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SettembreOttobre

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Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 8 - SET./OTT. 2009<br />

RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO<br />

Regina<br />

del santo Rosario<br />

prega per noi


Andate - Ammaestrate -<br />

Mt 28,1-10.16-20<br />

Liturgia<br />

Ecco il mandato di Gesù<br />

Risorto ai suoi primi discepoli,<br />

e oggi a ciascuno<br />

di noi. Chi si incontra con il Risorto<br />

deve andare, deve far sì che<br />

altri diventino discepoli del Signore,<br />

deve insegnare loro quanto<br />

il Signore ci ha insegnato e<br />

continua ad insegnarci. Anzi solo<br />

nel compimento di questo<br />

mandato abbiamo la certezza che<br />

ci siamo davvero incontrati con<br />

il Risorto.<br />

Prendiamo atto di questo compito<br />

che ci attende, riflettendo<br />

prima sull’annuncio della Risurrezione,<br />

e poi sul comando di andare<br />

in tutto il mondo.<br />

L’annuncio<br />

della Risurrezione<br />

Mt 28,1-10 ha il suo parallelo<br />

in Mc 16,1-8 e Lc 24,1-9. Ma se<br />

confrontiamo anche solo il primo<br />

versetto ci accorgiamo che Matteo<br />

cammina per la sua strada: le<br />

donne non portano il vasetto dei<br />

profumi, non vanno ad ungere il<br />

corpo di Gesù, vanno solo a “visitare<br />

il sepolcro”, forse nella attesa<br />

del compimento della parola<br />

di Gesù: “Dopo tre giorni risorgerò”<br />

(27,63). Altra differenza:<br />

mentre in Marco e Luca, le<br />

donne trovano il sepolcro aperto:<br />

“la pietra era già stata rotolata<br />

via”, secondo Matteo, invece,<br />

esse vedono che “la pietra<br />

viene rotolata via da un angelo”.<br />

Questo introduce una diversità<br />

nel tempo in cui si sono recate alla<br />

tomba. È un problema degli<br />

storici precisare quando le donne<br />

sono andate al sepolcro. Per<br />

noi il motivo è che Matteo sta<br />

2<br />

scrivendo per la comunità cristiana<br />

di origine ebraica, che aveva<br />

un suo modo di calcolare il<br />

tempo. Inoltre c’è pure il fatto<br />

che Matteo usa lo stesso verbo<br />

che ha usato Luca quando afferma<br />

che fecero in fretta la sepoltura<br />

“perché già splendevano le<br />

luci del sabato” (23,54). Per Luca<br />

era la sera del venerdì, quando<br />

alla luce delle prime stelle iniziava<br />

il sabato. Matteo, usando lo<br />

stesso verbo dice, che “passato<br />

il sabato, quando già splendevano<br />

le luci del primo giorno<br />

della settimana, le donne andarono<br />

a visitare la tomba”.<br />

I primi lettori di Matteo, giudeo-cristiani,<br />

potevano solo pensare<br />

alla sera del sabato, quando<br />

alle prime luci delle stelle iniziava<br />

la nuova settimana. 1 Quindi<br />

siamo di notte, ed è di notte<br />

che l’angelo scende dal cielo,<br />

come nella notte dell’Esodo; è<br />

nella notte che si scuote la terra,<br />

come dopo la morte di Gesù,<br />

quando pure c’erano le tenebre;<br />

e poi qui le donne vedono che la<br />

pietra viene sbalzata via e l’angelo<br />

che vi si siede sopra. Le<br />

guardie sono tramortite e le donne<br />

sono piene di paura. Questi<br />

sono tutti segni che ben sottolineano<br />

la partecipazione celeste<br />

al mistero che si svolge presso<br />

il sepolcro. Come nel racconto<br />

del Calvario, anche qui Matteo<br />

ci sta parlando di una teofania.<br />

L’angelo è lì seduto, quale vincitore,<br />

sulla pietra rotolata via,<br />

una pietra che era stata ben si-


Insegnate/1<br />

gillata per seppellire per sempre<br />

la parola di Gesù: “dopo tre giorni<br />

risorgerò” (27,63). Ma la sua<br />

parola non può essere incatenata;<br />

quanto ha detto si realizza<br />

davvero, e l’annuncio dell’agire<br />

di Dio in Gesù riprende il suo<br />

corso. L’annuncio si divulga per<br />

mezzo delle donne che Dio ha<br />

scelto come “prime testimoni della<br />

Risurrezione di Cristo”. Un<br />

dato questo che verrà poi, purtroppo,<br />

messo in sottordine da<br />

gente ancora ammalata di maschilismo.<br />

L’attuale Papa però<br />

ha, giustamente, rivalutato il ruolo<br />

di queste prime testimoni del<br />

Signore Risorto.<br />

Andate e dite: “È risorto!”<br />

L’angelo dice alle donne:<br />

“Non abbiate paura voi. So che<br />

cercate Gesù, il crocifisso. Non<br />

è qui; è stato risuscitato come<br />

aveva detto. Andate...”. Da queste<br />

parole è chiaro che il crocifisso<br />

e il Risorto sono la stessa<br />

persona, che “il sepolto”, colui<br />

che veramente è morto, “è stato<br />

risuscitato”. Traduciamo all’attivo<br />

questo passivo teologico e<br />

avremo il primo atto di fede della<br />

comunità cristiana: “Dio lo ha<br />

risuscitato dai morti” (1Ts1,10;<br />

Rom 10,9; At 3,15; ecc.). La Risurrezione<br />

è opera di Dio ed è<br />

compimento della parola di Gesù:<br />

“come aveva detto”, così come<br />

lo è stata la sua passione<br />

(26,2) e la sua sepoltura (26,12).<br />

Un dato risulta chiaro: nessuno<br />

ha visto Gesù risorgere; nessuno<br />

ha visto uscire vivo Gesù<br />

dal sepolcro. È un atto di Dio<br />

che ha un prima e un dopo e che<br />

© Elledici / G. Schnoor<br />

perciò si inserisce negli eventi<br />

storici, ma come ogni atto di Dio<br />

può essere solo conosciuto nella<br />

fede, può essere oggetto di annuncio,<br />

non di indagine storica.<br />

Dalla storia posso solo sapere<br />

che colui che è morto e fu sepolto,<br />

è stato visto vivo dopo la<br />

morte. E soltanto chi accoglie<br />

l’annuncio nella fede, può capire<br />

perché la tomba è vuota. Non<br />

è lecito dire: “il sepolcro è vuoto,<br />

perciò è stato risuscitato”.<br />

Chi non ha fede, vedendo vuota<br />

una tomba che conteneva un cadavere,<br />

solo può dire che il suo<br />

corpo è stato rubato e nascosto altrove<br />

(28,13; Gv 20,2.13.15).<br />

Ma per chi ha fede e accoglie<br />

l’annuncio inizia una vita nuova.<br />

È il compito che viene affidato alle<br />

donne, che tende al compimento<br />

di un’altra parola di Gesù:<br />

“Presto, andate, dite ai suoi<br />

discepoli: «È stato risuscitato<br />

dai morti, vi precede in Galilea»”<br />

(28,7; 26,32). Ed esse, abbandonarono<br />

“in fretta il sepolcro<br />

e corsero a dare l’annuncio”.<br />

“Presto... in fretta”: sono parole<br />

che fanno sentire l’urgenza dell’annuncio,<br />

anche per noi che<br />

non abbiamo visto con i nostri<br />

occhi il Risorto. Anche le donne<br />

non l’avevano visto; credettero<br />

e corsero ad annunziare la sua<br />

Risurrezione. E solo mentre andavano:<br />

“Gesù venne loro incontro<br />

e le salutò”. Chi è in atteggiamento<br />

di annuncio si incontra<br />

con Gesù, per sentirsi ripetere<br />

dallo stesso Gesù il comando<br />

dell’angelo: “Andate ad<br />

annunziare ai miei fratelli che<br />

vadano in Galilea, là mi vedranno”.<br />

Una constatazione: Gesù non<br />

ha dimenticato i suoi discepoli;<br />

anche se l’hanno abbandonato,<br />

sono sempre suoi, anzi sono suoi<br />

fratelli, e ricorda loro l’appuntamento<br />

dato in precedenza (26,<br />

32). La Risurrezione fa guardare<br />

avanti.<br />

Mario Galizzi<br />

(1 - continua)<br />

1<br />

Purtroppo le traduzioni di solito vogliono<br />

uniformare il testo di Matteo a<br />

quello di Marco e Luca e traducono<br />

“all’alba del primo giorno della settimana”.<br />

Ma così si manca di rispetto al<br />

testo.<br />

3


I Dodici<br />

La Catechesi di Benedetto XVI<br />

L’Apostolo<br />

Bartolomeo<br />

Negli antichi elenchi dei<br />

Dodici, l’apostolo Bartolomeo<br />

viene sempre<br />

collocato prima di Matteo, mentre<br />

varia il nome di quello che lo<br />

precede e che può essere Filippo<br />

(cf Mt10,3; Mc 3,18; Lc 6,14)<br />

oppure Tommaso (cf At 1,13). Il<br />

suo nome è chiaramente un patronimico,<br />

perché formulato con<br />

esplicito riferimento al nome del<br />

padre. Infatti, si tratta di un nome<br />

di probabile impronta aramaica,<br />

bar Talmay, che significa<br />

appunto «figlio di Talmay».<br />

Un uomo che attende<br />

4<br />

Di Bartolomeo non abbiamo<br />

notizie di rilievo; infatti, il suo nome<br />

ricorre sempre e soltanto all’interno<br />

delle liste dei Dodici<br />

citate sopra e, quindi, non si trova<br />

mai al centro di nessuna narrazione.<br />

Tradizionalmente, però,<br />

egli viene identificato con Natanaele:<br />

un nome che significa<br />

«Dio ha dato». Questo Natanaele<br />

proveniva da Cana (cf Gv 21,2)<br />

ed è quindi possibile che sia stato<br />

testimone del grande «segno»<br />

compiuto da Gesù in quel luogo<br />

(cf Gv 2,1-11). L’identificazione<br />

dei due personaggi è probabilmente<br />

motivata dal fatto che questo<br />

Natanaele, nella scena di vocazione<br />

raccontata dal Vangelo di<br />

Giovanni, è posto accanto a Filippo,<br />

cioè nel posto che ha Bartolomeo<br />

nelle liste degli Apostoli<br />

riportate dagli altri Vangeli.<br />

A questo Natanaele, Filippo<br />

aveva comunicato di aver trovato<br />

«colui del quale hanno scritto<br />

Mosè nella Legge e i Profeti:<br />

Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazaret»<br />

(Gv 1,45). Come sappiamo,<br />

Natanaele gli oppose un pregiudizio<br />

piuttosto pesante: «Da<br />

Nazaret può mai venire qualcosa<br />

di buono?» (Gv 1,46a). Questa<br />

sorta di contestazione è, a suo<br />

modo, importante per noi. Essa,<br />

infatti, ci fa vedere che, secondo<br />

le attese giudaiche, il Messia non<br />

poteva provenire da un villaggio<br />

tanto oscuro come era appunto<br />

Nazaret (vedi anche Gv 7,42). Al<br />

tempo stesso, però, pone in evidenza<br />

la libertà di Dio, che sorprende<br />

le nostre attese facendosi<br />

trovare proprio là dove non ce<br />

lo aspetteremmo. D’altra parte,<br />

sappiamo che Gesù in realtà non<br />

era esclusivamente «da Nazaret»,<br />

ma che era nato a Betlemme (cf<br />

Mt 2,1; Lc 2,4) e che ultimamente<br />

veniva dal cielo, dal Padre che è<br />

nei cieli.<br />

Un uomo che viene coinvolto<br />

Un’altra riflessione ci suggerisce<br />

la vicenda di Natanaele: nel<br />

nostro rapporto con Gesù non<br />

dobbiamo accontentarci delle sole<br />

parole. Filippo, nella sua replica,<br />

fa a Natanaele un invito<br />

significativo: «Vieni e vedi!» (Gv<br />

1,46b). La nostra conoscenza di<br />

Gesù ha bisogno soprattutto di<br />

un’esperienza viva: la testimonianza<br />

altrui è certamente importante,<br />

poiché di norma tutta la<br />

nostra vita cristiana comincia con<br />

l’annuncio che giunge fino a noi<br />

ad opera di uno o più testimoni.<br />

Ma poi dobbiamo essere noi stessi<br />

a venir coinvolti personalmente<br />

in una relazione intima e profonda<br />

con Gesù; in modo analogo<br />

i Samaritani, dopo aver sentito<br />

la testimonianza della loro<br />

concittadina che Gesù aveva incontrato<br />

presso il pozzo di Giacobbe,<br />

vollero parlare direttamente<br />

con Lui e, dopo questo<br />

colloquio, dissero alla donna:<br />

«Non è più per la tua parola che<br />

noi crediamo, ma perché noi stessi<br />

abbiamo udito e sappiamo che<br />

questi è veramente il salvatore<br />

del mondo» (Gv 4,42).<br />

Un uomo<br />

che si decide per Gesù<br />

Tornando alla scena di vocazione,<br />

l’evangelista ci riferisce<br />

che, quando Gesù vede Natanaele<br />

avvicinarsi esclama: «Ecco<br />

davvero un Israelita, in cui<br />

non c’è falsità» (Gv 1,47). Si tratta<br />

di un elogio che richiama il<br />

testo di un Salmo: «Beato l’uomo<br />

... nel cui spirito non c’è inganno»<br />

(Sal 32,2), ma che suscita<br />

la curiosità di Natanaele, il<br />

quale replica con stupore: «Come<br />

mi conosci?» (Gv 1,48a). La<br />

risposta di Gesù non è immediatamente<br />

comprensibile. Egli


la, dicendo: «Rabbì, tu sei il Figlio<br />

di Dio, tu sei il re d’Israele»<br />

(Gv 1,49). In essa è consegnato<br />

un primo, importante passo<br />

nell’itinerario di adesione a<br />

Gesù. Le parole di Natanaele<br />

pongono in luce un doppio complementare<br />

aspetto dell’identità<br />

di Gesù: Egli è riconosciuto sia<br />

nel suo rapporto speciale con Dio<br />

Padre, di cui è Figlio unigenito,<br />

sia in quello con il popolo<br />

d’Israele, di cui è dichiarato re,<br />

qualifica propria del Messia atteso.<br />

Non dobbiamo mai perdere<br />

di vista né l’una né l’altra di<br />

queste due componenti, poiché se<br />

proclamiamo di Gesù soltanto la<br />

dimensione celeste, rischiamo di<br />

farne un essere etereo ed evanescente,<br />

e se al contrario riconosciamo<br />

soltanto la sua concreta<br />

collocazione nella storia, finiamo<br />

per trascurare la dimensione<br />

divina che propriamente lo qualifica.<br />

Un Apostolo<br />

che rende testimonianza<br />

Secondo la tradizione, San Bartolomeo è stato scorticato vivo. Nella Cappella<br />

Sistina, Michelangelo l’ha raffigurato mentre mostra la propria pelle. Curiosamente<br />

il volto sulla pelle è un autoritratto dell’artista.<br />

dice: «Prima che Filippo ti chiamasse,<br />

io ti ho visto quando eri<br />

sotto il fico» (Gv 1,48b). Non<br />

sappiamo che cosa fosse successo<br />

sotto questo fico. È evidente<br />

che si tratta di un momento<br />

decisivo nella vita di Natanaele.<br />

Da queste parole di Gesù<br />

egli si sente toccato nel cuore, si<br />

sente compreso e capisce: quest’uomo<br />

sa tutto di me, Lui sa e<br />

conosce la strada della vita, a<br />

quest’uomo posso realmente affidarmi.<br />

E così risponde con una<br />

confessione di fede limpida e bel-<br />

Sulla successiva attività apostolica<br />

di Bartolomeo-Natanaele<br />

non abbiamo notizie precise. Secondo<br />

un’informazione riferita<br />

dallo storico Eusebio del secolo<br />

IV, un certo Panteno avrebbe trovato<br />

addirittura in India i segni<br />

di una presenza di Bartolomeo<br />

(cf Hist. eccl. V, 10,3). Nella tradizione<br />

posteriore, a partire dal<br />

Medioevo, si impose il racconto<br />

della sua morte per scuoiamento,<br />

che divenne poi molto popolare.<br />

Si pensi alla notissima scena<br />

del Giudizio Universale nella<br />

Cappella Sistina, in cui Michelangelo<br />

dipinse San Bartolomeo<br />

che regge con la mano sinistra<br />

la propria pelle, sulla quale<br />

l’artista lasciò il suo autoritratto.<br />

Sue reliquie sono venerate<br />

qui a Roma nella Chiesa a lui<br />

dedicata sull’Isola Tiberina, dove<br />

sarebbero state portate dall’imperatore<br />

tedesco Ottone III<br />

nell’anno 983. Concludendo,<br />

possiamo dire che la figura di<br />

San Bartolomeo, pur nella scarsità<br />

delle informazioni che lo riguardano,<br />

resta comunque davanti<br />

a noi per dirci che l’adesione<br />

a Gesù può essere vissuta<br />

e testimoniata anche senza il<br />

compimento di opere sensazionali.<br />

Straordinario è e resta Gesù<br />

stesso, a cui ciascuno di noi è<br />

chiamato a consacrare la propria<br />

vita e la propria morte.<br />

Benedetto XVI<br />

L’Osservatore Romano, 04-10-2006<br />

5


Vita della Chiesa<br />

Crisi<br />

ed educazione<br />

Sarà l’emergenza educativa<br />

il nocciolo degli Orientamenti<br />

pastorali per il decennio<br />

2010-2020 che la Conferenza<br />

episcopale ha stabilito come<br />

programma di lavoro per la<br />

Chiesa italiana. Lo ha fatto nella<br />

59ª assemblea generale che si<br />

è svolta il 25-29 maggio 2009 in<br />

Vaticano. Nei prossimi mesi si<br />

metteranno a punto il piano complessivo<br />

e si fisserà la tabella di<br />

marcia.<br />

Il presidente della Cei cardinale<br />

Angelo Bagnasco spiega che<br />

«l’emergenza drammatica dell’educazione<br />

è causa di tanti disagi<br />

delle famiglie e di tali mali<br />

della società». L’episcopato non<br />

parte con il piede sbagliato del<br />

pessimismo ma si impegna con<br />

convinzione propositiva, egregiamente<br />

espressa 150 anni fa da<br />

San Giovanni Bosco con una formula<br />

semplice ed efficace:<br />

«L’educazione è cosa di cuore».<br />

Nel discorso all’assemblea<br />

Benedetto XVI esprime «tutto il<br />

mio apprezzamento e il mio incoraggiamento»<br />

per la scelta, che<br />

da molto tempo è una costante<br />

del pontificato e che potrebbe anche<br />

essere oggetto di un Sinodo<br />

dei vescovi. È un tema urgente<br />

«in un tempo in cui è forte il fascino<br />

delle concezioni relativistiche<br />

e nichilistiche della vita e<br />

in cui la legittimità stessa dell’educazione<br />

è posta in discussione».<br />

La Chiesa italiana – osserva il<br />

Papa – constata che «la difficoltà<br />

di formare autentici cristiani si<br />

intreccia, fino a confondersi, con<br />

la difficoltà di far crescere uomini<br />

e donne responsabili e maturi»,<br />

nei quali e per i quali «la<br />

Don Bosco: “L’educazione è cosa di cuore”.<br />

coscienza della verità e del bene<br />

e la libera adesione a essi siano<br />

al centro del progetto educativo».<br />

Il vero educatore «sa unire<br />

autorità ed esemplarità», come<br />

insegnava Paolo VI: «Oggi servono<br />

più testimoni che maestri».<br />

E una forma essenziale di carità<br />

è «la carità intellettuale».<br />

Ratzinger cita l’impegno «per la<br />

promozione di una diffusa mentalità<br />

a favore della vita in ogni<br />

suo aspetto e momento, con attenzione<br />

particolare a quella segnata<br />

da grande fragilità e precarietà».<br />

Un impegno testimoniato<br />

dal manifesto «Liberi per<br />

vivere. Amare la vita fino alla fine»,<br />

che vede il laicato cattolico<br />

«concorde nell’operare affinché<br />

non manchi nel Paese la coscienza<br />

della piena verità sull’uomo<br />

e la promozione dell’autentico<br />

bene delle persone e della<br />

società. I “sì” e i “no” che vi<br />

si trovano disegnano i contorni di<br />

una vera azione educativa e sono<br />

espressione di un amore forte<br />

e concreto per ogni persona».<br />

La crisi colpisce le famiglie<br />

Come in tutti i discorsi e in<br />

tutte le riunioni – consigli permanenti<br />

e assemblee generali – il<br />

Pontefice e l’episcopato tornano<br />

sulla «crisi finanziaria ed economica<br />

che da mesi colpisce duramente<br />

tutti i Paesi». Nonostante<br />

le misure intraprese, «gli effetti<br />

sociali della crisi si fanno sentire<br />

pesantemente e colpiscono le<br />

fasce più deboli, soprattutto le fa-<br />

6


miglie». Di qui, per il Pontefice,<br />

il dovere di intensificare la solidarietà<br />

e di inventare nuovi tipi di<br />

aiuto perché «non c’è dubbio che<br />

dallo spirito cristiano attinga vitalità<br />

sempre rinnovata quel senso<br />

di solidarietà che è profondamente<br />

radicato nel cuore degli<br />

italiani e che si esprime con particolare<br />

intensità in alcune circostanze<br />

drammatiche del Paese,<br />

come nel devastante terremoto<br />

che ha colpito l’Abruzzo».<br />

Benedetto XVI ricorda con<br />

accenti addolorati e affettuosi la<br />

visita agli sfollati «e i lutti, il dolore<br />

e i disastri prodotti dal terribile<br />

sisma» e si dice ammirato<br />

«dalla fortezza d’animo di quelle<br />

popolazioni e dal movimento<br />

di solidarietà che si è prontamente<br />

avviato da tutta Italia».<br />

I vescovi hanno rinunciato, su<br />

proposta del nunzio Giuseppe<br />

Bertello, al ricevimento in nunziatura<br />

e hanno devoluto ai terremotati<br />

il corrispettivo di 10 mila<br />

euro, che si aggiungono ai milioni<br />

stanziati con l’8 per mille,<br />

a quelli donati da parrocchie e<br />

diocesi, a quelli investiti nei progetti<br />

Caritas.<br />

Ratzinger elogia la decisione<br />

della Cei e dell’Associazione<br />

bancaria italiana di lanciare il<br />

fondo di solidarietà «Prestito della<br />

speranza», che ha avuto nella<br />

solennità di Pentecoste «un momento<br />

di partecipazione corale<br />

con la colletta nazionale», che<br />

andrà a favore delle famiglie numerose<br />

rimaste senza reddito per<br />

la perdita del posto di lavoro e<br />

che può essere incrementato con<br />

offerte e donazioni di singoli e<br />

istituzioni.<br />

I lavoratori<br />

non sono una zavorra<br />

Lo studio aiuta a formare, come diceva Don Bosco, “buoni cristiani e onesti cittadini”.<br />

Sotto: un giovane all’ultima GMG, svoltasi lo scorso anno a Sydney.<br />

Dice il Card. Bagnasco nella<br />

prolusione: i lavoratori non sono<br />

«una futile zavorra» con la quale,<br />

«talora in tempi e modi alquanto<br />

sbrigativi», si può «alleggerire<br />

la nave» quando, contraendosi<br />

gli ordinativi e le commesse,<br />

«le imprese azionano la<br />

leva occupazionale». Da uomo<br />

cresciuto in una città di mare,<br />

della quale nel settembre 2005 è<br />

diventato pastore, l’arcivescovo<br />

di Genova invita a «non alleggerire<br />

la nave» dei lavoratori, come<br />

se si trattasse di «una futile<br />

zavorra». Contro le voci governative<br />

«che si arrischiano in previsioni<br />

rasserenanti», denuncia<br />

che la crisi intacca in maniera<br />

«diretta e cruenta la solidità delle<br />

famiglie», per le quali auspica<br />

«un fisco più equo»; che a patire<br />

«le maggiori ripercussioni<br />

sono i precari»; che la disoccupazione<br />

intacca «anche le zone a<br />

più radicata tradizione industriale»;<br />

che il lavoro flessibile<br />

registra «un brusco aumento con<br />

la perdita dei posti di lavoro non<br />

garantiti»; che il lavoro stabile<br />

conosce «l’inquietudine della<br />

cassa integrazione»; che «gli ammortizzatori<br />

sociali sono davvero<br />

modesti». Chiede a politici,<br />

imprenditori e sindacati «di ricercare<br />

valide soluzioni alla crisi<br />

occupazionale e di creare nuovi<br />

posti di lavoro».<br />

Riscoprire la sobrietà<br />

Queste situazioni «appesantiscono<br />

il tessuto sociale, allargano<br />

le disuguaglianze, riducono<br />

la serenità della gente». La crisi<br />

ha gli effetti più deleteri «sull’anello<br />

più debole della popolazione<br />

e sull’economia già pre-<br />

7


L’ondata inarrestabile di licenziamenti,<br />

esuberi e precarietà<br />

mina le basi della società e<br />

delle famiglie e rischia di intaccare<br />

valori, storia, futuro del Paese:<br />

perciò gli imprenditori evitino<br />

i licenziamenti e il governo<br />

offra più ammortizzatori sociali.<br />

Al ministro Renato Brunetta,<br />

per il quale «in Italia la povertà<br />

è diminuita», i vescovi contrappongono<br />

gravi preoccupazioni<br />

«per la crisi occupazionale»;<br />

contestano il termine «esubero»<br />

perché non tiene nel debito conto<br />

«un tessuto sociale che va sfilacciandosi<br />

per le disuguaglianze<br />

che aumentano invece di diminuire».<br />

È quanto ribadisce anche<br />

il comunicato finale sui lavori<br />

dell’assemblea Cei che invita<br />

a «inventare soluzioni nuove»,<br />

come il «Prestito della speranza».<br />

I poteri forti contro la Chiesa<br />

“Ogni bimbo che nasce è il segno che Dio non si è ancora stancato dell’umanità”<br />

(Tagore).<br />

caria del Sud del mondo in cui è<br />

previsto un aumento di cento milioni<br />

di nuovi poveri» ed «è una<br />

tragedia vergognosa che un quinto<br />

dell’umanità soffra la fame».<br />

La globalizzazione ha perso credibilità<br />

ed efficacia ed è indispensabile<br />

«rivederne i meccanismi».<br />

Bagnasco mette in guardia<br />

dall’errore di pensare che «dalla<br />

crisi che tanto ci angoscia» si<br />

possa uscire «con una svalutazione<br />

del lavoro, identificato come<br />

circostanza casuale e fortuita».<br />

Bisogna invece riscoprire «il<br />

legame imprescindibile dell’uomo<br />

con il lavoro» perché è sbagliata<br />

«una concezione meramente<br />

mercantile del lavoro, quasi<br />

fosse una qualunque merce di<br />

scambio sottoposta alla legge della<br />

domanda e dell’offerta». Bisogna<br />

anche che nazioni, categorie<br />

e famiglie «si sintonizzino<br />

sull’idea che la crisi è un’opportunità<br />

concreta per cambiare<br />

in meglio gli equilibri comuni e<br />

gli stili personali all’insegna di<br />

una maggiore sobrietà».<br />

La precarietà mina la società<br />

Bagnasco fa una denuncia<br />

molto grave sui poteri forti schierati<br />

contro il Papa e la Chiesa: «A<br />

livello mondiale parecchi analisti<br />

parlano di pressioni molto forti<br />

di lobby economiche e finanziarie:<br />

se questo è vero, ci sono<br />

parti della dottrina cattolica che<br />

non sono accettate e che inducono<br />

a un’azione contro il Papa<br />

e contro la Chiesa». Non cita casi<br />

specifici ma, a suffragio della<br />

fondatezza della denuncia, basta<br />

ricordare il pesante fraintendimento<br />

di una frase del discorso<br />

di Benedetto XVI a Ratisbona<br />

nel 2006 sull’Islam; la levata di<br />

scudi del mondo ebraico contro<br />

il Papa per colpa di un vescovo,<br />

lefebvriano e negazionista dell’Olocausto,<br />

nel 2008-2009; la<br />

montatura dei media e del mondo<br />

politico contro la frase di Ratzinger<br />

che in aprile nel viaggio<br />

in Africa mise in guardia dal pensare<br />

che «con il preservativo si<br />

possa risolvere la pandemia dell’Aids<br />

che colpisce l’Africa». Ad<br />

analoga conclusione è pervenuta<br />

una recente assemblea dei presidenti<br />

delle Conferenze episcopali<br />

europee (Ccee) tenuta a Budapest.<br />

Pier Giuseppe Accornero<br />

8


Spiritualità mariana<br />

La Visitazione di Maria ad Elisabetta/1<br />

Maria,<br />

donna di carità<br />

Leggiamo in Luca (Lc 1,39-56):<br />

«In quei giorni Maria si<br />

mise in viaggio verso la<br />

montagna e raggiunse in fretta<br />

una città di Giuda. Entrata nella<br />

casa di Zaccaria, salutò Elisabetta».<br />

È uno dei racconti più significativi<br />

del Vangelo e fa anche<br />

parte dei misteri del Rosario. Una<br />

bella pagina in cui vediamo Maria,<br />

nostra giovane sorella, che<br />

dopo aver creduto alle parole dell’angelo<br />

e aver pronunciato il suo<br />

“fiat” all’Incarnazione del Figlio<br />

di Dio, si fa missionaria e maestra<br />

di solidarietà per tutti noi,<br />

mettendosi in cammino con grande<br />

amore e coraggio.<br />

È un bel racconto perché i protagonisti<br />

sono due donne e i loro<br />

rispettivi bambini, che si muovono<br />

guidati dallo Spirito<br />

di Dio. Le donne e i bambini:<br />

due categorie sociali<br />

che nella cultura ebraica,<br />

ma non solo, non trovavano<br />

molto spazio e non<br />

godevano dei diritti come<br />

gli altri. Qui invece sono<br />

soggetti e protagonisti, tutti<br />

con un ruolo importante,<br />

tutti guidati dallo Spirito.<br />

La Visitazione di Maria<br />

mostra ancora una volta<br />

l’assoluta libertà di Dio,<br />

che agisce al di là degli<br />

schemi culturali degli uomini,<br />

scegliendo “ciò che<br />

nel mondo è disprezzato”<br />

per farne strumento di salvezza.<br />

Ha scritto Adrienne<br />

von Speyr: «La visita nel<br />

suo più profondo significato,<br />

non è una visita di<br />

Maria ad Elisabetta, ma<br />

Maria ed Elisabetta: due mamme si<br />

incontrano nel segno dell’Amore.<br />

una visita di Cristo a Giovanni.<br />

Entrambe le madri fungono ora<br />

solo da mediazione per i figli».<br />

È infatti la presenza di Cristo in<br />

Maria che fa sobbalzare di gioia<br />

Giovanni nel grembo di Elisabetta,<br />

quasi a santificarlo e prepararlo<br />

per il suo futuro ministero.<br />

Questo racconto è anche una<br />

bella pagina di spiritualità oltre<br />

che di antropologia. «Di recente<br />

alcuni esponenti della psicanalisi<br />

hanno riscontrato nell’incontro<br />

tra Elisabetta e Maria una<br />

ricchezza antropologica di grande<br />

valore. Ogni donna infatti si<br />

può riconoscere in questo trasformare<br />

il proprio segreto spirituale<br />

ed esistenziale in una condivisione,<br />

tipicamente femminile.<br />

Quando Elisabetta riconosce<br />

in Maria colei che ha ricevuto la<br />

grazia di essere la Madre del Signore,<br />

e il bambino che è nel<br />

grembo di Elisabetta salta di gioia,<br />

vengono anticipate le concezioni<br />

più moderne del rapporto<br />

madre-feto, perché si attribuisce<br />

al nascituro una vita psichica,<br />

che a lungo era stata negata» (in<br />

Theotokos, n. 1, 1997).<br />

Il principio<br />

“mariano” e “petrino”<br />

Il Papa Paolo VI nella sua Marialis<br />

Cultus (n. 7) parla della Visitazione<br />

ricordando la liturgia<br />

che mette in risalto «la<br />

beata Vergine Maria... che<br />

porta in grembo il Figlio»<br />

e che si reca da Elisabetta<br />

per «portarle l’aiuto<br />

della sua carità e proclamare<br />

la misericordia<br />

di Dio Salvatore». Importante<br />

il risalto dato al<br />

duplice obiettivo di Maria:<br />

portare aiuto e lodare<br />

Dio per la meraviglia operata<br />

in lei. Un obiettivo di<br />

solidarietà propriamente<br />

femminile ed un atto di<br />

religiosità: far conoscere<br />

agli altri la grandezza di<br />

Dio e lodarlo per questo.<br />

La Visitazione è quindi<br />

una pagina di vita quotidiana,<br />

di aiuto e di compagnia<br />

umana, il tutto però<br />

permeato dalla presenza<br />

di Dio, che dà sostanza<br />

a tutto ciò che accade.<br />

9


Non c’è quindi niente di difficile.<br />

Nel Cristianesimo, specialmente<br />

in quello occidentale, c’è<br />

sempre stato il rischio di cadere<br />

nell’intellettualismo astratto, nella<br />

teoria inconcludente o nel legalismo<br />

burocratico. Questo racconto<br />

ci invita a rivalutare quindi<br />

la dimensione corporea e relazionale,<br />

ambedue di grande importanza<br />

nella prospettiva dell’Incarnazione.<br />

Il card. Martini<br />

ha scritto che lo “spirito mariano”<br />

impedisce di coltivare e di<br />

proporre un Cristianesimo solo<br />

intellettuale, freddo, distaccato,<br />

legalistico, malato di burocraticismo.<br />

La Chiesa non può vivere<br />

solo del “principio petrino”<br />

(che potremmo definire in senso<br />

vasto il principio della organizzazione<br />

e della istituzione), ma<br />

anche del “principio mariano”.<br />

Questo richiede nella Chiesa e<br />

da parte della Chiesa sensibilità,<br />

condivisione e solidarietà, non<br />

solo fredda organizzazione, progettualità<br />

e valutazione dei risultati.<br />

«Maria è al centro della<br />

fede e quindi della missione, in<br />

quanto assicura la verità dell’Incarnazione.<br />

Senza la Theotokos,<br />

anche il Figlio diventa un qualunque<br />

Maestro di etica, un saggio,<br />

un illuminato. Maria garantisce<br />

l’ortodossia, ma anche<br />

la dimensione “calda” della<br />

fede, l’aspetto “affettivo” del<br />

Credo, il rispetto e l’assunzione<br />

di tutta l’umanità del credente»<br />

(Card. Carlo M. Martini).<br />

Questo episodio infine era il<br />

più caro a San Francesco di Sales.<br />

Proprio per questo fonderà<br />

una famiglia religiosa, le Suore<br />

della Visitazione. In esso vi vedeva<br />

tutto il mistero mariano:<br />

Maria e Gesù, Maria e Giovanni,<br />

Maria nella sua fede, Maria<br />

nella sua maternità, Maria nella<br />

sua obbedienza alla voce di Dio.<br />

Ed infine Maria nel suo coraggioso<br />

viaggio della carità e della<br />

solidarietà per Elisabetta. Alla<br />

base del suo inno di lode a Dio<br />

nel Magnificat e di tutta l’azione<br />

di Maria c’è Gesù. In una lettera<br />

alla Chantal ha scritto: «Maria<br />

con poche ma eccellenti parole,<br />

versava dalle sue sacre<br />

labbra il miele ed il balsamo<br />

prezioso perché era piena di<br />

Gesù».<br />

In quei giorni<br />

Maria si mise in viaggio…<br />

È Luca che ci descrive la visita<br />

di Maria ad Elisabetta. Una<br />

visita tra parenti, che hanno bisogno<br />

gli uni degli altri, aiuto non<br />

solo materiale ma anche conforto<br />

di presenza spirituale ed esistenziale.<br />

La visita per eccellenza<br />

è, nel linguaggio biblico, quella<br />

che fa Dio al suo popolo per<br />

salvarlo. Zaccaria stesso nel suo<br />

Cantico loda Dio “perché ha visitato<br />

il suo popolo” (Lc 1,68).<br />

Anche la contemplazione della<br />

visita di Maria è da porre in questo<br />

più ampio mistero di un Dio<br />

che si fa prossimo del suo popolo,<br />

che cammina con lui, che lo<br />

visita anche attraverso profeti o<br />

altri mediante altri segni diversi.<br />

L’espressione «In quei giorni»<br />

cosa significa? Certamente<br />

queste parole si riferiscono ai<br />

giorni dell’Annunciazione, alle<br />

parole che l’Angelo Gabriele le<br />

aveva detto, all’Incarnazione nel<br />

suo grembo del Figlio dell’Altissimo,<br />

e anche al riferimento,<br />

“Elisabetta, tua parente ha concepito”<br />

anzi è già “al sesto mese”,<br />

lei “che tutti dicevano sterile,<br />

perché nulla è impossibile a<br />

Dio”. Scrive Giovanni Paolo II<br />

nella Redemptoris Mater (n. 12):<br />

«Il motivo della visita va cerca-<br />

Maria è beata per la sua fede<br />

Se vi è qualcosa che rivela la grandezza di Maria, è l’esclamazione di<br />

Elisabetta. Beata te, che hai creduto (Lc 1,45).<br />

Maria credette. E doveva alimentare sempre questa fede. Sempre più<br />

forte, sempre più tenace. La sua fede fu più grande che uomo abbia<br />

mai avuto.<br />

Abramo sovrasta per la formidabile elevatezza della sua fede, ma a lei<br />

era chiesto di più che non ad Abramo. Poiché il Santo, che era nato da<br />

lei, che crescendo si allontanava da lei, saliva al di sopra di lei, e, distolto<br />

da lei, viveva in una distanza infinita: averlo generato e nutrito e<br />

veduto nel suo abbandono, e non lasciarsi vilmente smarrire di fronte<br />

alla sua maestà, ma anche non esitare nel suo amore, quando la sua<br />

protezione materna si trovò superata; e di tutto questo, credere che così<br />

era giusto e che vi si compiva il volere di Dio, non stancarsi mai, non<br />

annoiarsi mai, anzi a tener duro e fare insieme, passo dopo passo, per<br />

forza di fede, il cammino che la persona del Figlio nel suo carattere arcano<br />

seguiva: ecco la sua grandezza. Ogni passo che il Signore ha compiuto<br />

incontro al suo destino, Maria lo ha percorso con lui, ma per fede.<br />

Soltanto la Pentecoste le donò di capire. Allora tutto ella intese<br />

quello che precedentemente “aveva serbato in cuore” credendo...<br />

Da noi si esige che si lotti in spirito di fede con il mistero di Dio e contro<br />

la perversa resistenza del mondo. Non una fede carezzevolmente<br />

poetica ci è imposta, ma una fede rude, specialmente in un’epoca in<br />

cui s’infrangono i morbidi incanti delle cose e dappertutto è un incalzare<br />

di contraddizioni.<br />

Quanto più tersa noi ricaviamo dal Nuovo Testamento la figura della Madre<br />

del Signore, tanto più grandi cose risultano, come è realmente, per<br />

la nostra vita cristiana. (Romano Guardini, da Il Signore, pagg. 11-12).<br />

10


Maria è “la Serva del Signore”: per questo tutti la chiamano<br />

Beata.<br />

to anche nel fatto che durante<br />

l’annunciazione Gabriele aveva<br />

nominato in modo significativo<br />

Elisabetta, che in età avanzata<br />

aveva concepito un figlio, per la<br />

potenza di Dio...». Maria ricordava<br />

che l’accenno dell’angelo<br />

ad Elisabetta le era stato fatto<br />

quando lei aveva “obiettato” sul<br />

«come è possibile questo? Non<br />

conosco uomo». Maria quindi si<br />

era messa in viaggio mossa e guidata<br />

dallo Spirito Santo, portando<br />

il suo Bambino nel grembo,<br />

ma sostenuta da Lui stesso, certamente<br />

per un impulso di carità<br />

e solidarietà con Elisabetta,<br />

ma anche per<br />

“vedere”, constatare<br />

di persona le<br />

meraviglie operate<br />

dalla potenza<br />

di Dio nella<br />

cugina che abitava<br />

lontana da Nazaret.<br />

Non solo<br />

ma anche per comunicare<br />

con lei<br />

l’esperienza di se<br />

stessa, giovane<br />

ragazza tra i 15 e<br />

i 16 anni, già incinta,<br />

per condividere<br />

il proprio<br />

segreto e trovare<br />

comprensione,<br />

approvazione e<br />

sostegno. Maria<br />

si mosse non per<br />

ansia o per incertezza,<br />

non per<br />

superficiale curiosità<br />

o “per toccare<br />

con mano”<br />

prima di credere.<br />

Si è mossa in<br />

fretta perché aveva<br />

creduto a ciò<br />

che le era stato<br />

detto dall’angelo.<br />

È andata a<br />

leggere il segno<br />

che le era stato<br />

indicato e così<br />

davanti ad Elisabetta<br />

ha compreso<br />

il “dono impossibile” che le<br />

era stato dato.<br />

Maria<br />

coopera con la grazia di Dio<br />

Scrive Giovanni Paolo II nella<br />

Redemptoris Mater (n. 13):<br />

«Nell’Annunciazione, infatti,<br />

Maria si è abbandonata a Dio<br />

completamente, manifestando<br />

l’obbedienza della fede a colui<br />

che le parlava mediante il messaggero<br />

e prestando il “pieno ossequio<br />

dell’intelletto e della volontà”.<br />

Ha risposto dunque, con<br />

tutto il suo “io” umano, femminile,<br />

ed in tale risposta di fede<br />

erano contenute una perfetta cooperazione<br />

“con la grazia di Dio<br />

che previene e soccorre” ed una<br />

perfetta disponibilità all’azione<br />

dello Spirito Santo, il quale “perfeziona<br />

continuamente la fede<br />

mediante i suoi doni”».<br />

Maria aveva in sé un segreto<br />

ineffabile, ma umanamente pesante<br />

e schiacciante, e voleva<br />

condividerlo con un’altra donna,<br />

non solo parente ma nelle stesse<br />

condizioni. Ancora il Card. Martini:<br />

«Anche a noi è capitato di<br />

portare pesi opprimenti che non<br />

possiamo comunicare: problemi,<br />

sofferenze senza limiti che altri<br />

ci hanno confidato o ci hanno lasciato<br />

intravedere. Non dovrebbe<br />

essere difficile, quindi, capire<br />

qualcosa di Maria che aveva<br />

un segreto bellissimo e però pesante:<br />

la sua verginità, il rapporto<br />

con Giuseppe, la nuova determinazione<br />

della sua vita, il<br />

mistero in cui cominciava ad entrare<br />

e che si sarebbe svelato pienamente<br />

con la croce e la resurrezione<br />

del suo Figlio. Ecco che,<br />

ad un tratto, si sente compresa,<br />

avverte che un’altra persona senza<br />

bisogno di spiegazioni, sa del<br />

suo segreto, glielo conferma, le<br />

assicura che ha fatto bene a fidarsi,<br />

quasi a dire: “Coraggio, ti<br />

ho capita, non aver paura, sei sulla<br />

strada giusta, io stessa sto per<br />

avere un figlio”» (in Sui sentieri<br />

della visitazione, pag. 28).<br />

Non diminuiamo la grandezza<br />

umana e soprannaturale di Maria<br />

o la genuinità della sua fede<br />

al progetto di Dio, se ipotizziamo<br />

anche in lei un desiderio,<br />

umanissimo, di venire confermata<br />

da altri nei propri propositi<br />

e decisioni esistenziali, e anche<br />

per ricevere un po’ d’incoraggiamento.<br />

Questa conferma e sostegno<br />

da parte di Elisabetta faranno<br />

esplodere in Maria il cantico<br />

della pura lode a Dio, il Magnificat.<br />

Mario Scudu<br />

11


Avvenimenti<br />

Papa Wojtyla:<br />

santo presto o q<br />

Il processo di beatificazione<br />

di Giovanni Paolo II è alla<br />

stretta finale? Proprio in questi<br />

giorni a Roma, presso la Congregazione<br />

per le cause dei santi<br />

si è riunita una commissione, composta<br />

da otto teologi più il promotore<br />

della fede, Monsignor Sandro<br />

Corradini, per valutare vita,<br />

opere e scritti di Karol Wojtyla e<br />

dare il via libera alla procedura<br />

ultima. In pratica, la commissione<br />

deve esaminare il lavoro compiuto<br />

nell’ambito della prima fase<br />

del processo di beatificazione,<br />

quella che è chiamata “processo<br />

diocesano”, e soprattutto esaminare<br />

le prove di santità raccolte e<br />

ordinate dal postulatore, cioè dall’avvocato<br />

difensore” della causa,<br />

Monsignor Slawomir Oder, in<br />

un documento di 1500 pagine. Se<br />

la commissione approverà il lavoro<br />

del tribunale diocesano e<br />

quello dell’avvocato difensore,<br />

il giorno fatidico<br />

della beatificazione di Giovanni<br />

Paolo II dovrebbe essere<br />

molto vicino.<br />

12<br />

Quanto vicino?<br />

Tutti se lo chiedono.<br />

Ma è impossibile stabilirlo.<br />

Viene in mente la frase<br />

“santo, santo subito”<br />

gridata dalla folla durante<br />

le esequie di Papa Wojtyla,<br />

la mattina dell’8 aprile<br />

2005, e poi diventata<br />

uno slogan. Celebrava il<br />

rito il cardinale Ratzinger<br />

e con lui concelebravano<br />

157 cardinali. Erano presenti<br />

700 vescovi e 3000<br />

tra prelati e sacerdoti. Da<br />

ogni parte del mondo erano<br />

giunti i potenti della terra: 169<br />

delegazioni straniere con 10 monarchi,<br />

59 capi di Stato, 3 principi<br />

ereditari, 17 capi di governo,<br />

primi ministri, presidenti di<br />

parlamenti, ministri. E una folla<br />

di fedeli calcolata intorno a due<br />

milioni, mentre le telecamere di<br />

137 catene televisive di 81 Paesi,<br />

trasmettevano la cerimonia in diretta,<br />

in mondovisione, raggiungendo<br />

un numero di spettatori<br />

calcolato sui tre miliardi.<br />

C’era la Chiesa e il mondo intero<br />

intorno a quella bara povera,<br />

posta sulla nuda terra della piazza.<br />

E quel grido “Santo, santo subito”,<br />

ripetuto durante l’o melia<br />

del cardinale Ratzinger pareva<br />

una ripetizione corale e quasi dolorosa,<br />

rivolta alla Chiesa. Ratzinger,<br />

che in quel momento, come<br />

cardinale decano, rappresentava<br />

la Chiesa, volle rispondere e<br />

lo fece con delle frasi incredibili<br />

che, pronunciate in quel momento,<br />

davanti alla più grande assemblea<br />

ecclesiale che si potesse<br />

immaginare e al mondo intero<br />

avevano il significato di una proclamazione,<br />

di una beatificazione<br />

immediata. Con voce sicura, commossa<br />

e ispirata, disse: “Possiamo<br />

essere sicuri che il nostro amato<br />

Papa sta adesso alla finestra<br />

della casa del Padre, ci vede e ci<br />

benedice”. Il 28 aprile, poi, cioè<br />

sole tre settimane dopo quelle esequie,<br />

quando Ratzinger era diventato<br />

Papa da nove giorni, volle<br />

dare il via libera per l’inizio<br />

della causa di beatificazione di<br />

Papa Wojtyla, concedendo la deroga<br />

alla norma canonica che stabilisce<br />

che le cause di beatificazione<br />

non possano iniziare prima<br />

che siano passati cinque anni dalla<br />

morte del candidato.<br />

Sembrava quindi che<br />

l’invocazione “santo, santo<br />

subito” potesse trovare<br />

un’immediata risposta. Sono<br />

trascorsi quattro anni.<br />

Se il processo si concludesse<br />

a breve, quel grido<br />

avrebbe ancora un significato.<br />

Ma, purtroppo, in Vaticano<br />

non tutti sono ottimisti.<br />

Restano ancora delle<br />

ombre, molte ombre, affermano<br />

i pessimisti. Ritengono<br />

impossibile che,<br />

a così breve distanza dalla<br />

morte, si sia potuto esaminare<br />

con equilibrio e<br />

completezza l’esistenza di<br />

un pontefice che ha regnato<br />

per quasi 27 anni e<br />

ha intrattenuto rapporti con<br />

i potenti di ogni parte del


uando?<br />

Un’immagine dell’archivio degli Uffici<br />

della Postulazione, dove ogni giorno<br />

arrivano centinaia di lettere inviate<br />

dai fedeli.<br />

mondo. Inoltre, affermano che<br />

non si possa procedere in questo<br />

processo senza prima esaminare<br />

tutti gli scritti di Wojtyla. Giovanni<br />

Paolo II, nel testamento aveva<br />

chiesto che tutte le sue carte<br />

private fossero bruciate, ma il suo<br />

segretario Stanislao Dziwisz le ha<br />

conservate e l’immenso archivio<br />

è stato trasferito da Roma all’arcivescovado<br />

di Cracovia dove però<br />

non è ancora stato inventariato<br />

e non è stato possibile quindi<br />

esaminare il contenuto di quelle<br />

carte. Ci sono poi i documenti dei<br />

servizi segreti russi e polacchi.<br />

Gli 007 di quei Paesi spiarono in<br />

continuazione la vita di Wojtyla,<br />

ed erano riusciti anche a infiltrare<br />

quattro superspie del KGB nello<br />

stretto entourage del Papa in<br />

Vaticano. Che cosa contengono<br />

quei documenti segreti?<br />

I dubbi dei pessimisti si scontrano<br />

con i sostenitori della tesi<br />

“santo, santo subito”. I quali temono<br />

che, a voler esaminare tutto,<br />

ci si immetta in un labirinto<br />

da cui non si sa quando si potrà<br />

uscire. Come è accaduto per la<br />

causa di beatificazione di Pio XII<br />

e, in un certo senso, anche per<br />

Foto Nicola Allegri<br />

quella di Giovanni XXIII. I Papi<br />

moderni, che hanno un’attività<br />

diplomatica intensissima, con<br />

contatti con tutte le nazioni, credenti<br />

e non credenti, possono diventare<br />

bersaglio di campagne<br />

diffamatorie, basate su calunnie<br />

e su falsi documenti, che, grazie<br />

al frenetico tam tam mediatico<br />

tipico della nostra civiltà, diventano<br />

baluardi insuperabili.<br />

Chi avrà ragione nell’immediato<br />

per quanto riguarda la causa<br />

di beatificazione di Giovanni<br />

Paolo II? Gli ottimisti o i pessimisti?<br />

Ratzinger o i burocrati intransigenti?<br />

Per il cronista che<br />

cerca una risposta chiara, il Vaticano<br />

resta impenetrabile.<br />

In attesa che il dilemma si<br />

chiarisca, abbiamo visitato gli<br />

Uffici della Postulazione, il luogo<br />

cioè dove lavora l’avvocato<br />

difensore, Monsignor Oder, colui<br />

che nel processo di beatificazione<br />

ha avuto l’incarico di produrre<br />

le “prove” della santità di Giovanni<br />

Paolo II.<br />

Ci ha guidato la dottoressa<br />

Aleksandra Zapotoczny che in<br />

questi quattro anni ha fatto parte<br />

del gruppo dei collaboratori<br />

più stretti di Monsignor Oder.<br />

Siamo al quarto piano del Palazzo<br />

arcivescovile del Vicariato<br />

di Roma. Gli Uffici del Postulatore<br />

sono francescanamente<br />

semplici. Poche stanze e nessun<br />

lusso.<br />

Aleksandra Zapotoczny è una<br />

giovane giornalista polacca nata<br />

a Wadowice, la cittadina di Karol<br />

Wojtyla. Lavora con il postulatore<br />

della Causa fin dall’inizio<br />

ed è quindi molto informata sull’argomento.<br />

È responsabile del<br />

periodico “Totus Tuus”, la rivista<br />

ufficiale della causa di beatificazione<br />

di Papa Wojtyla, ed ha pubblicato<br />

tre libri di testimonianze<br />

sulla sua santità. «Ho imparato<br />

ad amare Giovanni Paolo II fin da<br />

13


ambina», dice. «Mia madre, medico,<br />

raccomandava sempre i suoi<br />

malati a Papa Wojtyla, e quando<br />

lui era in vita, li portava qui a<br />

Roma perché li benedicesse. Mia<br />

nonna, fu compagna di scuola al<br />

liceo di Karol; la mia bisnonna si<br />

inginocchiava quando lo vedeva<br />

in televisione. Non avrei mai potuto<br />

pensare che un giorno la mia<br />

vita sarebbe stata così legata a<br />

Giovanni Paolo II».<br />

Che genere di lavoro è il suo?<br />

Aiuto il postulatore a tenere i<br />

contatti con la grande famiglia<br />

degli ammiratori e dei devoti di<br />

Giovanni Paolo II. Famiglia immensa,<br />

sparsa su tutta la terra.<br />

Monsignor Oder, come postulatore,<br />

lavora con la commissione<br />

incaricata di raccogliere e valutare<br />

tutto quello che riguarda Giovanni<br />

Paolo II. Noi invece teniamo<br />

i contatti con il pubblico, con<br />

i giornali, con la gente.<br />

Questo genere di processi erano<br />

operazioni macchinose che<br />

procedevano su binari vecchi e<br />

lenti. Un procedere imbrigliato<br />

da antiche consuetudini e lentezze<br />

burocratiche. Monsignor Oder,<br />

fin dall’inizio del suo mandato<br />

ha deciso di utilizzare tutti i mezzi<br />

moderni e i canali della comunicazione.<br />

In particolare quelli<br />

legati a Internet, la rete globale.<br />

Quindi, ha voluto che ci fosse<br />

un sito, in cui dare le informazioni<br />

sul processo in tempo<br />

reale: e la posta elettronica, attraverso<br />

la quale la gente, in qualunque<br />

parte del mondo, poteva<br />

inviare notizie e informazioni.<br />

Questo sistema ha aiutato molto<br />

il lavoro, rendendolo dinamico.<br />

Che cosa arriva in questo vostro<br />

ufficio?<br />

Di tutto. Lettere, e-mail, testimonianze,<br />

regali fatti a Papa Wojtyla,<br />

invocazioni disperate di aiuto,<br />

richieste di preghiere, una valanga<br />

di materiale. Le lettere, le<br />

14<br />

e-mail vengono lette, catalogate<br />

e conservate. Se necessario, si risponde.<br />

Quelle più significative<br />

le abbiamo pubblicate sul sito e<br />

sulla rivista. Tutti e due, rivista e<br />

sito, hanno lo stesso titolo: Totus<br />

Tuus.<br />

“Maria, ancora una volta mi affido a<br />

Te e con affetto confidente ti ripeto:<br />

sono tutto Tuo!” ha detto il 10 aprile<br />

2003, parlando ai giovani del Lazio.<br />

Cosa scrive la gente?<br />

Confida il suo amore, la sua<br />

devozione per Giovanni Paolo II.<br />

Molte lettere contengono richieste<br />

di aiuto. Le persone si rivolgono<br />

a Giovanni Paolo II come se<br />

fosse vivo. Lo chiamano per nome,<br />

“Caro Papa”, “Caro Karol”,<br />

“Caro Giovanni Paolo”, e anche<br />

“Caro papà”. Raccontano le loro<br />

pene, le sofferenze, fisiche e morali.<br />

A volte le loro tragedie. Certe<br />

lettere sono macchiate e si capisce<br />

che la persona scrivendo<br />

piangeva. Ma ci sono anche tante<br />

lettere di ringraziamento. Persone<br />

che raccontano di aver pregato<br />

il Papa e di aver ottenuto grazie<br />

importanti, guarigioni strepitose,<br />

miracoli. Nel primo anno<br />

dopo la morte del Papa, le lettere<br />

erano prevalentemente dominate<br />

dal dolore per la perdita di<br />

Giovanni Paolo, persona amatissima.<br />

Nel secondo anno invece<br />

dominavano le richieste di aiuto.<br />

Nelle lettere del terzo anno dopo<br />

la morte, prevalgono i ringraziamenti<br />

per grazie ricevute e i racconti<br />

di conversioni, di guarigioni<br />

prodigiose.<br />

C’è qualche lettera che ricorda<br />

in maniera particolare?<br />

Le ricordo tutte perché ognuna<br />

è come un brandello vivo di<br />

sofferenza e di amore. Mi commuovono<br />

soprattutto le lettere<br />

delle giovani spose che desiderano<br />

avere un figlio e non arriva.<br />

Sembra che Giovanni Paolo II,<br />

dal cielo, sia molto sensibile a<br />

questi problemi. Monsignor Oder<br />

dice che, quando sarà fatto santo,<br />

Papa Wojtyla potrebbe diventare<br />

il protettore delle mamme che non<br />

riescono ad avere figli. Sono moltissime<br />

infatti le lettere di spose<br />

che ringraziano Giovanni Paolo<br />

II perché hanno avuto la grazia<br />

di un figlio dopo cinque e anche<br />

dieci anni di attesa. Qualcuna di<br />

queste mamme a volte viene a<br />

Roma a pregare sulla tomba del<br />

Papa e poi vengono qui, nei nostri<br />

Uffici, con il bambino in braccio<br />

a farcelo vedere.<br />

Ci sono lettere che raccontano<br />

di qualche guarigione veramente<br />

prodigiosa?<br />

Molte. Le lettere sono servite<br />

proprio per conoscere le guarigioni<br />

che sono poi state studiate<br />

e utilizzate come “prove” di santità.<br />

A volte le guarigioni risultavano<br />

così strepitose che la gente,<br />

pensando che noi non si potesse<br />

credere a quanto raccontava,<br />

ci inviava anche le cartelle<br />

cliniche.<br />

Mi ha molto colpito il racconto<br />

di una donna di 50 anni. Ammalata<br />

di tumore, con metastasi diffuse,<br />

fu dimessa dall’ospedale<br />

perché potesse morire in famiglia.<br />

Lei, cosciente del suo stato,<br />

si preparava alla morte pregando<br />

Papa Wojtyla. Ma chiedeva anche<br />

aiuto, aggiungendo sempre però<br />

la frase: “Sia fatta la volontà di<br />

Dio”. Era andata perfino a com-


perare il vestito che voleva indossare<br />

da morta. Ma ad un certo<br />

momento cominciò a sentirsi<br />

meglio. Alla visita di controllo,<br />

i medici rimasero stupefatti. Del<br />

tumore e delle metastasi non c’era<br />

più traccia. La signora sta bene e<br />

ogni tanto ci manda i saluti.<br />

Un altro caso strepitoso è accaduto<br />

in Polonia. Un ragazzo,<br />

Davide, fu colpito da un tumore ai<br />

reni. Inoperabile. Nella lettera, la<br />

mamma racconta che furono tentate<br />

tutte le cure possibili, ricovero<br />

in ospedali vari, chemioterapia<br />

e anche una nuova cura sperimentale<br />

americana. Niente. Il male<br />

progrediva rapidamente. Si formarono<br />

metastasi ai polmoni e il<br />

giovane non riusciva più a respirare.<br />

Sarebbe morto soffocato. Allora<br />

i genitori pensarono di portare<br />

Davide a Roma per pregare sulla<br />

tomba di Papa Wojtyla, ma Davide<br />

si oppose, disse che lui non<br />

credeva. I genitori insistettero e<br />

riuscirono a convincerlo. Davide<br />

non si reggeva in piedi e fu portato<br />

sulla tomba del Papa in barella.<br />

I suoi genitori pregavano e piangevano,<br />

lui guardava in silenzio.<br />

Ad un certo momento accadde<br />

qualche cosa di stupefacente. Davide<br />

si sentì improvvisamente bene.<br />

“Usciti dalla Basilica”, scrive<br />

la mamma del giovane nella sua<br />

lunga lettera “Davide ha cominciato<br />

a correre tenendosi con le<br />

mani i pantaloni che erano diventati<br />

larghi a causa del suo spaventoso<br />

dimagrimento e gli cadevano”.<br />

Il giovane era guarito e ora sta<br />

bene. È un episodio sconvolgente,<br />

ma nelle lettere ce ne sono tanti<br />

altri di simili.<br />

Mi commuovono le lettere dei<br />

bambini. Mandano disegni dove<br />

tratteggiano il Papa con le ali o<br />

con l’aureola dei santi. A volte<br />

sulla busta scrivono come indirizzo.<br />

“Papa Giovanni Paolo II”<br />

e indicano come città “Cielo”.<br />

Oppure “Paradiso”. Nient’altro. E<br />

la cosa stupenda è che le lettere<br />

arrivano qui da noi. Questo significa<br />

che molte altre persone,<br />

Produced by MacMadness<br />

impiegati delle poste, portalettere<br />

delle varie nazioni e città, si<br />

danno da fare perché quelle lettere<br />

raggiungano il Vaticano dimostrando<br />

in questo modo che<br />

anche loro amano Papa Wojtyla.<br />

Struggenti le lettere di carcerati<br />

e sono diverse. Non chiedono<br />

di poter tornare liberi, ma piangono<br />

sulle loro colpe e chiedono<br />

perdono. Ricordo un giovane di 33<br />

anni. Scrisse chiedendo una foto<br />

del Papa. Gliela inviammo. Dopo<br />

qualche settimana mandò una lettera<br />

di 14 pagine nella quale raccontava<br />

la sua vita sbagliata e la<br />

conversione che era arrivata attraverso<br />

il ricordo di Giovanni<br />

Paolo II. Voleva collaborare in<br />

qualche modo al processo di Beatificazione.<br />

Scrisse che non aveva<br />

soldi per fare un’offerta. L’unico<br />

oggetto prezioso era una collanina<br />

d’oro ricordo della sua<br />

mamma e mise nella lettera quella<br />

collanina d’oro. Non potevamo<br />

tenerla. Andai nelle grotte Vaticane<br />

e la posi sulla tomba del Papa<br />

pregando. Poi la rispedii a quel<br />

carcerato che rispose una lettera<br />

che faceva piangere.<br />

Lei ha raccolto queste lettere anche<br />

in alcuni libri<br />

Sono testimonianze stupende<br />

di fede, di amore. Sono certa che<br />

a conoscerle fa bene. In accordo<br />

con monsignor Oder, abbiamo perciò<br />

deciso di raccoglierle in un libro<br />

che abbiamo pubblicato un<br />

anno fa, con il titolo di “Miracoli”.<br />

Lo abbiamo pubblicato in Polonia<br />

ed è stato un successo strepitoso,<br />

centomila copie in pochi<br />

mesi. Per questo abbiamo poi pubblicato<br />

un secondo libro, “Nuovi<br />

miracoli” e un libro con i disegni<br />

e le lettere dei bambini che ho curato<br />

con il vaticanista Franco Bucarelli.<br />

Ora questi volumi saranno<br />

tradotti in varie lingue.<br />

Il successo era inevitabile.<br />

Questi libri contengono storie<br />

che non sono frutto di invenzione,<br />

della fantasia di uno scrittore,<br />

sono storie vere, resoconti<br />

semplici di vicende a volte strepitose,<br />

come le guarigioni, veramente<br />

accadute e raccontate da<br />

chi le ha vissute. Ma il successo<br />

è dovuto soprattutto perché il<br />

protagonista di questi libri è Giovanni<br />

Paolo II. È morto da quattro<br />

anni, ma la sua popolarità<br />

continua ad essere grande, grandissima.<br />

Qui nei nostri uffici ne<br />

abbiamo la prova. Con il passare<br />

del tempo, le lettere, le e-mail,<br />

invece di diminuire, aumentano.<br />

E arrivano da ogni parte, perché<br />

il mondo intero continua a parlare<br />

di lui.<br />

Renzo Allegri<br />

15


I Novissimi /15<br />

INTERROGATIVI SULL’INFERNO<br />

Tutti gli uomini si salveranno?<br />

Il credente non deve dare ascolto a tutti i ragionamenti<br />

che si sentono fare sull’inferno. Dove si trova<br />

l’inferno? C’è il fuoco e quali altri tormenti? È eterno?<br />

Tutti si salveranno?<br />

Il Catechismo della Chiesa Cattolica risponde:<br />

“L’inferno consiste nella dannazione eterna di quanti<br />

muoiono per libera scelta in peccato mortale. La<br />

pena principale dell’inferno sta nella separazione<br />

eterna da Dio, nel quale unicamente l’uomo ha la vita<br />

e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali<br />

aspira. Cristo esprime questa realtà con le parole:<br />

«Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno»<br />

(Mt 25,41) (CCC. Compendio n. 212).<br />

Dunque, l’Inferno non è un luogo, non ci sono<br />

fiamme di fuoco, né tormenti vari. L’eterna separazione<br />

da Dio: questo è il grande tormento.<br />

Qualcuno osa pensare e sperare che Dio non consentirà<br />

mai che uno si perda e precipiti nell’inferno,<br />

in una situazione così disastrosa ed eterna. Il nostro<br />

Dio è tutto misericordia, e ha pagato<br />

la salvezza di tutti con l’amore<br />

di suo Figlio consegnato alla<br />

morte ignominiosa per il nostro riscatto.<br />

Dunque chi si mette d’accordo<br />

con Gesù si salverà.<br />

Ami Dio e il prossimo tuo?<br />

L’uomo che non ama Dio e che<br />

rifiuta di amare e soccorrere il prossimo<br />

suo, e nella sua piena libertà<br />

sceglie se stesso e non l’Amore<br />

infinito, e non si ravvede prima di<br />

morire, si troverà nella reale possibilità<br />

di perdersi nell’inferno eterno<br />

che egli stesso si è costruito.<br />

Dio ama, egli è l’amore, e sa<br />

amare più che una mamma terrena<br />

le sue creature. La sua casa è la<br />

16<br />

Celebrazione<br />

In cammino verso le ultime realtà<br />

casa dove tutti lo amano e si amano a vicenda. Il peccatore<br />

impenitente, che non ama Dio né il suo prossimo,<br />

si prepara una casa là dove regna l’odio. Mi domando:<br />

quando mai costui potrà anche solo pensare<br />

di poter entrare nella casa del Padre, egli che ha scelto<br />

in modo definitivo di essere un fiero nemico di<br />

Gesù Cristo?<br />

Sta di fatto, però, che Dio non abbandona mai il<br />

peccatore al suo destino di morte eterna, perché quanto<br />

c’è nella creatura di morte e di peccato, egli lo ha<br />

voluto caricare sulle spalle del Figlio suo Agnello<br />

immolato per la salvezza del mondo.<br />

Proprio come sta scritto: Dio, Padre nostro, non<br />

ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato<br />

per la salvezza di tutti noi (cf Rm 8,32). Pertanto a<br />

tutti è dato sperare, con sicura certezza, nell’aiuto<br />

che il Padre dona a tutti i suoi figli. Non solo il Padre<br />

amoroso ma anche il Figlio Incarnato e lo Spirito<br />

Santo, sono fortemente interessati di tutte le<br />

creature umane, perché amando Dio e il prossimo<br />

si salvino.<br />

Preghiamo con il Salmo 1<br />

Rit.: Beato chi cammina nella luce<br />

del Signore.<br />

Beato chi non segue il consiglio<br />

degli empi e non indugia nella<br />

via dei peccatori, ma si compiace<br />

della legge del Signore,<br />

la sua legge medita giorno e<br />

notte.<br />

Rit.<br />

Sarà come albero piantato lungo<br />

corsi d’acqua, che darà frutto a<br />

suo tempo e le sue foglie non<br />

cadranno mai; riusciranno tutte<br />

le sue opere.<br />

Rit.<br />

Non così, non così gli empi: ma come<br />

pula che il vento disperde. Il<br />

Signore veglia sul cammino dei<br />

giusti, ma la via degli empi andrà<br />

in rovina.<br />

Rit.


Dio vuole che tutti si salvino?<br />

Posso io vivere in pace se uno si danna?<br />

Ora propongo a me e ai nostri lettori di far nostre<br />

le pene e le angosce che Charles Péguy ha vissuto nella<br />

sua pelle, pensando all’evento della salvezza o della<br />

perdizione eterna, di fronte a questo interrogativo:<br />

Io mi salvo, e gli altri?<br />

Per lui questo pensiero si era presentato come uno<br />

scoglio terribile. Il suo cuore si acquietò quando riuscì<br />

a trovarne la soluzione. Egli aveva scoperto che<br />

«dobbiamo salvarci tutti insieme. Insieme andare a<br />

Dio. Insieme presentarci al suo cospetto. I credenti<br />

debbono tenersi stretti gli uni gli altri. Esistere, vivere,<br />

sperare, pregare l’uno per l’altro. Sperare significa<br />

non escludere nessuno dalla salvezza. Questa<br />

speranza ha la sua radice in Dio, e in particolare<br />

nella misericordia di Dio, una misericordia piena di<br />

sentimenti in nostro favore. Il buon Pastore lascia le<br />

novantanove pecore in buona custodia e va in cerca<br />

di quella perduta e, trovatala, si rallegra più per quella<br />

che non per le novantanove che non si erano smarrite.<br />

«Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda<br />

neanche uno solo di questi piccoli» (Mt 18,12-14).<br />

Gesù, l’Incarnato, ha sperimentato l’angoscia dell’amore<br />

non corrisposto. Gesù ha saputo sulla sua<br />

pelle che cosa voglia dire amare fino alla morte e alla<br />

morte in croce. Chi spera in noi è Dio stesso. Gesù<br />

è venuto là dove ognuno di noi si è smarrito e perduto.<br />

Gesù attende anche l’ultimo dei peccatori. Con<br />

trepidazione e speranza Gesù Cristo sta nelle mani<br />

di tutti gli uomini peccatori.<br />

Noi dobbiamo nutrire gli stessi suoi sentimenti, trepidare<br />

e sperare per tutti gli uomini, e vivere nella comunità<br />

di coloro che sperano, in modo che nessuno<br />

venga mai escluso dall’attesa della salvezza eterna.<br />

Proprio come sta scritto: «Dio vuole che tutti gli uomini<br />

siano salvati e arrivino alla conoscenza della<br />

verità» (1Tm2,4). Per certo egli ci mette in guardia<br />

a non cadere nell’inferno, ma usa tutto il suo amore<br />

per convincerci ad accogliere il buon Pastore.<br />

Fino a quando hai tempo di salvarti?<br />

Qui sopra e nell’altra pagina: raffigurazioni antiche dell’inferno:<br />

all’epoca gli artisti sottolineavano le sofferenze<br />

corporali piuttosto che la separazione dall’Amore di Dio.<br />

Fino all’ultimo istante della tua vita, tu, se ti penti,<br />

Dio ti salverà. Ma tu, se adesso che stai bene non<br />

ti penti mai, sei sicuro di farlo al momento di un infarto,<br />

o di uno schianto stradale, o di una lunga malattia?<br />

Se tutte le volte che offendi il buon Dio e chiudi<br />

il cuore alle necessità dei poveri e non ti penti affatto,<br />

sei sicuro di rivolgerti al Padre delle misericordie<br />

nell’ora della tua morte?<br />

Stiamo ben attenti a non accogliere le affermazioni<br />

di coloro che dicono: c’è sempre tempo per chiedere<br />

perdono, e poi c’è troppa sproporzione tra colpa<br />

e castigo eterno. No, non c’è affatto sproporzione,<br />

perché qui in terra possono essere cancellati anche i<br />

peccati più gravi da un serio pentimento, ma dopo la<br />

morte peccato e castigo sono un tutt’uno per sempre.<br />

Noi sappiamo quanto sia accorato il cuore purissimo<br />

di Maria, la madre di Gesù, nei riguardi dei<br />

peccatori, soprattutto di quelli più incalliti. Infatti la<br />

supplichiamo quale Madre di misericordia e quante<br />

volte sale al suo cuore il nostro grido: o Madre di Dio,<br />

prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra<br />

morte.<br />

L’invito alla preghiera deve stare in cima ai nostri<br />

pensieri. Gesù per questo scopo ha sofferto patimenti<br />

inauditi e ha stabilito che il suo sacrificio venisse<br />

perpetuato in tutti i tempi e in tutti i luoghi fino alla<br />

fine dei tempi. Non vi è interesse più grande al mondo<br />

per il Padre celeste che questo: la salvezza di tutti.<br />

Non bisogna darla vinta al Nemico. Dio è con noi.<br />

Preghiera<br />

Dimmi, o mio Consolatore, che cosa posso fare perché<br />

i più bisognosi di misericordia possano ricevere<br />

l’abbraccio del Padre?<br />

Certamente, tu che credi e speri puoi fare molto per<br />

i peccatori: unito alla passione di Cristo prega il<br />

Padre del cielo ed egli Li salverà.<br />

Don Timoteo Munari<br />

17


Il senso spirituale dell<br />

Bibbia e spiritualità<br />

La volta scorsa avevamo visto<br />

i primi tre sensi spirituali<br />

con cui i Padri della<br />

Chiesa avevano letto la Bibbia.<br />

Ora analizzeremo gli altri sensi<br />

spirituali che ci aiutano a scendere<br />

a fondo nella comprensione<br />

del testo sacro.<br />

Il senso tropologico o morale<br />

Il senso tropologico ha per<br />

oggetto la vita morale dei fedeli.<br />

La tropologia non è fare delle<br />

moralizzazioni superficiali del<br />

testo biblico, ma cogliere il senso<br />

che la Scrittura dà alla vita<br />

cristiana del credente; è ricercare<br />

i riflessi morali che l’economia<br />

salvifica, iniziata nell’Antico<br />

Testamento può avere nella<br />

vita del cristiano e trarre applicazioni<br />

tropologiche tanto dalla<br />

vita morale del popolo di Israele,<br />

quanto dalla vita di Cristo e<br />

della Chiesa.<br />

Accanto a una tropologia dottrinale,<br />

si sviluppa una tropologia<br />

mistica, caratteristica dell’esegesi<br />

medievale, che ha come<br />

massimo rappresentante Gregorio<br />

Magno. In questa esegesi<br />

c’è l’ansia di oltrepassare «la caligine<br />

delle allegorie» per arrivare<br />

alle segrete dolcezze dello<br />

spirito del Vangelo.<br />

Questo cambiamento nell’esegesi<br />

è dovuto al fatto che,<br />

mentre nel periodo patristico l’intelligenza<br />

spirituale della Scrittura<br />

consisteva nell’ingresso alla<br />

fede cristiana, prefigurato dall’Antico<br />

al Nuovo Testamento,<br />

nel Medioevo, per il diverso clima<br />

di vita cristiana nel quale la<br />

fede coesiste con il secolare, si<br />

18<br />

esprimeva nella conversione di<br />

vita, nel passaggio dal secolo alla<br />

vita monastica.<br />

Il «senso spirituale» della Bibbia<br />

è dunque il mistero di Cristo<br />

e della Chiesa in quanto si riproduce<br />

realmente nell’anima e<br />

nella vita del fedele: si passa dall’esperienza<br />

del peccato, della<br />

conversione, della purificazione,<br />

della passione di Cristo, alla speranza<br />

cristiana della «creatura<br />

nuova».<br />

Il senso anagogico<br />

Questo senso già introdotto<br />

nell’esegetica antica da Origene,<br />

Gregorio Nisseno e Girolamo,<br />

indica il senso della Scrittura che<br />

conduce in alto il pensiero dell’interprete.<br />

Le forme anagogiche sono<br />

due: una speculativo-dottrinale<br />

e corrisponde all’escatologia, e<br />

l’altra contemplativa e ci introduce<br />

nella mistica, ma – dice de<br />

Lubac – «entrambe fanno parte<br />

del mistero cristiano; nell’uno e<br />

nell’altro caso ne costituiscono il<br />

vertice, il termine». 1<br />

Il mistero di Cristo avrà la sua<br />

consumazione gloriosa nel suo<br />

ritorno alla fine dei tempi. Il senso<br />

biblico di un testo in riferimento<br />

a quest’ultimo stadio del<br />

mistero di Cristo è dunque il senso<br />

anagogico.<br />

Per la cristianità antica dunque<br />

il senso della Bibbia, pur assumendo<br />

dimensioni nuove, è sempre<br />

uno solo, perché esprime<br />

un’unica realtà: il mistero di Cristo<br />

che è insieme mistero di Israele,<br />

del credente, dell’eternità di<br />

ogni cristiano.<br />

La formulazione dei sensi biblici<br />

in storia, allegoria, tropologia<br />

ed anagogia rappresenta in<br />

modo vero la dottrina autentica<br />

e più adeguata al mistero cristiano.<br />

La componente ecclesiale<br />

La voce vivente della Chiesa<br />

ci raggiunge, dopo la Pentecoste,<br />

non solo attraverso gli interventi<br />

e le decisioni del Magistero<br />

o nei riti della preghiera liturgica,<br />

ma anche attraverso le<br />

parole e gli scritti dei Padri, che<br />

sono veramente i nostri antenati<br />

nella fede.<br />

Un altro loro insegnamento,<br />

di grande attualità, è la dimensione<br />

ecclesiale della loro esegesi<br />

e teologia. Il lavoro di ricerca<br />

e di approfondimento delle<br />

realtà divine e umane della<br />

Scrittura è da loro compiuto sempre<br />

nella Chiesa ed a servizio<br />

immediato del popolo di Dio.<br />

I rapporti storia-teologia sono<br />

da loro concepiti sempre all’interno<br />

della Chiesa. Essi hanno<br />

costantemente scritto, sentito,<br />

pensato, parlato dentro la<br />

Chiesa e non fuori o contro di essa.<br />

Sant’Agostino scrive che «furono<br />

maestri nella Chiesa, quelli<br />

stessi che furono discepoli in<br />

essa », 2 ed il grande Origene,<br />

pur sbagliando, mai nel suo cuore<br />

ha avuto l’intenzione di andare<br />

contro la Chiesa o di sottrarsi al<br />

suo giudizio ed affermava: «Io<br />

sono uomo della Chiesa vivente<br />

nella fede di Cristo e posto<br />

nella Chiesa». 3<br />

Essi ascoltano, meditano e annunciano<br />

la Parola di Dio nella


a Scrittura /2<br />

comunità, radunata per il culto,<br />

in un clima di vera fede, di autentica<br />

lode e disponibilità allo<br />

Spirito.<br />

Gregorio Magno ad esempio,<br />

uomo investito del carisma di governo<br />

e di magistero per i fratelli,<br />

non esitava a confessare di se<br />

stesso con grande semplicità:<br />

«Esperimento che molti passi<br />

della Sacra Scrittura, che da solo<br />

non ho potuto pienamente<br />

comprendere, li ho compresi<br />

quando mi sono trovato in mezzo<br />

ai miei fratelli». 4<br />

È tutta la comunità ecclesiale<br />

che assume il suo compito profetico<br />

nella comune intelligenza<br />

e crescita della Parola di Dio e<br />

diviene così norma della validità<br />

della Parola. E la comunità<br />

per i Padri è un corpo vivo ed<br />

organico, è tutto il popolo di Dio,<br />

è la Chiesa, luogo ideale dove<br />

La Parola di Dio<br />

è luce ai nostri passi.<br />

(Cfr. Sal 118,105).<br />

risuona la Parola di Dio e lo Spirito<br />

agisce sia in chi annuncia sia<br />

in chi ascolta, dove i misteri della<br />

fede proclamati dai Pastori sono<br />

poi vissuti insieme da tutti nel<br />

culto e nella vita.<br />

Il modo della lettura biblica<br />

«in Ecclesia» diventa così parte<br />

della Tradizione viva. Per i Padri,<br />

le divine Scritture, sia l’Antico<br />

Testamento come rilettura<br />

cristiana, sia il Nuovo Testamento,<br />

composte per essere proclamate<br />

come «kerigma» sempre<br />

vivente ed efficace durante<br />

la liturgia comunitaria eucaristica,<br />

erano un elemento fondamentale<br />

nella Convocazione santa<br />

del Signore, nell’assise perenne<br />

del nuovo popolo d’Israele,<br />

nella comunità escatologica<br />

e messianica intorno all’Agnello<br />

(cf Es 12,1-13.16; 1 Cor 5,7-8;<br />

Eb 12,23).<br />

È la Chiesa come comunitàcomunione,<br />

destinataria e depositaria<br />

della Parola di Dio, la vera<br />

interprete autentica del Libro<br />

Sacro, l’organo qualificato della<br />

rilettura salvifica della Scrittura<br />

nella situazione storico-vitale.<br />

«Solo la Chiesa è la misura<br />

della Bibbia, solo essa ha il cuore<br />

così grande da poter comprendere<br />

questa parola che sorpassa<br />

le capacità naturali e soprannaturali<br />

di ciascuno dei suoi<br />

figli». 5<br />

Sarà tuttavia sotto l’azione<br />

dello Spirito Santo che la Chiesa,<br />

attraverso le diverse tappe<br />

successive del suo cammino,<br />

comprenderà sempre meglio<br />

questo messaggio e ne presenterà<br />

l’approfondimento ai fedeli,<br />

con sempre maggiore chiarezza<br />

e profondità, consapevole<br />

però che lo stesso Magistero<br />

«non è superiore alla Parola<br />

di Dio ma ad essa serve, insegnando<br />

soltanto ciò che è trasmesso»<br />

(DV 10).<br />

Conclusione<br />

L’unità tra Bibbia e spiritualità<br />

per gli antichi Padri era un<br />

tema così vivo e sentito, che per<br />

loro solo il «senso spirituale»<br />

poteva dare l’autentico e più profondo<br />

senso delle Scritture e far<br />

aderire il credente alla totalità<br />

del mistero di Dio rivelato in Cristo<br />

attraverso la totalità della testimonianza<br />

della Chiesa.<br />

Anche il Vaticano II su questo<br />

punto è stato illuminante,<br />

esortando i fedeli a penetrare i<br />

misteri della salvezza con gli occhi<br />

di tutta la Chiesa estesa nel<br />

tempo e nello spazio, per non<br />

perdere la totalità dell’esperienza<br />

e dell’intelligenza cristiana<br />

circa il dato rivelato e le diverse<br />

risonanze che la Parola ha ricevuto<br />

in tutti gli uomini.<br />

Giorgio Zevini<br />

1<br />

H. DE LUBAC, Exégèse médiévale.<br />

Les quatre sens de l’Écriture, I, Paris<br />

1959, pag. 624.<br />

2 AGOSTINO, Opus imperfectum con tra<br />

Julianum 1, 117: CSEL 85, 1, 134, 8.<br />

3 ORIGENE, In Lev. 1,1: PG 12, 405.<br />

4 GREGORIO MAGNO, Hom. in Ez. 2, 2:<br />

PL 76, 948D-949A.<br />

5<br />

G. CHIFFLOT, Comment lire la Bible,<br />

in VieSpir 81 (1949) 258.<br />

19


Musica e Fede<br />

Prokof’ev<br />

portatore della luce che non vide<br />

L’arte serve sempre la bellezza,<br />

e la bellezza è la felicità di possedere<br />

una forma, e la forma è<br />

la chiave organica dell’esistenza;<br />

quindi l’arte, anche quella<br />

tragica, racconta la felicità dell’esistenza.<br />

B. L. Pasternak (scrittore sovietico,<br />

1890-1960, da Il dottor Zivago)<br />

Chi porta il lieto annuncio<br />

della pace non può non<br />

essere a sua volta illuminato<br />

dalla bellezza di un tale<br />

annuncio (vedi Isaia, 52,7);<br />

così, chi porta la luce, non può<br />

non risplendere come un astro,<br />

tenendo alta la parola della vita<br />

(vedi Filippesi 2,15). Questo<br />

non accadde al musicista Prokof’ev,<br />

che, insieme a Stravinskij,<br />

è il maggiore compositore<br />

russo del secolo scorso, impostosi<br />

per il vigore della fantasia<br />

e per l’enorme sorgente di melodia<br />

che il suo genio incessantemente<br />

liberava.<br />

La precoce personalità<br />

di un genio<br />

Sergej Sergeevič Prokof’ev<br />

nacque a Sonzovka nel 1891. Il<br />

padre, agronomo, aveva una vasta<br />

proprietà in Ucraina e la madre<br />

era un’ottima pianista. Le innate<br />

doti musicali di Sergej poterono<br />

quindi svilupparsi in ambiente<br />

favorevole: a sei anni era<br />

già capace di formare pensieri<br />

musicali e due anni dopo scriveva<br />

un’opera (Il gigante, di cui<br />

restano solo abbozzi per pianoforte).<br />

Significativa del suo carattere<br />

e della sua intelligenza fu<br />

la sua passione per gli scacchi:<br />

più della musica, questo gioco<br />

20<br />

coinvolgente e complesso fu da<br />

lui coltivato al punto da potersi<br />

confrontare con diversi campioni<br />

del suo tempo.<br />

Giunto al conservatorio di Pietroburgo,<br />

ebbe tra gli altri maestri<br />

Rimskij-Korsakov, che ne intuì<br />

subito la straordinaria vena<br />

musicale. Il giovane aveva però<br />

un temperamento ribelle ad ogni<br />

forma di accademismo, e il suo<br />

istintivo bisogno di opporsi al<br />

mondo della tradizione trovò<br />

conferma nel successo che ebbero<br />

le sue prime cinque opere<br />

(tra cui quella citata) scritte tra il<br />

1900 e il 1911. Non sono ovviamente<br />

conosciute – il nome di<br />

Prokof’ev è legato a tre-quattro<br />

opere che gli hanno dato fama<br />

I balletti di Prokof’ev resteranno nel repertorio<br />

mondiale come altissima<br />

espressione dell’arte musicale russa.<br />

mondiale e alle sue composizioni<br />

concertistiche – ma, da quanto<br />

rimane degli spartiti, si nota<br />

come seppe impadronirsi dei<br />

mezzi tecnici per esprimere la<br />

propria aggressiva creatività. Dalle<br />

successive “sonate per pianoforte”<br />

emerge un gusto raffinato,<br />

manifestato con lucide e sorprendenti<br />

soluzioni tonali. Nel<br />

1910 muore il padre e viene meno<br />

il suo sostegno economico;<br />

ma il giovane compositore è già<br />

noto ed apprezzato per potersi<br />

mantenere con la propria arte. I<br />

suoi primi concerti per pianoforte<br />

(1912-13) lo affermano come<br />

pianista-compositore.<br />

Ascesa e tramonto<br />

Nel 1914 lascia il conserva -<br />

torio con un prestigioso premio<br />

come miglior studente; compie<br />

il suo primo viaggio<br />

all’estero, a Londra,<br />

dove conosce Debussy,<br />

Ravel, Strauss,<br />

e Stravinskij. Pensa ad<br />

un’opera basata sul noto<br />

racconto Il giocatore<br />

di Dostoevskij; scrive<br />

il libretto e riassume<br />

magistralmente la<br />

vicenda (1915-1917),<br />

ma la rappresentazione,<br />

pur contestata dal<br />

teatro Marinskij di<br />

Pietroburgo per le innovazioni<br />

orchestrali,<br />

non può aver luogo per<br />

lo scoppio della Rivoluzione<br />

di febbraio, salutata<br />

con gioia dall’appassionato<br />

musicista.<br />

D’altronde, per<br />

un’infelice nazione


che aveva profuso nella prima<br />

guerra mondiale sei milioni di<br />

morti, che cento anni prima<br />

l’80% della popolazione era di<br />

“proprietà” del regime zarista (si<br />

pensi alle Anime morte di Gogol)<br />

e ora non era gran che migliorata,<br />

come non auspicare un<br />

avvenire migliore? Prokof’ev si<br />

sarebbe reso conto, poi, di ciò<br />

che sarebbe stato il regime comunista.<br />

Il giocatore vedrà la luce<br />

a Bruxelles nel 1929, ma con<br />

successo limitato, nonostante la<br />

plasticità e l’efficacia del discorso<br />

musicale.<br />

Nel 1918 lascia la Russia e comincia<br />

a viaggiare in Europa e in<br />

America. A Chicago, nel 1921, va<br />

in scena L’amore delle tre melarance,<br />

opera in tre atti su libretto<br />

proprio dall’omonima fiaba di<br />

Carlo Gozzi (1761). Inesauribile<br />

di invenzioni melodiche (la musica<br />

sottolinea il carattere di divertimento<br />

e di parodia dell’opera<br />

tradizionale), il lavoro ebbe successo<br />

parziale, quando, già nel<br />

1920, Prokof’ev era tornato in<br />

Europa, a Parigi.<br />

Seguì L’angelo di fuoco, composta<br />

nel 1922-27, tratta dal romanzo<br />

del coltissimo letterato<br />

Valerij Brjusov (1873-1924), che<br />

non venne mai eseguita vivente<br />

l’Autore, pur con l’interesse del<br />

grande direttore d’orchestra Bruno<br />

Walter (1876-1962). Rappresentata<br />

a Venezia nel 1955, l’opera<br />

ebbe successo trionfale che<br />

smentì ogni dubbio sul soggetto<br />

inconsueto e sulla musica.<br />

Scrisse due balletti, rappresentati<br />

a Parigi al Teatro San Bernhardt:<br />

Le Pas d’acier, (1927),<br />

apoteosi del lavoro in un’officina,<br />

con chiare allusioni al riscatto<br />

dei lavoratori grazie al nuovo regime<br />

sovietico, e L’enfant prodigue<br />

(Il figliol prodigo, 1928),<br />

tratto dal noto episodio evangelico;<br />

questo balletto è rimasto<br />

ininterrottamente nel repertorio<br />

dei teatri di tutto il mondo.<br />

Ritornato definitivamente in<br />

Russia nel 1933 con la famiglia,<br />

Prokof’ev verrà emarginato dal sistema<br />

comunista come intellettuale<br />

scomodo, sempre alla ricerca di quella<br />

libertà interiore che l’ideologia atea<br />

non poteva offrire.<br />

scoprì che la politica dell’URSS<br />

verso la musica era regolamentata<br />

da precise regole, che stabilivano<br />

quali fossero i generi di<br />

musica accettabili. Tale disposizione<br />

porterà all’isolamento della<br />

comunità artistica sovietica dal<br />

resto del mondo. Il Maestro si<br />

dedicò allora alla composizione<br />

di musica per bambini (lo stupendo<br />

Pierino e il lupo, 1936).<br />

Subì però rozze stroncature e dovette<br />

piegarsi a umilianti autocritiche,<br />

nonostante la bellezza<br />

di opere come Guerra e pace<br />

(1941), altri balletti e le colonne<br />

sonore per i film di Sergej Eizenstejn<br />

(1898-1948, il famoso<br />

regista russo autore di grandi film<br />

come La corazzata Potëmkin e<br />

Ivan il Terribile).<br />

Nel 1941 ebbe un primo attacco<br />

cardiaco. Scrisse ancora<br />

La storia di un vero uomo (1947)<br />

ha per protagonista un aviatore<br />

sovietico della seconda guerra<br />

mondiale gravemente ferito nell’abbattimento<br />

del suo aereo:<br />

Prokof’ev sperava, impiegando<br />

tutto il suo genio, di giungere ad<br />

un buon successo: infatti l’opera<br />

è di trainante forza evocativa.<br />

Proprio alla prima al teatro Kirov<br />

di Leningrado scoppiano i<br />

fulmini della condanna da parte<br />

del Comitato centrale del PCUS:<br />

l’opera di Prokof’ev mostra gravi<br />

errori dal punto di vista ideologico<br />

e artistico... lo spettatore<br />

sovietico si sente offeso nel<br />

vedere il pilota, eroe della guerra,<br />

così descritto... Da quel momento<br />

tutta la produzione del<br />

Maestro viene giudicata inadatta<br />

alla cultura sovietica (10 febbraio<br />

1948) perché peccava di<br />

intellettualismo e di perversioni<br />

formalistiche...<br />

I suoi ultimi progetti di composizioni<br />

vengono quindi cancellati<br />

e questo, con la declinante<br />

salute, causa il graduale ritiro<br />

di Prokof’ev dalle scene. La sua<br />

ultima opera è la Settima sinfonia<br />

(1952), uno spartito che sarebbe<br />

riuscito ancor meglio se<br />

non fosse stata imposta all’Autore<br />

una determinata impostazione.<br />

Prokof’ev morì a Mosca il 5<br />

marzo 1953 per un’emorragia cerebrale.<br />

Lo stesso giorno, pochi<br />

minuti dopo, morì Stalin. La notizia<br />

della morte del Maestro passò<br />

inosservata, perché le autorità<br />

sovietiche, per focalizzare meglio<br />

l’attenzione sulla morte di<br />

Stalin, imposero alla stampa di<br />

darne notizia solo una settimana<br />

dopo. Al suo funerale, celebrato<br />

il giorno seguente a quello del<br />

dittatore, partecipò solamente una<br />

quarantina di persone. La moglie<br />

Lina, notevole soprano verdiano,<br />

morì nel 1989.<br />

Musicista eclettico, sommo<br />

compositore del Novecento, Prokof’ev<br />

non conobbe la fede. La<br />

sua vita di maestro eccelso rivela<br />

un’indigenza di fondo: l’ignoranza<br />

delle parole di vita eterna.<br />

Sono esse che portano luce all’orizzonte<br />

quando ci si interroga<br />

sul mistero personale e collettivo<br />

dell’esistere. Esse sole<br />

giustificano in pienezza l’intera<br />

vicenda, gloriosa e misera, della<br />

storia umana.<br />

Franco Careglio<br />

21


L’ADMA nel mondo<br />

INSERTO<br />

Maria la maestra<br />

Buona notte di<br />

Madre YVONNE REUNGOAT<br />

Superiora delle FMA all’incontro<br />

delle Giornate della Famiglia Salesiana /2<br />

Modello di ogni vocazione salesiana. In Maria<br />

troviamo una presenza viva e l’aiuto per orientare<br />

decisamente la nostra vita a Cristo. Se l’approfondimento<br />

vitale dell’identità carismatica di<br />

ogni gruppo della Famiglia salesiana è fondamentale<br />

perché la Famiglia possa creare cultura<br />

e movimento, ciascuno di essi ritroverà in Maria<br />

un elemento di bellezza e di grazia, di comunione<br />

e di unità che faciliteranno la crescita<br />

della Famiglia stessa e la convergenza verso scelte<br />

condivise.<br />

La testimonianza delle diverse vocazioni all’interno<br />

della Famiglia salesiana rende un servizio<br />

alla vita e alla gioia delle giovani generazioni,<br />

aiuta nella scoperta del senso della propria esistenza<br />

come vocazione e come servizio. La società<br />

globale presenta lo scenario di tante vite smarrite,<br />

inutili, buttate via. Per Don Bosco, per Madre<br />

Mazzarello non c’erano persone inutili, non ragazzi<br />

perduti. Tutti avevano qualcosa da offrire. Per tutti<br />

c’era la gioia del vino nuovo di cui parla il vangelo<br />

delle nozze di Cana. Anche il gesto più ordinario<br />

diventava segno ed espressione dell’amore<br />

con cui Dio ama ogni sua creatura e si china su<br />

di lei. Nella prospettiva dei nostri Fondatori le vite<br />

sprecate – le anfore vuote poste in disparte –<br />

devono essere richiamate alla loro funzione di essere<br />

portatrici di acqua, ad una vocazione di servizio.<br />

Sapere e sentire di essere utili a qualcosa,<br />

sentirsi personalmente raggiunti da questa parola:<br />

Dio ti ama è il messaggio più grande che la nostra<br />

vita può trasmettere. La cultura della Famiglia<br />

salesiana è promozione e difesa della vita, a<br />

partire da quella dei più piccoli e deboli. Ma occorre<br />

che noi per primi viviamo per qualcosa e per<br />

Qualcuno. La spiritualità salesiana è la linfa che<br />

alimenta la nostra esistenza personale e le nostre<br />

diverse vocazioni all’interno della Famiglia. È la<br />

condizione perché essa sia quel Movimento di cui<br />

parla il Rettor Maggiore. L’impegno di ritornare<br />

alle sorgenti carismatiche, mentre potenzia l’identità<br />

specifica di ciascun gruppo, rinvigorisce l’intera<br />

Famiglia.<br />

Presenza che accompagna. Maria Ausiliatrice<br />

è stata l’ispiratrice della Famiglia salesiana,<br />

colei che ne ha accompagnato lo sviluppo e la<br />

missione e continua ancora oggi ad esserne la Madre<br />

e la maestra. Don Bosco, Maria Domenica, tanti<br />

fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana hanno<br />

alimentato la loro fedeltà e il coraggio di educare<br />

con la fiducia nella presenza e nell’aiuto di<br />

Maria. Le incomprensioni, gli ostacoli, le fatiche<br />

del cammino, le difficoltà nella missione non sono<br />

per Don Bosco un impedimento a proseguire.<br />

Maria è per lui guida, sostegno, specchio in cui<br />

vede riflessa la sua speciale missione tra i giovani.<br />

È lei che ha fatto tutto. In lei trova la forza di<br />

andare avanti, in abbandono fiducioso alla volontà<br />

di Dio. Anche Maria Domenica sottolinea la presenza<br />

costante di Maria, il modello a cui guardare,<br />

la fisionomia da riprodurre per essere vere immagini<br />

di Maria (cf Cronistoria III 216). Creder-<br />

22


la presente nella nostra vita, aiuta a costruirci come<br />

famiglia che si rinnova intorno all’Eucaristia<br />

ed esprime la comunione in gesti di perdono e di<br />

amore donato e ricevuto. L’amore a Maria, l’impegno<br />

di somigliarle, rende meno timorosi, più<br />

audaci nel proporre alle giovani e ai giovani la vita<br />

nuova donata in Gesù, nel risvegliare l’attenzione<br />

al progetto che Dio ha su di loro.<br />

Come gruppo della Famiglia Salesiana siamo<br />

chiamate a prolungare la missione materna<br />

di Maria, ad essere ausiliatrici tra le giovani<br />

generazioni in un tempo di forte emergenza<br />

educativa, come ha dichiarato più volte Benedetto<br />

XVI. Potremo farlo se, insieme, oseremo proporre<br />

ai giovani l’ideale della comunione che aiuta<br />

a superare i pregiudizi, la diffidenza e l’estraneità,<br />

libera e potenzia le risorse rendendole disponibili<br />

per un servizio alla vita e alla gioia: se<br />

elaboreremo progetti che offrano sostegno alle<br />

persone e alle famiglie nelle diverse tappe del loro<br />

cammino, a partire da una sana educazione dell’affettività<br />

negli anni della fanciullezza e adolescenza<br />

fino all’attenzione verso le coppie e le famiglie.<br />

L’impegno per una cultura della vita diventa<br />

anche sollecitudine a sviluppare la dimensione<br />

vocazionale intrinseca al processo educativo e suppone<br />

guide competenti e autorevoli. L’amore alla<br />

vita è una caratteristica tipica della pedagogia salesiana<br />

e costituisce il clima dove possono maturare<br />

esistenze aperte e disponibili, capaci di guardare<br />

con sereno ottimismo al futuro.<br />

Maria guida tutta la Famiglia salesiana ad essere<br />

quel vasto movimento di persone di cui parla<br />

il Rettor Maggiore. Una Famiglia articolata in<br />

gruppi diversi che esprimono le differenti vocazioni<br />

nella Chiesa, converge su alcune scelte ispirate<br />

dalla comune spiritualità ed elabora proposte culturali<br />

alternative a quelle dominanti, in rete con<br />

gli altri movimenti di ispirazione<br />

cristiana. Essa vive ed esprime il<br />

sistema preventivo, che è il sistema<br />

dell’amore, del rispetto, della<br />

difesa dei diritti umani di tutti, privilegiando<br />

i piccoli e indifesi. Il<br />

movimento è fatto di dinamismo,<br />

di intreccio di rapporti. Maria ci<br />

aiuta ad alimentare la fiducia reciproca<br />

all’interno di ciascun gruppo<br />

e tra i vari gruppi della Famiglia<br />

salesiana. Ci accompagna nell’impegno<br />

di tessere relazioni di reciprocità<br />

e di convergere nella missione<br />

di donare ai giovani motivi<br />

di speranza e di gioia.<br />

Sr. Yvonne Reungoat<br />

L’ADMA nel mondo<br />

MURSKA SABOTA (Slovenia). Il nostro gruppo<br />

ADMA attualmente conta 96 soci. Quest’anno<br />

si stanno preparando nuovi aspiranti che faranno la<br />

promessa il 24 maggio 2009 nella cattedrale di San<br />

Nicolò a Murska Sobota. Come preparazione avremo<br />

gli esercizi spirituali nel prossimo mese di marzo<br />

presso i Salesiani di Veržej. Dopo Pasqua faremo<br />

il pellegrinaggio a Roma. Abbiamo festeggiato<br />

la festa della vita in prossimità del compleanno<br />

di Gesù e abbiamo ringraziato per il dono della vita<br />

di ciascuno di noi. Radunati nel Collegio Marianum<br />

dei Salesiani abbiamo celebrato la Santa<br />

Messa e approfondito il tema di pastorale giovanile<br />

sull’esempio di Don Bosco (nell’anno che la<br />

Chiesa slovena dedica ai giovani). Ci siamo poi<br />

scambiati gli auguri e notizie di famiglia, continuando<br />

il nostro stare insieme nell’allegria della<br />

mensa e del canto (Sr. Bernarda Geri FMA - Delegata<br />

dell’ADMA).<br />

LA MERCED (Perù). Gruppo ADMA con Sr.<br />

Carmela Sánchez, Animatrice nazionale e Sr. Nélida<br />

Samaniego, animatrice locale. Un gruppo molto<br />

impegnato e in grande comunione con l’ADMA<br />

Primaria.<br />

Filippine-Nord. Consiglio Ispettoriale dell’ADMA<br />

con gli Animatori Spirituali: Sr. Ma. Asela<br />

Chavez, FMA, e Don Nestor Impelido, SDB. Le<br />

Filippine-Nord conoscono una grande e crescente<br />

diffusione dell’Associazione con 32 gruppi locali<br />

e con 1368 aderenti (di cui 784 Seniors; 325 Juniors;<br />

259 Aspiranti).<br />

Don Pier Luigi Cameroni<br />

EUGENIO ZOLLI<br />

IL NAZARENO<br />

Edizioni San Paolo, pp. 624 - € 42,00<br />

L’autore trasporta il lettore nella Palestina<br />

del I secolo, gli lascia ascoltare<br />

le parole di Gesù e cerca di<br />

spiegarne il pensiero all’interno della<br />

tradizione ebraica e della lingua<br />

aramaica. Un classico che rimane<br />

ancora oggi un punto di riferimento<br />

per comprendere il Vangelo entrando<br />

nel grande respiro della tradizione<br />

in cui è cresciuto Gesù.<br />

23


13 OTTOBRE 1917 - ULTIMA APPARIZIONE DELLA BEATA VERGINE A FATIMA<br />

Calendario mariano<br />

La Mado nna del<br />

«Io sono la Madonna del santo<br />

Rosario. Continuate nella recita<br />

del Rosario per la salvezza delle<br />

anime e la pace del mondo».<br />

La promessa<br />

Suor Lucia, nelle memorie<br />

che scrive per ordine del<br />

Vescovo, ricorda che la<br />

Madonna il 13 luglio le dice: «Voglio<br />

che veniate qui il 13 del mese<br />

che viene. Che continuiate a<br />

recitare tutti i giorni il rosario in<br />

onore della Madonna del rosario,<br />

per ottenere la pace al mondo<br />

e la fine della guerra, perché<br />

solo Lei li potrà aiutare». Lucia,<br />

con la solita sua confidenza, chiede<br />

«Vorrei chiedervi di dirci chi<br />

siete; e di fare un miracolo perché<br />

tutti credano che Voi ci apparite».<br />

La Madonna, con materna<br />

bontà, promette «Continuate a<br />

venire qui tutti i mesi. In ottobre<br />

dirò chi sono, quello che voglio<br />

e farò un miracolo che tutti vedranno<br />

e potranno credere».<br />

Il 13 di agosto i veggenti mancano<br />

all’appuntamento perché<br />

impediti dall’autorità civile, ma<br />

il giorno 15, rientrati dalla “prigionia”<br />

come la chiama Lucia, si<br />

trovano con il loro gregge nella<br />

località Valinhos, vicino al paese<br />

e la Madonna rinnova la sua<br />

promessa: «Continuate ad andare<br />

a Cova da Iria il giorno tredici;<br />

continuate a recitare il rosario<br />

tutti i giorni. L’ultimo mese<br />

farò un miracolo, perché tutti<br />

credano».<br />

Nell’apparizione di settembre<br />

la Madonna annuncia ancora il<br />

miracolo per il mese di ottobre,<br />

24<br />

anzi assicura che vi sarà anche<br />

San Giuseppe con il Bambino<br />

Gesù, ma maternamente proibisce<br />

ai tre fanciulli certe loro penitenze.<br />

«Dio è contento dei vostri<br />

sacrifici, ma non vuole che<br />

dormiate con la corda. Portatela<br />

solo durante il giorno».<br />

L’apparizione di ottobre<br />

La giornata del 13 ottobre si<br />

presenta piovosa, ma la pioggia<br />

torrenziale non impedisce alla<br />

gente di accorrere numerosa.<br />

Nemmeno il fango dei sentieri<br />

impedisce ai fedeli di inginocchiarsi<br />

in umile atteggiamento.<br />

“Arrivati a Cova da Iria, racconta<br />

Lucia, vicino all’elce, spinta da<br />

un movimento interiore, chiesi<br />

al popolo che chiudessero gli om-<br />

L’incontro di suor Lucia con Giovanni<br />

Paolo II in occasione della visita del<br />

Papa a Fatima (nella foto in alto: il<br />

santuario) nel 1982.


Rosario<br />

brelli per recitare il rosario. Poco<br />

dopo vedemmo il riflesso della<br />

luce e subito dopo la Madonna<br />

sull’elce”.<br />

Lucia chiede con confidenza:<br />

“che cosa volete da me?” e la<br />

Madonna risponde: «Voglio dirti<br />

che facciano qui una cappella<br />

in mio onore; che io sono la Madonna<br />

del rosario; che continuiate<br />

a recitare il rosario tutti i<br />

giorni. La guerra terminerà e i<br />

militari torneranno tra breve alle<br />

loro case».<br />

“Io avevo molte cose da chiedervi:<br />

se guarivate alcuni malati<br />

e la conversione di alcuni peccatori,<br />

ecc”. «Alcuni sì, altri no;<br />

è necessario che si correggano;<br />

che domandino perdono dei loro<br />

peccati»; – e assumendo un<br />

I tre pastorelli di Fatima in una foto<br />

dell’epoca delle apparizioni.<br />

Sopra: particolare della statua della<br />

Madonna di Fatima.<br />

aspetto più triste – «che non offendano<br />

più Dio nostro Signore,<br />

che è già molto offeso».<br />

“E, aprendo le mani le fece riflettere<br />

nel sole; e mentre si elevava,<br />

il riflesso della sua stessa luce<br />

continuava a proiettarsi contro<br />

il sole. Ecco, eccellenza reverendissima,<br />

il motivo per cui gridai<br />

che guardassero verso<br />

il sole. Il mio scopo<br />

non era quello di richiamare<br />

l’attenzione<br />

del popolo da quella<br />

parte, perché io non<br />

mi rendevo nemmeno<br />

conto della sua presenza.<br />

Lo feci solo perché<br />

trasportata da un<br />

movimento interiore<br />

che a ciò mi spinse”.<br />

“Scomparsa la Madonna<br />

nell’immensa<br />

distanza del firmamento,<br />

vedemmo, vicino<br />

al sole, San Giuseppe<br />

col Bambino e<br />

la Madonna vestita di<br />

bianco con un manto<br />

azzurro. San Giuseppe<br />

e il Bambino parevano benedire<br />

il mondo, con dei gesti che facevano<br />

con la mano in forma di<br />

croce”.<br />

“Poco dopo, svanita questa<br />

apparizione, vidi nostro Signore<br />

e la Madonna, che mi dava l’impressione<br />

d’essere la Madonna<br />

dei dolori. Nostro Signore pareva<br />

benedire il mondo, come aveva<br />

fatto San Giuseppe. Svanì questa<br />

apparizione e mi parve di vedere<br />

ancora la Madonna nelle vesti<br />

della Madonna del Carmine”. 1<br />

Il sole comincia a muoversi<br />

sobbalzando<br />

Mentre Lucia, Francesco e<br />

Giacinta contemplano estatici i<br />

personaggi celesti, ha inizio il<br />

miracolo annunciato e tanto atteso;<br />

stupendo come nessuno<br />

avrebbe osato sperare. Lucia lo<br />

annuncia con il grido: “Guardate<br />

il sole!”.<br />

Interessante la testimonianza<br />

del padre di Giacinta: “Noi guardavamo<br />

senza difficoltà il sole e<br />

non accecava. Pareva che si spegnesse<br />

e si accendesse un po’ in<br />

un modo, un po’ in un altro. Gettava<br />

raggi di luce da un lato e<br />

dall’altro e colorava ogni cosa di<br />

differenti colori, gli alberi e il<br />

popolo, la terra e l’aria. Ma la<br />

cosa più stupefacente è che il sole<br />

non faceva male alla vista.<br />

Tutto era quieto e tranquillo.<br />

Tutti tenevano gli occhi rivolti<br />

verso il cielo, quando ad un certo<br />

punto il sole si fermò e poi<br />

cominciò a danzare e a saltare: si<br />

fermò un’altra volta e un’altra<br />

volta cominciò a danzare, fino al<br />

punto che sembrò staccarsi dal<br />

cielo e venire sopra di noi. Fu<br />

un momento terribile!...”. 2<br />

Don Mario Morra<br />

1<br />

Lucia racconta Fatima. Memorie lettere<br />

e documenti (Brescia, Queriniana<br />

1987).<br />

2 GIOVANNI DE MARCHI, Era una Signora<br />

più splendente del sole (Torino,<br />

Missioni della Consolata, 1971).<br />

25


Centro di<br />

Documentazione<br />

Storia illustrata dei Papi<br />

I Papi del terzo se<br />

Sant’Antero (235-236)<br />

Eletto Papa durante l’esilio di<br />

Ponziano, il suo pontificato dura<br />

appena quaranta giorni.<br />

Le sue spoglie riposano nel<br />

cimitero di San Callisto e la Chiesa<br />

ne celebra il ricordo il 3 gennaio.<br />

San Fabiano (236-250)<br />

26<br />

Secondo la testimonianza di<br />

Eusebio di Cesarea, la sua elezione<br />

avviene in modo miracoloso.<br />

Venuto a Roma per la riunione<br />

dei sacerdoti che devono<br />

eleggere il successore del Papa<br />

defunto, una colomba è vista posarsi<br />

sul suo capo. Il popolo vede<br />

in questo fatto un<br />

segno della volontà di<br />

Dio, e lo acclama degno<br />

del pontificato.<br />

È una delle prime<br />

vittime della feroce<br />

persecuzione di Decio<br />

che in Sicilia causerà<br />

anche il martirio di<br />

Sant’Agata.<br />

È sepolto nel cimitero<br />

di San Callisto ed<br />

è ricordato il 20 gennaio<br />

insieme a San Sebastiano.<br />

Sant’Antero ordinò di ricercare<br />

gli atti dei martiri<br />

perché non andassero<br />

perduti o travisati.<br />

San Fabiano fu martirizzato<br />

sotto l’imperatore<br />

Decio.<br />

San Cornelio<br />

(251-253)<br />

Dopo la morte del<br />

Papa San Fabiano, nella<br />

persecuzione di Decio,<br />

la sede di Roma<br />

rimane vacante per un<br />

anno circa, ed in fine<br />

è eletto Cornelio. Il<br />

suo breve pontificato<br />

dura appena un paio<br />

d’anni ed è turbato<br />

dallo scisma di Novaziano<br />

il quale sostiene<br />

che nella Chiesa<br />

non vi può essere posto<br />

per i peccatori, anche<br />

se sono disposti a<br />

fare penitenza. Questa<br />

idea trova consensi soprattutto<br />

in Oriente.<br />

San Cipriano, vescovo<br />

di Cartagine, in<br />

alcune lettere ci presenta<br />

Cornelio come<br />

un papa buono e generoso. Scoppiata<br />

la persecuzione dell’imperatore<br />

Gallo, Cornelio è il primo<br />

ad essere arrestato e si presenta<br />

in tribunale con coraggio e fermezza,<br />

seguito da un gran numero<br />

di fedeli. Condannato all’esilio<br />

a Centocelle (oggi Civitavecchia),<br />

dopo breve tempo<br />

muore.<br />

La Chiesa lo venera il 16 settembre<br />

con San Cipriano.<br />

San Lucio I (253-254)<br />

Eletto nella primavera del 253,<br />

subito dopo il martirio di San<br />

Cornelio, il suo pontificato dura<br />

solo otto mesi. Di lui si ricordano<br />

gli interventi nella questione<br />

dei lapsi, di quei cristiani cioè


colo<br />

che nella persecuzione hanno rinnegato<br />

la fede e poi si sono pentiti.<br />

Egli segue la condotta moderata<br />

del suo predecessore, accogliendo<br />

nuovamente nella chiesa<br />

questi cristiani.<br />

Arrestato e condannato all’esilio<br />

subito dopo l’elezione,<br />

Lucio può fare ritorno a Roma alla<br />

morte dell’imperatore Gallo.<br />

La Chiesa lo ricorda il 5 marzo.<br />

I Vescovi dell’Africa settentrionale,<br />

con a capo San Cipriano,<br />

non riconoscono valido il<br />

Battesimo degli eretici. La questione<br />

viene portata a Roma e<br />

Santo Stefano, «fedele alla tradizione»<br />

lo riconosce.<br />

Santo Stefano e San Cipriano<br />

muoiono entrambi martiri nella<br />

San Cornelio è venerato sia dai cattolici sia dai copti.<br />

San Dionisio fu particolarmente attento ai bisognosi, sia cristiani che pagani.<br />

persecuzione dell’imperatore Valeriano,<br />

a poca distanza di tempo<br />

l’uno dall’altro.<br />

San Sisto II (257-258)<br />

Dopo meno di un anno di pontificato<br />

Sisto II affronta il martirio,<br />

sotto l’imperatore Valeriano,<br />

mentre insegna la divina parola,<br />

assistito dai Diaconi, nel cimitero<br />

di San Callisto, ed è sepolto<br />

nello stesso luogo del massacro,<br />

nella cripta detta dei Papi.<br />

San Dionigi o Dionisio<br />

(259-268)<br />

Dopo la morte di Sisto II, la<br />

Chiesa di Roma è retta da un<br />

Consiglio di Presbiteri dall’agosto<br />

del 258 fino al 21 luglio del<br />

259, quando è eletto Papa Dionigi,<br />

dopo un anno di sede vacante.<br />

Egli svolge un’intensa attività<br />

sia sul piano pastorale che<br />

su quello dottrinale. Viene in aiuto<br />

a tutti i bisognosi, non solo<br />

cristiani, che durante la terribile<br />

persecuzione di Valeriano hanno<br />

perduto le loro sostanze, ma<br />

anche i pagani, vittime della<br />

guerra e della carestia. Così pure<br />

soccorre la città di Cesarea in<br />

Cappadocia, devastata dalla invasione<br />

dei Goti, e si adopera<br />

per la liberazione degli abitanti<br />

fatti prigionieri.<br />

In campo dottrinale deve combattere<br />

contro diverse eresie riguardanti<br />

la divinità di Gesù.<br />

La sua memoria si celebra il<br />

26 dicembre. 1 Don Mario Morra<br />

1 BATTISTA MONDIN, Nuovo Dizionario<br />

Enciclopedico dei Papi, storia e insegnamenti<br />

(Roma, Città Nuova 1995).<br />

Nuova Edizione, aprile 2006.<br />

Santo Stefano I (254-257)<br />

Il breve pontificato di Santo<br />

Stefano è ricordato per due importanti<br />

prese di posizione in questioni<br />

fondamentali per la Chiesa:<br />

quella dei lapsi, già sorta negli<br />

anni precedenti, e quella sulla<br />

validità del Battesimo degli<br />

eretici. Due vescovi, deposti dal<br />

Sinodo in Spagna perché lapsi,<br />

si appellano a Roma ed il Papa<br />

li riammette. Questo dimostra<br />

l’autorità del Vescovo di Roma<br />

anche nelle altre Chiese.<br />

27


notizie e avvenimenti<br />

A cura di Mario Scudu<br />

Ortodossi diventano cattolici<br />

APesceana, in Romania, è stata posta la<br />

prima pietra per la prima chiesa<br />

dedicata a Padre Pio. A volerne la<br />

costruzione è Padre Victor Tudor, fino ad<br />

alcuni anni fa sacerdote ortodosso, passato<br />

alla Chiesa cattolica con tutti i suoi<br />

parrocchiani dopo essere stato testimone di<br />

un miracolo realizzato da Dio per<br />

intercessione del santo cappuccino. Questi i<br />

fatti: nel 2002 a sua madre Lucrecia fu<br />

diagnosticato un tumore al polmone sinistro.<br />

Per i medici le restavano pochi mesi di vita.<br />

Padre Victor chiese a suo fratello Mariano,<br />

giovane pittore che vive a Roma, di<br />

contattare specialisti italiani. Questi portò sua<br />

madre a Roma e anche qui i medici<br />

diagnosticarono l’inutilità dell’operazione.<br />

Mariano stava lavorando a un mosaico in<br />

una chiesa, e portava la madre con sé.<br />

Impressionata da una statua di Padre Pio e<br />

fattasi spiegare chi era, Lucrecia cominciò a<br />

pregarlo. Dopo circa 15 giorni, i medici<br />

constatarono con stupore che il tumore era<br />

scomparso. «La guarigione prodigiosa di mia<br />

madre, compiuta da Padre Pio a favore di<br />

una donna ortodossa, mi colpì molto» ha<br />

raccontato Padre Victor. «Tutti conoscevano<br />

mia madre e tutti sapevano che era andata<br />

in Italia per tentare un intervento chirurgico<br />

ma che era poi tornata a casa guarita senza<br />

che nessun medico l’avesse operata. Fu così<br />

che, nella mia parrocchia, si cominciò a<br />

conoscere e ad amare Padre Pio», ha<br />

continuato. «Tra la gente si diffuse grande<br />

entusiasmo e decidemmo di diventare<br />

cattolici per essere più vicini al Padre». Il<br />

passaggio dalla Chiesa ortodossa a quella<br />

cattolica ha richiesto un lungo iter giuridico e<br />

difficoltà di ogni tipo, ma Padre Victor e i suoi<br />

parrocchiani non si sono fermati davanti alle<br />

difficoltà. Hanno iniziato a raccogliere i fondi<br />

necessari per la costruzione di una chiesa da<br />

dedicare al Santo, le cui fondamenta sono<br />

state iniziate a maggio. In occasione della<br />

posa della prima pietra la cerimonia è stata<br />

celebrata da Sua Beatitudine Lucian<br />

Muresan, Arcivescovo Metropolita di Fagaras<br />

e Alba Julia dei Romeni, massima autorità<br />

della Chiesa greca-cattolica in Romania.<br />

Da Il Timone, 2008<br />

Dialogo tra culture e religioni<br />

Favorire nella società europea il rispetto e la<br />

conoscenza reciproca, la tolleranza e la<br />

mutua comprensione è stato l’obiettivo<br />

dell’incontro tenuto l’8 aprile presso il<br />

Consiglio d’Europa a Strasburgo (Francia)<br />

sulla dimensione religiosa del dialogo<br />

interculturale. All’incontro hanno partecipato<br />

un centinaio di persone, tra cui esponenti di<br />

religioni tradizionalmente presenti in Europa,<br />

della società civile, di organizzazioni non<br />

governative, esperti e osservatori del<br />

Consiglio d’Europa.<br />

Misna<br />

28


Quasi mezza Italia<br />

si tinge i capelli<br />

• Persone che regolarmente tingono i<br />

capelli: 24.000.000<br />

• Persone che regolarmente tingono i<br />

capelli in un salone: 9.600.000<br />

• Parrucchieri che regolarmente impiegano<br />

prodotti per tinture: 90.000<br />

• Numero di addetti: 165.000<br />

• Consumo annuo medio di prodotti in un<br />

salone: dagli 8 ai 15 mila euro<br />

• Mercato complessivo delle tinture:<br />

oltre 1 miliardo di euro<br />

Da Espansione, 2008<br />

Movimenti, il nuovo avanza<br />

Se in Francia il cattolicesimo tradizionale,<br />

quello delle parrocchie, conosce da<br />

tempo una fase di stanca, non mancano<br />

tuttavia incoraggianti segni di rinnovamento<br />

ecclesiale. È il caso di Chemin Neuf, il<br />

movimento fondato nel 1973 dal gesuita<br />

Laurent Fabre, che riunisce 1500 tra uomini e<br />

donne consacrati, celibi, nubili e famiglie.<br />

Chemin Neuf ha come vocazione lavorare<br />

per l’unità dei cristiani.<br />

Domenica 31 maggio, in occasione della<br />

solennità di Pentecoste, nella basilica del<br />

Sacro Cuore di Parigi 40 fratelli e sorelle della<br />

comunità, protestanti e cattolici, fanno la<br />

professione perpetua nelle mani del<br />

cardinale Walter Kasper, presidente del<br />

Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani.<br />

Da Famiglia Cristiana n. 22, 2009<br />

Il decalogo<br />

dell’anti-sprecone<br />

I Spegnere le luci<br />

prima di uscire di casa<br />

II Chiudere l’acqua<br />

quando non serve<br />

III Preferire la doccia al bagno<br />

IV Usare lavatrice e lavastoviglie<br />

a pieno carico<br />

V Acquistare elettrodomestici classe A<br />

o superiore<br />

VI Usare lampadine<br />

a risparmio energetico<br />

VII Spegnere gli elettrodomestici<br />

piuttosto che lasciarli in stand-by<br />

VIII Scegliere i prodotti di consumo<br />

in base al loro impatto ambientale<br />

IX Utilizzare i rompigetto<br />

per risparmiare acqua<br />

X Preferire il trasporto pubblico<br />

all’auto privata<br />

v.s.<br />

29


❯ Italiano<br />

❯ English<br />

❯ Español<br />

❯ Français<br />

❯ Portugues<br />

30<br />

❯ Deutsch<br />

❯ Polski<br />

Liturgia della<br />

Domenica<br />

Santuario Basilica di Maria Ausiliatrice<br />

Cappella Pinardi<br />

Chiesa di San Francesco di Sales<br />

Camerette di Don Bosco<br />

(Vita di) San Giovanni Bosco<br />

Storia - ADMA online - Notizie - ADMA<br />

(Centro Salesiano di Documentazione Mariana) CSDM<br />

(Storia della) Rivista «Maria Ausiliatrice»<br />

Novità - Possibilità di prenotazione e/o abbonamento on-line<br />

alla Rivista di Maria Ausiliatrice anche dalle pagine di questo sito.<br />

Si ricorda che l’invio della Rivista verrà effettuato con il riscontro del pagamento, ad eccezione delle richieste di copie saggio.<br />

.......... in italiano<br />

............................................................................................................<br />

Rivista<br />

«Maria Ausiliatrice»<br />

Salesiani Don Bosco (SDB) di Torino-Valdocco<br />

www.donbosco-torino.it<br />

Casa Madre SDB - Torino-Valdocco<br />

• Letture della domenica<br />

• Meditazione sulla Parola di Dio<br />

• Omelie di approfondimento spirituale<br />

• Formazione cristiana<br />

• Formazione mariana<br />

Archivio virtuale dal 2000<br />

........................................................................................................................................<br />

• FOTO di gruppo<br />

• ADMA-ON-LINE e ADMA News<br />

........................................................................................................................................<br />

È stata completata la revisione del sito nelle 7 lingue: sono circa 100 pagine per ogni lingua,<br />

con 210 immagini di commento. Il capitolo delle Camerette di Don Bosco è stato rifatto<br />

completamente nel testo e nelle immagini.<br />

È finita anche la Rubrica delle immagini del Restauro della Basilica di Maria Ausiliatrice:<br />

sono state presentate 450 immagini (per 260 MB).<br />

Continua (3º anno) la rubrica Liturgia della Domenica con Letture, Meditazione e Omelie<br />

di commento. Ha avuto un’accoglienza molto buona.<br />

Continua ADMA on Line in italiano, da marzo anche in spagnolo e francese.<br />

L’Archivio Virtuale di “Maria Ausiliatrice” (dal 2000) mette a disposizione più di 2100 articoli.<br />

È come una “seconda vita” della Rivista (come diceva Don Gianni Sangalli) messo a disposizione<br />

dei singoli e per la catechesi nei gruppi ecclesiali.<br />

MARIO SCUDU


La pagina del Rettore<br />

Le “Ave”<br />

che ritmano la vita<br />

Carissimi amici,<br />

Dopo la pausa estiva riprendiamo<br />

con serenità<br />

il nostro cammino e il<br />

nostro dialogo nelle pagine della<br />

rivista a cui siete affezionati.<br />

Il mese di settembre è ricco di<br />

feste mariane, non c’è che l’imbarazzo<br />

della scelta: la Natività<br />

di Maria (8), il nome di Maria<br />

(12), la B.V. M. Addolorata (15),<br />

la B.V. della Mercede (24); sono<br />

tante occasioni per guardare a lei,<br />

orientare la nostra vita sul modello<br />

suo e invocarla nelle varie situazioni<br />

che incontriamo sul nostro<br />

cammino.<br />

Ottobre sarà invece il mese del<br />

Rosario, preghiera antica, ma sempre<br />

attuale, da riscoprire e da valorizzare.<br />

Il Rosario, imparato fra le<br />

braccia di mamma Margherita,<br />

ha alimentato tutto il cammino<br />

di Don Bosco, ha caratterizzato<br />

la sua devozione mariana e lo ha<br />

reso capace di seguire con coraggio<br />

Gesù. Il Rosario, infatti,<br />

anche se presenta una fisionomia<br />

mariana, è preghiera che orienta<br />

tutta l’attenzione su Gesù e concentra<br />

in sé la profondità dell’intero<br />

messaggio evangelico, in<br />

una semplice, ma ricca sintesi.<br />

Alla scuola di Maria s’impara a<br />

contemplare la bellezza del volto<br />

di Gesù e della sua persona e<br />

si comprende la profondità del<br />

suo amore. Sullo sfondo delle parole<br />

dell’Ave Maria passano davanti<br />

agli occhi dell’anima i principali<br />

episodi della vita di Gesù<br />

Cristo. Essi ci mettono in comunione<br />

viva con Lui attraverso il<br />

Cuore di sua Madre. Nello stesso<br />

tempo il nostro cuore può racchiudere<br />

in queste decine del Rosario<br />

le tante realtà che compongono<br />

la vita di ognuno di noi,<br />

della nostra famiglia, della nostra<br />

comunità, della società, della<br />

Chiesa e dell’umanità intera.<br />

Vicende personali e vicende del<br />

prossimo, delle persone a noi più<br />

vicine e di quelle lontane, di tutti<br />

coloro che ci stanno più a cuore.<br />

La semplice preghiera del Rosario<br />

batte il ritmo della vita umana.<br />

Se guardiamo alle generazioni<br />

che ci hanno preceduto, vediamo<br />

che spesso nelle loro mani troviamo<br />

la corona del Rosario, recitato<br />

in famiglia la sera; una preghiera<br />

semplice, ma capace di<br />

dare forza per affrontare con fede<br />

e speranza la vita e le sue prove.<br />

Il Rosario non è una preghiera<br />

Giovanni Paolo II pregava il Rosario più volte al giorno.<br />

vecchia, perché il Vangelo non è<br />

vecchio! Oggi vediamo, forse con<br />

un po’ di meraviglia, che tanti<br />

giovani stanno ritrovando questa<br />

preghiera popolare, la stanno<br />

amando e sono fedeli alla sua recita.<br />

È certamente un segno di<br />

speranza per il futuro.<br />

Giovanni Paolo II così concludeva<br />

la sua Lettera apostolica<br />

sul Rosario: “Carissimi fratelli e<br />

sorelle! Una preghiera così facile,<br />

e al tempo stesso così ricca,<br />

merita davvero di essere riscoperta<br />

dalla comunità cristiana.<br />

Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle<br />

di ogni condizione, a voi, famiglie<br />

cristiane, a voi, ammalati e anziani,<br />

a voi giovani: riprendete<br />

con fiducia tra le mani la corona<br />

del Rosario, riscoprendola alla luce<br />

della Scrittura, in armonia con<br />

la Liturgia, nel contesto della vita<br />

quotidiana. Che questo mio appello<br />

non cada inascoltato!” (43).<br />

A tutti il nostro saluto e l’assicurazione<br />

del nostro ricordo in<br />

Basilica per voi.<br />

Don Franco Lotto<br />

Rettore<br />

31


AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:<br />

TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente - C.M.S. Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino<br />

il quale si impegna a pagare la relativa tassa.<br />

Abbonamento annuo: € 12,00<br />

• Amico € 15,00<br />

• Sostenitore € 20,00<br />

• Europa € 13,00<br />

• Extraeuropei € 17,00<br />

• Un numero € 1,20<br />

Spediz. in abbon. postale - Pubbl. inf. 45%<br />

MENSILE - ANNO XXX - N° 8 - SET./OTT. 2009<br />

Direttore: Giuseppe Pelizza – Vice Direttore: Mario Scudu – Coordinatore: Livio Demarie<br />

Diffusione e amministraz.: T. Molaro e L. Desserafino – Direttore responsabile: Sergio Giordani<br />

Registrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980<br />

Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino – Grafica e impaginazione: S.G.S.-TO - Giuseppe Ricci<br />

Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />

Telefoni: centralino 011.52.24.222 - rivista 011.52.24.203 - Fax 011.52.24.677<br />

Abbonamento: ccp n. 21059100 intestato a Sant. M. Ausiliatrice, Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 Torino<br />

E-mail: rivista.maus@tiscali.it - Sito Internet: www.donbosco-torino.it<br />

FOTO DI COPERTINA:<br />

Donna,<br />

sei tanto grande<br />

e tanto vali,<br />

che qual vuol grazia<br />

ed a te non ricorre,<br />

sua disianza<br />

vuol volar senz’ali.<br />

Dante Alighieri (1265-1321) - La Divina Commedia,<br />

Paradiso, Canto XXXIII.<br />

SOMMARIO<br />

2<br />

4<br />

6<br />

9<br />

12<br />

16 I Celebrazione novissimi/15<br />

- TIMOTEO MUNARI<br />

18<br />

Andate - Ammaestrate - Insegnate<br />

Liturgia - MARIO GALIZZI<br />

L’Apostolo Bartolomeo - I Dodici -<br />

BENEDETTO XVI<br />

Crisi ed educazione - Vita della<br />

Chiesa - PIER GIUSEPPE ACCORNERO<br />

Maria, donna di carità/1<br />

Spiritualità mariana - MARIO SCUDU<br />

Papa Wojtyla<br />

Avvenimenti - RENZO ALLEGRI<br />

Il senso spirituale della Scrittura -<br />

Bibbia e Spiritualità - GIORGIO ZEVINI<br />

20<br />

22<br />

24<br />

26<br />

28<br />

31<br />

Prokof’ev, portatore della luce...<br />

Musica e Fede - FRANCO CAREGLIO<br />

Maria la maestra - L’Adma nel<br />

mondo - DON PIER LUIGI CAMERONI<br />

Ultima apparizione della B.V. a<br />

Fatima - Cal. mar. - MARIO MORRA<br />

I Papi del terzo secolo - Centro di<br />

Documentazione - MARIO MORRA<br />

Notizie e avvenimenti<br />

MARIO SCUDU<br />

Le “Ave” che ritmano la vita - La<br />

pagina del Rettore - FRANCO LOTTO<br />

Altre foto:<br />

Teofilo Molaro - Archivio Rivista - Archivio “Dimensioni Nuove” - Centro Documentazione Mariana - Redazione<br />

ADMA - Guerrino Pera - Mario Notario - ICP - Editrice Elledici.<br />

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