicoli senza pilota.<br />

Il nuovo siluro di WASS è efficace<br />

contro ogni bersaglio, dai sommergibili<br />

convenzionali e/o nucleari<br />

(sia adagiati sul fondo sia in contromanovra<br />

a tutta velocità), ai<br />

midget, dalle navi dirottate, ai siluri<br />

pesanti in fase di attacco alla piattaforma<br />

di lancio (siluro anti-siluro),<br />

ed è impiegabile in qualsiasi<br />

ambiente, incluse le acque costiere<br />

e gli specchi d’acqua limitrofi. Inoltre<br />

il Flash Black garantisce piena<br />

efficacia ed elevata probabilità di<br />

distruzione del bersaglio anche in<br />

presenza dei più sofisticati sistemi<br />

di contromisura.<br />

Questo siluro può essere impiegato<br />

con successo anche contro<br />

unità di superficie, grazie all’elevata<br />

capacità di infliggere danni gravi<br />

a imbarcazioni medio-piccole<br />

(come navi da trasporto di gas liquido<br />

per scopi antipirateria, impedendo<br />

la navigazione dell’unità<br />

catturata) e di compiere un attacco<br />

non letale su grandi navi militari,<br />

rendendone inutilizzabile la propulsione<br />

e/o i timoni.<br />

Il Flash Black, predisposto per essere<br />

filoguidato nel caso di lancio da<br />

piattaforma subacquea, è dotato di<br />

un sistema di propulsione elettrica<br />

capace di garantire una velocità di<br />

punta di oltre 50 nodi e di ingaggiare<br />

un bersaglio a più di 20 chilometri<br />

di distanza. Questo ordigno<br />

subacqueo si compone di un propulsore<br />

di tipo pump-jet (derivato<br />

da quello del MU90), da un nuovo<br />

motore a corrente alternata e da<br />

un’innovativa batteria ricaricabile<br />

che utilizza una tecnologia litio-polimeri<br />

d’avanguardia.<br />

Il motore permette al Flash Black di<br />

avvicinarsi silenziosamente al bersaglio,<br />

riducendo al minimo la distanza<br />

di controscoperta.<br />

La batteria può essere ricaricata<br />

per un elevato numero di cicli (circa<br />

100), riducendo in questo modo il<br />

costo del ciclo di vita del siluro.<br />

Il sistema di navigazione è basato<br />

su una piattaforma inerziale costituita<br />

da un’unità di misurazione<br />

inerziale, da un sensore di pressione<br />

e da un software dedicato. La<br />

controllabilità è garantita da quattro<br />

timoni indipendenti, posizionati<br />

a 45° in modo da ottimizzare<br />

il rendimento di manovrabilità<br />

nello spazio.<br />

La sezione anteriore del siluro racchiude<br />

un’antenna acustica planare<br />

con un profilo in grado di minimizzare<br />

la generazione di rumore<br />

anche alla massima velocità. In<br />

questa sezione è alloggiata tutta<br />

l’elettronica della testa acustica,<br />

quella di guida e il software di missione.<br />

L’integrazione delle elettroniche<br />

riduce i collegamenti interni,<br />

lo scambio d’informazioni fra le<br />

varie sezioni e la manutenzione<br />

del siluro, elevandone al massimo<br />

l’affidabilità.<br />

L’intervallo tra due manutenzioni<br />

preventive a siluro assemblato è<br />

di cinque anni, mentre quello tra<br />

due manutenzioni complete, con<br />

smontaggio siluro e sostituzione<br />

dei componenti a vita limitata, è di<br />

dieci. Il Flash Black può eseguire fino<br />

a 30 lanci in esercizio, dei quali<br />

cinque consecutivi, senza necessità<br />

di smontaggio.<br />

La ridotta manutenzione permette<br />

un rapporto capacità/costo del ciclo<br />

di vita doppio rispetto a ogni altro<br />

siluro disponibile sul mercato.<br />

Altra caratterista del Flash Black è<br />

l’utilizzo di materiali compositi,<br />

quali la fibra di carbonio, per le<br />

strutture. Con il Flash Black, WASS<br />

si propone di dominare il mercato<br />

dei siluri leggeri per i prossimi 25-<br />

30 anni, mantenendo così fede alla<br />

propria missione: “l’innovazione è<br />

la nostra tradizione”.<br />

Sopra, il siluro Flash Black: alte prestazioni<br />

con costi d’acquisto e mantenimento<br />

contenuti.<br />

Nella pagina accanto, il lancio del Flash Black<br />

dalla nave Whitehead II<br />

72<br />

73


P E R S O N E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

finmeccanica<br />

toP emPloYer<br />

uIL CRF INSTITUTE ASSEGNA<br />

AL GRUPPO UN dOPPIO<br />

mARChIO dI QUALITà IN<br />

ITALIA E NEL REGNO UNITO<br />

PER LA vALORIZZAZIONE<br />

dEL CAPITALE UmANO<br />

uando entri tra i Top Employer<br />

significa che sei<br />

un’azienda leader nella valorizzazione<br />

del capitale<br />

umano, che hai raggiunto eccellenti<br />

performance su temi quali<br />

formazione, sviluppo e gestione<br />

delle risorse umane e che laureati<br />

e diplomati fanno la coda per venire<br />

a lavorare da te. Ecco il senso<br />

della certificazione ottenuta quest’anno<br />

dal Gruppo <strong>Finmeccanica</strong><br />

in due Paesi, Italia e Regno Unito,<br />

migliorando il risultato già raggiunto<br />

nel 2011, quando il riconoscimento<br />

fu assegnato al solo “perimetro”<br />

italiano.<br />

La certificazione è stata assegnata<br />

dal CRF Institute, l’organizzazione<br />

che analizza e premia le aziende<br />

meritevoli nelle strategie di attrazione,<br />

motivazione e fidelizzazione<br />

dei talenti e che, per questo, ottengono<br />

il prestigioso “marchio di<br />

qualità”, accreditato a livello internazionale.<br />

Ovviamente questo non significa<br />

che non vi siano ulteriori spazi di<br />

miglioramento. Un miglioramento<br />

continuo, anzi, è stimolato proprio<br />

dai risultati dell’indagine, che confrontano<br />

<strong>Finmeccanica</strong> con i Best<br />

Employer dei due Paesi di interesse.<br />

Ma la certificazione conferma che<br />

la strada intrapresa dal Gruppo è<br />

quella giusta. Ed è una strada che<br />

punta sul riconoscimento del merito,<br />

sulla trasparenza dei percorsi di<br />

crescita, sui giovani e, soprattutto,<br />

su un sistema di sviluppo e formazione<br />

integrato che accompagna le<br />

persone dal momento in cui entrano<br />

in azienda fino a quando approdano,<br />

eventualmente, al top management.<br />

Cinque le aree in esame:<br />

politiche retributive, condizioni di<br />

lavoro e benefit, cultura aziendale,<br />

sviluppo e formazione, opportunità<br />

di carriera.<br />

Quali sono le principali evidenze<br />

emerse per <strong>Finmeccanica</strong>? Nei primi<br />

due ambiti, l’Italia ha registrato<br />

ottimi risultati, che sottolineano<br />

l’attenzione verso le persone non<br />

solo dal punto di vista retributivo e<br />

dei benefit, ma anche sotto quello<br />

del work life balance, della capacità<br />

di conciliare vita professionale e familiare.<br />

Buoni anche i risultati delle<br />

nostre realtà del Regno Unito che,<br />

tra l’altro, si confrontano con un<br />

“mercato” maturo e competitivo<br />

sulle materie di indagine.<br />

Ma è soprattutto sui temi di cultura<br />

aziendale, sviluppo e formazione<br />

e opportunità di carriera che il<br />

Gruppo ha dimostrato “eccellenza”.<br />

E sono stati i nostri stessi colleghi,<br />

raccontando le proprie esperienze<br />

ai tecnici della certificazione,<br />

a fornire elementi qualificanti, integrando<br />

i risultati scientifici della<br />

ricerca con un prezioso apporto<br />

biografico. A loro la parola!<br />

A scuola di leadership<br />

per coltivare talenti<br />

Andrea Campora, Responsabile<br />

Commerciale e Business<br />

Development di SELEX Elsag<br />

Andrea, 43 anni, ha da poco partecipato<br />

all’ELP (Executive Leadership<br />

Programme), un percorso di alta<br />

formazione e<br />

sviluppo manageriale<br />

per<br />

i Top Executive<br />

di <strong>Finmeccanica</strong>,<br />

progettato<br />

in<br />

collaborazione con l’Imperial College<br />

e la Columbia University. Oggi è<br />

docente in molti programmi dedicati<br />

ai giovani del Gruppo: “Parlare<br />

dello sviluppo dei talenti mi fa pensare<br />

a quei soprammobili che si<br />

mettono nel salotto. Non deve essere<br />

così: il vero talento in <strong>Finmeccanica</strong><br />

non è solo quello che ha un<br />

importante potenziale di sviluppo,<br />

ma quello che riesce anche a esprimere<br />

concretamente questo potenziale,<br />

mettendolo a frutto nel<br />

tessuto e nelle sfide aziendali”.<br />

Crescere esplorando il Gruppo<br />

Luca Ferrazzoli, Junior Program<br />

Manager di SELEX Sistemi Integrati<br />

Luca, 28 anni, in azienda dal 2010,<br />

descrive il FLIP (<strong>Finmeccanica</strong> Learning<br />

Induction Programme), il percorso<br />

formativo<br />

per i neo<br />

assunti, partendo<br />

da due<br />

specifiche caratteristiche:<br />

“è tutto in<br />

lingua inglese e in parte online, poiché<br />

coinvolge ragazzi da tutte le<br />

sedi <strong>Finmeccanica</strong> del mondo, ma<br />

prevede anche giornate in aula durante<br />

le quali i giovani possono incontrare<br />

i senior manager del Gruppo.<br />

Due i progetti da portare a termine:<br />

uno nella società d’appartenenza,<br />

l’altro, cross-company, che<br />

rappresenta l’occasione per confrontarsi<br />

con colleghi di altre aziende.<br />

Un incontro tra metodi e procedure,<br />

ma anche umano: con due ragazzi<br />

conosciuti durante il FLIP abbiamo,<br />

per esempio, appena prenotato<br />

un viaggio”.<br />

Un trampolino di lancio<br />

internazionale<br />

Paul Armstrong, Marketing<br />

and Sales di <strong>Finmeccanica</strong> UK<br />

Mi sono trovato a lavorare per la<br />

prima volta per SELEX Galileo presso<br />

la sede di Edimburgo. Ho subito<br />

fatto richiesta per partecipare al<br />

programma rivolto ai laureati e SE-<br />

LEX, intuendo<br />

le mie potenzialità,<br />

mi<br />

ha selezionato.<br />

Negli ultimi<br />

18 mesi ho<br />

lavorato per<br />

SELEX Galileo, SELEX Elsag e ora per<br />

<strong>Finmeccanica</strong>. Ho acquisito una vasta<br />

gamma di conoscenze in tutti e<br />

tre i settori della difesa e ho potuto<br />

apprezzare la portata delle competenze<br />

di <strong>Finmeccanica</strong>, che si concretizzano,<br />

attraverso le società<br />

operative, nel campo dei sensori,<br />

delle comunicazioni e delle tecnologie<br />

aerospaziali. Le opportunità<br />

di apprendimento, di sviluppo, di ricevere<br />

un training di alto livello e di<br />

fare esperienze professionali sono<br />

davvero uniche.<br />

La ricchezza della diversità<br />

Beatrice Nicholas, Group<br />

Engineering Director<br />

di SELEX Galileo<br />

Facciamo tutti parte della famiglia<br />

<strong>Finmeccanica</strong>, ma ogni azienda<br />

opera in autonomia, in base alla<br />

propria cultura,<br />

nella<br />

condivisione<br />

e nel rispetto<br />

dei valori di<br />

Gruppo. <strong>Finmeccanica</strong><br />

ci<br />

dà la flessibilità di scegliere l’approccio<br />

che riteniamo più adatto ai<br />

mercati in cui operiamo. E cerchiamo<br />

di non perdere mai di vista valori<br />

– cari a <strong>Finmeccanica</strong> – come<br />

l’innovazione, che devono ispirare<br />

ogni nostra attività.<br />

74<br />

75


P E R S O N E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

a ticket<br />

to work<br />

uIL PROGETTO FINmECCANICA ChE<br />

PREmIA E dà vALORE AL LAvORO<br />

Premiare e riconoscere il valore di ogni<br />

esperienza di lavoro, in quanto fonte<br />

preziosa di arricchimento personale e<br />

professionale: è l’idea dalla quale prende<br />

spunto A Ticket To Work, progetto a cura della<br />

struttura Risorse Umane di <strong>Finmeccanica</strong>.<br />

Si tratta di una iniziativa volta a valorizzare<br />

ogni momento significativo della vita professionale<br />

dei giovani, supportando il loro ingresso<br />

nel mondo del lavoro attraverso il rilancio<br />

della cultura del “saper fare”. A Ticket<br />

To Work diventa realtà all’interno del Gruppo<br />

attraverso l’attività delle strutture di Human<br />

Resources che, in fase di selezione, valutano e<br />

valorizzano tutto il know-how frutto di microlavoro,<br />

attività stagionali e lavori occasionali<br />

che altrimenti resterebbero sommersi, riconducendo<br />

così a un sistema condiviso di<br />

competenze ogni esperienza professionale.<br />

Ma il progetto è ben più ambizioso e punta a<br />

uscire dai confini del Gruppo e a diventare sistemico<br />

a livello di Paese, attraverso un più<br />

ampio coinvolgimento di attori istituzionali<br />

e partner industriali, nella convinzione che<br />

questo possa essere un esempio virtuoso di<br />

rilancio della cultura del lavoro.<br />

Le esperienze di due giovani colleghi neoassunti,<br />

le cui storie lavorative e personali sono<br />

state apprezzate e valorizzate dalle Direzioni<br />

Risorse Umane di riferimento ci consentono<br />

di illustrare concretamente le finalità e i contenuti<br />

del nuovo approccio A Ticket To Work.<br />

Ecco il loro racconto!<br />

Paola Santagati,<br />

progettista di Alenia Aermacchi<br />

Sono Paola e ho 28 anni. Ho conseguito<br />

la laurea in Matematica a<br />

Messina, dove ho fatto le mie prime<br />

esperienze lavorative, dando<br />

ripetizioni. Dopo gli studi ho frequentato<br />

un Master di II livello a<br />

Genova, comprensivo di stage in<br />

una software house. Attraverso<br />

queste esperienze ho imparato a<br />

rapportarmi con persone con background<br />

differenti, a trasferire le<br />

mie conoscenze e a raggiungere<br />

gli obiettivi, capacità fondamentali<br />

nella mia attività di supporto<br />

metodologico e tecnico nella progettazione<br />

di sistemi avionici. Ho<br />

imparato inoltre che, indipendentemente<br />

dal tipo di impiego, con<br />

impegno e perseveranza si ottengono<br />

grandi risultati.<br />

Come valuta l’azienda le esperienze<br />

lavorative pregresse?<br />

Secondo Cristina Crepaldi, Responsabile<br />

Sviluppo e Formazione di<br />

Alenia Aermacchi, “la valorizzazione<br />

e il riconoscimento delle prime<br />

esperienze lavorative dei neo-assunti<br />

rappresenta per la nostra<br />

azienda una sfida per l’arricchimento<br />

e la continua crescita professionale<br />

di tutte le nostre risorse;<br />

per i giovani, poi – osserva Crepaldi<br />

– vengono pianificati percorsi<br />

di sviluppo e carriera che forniscono<br />

loro sia gli strumenti, sia le<br />

competenze necessarie per ricoprire<br />

nel futuro ruoli di sempre maggiore<br />

responsabilità”.<br />

Agostino Mellace, montatore<br />

meccanico di AgustaWestland<br />

Mi chiamo Agostino, ho 25 anni e<br />

sono calabrese. In un contesto come<br />

quello in cui sono cresciuto, caratterizzato<br />

da limitate possibilità<br />

di istruzione e occupazione, mi sono<br />

reso disponibile a svolgere<br />

mansioni più operative di quanto i<br />

miei studi (ragioneria) e le mie ambizioni<br />

mi avessero prospettato.<br />

Ho accettato quindi diversi lavori<br />

come imbianchino, spazzino e manovale,<br />

per semplici ragioni di<br />

“sussistenza”. Poi mi sono rimesso<br />

in discussione: ho ricominciato a<br />

studiare frequentando un corso<br />

per montatore di componenti<br />

meccanici e mi sono trasferito nel<br />

Nord Italia. Ed è stata proprio l’attenzione<br />

manifestata da AgustaWestland<br />

anche per le mie<br />

esperienze precedenti a permettermi<br />

di lavorare oggi, come montatore<br />

meccanico, all’interno del<br />

mio team.<br />

Le motivazioni che hanno spinto<br />

l’azienda a scegliere Agostino?<br />

Franca Cerri, Human Resources<br />

Manager in AgustaWestland, ci dice:<br />

“Abbiamo dato risalto agli<br />

aspetti extraprofessionali del candidato,<br />

riconoscendo nella motivazione<br />

e nella volontà di rimettersi<br />

in gioco il valore principale della<br />

persona. Di Agostino è stata apprezzata<br />

l’umiltà di chi comprende<br />

di essere all’interno di un percorso<br />

e non si sente già arrivato, una dimostrazione<br />

del fatto che la nuova<br />

risorsa sarà sempre pronta ad accrescere<br />

le proprie competenze in<br />

un iter di fidelizzazione interno all’azienda”.<br />

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P E R S O N E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

in missione sUl camPo!<br />

via l’unica azienda DRS i cui dipendenti<br />

operano in aree remote. Sono<br />

infatti oltre 500 e ricoprono diversi<br />

ruoli, per lo più di assistenza tecnica,<br />

i dipendenti del Gruppo che lavorano<br />

lontani da casa.<br />

Kevin Williams, Field Service Supervisor<br />

di DRS Sustainment Systems<br />

(DRS SSI) è responsabile dei tecnici e<br />

degli addetti all’assistenza dei programmi<br />

Tunner 60K Aircraft Cargo<br />

Loader/Transporter e dei veicoli da<br />

trasporto pesante M1000. Kevin attribuisce<br />

il successo di questi contratti<br />

alla prontezza con cui i 12 addetti<br />

all’assistenza e i due direttori<br />

logistici sono in grado di rispondere<br />

alle richieste dei clienti.<br />

“Il merito del successo spetta ai nostri<br />

colleghi in missione sul campo –<br />

spiega – e loro sanno che se hanno<br />

bisogno di aiuto possono sempre<br />

contare sull'ufficio di DRS Sustainment<br />

Systems di St. Louis”.<br />

Per poter comunicare con i suoi colleghi<br />

nei quattro angoli della terra,<br />

a volte Kevin deve essere in ufficio<br />

alle quattro di mattina. “Non voglio<br />

chiamare i miei collaboratori fuori<br />

dall’orario di lavoro”, spiega Kevin,<br />

che ha lavorato per 30 anni nell’U.S.<br />

Air Force. “Forse è dovuto ai miei<br />

trascorsi”, aggiunge sorridendo,<br />

“ma so che lavorano senza sosta e,<br />

per questo, nel tempo libero hanno<br />

bisogno di rilassarsi”.<br />

Normalmente gli addetti ai servizi<br />

tecnici contattano Kevin quando i<br />

sistemi non funzionano o se non<br />

sono in grado di ordinare i compoudIstaCCatI<br />

In LoCaLItà remote o perICoLose, I dIpendentI<br />

dI drs sI aFFIdano aI team deLLa sede CentraLe<br />

per moLto pIù dI un sempLICe supporto teCnICo<br />

dopo aver saputo che un collega<br />

era costretto a marciare<br />

ogni giorno per quasi due<br />

chilometri sotto un forte vento per<br />

recarsi al lavoro, Vernella Loquet,<br />

una dei sei specialisti del team Deployment<br />

di DRS Technical Services<br />

(TSI), si è recata personalmente<br />

presso i grandi magazzini Walmart<br />

per acquistare alcuni passamontagna<br />

e spedirglieli.<br />

Insieme a Buffy Kempton, Diane<br />

Denneny, Rhonda Lyons, Deborah<br />

Butt e Rhonda Day, manager dell’Operation<br />

team, Vernella Loquet assiste<br />

gli oltre 150 tecnici delle comunicazioni<br />

satellitari di DRS Technical<br />

Services in missione all’estero. Questi<br />

tecnici lavorano in teatri di guerra<br />

come l’Afghanistan o l’Iraq, alcuni<br />

sono impegnati in Kirghizistan,<br />

Kuwait, Kosovo, Qatar, Oman ed<br />

Emirati Arabi Uniti. Per molti di loro,<br />

gli specialisti del team di Deployment<br />

della sede centrale di DRS Technical<br />

Services rappresentano una<br />

vera e propria ancora di salvezza, oltre<br />

ad essere il principale punto di<br />

contatto con l’azienda.<br />

DRS Technical Services non è tutta-<br />

nenti di cui hanno bisogno. Secondo<br />

Kevin, nel 90% dei casi l’azienda<br />

riesce ad effettuare le consegne nel<br />

giro di 24 ore, un risultato in parte<br />

dovuto al fatto che i clienti possono<br />

contattare un rappresentante di<br />

DRS in loco in qualsiasi momento<br />

del giorno o della notte, sette giorni<br />

su sette. Il servizio ha riscosso un<br />

grande successo: in un recente sondaggio,<br />

è stato chiesto ai clienti di<br />

assegnare un punteggio da uno a<br />

cinque sull’assistenza ricevuta da<br />

DRS Sustainment Services. Su 147<br />

clienti contattati, 92 hanno aderito<br />

al sondaggio e la media del punteggio<br />

assegnato è stata di 4,98. “è un<br />

valore decisamente alto – riconosce<br />

Kevin – i risultati parlano da soli”.<br />

Ad Huntsville, in Alabama, a sud<br />

della sede centrale di St. Louis di<br />

DRS Sustainment System, si trovano<br />

gli uffici di DRS Reconnaissance,<br />

Surveillance and Target Acquisition<br />

(RSTA), da cui Tommy Tipton, Field<br />

Service Manager, coordina 49 addetti<br />

ai servizi tecnici. Sei di loro sono<br />

in missione in Afghanistan, dove<br />

lavorano al progetto Mast Mounted<br />

Sight (MMS).<br />

Le missioni dei dipendenti di DRS<br />

Reconnaissance, Surveillance e Target<br />

Acquisition durano in genere da<br />

sei mesi ad un anno. Prima di essere<br />

inviati nelle zone operative, i<br />

candidati devono superare rigorosi<br />

test di idoneità fisica, sottoporsi a<br />

numerose vaccinazioni e cercare di<br />

risolvere tutte le questioni personali.<br />

Una volta sul posto, i dipendenti<br />

di DRS lavorano fino a 12 ore<br />

al giorno e vivono tutti in uno stesso<br />

centro. A metà della missione,<br />

usufruiscono di un congedo di un<br />

mese per visitare la famiglia e oggi<br />

le loro condizioni di vita sono meno<br />

dure del passato.<br />

Riferendosi al 2003 e 2004, quando<br />

la situazione nelle zone di guerra<br />

era molto più pericolosa, Tipton ricorda<br />

che gli addetti all'assistenza<br />

tecnica dovevano viaggiare in convogli<br />

blindati e che le condizioni<br />

erano davvero estreme .<br />

Anche se i pericoli non sono più così<br />

elevati come qualche anno fa, restano<br />

sempre molto concreti. Mortai<br />

e razzi continuano a esplodere<br />

regolarmente all’interno dell’area<br />

recintata della base operativa di prima<br />

linea, mentre i dipendenti distaccati<br />

nelle zone più remote devono<br />

fare i conti con ulteriori minacce.<br />

Daniel DeMuri, IP Field Specialist,<br />

un dipendente che lavora<br />

presso l’Internet Café del team Morale,<br />

Welfare and Recreation<br />

(MWR) SPAWAR, racconta che, durante<br />

la fase di costruzione di<br />

un’antenna in un avamposto di<br />

combattimento in Afghanistan,<br />

ogni sera gli addetti del team venivano<br />

presi di mira da un cecchino.<br />

Per evitare di essere colpiti, DeMuri<br />

e i colleghi si nascondevano dietro<br />

un parapetto di cemento al secondo<br />

piano. Un collega è stato addirittura<br />

sfiorato da una pallottola<br />

mentre stava cenando. Rhonda<br />

Day osserva che, per aumentare la<br />

sicurezza, tutti i dipendenti di DRS<br />

Technical Services in missione nelle<br />

zone di guerra ricevono, oltre ai<br />

company charge codes e alle informazioni<br />

dell’azienda, anche l’equipaggiamento<br />

di protezione. Per velocizzare<br />

le operazioni preliminari al<br />

distaccamento, Rhonda e il suo<br />

team si occupano delle richieste dei<br />

visti di soggiorno, organizzano le visite<br />

mediche e sbrigano tutte le<br />

pratiche di gestione del personale,<br />

ma rispondono anche alle richieste<br />

più comuni come “Non riesco a caricare<br />

la nota spese” oppure “Non<br />

riesco ad accedere al sistema”.<br />

Molto spesso i membri della sede<br />

centrale di DRS Technical Services<br />

fanno letteralmente l'impossibile<br />

per aiutare i colleghi in missione<br />

sul campo.<br />

“Una volta un collega ha dovuto<br />

cambiare con effetto immediato il<br />

periodo di ferie perché la moglie<br />

stava per partorire prima del previsto”,<br />

ricorda Rhonda. “Naturalmente<br />

lo abbiamo aiutato”.<br />

I dipendenti in missione hanno numerosi<br />

aneddoti da raccontare sui<br />

periodi trascorsi in zone remote e<br />

spesso pericolose. “Quando sono in<br />

missione spesso i colleghi ci inviano<br />

fotografie per farci vedere dove<br />

sono e cosa fanno. Così li possiamo<br />

seguire e controllare.”<br />

Questo livello di servizio è molto<br />

apprezzato dal personale sul campo.<br />

Anche se i contratti di DRS Technical<br />

Services durano solo un anno,<br />

i dipendenti in media restano<br />

presso l’azienda per circa cinque<br />

anni, in alcuni casi anche più a lungo,<br />

continuando a mantenere i<br />

contatti con il proprio Paese grazie<br />

all’aiuto dei membri dello staff della<br />

sede centrale. La disponibilità del<br />

personale di supporto “da casa”<br />

sembra non avere limiti. “Aiutare<br />

gli altri mi dà un’enorme soddisfazione”,<br />

commenta Rhonda Lyons.<br />

“Per questo penso che il mio lavoro<br />

sia il migliore al mondo”.<br />

Sopra, Daniel DeMuri, IP Field Specialist<br />

per DRS Defense Solutions, in rappresentanza<br />

del team SPAWAR di DRS con il Generale<br />

David H. Petraeus che è stato Comandante<br />

delle forze NATO e americane in Afghanistan<br />

In alto, Rob Quinn, in servizio sul campo<br />

per DRS Test & Energy Management.<br />

In alto, a destra, l’ingegnere Wilson Steiger,<br />

in Giappone come senior project di<br />

DRS Defense Solutions, ritratto con la famiglia<br />

Sopra, il team di Deployment di Drs Tecnical<br />

Services (TSI). Da sinistra, Buffy Kempton,<br />

Vernella Loquet, Diane Denneny,<br />

Rhonda Lyons, Rhonda Day e Deborah Butt<br />

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S T O R I A<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

bentornato<br />

romeo!<br />

Gregory Alegi<br />

uun restauro dI quaLItà Fa rIvIvere una pagIna dI storIa IndustrIa-<br />

Le ItaLIana. due annI e 10.000 ore dI Lavoro hanno trasFormato<br />

un reLItto reCuperato per Caso In aFghanIstan. IL ruoLo deLL’InedIta<br />

aLLeanza prIvato-pubbLICo e IL supporto deLL’IndustrIa<br />

C’è molta <strong>Finmeccanica</strong> nell’IMAM<br />

Ro.37bis presentato<br />

il 21 gennaio scorso<br />

presso il parco-museo di Volandia<br />

(Varese), alla presenza del Gen.<br />

S.A. Giuseppe Bernardis, Capo di<br />

Stato Maggiore dell’Aeronautica<br />

Militare, e dei vertici di <strong>Finmeccanica</strong><br />

e AgustaWestland. Non solo<br />

perché il Gruppo è stato il principale<br />

sostenitore del restauro che,<br />

con 10.000 ore di lavoro, ha trasformato<br />

in un gioiello quello che<br />

nel gennaio 2010 era ancora un relitto,<br />

rinvenuto fortuitamente in<br />

Afghanistan, ma soprattutto perché<br />

il grosso biplano da ricognizione<br />

rappresenta le tradizioni dell’industria<br />

aeronautica a Napoli,<br />

oggi confluite in Alenia Aermacchi.<br />

Il Ro.37 è stato uno degli aerei italiani<br />

più diffusi nel periodo 1935-<br />

1943, costruito in 621 esemplari da<br />

IMAM (ex Romeo, altro nome storico<br />

dell’industria italiana, anche<br />

in campo automobilistico, attiva<br />

a Napoli), AVIS (a Castellammare<br />

di Stabia, nei dintorni del capoluogo<br />

campano) e Caproni (a Taliedo,<br />

vicino Milano). Pur avendo<br />

equipaggiato oltre 30 squadriglie<br />

da osservazione aerea impiegate<br />

in guerra in Etiopia, Spagna, Libia,<br />

Albania e Jugoslavia, il Ro.37 era<br />

ritenuto definitivamente perso da<br />

oltre 60 anni, non solo in Italia,<br />

ma anche nei diversi Paesi nei<br />

quali fu esportato. è facile allora<br />

immaginare la sorpresa quando,<br />

nel marzo 2006, il 132° Reggimento<br />

Ariete dell’Esercito Italiano si<br />

imbatté in numerosi relitti di aerei<br />

durante una perlustrazione<br />

nei dintorni di Kabul.<br />

Le targhette “Aeroplani Romeo”<br />

sui cruscotti e le scritte “Pirelli -<br />

Milano” sui pneumatici permisero<br />

di confermarne rapidamente l’identità.<br />

Si trattava dei resti dei sedici<br />

Ro.37bis con motori Piaggio<br />

P.IX venduti nel 1937 all’allora regno<br />

dell’Afghanistan, nel quadro<br />

della politica di penetrazione<br />

commerciale e politica in aree sotto<br />

l’influenza inglese. Furono<br />

identificate persino due fusoliere<br />

di addestratori Breda Ba.25, anch’essi<br />

scomparsi da tempo.<br />

L’Aeronautica Militare recuperò<br />

tutto e, dal settembre 2006, espose<br />

una fusoliera presso il proprio<br />

Museo Storico, a Vigna di Valle, in<br />

provincia di Roma. Gradualmente<br />

si fece strada l’idea di restaurarla,<br />

utilizzando l’enorme quantità di<br />

materiale disponibile e sfruttando<br />

il parallelo lavoro in corso sull’idrovolante<br />

Ro.43 per copiare l’elica,<br />

la cofanatura del motore e altre<br />

parti di cui non esistevano più<br />

i disegni originali. Il lavoro fu affidato<br />

alla società Celin Avio, dove<br />

operavano tecnici che – sotto il<br />

nome di AREA – avevano già restaurato<br />

una quindicina di aerei<br />

d’epoca per musei di Stati Uniti,<br />

Gran Bretagna, Germania e persino<br />

dell’Arabia Saudita. Tra questi<br />

si segnalano, per la particolare importanza<br />

nella storia aeronautica<br />

nazionale, l’idrocorsa Macchi M.67<br />

(il cui restauro era stato reso possibile<br />

nel 2003 da Aermacchi insieme<br />

a <strong>MB</strong>DA, in occasione del centenario<br />

del volo) e il caccia Fiat<br />

CR.42 (restaurato dal 1995 al 2005<br />

grazie all’intervento di un collezionista<br />

inglese), entrambi oggi nel<br />

museo di Vigna di Valle.<br />

Inaugurando una collaborazione<br />

privato-pubblico inedita in Italia,<br />

nel progetto Ro.37 furono coinvolti<br />

due Reparti Manutenzione Velivoli<br />

(RMV) dell’Aeronautica Militare,<br />

rispettivamente incaricati delle<br />

attività sul motore (1° RMV di Cameri,<br />

in provincia di Novara) e del<br />

completamento ed intelaggio delle<br />

ali (10° RMV, a Galatina, in provincia<br />

di Lecce). Nel momento di<br />

picco, al Ro.37 hanno lavorato una<br />

decina di persone, in tre diverse<br />

sedi. Questo – insieme all’ulteriore<br />

supporto di Memphis Belle (produttore<br />

di orologi a tema militare<br />

e aeronautico), Volandia e Piaggio<br />

Aero (per l’elica) – ha permesso di<br />

ottenere in tempi contenuti un risultato<br />

di ottimo livello, fino ai<br />

più piccoli dettagli. La fusoliera,<br />

riunita alla coda e montata sul<br />

carrello, fu esposta nel maggio<br />

2010 alla cerimonia dei Seniores<br />

di <strong>Finmeccanica</strong> a Pratica di Mare<br />

(Roma). Nell’ultima fase, fu stabilito<br />

di raffigurare l’aereo della 110 a<br />

Squadriglia utilizzato dal duca<br />

Amedeo d’Aosta quando era viceré<br />

d’Etiopia, un teatro operativo<br />

prima non rappresentato nelle<br />

collezioni del Museo Storico dell’Aeronautica<br />

Militare.<br />

Dopo due mesi di esposizione a Volandia,<br />

nella storica sede delle ex officine<br />

Caproni di Vizzola Ticino (Varese),<br />

il Ro.37bis troverà sede definitiva<br />

a Vigna di Valle, dove potrà peraltro<br />

ricongiungersi al “cugino”<br />

Ro.43, il cui restauro è stato completato<br />

nel novembre 2011. Grazie a un<br />

impegno ben focalizzato, nel giro di<br />

pochi anni uno dei nomi storici dell’industria<br />

aeronautica italiana è<br />

dunque tornato a vivere. Il prossimo<br />

della lista è l’addestratore Ro.41: sul<br />

primo aereo costruito in serie da<br />

Agusta già lavorano, da tempo, alcuni<br />

volontari del Gruppo Amici Velivoli<br />

Storici (GAVS).<br />

In alto, Ro.37bis: una carcassa ritrovata nella<br />

periferia di Kabul, Afghanistan.<br />

Sopra, dopo quasi sessant’anni, il Ro.37bis<br />

torna a nuova vita. Qui a Volandia,<br />

il parco-museo nelle ex officine Caproni<br />

accanto all’aeroporto di Malpensa (Varese).<br />

A sinistra, il prototipo del Ro.37bis presentava<br />

alcune differenze rispetto agli aerei di serie<br />

80 81


S O S T E N I b I L I T à<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Una “bUona<br />

Pratica” verso<br />

la sostenibilità<br />

uFINmECCANICA ACCELLERA L’ImPEGNO NEL CAmPO<br />

dELLA SOSTENIBILITà E PREPARA NUOvE INIZIATIvE<br />

La sostenibilità rappresenta<br />

ogni giorno di più un<br />

elemento importante del<br />

comportamento del Gruppo<br />

<strong>Finmeccanica</strong> verso i clienti e il<br />

mercato. Allo stesso tempo, la<br />

partecipazione di un numero<br />

sempre maggiore di dipendenti<br />

al progressivo svilupparsi dei<br />

numerosi progetti avviati è<br />

una chiara dimostrazione di<br />

quanto si stia diffondendo la<br />

consapevolezza del significato<br />

del contributo di ognuno.<br />

La sostenibilità, infatti, non potrebbe<br />

mai essere rappresentata<br />

come un mondo “chiuso”,<br />

amministrato da pochi addetti<br />

ai lavori, e neppure avere un approccio<br />

autoreferenziale. Tutti i<br />

membri della community sostenibile<br />

di <strong>Finmeccanica</strong> si muovono<br />

e operano in un territorio<br />

sempre più collettivo, dove la<br />

condivisione continua e la collaborazione<br />

trasparente rappresentano<br />

il filo conduttore.<br />

Essere perciò in grado di comunicare<br />

e di condividere in maniera<br />

efficace questa comune filosofia<br />

di sostenibilità rappresenta<br />

una condizione fondamentale<br />

per promuovere un<br />

nuovo concetto d’innovazione,<br />

capace di unire le naturali esigenze<br />

di sviluppo di un grande<br />

gruppo con il rispetto dei valori<br />

etici, sociali e ambientali.<br />

<strong>Finmeccanica</strong> è un importante<br />

gruppo industriale internazionale,<br />

fortemente presente in<br />

tutti i mercati; il suo valore è,<br />

naturalmente, rappresentato<br />

da prodotti materiali, fisici, e da<br />

apporti finanziari, ma anche da<br />

beni intangibili, elementi cioè<br />

che fanno riferimento all’elevato<br />

valore intellettuale del Gruppo:<br />

tutti gli aspetti del valore<br />

possono trovare beneficio nello<br />

sviluppo e nel rispetto di un approccio<br />

sempre più sostenibile,<br />

in grado di accrescere il capitale<br />

aziendale. Non è più il tempo<br />

del sapere senza diffondere e<br />

senza far conoscere: la “consapevolezza<br />

di pochi” si è trasformata<br />

oggi nella partecipazione<br />

di molti. Ciò cui si guarda ora, e<br />

che si sta concretamente organizzando,<br />

è un’azione che miri<br />

alla visione e alla condivisione<br />

da parte di tutti, a vantaggio<br />

della reputazione aziendale e di<br />

una sana emulazione da parte<br />

di altre imprese. Ben 12 “cantieri<br />

della sostenibilità” sono stati<br />

avviati quest’anno in <strong>Finmeccanica</strong><br />

e nelle aziende. Si tratta<br />

di laboratori aperti e in costante<br />

divenire, attraverso i quali si<br />

è iniziato a raccogliere e ordinare<br />

il materiale proveniente<br />

da diverse fonti, sia dalle direzioni<br />

della holding, sia dalle<br />

aziende del Gruppo. Dati quantitativi<br />

e qualitativi, documenti,<br />

iniziative, modi di fare o meglio<br />

“pratiche”: la sostenibilità<br />

si sta organizzando e si sta rendendo<br />

sempre più visibile, perché<br />

un gruppo capace di non<br />

gravare sui tanti territori in cui<br />

opera ma che, anzi, crei ricchezza<br />

e la<br />

restituisca agli stessi<br />

territori sotto forma di sviluppo,<br />

rappresenta la più profonda<br />

identità aziendale di <strong>Finmeccanica</strong><br />

e ne vuole essere sempre di<br />

più il suo segno distintivo. La<br />

mappatura delle buone pratiche,<br />

ovvero delle procedure e<br />

delle azioni capaci di essere innovative<br />

in maniera sostenibile,<br />

è uno dei più importanti “cantieri”<br />

aperti recentemente e<br />

consiste nel censire, valorizzare<br />

e rendicontare una parte importante<br />

del capitale intangibile<br />

che <strong>Finmeccanica</strong>, attraverso<br />

modalità sempre più moderne e<br />

processi innovativi, produce nelle<br />

sue innumerevoli realtà.<br />

Una piattaforma multimediale<br />

condivisa da tutti i referenti<br />

della sostenibilità, lo Share-<br />

Point,<br />

è lo strumento<br />

utilizzato per tessere un<br />

network di conoscenze e di<br />

scambi che evidenzi le buone<br />

pratiche e gli atteggiamenti sostenibili<br />

adottati in ogni azienda<br />

del Gruppo. Detto questo,<br />

molteplici e differenti sono le<br />

accezioni di buona pratica. Si<br />

può pertanto affermare che non<br />

esista una definizione univoca<br />

ed esaustiva, ma sono invece<br />

possibili varie definizioni, che di<br />

volta in volta si adattano alle<br />

singole circostanze. Imparare<br />

dalla pratica, oltre che fondare<br />

la propria<br />

azione sulla<br />

teoria, è una<br />

chance in più per<br />

migliorare le capacità<br />

progettuali<br />

di <strong>Finmeccanica</strong>.<br />

Vi sono però dei caratteri<br />

distintivi. Una<br />

buona pratica, per essere<br />

considerata tale,<br />

deve soddisfare, tra gli altri,<br />

cinque requisiti fondamentali:<br />

essere prima di<br />

tutto misurabile, permettere<br />

quindi di quantificare l’impatto<br />

di quanto viene realizzato<br />

dal punto di vista socio-economico.<br />

Deve essere, poi, innovativa,<br />

in altre parole deve possedere<br />

la capacità di produrre soluzioni<br />

nuove e creative per il miglioramento<br />

della qualità dal<br />

punto di vista degli utenti; deve,<br />

inoltre, essere riproducibile e,<br />

quindi, poter essere trasferita e<br />

applicata in situazioni e luoghi<br />

diversi da quelli in cui è stata<br />

concepita; ancora, deve apportare<br />

un valore aggiunto, ossia<br />

avere la capacità di produrre<br />

cambiamenti; soprattutto, deve<br />

essere sostenibile. La riflessione<br />

che scaturisce dalla semplice visibilità<br />

delle buone pratiche<br />

aziendali ha un impatto sulle<br />

persone che va ben oltre un senso<br />

di appartenenza all’azienda,<br />

perché si percorre la strada nelle<br />

coscienze di ognuno, sia esso<br />

considerato un dipendente, un<br />

cittadino o unicamente un essere<br />

umano. La “buona pratica” diventa<br />

così un’opportunità per<br />

osservare attivamente l’ambiente<br />

circostante, perché la<br />

realtà si può cambiare, e soprattutto<br />

migliorare. La percezione<br />

che si ha di un’azienda da parte<br />

degli stakeholder, i rapporti tra<br />

le persone, il rispetto per l’ambiente,<br />

sono elementi modificabili<br />

– in positivo come del resto<br />

anche in negativo – in virtù dell’apporto<br />

e, quindi, dei comportamenti<br />

di ognuno.<br />

Nel 2011, la mappatura delle<br />

buone pratiche era stata attivata<br />

solo a partire dalla presentazione<br />

del Bilancio di Sostenibilità;<br />

ora invece il relativo “cantiere”<br />

sarà attivo durante tutto<br />

l’anno, in modo costantemente<br />

dinamico. La raccolta delle<br />

informazioni riguardanti le buone<br />

pratiche sarà quindi una caratteristica<br />

dell’operare di <strong>Finmeccanica</strong><br />

nel campo della sostenibilità,<br />

senza soluzione di<br />

continuità, organica e strutturata,<br />

in modo da rappresentare<br />

sempre più un asset fondamentale,<br />

certamente del capitale “fisico”,<br />

ma soprattutto del capitale<br />

intellettuale.<br />

La sfida di quest’anno è quindi<br />

quella di far conoscere il mondo<br />

<strong>Finmeccanica</strong> ancora più a fondo,<br />

sia agli stakeholder esterni<br />

sia a quelli interni, anche attraverso<br />

la mappatura e la rendicontazione<br />

di un numero crescente<br />

di buone pratiche sostenibili:<br />

perché è solo attraverso la<br />

consapevolezza della propria<br />

forza e di quella delle proprie risorse,<br />

umane e tecnologiche, che<br />

un grande gruppo può crescere e<br />

rinnovarsi costantemente.<br />

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E V E N T I<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

Passaggio<br />

in inDia<br />

ua neW deLhI L’edIzIone<br />

deL saLone deLLa dIFesa<br />

deFeXpo. Le azIende deL<br />

gruppo FInmeCCanICa aL-<br />

La rIbaLta<br />

binomio tra<br />

potenza economica e forza<br />

L’intramontabile<br />

militare è tornato sotto i riflettori<br />

il 29 marzo scorso, quando il<br />

Ministro della Difesa indiano A. K.<br />

Antony ha inaugurato a New Delhi<br />

l’edizione 2012 di Defexpo, una delle<br />

maggiori rassegne internazionali<br />

di difesa navale, terrestre e security.<br />

L’appuntamento, con cadenza<br />

biennale, offre una panoramica<br />

completa di mezzi ed equipaggiamenti<br />

per la clientela con le stellette<br />

delle ‘tigri’ asiatiche che, non solo<br />

registrano budget in costante<br />

crescita, ma che proprio nella nazione<br />

di Sonia Gandhi aggiornano, di<br />

anno in anno, il record continentale<br />

delle importazioni di armamenti.<br />

La debolezza del quadro politico,<br />

soprattutto dopo il voto amministrativo<br />

dei primi di marzo, l’instabilità<br />

interna, l’ascesa di nuovi leader<br />

sono alcuni dei fenomeni più<br />

significativi dell’India di oggi, un influente<br />

attore ‘regionale’ che cerca<br />

di scrollarsi di dosso le complessità<br />

e le contraddizioni per superare gli<br />

esami da potenza ‘globale’. E reggere<br />

il confronto con un Paese confinante<br />

molto più temibile del suo<br />

classico antagonista, il Pakistan: si<br />

tratta della Cina, un altro eccezionale<br />

investitore nella Difesa, con<br />

un budget per l’anno finanziario<br />

2012-2013, pari a cento miliardi di<br />

dollari. Un dato che spiega l’analoga<br />

scelta di New Delhi, il cui budget,<br />

per l’anno finanziario 2012-<br />

2013, è cresciuto del 13% a 38,5 miliardi<br />

di dollari sul corrispettivo<br />

2011-2012.<br />

In realtà, la campagna di potenziamento<br />

e ammodernamento militare<br />

del Paese non conosce sosta da<br />

quasi dieci anni. E talvolta riserva<br />

momenti di grande interesse. La<br />

migliore testimonianza è costituita<br />

dalla selezione del caccia Rafale di<br />

Dassault nell’ambito della gara<br />

MMRCA (Medium Multirole Combat<br />

Aircraft) da 20 miliardi di dollari,<br />

un episodio che nei giorni precedenti<br />

la fiera di Defexpo, nel Parlamento<br />

indiano, ha suscitato aspre<br />

polemiche e richieste di riesame<br />

dell’iter di valutazione. Qualunque<br />

sia l’esito della vicenda, la funzione<br />

di ‘apripista’ della gara MMRCA<br />

ha comunque richiamato l’atten-<br />

zione per la settima edizione del<br />

salone di New Delhi, destinata –<br />

nelle previsioni della vigilia – ad attrarre<br />

560 espositori (in linea con<br />

l’appuntamento precedente del<br />

2010) provenienti da 32 Paesi e 58<br />

delegazioni ufficiali.<br />

Nel ‘monsone’ della crisi, innescata<br />

prima dall’arresto di due Marò del<br />

Reggimento San Marco di scorta a<br />

una petroliera italiana, con l’accusa<br />

di aver ucciso due pescatori<br />

scambiandoli per pirati, e poi dal<br />

sequestro di due turisti da parte di<br />

guerriglieri maoisti, <strong>Finmeccanica</strong><br />

e le sue aziende hanno puntato, innanzitutto,<br />

alla tutela del business.<br />

Il Gruppo ha cioè agito nella consapevolezza<br />

che anche la reputazione<br />

e la posizione sul mercato, acquisite<br />

in 40 anni di attività nel<br />

Paese (sono circa 400 i dipendenti<br />

indiani di <strong>Finmeccanica</strong>), potessero<br />

contribuire a rafforzare la collaborazione<br />

tra Roma e New Delhi<br />

nei difficili giorni dell’emergenza<br />

dei cittadini italiani.<br />

Così WASS ha ufficialmente presentato<br />

a Defexpo il Flash Black, l’ultimo<br />

nato della fascia dei siluri leggeri<br />

che va ad affiancarsi al top della<br />

gamma ‘pesante’ dell’azienda, il<br />

Black Shark, le cui chance di affermazione<br />

nell’importantissimo mercato<br />

indiano restano alte. Altrettanto<br />

significative le prospettive commerciali<br />

di Oto Melara, sia nel segmento<br />

dei cannoni navali (il 127/64<br />

LW con il munizionamento guidato<br />

a lungo raggio Vulcano), sia, in ambito<br />

terrestre, per le torrette OWS<br />

da 30 millimetri a controllo remoto.<br />

E, mentre SELEX Galileo ha firmato<br />

un contratto per fornire supporto e<br />

servizi a un centro logistico della<br />

Marina Militare oltre a una joint<br />

venture con un partner locale, DRS<br />

ha messo in mostra le più avanzate<br />

soluzioni informatiche su computer<br />

e display ultraresistenti per<br />

la presentazione di dati, la conoscenza<br />

dello scenario bellico, il comando<br />

e controllo.<br />

AgustaWestland è arrivata all’appuntamento<br />

di New Delhi al termine<br />

di un’altra manifestazione, il salone<br />

Aero India di Hyderabad. Nell’occasione<br />

aveva annunciato l’avvio<br />

dei lavori per la realizzazione di uno<br />

stabilimento congiunto con il gruppo<br />

indiano Tata, dove, da metà<br />

2013, saranno assemblati elicotteri<br />

per il mercato interno e internazionale.<br />

Defexpo ha confermato che<br />

l’orizzonte commerciale di AgustaWestland<br />

è ricco di ulteriori opportunità<br />

anche sul versante delle<br />

forniture per la Marina Militare e la<br />

Guardia Costiera indiana: due partite<br />

molto significative che hanno<br />

già infiammato il confronto con i<br />

competitor statunitensi e francotedeschi.<br />

Un copione noto anche<br />

ad Alenia Aermacchi, impegnata a<br />

Defexpo nella promozione sia del<br />

bimotore da trasporto tattico C-27J<br />

presso la Forza Aerea indiana, sia<br />

della versione da pattugliamento<br />

marittimo del turboelica ATR.<br />

84<br />

85


N O T I z I E<br />

3/2012 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

contratti<br />

& commesse<br />

Nel primo trimestre del 2012,<br />

<strong>Finmeccanica</strong> si è aggiudicata<br />

commesse di particolare<br />

rilievo, soprattutto nell’elicotteristica,<br />

nell’aeronautica, nello spazio e<br />

nella cyber security. A gennaio, AgustaWestland<br />

ha siglato contratti<br />

per 90 milioni di euro con il Ministero<br />

della Difesa polacco per la fornitura<br />

di elicotteri W-3WA Sokol VIP<br />

e l’aggiornamento di altri 14 elicotteri.<br />

SELEX Sistemi Integrati ha ottenuto<br />

commesse per 130 milioni di<br />

euro: alcuni contratti, firmati con il<br />

Ministero della Difesa italiano, riguardano<br />

il potenziamento del livello<br />

di protezione delle basi italiane in<br />

Afghanistan, del sistema SIACCON2,<br />

della infrastruttura connettiva utilizzata<br />

in Afghanistan dalle Forze<br />

‘tricolori’ e la manutenzione e sviluppo<br />

del Sistema Informativo Gestionale<br />

dell’Esercito. L’azienda ha,<br />

inoltre, sottoscritto un contratto<br />

con l’agenzia NATO NAHEMA per lo<br />

sviluppo del nuovo sistema di pianificazione<br />

di missione per l’elicottero<br />

A129 e l’aggiornamento di quello<br />

dell’elicottero NH90 dell’Esercito<br />

Italiano. Da registrare anche due<br />

commesse, in India e in Ucraina, per<br />

la fornitura di radar e manutenzione.<br />

Oto Melara ha siglato contratti<br />

per 50 milioni di euro per la fornitura<br />

di ricambi per torri HITFIST<br />

30mm destinate all’esercito polacco,<br />

lo sviluppo e l’omologazione entro<br />

il 2014 della nuova blindo Centauro<br />

e la fornitura di 40 torri HI-<br />

TROLE 12,7mm. DRS Technologies<br />

ha firmato contratti per un massimo<br />

di 63 milioni di dollari con la U.S.<br />

Air Force per l’ammodernamento<br />

dei sistemi IAHHS degli elicotteri<br />

HH-60G Pave Hawk, e con la U.S.<br />

Navy per la fornitura di sistemi<br />

GEDMS e supporto logistico ai velivoli<br />

E-6B TACAMO e ABNCP. A febbraio,<br />

in evidenza, l’exploit di AgustaWestland,<br />

grazie a contratti per<br />

ben 730 milioni di euro per la vendita<br />

di più di 100 elicotteri per impieghi<br />

commerciali. Si è distinta anche<br />

Telespazio che, nelle prime settimane<br />

del 2012, ha totalizzato commesse<br />

per 112 milioni di euro: nel dettaglio,<br />

l’azienda ha siglato contratti<br />

per servizi nel campo delle operazioni<br />

spaziali con l’Agenzia Spaziale<br />

francese e Arianespace, Telespazio<br />

France si è aggiudicata un contratto<br />

con l’ESA (European Space Agency)<br />

per la gestione operativa della stazione<br />

DIANE, nella Guyana francese,<br />

mentre e-GEOS (controllata da<br />

Telespazio) ha vinto due gare della<br />

Commissione Europea per la fornitura<br />

di informazioni geospaziali e<br />

mappe satellitari di aree colpite da<br />

emergenze. Telespazio ha, inoltre,<br />

acquisito dall’ESA un contratto per<br />

la gestione della rete ESTRACK e la<br />

fornitura di servizi nelle stazioni di<br />

Kourou e Malargüe, firmando poi<br />

due contratti con l’operatore satellitare<br />

INMARSAT per l’installazione,<br />

presso il Centro Spaziale del Fucino<br />

(L’Aquila), della stazione terrestre<br />

per il nuovo servizio di telecomunicazioni<br />

Global Xpress e l’estensione<br />

dei servizi BGAN. Telespazio Brasil si<br />

è aggiudicata un contratto con l’operatore<br />

telefonico brasiliano Oi<br />

per fornire la rete di back-up satellitare<br />

del Banco do Brasil. Sempre a<br />

febbraio, SELEX Elsag e Vega si sono<br />

distinte nel filone di business della<br />

cyber security vincendo, in collaborazione<br />

con Northrop Grumman<br />

Corp., un contratto del valore di 50<br />

milioni di euro con l’Agenzia NATO<br />

NC3A per lo sviluppo e la gestione<br />

del programma NCIRC per la sicurezza<br />

delle informazioni di più di 50<br />

sedi dell’Alleanza Atlantica in 28<br />

Paesi. A marzo, DRS Technologies<br />

ha siglato due contratti per un totale<br />

di 100 milioni di dollari con l’Esercito<br />

americano per la fornitura di<br />

serbatoi per il sistema modulare di<br />

distribuzione del carburante e l’assistenza<br />

ai sistemi di puntamento<br />

dell’elicottero OH-58D Kiowa Warrior.<br />

Ansaldo Energia si è aggiudicata<br />

due contratti per un totale di 62<br />

milioni di euro per la manutenzione<br />

delle centrali termoelettriche E.ON<br />

Generacion di Escatron e Algeciras<br />

(Spagna) e la fornitura di tre turbine<br />

alla centrale geotermica Enel Green<br />

Power di Piancastagnaio (Siena).<br />

Ansaldo STS si è poi aggiudicata un<br />

contratto da 27 milioni di dollari per<br />

la fornitura dei sistemi di segnalamento<br />

driverless per la linea LRT di<br />

Seoul, Corea del Sud. SELEX Galileo,<br />

infine, si è aggiudicata contratti per<br />

un totale di 15 milioni di euro per attività<br />

di supporto logistico. A queste<br />

commesse si aggiunge il contratto<br />

del valore di 500 milioni di euro che<br />

Alenia Aermacchi si è aggiudicata,<br />

nell’ambito del programma Eurofighter,<br />

per la fornitura di servizi di<br />

supporto tecnico-logistico alla flotta<br />

di Typhoon delle quattro nazioni<br />

partner: Italia, Germania, Spagna e<br />

Regno Unito.<br />

La nuova<br />

teLeSpazIo France<br />

Nell’ambito del processo di razionalizzazione e integrazione<br />

transnazionale avviato dal Gruppo Telespazio, il<br />

primo gennaio 2012 la società controllata Telespazio France<br />

è stata fusa per incorporazione con le aziende francesi<br />

Fileas Sas e Vega Technologies Sas, divenendo così il polo di<br />

riferimento per tutte le attività di Telespazio nel suo secondo<br />

mercato domestico.<br />

Telespazio France, che oggi conta 350 dipendenti, ha il suo<br />

quartier generale a Tolosa, sedi a Parigi e Kourou (in Guyana<br />

francese), operando inoltre direttamente presso i siti dei<br />

clienti. La società gestisce infrastrutture multiple di terra e<br />

fornisce una vasta gamma di servizi spaziali a elevato valore<br />

aggiunto nel campo delle comunicazioni (fisse e mobili),<br />

dei sistemi e delle applicazioni satellitari, della geoinformazione<br />

e della navigazione. In particolare, Telespazio France<br />

è presente da oltre trent’anni in Guyana francese ed è partner<br />

storico del CNES, l’agenzia spaziale francese, di Arianespace<br />

e dell’ESA, l’European Space Agency. La sede in Guyana<br />

può contare su un team altamente specializzato di oltre<br />

130 tra ingegneri e tecnici, all’80% costituito da dipendenti<br />

locali, con competenze tecniche nel campo dell’elettronica,<br />

delle telecomunicazioni e delle reti, nel project management<br />

e nella pianificazione delle attività. Per ogni lancio effettuato<br />

dal centro spaziale della Guyana, il personale di<br />

Telespazio France gestisce l’acquisizione, l’elaborazione e il<br />

processamento dei dati di telemetria al fine di garantire il<br />

controllo, la localizzazione precisa e il tracciamento della<br />

traiettoria dei lanciatori Ariane, Soyuz e VEGA. Tali operazioni,<br />

che includono anche la flight safety mission, sono effettuate<br />

dalle stazioni di monitoraggio di Telespazio France<br />

dislocate in tutto il globo.<br />

In tutte le sue attività, Telespazio France si avvale naturalmente<br />

del supporto e dell’esperienza del Gruppo Telespazio,<br />

attivo da oltre 50 anni nel settore dei servizi spaziali.<br />

A destra, la sala controllo ATV presso<br />

il Centro spaziale di Tolosa del CNES<br />

86<br />

87


Editore<br />

Marco Conte<br />

Comitato editoriale<br />

Graham Cole, Marco Conte,<br />

Franco Donfrancesco, Lorenzo Fiori,<br />

Marco Forlani, Richard Goldberg,<br />

Roberto Maglione, Massimo Pugnali,<br />

Giovanni Soccodato, Alessandro Toci<br />

Coordinamento editoriale<br />

Andrea Nativi<br />

Direttore responsabile<br />

Stefano Tagliani<br />

Redazione<br />

Tina Di Benedetto, Stefania Mignoli,<br />

Gianbattista Vittorioso, Francesca Zanichelli<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero<br />

Francesco Arzilli, Pietro Batacchi,<br />

Giulia Biondi, Enrica Boscherini, Cecilia Brugnoli,<br />

Claudio Ceccarelli, Barbara Cruciani,<br />

Marco D’Angelo, Antonella De Montis,<br />

Silvia Del Prete, Beatrice Del Riccio,<br />

Maria De Marchis, Solange Distefano Pozzuoli,<br />

Tiziana Ebano, Angelica Falchi,<br />

Donatella Farina, Francesca Flores,<br />

Daniela Gabriele, Luciano Gandini,<br />

David Jones, Stefania Iannuzzi,<br />

Emanuela Laurenti, Nadia Mastrostefano,<br />

Paolo Mazzetti, Stefania Milani,<br />

Nicolò Occhipinti, Pina Piccirilli, Alessandra Picardi,<br />

Clare Roberts, Isolina Rogai, Riccardo Rovere,<br />

Naeran Rubio, Federica Santini,<br />

Silvia Silvetti, Zevi Watmough<br />

Servizi di produzione<br />

e impaginazione<br />

Peliti Associati<br />

Fonti iconografiche<br />

Sébastien Girard, Katsuhiko Tokunaga,<br />

Alessandro Valeri<br />

Archivi<br />

Aeronautica Militare Italiana,<br />

Agenzia Spaziale Europea,<br />

Agenzia Spaziale Italiana, AgustaWestland,<br />

Alenia Aermacchi, Ansaldo Energia, CNES,<br />

Corbis, DRS Technologies, Ejército de Chile,<br />

Getty Images, Lockheed Martin,<br />

Marina Militare Italiana, <strong>MB</strong>DA,<br />

Ministero della Difesa, NATO,<br />

SELEX Elsag, SELEX Galileo, SELEX Sistemi Integrati,<br />

Telespazio, Thales Alenia Space,<br />

The U.S. Army official homepage,<br />

Thinkstock, 7 th Parachute Regiment RHA, WASS<br />

Stampa<br />

Graphicscalve S.p.A.<br />

Registrazione<br />

Periodico iscritto al Tribunale di Roma<br />

numero 564 del 22/12/2004<br />

Rivista stampata su carta ecologica<br />

proveniente da foreste controllate<br />

e certificate nel rispetto delle<br />

normative ecologiche esistenti.<br />

Distribuita in 66.000 copie<br />

<strong>Finmeccanica</strong><br />

Piazza Monte Grappa, 4<br />

00195 Roma – Italia<br />

magazine@finmeccanica.com

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