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Riflettori sulla Scala ecco Milano Riflettori sulla Scala ecco ... - Faac

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Cosa significa per Lei essere Sovrintendente di uno dei più importanti<br />

teatri del mondo?<br />

Significa avere gli occhi del mondo puntati su quel che il<br />

teatro fa ogni giorno. Mi sono reso presto conto che tutto<br />

quanto avviene alla <strong>Scala</strong> è oggetto di interesse e curiosità<br />

come accade a poche, forse a nessuna istituzione musicale<br />

di altri Paesi. Dallo stato di salute della <strong>Scala</strong> <strong>Milano</strong> è<br />

abituata a misurare lo stato della città, delle sue forze economiche,<br />

del suo pensiero. E <strong>Milano</strong> è, in tutti i sensi, il<br />

termometro dell'Italia.<br />

Qual è il suo rapporto con la città di <strong>Milano</strong> e con l'Italia?<br />

Di <strong>Milano</strong> mi piace la fattività, la capacità di reagire velocemente<br />

alle richieste e alle emergenze, di cambiare passo.<br />

Ho imparato a conoscere le segretezze della città, che<br />

ama nascondere le sue cose più belle: cortili, giardini, natura,<br />

opere d'arte. E' una città che assomiglia ai suoi abitanti<br />

e, a loro volta, gli abitanti sono lo specchio della sua<br />

architettura. L'Italia? Vista da dentro è ancor più il Paese<br />

dell'imprevedibilità, del genio che risolve d'incanto situazioni<br />

apparentemente irrisolvibili ventiquattr'ore prima.<br />

Al momento della sua nomina a sovrintendente, nell'aprile 2005,<br />

Lei commentò: "La priorità per la <strong>Scala</strong> è la musica. Occorre riflettere<br />

su come rispondere alla questione musicale".<br />

Risolti in gran parte i problemi incontrati all'inizio del suo impegno,<br />

quella affermazione resta valida anche oggi?<br />

La musica è sempre la priorità di un teatro, in modo speciale<br />

di un teatro come la <strong>Scala</strong>. È dall'arricchimento della<br />

qualità e della quantità della proposta musicale, dopo il<br />

primo anno di assestamento, seguito alla crisi del 2005,<br />

che sono venute le conferme della fiducia del pubblico,<br />

delle istituzioni pubbliche e dei privati. L'inaugurazione<br />

del 7 dicembre scorso con Tristan und Isolde di Wagner, in<br />

cui si è celebrato l'incontro fra due grandi della musica e<br />

del teatro - il direttore Daniel Barenboim e il regista Patrice<br />

Chéreau - ha attratto verso la <strong>Scala</strong> un interesse internazionale<br />

veramente straordinario, che è allo stesso tempo la<br />

conferma di una stabilità raggiunta dal Teatro e un ulteriore<br />

spunto dinamico. La musica è il motore della <strong>Scala</strong>,<br />

dentro e fuori: sapere che il teatro ha programmi già ben<br />

delineati fino al 2013, anno delle celebrazioni di Verdi e di<br />

Wagner insieme, dà motivazioni forti alle maestranze, al<br />

pubblico e ai potenziali sostenitori privati. E' sempre dalla<br />

musica che nasce questo circolo virtuoso.<br />

Qual è il fine ultimo del suo lavoro? La soddisfazione del pubblico,<br />

il prestigio del suo teatro, il risultato artistico complessivo<br />

o che altro?<br />

Il pubblico è il cuore del nostro agire: la soddisfazione del<br />

pubblico aumenta il prestigio del teatro, ed entrambi vengono<br />

dal risultato artistico complessivo. Voglio sottolineare<br />

il termine 'complessivo': in Italia, e in particolare alla <strong>Scala</strong>,<br />

si tende a caricare di eccessiva importanza singoli eventi,<br />

come l'inaugurazione di Sant'Ambrogio, ad esempio, e di<br />

scambiarli per il tutto. Valutiamo invece più attentamente la<br />

stagione nella sua interezza. Anzi le stagioni. Valutiamo la<br />

successione degli spettacoli e dei risultati economici giorno<br />

dopo giorno, anno dopo anno. Il teatro è fatto di exploit,<br />

certo, ma soprattutto di costanza nel tempo.<br />

Da quando Lei è Sovrintendente alla <strong>Scala</strong> è aumentato notevolmente<br />

il numero delle cosiddette "alzate di sipario". Come si<br />

può coniugare un miglioramento dei risultati di produttività di<br />

un teatro con il mantenimento di un alto livello di qualità?<br />

E' vero, rispetto al 2001, anno in cui la <strong>Scala</strong> entrò in ristrutturazione,<br />

le alzate di sipario, ovvero le serate o i<br />

matinée di Opera, Balletto, Musica Sinfonica e da<br />

Camera, sono salite da 185 circa a 274. E ciò è stato possibile<br />

grazie a due elementi: il primo è il prodotto di<br />

quella ristrutturazione, anzi modernizzazione del teatro<br />

che ho avuto in eredità da chi ha lavorato intensamente<br />

qui prima di me, ovvero la creazione di una macchina<br />

scenica che consente di alternare più velocemente spettacoli<br />

diversi; il secondo è la disponibilità di tutte le maestranze<br />

della <strong>Scala</strong> alla realizzazione di questo considerevole<br />

aumento della produttività. Ho sempre detto che<br />

non sono solo a realizzare questi risultati: mi limito a<br />

mettere tutte le qualità e le forze del teatro nella condizione<br />

migliore per raggiungere questi traguardi. Il mantenimento<br />

della qualità è la diretta conseguenza dell'altissima<br />

professionalità di tutti quelli che lavorano alla<br />

<strong>Scala</strong>. Con una buona organizzazione del lavoro, l'equilibrio<br />

fra i due valori si può realizzare.<br />

Di recente ha avanzato l'idea di trasformare la <strong>Scala</strong> nel teatro<br />

nazionale italiano. Perché questa proposta e come si potrebbe<br />

realizzare questo progetto?<br />

Mi sono limitato a constatare una realtà: la <strong>Scala</strong> è già 'il'<br />

teatro nazionale agli occhi del mondo. Non c'è altra istituzione<br />

italiana che abbia lo stesso carico di storia, di valori,<br />

di capacità nei confronti del mondo artistico internazionale.<br />

Si tratta solo di riconoscere alla <strong>Scala</strong> un ruolo<br />

che nel tempo non ha mai perso, e che oggi è confermato.<br />

Ogni Paese, ha un teatro nazionale, dunque internazionale:<br />

il Covent Garden lo è per la Gran Bretagna,<br />

l'Opéra per la Francia, la Staatsoper di Vienna per<br />

l'Austria, il Teatro Real per la Spagna, il Metropolitan per<br />

gli Stati Uniti. Per quale ragione la <strong>Scala</strong> non dovrebbe<br />

esserlo per l'Italia? Alla <strong>Scala</strong> viene chiesto sempre più<br />

spesso di rappresentare l'eccellenza italiana all'estero:<br />

con tournée in Cina e in America, in Giappone e in<br />

Sudamerica e con allestimenti coprodotti insieme, appunto,<br />

a Covent Garden, Staatsoper di Berlino, Opéra,<br />

Metropolitan, Teatro Real. La <strong>Scala</strong> è il teatro nazionale<br />

italiano in grado di dialogare con queste realtà e di competere<br />

con il mercato musicale internazionale. Basta<br />

prenderne atto.<br />

Opere di Mozart, Verdi e Wagner hanno inaugurato le tre stagioni<br />

della sua direzione artistica alla <strong>Scala</strong>. L'anno prossimo<br />

sarà di nuovo la volta di un autore italiano?<br />

Certamente: nel prossimo Sant'Ambrogio andrà in scena<br />

Don Carlo di Verdi, sotto la bacchetta di Daniele Gatti.<br />

Ma ogni stagione al suo interno è pensata in modo da alternare<br />

il repertorio straniero con quello italiano, che soprattutto<br />

alla <strong>Scala</strong> è il cuore dell'attività ed è sempre<br />

preponderante. Non potrebbe essere altrimenti: l'Opera<br />

è nata qui. E nessun teatro del mondo esisterebbe senza<br />

Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini. Che qui, per così dire,<br />

hanno avuto casa.<br />

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