I castelli delle valli di Taro e Ceno - Itinerari Medievali
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Matteo Zoni<br />
I <strong>castelli</strong> <strong>delle</strong> <strong>valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong>: uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Guido Schenoni<br />
Visconti.<br />
[E<strong>di</strong>to a stampa in Uno storico e un territorio: Vito Fumagalli e l'Emilia<br />
occidentale nel Me<strong>di</strong>oevo, a cura <strong>di</strong> Roberto Greci e Daniela Romagnoli,<br />
Bologna 2005, pp. 393-404© Matteo Zoni. Distribuito in formato <strong>di</strong>gitale da<br />
<strong>Itinerari</strong> Me<strong>di</strong>evali]<br />
La presente analisi del materiale raccolto da Guido Schenoni Visconti sui<br />
<strong>castelli</strong> e i fortilizi minori della Val <strong>Taro</strong> e della Val <strong>Ceno</strong> prende le mosse<br />
dal Progetto Castelli, ricerca promossa dall'Istituto per i Beni Culturali<br />
dell'Emilia Romagna e dalle Università della Regione, coor<strong>di</strong>nato a livello<br />
centrale da Maria Giuseppina Muzzarelli dell'Università <strong>di</strong> Bologna e per la<br />
Provincia <strong>di</strong> Parma da Daniela Romagnoli.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la storia dei <strong>castelli</strong> e <strong>delle</strong> opere <strong>di</strong><br />
fortificazione <strong>di</strong> tutta la regione: un recupero <strong>delle</strong> vicende inteso sia dal<br />
punto <strong>di</strong> vista degli avvenimenti, sia da quello archeologico e architettonico,<br />
articolato quin<strong>di</strong> in fasi successive.<br />
Il Progetto Castelli si pone come obiettivo un completo censimento <strong>di</strong><br />
tutti i <strong>castelli</strong> della regione: quelli ancora esistenti, anche se ridotti a rude re,<br />
oppure scomparsi e solamente attestati da tracce scritte; senza <strong>di</strong>menticare<br />
gli esempi <strong>di</strong> architettura neome<strong>di</strong>evale, le torri <strong>di</strong> segnalazione e tutto ciò<br />
che è riconducibile alla tipologia della fortificazione militare. Ogni vicenda<br />
storica viene ricavata dallo spoglio <strong>di</strong> fonti e<strong>di</strong>te e in qualche caso anche<br />
ine<strong>di</strong>te: statuti, cronache, storie locali, monografie, atti <strong>di</strong> convegni.<br />
Le singole vicende vengono raccolte ed inserite in una banca dati<br />
completa rispondente ad un numero variabile <strong>di</strong> interrogazioni. Il riportare i<br />
dati acquisiti sul territorio regionale produrrà a sua volta una carta<br />
georeferenziata dei fortilizi. Svilupperà cioè un Sistema Informativo<br />
Territoriale (G.I.S.: Geographic Information System), visibile tramite<br />
computer, contenente le schede monografiche prodotte dall'inserimento dati<br />
e collegate alla localizzazione geografica dei singoli <strong>castelli</strong>, sud<strong>di</strong>vise per<br />
provincie. Il sistema potrà essere interrogato ad esempio su come procede<br />
l'incastellamento della regione nel tempo, su quale sia la <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong><br />
fortificazioni, l'evoluzione tipologica e cronologica, o ancora quale<br />
relazione spaziale e <strong>di</strong> densità può esserci tra i <strong>castelli</strong> ed i principali<br />
elementi geografici della regione. Riporterà inoltre i dati provenienti da<br />
eventuali campagne <strong>di</strong> rilevamento archeologico con l'identificazione dei<br />
siti riconducibile alla scheda "A" ministeriale. Permetterà infine ulteriori<br />
elaborazioni sulla base <strong>delle</strong> cartografie compilate dall'Istituto Italiano dei<br />
Castelli, a cui si andranno ad affiancare le cospicue raccolte iconografiche<br />
già nell'archivio dell'Istituto per i Beni Culturali dell'Emilia Romagna.<br />
1
Grazie a questo progetto sarà dunque non solo possibile ricostruire la rete<br />
<strong>delle</strong> fortificazioni, con le connesse vicende me<strong>di</strong>evali, ma anche produrre<br />
una dettagliata ricostruzione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>verse fasi storiche, architettoniche ed<br />
artistiche. Gli Assessorati alla Cultura ed al Turismo della regione,<br />
attingendo a questa riserva <strong>di</strong> informazioni in via <strong>di</strong> costituzione, potranno<br />
più solidamente operare nello svolgimento dei loro compiti istituzionali per<br />
riscoprire, conservare e valorizzare la "risorsa <strong>castelli</strong>".<br />
Vito Fumagalli introduce il suo contributo alla Mostra Storica del 1989,<br />
allestita presso il castello <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong>, con la de<strong>di</strong>ca « ... a tutti i bar<strong>di</strong>giani, ai<br />
<strong>valli</strong>giani <strong>di</strong> <strong>Ceno</strong> e <strong>Taro</strong>, e a tutti coloro che amano la storia e il valore<br />
della tra<strong>di</strong>zione», aggiungendo: «Essi sono, come me, <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> fuori <strong>di</strong><br />
Bar<strong>di</strong>» 1 .<br />
A costoro certamente appartiene Guido Schenoni Visconti: la passione<br />
per la storia <strong>di</strong> quelle terre, ed in particolare per le vicende me<strong>di</strong>evali, ha<br />
prodotto un prezioso stu<strong>di</strong>o relativo ai <strong>castelli</strong> ed alle fortificazioni sorte<br />
nelle vallate, appunto, dei fiumi <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong>. Schenoni Visconti nasce a<br />
Modena, città nella quale il padre, generale <strong>di</strong> cavalleria del Regio Esercito,<br />
presta servizio presso la locale accademia, e si trasferisce successivamente a<br />
Bologna. Non <strong>di</strong>mentica tuttavia le quattrocentesche origini della famiglia<br />
nei territori <strong>di</strong> Compiano in Val <strong>di</strong> <strong>Taro</strong>; qui ogni estate per più <strong>di</strong> un mese<br />
stu<strong>di</strong>a le origini, le vicende e il territorio in cui avevano vissuto i propri<br />
antenati. Le ricerche sono state condotte <strong>di</strong>rettamente nei siti e tra i<br />
documenti dei <strong>di</strong>versi archivi sin dai primi anni cinquanta, ma il lavoro è<br />
rimasto incompiuto per la sopraggiunta scomparsa dell'autore, avvenuta nel<br />
settembre 1995. Membro della locale Deputazione <strong>di</strong> Storia Patria, Schenoni<br />
Visconti ha condotto anche altre ricerche pubblicando, oltre ad articoli su<br />
riviste e quoti<strong>di</strong>ani, alcune brevi monografie.<br />
Tra queste sono da ricordare Le Caminate <strong>di</strong> Compiano o Caminate del<br />
Pelpi 2 , lavoro uscito nel 1972 sul "Bollettino Storico Piacentino", nel quale<br />
l'autore esamina i ruderi rinvenuti a nord dell'abitato <strong>di</strong> Compiano, gia<br />
visionati da Severino Musa 3 , che egli identifica come resti <strong>di</strong> tre antiche<br />
caminate. Attraverso un personale sopralluogo, condotto nei pressi della<br />
località chiamata Castelletto, sui resti della Caminata <strong>di</strong> Sopra, Schenoni<br />
Visconti ipotizza l'esistenza <strong>di</strong> una torre merlata <strong>di</strong> vedetta e segnalazione,<br />
alta non più <strong>di</strong> due piani. Dal 1347 appartenne a Pagano Scopesi, e anche<br />
questo manufatto venne forse <strong>di</strong>strutto dal terremoto che nel 1618 <strong>di</strong>strusse<br />
il castello <strong>di</strong> Azione 4 .<br />
1 V. Fumagalli (a cura <strong>di</strong>), Bar<strong>di</strong> e le <strong>valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Ceno</strong> e <strong>di</strong> <strong>Taro</strong> nella storia, Centro Stu<strong>di</strong> della<br />
Valle del <strong>Ceno</strong>, 1990.<br />
2 G. Schenoni Visconti, Le caminate <strong>di</strong> Compiano o caminate del Pelpi, "Bollettino Storico<br />
Piacentino", 67, 1972, pp. 84-90.<br />
3 S. Musa, Il castello <strong>di</strong> Montarsiccio, Piacenza, "Bollettino Storico Piacentino", 50, 1955,<br />
pp. 9-16.<br />
4 Schenoni Visconti, Le caminate <strong>di</strong> Compiano o caminate del Pelpi cit.<br />
2
Degna <strong>di</strong> nota la tesi sostenuta in un'altra ricerca 5 sulle entità territoriali<br />
della valle del <strong>Taro</strong>. Nel testo Schenoni Visconti sostiene l'ipotesi <strong>di</strong> una<br />
derivazione del nome torosiano dato a quella realtà territoriale, non già da<br />
una curtis Turre 6 <strong>di</strong> cui non si era trovata alcuna altra traccia, bensì dal<br />
nome del maggior fiume che ne percorreva il territorio, il Taurus latino,<br />
l'o<strong>di</strong>erno <strong>Taro</strong>. Centro politico-militare e giuris<strong>di</strong>zionale del Torosianus<br />
Comitatus era appunto Compiano, già nel X secolo borgo fortificato<br />
cresciuto attorno al suo castello. Successivamente all'intervento <strong>di</strong><br />
Berengario II, datato alla fine del 950 7 , il territorio <strong>delle</strong> <strong>valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong><br />
venne unito alla marca della liguria orientale, con lo scopo <strong>di</strong> meglio<br />
<strong>di</strong>fendersi dalle incursioni dei saraceni, condotte non più soltanto sulle<br />
coste, ma anche dalle basi che questi possedevano in Francia e da cui<br />
scendevano verso la Val Padana. A capo <strong>di</strong> questa nuova marca venne posto<br />
Oberto, <strong>di</strong> origine longobarda, fino ad allora conte <strong>di</strong> Luni, capostipite degli<br />
Obertenghi, casato da cui successivamente si <strong>di</strong>ramarono moltissime<br />
famiglie tra le quali gli Este, i Malaspina, i Pallavicino e, come in<strong>di</strong>cano<br />
altre ricerche dell' autore, la stessa famiglia Schenoni Visconti. Con<br />
decisione l'Autore si oppone alla tesi <strong>di</strong> una città (Torresana) scomparsa<br />
sotto il fiume <strong>Taro</strong> in epoca altome<strong>di</strong>evale 8 .<br />
Schenoni Visconti conosceva molto bene le vicende dei gruppi parentali<br />
originati dagli Obertenghi per aver condotto ricerche <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa estensione e<br />
approfon<strong>di</strong>mento fin dai primi anni '50 9 , inizialmente con lo scopo <strong>di</strong> meglio<br />
identificare le origini della propria famiglia, successivamente ampliando il<br />
raggio <strong>di</strong> azione, per ricostruire l'ambito dei rapporti personali e <strong>di</strong> potere<br />
nei luoghi e quin<strong>di</strong> nei <strong>castelli</strong> <strong>delle</strong> <strong>valli</strong> <strong>di</strong> <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong>.<br />
Nel territorio <strong>di</strong>viso tra le famiglie più o meno potenti, le vicende vedono il<br />
succedersi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi signori: solo intorno al 1250, con la cessione da parte<br />
del Comune <strong>di</strong> Piacenza del dominio <strong>delle</strong> vallate ad Ubertino Lan<strong>di</strong>, quasi<br />
tutti i fortilizi citati vengono a inserirsi in un' entità territoriale più ampia e<br />
meglio definita.<br />
Il dominio dei Lan<strong>di</strong> si affermò dal XIII secolo, sovrapponendosi a<br />
questa nobiltà feudale numerosa e <strong>di</strong>visa dalle guerre e dalle faide<br />
famigliari. Fumagalli stesso riconosce come sfuggano parzialmente le<br />
5 Schenoni Visconti, Il comitato torosiano, l'alto <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong> e gli Obertenghi, "Archivio<br />
Storico per le Province Parmensi", 76, 1983, pp. 127-167.<br />
6 P. Rameri, Borgotaro: riassunto storico dalle origini ai giorni nostri, La Spezia, 1923.<br />
7 U. Formentini, Turris, il comitato torresano e la contea <strong>di</strong> Lavagna dai Bizantini ai<br />
Franchi, "Archivio Storico per le Province Parmensi", 24,1928, pp. 7-39.<br />
8 Il mistero <strong>di</strong> Torresana. La città sepolta nel <strong>Taro</strong>, articolo anonimo apparso su "La<br />
Gazzetta <strong>di</strong> Parma" del 15 agosto 1977.<br />
9 Risultano ancora ine<strong>di</strong>ti alcuni stu<strong>di</strong> de<strong>di</strong>cati da Schenoni Visconti alle <strong>di</strong>verse famiglie <strong>di</strong><br />
Compiano.<br />
3
motivazioni <strong>di</strong> base per le quali i Lan<strong>di</strong> acquisirono progressivamente terre e<br />
<strong>di</strong>ritti signorili nelle vallate, <strong>di</strong>venendone via via padroni in gran parte 10 .<br />
Certamente il passaggio non avvenne in maniera tranquilla ed i nuovi<br />
signori si trovarono a lottare contro la potente consorteria <strong>di</strong>scendente dai<br />
cosiddetti conti <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong>, arroccati attorno al borgo <strong>di</strong> Compiano. Per<br />
realizzare le loro aspirazioni, famiglie come i Platoni, i Lusar<strong>di</strong>, i Granelli o<br />
i Cornazzani (anch'esse <strong>di</strong>scendenti dagli Obertenghi conti <strong>di</strong> Lavagna)<br />
avevano intessuto una rete <strong>di</strong> presi<strong>di</strong> con lo scopo <strong>di</strong> contrastare innanzi<br />
tutto il potere dei comuni <strong>di</strong> Parma e Piacenza, ma forse soprattutto per<br />
fronteggiarsi. Le strade ed i valichi che mettevano in comunicazione<br />
l'Emilia occidentale con la Liguria e la Toscana rendevano queste <strong>valli</strong> una<br />
pericolosa zona <strong>di</strong> transito <strong>di</strong> uomini in armi, sicché questi fortilizi furono<br />
più volte <strong>di</strong>strutti e ricostruiti nel corso <strong>delle</strong> lotte per il controllo dei feu<strong>di</strong>.<br />
Il gruppo parentale dei conti <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong>, al quale il vescovo <strong>di</strong> Piacenza<br />
aveva infeudato il territorio <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> già dal XII secolo, arretrò<br />
progressivamente con la penetrazione appunto dei Lan<strong>di</strong>, i quali<br />
ristabilirono nel corso degli anni un crescente or<strong>di</strong>ne politico ed<br />
amministrativo, embrione <strong>di</strong> quello Stato Lan<strong>di</strong> 11 così denominato ancora<br />
sulle carte storiche del '700, che svanì nel nulla in seguito alla ven<strong>di</strong>ta dei<br />
residui posse<strong>di</strong>menti Doria Lan<strong>di</strong> ai Farnese nel 1682: da qui la storia <strong>delle</strong><br />
vallate <strong>di</strong> <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong> viene a mescolarsi alle vicende del Ducato<br />
Farnesiano.<br />
Come detto lo stu<strong>di</strong>o dei gruppi parentali presenti tra Val <strong>Taro</strong>, Val <strong>Ceno</strong><br />
e la zona rivierasca <strong>di</strong> Lavagna, alla ricerca della migliore identificazione<br />
<strong>delle</strong> origini della famiglia Schenoni Visconti 12 o Visconti detti Schenoni<br />
Visconti 13 , ha imposto all' autore un approfon<strong>di</strong>mento della conoscenza del<br />
territorio nel quale queste casate vennero ad operare. In tale prospettiva si<br />
colloca lo stu<strong>di</strong>o minuzioso de<strong>di</strong>cato ai <strong>castelli</strong> ed alle opere fortificate.<br />
10 Fumagalli, G. Petracco Siccar<strong>di</strong>, D. Ponzini, Valtaro e Valceno nell'alto me<strong>di</strong>oevo,<br />
"Compiano arte e storia", Parma 1979.<br />
11 A. Samore, Lo Stato Lan<strong>di</strong> in documenti dell'Archivio Segreto Vaticano, "Archivio<br />
Storico per le Province Parmensi", 31, 1980, pp. 235-256.<br />
12 I primi documenti riguardanti l'attuale famiglia Schenoni Visconti sono le pergamene n.<br />
2328 e n. 2329 presenti nell'Archivio Doria Lan<strong>di</strong> Pamphilj, costituenti due atti rogati a<br />
Bar<strong>di</strong> 1'8 ottobre 1429 sopra la rocca nella caminata nuova dal notaio Antonino, figlio <strong>di</strong><br />
Guglielmo de Tedal<strong>di</strong>s <strong>di</strong> Bedonia, con i quali Margherita procuratrice <strong>di</strong> Elisabetta e<br />
vedova <strong>di</strong> Manfredo <strong>di</strong> Lando, tutrice <strong>di</strong> Margherita figlia <strong>di</strong> costui, consegna la rocca ed il<br />
fortilizio <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> al marchese Corrado Vegij <strong>di</strong> Parma, a Gabriele <strong>di</strong> Valseneria ed a Guido<br />
Zape armigeri ducali, che promettono <strong>di</strong> esser fedeli al duca <strong>di</strong> Milano. Fra i testi Berto<br />
(Oberto) figlio <strong>di</strong> Schenone <strong>di</strong> Cavignaga (R. VIGNODELLI RUBRICHI, Fondo della<br />
famiglia Lan<strong>di</strong>, re gesti <strong>delle</strong> pergamene 821 - 1625, "Deputazione <strong>di</strong> Storia Patria per le<br />
Province Parmensi", Parma 1984, p. 614 e documenti originali presso l'archivio Doria <strong>di</strong><br />
Roma).<br />
13 Nella seconda metà del '500 in vari atti il notaio Luxar<strong>di</strong> Galvano cita più volte Simone<br />
come "de Vescontis alias de Schenoni" (cfr. Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Parma, Notai <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> e<br />
Compiano, Galvano Lusar<strong>di</strong>, 15 luglio 1585 e 20 luglio 1587).<br />
4
Guglielmo Capacchi elenca nel volume Castelli Parmigiani 14 circa 180 tra<br />
<strong>castelli</strong>, caminate e strutture fortificate; la ricerca <strong>di</strong> Schenoni Visconti<br />
aggiunge 30 ulteriori rilievi, che si possono definire secondari se inquadrati<br />
singolarmente, oscurati da altri <strong>di</strong> ben <strong>di</strong>versa mole ed importanza. Alla base<br />
dello stu<strong>di</strong>o, riguardante una cinquantina <strong>castelli</strong> in totale, vi è una solida<br />
base documentaria articolata in <strong>di</strong>samine <strong>di</strong> regesti <strong>di</strong> documenti e<strong>di</strong>ti,<br />
citazione e <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> precedenti, frequenti visite presso gli archivi<br />
a "spremere" ulteriori notizie dalle pergamene.<br />
Di questi <strong>castelli</strong> Schenoni Visconti ci consegna un elenco sotto forma <strong>di</strong><br />
schede de<strong>di</strong>cate ciascuna ad ogni singolo manufatto, costruite per la<br />
maggior parte in maniera analoga. Esse contengono un inquadramento<br />
geografico del sito, realizzato attraverso l'esame <strong>delle</strong> carte topografiche in<br />
scala 1:25.000; riferimenti alle altimetrie attraverso le curve <strong>di</strong> livello;<br />
in<strong>di</strong>viduazione <strong>delle</strong> posizioni rispetto alle vie <strong>di</strong> accesso o ad eventuali<br />
manufatti presenti nelle vicinanze. Molti <strong>castelli</strong> risultano essere ormai<br />
scomparsi senza che sia possibile ritrovarne qualche resto o ad<strong>di</strong>rittura<br />
rintracciarne il sito: il confronto tra le fonti documentarie, lo stu<strong>di</strong>o dei<br />
toponimi e l'esame anche <strong>di</strong>retto del paesaggio ha consentito all'autore <strong>di</strong><br />
formulare in ogni caso valide ipotesi sulle posizioni effettivamente<br />
occupate.<br />
Dove i documenti lo permettono Schenoni Visconti fornisce una più o<br />
meno breve cronologia <strong>di</strong> ciascuna fortificazione e riporta riferimenti anche<br />
a epoche precedenti la prima attestazione documentata del castello. Esamina<br />
inoltre accuratamente l'estensione <strong>delle</strong> zone influenzate dai vari poteri<br />
locali. Attraverso il testamento redatto in data 5 ottobre 1022 15 si viene a<br />
conoscenza della <strong>di</strong>visione successoria stabilita da Plato de Plati nei<br />
confronti dei sei figli Luxardo, Alenerio, Rolan<strong>di</strong>no, Franzoto, Begarolo e<br />
Antonio. Nel documento sono elencati nove <strong>castelli</strong>, alcuni dei quali <strong>di</strong><br />
importanza notevole, come Castel Platone, sul versante sinistro della valle<br />
14 G. Capacchi, Castelli parmigiani, Parma 1979.<br />
15 L'atto è pubblicato da P. Rameri, L'archivio notarile <strong>di</strong> Borgotaro. "Archivio Storico per<br />
le Province Parmensi", XVI. 1964, pp. 103-113. Nobiles Domini Allinerius, Franzotus,<br />
Rolan<strong>di</strong>nus, Luxiardus, Begarolus et Antonius, filii quondam strenui militis domini Plato de<br />
Platis et egregiae dominae Metho<strong>di</strong>e, comitisse, filia quondam domini Luciani militis et<br />
comitis de Pomello. Ad Allinerio vennero assegnati i <strong>castelli</strong> de Po<strong>di</strong>o et Termino nonché le<br />
terre site ultra Vonam et inter Vonam et Varaculam citra Tarium; a Franzoto i <strong>castelli</strong> <strong>di</strong><br />
Pen<strong>di</strong>tia, Spiagium, Cornagia nonché le terre site inter Hena et Muzolam citra Tarium; a<br />
Rolan<strong>di</strong>no, il castello <strong>di</strong> Hena e le terre site ultra Tarum et inter Varaculam et Gotera<br />
musque ad sumitatem Burgali, Crucisferae et caprae mortuae montium; a Lusiardo il<br />
castello <strong>di</strong> Arsuto e le terre site ultra Tarium et Goteram citra Tarium ultra Varaculam<br />
usque ad terminum Genuae; a Begarolo il castello <strong>di</strong> Pietramogolana e le terre site ultra<br />
Tarium et <strong>Taro</strong><strong>di</strong>nem versus Parmam cum omnibus que sunt Parmae; Ad Antonio le terre<br />
del milanese omes possessiones que sunt in territorio Me<strong>di</strong>olani in glaria Abduae. Tennero,<br />
invece, il castello de Platono quod inter omnes comune sibi retinerunt propter nomen<br />
domus antiquum de Platis, ed al fratello naturale Larioto assegnarono ombes bestias et<br />
omnia armenta que sunt communia <strong>di</strong>ctorum fratrum per totam vallem Tari.<br />
5
del <strong>Taro</strong> tra i torrenti Vona e Mozzola. Il castello risulta essere tenuto in<br />
comune dai fratelli Plati o Platoni e l'origine della fortificazione può esser<br />
fatta risalire ai primi anni dell'XI secolo; si presume che gli altri fortilizi<br />
siano stati e<strong>di</strong>ficati nel secolo precedente, ma in ogni caso non prima del<br />
900, anno in cui Berengario I concesse a chi chiedeva protezione il<br />
permesso <strong>di</strong> fortificare e<strong>di</strong>fici e inse<strong>di</strong>amenti.<br />
Il sito è in<strong>di</strong>viduato in località Cappella 16 nei pressi dell' omonimo<br />
rilievo, sulla cima del monte da cui sgorga il torrente Vona. Sicuramente il<br />
castello era in arme nel 1184 poiché è documentato che ivi Gerardo <strong>di</strong><br />
Martino Platoni prestò giuramento al Comune <strong>di</strong> Piacenza 17 .<br />
Successivamente non si hanno più notizie sicché Schenoni Visconti avanza<br />
l'ipotesi <strong>di</strong> una progressiva caduta in rovina del fortilizio nel corso del XIII<br />
secolo.<br />
Il fortilizio <strong>di</strong> Cornaggia (detto anche <strong>di</strong> Valesia per la presenza in età<br />
moderna <strong>di</strong> una vicina omonima casa) venne invece assegnato a titolo<br />
esclusivo a Franzoto de Plati 18 . Era e<strong>di</strong>ficato alla sinistra del <strong>Taro</strong> sulle<br />
pen<strong>di</strong>ci del monte Cornice (o monte Pavone), prossimo allo stesso Castel<br />
Platone. Presumibilmente seguì le vicende del vicino fortilizio ma nessuna<br />
notizia è più documentata. Fino a qualche decennio fa sembra fossero<br />
ancora visibili alcuni ruderi 19 .<br />
Allo stesso Franzoto spettò inoltre sia il castello <strong>di</strong> Spiaggio 20 , posto in<br />
località "Spiagge" alla sinistra del Vona del quale Tullio Maestri nel 1938<br />
testimoniava ancora le fondamenta ed il pozzo centrale 21 , sia il castello <strong>di</strong><br />
Pendaccia. Resistenza dell'opera fortificata è fuor <strong>di</strong> dubbio, giacché si tratta<br />
della curia Pendetie in cui venne redatto il testamento <strong>di</strong> Plato 22 .<br />
Genericamente ubicato inter Vonam et Muzolam non ne rimane alcun resto<br />
visibile; Schenoni Visconti tuttavia lo colloca nelle vicinanze dei <strong>castelli</strong><br />
descritti in precedenza e lo considera completamento <strong>di</strong> un'ininterrotta<br />
catena <strong>di</strong>fensiva.<br />
È del 1209 23 un ulteriore documento che parla <strong>di</strong> un castrum <strong>valli</strong>s<br />
Pen<strong>di</strong>cie appartenente al monastero <strong>di</strong> Bobbio, e succes sivamente la stessa<br />
curia Pendecia o Pendezia compare in atti rispettivamente del 1208 24 e<br />
1235 25 .<br />
16 A Brian, Guida per escursioni sull'Appennino Parmense, Parma 1903 (2" ed. 1929), p.<br />
90.<br />
17 E. Falconi, R. Peveri (a cura <strong>di</strong>). Il Registrum Magnum del Comune <strong>di</strong> Piacenza, Milano<br />
1983, doc. 114. vol. 1.<br />
18 Rameri, L'archivio notarile <strong>di</strong> Borgotaro cit.<br />
19 A. Boccia, Viaggio ai monti <strong>di</strong> Parma, Parma 1804 (ried. 1970).<br />
20 Rameri, L'archivio notarile <strong>di</strong> Borgotaro cit.<br />
21 T. Maestri, Il castello <strong>di</strong> Borgotaro, "Giovane Montagna", 15 settembre 1938.<br />
22 Rameri, L'archivio notarile <strong>di</strong> Borgotaro cit.<br />
23 Falconi, Peveri, Il Registrum Magnum del Comune <strong>di</strong> Piacenza cit., vol. 1II, doc.682.<br />
24 Vignodelli Rubrichi, Pergamene del Fondo Lan<strong>di</strong> cit., n. 245 p. 183.<br />
25 Vignodelli Rubrichi, Pergamene del Fondo Lan<strong>di</strong> cit., n. 245 p. 183.<br />
6
Decisamente più scarne sono le notizie riferibili ai <strong>castelli</strong> <strong>di</strong> Termine e<br />
Poggio, entrambi assegnati ad Alenerio 26 , tra i torrenti Vona e Varacola, e<br />
per i quali sfugge un'esatta localizzazione. Nonostante una ricerca condotta<br />
<strong>di</strong>rettamente in loco nel corso del luglio 1956 e l'estensione <strong>di</strong> una<br />
planimetria sufficientemente dettagliata, Schenoni Visconti per il castello <strong>di</strong><br />
Ena non riesce a proporre nulla più della posizione probabile. In<strong>di</strong>vidua<br />
infatti presso l'abitato <strong>di</strong> Val d'Ena un rilievo <strong>di</strong> limitata estensione, che<br />
ancora in quegli anni gli abitanti chiamavano "Castello". Il fortilizio doveva<br />
già esistere nei primi anni dell'XI secolo, ed è ripetutamente nominato<br />
assieme alla famiglia degli Ena in vari documenti del Comune <strong>di</strong> Piacenza<br />
(XII secolo) 27 . Ena compare poi in un documento emanato da Federico<br />
Barbarossa nel 1164 e in altri atti <strong>di</strong> conferma <strong>di</strong> feu<strong>di</strong> a beneficio dei<br />
Lan<strong>di</strong> 28 . Sfugge comunque il momento in cui il castello andò in <strong>di</strong>sarmo:<br />
Schenoni Visconti ipotizza che ciò dovette avvenire non prima della metà<br />
del '400.<br />
Ben più ricca risulta essere la raccolta <strong>di</strong> notizie sul castello <strong>di</strong><br />
Montarsiccio, frazione del comune <strong>di</strong> Bedonia, eretto sopra un promontorio<br />
del monte Orocco, laddove grossi ruderi hanno tramandato al sito il nome <strong>di</strong><br />
Castellaccio. Demolito e ricostruito più volte, fu nido dei Lusar<strong>di</strong>, spesso in<br />
sieme ai Granelli, in <strong>di</strong>verse occasioni fedeli alleati dei Lan<strong>di</strong>. L'origine si fa<br />
risalire al più tar<strong>di</strong> tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo; nel 1180 venne<br />
conquistato dai Piacentini e nel 1187 fu asse<strong>di</strong>ato da Morello Malaspina, il<br />
quale dopo quin<strong>di</strong>ci giorni vi entrò non vi sed per concor<strong>di</strong>am. Nel 1261 il<br />
castello, passato nelle mani <strong>di</strong> Federico Malaspina, venne ceduto ad Oberto<br />
Pallavicino 29 . Pochi anni dopo, nel 1283, Montarsiccio venne cinto d'asse<strong>di</strong>o<br />
da parte del Comune <strong>di</strong> Piacenza, in lotta per scacciare dall'Appennino<br />
Ubertino Lan<strong>di</strong>. Difeso con gran valore da Riccio Lusar<strong>di</strong> e Rolando<br />
Granelli, esso venne ceduto solo sub certis pactis ai piacentini, che però lo<br />
danno alle fiamme insieme ai vicini <strong>castelli</strong> <strong>di</strong> Casaleto, Pietramelara e<br />
Pietrapiana. Tornato ben presto ai legittimi signori in virtù <strong>di</strong> una pace<br />
stipulata con i piacentini, Montarsiccio venne riarmato, e lo ritroviamo<br />
elencato tra quei fortilizi ghibellini che dal 1372 al 1376 fecerunt continue<br />
maximam guerram inimicis et rebellibus domini Galeaz (Galeazzo<br />
Visconti) 30 . Con la pace stipulata a Compiano nel 1451 il castello ritornò<br />
nelle mani dei Lusar<strong>di</strong>.<br />
26 Rameri, L'archivio notarile <strong>di</strong> Borgotaro cit.<br />
27 Falconi, Peveri, Il Registrum Magnum del Comune <strong>di</strong> Piacenza cit., vol I, doc. 130 e doc.<br />
232.<br />
28 Brian, Guida per escursioni sull'Appennino cit.; E. Massa, Parma città e provincia,<br />
Bologna 1913; I. Dall'Aglio, Le <strong>valli</strong> dell'appennino parmense nella storia. e nel canto dei<br />
poeti. Guida storica, Parma 1956; G. Granello Di Casaleto, Il castello <strong>di</strong> Compiano ed un<br />
episo<strong>di</strong>o ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> storia genovese, Parma, "Giovane Montagnà", 2 aprile 1910.<br />
29 Dall'Aglio, Guida storico turistica del parmense, Parma 1969, p. 141.<br />
30 A. Ghi<strong>di</strong>glia Quintavalle, I <strong>castelli</strong> del parmense, Parma, 1955.<br />
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Schenoni Visconti procede ricercando notizie su Pietramogolana, ultimo<br />
tra i <strong>castelli</strong> citati nell'atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione dei fortilizi dei Platoni. Di questo<br />
abbiamo notizie già dal 674, citato in una sentenza del re Pertarido emessa<br />
per <strong>di</strong>rimere una controversia <strong>di</strong> confini tra Parma e Piacenza 31 . Affidato da<br />
Plato al figlio Begarolo, per la sua importante posizione il fortilizio fu nel<br />
tempo ripetutamente conteso: <strong>di</strong> certo venne ricostruito una prima volta nel<br />
1210 da Obizzo Sanvitale. Nel 1220, quando il Comune <strong>di</strong> Parma sequestrò<br />
i beni della Mensa vescovile parmense, pretese anche il castello <strong>di</strong><br />
Pietramogolana, del quale la famiglia Platoni giustificò il possesso<br />
attraverso il versamento <strong>di</strong> una somma <strong>di</strong> denaro fatta al vescovo Obizzo.<br />
Verso il 1240 il marchese Oberto Pallavicino, capo ghibellino a Parma, tolse<br />
con la forza Pietramogolana ai Platoni, ma soltanto nel 1249 l'imperatore<br />
Federico II lo investì ufficialmente a compenso della fedeltà <strong>di</strong>mostrata alla<br />
causa ghibellina.<br />
Nel 1295 Te<strong>di</strong>sio Sanvitale recuperava il castello come feudo vescovile e<br />
nel 1310 il vescovo ne investì Gianquirico, figlio <strong>di</strong> Te<strong>di</strong>sio. Versata la<br />
somma che da anni era pretesa dai Platoni, il Sanvitale <strong>di</strong>venne pacifico<br />
padrone <strong>di</strong> tutto il feudo. A loro volta i Pallavicino, per investitura da parte<br />
<strong>di</strong> Lodovico il Bavaro nel 1327, confermata dall'imperatore Venceslao il 12<br />
marzo 1395, avanzarono pretese sul castello, fino all'occupazione da parte <strong>di</strong><br />
Nicolò Pallavicino, il quale, trovato il castello in stato <strong>di</strong> degrado, preferì<br />
non riarmarlo anche in virtù degli accor<strong>di</strong> sottoscritti con Galeazzo Maria<br />
Visconti duca <strong>di</strong> Milano.<br />
Conquistato da Jacopo Terzi nel 1408 e ricuperato al potere rossiano<br />
l'anno successivo, Pietramogolana passò nuovamente <strong>di</strong> mano, fino al 1423,<br />
quando il vescovo <strong>di</strong> Parma Bernardo da Carpi riven<strong>di</strong>cò a se i <strong>di</strong>ritti e ne<br />
investì i fratelli Manfredo e Bartolomeo Pallavicino. Permutato nel 1450 dal<br />
vescovo Delfino della Pergola contro 86 "biolche <strong>di</strong> buona terrà" del conte<br />
Stefano Sanvitale, costui si vide investito del possesso nel 1496. I Sanvitale<br />
giurarono poi fedeltà al duca Pierluigi Farnese e Pietramogolana subì una<br />
temporanea occupazione da parte dei Rossi <strong>di</strong> Berceto. Confiscato ai<br />
Sanvitale del ramo <strong>di</strong> Sala Baganza in seguito ai fatti della congiura del<br />
1612, il possesso fu <strong>di</strong>viso tra la Camera ducale e il ramo Sanvitale <strong>di</strong><br />
Fontanellato fino al definitivo ritorno sotto l'esclusiva proprietà della<br />
Camera 32 . Ho riferito in sintesi questi esempi <strong>di</strong> <strong>castelli</strong> abbastanza ricchi <strong>di</strong><br />
vicende: Schenoni Visconti le ha or<strong>di</strong>nate avendo cura <strong>di</strong> verificare i dati<br />
forniti dagli stu<strong>di</strong>osi che l'avevano preceduto. È degno <strong>di</strong> nota il fatto che<br />
per alcuni <strong>castelli</strong> l'Autore ha effettuato inoltre un sopralluogo <strong>di</strong>retto,<br />
restituendoci mappe estremamente particolareggiate che in alcuni casi<br />
risultano illuminanti per determinare la reale posizione dei ruderi. Vi sono<br />
annotate <strong>di</strong>sposizione, quantità e consistenza dei resti, oltre le quote<br />
31 I. Affo, Storia della città <strong>di</strong> Parma, Parma 1792.<br />
32 Massa, Parma città e provincia cit.; Dall'Aglio, Le <strong>valli</strong> dell'appennino parmense nella<br />
storia cit.<br />
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altimetriche e le strade <strong>di</strong> accesso. Sono testimonianze che oggi assurgono a<br />
valore <strong>di</strong> documento: infatti, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 30 anni, alcuni luoghi risultano<br />
ulteriormente mo<strong>di</strong>ficati. Porto ad esempio il castello <strong>di</strong> Malagrana,<br />
localizzato nei pressi <strong>di</strong> Pione <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> e rilevato nel luglio 1971.<br />
Il toponimo è già da solo fortemente evocatore e tenendo conto della tesi<br />
<strong>di</strong> Giacomo Quintavalla, che fa derivare il nome <strong>di</strong> Pione da Pievone<br />
(grande pieve) 33 , Schenoni Visconti ipotizza vicende legate al passaggio <strong>di</strong><br />
pellegrini e le interpola con versioni sostenenti la presenza <strong>di</strong> antichi<br />
ospedali. Localizzato il castello nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze del passo <strong>delle</strong><br />
Pianazze, importante valico che permetteva <strong>di</strong> scendere in Val Nure da<br />
Bar<strong>di</strong> e Bedonia, l'Autore ne verifica una sola menzione, nel testo <strong>di</strong><br />
Antonio Boccia 34 , e ipotizza la coincidenza del Groppo <strong>di</strong> Malagrana con il<br />
Castello <strong>di</strong> Pietramelara, asse<strong>di</strong>ato e bruciato dai Piacentini nel 1283<br />
assieme al succitato Montarsiccio. Nel rilievo condotto <strong>di</strong> persona nel luglio<br />
1971, successivo al ritrovamento <strong>di</strong> alcuni resti nel 1969 35 , Schenoni<br />
Visconti annota su una piantina la presenza <strong>di</strong> due gruppi <strong>di</strong> ruderi<br />
riconducibili a stanze con muri in masselli squadrati <strong>di</strong> pietra arenaria. Un<br />
rudere poco <strong>di</strong>stante presenta inoltre tracce <strong>di</strong> intonaco sui muri e un<br />
pavimento in cotto rosa, elemento che porta l'autore a pensare ad una<br />
cisterna. A tutt'oggi il sito è oggetto <strong>di</strong> indagine archeologica da parte <strong>di</strong> un<br />
gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi ed appassionati del Centro Stu<strong>di</strong> dell'Alta Val <strong>Ceno</strong>.<br />
Purtroppo non sempre abbiamo tanta ricchezza <strong>di</strong> informazioni. Note più<br />
brevi presentano <strong>castelli</strong> <strong>di</strong> cui risulta dubbia l'effettiva esistenza, o per i<br />
quali l'Autore è impossibilitato a produrre documenti, o ancora la cui<br />
presenza è supportata solamente dalle testimonianze dei residenti. In questi<br />
casi Schenoni Visconti esprime tutti i suoi dubbi, specie quando i ricor<strong>di</strong><br />
degli abitanti locali vengono accompagnati da leggende su tesori nascosti,<br />
magari <strong>di</strong>ligentemente ed altrettanto infruttuosamente cercati. Per il sito <strong>di</strong><br />
Pascina in Val Gotra, Schenoni Visconti compì un rilevamento nel 1967, e<br />
valutò i resti affioranti dal prato come ruderi <strong>di</strong> una costruzione rurale non<br />
più vecchia <strong>di</strong> un centinaio <strong>di</strong> anni: <strong>di</strong>fficile ipotizzare la presenza <strong>di</strong> tesori,<br />
come aveva suggerito un articolo anonimo 36 . Schenoni Visconti escluse<br />
quin<strong>di</strong> dall'elenco il castello <strong>di</strong> Pascina, denominato anche Montegroppo.<br />
Quanto al castello <strong>di</strong> Pietra Cervara, l'autore osserva come la vicinanza<br />
all'abitato <strong>di</strong> Gazzo, piccolo centro nelle vicinanze <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong>, abbia portato a<br />
identificarlo anche col nome <strong>di</strong> castello <strong>di</strong> Gazzo o Grezzo. La precisa<br />
ricerca condotta sui toponimi e sui documenti gli permette <strong>di</strong> fugare i dubbi<br />
su un'eventuale coincidenza con il quasi omonimo castello <strong>di</strong> Grecio. A<br />
33 G. Quintavalla, L'antico comune <strong>di</strong> Boccolo de Tassi, "Rivista Valceno" febbraio 1970.<br />
34 Boccia, Viaggio ai monti <strong>di</strong> Parma cit.<br />
35 I resti <strong>di</strong> un antico ospizio trovati sull'Appennino a Pianazze, articolo anonimo apparso<br />
sul quoti<strong>di</strong>ano "Libertà" <strong>di</strong> domenica 31 agosto 1969.<br />
36 Introvabili tesori nascosti tra i ruderi del castello <strong>di</strong> Pascina, articolo anonimo "La<br />
Gazzetta <strong>di</strong> Parma" del 13 novembre 1961.<br />
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pochi chilometri da Pellegrino Parmense si trova la località <strong>di</strong> Mariano,<br />
dove sorgeva un castello attestato dalla fine del X secolo. Con atto del 5<br />
agosto 1145 il marchese Oberto Pallavicino cedette al Comune <strong>di</strong> Piacenza<br />
alcuni <strong>castelli</strong>, ricevendo i medesimi in cambio a titolo <strong>di</strong> feudo: tra questi è<br />
citata la Cortem Grazii, ossia Mariano. L'assonanza tra Grecio e Grezzo <strong>di</strong><br />
Bar<strong>di</strong> ha indotto in errore tutti coloro che hanno accomunato il castello <strong>di</strong><br />
Mariano (Grecio) a quello <strong>di</strong> Pietra Cervara (Gazzo o Grezzo), le cui<br />
vicende si intrecciano con quelle dei Cornazzani.<br />
Schenoni Visconti prende in considerazione anche alcune rilevanti<br />
strutture presenti nelle vicinanze dei <strong>castelli</strong> esaminati. Chiese, camminate,<br />
muri <strong>di</strong> sostegno o singoli elementi architettonici sono descritti e analizzati<br />
per formulare o verificare ipotesi <strong>di</strong> datazione, o ancora per trovare<br />
connessioni con documenti relativi a queste costruzioni, in modo da provare<br />
<strong>di</strong> riflesso la presenza castellana. In località Pontolo <strong>di</strong> Borgotaro sono stati<br />
riportati alla luce nel 1964 i resti <strong>di</strong> un piccolo oratorio al cui interno una<br />
pietra recava incisa la data della probabile consacrazione "MCCCLII". È<br />
documentato, e riportato dallo Schenoni Visconti, come nel 1781 37 la chiesa<br />
versasse in pessime con<strong>di</strong>zioni, tali da costringere il vescovo <strong>di</strong> Piacenza a<br />
vietare che venisse officiata e a <strong>di</strong>sporre l'e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> un nuovo tempio.<br />
Quando nel 1787 si raccolsero le pietre per la nuova chiesa furono appunto<br />
ritrovate le fondamenta del castello. Le pietre utilizzate costituiscono un<br />
esempio <strong>di</strong> reimpiego decisamente tardo, come accadde per quelle della<br />
Caminata <strong>di</strong> Sopra del Pelpi, forse utilizzate per la costruzione del primo<br />
acquedotto <strong>di</strong> Compiano 38 .<br />
Ovviamente solo per i <strong>castelli</strong> che conservano strutture in elevato<br />
vengono brevemente analizzati i materiali impiegati, le tecniche <strong>di</strong><br />
e<strong>di</strong>ficazione, la planimetria, oltre all'aspetto architettonico dei<br />
rimaneggiamenti in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzioni e ricostruzioni in successione<br />
cronologica.<br />
Le schede più complete riportano in calce la bibliografìa <strong>di</strong> riferimento e<br />
vengono corredate <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni, fotografie, carte topografiche e spesso articoli<br />
<strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ani locali, anch'essi sottoposti a critica e verifica. Questa verifica<br />
l'autore la applica soprattutto ai contributi e alle analisi <strong>delle</strong> fonti<br />
documentarie da parte <strong>di</strong> autori precedenti, mettendone a volte in<br />
<strong>di</strong>scussione le tesi o le interpretazioni. Divertenti le note apposte da<br />
Schenoni Visconti in calce agli articoli <strong>di</strong> giornale che mescolano storia,<br />
folklore e strampalate leggende sui luoghi <strong>delle</strong> ricerche, usciti<br />
curiosamente in occasione <strong>di</strong> favolosi ritrovamenti o per pubblicizzare<br />
salutari vacanze.<br />
Nonostante la frammentarietà del materiale descritto e la schematicità <strong>di</strong><br />
alcune schede relative a fortilizi minori, <strong>di</strong> tutta la ricerca sono da<br />
37 Dall'Aglio, Le <strong>valli</strong> dell'appennino parmeme nella storia cit.<br />
38 Archivio parrocchiale <strong>di</strong> Pontolo, 1781-1816.<br />
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apprezzare il linguaggio chiaro, la presentazione in successione <strong>delle</strong> varie<br />
fasi storiche, la sempre precisa citazione <strong>delle</strong> fonti e il rigore <strong>delle</strong><br />
argomentazioni critiche. Severa è l'opposizione dell'Autore nei confronti <strong>di</strong><br />
ipotesi non supportate da documentazione atten<strong>di</strong>bile, come nel caso<br />
dell'attribuzione del castello <strong>di</strong> Monteregio ai conti <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> riportata da<br />
Giovanni Pongini nella sua Storia <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> e della Valceno 39 .<br />
Lo scopo <strong>di</strong> Schenoni Visconti era <strong>di</strong> pubblicare una completa<br />
ricognizione dei fortilizi minori e sconosciuti dell'alto <strong>Taro</strong> e <strong>Ceno</strong>, iniziata<br />
con gli stu<strong>di</strong> sulle caminate e i territori intorno a Compiano. Si trattava <strong>di</strong><br />
riportare alla luce i tanti <strong>castelli</strong> <strong>di</strong> importanza forse secondaria, ma che<br />
avevano comunque rappresentato un tangibile segno del ra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong><br />
poteri locali in queste vallate. La ricerca rappresenta oggi <strong>di</strong> conseguenza<br />
una vera miniera <strong>di</strong> informazioni per il Progetto Castelli e permette <strong>di</strong><br />
ampliare sensibilmente il numero <strong>di</strong> fortilizi presenti nella zona.<br />
39 G. Pongini, Storia <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong> e della Valceno, Parma 1873.<br />
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