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numero32012<br />

Bimestrale d’informazione cinematografica edito dal<strong>la</strong> FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai<br />

ANNO XII - NUOVA SERIE - N.3 - MAGGIO/GIUGNO 2012 - Euro 3,00 - SPED. ABBONAMENTO POSTALE 70% - FILIALE DI ROMA<br />

Cosmopolis<br />

di David Cronenberg<br />

Speciale Cannes<br />

Tutti i film<br />

In primo piano:<br />

Anderson, Argento, Bertolucci,<br />

Garrone, Haneke, Loach, Salles, Vinterberg<br />

interviste<br />

Valérie Donzelli<br />

Stephen Daldry<br />

William Friedkin<br />

Madonna<br />

pag. 6<br />

speciale<br />

Attori Italiani<br />

che diventano<br />

Registi


n.3/2012<br />

Cover story<br />

28 Cosmopolis<br />

di David Cronenberg<br />

(Federico Pontiggia)<br />

In copertina: Juliette Binoche<br />

Speciale Cannes 2011<br />

17 Il Festival (Mario Mazzetti)<br />

18 Matteo Garrone (Cristiana Paternò)<br />

19 Bernardo Bertolucci (Cristiana Paternò)<br />

20 Wes Anderson (Anna Maria Pasetti)<br />

21 Thomas Vinterberg (Federico Pontiggia)<br />

22 Walter Salles (Marco Spagnoli)<br />

23 Ken Loach (Federico Pontiggia)<br />

25 Dario Argento (Federico Pontiggia)<br />

27 Michael Haneke (Cristiana Paternò)<br />

Interviste<br />

8 Valérie Donzelli (Franco Montini)<br />

12 Madonna (Marco Spagnoli)<br />

14 William Friedkin (Federico Pontiggia)<br />

30 Stephen Daldry (Cristiana Paternò)<br />

Speciale<br />

10 Attori registi (Franco Montini)<br />

11 David di Donatello 2012 (Mario Mazzetti)<br />

Rubriche<br />

4 Notizie<br />

48 Mondo d’essai - Luca Proto (Marta Proietti)<br />

49 Polvere di Stelle (Giovanni Maria Rossi)<br />

50 Detour (Umberto Ferrari)<br />

51 Docuclub (Maurizio Di Rienzo)<br />

52 Cult dvd (Gabriele Spi<strong>la</strong>)<br />

53 Cinema di carta (Chiara Barbo)<br />

54 Colonna sonora (Mario Mazzetti)<br />

Schede critiche<br />

45 ATTACK THE BLOCK - INVASIONE ALIENA<br />

32 C'ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA<br />

39 DETACHMENT - IL DISTACCO<br />

32 LA GUERRA È DICHIARATA<br />

41 HEADHUNTERS<br />

34 KILLER JOE<br />

43 LORAX - IL GUARDIANO DELLA FORESTA<br />

41 LOVE & SECRETS<br />

38 MARGIN CALL<br />

33 MARILYN<br />

36 MARLEY<br />

41 LA MIA VITA È UNO ZOO<br />

30 MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO<br />

43 IL MUNDIAL DIMENTICATO<br />

45 NAOMI<br />

40 LE PALUDI DELLA MORTE<br />

37 PAURA<br />

38 IL PESCATORE DI SOGNI<br />

40 QUALCHE NUVOLA<br />

36 ROMAN POLANSKI: A FILM MEMOIR<br />

33 7 DAYS IN HAVANA<br />

37 SISTER<br />

34 TUTTI I NOSTRI DESIDERI<br />

40 TUTTI I RUMORI DEL MARE<br />

44 VIAGGIO IN PARADISO<br />

39 W.E. - EDWARD E WALLIS<br />

44 THE WAY BACK<br />

43 WOMB<br />

da pagina 17 a 27 TUTTI I FILM DI CANNES<br />

Vota il film d’essai dell’anno a pag. 6<br />

editoriale<br />

Arrivano i nostri?<br />

Cartellone di sicuro richiamo a Cannes 2012 ma tempi<br />

più lunghi del solito per vedere nelle nostre sale i film<br />

presentati, inclusi gli italiani: l’insensato timore…<br />

••• Fuor di metafora, il titolo stigmatizza <strong>la</strong> totale assenza dai nostri schermi,<br />

almeno fino al prossimo autunno, dei film italiani invitati a Cannes: se il Dracu<strong>la</strong> di Dario<br />

Argento è ancora in trattative, mentre andiamo in stampa, per una distribuzione, saremmo<br />

stati ben lieti di poter presentare nelle nostre sale, subito dopo il passaggio sul<strong>la</strong> Croisette,<br />

Reality di Garrone e Io e te di Bertolucci. E invece… A quanto si dice, sembra che gli stessi<br />

autori, che pure hanno precedenti esperienze positive di edizioni tardo-primaverili (si pensi a<br />

Gomorra: 10 milioni di euro incassati subito dopo il premio a Cannes; un po’ meno, lo stesso<br />

anno, ha fatto Il Divo), abbiano fatto pressione per assaporare le delizie di un’uscita<br />

autunnale, convinti di poter contare su un maggior numero di spettatori. Nessuno deve aver<br />

fatto loro presente quanti film italiani si daranno il cambio negli ultimi mesi dell’anno (tra<br />

Venezia, Roma e Torino ci sono i mesi più affol<strong>la</strong>ti per il mercato, con programmazioni che si<br />

affastel<strong>la</strong>no e spazi tutti da conquistare) e quanto avrebbero beneficiato del più ri<strong>la</strong>ssato<br />

panorama estivo. Un’occasione persa e l’amara constatazione che il nostro mercato stenta a<br />

crescere anche per il perdurare di pregiudizi sul<strong>la</strong> risposta del pubblico di fronte a un’offerta<br />

qualitativamente valida, qualunque sia il genere e <strong>la</strong> nazionalità delle opere. Il sospetto è che<br />

ancora una volta non vi sarà sufficiente contro-programmazione rispetto agli Europei di<br />

calcio, che non si sfrutteranno appieno le potenzialità di sale accoglienti e in <strong>la</strong>rga parte<br />

climatizzate, che molti professionisti si ostinano a non vedere che le città non si svuotano più<br />

e che al cinema si può ben andare tutto l’anno.<br />

Per fortuna (o per lungimiranza), l’offerta di cinema d’autore non manca: lo testimoniano le<br />

numerose recensioni di questo numero. Accanto a un maestro come Cronenberg, segnaliamo<br />

una buona presenza femminile, dal sorprendente La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli<br />

(non fatevi bloccare dal tema aspro: non ve ne pentirete) al sontuoso W.E. di Madonna<br />

passando per innumerevoli declinazione di cinema d’autore, finanche gialli tra loro<br />

diversissimi, due dei quali di nazionalità poco frequentate (il turco C’era una volta in Anatolia<br />

e il norvegese Headhunters, cui si aggiungono Le paludi del<strong>la</strong> morte e Paura). Il rischio per le<br />

sale medio piccole, impegnate nel<strong>la</strong> diffusione del cinema di qualità, è che questi film escano<br />

con poche copie, insufficienti ad alimentare <strong>la</strong> profondità e a scongiurare chiusure anticipate.<br />

E poi naturalmente c’è Cannes, con le riprese a Roma e Mi<strong>la</strong>no di un’ampia selezione ai<br />

primi di giugno e <strong>la</strong> partecipazione a distanza di tanti cinefili. Anche quest’anno siamo lieti<br />

di offrirvi un’elevata percentuale di minirecensioni da tutte le sezioni del festival, per<br />

soddisfare <strong>la</strong> vostra curiosità, per orientarvi nel<strong>la</strong> scelta quando (speriamo in buona parte) i<br />

titoli usciranno in Italia.<br />

I nostri lettori sono invitati a votare i film più apprezzati degli ultimi 12 mesi, sia in generale<br />

che limitatamente al<strong>la</strong> produzione italiana: a parte i premi in palio (tessere di libero ingresso<br />

nelle sale e abbonamenti a questa <strong>rivista</strong>), per noi è l’occasione di tastare il polso dei gusti del<br />

pubblico d’essai, di valutare i titoli più apprezzati dal<strong>la</strong> maggioranza ma anche dal<strong>la</strong><br />

minoranza più cinefi<strong>la</strong>. I titoli e <strong>la</strong> scheda di Vota il film d’essai dell’anno li trovate a pagina 7.<br />

Chiudiamo questo numero augurandovi una felice estate (anche di cinema), dandovi<br />

appuntamento a fine agosto con un ampio speciale Venezia. Ma prima, ci congratuliamo<br />

con Franco Montini, storico col<strong>la</strong>boratore del<strong>la</strong> nostra <strong>rivista</strong> (e non solo, a cominciare da<br />

Repubblica), per <strong>la</strong> recente nomina al<strong>la</strong> presidenza del Sindacato Critici (Sncci), con i migliori<br />

auguri di buon <strong>la</strong>voro.<br />

MARIO LORINI<br />

presidente FICE<br />

VIVILCINEMA<br />

Bimestrale d’informazione<br />

cinematografica<br />

fondato da C<strong>la</strong>udio Zanchi<br />

n°3/2012 nuova serie<br />

Maggio/Giugno 2012<br />

Direttore responsabile: Mario Mazzetti<br />

Hanno col<strong>la</strong>borato a questo numero: Silvia Angrisani, Chiara Barbo, Domenico<br />

Barone, Barbara Corsi, Maurizio Di Rienzo, Umberto Ferrari, Mario Lorini, Mario<br />

Mazzetti, Franco Montini, Giovanni Ottone, Anna Maria Pasetti, Cristiana Paternò,<br />

Marcel<strong>la</strong> Peruggini, Federico Pontiggia, Marta Proietti, Giovanni Maria Rossi, Marco<br />

Spagnoli, Gabriele Spi<strong>la</strong>, Davide Zanza ...Segreteria per l’editore: Stefania Trenca<br />

...Progetto grafico: Geppy Sferra ...Editore per conto del<strong>la</strong> <strong>Fice</strong>: Spettacolo Service<br />

srl, via di Vil<strong>la</strong> Patrizi 10, 00161 Roma, tel. 06/884.731 - Rivista fondata dal<strong>la</strong> Coop.<br />

L’Atelier di Firenze, pubblicata dal<strong>la</strong> <strong>Fice</strong>: via di Vil<strong>la</strong> Patrizi 10, 00161 Roma, tel.<br />

06/884.731, fax 06/440.42.55 ... Impagin. e stampa: Inprinting srl,<br />

Via Dalbono 35, Roma ...Abbonamento annuo: euro 15,00 sul C.C. Postale<br />

n° 61358016 intestato a Spettacolo Service srl, Via di Vil<strong>la</strong> Patrizi 10, 00161 Roma -<br />

Numeri arretrati euro 3,50 ...Concess.ria esclusiva per <strong>la</strong> pubblicità: A.P.S.<br />

ADVERTISING srl - Via Tor de' Schiavi, 355 - 00177 Roma - Tel. 06.89015166 -<br />

06.89015167 - www.apsadvertising.it, info@apsadvertising.it<br />

Reg. Trib. di Roma n. 382 dell’ 11/9/2000 (già Trib Firenze n. 3642<br />

del 17/12/1987) Sped. Abb. postale 70%<br />

Chiuso in redazione il 23/05/2012 - stampato per conto del<strong>la</strong><br />

Inprinting srl presso lo stabilimento “Grafiche PFG” Spa<br />

e-mail: fice@agisweb.it ...web: www.fice.it<br />

3


notizie fice<br />

••• FILM D’ESSAI<br />

Queste le più recenti qualifiche d’essai<br />

attribuite dal<strong>la</strong> competente<br />

commissione ministeriale: Bel Ami, Eva,<br />

Good as you, Il mio migliore incubo,<br />

Isole, Marigold Hotel, Maternity<br />

Blues, The <strong>la</strong>dy; le animazioni Il<br />

castello nel cielo, Pirati! e Leafie, i<br />

documentari Mare chiuso, Roba da<br />

matti e George Harrison – Living in a<br />

material world.<br />

••• I VINCITORI<br />

DEL MOSAICO<br />

La 6^ edizione del Mosaico d’Europa<br />

Film Festival di Ravenna è stata vinta<br />

dal britannico Tyrannosaur, esordio<br />

al<strong>la</strong> regia dell’attore Paddy Considine<br />

con Peter Mul<strong>la</strong>n e Olivia Colman,<br />

struggente e coinvolgente storia di<br />

ritorno al<strong>la</strong> vita di due esistenze<br />

sbandate (v. lo speciale Europa nel<br />

numero 6/2011). Menzione speciale al<br />

danese Teddy bear di Mads Matthisen,<br />

premi speciali a Giuliano Montaldo e al<br />

disegnatore britannico Phil Mulloy.<br />

••• TUTTO MASSI<br />

A ROMA<br />

Arcipe<strong>la</strong>go 2012, il festival romano del<br />

cortometraggio al<strong>la</strong> XX edizione (dal 15<br />

al 22 giugno tra Casa del Cinema e<br />

multisa<strong>la</strong> Intrastevere), dedica una<br />

personale al 42enne animatore<br />

marchigiano Simone Massi, fresco<br />

David di Donatello con<br />

Dell’ammazzare il maiale. In<br />

programma anche un Focus sul<strong>la</strong><br />

Polonia, un ricordo di Corso Sa<strong>la</strong>ni e le<br />

abituali sezioni competitive.<br />

••• CINEMA RITROVATO<br />

A BOLOGNA<br />

La Cineteca di Bologna annuncia<br />

l’edizione 2012 del festival Il Cinema<br />

Ritrovato, dal 23 al 30 giugno. Tra gli<br />

eventi annunciati, l’Orchestra del Teatro<br />

Comunale eseguirà in Piazza Maggiore<br />

<strong>la</strong> partitura di Timothy Brock per Prix<br />

de beauté di Augusto Genina, ultimo<br />

film europeo interpretato da Louise<br />

Brooks; <strong>la</strong> versione restaurata de La<br />

grande illusion di Jean Renoir, di<br />

C’era una volta in America di Leone<br />

e Lawrence d’Arabia di Lean; <strong>la</strong><br />

rassegna Dopo <strong>la</strong> caduta. Il Cinema e <strong>la</strong><br />

crisi del ’29, con film di Dudow,<br />

Borzage, Ivens, LeRoy, Camerini (Darò<br />

un milione), Ophuls e il David Golder<br />

di Julien Duvivier (1933); ancora,<br />

retrospettive dedicate al maestro<br />

sovietico Ivan Pyr’ev, a cominciare dai<br />

musical; ad Alma Reville, meglio nota<br />

come <strong>la</strong> signora Hitchcock; i primi film<br />

sonori del Giappone a metà anni ’30, gli<br />

omaggi a Raoul Walsh e Lois Weber.<br />

••• SOLINAS AL VIA<br />

Lanciato il Premio Solinas Storie per il<br />

Cinema 2012, per storie originali<br />

inedite senza vincoli di genere. Primo<br />

premio di 5000 euro, affiancato dal<strong>la</strong><br />

borsa di studio di 1000 euro intestata<br />

a C<strong>la</strong>udia Sbarigia per il talento nel<br />

raccontare l’universo femminile.<br />

Scadenza: 20 giugno, bando e<br />

modalità su www.premiosolinas.org.<br />

••• ROSI, TAVIANI E I FESTIVAL CHE VERRANNO<br />

Mentre il Festival di Roma, diretto da Marco Müller, ha trovato le date definitive (9-17 novembre), tra<br />

polemiche politiche e con il Torino Film Festival (23 novembre-1 dicembre), si registra il Nastro d’Argento<br />

dell’anno del Sindacato Giornalisti Cinematografici (Sngci) a Cesare deve morire: lo riceveranno Paolo e<br />

Vittorio Taviani ma anche <strong>la</strong> produttrice Grazia Volpi e il montatore Roberto Perpignani. I Nastri d’Argento<br />

2012, dopo l’annuncio delle candidature il 4 giugno, saranno consegnati il 30 giugno al Teatro Antico, al<br />

termine del Taormina Film Fest, quest’anno diretto da Mario Sesti.<br />

Francesco Rosi, 90 anni il prossimo 15 novembre, riceverà il Leone d’oro al<strong>la</strong> carriera del<strong>la</strong> 69^ Mostra di<br />

Venezia (29 agosto - 8 settembre): premio e proiezione de Il caso Mattei restaurato il 31 agosto.<br />

Sarà il regista tai<strong>la</strong>ndese Apichatpong Weerasethakul a presiedere <strong>la</strong> giuria del Festival di Locarno (1-11<br />

agosto), dopo aver presentato a Cannes (che lo incoronò Palma d’oro nel 2010) il recente Mekong Hotel.<br />

••• LE TURBOLENZE DEL NUOVO ALMODOVAR<br />

Come anticipato nel numero scorso, sarà Los amantes pasajeros il nuovo film di Pedro Almodovar, che<br />

torna alle atmosfere sfrenate degli anni ’80 e riunisce Lo<strong>la</strong> Dueñas (Volver), Javier Camara (Par<strong>la</strong> con lei) e<br />

Cecilia Roth (Tutto su mia madre). A quanto si dice, il film è interamente ambientato in aereo. Il produttore<br />

e fratello Agustin par<strong>la</strong> di “commedia pura, dopo due film drammatici come Gli abbracci spezzati e La pelle<br />

che abito, su un gruppo di persone sull’orlo del disastro”. Uscita prevista: primavera 2013.<br />

••• RASSEGNE E FESTIVAL<br />

Caffè Copenaghen sul cinema danese contemporaneo ai cinema Apollo e Palestrina di Mi<strong>la</strong>no dal 28<br />

maggio al 5 giugno: 4 serate dedicate ad altrettanti film di Susanne Bier, Per Fly, Nico<strong>la</strong>s Winding Refn e<br />

Thomas Vinterberg (iperborea.com) …Dal 6 al 9 giugno al<strong>la</strong> Casa dell’Architettura di Roma Mash Rome<br />

Film Fest per cinema sperimentale e di contaminazione (mashrome.org) …Tolentino International Film<br />

Festival nel<strong>la</strong> città marchigiana dal 7 al 19 giugno …Biografilm Festival dall’8 al 18 giugno a Bologna:<br />

tra le vite raccontate sullo schermo, quel<strong>la</strong> di Miriam Makeba in Mama Africa di Mika Kaurismaki<br />

(biografilm.it) …Nasce il Tribeca Firenze, dall’11 al 18 giugno selezione di opere internazionali tra cui il<br />

doc The zen of Bennett sul cantante Usa e un omaggio a John Malkovich (tuscansunfestival.com) …26°<br />

Festival Mix Mi<strong>la</strong>no di cinema gay lesbico e queer culture dal 22 al 28 giugno al Piccolo Teatro Strehler,<br />

tra le anteprime North Sea Texas del belga Bavo Lefurne, già premiato al Festival di Roma …Brescello,<br />

location di Don Camillo e Peppone, ospita il festival di corti Mondo piccolo cinematografico dal 23 al 30<br />

giugno: in palio il Peppone d’oro, giuria presieduta da Morando Morandini …Sardinia Film Festival per<br />

cortometraggi a Sassari, dal 25 al 30 giugno …Tuscia Film Fest dal 29 giugno al 14 luglio a Viterbo con<br />

proiezioni, incontri ed eventi …Guerre & Pace Filmfest a Nettuno (Roma) dal 23 al 29 luglio, dedicato al<br />

cinema bellico con film, documentari, libri, corti (guerreepacefilmfest.it) …Collecchio Video Film Festival<br />

per documentari e cortometraggi, dal 23 al 26 agosto per doc sociali e antropologici max 30’ e corti di<br />

finzione e animazione max 20’, premio speciale al cinema di rinascita oltre <strong>la</strong> crisi (collecchiovideofilm.it)<br />

…Il Cinema e <strong>la</strong> Città, concorso di corti all’Iso<strong>la</strong> Tiberina di Roma dal 29 al 31 agosto (iso<strong>la</strong>delcinema.com)<br />

…I corti sul lettino, cinema e psicoanalisi a Napoli il 3 e 4 settembre …Dal 27 al 29 settembre<br />

CortoLovere sul Lago d’Iseo per corti max 10’ di giovani registi, scad. 31/8 (cortolovere.it) …Terre Alte –<br />

Emozioni dal Mondo, festival del film di montagna dal 20 al 27 ottobre al San Fedele di Mi<strong>la</strong>no, scad.<br />

30/8 (montagnaitalia.com) …Monza Motor Film Festival ad ottobre per corti sul mondo dei motori, tra<br />

3’ e 30’, scad. 31/8 (mmff.it) ...Dal 6 al 15 dicembre a Torino il Sottodiciotto Film Festival, aperto alle<br />

produzioni audiovisive realizzate da un <strong>la</strong>to dalle scuole, dall’altro autonomamente dagli under 18. Il tema 2012<br />

è l’identità di genere, scadenza 30/6 (sottodiciottofilmfestival.it).<br />

••• SI GIRA NEL MONDO<br />

Francesca Comencini gira Gina, l’incontro tra due ragazzi del<strong>la</strong> periferia romana (Giulia Valentini e Filippo<br />

Scicchitano) attratti dalle lusinghe di un politico …Emma Dante esordisce al cinema con Via Castel<strong>la</strong>na<br />

Bandiera, dal suo romanzo omonimo, protagonista Alba Rohrwacher …Sergio Basso, dopo l’apprezzato doc<br />

Giallo a Mi<strong>la</strong>no, prepara Ti ho sul<strong>la</strong> punta delle dita, ambientato nel<strong>la</strong> Shanghai invasa dai giapponesi,<br />

prodotto da Alessandro Borrelli …Si ripropone <strong>la</strong> coppia Giulio Manfredonia-Antonio Albanese con Tutto tutto<br />

e niente niente, nel cast anche Paolo Vil<strong>la</strong>ggio, Fabrizio Bentivoglio, Lunetta Savino, Lorenza Indovina, riprese<br />

tra Roma e il Veneto …Vinicio Marchioni e C<strong>la</strong>udia Gerini nell’esordio di Giorgia Farina Amiche da morire, si<br />

gira a Polignano a Mare e Monopoli …Altro esordio al femminile, L’amore è imperfetto di Francesca Muci, dal<br />

suo romanzo omonimo, vede Anna Foglietta, Giulio Berruti e Camil<strong>la</strong> Filippi impegnati in un girotondo amoroso<br />

…Trieste, l’Alto Adige e Vienna ospitano le riprese di The best offer, nuovo film di Giuseppe Tornatore<br />

interpretato da Geoffrey Rush e Jim Sturgess tra case d’aste e alberghi di lusso …Ferdinando Vicentini Orgnani<br />

prepara Vinodentro dal romanzo di Fabio Marcotto, faustiana vicenda tra noir e commedia ambientata nel<br />

mondo degli enologi, protagonisti Vincenzo Amato, Giovanna Mezzogiorno, Rade Serbedzija, cosceneggiato<br />

con Heidrun Schleef e musicato da Paolo Fresu ...La Parigi anni ’50 rivive in Mood indigo che Michel Gondry<br />

(dopo aver portato a Cannes The we and the I) girerà dal romanzo di Boris Vian, protagonisti Audrey Tautou e<br />

Romain Duris …Il cast di Rush di Ron Howard, sul<strong>la</strong> rivalità tra Lauda e Hunt in Formu<strong>la</strong> Uno, si arricchisce con<br />

Pierfrancesco Favino, che interpreta C<strong>la</strong>y Regazzoni …Antonio Banderas e Gwyneth Paltrow saranno Picasso e <strong>la</strong><br />

fotografa Dora Maar in 33 giorni, nuovo film di Carlos Saura sul<strong>la</strong> creazione di Guernica …Marjane Satrapi ha<br />

girato il terzo film senza il solito Paronnaud: Las jotas, anche scritto e interpretato, è un road movie omaggio<br />

al<strong>la</strong> serie B Usa anni ‘50 …La Londra del ’61, tra Guerra Fredda e liberazione sessuale, nel nuovo film di Sally<br />

Potter (tit. provv. Bomb) con Elle Fanning, Alice Englert, Annette Bening, Alessandro Nivo<strong>la</strong> …Ken Loach si<br />

<strong>la</strong>ncia nel documentario con Spirit of ‘45, sugli stravolgimenti nel<strong>la</strong> società inglese del dopoguerra …La<br />

vendetta di un prigioniero di guerra, costretto sotto tortura a <strong>la</strong>vorare al<strong>la</strong> ferrovia tai<strong>la</strong>ndese, in The railway<br />

man di Jonathan Teplitzky con Colin Firth, Nicole Kidman, Stel<strong>la</strong>n Skarsgard …Un gruppo di donne in crisi mette<br />

in piedi una società di sesso telefonico in 33 Liberty Lane, regia di Peter Hewitt con Emily Watson, Sandra Oh e<br />

Nia Vardalos …Doppio ritorno, al musical e al cinema, per Barbra Streisand in Gypsy: le memorie di una<br />

spogliarellista sono adattate da Julian Fellowes, Oscar per Gosford Park.<br />

4 VIVILCINEMA maggiogiugno12


Tredicesima edizione del concorso promosso<br />

dal<strong>la</strong> FICE, che coinvolge tutti i lettori di<br />

Vivilcinema e gli utenti del sito www.fice.it<br />

Come ogni anno, il sondaggio riservato al pubblico delle sale FICE<br />

invita a votare e a premiare gli autori dei film più amati<br />

SUL SITO INTERNET<br />

Seguite le istruzioni contenute<br />

nel sito www.fice.it<br />

PER E-MAIL<br />

Inviate i dati riportati nel<strong>la</strong> scheda<br />

all’indirizzo: ufficiocinema@agisweb.it<br />

PER POSTA<br />

Spedite <strong>la</strong> scheda debitamente<br />

compi<strong>la</strong>ta all’indirizzo: Vivilcinema,<br />

via di Vil<strong>la</strong> Patrizi 10, 00161 Roma<br />

PER FAX:<br />

Inviate <strong>la</strong> scheda debitamente<br />

compi<strong>la</strong>ta al numero: 06/4404255<br />

Tra tutti i votanti saranno sorteggiati i vincitori delle DUE TESSERE AGIS 2013<br />

per il LIBERO INGRESSO IN TUTTI I CINEMA D’ITALIA (associati all’AGIS)<br />

e dei DIECI ABBONAMENTI PER UN ANNO ALLA RIVISTA VIVILCINEMA<br />

I premi FICE saranno consegnati ai registi dei film più votati nel corso del<strong>la</strong> XII EDIZIONE<br />

degli INCONTRI DEL CINEMA D’ESSAI, che si svolgeranno a MANTOVA<br />

dal 9 all’11 ottobre 2012: tre giorni di convegni, incontri, anteprime e trailer<br />

con i professionisti del settore<br />

ATTENZIONE: <strong>la</strong> votazione dovrà pervenire entro e non oltre il 21 settembre 2012


Questi i principali film d’essai dell’anno<br />

(elenco non esaustivo – L’elenco include anche i numerosi documentari distribuiti, sebbene non diffusamente, nel periodo considerato):<br />

FILM ITALIANI<br />

ACAB (S. Sollima) …L’arrivo di Wang (Manetti Bros)<br />

…Ballkan Bazar (E. Budina) …Bar Sport (M. Martelli)<br />

…Cavalli (M. Rho) …148 Stefano. I mostri dell’inerzia<br />

(M. Carto<strong>la</strong>no) …Cesare deve morire (P., V. Taviani)<br />

…Ciliegine (L. Morante) …Cose dell’altro mondo (F.<br />

Patierno) …Il cuore grande delle ragazze (P. Avati)<br />

…Diaz – Don’t clean up this blood (D. Vicari) …L’era<br />

legale (E. Caria) …L’erede (M. Zampino) …Il giorno in più<br />

(M. Venier) …Un giorno questo dolore ti sarà utile (R.<br />

Faenza) …Good as you (M. Lamberti) …Henry (A. Piva)<br />

…L’industriale (G. Montaldo) …Interno giorno (T. Rossellini)<br />

…Io sono Li (A. Segre) …Isole (S. Chiantini) …La<br />

kryptonite nel<strong>la</strong> borsa (I. Cotroneo) …Là-bas (G. Lombardi)<br />

…Ligabue Campovolo (M. Salom, C. Biondani) …Il<br />

loro Natale (G. Di Vaio) …Magnifica presenza (F. Ozpetek)<br />

…Mare chiuso (A. Segre, S. Liberti) …Maternity<br />

Blues (F. Cattani) …Il mio domani (M. Spada) …Missione<br />

di pace (F. Lagi) …Mozzarel<strong>la</strong> stories (E. De Angelis) …Il<br />

paese delle spose infelici (P. Mezzapesa) …Passannante<br />

(S. Co<strong>la</strong>bona) …Pasta nera (A. Piva) …La peggior settimana<br />

del<strong>la</strong> mia vita (A. Genovesi) …Pink Subaru (K.<br />

Ogawa) …I più grandi di tutti (C. Virzì) …Posti in piedi in<br />

Paradiso (C. Verdone) …I primi del<strong>la</strong> lista (R. Johnson)<br />

…Il primo uomo (G. Amelio) …Roba da matti (E. Pitzianti)<br />

…Quando <strong>la</strong> notte (C. Comencini) …Questa storia qua<br />

(A. Parisi, S. Righetti) …Il richiamo (S. Pasetto) …Romanzo<br />

di una strage (M.T. Giordana) …Rudolf Jacobs – L’uomo<br />

che nacque morendo (L. Faccini) …Ruggine (D.<br />

Gaglianone) …Sandrine nel<strong>la</strong> pioggia (T. Zangardi)<br />

…Scial<strong>la</strong>! (F. Bruni) …La scomparsa di Patò (R. Mortelliti)<br />

…Sette opere di misericordia (G., M. De Serio) …Gli<br />

sfiorati (M. Rovere) …Sul<strong>la</strong> strada di casa (E. Corapi)<br />

…Tahrir Liberation Square (S. Savona) …Terraferma (E.<br />

Crialese) …This must be the p<strong>la</strong>ce (P. Sorrentino) …Tutta<br />

colpa del<strong>la</strong> musica (R. Tognazzi) …Ulidi picco<strong>la</strong> mia (M.<br />

Zoni) …L’ultimo terrestre (G.A. Pacinotti) …11 metri (F.<br />

Del Grosso) …Workers – Pronti a tutti (L. Vignolo)<br />

FILM ESTERI<br />

Albert Nobbs (R. Garcia) …Almanya (Y. Samdereli) …Le amiche del<strong>la</strong> sposa (P. Freig)<br />

…L’amore che resta (G. van Sant) …Un amore di gioventù (M. Hansen-Love) …Anonymous<br />

(R. Emmerich) …Another Earth (M. Cahill) …Arrietty (H. Honebayashi) …L’arte di vincere<br />

(B. Miller) …The artist (M. Hazanavicius) …Attack the block. Invasione aliena (J. Cornish)<br />

…Le avventure di Tintin (S. Spielberg) …Bel Ami (D. Donnel<strong>la</strong>n, N. Ormerod) …Blood<br />

story (M. Reeves) …Carnage (R. Po<strong>la</strong>nski) …Il castello nel cielo (H. Miyazaki) …Cave of forgotten<br />

dreams (W. Herzog) …C’era una volta in Anatolia (N. Bilge Cey<strong>la</strong>n) …La chiave di<br />

Sara (G. Paquet-Brennet) …50 e 50 (J. Levine) …I colori del<strong>la</strong> passione (L. Majevski) …The<br />

conspirator (R. Redford) …Cosa piove dal cielo? (S. Borensztein) …Cosmopolis (D. Cronenberg)<br />

…Dancing dream – Sui passi di Pina Bausch (A. Linsel, R. Hoffman) …A dangerous<br />

method (D. Cronenberg) …Dark shadows (T. Burton) …Il debito (J. Madden) …Detective<br />

Dee e il mistero del<strong>la</strong> fiamma fantasma (T. Hark) …17 ragazze (M., D. Coulin) …Drive<br />

(N. Winding Refn) …The Eagle (K. Macdonald) …Emotivi anonimi (J.P. Améris) …E ora dove<br />

andiamo? (N. Labaki) …E ora parliamo di Kevin (L. Ramsay) …Un été bru<strong>la</strong>nt (P. Garrel)<br />

…Eva (K. Maillo) …Faust (A. Sokurov) …Il figlio di Babbo Natale (S. Smith, B. Cook) …La<br />

fuga di Martha (S. Durkin) …George Harrison – Living in a material world (M. Scorsese)<br />

…La guerra è dichiarata (V. Donzelli) …The help (T. Taylor) …Hesher è stato qui! (S. Susser)<br />

…Hysteria (T. Wexler) …Hugo Cabret (M. Scorsese) …Hunger (S. McQueen) …Le idi di<br />

marzo (G. Clooney) …The Iron Lady (P. Lloyd) …Jane Eyre (C. Fukunaga) …J. Edgar (C.<br />

Eastwood) …The Lady (L. Besson) …Margin call (J.D. Chandor) …Marigold Hotel (J. Madden)<br />

…Marilyn (S. Curtis) …Marina Abramovic. The artist is present (M. Akers) …Marley<br />

(K. Macdonald) …Me<strong>la</strong>ncholia (L. von Trier) …La mia vita è uno zoo (C. Crowe) …Midnight<br />

in Paris (W. Allen) …Millennium – Uomini che odiano le donne (D. Fincher) …Il mio migliore<br />

incubo! (A. Fontaine) …Miracolo a Le Havre (A. Kaurismaki) …Molto forte, incredibilmente<br />

vicino (S. Daldry) …Monsters (G. Edwards) …Mosse vincenti (T. McCarthy) …Le<br />

nevi del Kilimangiaro (R. Guédiguian) …One day (L. Scherfig) …Le paludi del<strong>la</strong> morte (A.<br />

Canaan Mann) …Paradiso amaro (A. Payne) …La pelle che abito (P. Almodovar) …Il pescatore<br />

di sogni (L. Hallstrom) …Piccole bugie tra amici (G. Canet) …Pina 3D (W. Wenders)<br />

…Pirati! Briganti da strapazzo (P. Lord) …Pollo alle prugne (M.Satrapi, V. Paronnaud)<br />

…Polisse (Maiwenn) …Un poliziotto da Happy Hour (J.M. McDonagh) …Il principe del<br />

deserto (J.J. Annaud) …Quasi amici (O. Nakache, E. Toledano) …Roman Po<strong>la</strong>nski: a film<br />

memoir (L. Bouzereau) …Lo schiaccianoci (A. Konchalovsky) …I segreti del<strong>la</strong> mente (H.<br />

Nakata) …Il sentiero (J. Zbanic) …Una separazione (A. Farhadi) …7 giorni all’Havana (Aa.<br />

Vv.) …Shame (S. McQueen) …Silent souls (A. Fedorchenko) …A simple life (A. Hui) …Sister<br />

(U. Meier) …La sorgente dell’amore (R. Mihaileanu) …Student services (E. Bercot)<br />

…Super (J. Gunn) …Super 8 (J.J. Abrams) …La talpa (T. Alfredson) …This is Eng<strong>la</strong>nd (S.<br />

Meadows) …Tomboy (C. Sciamma) …The Turin horse (B. Tarr) …Tutti i nostri desideri (P.<br />

Lioret) …War horse (S. Spielberg) …Warrior (G. O’Connor) …The way back (P. Weir) …W. E.<br />

Edoardo e Wallis (Madonna) …Womb (B. Fliegauf) …Young adult (J. Reitman)<br />

Nome del votante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Età . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

Indirizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CAP. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

Città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prov. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

Telefono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e-mail . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

IL FILM D’ESSAI DELL’ANNO (italiano o straniero) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

IL FILM D’ESSAI ITALIANO DELL’ANNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

Questa <strong>rivista</strong> è stata ritirata presso il cinema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />

di . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


intervista Valérie Donzelli<br />

FILMOGRAFIA - La reine des pommes (2009), La guerra è dichiarata (2011)<br />

Jérémie Elkaïm e Valérie Donzelli<br />

Senza arrendersi mai<br />

Rie<strong>la</strong>borazione di un’esperienza tragica dal<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> coppia di cineasti-genitori è<br />

uscita rafforzata, “La guerra è dichiarata” è un caso cinematografico che ha<br />

conquistato pubblico e critica in Francia. Con lieto fine…<br />

••• Un film straordinario nato da<br />

un’esperienza indelebile. La guerra è<br />

dichiarata dal<strong>la</strong> coppia (ora ex) Donzelli-<br />

Elkaïm, un full frontal con più obiettivi: il<br />

tumore al cervello che colpisce il figlio a un<br />

anno e mezzo, le burocrazie che aggravano il<br />

processo di cura, un contorno umano e sociale<br />

che li vede come “alieni” <strong>la</strong>ddove invece<br />

tentano di attraversare (e superare) quanto di<br />

peggio <strong>la</strong> vita reale possa offrire. Ed è<br />

soprattutto <strong>la</strong> lotta estrema ad impedire che <strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>ttia del bimbo possa allontanarli,<br />

spegnendo quell’amore che è il motore di<br />

ogni gesto. La guerre est dec<strong>la</strong>rée è il racconto<br />

autobiografico di questi eventi, rie<strong>la</strong>borati<br />

anni dopo <strong>la</strong> guarigione del piccolo Gabriel<br />

che nel film porta il nome simbolico di Adam,<br />

così come Valérie e Jérémie diventano gli<br />

innamorati per eccellenza, Giulietta e Romeo.<br />

C’è una dichiarazione significativa che<br />

avete ri<strong>la</strong>sciato a commento di questo<br />

film-esperienza: “Ci siamo liberati del<strong>la</strong><br />

parte brutta per tenerci solo il bello”.<br />

Vale a dire?<br />

Partiamo da un presupposto: questo film<br />

esiste perché nostro figlio è guarito. Da quel<br />

momento in poi è trascorso il tempo<br />

necessario di e<strong>la</strong>borazione del dolore, il<br />

cosiddetto distacco fisiologico per guardarsi<br />

indietro – e dentro – e capire cosa<br />

quell’esperienza atroce aveva significato per<br />

ciascuno di noi, come esseri umani, come<br />

coppia e come genitori. Ne abbiamo raccolto<br />

una ricchezza straordinaria, incontenibile in<br />

un’eventuale altra vita, figuriamoci in un film.<br />

Il procedimento che abbiamo scelto di<br />

adottare è stato quello di filtrare ciò che di<br />

buono è uscito dall’inferno e di restituire<br />

cinematograficamente il dolore insito nel<strong>la</strong><br />

vicenda attraverso un tono energetico,<br />

appunto di sfida, come dovessimo andare in<br />

guerra, mai ripiegandoci su noi stessi. Per<br />

questo abbiamo raccontato <strong>la</strong> storia come se<br />

non fosse nostra, utilizzando dei nomisimbolo,<br />

universalmente riconducibili alle<br />

icone dell’amore per eccellenza.<br />

In termini più cinematografici cosa<br />

significa un film dai toni energetici?<br />

Perché molti tratti di La guerra è<br />

dichiarata si iscrivono perfettamente<br />

nel<strong>la</strong> commedia…<br />

Certamente. C’è <strong>la</strong> commedia, c’è il dramma<br />

realistico, c’è il war movie come il mélo<br />

sentimentale (perché è fondamentalmente<br />

una storia d’amore), il musical e il fantasy. In<br />

realtà c’è di tutto, tranne, forse, il cancer<br />

movie, che in realtà è un genere inesistente<br />

ma con ovvie motivazioni per esser definito<br />

tale. Tutti i generi e nessuno, come si suol dire.<br />

Volevamo un film vibrante, realistico sui fatti<br />

che raccontiamo ma con adatte ellissi per<br />

aiutare lo spettatore a tenere alti i ritmi di<br />

attenzione su ciò che conta veramente. Ci<br />

sono poche mezze misure: musica o silenzi,<br />

montaggio veloce o immagini fisse e ralenti.<br />

C’è <strong>la</strong> nostra interpretazione cinematografica<br />

del<strong>la</strong> vita, insomma. Che non prescinde<br />

dall’umorismo di cui non possiamo fare a<br />

meno.<br />

Inevitabile chiedervi quanto sia stato<br />

doloroso rivivere quei momenti mentre<br />

<strong>la</strong>voravate sul film. Così come viene<br />

spontaneo capire quanto per voi il<br />

cinema sia stato terapeutico rispetto a<br />

questo episodio tragico.<br />

Abbiamo tenuto un diario durante <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Basandoci sui materiali di quel testo abbiamo<br />

proceduto con <strong>la</strong> scrittura del<strong>la</strong> sceneggiatura,<br />

che al<strong>la</strong> fine è stato il momento più denso di<br />

ricordi, di vissuto. Quando siamo passati alle<br />

riprese, quindi, il peggio era passato… Siamo<br />

usciti dal film con una consapevolezza<br />

maggiore, che se vogliamo può essere intesa<br />

come forma terapeutica. Ma non<br />

dimentichiamoci che noi siamo sceneggiatori,<br />

attori, registi e che questo è il nostro <strong>la</strong>voro.<br />

Eravamo animati dal<strong>la</strong> ferma volontà di<br />

evitare sia il ricatto morale sul pubblico, sia di<br />

dar respiro al<strong>la</strong> nostra compiacenza del<br />

vissuto. Volevamo puntare essenzialmente<br />

sul<strong>la</strong> storia d’amore e sul<strong>la</strong> profonda umanità<br />

che è insita in questa nostra esperienza.<br />

Il film l’avete scritto e interpretato<br />

insieme. Ma <strong>la</strong> regia risulta firmata da<br />

Valérie. Jérémie non ha partecipato alle<br />

decisioni in fase di riprese?<br />

Diciamo che <strong>la</strong> firma in questo caso è più un<br />

pro forma, perché il <strong>la</strong>voro è stato totalmente<br />

condiviso in ogni fase: era inevitabile.<br />

Sul finale compare vostro figlio Gabriel,<br />

ormai cresciuto e ovviamente guarito.<br />

Perché avete scelto di metterlo in scena?<br />

Non temevate di esporlo troppo?<br />

Quando Gabriel ci ha chiesto chi avrebbe<br />

interpretato il suo ruolo da bimbo cresciuto,<br />

gli abbiamo detto che stavamo cercando un<br />

attore che gli somigliasse. A quel punto lui si è<br />

offerto e lo abbiamo accontentato, d’altra<br />

parte perché non avremmo dovuto? Sul set si<br />

è sentito perfettamente a suo agio, quindi<br />

forse è stata <strong>la</strong> decisione migliore. Non<br />

eravamo sicuri, invece, di farglielo vedere.<br />

Però, quando il film è uscito in Francia c’è<br />

stato un certo tam tam negli ambienti parigini<br />

e se n’è par<strong>la</strong>to anche nelle scuole, tanto che i<br />

suoi compagni gli facevano domande. Per<br />

questo abbiamo deciso che fosse meglio<br />

mostrarglielo, sarebbe stato assurdo che ne<br />

sentisse par<strong>la</strong>re dagli altri rimanendo l’unico a<br />

non averlo visto. E anche in quest’occasione<br />

non si sono verificati traumi, anzi ha reagito<br />

con maturità e serenità.<br />

• ANNA MARIA PASETTI<br />

8 VIVILCINEMA maggiogiugno12


speciale<br />

Gli Attori<br />

Il cast del corto<br />

ARMANDINO E IL MADRE<br />

Luigi Lo Cascio<br />

CILIEGINE<br />

Mosse a sorpresa<br />

Otto interpreti di pregio, dopo Laura Morante, fanno il loro esordio al<strong>la</strong> regia:<br />

progetti covati a lungo, uno sbocco da tutti giudicato naturale, se non necessario<br />

••• Fra gli attori italiani<br />

sembra essersi diffuso un vero e proprio<br />

contagio da regia. Dopo Ciliegine, che ha<br />

segnato l’esordio dietro <strong>la</strong> macchina da presa<br />

di Laura Morante, sono in <strong>la</strong>vorazione e in<br />

preparazione numerose altre variegate<br />

opere prime dirette da noti interpreti del<br />

nostro cinema. L’elenco comprende<br />

complessivamente una dozzina di attori e di<br />

attrici, di diversa provenienza e generazione.<br />

C’è chi, in realtà, covava il progetto da<br />

tempo, come Luca Lionello, che sta per<br />

approdare sul set con <strong>la</strong> tragicommedia<br />

Cowboy cut dopo un’attesa di cinque anni.<br />

Come è facile intuire dal titolo, che fa<br />

riferimento al nome con cui negli Usa si<br />

definisce quello che in Italia chiamiamo<br />

piano americano, <strong>la</strong> storia, molto corale, ha<br />

per protagonista un fottutissimo gruppo di<br />

attori in cerca di successo, i quali decidono di<br />

girare un film su una rapina col risultato che<br />

finzione e realtà si mesco<strong>la</strong>no in un mix dagli<br />

esiti imprevedibili. “Col senno di poi”,<br />

commenta Lionello, “<strong>la</strong> lunga attesa ha<br />

favorito numerose revisioni di sceneggiatura,<br />

diventata nel tempo una vera e propria<br />

partitura musicale”.<br />

Al contrario Luigi Lo Cascio, impegnato nel<br />

montaggio de L’inquinamento (il titolo è<br />

ancora provvisorio), un film incentrato sul<br />

rapporto fra l’uomo e <strong>la</strong> città raccontato<br />

attraverso le avventure di un palermitano a<br />

Siena (prototipo del<strong>la</strong> polis ideale), confessa<br />

di essere approdato al<strong>la</strong> regia senza averlo<br />

preventivato. “Volevo solo scrivere una<br />

storia, ma successivamente mi sono accorto<br />

che, avendo<strong>la</strong> immaginata, diventava<br />

naturale anche diriger<strong>la</strong>”. Anche<br />

protagonista del suo film, Lo Cascio<br />

aggiunge: “in ogni caso non capisco perché,<br />

mentre il passaggio al<strong>la</strong> regia di uno<br />

sceneggiatore è ritenuto un evento del tutto<br />

normale, quello di un attore viene<br />

considerato una sorta di vertiginoso salto<br />

mortale. Semmai dovrebbe essere il<br />

contrario: rispetto ad uno sceneggiatore,<br />

infatti, un attore ha molta più esperienza di<br />

set”.<br />

Determinata a passare dietro <strong>la</strong> macchina da<br />

presa è stata invece Valeria Golino,<br />

impegnata in queste settimane nelle riprese<br />

di Vi perdono, storia drammatica sul tema<br />

dell’eutanasia ispirata al romanzo di Ange<strong>la</strong><br />

Del Fabbro, dove i protagonisti sono Jasmine<br />

Trinca e Carlo Cecchi. Per prepararsi al<br />

lungometraggio, infatti, <strong>la</strong> Golino aveva<br />

fatto le prove generali lo scorso anno<br />

dirigendo il corto Armandino e il Madre<br />

(attualmente in circo<strong>la</strong>zione nelle sale <strong>Fice</strong>).<br />

Si potrebbe pensare che a spingere tanti<br />

attori dietro <strong>la</strong> macchina da presa ci sia un<br />

desiderio di rivalsa nei confronti dei registi e<br />

<strong>la</strong> voglia di confrontarsi con ruoli e<br />

personaggi che solitamente non vengono<br />

loro proposti. Tuttavia Ro<strong>la</strong>ndo Ravello,<br />

impegnato come regista e come attore,<br />

insieme a Kasia Smutniak e Marco Giallini,<br />

nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione di Tutti contro tutti,<br />

trasposizione al cinema del suo fortunato<br />

monologo teatrale Agostino sul tema<br />

attualissimo del<strong>la</strong> difficoltà di trovare casa,<br />

smorza ogni possibile polemica con i colleghi<br />

registi. “Nessuno vuole prendere il posto di<br />

nessuno”, spiega, “piuttosto credo che<br />

l’approdo dietro <strong>la</strong> macchina da presa di<br />

tanti attori sia solo una coincidenza o, più<br />

probabilmente, nasce dal desiderio di<br />

colmare un vuoto e dall’urgenza di<br />

raccontare storie e personaggi di cui il<br />

cinema italiano non si occupa più”.<br />

In effetti, anche se fra gli esordi attoriali non<br />

mancano le commedie, molte delle storie<br />

annunciate si distaccano dal genere<br />

imperante nel<strong>la</strong> produzione nazionale. È il<br />

10 VIVILCINEMA maggiogiugno12


egisti<br />

David 2012 speciale<br />

ROMAN E IL SUO CUCCIOLO<br />

Luca Lionello<br />

La buona stagione<br />

Sarà pure l’anno delle commedie ma i<br />

David di Donatello consacrano autori<br />

affermati ed esordienti di pregio. Diversi<br />

stranieri tra i premiati, a cominciare<br />

dagli attori protagonisti Piccoli e Tao<br />

Ro<strong>la</strong>ndo Ravello sul set<br />

caso di Roman e il suo cucciolo diretto da Alessandro Gassman, trasposizione<br />

dello spettacolo teatrale di cui, oltre ad essere protagonista, Gassman aveva<br />

curato anche <strong>la</strong> regia. Tratto da un testo di Reinaldo Povod, il film, attualmente<br />

in post-produzione, è centrato sul drammatico rapporto fra un padre analfabeta<br />

e spacciatore e un figlio succube, che ne diventa <strong>la</strong> vittima predestinata. Anche al<br />

cinema il cast sarà quello già sperimentato e molto apprezzato in teatro: accanto<br />

a Gassman ci sono il giovanissimo Giovanni Anzaldo e Manrico Gammarota.<br />

In questo caso non c’è dubbio che <strong>la</strong> precedente esperienza registica, seppure<br />

maturata in palcoscenico, abbia favorito l’approdo ad una regia anche<br />

cinematografica. “Non si pensi tuttavia che un numero così consistente di esordi<br />

in regia di attori”, avverte Michele Alhaique, che inizierà presto le riprese di<br />

Senza nessuna pietà, noir metropolitano molto radicato sul territorio romano,<br />

“sia stato favorito da una maggiore facilità nell’uso dei mezzi tecnici, grazie<br />

all’avvento del digitale. Nel mio caso, piuttosto, tutto nasce dal<strong>la</strong> voglia di<br />

dirigere un gruppo di colleghi che stimo profondamente: quegli attori che,<br />

quando partecipano ad un film, <strong>la</strong>vorano per <strong>la</strong> riuscita del progetto, piuttosto<br />

che per mettersi in mostra”.<br />

Ma non è finita: al <strong>la</strong>voro come registi ci sono anche Alessandro Siani,<br />

attualmente impegnato nei sopralluoghi per Il principe abusivo, una favo<strong>la</strong><br />

moderna sul tema del confronto ricchezza e povertà, scritta da uno specialista<br />

del<strong>la</strong> commedia come Fabio Bonifacci; e C<strong>la</strong>udio Amendo<strong>la</strong>, che si appresta a<br />

dirigere La mossa del pinguino, curiosa storia di quattro amici decisi a<br />

partecipare alle Olimpiadi invernali nel<strong>la</strong> specialità curling. Nel solco del<strong>la</strong><br />

migliore tradizione del<strong>la</strong> commedia italiana, <strong>la</strong> storia, imperniata sul<strong>la</strong> voglia di<br />

riscatto di un gruppo di disperati all’inseguimento di un sogno, ma anche sul<br />

tema del<strong>la</strong> più genuina passione sportiva, nasce da una sceneggiatura scritta<br />

dallo stesso Amendo<strong>la</strong> con un altro attore, Edoardo Leo, che al<strong>la</strong> regia è già<br />

approdato con 18 anni dopo e che parteciperà al film anche come interprete<br />

insieme a Diego Abatantuono e Antonello Fassari. “In realtà”, racconta<br />

Amendo<strong>la</strong>, “non è <strong>la</strong> mia prima sceneggiatura. Avevo già scritto altre storie che<br />

rispecchiavano rego<strong>la</strong>rmente il mio stato d’animo del momento ma poi<br />

succedeva sempre che, trascorso quello stato d’animo, scemava anche <strong>la</strong> voglia di<br />

fare il film. Questa volta è stato diverso e, proprio perché il compito di regia mi<br />

pare già impegnativo, non parteciperò al film come attore. Riuscire a fare bene<br />

entrambe le cose non è semplice e sotto sotto sono convinto che dirigere sia<br />

ancora più stimo<strong>la</strong>nte che recitare. Il mestiere più bello del mondo non è quello<br />

dell’attore, bensì del regista”.<br />

• FRANCO MONTINI<br />

••• Sono stati assegnati il 4<br />

maggio a Roma i David di<br />

Donatello 2012. Vincitori del<strong>la</strong><br />

serata, come è noto, i fratelli<br />

Taviani con Cesare deve morire:<br />

5 statuette per il film, <strong>la</strong> regia, <strong>la</strong><br />

produzione (spicca il nome di<br />

Grazia Volpi, da sempre al loro<br />

fianco), il montaggio del fedele<br />

Roberto Perpignani e <strong>la</strong> presa<br />

diretta. Dopo l’Orso d’oro, un<br />

premio che suggel<strong>la</strong> una carriera<br />

di grande spessore, sintetizzata<br />

dall’accorata esc<strong>la</strong>mazione di Vittorio che ha scatenato <strong>la</strong><br />

standing ovation (“il Cinema è Arte!”). La cinquina del<br />

miglior film ha concentrato il meglio degli ultimi 12 mesi,<br />

includendo This must be the p<strong>la</strong>ce di Paolo Sorrentino<br />

(6 i David vinti: <strong>la</strong> sceneggiatura scritta con Umberto<br />

Contarello, <strong>la</strong> fotografia di Luca Bigazzi, musiche e<br />

canzone originali, trucco e acconciatura), Romanzo di<br />

una strage di Marco Tullio Giordana (3 David: ai<br />

meritevoli non protagonisti Miche<strong>la</strong> Cescon e<br />

Pierfrancesco Favino, che l’ha spuntata sul non meno<br />

sorprendente Fabrizio Gifuni, e agli effetti speciali visivi),<br />

Habemus papam di Nanni Moretti (3 David: al<br />

protagonista Michel Piccoli, assente giustificato, alle scene<br />

di Pao<strong>la</strong> Bizzarri e ai costumi di Lina Nerli Taviani),<br />

Terraferma di Emanuele Crialese, rimasto a mani vuote.<br />

La stagione è stata contrassegnata da buoni esordi: in<br />

cinquina il vincitore Scial<strong>la</strong>! (ha vinto anche il David<br />

Giovani, assegnato da studenti di tutta Italia) e poi Io<br />

sono Li di Andrea Segre (che ha visto premiata <strong>la</strong><br />

protagonista Zhao Tao, con Piccoli un’inedita accoppiata<br />

non italiana), Corpo celeste di Alice Rohrwacher, Là-bas<br />

di Guido Lombardi e Acab di Stefano Sollima. Ha già<br />

vinto ad ogni <strong>la</strong>titudine, non poteva che confermarsi<br />

“film dell’anno” l’iraniano Una separazione di Asghar<br />

Farhadi, rappresentato dall’attore e montatore Babak<br />

Karimi, residente in Italia. Quasi amici miglior film<br />

europeo, doverosa menzione per due illustri vincitori: tra i<br />

doc Tahrir Liberation Square di Stefano Savona<br />

(concorreva anche con Pa<strong>la</strong>zzo delle Aquile, due ottimi<br />

esempi di testimonianza diretta, senza filtri), tra i corti<br />

Dell’ammazzare il maiale di Simone Massi, già<br />

candidato due anni fa con Nuvole, mani, il cui talento<br />

nell’animazione artigianale viene finalmente riconosciuto<br />

anche in Italia.<br />

MARIO MAZZETTI<br />

VIVILCINEMA maggiogiugno12 11


intervista Madonna<br />

FILMOGRAFIA - ATTRICE: L'oggetto del desiderio (1980), Crazy for you (1985), Cercasi Susan disperatamente (1985), Shanghai surprise (1986), Who's that girl (1987), Dick Tracy (1990), A letto<br />

con Madonna (1991), Ombre e nebbia (1992), Ragazze vincenti (1992), Body of evidence (1993), Occhi di serpente (1993), Four rooms (1995), Blue in the face (1995), Girl 6: sesso in linea (1996),<br />

Evita (1996), Sai che c'è di nuovo? (2000), Travolti dal destino (2002), Agente 007 – La morte può attendere (2002). REGISTA: Sacro e profano (2008), W.E. – Edward e Wallis (2011)<br />

Madonna sul set<br />

Oscar Isaac e Abbie Cornish<br />

Andrea Riseborough e James d’Arcy<br />

L’uomo che non volle farsi re<br />

Approda sugli schermi “W.E. – Edward e Wallis”, che esplora in parallelo l’amore<br />

scandaloso del<strong>la</strong> coppia britannica e l’infelicità di una donna contemporanea<br />

••• “I protagonisti di W.E. –<br />

Edward e Wallis cercano il proprio posto<br />

nel<strong>la</strong> vita e avvertono un profondo desiderio<br />

di esprimersi liberamente. Come artista, <strong>la</strong><br />

libertà di espressione è un tema di cui mi<br />

occupo da molto tempo. Credo anche che<br />

trovare <strong>la</strong> mia “voce” come artista sia stato il<br />

viaggio che ho affrontato durante tutta <strong>la</strong><br />

mia carriera”. Madonna racconta così il suo<br />

approccio a W.E. – Edward e Wallis, il film<br />

presentato all’ultima Mostra di Venezia, il suo<br />

secondo <strong>la</strong>voro da regista che esplora <strong>la</strong> vita<br />

di Wallis Simpson, <strong>la</strong> donna per cui Edoardo<br />

VIII fu costretto a rinunciare al trono del<br />

Regno Unito nel dicembre del 1936. “La storia<br />

dell’abdicazione di Edoardo per amore di<br />

Wallis è di per sé una follia”, afferma<br />

Madonna: “quale uomo avrebbe mai<br />

rinunciato al trono per amore? È questa idea<br />

che mi ha attirato verso <strong>la</strong> realizzazione del<br />

film. Così come <strong>la</strong> personalità di lei: ho<br />

scoperto una donna molto partico<strong>la</strong>re; mi<br />

sono confrontata con <strong>la</strong> sua fragilità,<br />

vulnerabilità, ma anche con <strong>la</strong> sua forza e<br />

tenacia – e <strong>la</strong> sua grande capacità di<br />

sopravvivenza”.<br />

Cosa l’ha guidata verso questa storia?<br />

Quando mi sono trasferita in Inghilterra ho<br />

deciso di provare a farmi una cultura<br />

personale sul<strong>la</strong> storia inglese. Ho iniziato a<br />

leggere dei libri sul<strong>la</strong> monarchia partendo da<br />

Enrico VIII. Quando sono arrivata a Edoardo<br />

VIII sono rimasta molto colpita dal<strong>la</strong><br />

componente “shakespeariana” di questo<br />

personaggio e mi ci sono completamente<br />

dedicata, leggendo diverse biografie e<br />

appassionandomi soprattutto al personaggio<br />

di Wallis Simpson. Ero sorpresa che una<br />

persona avesse rinunciato al<strong>la</strong> corona per<br />

amore di una donna che sostanzialmente era<br />

odiata da tutti. Gli uomini, in genere,<br />

bramano il potere più di ogni altra cosa:<br />

uccidono e distruggono. Quante guerre sono<br />

scoppiate pur di arrivare a conquistare un<br />

trono? Invece, qui abbiamo un uomo che<br />

<strong>la</strong>scia tutto per amore!<br />

Lei avrebbe rinunciato al suo potere per<br />

un amore altrettanto grande?<br />

Me lo sono chiesta anch’io: in amore, ma<br />

anche in tutte le re<strong>la</strong>zioni interpersonali,<br />

bisogna sempre rinunciare a qualcosa che ci<br />

appartiene. È necessario fare dei piccoli e<br />

grandi compromessi: se vuoi una re<strong>la</strong>zione,<br />

devi anche rinunciare a qualcosa. Qui, però,<br />

ci troviamo dinanzi a qualcosa di partico<strong>la</strong>re<br />

e di enorme: qualcuno che ha rinunciato al<strong>la</strong><br />

corona e al tempo stesso ha abbracciato<br />

l’esilio per lei. Non so davvero quanto fosse<br />

preparato a quello che gli è realmente<br />

accaduto.<br />

Il fatto di essere americana e non<br />

inglese è stato un ostacolo?<br />

No, tutt’altro: credo mi sia servito soprattutto<br />

per mantenere una certa oggettività rispetto<br />

al<strong>la</strong> storia. Inoltre credo che, quando<br />

appartieni ad una cultura così peculiare come<br />

quel<strong>la</strong> britannica, rischi di dare alcune cose<br />

per scontate.<br />

W.E. ha anche una parte ambientata nel<br />

presente. Come mai?<br />

Mi serviva stabilire una connessione con<br />

quello che è stato il mio viaggio personale<br />

al<strong>la</strong> scoperta di questa storia. Una persona<br />

che oggi potesse toccare i suoi vestiti, i suoi<br />

oggetti e gioielli… Credo che le cose<br />

imprigionino un po’ del<strong>la</strong> nostra energia<br />

vitale e <strong>la</strong> restituiscano agli altri.<br />

Come regista, quali sono gli autori da cui<br />

si sente partico<strong>la</strong>rmente influenzata?<br />

È una lista lunghissima! Godard, A<strong>la</strong>in Resnais,<br />

Francis Ford Coppo<strong>la</strong>, Luchino Visconti e tanti,<br />

tantissimi altri. Sono sempre stata un’amante<br />

del cinema e, soprattutto, del cinema<br />

d’autore. Per questo film credo di aver tratto<br />

ispirazione, in partico<strong>la</strong>re, da registi come<br />

Wong Kar-Wai. Miche<strong>la</strong>ngelo Antonioni e<br />

Ingmar Bergman.<br />

Ha mai pensato di recitare nel film?<br />

Non mi piace l’idea di dirigere me stessa, non<br />

riuscirei ad essere oggettiva. Quando faccio<br />

dei film come regista desidero stare da un solo<br />

<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> macchina da presa. Per lo stesso<br />

motivo non ho mai voluto dirigere un mio<br />

videoclip: voglio che sia il regista a dirmi<br />

quello che devo fare. Ho anche <strong>la</strong>vorato con<br />

cineasti che recitavano nel film che dirigevano,<br />

come nel caso di Warren Beatty. Sinceramente<br />

non so come facesse.<br />

Perché dedicarsi anche al cinema?<br />

Perché mi piace evolvermi e desidero riporre<br />

le mie energie in aree espressive differenti.<br />

Non ho fatto solo film, ho anche scritto libri<br />

per bambini, disegnato abiti. Sono<br />

costantemente al<strong>la</strong> ricerca di modi diversi per<br />

esprimermi. La regia sintetizza tutte le cose<br />

che amo di più nel<strong>la</strong> vita: l’arte, l’architettura,<br />

<strong>la</strong> musica, <strong>la</strong> letteratura, i vestiti e <strong>la</strong> moda.<br />

Poiché sono una persona innamorata dei<br />

dettagli, questo mi rende partico<strong>la</strong>rmente<br />

predisposta al<strong>la</strong> regia.<br />

Rispetto al suo primo film si è sentita più<br />

matura?<br />

Ho affrontato con più padronanza il <strong>la</strong>voro<br />

con <strong>la</strong> macchina da presa, che qui è molto più<br />

intricato. Ho usato molto <strong>la</strong> Steadicam e ci<br />

sono molti movimenti di macchina, che<br />

consideravo fondamentali per restituire allo<br />

spettatore il senso dell’eleganza del mondo<br />

che stavo raccontando, lussuoso e decadente.<br />

• MARCO SPAGNOLI<br />

12 VIVILCINEMA maggiogiugno12


FULL HOUSE E MORENA FILMS<br />

IN COLLABORAZIONE CON HAVANA CLUB INTERNATIONAL<br />

PRESENTANO<br />

©FULL HOUSE - MORENA FILMS<br />

“7 DAYS IN HAVANA” UNA PRODUZIONE FULL HOUSE & MORENA FILMS IN COLLABORAZIONE CON HAVANA CLUB INTERNATIONAL IN ASSOCIAZIONE CON BACKUP FILMS SOFICA COFICUP PALATINE ETOILE 8 & 9 M&C SAATCHI GAD E CHAOCORP DISTRIBUTION CON LA COLLABORAZIONE DI ICAA E LA PARTECIPAZIONE DI CANAL + FRANCE<br />

con JOSH HUTCHERSON VLADIMIR CRUZ EMIR KUSTURICA ALEXANDER ABREU DANIEL BRÜHL MELVIS ESTÉVEZ ELIA SULEIMAN CRISTELA DE LA CARIDAD HERRERA MIRTA IBARRA JORGE PERUGORRÍA NATHALIA AMORE SUONO EVA VALIÑO CHARLY SCHMUKLER NICOLAS DE POULPIQUÉT MUSICHE ORIGINALI XAVI TURUL<br />

CON LA COLLABORAZIONE DI DESCEMER BUENO E KELVIS OCHOA FOTOGRAFIA DANIEL ARANYÓ (AEC) E DIEGO DUSSUEL PRODUTTORI ESECUTIVI CRISTINA ZUMÁRRAGA E PILAR BENITO PRODOTTO DA ALVARO LONGORIA GAËL NOUAILLE LAURENT BAUDENS DIDAR DOMEHRI FABIEN PISANI COORDINATORI SCENEGGIATURA LEONARDO PADURA E LUCÍA LÓPEZ COLL<br />

REGIA BENICIO DEL TORO PABLO TRAPERO JULIO MEDEM ELIA SULEIMAN GASPAR NOÉ JUAN CARLOS TABÍO E LAURENT CANTET<br />

<br />

www.7daysinhavana.com


intervista William Friedkin<br />

FILMOGRAFIA - Good times (1967), Festa di compleanno (1968), Quel<strong>la</strong> notte inventarono lo spogliarello (1968), Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970), Il braccio violento<br />

del<strong>la</strong> legge (1971), L'esorcista (1973), Il sa<strong>la</strong>rio del<strong>la</strong> paura (1977), Pollice da scasso (1978), Cruising (1980), L'affare del secolo (1983), Vivere e morire a Los Angeles (1985), Assassino senza<br />

colpa? (1987), L'albero del male (1990), Blue chips – Basta vincere (1994), Jade (1995), Regole d'onore (2000), The hunted - La preda (2003), Bug (2006), Killer Joe (2011)<br />

Emile Hirsch<br />

e Juno Temple<br />

Quell’incerto confine<br />

Una famiglia molto poco convenzionale attraversa “Killer Joe”, tratto dal<strong>la</strong> pièce<br />

di Tracy Letts con un inedito Matthew McConaughey tra cult, pulp e noir<br />

••• “Una storia d’amore dai risvolti<br />

partico<strong>la</strong>ri: Cenerento<strong>la</strong> aspetta sempre il<br />

Principe Azzurro, ma in questo caso è un<br />

sicario”. Paro<strong>la</strong> di William Friedkin, redivivo (e<br />

rifatto) al<strong>la</strong> Mostra di Venezia con Killer Joe,<br />

ora in sa<strong>la</strong> con Bolero. Benemerita e<br />

coraggiosa, perché tra cult, pulp, esagerazioni<br />

e perversioni, c’è pure <strong>la</strong> scena che non ti<br />

dimentichi, e figurarsi <strong>la</strong> censura: Gina<br />

Gershon costretta a inginocchiarsi da<br />

Matthew McConaughey, con interposta coscia<br />

di pollo… Killer Joe è anche questo, ma non<br />

solo, non soprattutto: app<strong>la</strong>uditissimo al Lido,<br />

dato per Leone ma finito a fauci asciutte, ha<br />

dal<strong>la</strong> sua <strong>la</strong> cifra di Friedkin, <strong>la</strong> matrice<br />

teatrale di Tracy Letts (sua <strong>la</strong> pièce, come già<br />

nel 2006 per il precedente di Friedkin, Bug) e<br />

<strong>la</strong> straordinaria interpretazione di<br />

McConaughey, biondo fustacchione texano<br />

per <strong>la</strong> prima volta degnamente prestato al<br />

cinema. Per lui il ruolo del<strong>la</strong> vita, per<br />

Letts/Friedkin l’ispirazione dal<strong>la</strong> cronaca: noir,<br />

hard-boiled, pulp, geometrico e violento, quel<br />

che volete, ma <strong>la</strong> storia di un ragazzo, Chris<br />

(Emile Hirsch), che in combutta con il padre<br />

(Thomas Haden Church) assolda un killer, Joe<br />

(McConaughey), per eliminare <strong>la</strong> madre e<br />

intascare i soldi dell’assicurazione non è un<br />

artefatto, ma un fatto. Appunto, di cronaca:<br />

estremo, postmodernissimo, cinico e<br />

immorale, il cinema amplifica ma non<br />

mistifica. E non dimentica. Al contrario, tra<br />

lifting e ritocchi vari, si dimenticherebbe che<br />

Friedkin abbia 76 anni, eppure è sempre lui, il<br />

regista de Il braccio violento del<strong>la</strong> legge<br />

(1971), L’esorcista (1973), Vivere e morire a<br />

Los Angeles (1985). Ora mette in carnet<br />

anche Cenerento<strong>la</strong>, ovvero Dottie, <strong>la</strong> sorellina<br />

di Chris interpretata da Juno Temple.<br />

Friedkin, da dove viene Killer Joe?<br />

Ho fatto due film in cinque anni ed entrambi<br />

presi e scritti da Letts: perché? Perché<br />

vediamo il mondo nello stesso modo,<br />

scorgiamo le stesse caratteristiche del<strong>la</strong> natura<br />

umana, guardiamo al <strong>la</strong>bile confine tra il<br />

bene e il male. Non solo, vediamo le stesse<br />

derive che alcune situazioni offrono: dark,<br />

humour nero, ma inevitabilmente divertenti.<br />

Con Letts pari e patta?<br />

Macché, è come per <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> coscia di<br />

pollo: il merito è tutto di Tracy! Io ho solo<br />

riproposto un passaggio del<strong>la</strong> sua pièce, lo<br />

humour è già nel testo scritto. Ok, non si<br />

tratta di una comicità stile Benigni o fratelli<br />

Marx, viceversa si ride come quando sentiamo<br />

un politico americano che fa un discorso,<br />

perché lo sappiamo: i politici non comunicano<br />

con <strong>la</strong> verità. Analogamente, i personaggi di<br />

Killer Joe non sono necessariamente onesti<br />

con il mondo, ma vediamo veramente come<br />

sono fatti.<br />

Dunque <strong>la</strong> matrice teatrale non è stata<br />

un problema, ma un punto di forza.<br />

Ebbene, moltissimi film americani sono tratti<br />

da testi teatrali. Anche Casab<strong>la</strong>nca, pure se<br />

in pochi lo sanno, e Quando <strong>la</strong> moglie è in<br />

vacanza, film considerati capo<strong>la</strong>vori dal<strong>la</strong><br />

critica. Quando hanno un’ispirazione teatrale,<br />

i film hanno dialoghi ben e<strong>la</strong>borati: oltre al<strong>la</strong><br />

sua visione del mondo, proprio questo<br />

mi ha attratto delle opere di Letts.<br />

Badate bene, non voglio<br />

prendermi il merito del<strong>la</strong><br />

riuscita di un film, al contrario<br />

mi sento come un direttore<br />

d’orchestra: è stata una<br />

benedizione <strong>la</strong>vorare<br />

con questi attori,<br />

viceversa non so se<br />

sarei riuscito a<br />

fare Killer Joe.<br />

Una<br />

definizione<br />

per questo e<br />

gli altri titoli<br />

del<strong>la</strong> sua<br />

carriera?<br />

E chi lo sa?<br />

Anche mia moglie me l’ha chiesto più d’una<br />

volta e <strong>la</strong> mia risposta è sempre stata: “Boh!”.<br />

C’è una scena di 8 ½, quel<strong>la</strong> in cui<br />

Mastroianni consegna <strong>la</strong> sceneggiatura del<br />

suo film a un critico, che forse può aiutarmi. Il<br />

critico lo stroncava, sottolineando: “Manca<br />

una premessa filosofica problematica e non<br />

ha i meriti dell’avanguardia. È <strong>la</strong> prova che il<br />

cinema è 50 anni indietro rispetto alle altre<br />

arti”. Ecco, credo possa essere una giusta<br />

definizione del mio <strong>la</strong>voro.<br />

Quali tra i suoi colleghi giovani apprezza<br />

maggiormente?<br />

Amo Paul Thomas Anderson, e ovviamente i<br />

fratelli Coen: anzi, se c’è qualcuno qui che<br />

non ama i fratelli, se ne vada! E poi Federico<br />

Fellini, John Ford, A<strong>la</strong>in Resnais: guardo i loro<br />

film in continuazione. Il bello è che oggi <strong>la</strong><br />

tecnologia rende possibili tutti i sogni del<br />

regista, mentre una volta le sequenze di<br />

azione dovevamo girarle in maniera<br />

meccanica. Ultimamente ho visto The<br />

Bourne ultimatum di Paul Greengrass e<br />

sono rimasto estasiato: le scene degli<br />

inseguimenti automobilistici sono davvero<br />

fantastiche, e questo grazie alle nuove<br />

tecnologie. I giovani registi<br />

dovrebbero sfruttarle per fare <strong>la</strong><br />

rivoluzione che Orson Welles fece<br />

con Quarto potere, o che fecero<br />

Antonioni e Fellini: a loro non posso<br />

nemmeno al<strong>la</strong>cciare le scarpe, ma<br />

mi hanno ispirato<br />

enormemente.<br />

Aneddoti?<br />

Una volta incontrai Fellini e<br />

mi sentii come un apostolo.<br />

Mi cucinò un piatto di<br />

pasta sul fornelletto del<br />

suo ufficio: faceva<br />

schifo, ma era <strong>la</strong> più<br />

buona che avessi mai<br />

mangiato.<br />

• FEDERICO PONTIGGIA<br />

Matthew McConaughey<br />

14 VIVILCINEMA maggiogiugno12


C a n n e s 2 0 1 2<br />

s p e c i a l e<br />

La giuria del concorso<br />

Magnifica ossessione<br />

Una varietà di temi, autori, sguardi nelle opere in concorso sul<strong>la</strong> Croisette. Oltre a Garrone,<br />

Bertolucci e a Moretti presidente di giuria, tra i film più apprezzati Loach, Vinterberg e Haneke<br />

••• lA scorrere <strong>la</strong> selezione di Cannes<br />

2012 emerge un cinema d’autore sempre più<br />

meticcio, un crocevia di autori e attori in<br />

trasferta verso storie e paesaggi da scoprire:<br />

l’iraniano Abbas Kiarostami si sposta in<br />

Giappone, Isabelle Huppert è il nome di punta<br />

nel film del coreano Hong Sangsoo (oltre ad<br />

apparire nel nuovo Haneke), il brasiliano<br />

Walter Salles adatta per lo schermo il romanzo<br />

del<strong>la</strong> Beat Generation. È anche una selezione<br />

improntata a rapporti conflittuali,<br />

generazionali (come nel film d’esordio di<br />

Anderson o nel<strong>la</strong> commedia di Loach) ma<br />

anche col proprio corpo (<strong>la</strong> Cotil<strong>la</strong>rd<br />

nell’atteso ritorno di Audiard, il turismo<br />

sessuale africano del sempre poco allineato<br />

Seidl). È poi un festival che ritrova i generi, dal<br />

noir di Lee Daniels al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita (sfigata) di<br />

Andrew Dominik, dal<strong>la</strong> suspence ad alto tasso<br />

erotico di Im Sang-soo al western<br />

proibizionista di John Hillcoat scritto da Nick<br />

Cave. Soprattutto, dopo <strong>la</strong> Palma d’Oro dello<br />

scorso anno al fuoric<strong>la</strong>sse Malick (del quale ci<br />

saremmo aspettati il nuovo progetto, ma si sa<br />

che i suoi tempi sono sempre distesi), è un<br />

festival che ritrova il cinema americano<br />

(meticcio per antonomasia, con registi<br />

australiani e neoze<strong>la</strong>ndesi), con molti autori<br />

attesi al varco del<strong>la</strong> conferma dopo i recenti<br />

Precious, The road, L’assassinio di Jessie James.<br />

Non mancano echi del<strong>la</strong> primavera araba, con<br />

l’egiziano Nasral<strong>la</strong>h, o registi redivivi come<br />

Léos Carax. È inoltre, come molti hanno<br />

sottolineato, un festival per vecchie glorie, dal<br />

90enne A<strong>la</strong>in Resnais agli over 70 Loach,<br />

Haneke, Kiarostami (fuori concorso anche<br />

Bertolucci e Argento). “Il” festival per<br />

eccellenza che per 12 giorni catalizza<br />

l’attenzione del Cinema che conta,<br />

raccogliendo solo consensi per<br />

l’organizzazione (ma quante code…) e<br />

l’atmosfera da tempio del<strong>la</strong> cinefilia, a<br />

testimonianza del<strong>la</strong> rilevanza strategica<br />

del<strong>la</strong> Settima Arte per <strong>la</strong> cultura francese:<br />

non a caso il “sistema cinema” d’Oltralpe è<br />

una macchina perfettamente oliata con<br />

risorse adeguate, una forte attenzione dal<br />

settore pubblico e forti riflessi sulle<br />

proiezioni festivaliere: appena parte <strong>la</strong> sig<strong>la</strong><br />

(bellissima) si levano solo app<strong>la</strong>usi nel<strong>la</strong> folta<br />

p<strong>la</strong>tea del<strong>la</strong> Salle Lumière (da noi non è<br />

necessariamente così).<br />

Le pagine seguenti offrono un panorama<br />

pressoché completo dei film presentati nelle<br />

diverse sezioni, mentre per il Palmarès vi<br />

rinviamo al nostro sito www.fice.it.<br />

• MARIO MAZZETTI<br />

Le mini recensioni pubblicate in questo speciale sono firmate da:<br />

Domenico Barone (DB), Giovanni Ottone (GO), Anna Maria Pasetti (AMP), Cristiana Paternò (CP), Federico Pontiggia (FP), Mario Mazzetti (MM)<br />

concorso<br />

DE ROUILLE ET D’OS<br />

di Jacques Audiard<br />

Ruggine e ossa, come quando si prende un pugno in<br />

faccia. Il regista de Il profeta ha voluto strafare scegliendo<br />

Marion Cotil<strong>la</strong>rd per il ruolo di una donna prima piegata e<br />

poi rigenerata dal dolore, che scopre l’amore e <strong>la</strong><br />

redenzione. Ispirandosi ai racconti di Craig Davidson, ha<br />

inventato i due personaggi principali, il pugile Ali e l’addestratrice di orche<br />

Stéphanie che si incontrano per puro caso, disabili all’esistenza, lei perché ha perso<br />

entrambe le gambe, lui perché privo di tutto se non del<strong>la</strong> forza fisica. Il film ha una<br />

peculiare maestria nell’uso quasi pittorico dei materiali che conferma, nonostante<br />

qualche elemento melodrammatico di troppo, <strong>la</strong> bravura del cineasta. (CP)<br />

V TUMANE (IN THE FOG)<br />

di Sergei Loznitsa<br />

L’ennesimo adattamento in lizza<br />

per <strong>la</strong> Palma, dal romanzo di<br />

Vasil Bykov, ci riporta nel buio<br />

del<strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale.<br />

1942, frontiera occidentale<br />

dell’Unione Sovietica, occupanti<br />

nazisti e partigiani si fronteggiano: preso con altri sabotatori, il<br />

ferroviere Sushenya viene ri<strong>la</strong>sciato e quindi ingiustamente<br />

accusato di col<strong>la</strong>borazionismo. Per avere salva vita e dignità, dovrà<br />

affrontare terribili scelte morali, perché il confine tra lealtà e<br />

tradimento è avvolto dal<strong>la</strong> nebbia. Dopo l’ottimo My joy, un’altra<br />

selva oscura per <strong>la</strong> poetica nicciana di Loznitsa. (FP)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 17


Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

i p rMatteo o t g o n i s tGarrone<br />

i<br />

MUD<br />

di Jeff Nichols<br />

Dopo <strong>la</strong> vittoria al<strong>la</strong> Semaine 2011 con<br />

l’acc<strong>la</strong>mato Take shelter, il 33enne Jeff<br />

Nichols sale agli onori del concorso con<br />

Mud, scritto e diretto in prima persona<br />

singo<strong>la</strong>re ma aperto al sottogenere evasione & fuga. Del<strong>la</strong><br />

partita l’aficionado Michael Shannon e due star del calibro di<br />

Matthew McConaughey e Reese Whiterspoon. Due<br />

adolescenti aiutano un fuggitivo braccato dai cacciatori di<br />

taglie affinché possa riunirsi al suo vero amore: detto così è a<br />

rischio carie, ma per Nichols sentimento fa rima con azione,<br />

genere con psicologia, personaggi con America Oggi. (FP)<br />

BEYOND THE HILLS<br />

di Cristian Mungiu<br />

Scontro catartico tra<br />

l’intransigenza dei principi, <strong>la</strong><br />

conservazione di equilibri di<br />

convivenza, l’esercizio del<strong>la</strong><br />

preghiera come strumento di prevaricazione in una storia<br />

rigorosa e diretta. Il regista (Palma d’Oro per 4 mesi, 3<br />

settimane e 2 giorni) di<strong>la</strong>ta silenzi e inquadrature, penetra<br />

negli orrori di una picco<strong>la</strong> comunità in una parabo<strong>la</strong><br />

sull’amore negato, sull’esercizio del<strong>la</strong> violenza che diventa<br />

follia, in un percorso destabilizzante tra ignoranza e<br />

sospetto. Nel raccontare <strong>la</strong> sua Romania sceglie con<br />

fredda e lucida visione da cronista storie di donne<br />

soggiogate al potere del<strong>la</strong> superstizione. (DB)<br />

LIKE SOMEONE IN LOVE<br />

di Abbas Kiarostami<br />

Kiarostami a Tokyo travestito da Woody<br />

Allen: follie del terzo millennio? Forse,<br />

ma difficile non intercettare l’omaggio<br />

(?) al grande commediante nel bizzarro<br />

nuovo <strong>la</strong>voro del camaleontico cineasta iraniano, al<strong>la</strong><br />

ricerca di identità mutanti. La giovane prostituta Akiko è<br />

catapultata nel<strong>la</strong> casa di un anziano scrittore, col quale<br />

s’instaura un rapporto “famigliare”, mentre nel mezzo<br />

irrompe il di lei fidanzato che contribuisce al<strong>la</strong> creazione<br />

del malinteso, vero filo rosso su cui naviga una narrazione<br />

sempre ambigua. Verità o bugia? Mai lo sapremo, e<br />

questo è un vanto. (AMP)<br />

VOUS N’AVEZ ENCORE RIEN VU<br />

di A<strong>la</strong>in Resnais<br />

A 90 anni, il regista ci dice: “Non avete<br />

ancora visto niente”, ma forse il titolo<br />

allude al paese dove andremo tutti e dove<br />

Orfeo ed Euridice ci hanno preceduti. Tono<br />

leggero e temi impegnativi. Due pièce di Jean Anouilh<br />

incastonate all’interno di un’ossatura semplice: 12 attori<br />

ricevono <strong>la</strong> stessa telefonata. Il loro amico e commediografo<br />

è morto e ha chiesto che si riuniscano per valutare un nuovo<br />

allestimento di Eurydice, da loro già interpretato. Il gioco<br />

delle coppie ci rimanda al precedente Gli amori folli ma<br />

Resnais nega una qualsiasi continuità e smentisce anche di<br />

averci fatto presenziare al suo funerale. Spiccano Mathieu<br />

Amalric, Hyppolite Girardot e l’impagabile Michel Piccoli. (CP)<br />

PARADISE: LOVE<br />

di Ulrich Seidl<br />

Freddo, sarcastico e nichilista ritratto di<br />

piccoli orrori senza morale, nel<strong>la</strong> ricerca di<br />

soddisfare pulsioni erotiche femminili.<br />

Seidl penetra nell’assurda ordinarietà di<br />

re<strong>la</strong>zioni e compromessi in un cinema di corpi sudati e<br />

soprappeso; fotografa <strong>la</strong> voracità del turismo sessuale in<br />

Kenia con inquadrature fisse, nel<strong>la</strong> riproduzione di un<br />

mondo falsato dal<strong>la</strong> bellezza dei luoghi in cui nessuno è<br />

innocente. Dopo Canico<strong>la</strong> e Import export, esplora <strong>la</strong><br />

solitudine dell’illusione di un amore mercenario. (DB)<br />

L’inciviltà dell’immagine<br />

Autore visionario come pochi in Italia, Matteo Garrone<br />

conferma con “Reality” <strong>la</strong> potenza del suo cinema<br />

••• Incastonato tra un avvio folgorante e un finale spiazzante, Reality è un<br />

film ambizioso e imperfetto che comunque <strong>la</strong>scia una traccia indelebile nello<br />

spettatore. Di sicuro meno potente di Gomorra, conferma che Garrone è un grande<br />

autore, visionario come in Italia ce ne sono pochi, che magari dovrebbe ancora più<br />

allontanarsi dal<strong>la</strong> realtà e dal realismo per costruire un universo solo suo.<br />

Cosa che tenta sicuramente di fare con <strong>la</strong> storia di Luciano, il pescivendolo che<br />

all’inizio un po’ per scherzo poi in modo sempre più ossessivo pensa che entrare<br />

nel<strong>la</strong> casa del Grande Fratello potrebbe farlo svoltare. Metafora dell’Italia<br />

contemporanea, il film affronta anche un tema sommerso e delicatissimo, quello del<br />

rapporto distorto con <strong>la</strong> fede tipico dell’uomo occidentale. Non è dunque un<br />

Truman Show fuori tempo massimo, perché il reality è più un pretesto che il senso<br />

del film. “Dopo Gomorra volevo fare una commedia ma <strong>la</strong> storia scritta con gli<br />

sceneggiatori Ugo Chiti, Massimo Gaudioso e Maurizio Braucci ha via via assunto<br />

risvolti drammatici. L’intento era quello di raccontare una favo<strong>la</strong> moderna, un<br />

viaggio agli inferi di un personaggio che ricorda per certi versi Pinocchio”, dice il<br />

regista.<br />

Luciano è un simpatico mascalzone. Oltre a vendere spigole e cozze nel<strong>la</strong> sua<br />

pescheria, organizza piccole truffe ai danni di una ditta di elettrodomestici. Soldi,<br />

merci e bulimia compongono uno stile di vita a buon mercato che trova nei centri<br />

commerciali e negli aquapark lo scenario ideale. Ma <strong>la</strong> favo<strong>la</strong> si tinge di psicosi: in<br />

attesa del<strong>la</strong> “chiamata” del Grande Fratello, dopo un provino a Cinecittà che rende<br />

omaggio a Fellini e a Bellissima, Luciano si spoglia francescanamente delle sue cose<br />

che rega<strong>la</strong> ai poveri (o ai furbi), sfama gli affamati non certo per autentica carità,<br />

come predicherebbe il Grillo Par<strong>la</strong>nte socio in affari e unico vero amico, ma solo<br />

perché crede di essere già spiato dalle telecamere. “È vero, ci sono analogie tra <strong>la</strong><br />

cieca fede nel<strong>la</strong> fama televisiva e <strong>la</strong> religione come viene evocata nel film”.<br />

In breve, Reality è una critica spietata dell’inciviltà dell’immagine che si è mangiata<br />

le coscienze di tutti, non solo in quel sottobosco di espedienti e falsi miti, ma in ogni<br />

strato del<strong>la</strong> società. In questo c’è una netta linea di continuità col cinema<br />

precedente di Garrone, dal<strong>la</strong> scarnificazione delirante di Primo amore al gusto<br />

perverso di osservare mondi sommersi da vicino, fino a farsi male,<br />

dell’Imbalsamatore. Da segna<strong>la</strong>re il protagonista, l’attore-carcerato Aniello Arena,<br />

formato al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Armando Punzo, e tutto il cast che fa rivivere una Napoli tra<br />

Totò, Peppino e l’inarrivabile Eduardo.<br />

• CRISTIANA PATERNÒ<br />

LAWLESS<br />

di John Hillcoat<br />

Nel<strong>la</strong> Virginia anni ’30 Jack, Forrest e Howard<br />

Bondurant vivono oltre <strong>la</strong> legge combattendo<br />

loro simili nel tentativo di aggirare il<br />

proibizionismo. È l’era del<strong>la</strong> Chicago di Al<br />

Capone e i suoi metodi si riverberano anche<br />

nel mondo agricolo, fino ad allora intatto e<br />

devoto. Sceneggiatura del poliedrico Nick Cave dal romanzo del nipote di Jack,<br />

Matt Bondurant. Ma, a differenza di The proposition, esordio violentemente<br />

folgorante, qui manca il coraggio di sporcarsi fino in fondo, a vantaggio di un<br />

discreto western noir in cui a bril<strong>la</strong>re sono soprattutto gli attori, Tom Hardy e<br />

Jessica Chastain su tutti. (AMP)<br />

18 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


i Bernardo p r o t a g o n i s tBertolucci<br />

i<br />

Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

AFTER THE BATTLE<br />

di Yousry Nasral<strong>la</strong>h<br />

Racconto d’inattaccabile valore civile e<br />

politico ispirato ai fatti di Piazza Tahrir,<br />

rispecchia con simbolismo semplice ed<br />

elementare <strong>la</strong> confusione sociale e dei<br />

ruoli, <strong>la</strong> disgregazione del<strong>la</strong> condizione femminile, il<br />

disorientamento dell’autorità paterna, il potere deduttivo dei<br />

piccoli criminali. Il film rispecchia i contrasti etnici e i divieti di<br />

oltrepassare i confini geografici e mentali, ma il regista si<br />

<strong>la</strong>scia trascinare dal<strong>la</strong> retorica smarrendosi nelle identità<br />

cancel<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> violenza e dal<strong>la</strong> storia. (DB)<br />

Una ragazza complessa<br />

Ottima accoglienza per “Io e te”, tratto dal romanzo<br />

di Ammaniti, ritorno sul set dell’autore dopo nove anni<br />

••• “Sono passati molti anni da Ultimo tango a Parigi ma io mi trovo di<br />

nuovo davanti una ragazza molto complessa”. Lo ammette Bernardo Bertolucci<br />

presentando fuori concorso a Cannes il suo magnifico Io e te, tratto<br />

dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti. Erano 30 anni che il Maestro non<br />

girava un film in italiano, mentre il suo ultimo in assoluto risale al 2003, The<br />

dreamers. In mezzo una ma<strong>la</strong>ttia che gli ha trasfigurato il modo di osservare il<br />

mondo, ma per sua e nostra fortuna non <strong>la</strong> profondità con cui riesce a<br />

raccontarlo. Arriva con un viaggio nel<strong>la</strong> mente di due ragazzi, una storia “nel<strong>la</strong><br />

quale non mi è così difficile entrare, anche grazie al libro scritto in prima<br />

persona”, spiega Bertolucci, che ammette di essersi “svegliato da un torpore<br />

grazie a questo film. Mi sono svegliato nel momento in cui ho accettato il fatto<br />

che ora sono diversamente abile e che ho bisogno di questa sedia a rotelle per<br />

muovermi. Per tornare su un set, ho dovuto e<strong>la</strong>borare questo evento come<br />

accadde con un lutto ma durante le riprese mi sono mosso bene e in fondo<br />

facevo quello che ho sempre fatto, perché in questo film non c’è una sintassi<br />

diversa da quel<strong>la</strong> degli altri miei film, anche se forse è più essenziale. Il set era a<br />

un minuto esatto da casa mia a Trastevere, scendevo con questa meravigliosa<br />

sedia e arrivavo al<strong>la</strong> cantina, che è lo studio dell’artista romano Sergio Chia”.<br />

Oggetto di rara poesia, Io e te concentra l’attenzione sullo scontro/incontro di<br />

due universi che prima si rifiutano e poi si sostengono, uscendo da una tana dove<br />

si sono diversamente nascosti non una settimana ma tutta <strong>la</strong> vita, seppur breve. Il<br />

tocco scende in profondità, ogni pezzo trova <strong>la</strong> sua parte migliore e il messaggio<br />

di amore e bellezza arriva a chi lo vuole raccogliere, inclusi i giovani che sono<br />

usciti con gli occhi lucidi. “Quando ho letto il romanzo di Ammaniti ho avuto un<br />

colpo di fulmine, forse perché par<strong>la</strong> dell’adolescenza: mi piace l’adolescenza,<br />

forse perché non sono mai cresciuto completamente, ho avuto uno sviluppo<br />

interrotto e mi piace vedere <strong>la</strong> realtà che cambia davanti al<strong>la</strong> macchina da presa:<br />

Jacopo Olmo Antinori, che ha 14 anni, è letteralmente cresciuto durante il film. Il<br />

romanzo mi è piaciuto immediatamente, tutto meno il finale dove Olivia muore,<br />

invece io volevo che fosse diverso. Spesso i tossici vengono fatti morire per<br />

moralismo o per convenzione ma io ho scelto un finale aperto, dove lo spettatore<br />

è libero di immaginare. Sono poi contento dell’ultima parte perché si vede<br />

nascere tra loro un amore vero, che tra fratelli è fatto di tutto, anche di erotismo,<br />

di sangue”.<br />

• CRISTIANA PATERNÒ e ANNA MARIA PASETTI<br />

IN ANOTHER COUNTRY<br />

di Hong Sangsoo<br />

Gita al faro per <strong>la</strong> Huppert, in una<br />

commedia dai toni farseschi e leggeri che<br />

ricorda al<strong>la</strong> lontana Resnais. Una madre e<br />

una figlia in vacanza, con un mare di<br />

debiti a casa: <strong>la</strong> ragazza per distrarsi scrive<br />

una sceneggiatura composta di tre brevi<br />

racconti che hanno in comune <strong>la</strong><br />

protagonista Anne e alcuni personaggi. Lo<br />

stile quasi da principiante rispecchia l’immaginazione del<strong>la</strong> giovane sceneggiatrice,<br />

un divertissement che sembra un corso di sceneggiatura. Scritto giorno per giorno sul<br />

set ma realizzato con un’enorme cura nei dettagli, <strong>la</strong>scia il tempo che trova.<br />

O permette di sbrigliare <strong>la</strong> fantasia. (CP)<br />

THE TASTE OF MONEY<br />

di Im Sang-soo<br />

L’infatuazione per il denaro in terra sudcoreana,<br />

ovvero il nuovo film del cine-poeta Im Sangsoo.<br />

Tematicamente vicino al precedente The<br />

housemaid (non casuale <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong><br />

medesima attrice), racconta di una giovane e bel<strong>la</strong> coppia che<br />

tenta l’impossibile missione di redimere il mondo dal<strong>la</strong><br />

corruzione e dai difetti del capitalismo attraverso l’esercizio<br />

del<strong>la</strong> bellezza. Un film poeticamente politico e sociale, motivato<br />

anche dalle imminenti elezioni presidenziali in Sud Corea. (AMP)<br />

KILLING THEM SOFTLY<br />

di Andrew Dominik<br />

Lontano anni luce dalle atmosfere<br />

c<strong>la</strong>ssico-vintage di Jesse James,<br />

Dominik è (inspiegabilmente) in<br />

concorso con un film superficiale, vecchio stile e brutta copia di<br />

déjà vu ma<strong>la</strong>mente assemb<strong>la</strong>ti. Non basta travestire un attore<br />

da Steve Buscemi e un altro da De Niro per omaggiare Le iene o<br />

tutto il cinema ma<strong>la</strong>vitoso del grande “padrino” di New York.<br />

Nel<strong>la</strong> triste provincia americana pre-elezione di “yes we can”<br />

Obama, Dominik mostra un Brad Pitt impomatato e occhialuto<br />

finto killer sensibile. E fallisce lungo tutta <strong>la</strong> linea. (AMP)<br />

HOLY MOTORS<br />

di Leos Carax<br />

Cinema puro. Eccentrico e discontinuo, Carax<br />

mancava da anni all’appello e fa ritorno in<br />

ottimo stile. Novello Pirandello in limo bianca<br />

per le vie di Parigi, racconta <strong>la</strong> vita di un uomo (il<br />

formidabile Denis Lavant) in 11 maschere<br />

nell’unità temporale di un giorno. Poetica spiazzante per un<br />

cine-linguaggio devoto a ogni forma di sperimentazione, spesso<br />

di rara bellezza e sempre vigile nel<strong>la</strong> costruzione di un senso<br />

coerente dell’insieme. (AMP)<br />

POST TENEBRAS LUX<br />

di Carlos Reygadas<br />

Simbolismo e concettualismo estremi in un<br />

contenitore di audace sperimentazione<br />

narrativa, benché riconoscibile nello stile<br />

dell’autore messicano di Battaglia nel cielo. Sotto tanta esibita<br />

maestria sorge il dubbio che si celi una evidente volontà criptica,<br />

che con frequenza risulta più molesta che misteriosa. Non basta<br />

possedere una storia di reincarnazioni e misticismo a restituire <strong>la</strong><br />

magia di un film. (AMP)<br />

THE PAPERBOY<br />

di Lee Daniels<br />

Altro che Precious, poveri noi! E' un anno difficile<br />

per gli americani in concorso e non fa eccezione Lee Daniels, che<br />

come titolo vuole starebbe a un giornalista come un giorna<strong>la</strong>io. La<br />

storia, già vista, vuole Zac Efron (pupazzo tout court) dare una<br />

mano al fratello reporter Matthew McConaughey su un caso di<br />

omicidio: John Cusack attende nel braccio del<strong>la</strong> morte, fuori <strong>la</strong> sua<br />

Nicole Kidman attende un po' tutti. Hardboiled e b<strong>la</strong>xploitation,<br />

sp<strong>la</strong>tter e mélo, razzismo e omosessualità, buttati un tanto al chilo<br />

nelle paludi del<strong>la</strong> Florida: salvo le musiche di Mario Grigorov e <strong>la</strong><br />

domestica Macy Gray, il resto è cartastraccia. (FP)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 19


Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

i p rWes o t a g o nAnderson<br />

i s t i<br />

fuori concorso<br />

THE SAPPHIRES<br />

di Wayne B<strong>la</strong>ir<br />

Musical soul su un quartetto di ragazze<br />

aborigene ingaggiate dall’esercito<br />

americano per tirare su il morale alle<br />

truppe in Vietnam. Una commedia<br />

colorata come le paillettes che usa gli standard di Otis<br />

Redding e Sam Cooke, coinvolgente e spiritosa, leggera<br />

come una bol<strong>la</strong> di sapone, che non dimentica i pregiudizi<br />

razziali, <strong>la</strong> tragedia del conflitto, <strong>la</strong> solidarietà e lo spirito<br />

delle radici. (DB)<br />

HEMINGWAY & GELLHORN<br />

di Philip Kaufman<br />

L’insostenibile leggerezza di essere Ernest<br />

Hemingway e Marta Gellhorn. A pensarci è<br />

proprio Kaufman che torna a girare il<br />

proprio Paese grazie al<strong>la</strong> produzione HBO.<br />

Una delle più tormentate passioni amorose del ‘900 che<br />

inizia sullo sfondo del<strong>la</strong> guerra civile spagno<strong>la</strong> e prosegue<br />

fino al<strong>la</strong> morte dello scrittore. Clive Owen e Nicole Kidman<br />

prestano volto e corpo ai due carismatici personaggi che<br />

sul<strong>la</strong> Croisette non sono passati inosservati. (AMP)<br />

THERESE DUSQUEYROUX<br />

di C<strong>la</strong>ude Miller<br />

È l’ultimo film del regista di<br />

Guardato a vista e La picco<strong>la</strong> <strong>la</strong>dra,<br />

scomparso a 70 anni lo scorso 4<br />

aprile. 50 anni fa lo stesso libro di<br />

François Mauriac fu adattato da<br />

Georges Franju con Emmanuelle Riva (quest’anno nel film<br />

di Haneke) e Philippe Noiret. Con Audrey Tautou e il Gilles<br />

Delouche di Piccole bugie tra amici e Gli infedeli, qui più<br />

misurato, narra dei tentativi di una donna degli anni ’20 di<br />

emanciparsi. Accusata di aver cercato di avvelenare il<br />

marito, viene scagionata proprio dall’uomo che però <strong>la</strong><br />

tiene segregata nelle proprie stanze. Per imporre rispetto<br />

e comprensione, Thérèse sceglierà di <strong>la</strong>sciarsi andare.<br />

Narrazione robusta e tradizionale. (MM)<br />

LES INVISIBLES<br />

di Sébastien Lifshitz<br />

Lifshitz non mol<strong>la</strong> <strong>la</strong> tematica<br />

omosessuale del suo cinema<br />

ma sa dargli il consueto respiro<br />

universale, umanistico. Nati tra<br />

le due guerre mondiali, un<br />

uomo e una donna non hanno<br />

nul<strong>la</strong> in comune se non <strong>la</strong> propria omosessualità. Ovvero<br />

hanno molto in comune: lotta, amore, desiderio,<br />

sperimentati nel periodo più difficile per due come loro,<br />

perché allora più di oggi <strong>la</strong> società era ineluttabilmente<br />

omofobica. Ma vivono e ricordano, mentre Lifshitz sceglie<br />

una sintassi cinematografica basi<strong>la</strong>re e una sconfinata<br />

empatia esistenziale. (FP)<br />

THE CENTRAL PARK FIVE<br />

di Ken Burns<br />

Il documentario affronta lo scottante<br />

caso di ma<strong>la</strong>giustizia del<strong>la</strong> jogger<br />

newyorkese stuprata e ridotta in fin di<br />

vita nel 1989. 5 uomini di colore furono<br />

arrestati, processati e condannati in base a confessioni<br />

estorte dal<strong>la</strong> polizia. Solo nel 2002 <strong>la</strong> prova del Dna ha<br />

inchiodato un altro uomo, già all’ergastolo, che agì da<br />

solo. Al<strong>la</strong> base del film il lungo <strong>la</strong>voro di<br />

documentazione del<strong>la</strong> figlia del regista, di fatto<br />

coautrice con David McMahon. (MM)<br />

Una vitale decadenza<br />

Wes Anderson ha aperto il festival con “Moonrise kingdom”,<br />

l’emozione intensa del primo amore con spunti metaforici<br />

••• I magnifici anni ‘60 tornano nel<strong>la</strong> bacchetta magica di Wes Anderson<br />

che, dopo il cartoon Fantastic Mr. Fox, punta tutto sui giovanissimi e sul<strong>la</strong> forza<br />

dirompente del primo amore. Moonrise kingdom, gloriosa apertura del<br />

concorso ufficiale, non nasce da un ricordo specifico dell’autore ma dal<strong>la</strong><br />

rievocazione di un’emozione, <strong>la</strong> più bel<strong>la</strong> e distruttiva insieme: “un’emozione<br />

indimenticabile, sconvolgente in ogni senso. Certo, questo film par<strong>la</strong> anche di<br />

me, come ogni mio film, ma in una maniera piuttosto complessa: ho tentato di<br />

restituire <strong>la</strong> mesco<strong>la</strong>nza di sensazioni che un adulto può rammentare del<strong>la</strong><br />

propria vita da ragazzino. Io ero uno di quelli che i genitori definiscono<br />

problematico”. E infatti, nonostante <strong>la</strong> presenza di un cast ultra stel<strong>la</strong>re che<br />

comprende Edward Norton, Bruce Willis, Tilda Swinton e Bill Murray, sono i<br />

debuttanti Jared Gilman e Kara Hayward i mattatori del film. “Li ho scelti<br />

istantaneamente e istintivamente, come faccio con tutti i miei attori”, spiega<br />

Anderson. “Per loro tutto è magnifico e adottare il loro punto di vista aiuta nel<br />

disve<strong>la</strong>mento di un universo complesso quanto <strong>la</strong> storia del nostro Paese”.<br />

Perché è chiaro che anche Moonrise kingdom trova <strong>la</strong> sua forza<br />

nell’elemento metaforico dirompente: nei dialoghi, nei gesti e<br />

nell’abbigliamento di quei due stupendi ragazzi si concentra tutta l’America<br />

dell’ultimo mezzo secolo, (de)costruita su contraddizioni infinite tra <strong>la</strong> vitalità<br />

e <strong>la</strong> decadenza che solo negli Usa possono esprimersi con tale evidenza.<br />

Metafore a parte, per Anderson il suo resta un film sull’amore: “Tutto il mondo<br />

ha bisogno d’amore, prima di tutto”. Come al suo solito, il regista de I<br />

Tenembaum è riuscito nel delicato intento di intrecciare i migliori elementi<br />

disponibili di un cinema fondato sul<strong>la</strong> leggerezza intelligente, dove comicità e<br />

malinconia si baciano nel<strong>la</strong> poesia di scelte artistiche di forte personalità,<br />

inclusa una colonna sonora che scalda il cuore. Sul<strong>la</strong> costa del New Eng<strong>la</strong>nd,<br />

dove è ambientato il film, esattamente nel 1965 arriverà uno tsunami, il<br />

mondo sembrerà crol<strong>la</strong>re definitivamente ma ecco comparire un’antica quanto<br />

post moderna Arca di Noè a rifugiare grandi e piccini. Mentre le tipiche<br />

carrel<strong>la</strong>te orizzontali “al<strong>la</strong> Anderson” colpiscono full frontal l’anima dello<br />

spettatore.<br />

• ANNA MARIA PASETTI<br />

MEKONG HOTEL<br />

di Apichatpong Weerasethakul<br />

Sono le spoglie di un progetto costoso<br />

e abbandonato, Ecstasy garden, scritto<br />

nel 2002, a confluire in Mekong<br />

Hotel, il nuovo film di Weerasethakul,<br />

a Cannes fuori concorso dopo <strong>la</strong> Palma<br />

d’Oro per Lo zio Boonmee nel 2010. I<br />

legami non mancano, anzi,<br />

poeticamente, stilisticamente e geograficamente – ancora il Mekong, al confine<br />

tra Thai<strong>la</strong>ndia e Laos – ne è il degno, se non lo scontato erede: ossessioni<br />

fantasmatiche, meglio, presenze assetate di carne e sangue, ovvero i vampiri<br />

locali Pob, si ca<strong>la</strong>no nel rapporto tra madre e figlia, infettando di finzione <strong>la</strong><br />

realtà, e viceversa. (FP)<br />

20 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


i Thomas p r o t a g o n i sVinterberg<br />

t i<br />

La caccia alle streghe<br />

Grandi consensi per “The hunt” di Thomas Vinterberg,<br />

incentrato sul sospetto di pedofilia che travolge un<br />

maestro, interpretato da un ispirato Mads Mikkelsen<br />

••• I bambini non mentono: verità o menzogna? Non si spiegherebbe<br />

allora perché Vinterberg definisca The hunt (“La caccia”) “<strong>la</strong> storia di una<br />

moderna caccia alle streghe”. Dopo l’acc<strong>la</strong>mato Festen del 1998, il regista danese<br />

torna a indagare il sospetto del<strong>la</strong> pedofilia, e analoga è <strong>la</strong> cornice, il festival di<br />

Cannes: “Abbiamo effettuato enormi ricerche prima di girare”, dice Vinterberg,<br />

“ispirandoci a numerosi casi di abusi sessuali: anche quando l’abuso è so<strong>la</strong>mente<br />

presunto i bambini sono comunque le vittime, perché soffrono il fatto di aver<br />

mentito per soddisfare gli adulti. In Danimarca c’è un detto: so<strong>la</strong>mente i bambini<br />

e gli ubriachi dicono sempre <strong>la</strong> verità. Ovviamente, non è così”.<br />

Straordinario protagonista è Mads Mikkelsen (il cattivo di Casino Royale), che dà<br />

anima tormentata e corpo pesto a Lucas, un 40enne fresco di divorzio che perde<br />

il <strong>la</strong>voro di maestro elementare e deve ricic<strong>la</strong>rsi all’asilo: il suo obiettivo è<br />

riabbracciare il figlio Marcus e rifarsi una vita. Vive in un paesino di campagna,<br />

gli amici non gli mancano: battute di caccia al cervo, bagni invernali, bevute,<br />

risate. Eppure, proprio mentre si sta risollevando e un nuovo amore spunta<br />

all’orizzonte, qualcosa gli taglia <strong>la</strong> strada: una bugia, che ha le gambe corte del<strong>la</strong><br />

picco<strong>la</strong> K<strong>la</strong>ra e i lunghi tentacoli del<strong>la</strong> comunità. Mentre <strong>la</strong> neve cade e si prepara<br />

il Natale, l’accusa si propaga come un virus invisibile, scardinando professioni,<br />

travolgendo decennali rapporti d’amicizia e nuovi amori. “Lucas”, dice<br />

Mikkelsen, “è <strong>la</strong> strega da mandare al rogo”, e pochi sanno resistere al<strong>la</strong> caccia:<br />

brutta bestia l’isteria collettiva ma lui non mol<strong>la</strong>, prende cazzotti, sanguina e si<br />

rialza, finché… Scritto con geometrica, astuta perfezione dal regista e dal collega<br />

Tobias Lindholm, The hunt tiene incol<strong>la</strong>ti alle poltrone e scava dentro: nel<strong>la</strong><br />

viralità del sospetto, nel<strong>la</strong> pandemia del male, nei meccanismi di difesa e accusa<br />

del<strong>la</strong> società, nell’eterno capro espiatorio. E lo fa con eccelsa misura, superba<br />

direzione d’attori e una drammaturgia così solida da potersi concedere sprazzi di<br />

ironia mentre il dramma si consuma: senza mai rinunciare a una sottile, perfida<br />

ambiguità, Vinterberg non cede al ricatto ma gioca come il gatto col topo con le<br />

nostre aspettative, perché il colpo di scena non è mai quello che si attendeva.<br />

Tranne uno: Submarino era il sintomo, The hunt è un capo<strong>la</strong>voro.<br />

• FEDERICO PONTIGGIA<br />

JOURNAL DE FRANCE<br />

di C<strong>la</strong>udine Nougaret<br />

e Raymond Depardon<br />

Cronaca minimalista, appassionata e<br />

commossa dei piccoli cambiamenti<br />

dell’esistenza, raccontati con<br />

sensibilità e maestria per le strade di<br />

provincia, registrando testimonianze<br />

e rimpianti, al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> verità e<br />

del<strong>la</strong> speranza di piccole storie di<br />

famiglia. Il regista, artista del<strong>la</strong> misura, filma con ostinata curiosità il potere delle<br />

radici, le trasformazioni stranianti del<strong>la</strong> maternità, <strong>la</strong> difesa di valori, tradizioni e<br />

sentimenti, tra fotografie e vecchie abitudini, senza <strong>la</strong> retorica di una narcisistica<br />

autocelebrazione. (DB)<br />

Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

WOODY ALLEN: A<br />

DOCUMENTARY<br />

di Robert E. Weide<br />

Tutti i segreti, le nevrosi, <strong>la</strong><br />

notoria insofferenza per<br />

riconoscimenti e passerelle<br />

in un documentario che racconta gli esordi da<br />

comico, <strong>la</strong> delusione per le critiche all’amato Stardust<br />

memories, il tentativo di bloccare l’uscita di<br />

Manhattan, <strong>la</strong> proverbiale insoddisfazione per non<br />

esser riuscito a creare capo<strong>la</strong>vori. Ri<strong>la</strong>ssato e divertito,<br />

Allen conduce lo spettatore tra i luoghi filmati in<br />

Radio days, conferma l’insofferenza per i ciak<br />

ripetuti, <strong>la</strong> complicità con le donne, mostra il suo<br />

archivio di appunti e notazioni, fa vedere<br />

l’impossibilità di rinunciare, ogni anno, ad un nuovo<br />

progetto come in una seducente illusione. (DB)<br />

VILLEGAS<br />

di Gonzalo Tobal<br />

Esordio minimalista, delinea il<br />

ritratto esistenziale di due cugini<br />

ventenni, uno più conformista, l’altro<br />

musicista e alternativo. Vivono a<br />

Buenos Aires ma non si frequentano.<br />

Un giorno si ritrovano per tornare a Villegas, <strong>la</strong> cittadina<br />

dove sono cresciuti, per il funerale del nonno. Durante i<br />

pochi giorni trascorsi insieme emergono contrasti e<br />

asprezze ma al<strong>la</strong> fine ritrovano l’antica complicità<br />

dell’adolescenza. Il film è ben girato e montato, ma<br />

appare abbastanza superficiale e drammaticamente poco<br />

consistente. (GO)<br />

TRASHED<br />

di Candida Brady<br />

POLLUTING PARADISE<br />

di Fatih Akin<br />

Nessun posto per i rifiuti. A<br />

guidarci nel documentario è<br />

Jeremy Irons, l’orecchio<br />

affidato al compositore<br />

Vangelis. Il destino, al<br />

contrario, è del Pianeta Terra:<br />

che ne sarà tra rifiuti sversati<br />

a ogni <strong>la</strong>titudine (Gomorra<br />

docet) e una sostenibilità buona solo per riempirsi <strong>la</strong><br />

bocca? La salute pubblica nel mirino: tra Libano, Cina e<br />

Indonesia cambiano le location ma non le devastazioni, <strong>la</strong><br />

violenza dell’uomo sul<strong>la</strong> natura e sull’uomo che verrà. E il<br />

doc? Pollice verde, semaforo verde. (FP)<br />

Akin s’imbatte nel triste caso di inquinamento nel<strong>la</strong><br />

cittadina montana di Camburnu, presso il Mar Nero. Un<br />

vero paradiso ambientale eletto dal governo a sito di<br />

una delle principali discariche del<strong>la</strong> Turchia. Il cineasta<br />

indaga, s’indigna e ci documenta nel Biutiful country<br />

del Caucaso. (AMP)<br />

FOR LOVE’S SAKE<br />

di Takashi Miike<br />

West Side Story à <strong>la</strong> Takashi, e<br />

non è strillo promozionale:<br />

schermo canta. L’avevamo<br />

<strong>la</strong>sciato a Venezia con 13<br />

assassini, ritroviamo il regista<br />

culto nipponico con una<br />

rie<strong>la</strong>borazione ultra-mélo, tra sequenze animate e<br />

numeri da circo, pardon, da musical sul<strong>la</strong> solita,<br />

romantica e disperata guerra dei sessi. Lui è cattivo<br />

davvero, lei angelica da tradizione, ma lui da piccolo<br />

l’aveva salvata: coroneranno il loro incubo d’amore? Se vi<br />

piacciono le trasgressioni pop di Miike, <strong>la</strong> risposta vale il<br />

biglietto. (FP)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 21


Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

i p rWalter o t g o n i s tSalles<br />

i<br />

un certain regard<br />

CONFESSION D’UN<br />

ENFANT DU SIECLE<br />

di Sylvie Verheyde<br />

Romanticismo malinconico e<br />

decadente nel<strong>la</strong> rilettura fedele e<br />

introspettiva del romanzo di De<br />

Mousset, una riflessione sul potere<br />

soffocante dell’amore assoluto e<br />

idealizzato. Un film vitale ed energico, libertino e moderno,<br />

racconto <strong>la</strong>birintico di una passione e del<strong>la</strong> conquista<br />

dell’identità. La regista di Stel<strong>la</strong> segue <strong>la</strong> lotta di un uomo (il<br />

cantante Pete Doherty) contro i costumi del<strong>la</strong> Parigi del<br />

1830 tra poesia e dolore, istinto e ragione, privilegiando<br />

fragilità ed insicurezze sentimentali. (DB)<br />

LE GRAND SOIR<br />

di Benoit Delépine, Gustave Kervern<br />

L’incontro tra due fratelli con visioni<br />

ideologiche e percorsi esistenziali opposti<br />

per raccontare in commedia i conflitti del<strong>la</strong><br />

Francia minore. Un cinema che cerca <strong>la</strong><br />

denuncia sociale in un confronto tra un<br />

punk che rifiuta il sistema ed un grigio commercialista: con<br />

<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> sperimentata presa in prestito dal buddy movie,<br />

gli autori di Louise Michel esasperano i toni, tratteggiando<br />

un inatteso incontro tra due marginali senza scadere nel<strong>la</strong><br />

farsa o nel conso<strong>la</strong>torio ricatto sentimentale. (DB)<br />

ANTIVIRAL<br />

di Brandon Cronenberg<br />

Mi manda papà, e non è una buona notizia:<br />

l’esordio del 32enne Brandon pare il<br />

bignamino di David. Al Certain Regard si<br />

consuma un parricidio: ci sono sangue,<br />

carne, virus e metallo ma frul<strong>la</strong>ti in modo insipiente, poco<br />

inedito e al<strong>la</strong> lunga noioso. Scrive pure, Brandon, e i temi ci<br />

sarebbero: vi immaginate dei fan così sfegatati da inocu<strong>la</strong>rsi<br />

a caro prezzo i virus del<strong>la</strong> propria star preferita? Qui<br />

succede, ma nell’odissea del cadaverico, infine vampiro Syd<br />

March (Caleb Landry Jones) davvero letale è l’eredità di<br />

David. A che serve Malcom McDowell se non a ricordare<br />

Arancia meccanica? (FP)<br />

LAURENCE ANYWAYS<br />

di Xavier Do<strong>la</strong>n<br />

Il solito Do<strong>la</strong>n, prendere o<br />

<strong>la</strong>sciare. Xavier scrive, dirige e<br />

monta, portandoci in anni ’90 di<br />

coppia: lui ama lei, lei ma lui, ma<br />

lui vuole diventare una lei. Come <strong>la</strong> mettiamo con l’amore?<br />

Tema ultrasensibile ma si minimizza con divertita enfasi: il<br />

registro è camp, l’artigianalità da corto anni ‘90<br />

p<strong>la</strong>tealmente esibita, eppure c’è dell’altro. Intimismo,<br />

chiaroscuri psicologici, geometrie re<strong>la</strong>zionali: potrà passare<br />

da un gender all’altro, il buon Do<strong>la</strong>n, ma il cuore batte. E<br />

tornano in mente i barthesiani Frammenti: vuoi vedere che<br />

il postmoderno ha un sentimento? (FP)<br />

LA PIROGUE<br />

di Moussa Touré<br />

Diario sul<strong>la</strong> sopravvivenza di un’umanità<br />

spinta dal<strong>la</strong> disperazione e dal<strong>la</strong> miseria a<br />

solcare il mare. Ispirato da Master and<br />

commander, è costruito su contrasti e<br />

conflitti tra caratteri opposti, sul<strong>la</strong><br />

solidarietà racchiusa in uno spazio ristretto. Un film<br />

sull’attesa e sul potere del<strong>la</strong> speranza, diretto condensando<br />

frammenti di storia, raggruppando psicologie e lutti, nel<strong>la</strong><br />

vulnerabilità dei desideri e con l’intento di conoscere altre<br />

culture. (DB)<br />

La percezione del mondo<br />

Impresa non facile per il regista brasiliano: portare sullo<br />

schermo “On the road”, il manifesto del<strong>la</strong> controcultura<br />

••• “On the road rappresenta per <strong>la</strong> letteratura americana un vero e<br />

proprio spartiacque. Le tematiche che sono toccate dai personaggi, il ritmo<br />

narrativo ispirato dal Jazz e dal Bebop, le droghe utilizzate come mezzo di<br />

conoscenza, il modo di esprimere e di vivere il sesso costituiscono le radici di una<br />

rivoluzione comportamentale, l’inizio del<strong>la</strong> controcultura americana e l’arrivo di<br />

una nuova generazione di scrittori.” Il regista brasiliano Walter Salles, autore di film<br />

come Central do Brasil e I diari del<strong>la</strong> motocicletta, è perfettamente consapevole<br />

del<strong>la</strong> rilevanza del<strong>la</strong> sfida che ha affrontato nel portare sullo schermo il romanzo di<br />

culto di Jack Kerouac. Il cast comprende Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen<br />

Stewart, Kirsten Dunst, Amy Adams, Viggo Mortensen, Steve Buscemi e Alice Braga<br />

per l’adattamento di un romanzo che ha anticipato lo spirito hippie e i fermenti<br />

degli anni ‘60. Il film di coproduzione europea arriva <strong>la</strong>ddove dieci altri hanno<br />

tentato invano. “La ricerca del<strong>la</strong> propria identità è il filo comune di tutti i film che<br />

ho fatto”, continua Salles. “I road movie, in partico<strong>la</strong>re, sono pienamente al servizio<br />

di questo tema. Girare pellicole del genere significa esser pronti ad improvvisare e<br />

per me costituiscono il punto di contatto tra i documentari da cui provengo e <strong>la</strong><br />

finzione narrativa”. Il romanzo emblematico del<strong>la</strong> controcultura americana portato<br />

al cinema da un brasiliano. “Mi sono chiesto anch’io il perché. Quando mi è stato<br />

chiesto di avvicinarmi al progetto, nel 2004, ho preferito prendere un po’ di tempo<br />

prima di accettare. Personalmente sono stato profondamente colpito dal romanzo,<br />

quando l’ho letto negli anni ‘70. Era un libro molto diverso da quelli che avevo letto<br />

e da quanto avevo vissuto fino a quel momento. Devo ammettere che, dopo <strong>la</strong> sua<br />

lettura, per me nul<strong>la</strong> è stato più come prima. “Il riverbero del<strong>la</strong> rivoluzione iniziata<br />

dal romanzo si può avvertire ancora oggi. Probabilmente, senza On the road non<br />

avremmo avuto Bob Dy<strong>la</strong>n, Leonard Cohen e Neil Young. In più, non credo che <strong>la</strong><br />

nostra epoca sia molto lontana da allora: anche se ambientato in un’epoca distante,<br />

considero questo film come molto contemporaneo”.<br />

• MARCO SPAGNOLI<br />

L’opinione del critico<br />

Walter Salles si è perso “on the road” verso Jack Kerouac? O forse non ha voluto<br />

trovarlo, perché il suo kolossal americano, costato anni di <strong>la</strong>vorazione, pur costel<strong>la</strong>to<br />

da star di prim’ordine ha sortito un’opera lunga e discontinua. Un autentico<br />

peccato, per un cult abusato e un autore che da tempo è al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> giusta<br />

ispirazione. (AMP)<br />

MISS LOVELY<br />

di Ashim Ahluwalia<br />

L’ambientazione del film è suggestiva e<br />

impregnata di cinefilia: i bassifondi di<br />

Bollywood, gli horror e le storie più<br />

sordide realizzate da due fratelli negli<br />

anni ’80 per le sale di periferia. Di ritorno<br />

dal<strong>la</strong> provincia, appare sul treno una<br />

misteriosa ragazza aspirante attrice,<br />

appena arrivata a Bombay: per il fratello maggiore è carne fresca per i loro film, per<br />

Sonu qualcosa di più. Paranoia e violenza investiranno i due fratelli agli antipodi, con<br />

toni da melodramma. (MM)<br />

22 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


i p r o t a g oKen n i s t i Loach<br />

Il malto del<strong>la</strong> speranza<br />

Diverte e fa riflettere “The angels’ share” di Ken Loach,<br />

che ha registrato a Cannes il picco di gradimento<br />

••• “Il whisky gioca per Robbie un ruolo molto simile a quello che aveva il<br />

falchetto per Billy Casper in Kes (il suo film del ‘69, NdR): è sicuramente grazie al<br />

whisky che scopriamo il suo grande talento. Ma c’è una grande differenza: Kes era<br />

ambientato negli anni ‘60 e Billy aveva un <strong>la</strong>voro; nel 2012, Robbie un <strong>la</strong>voro non ce<br />

l’ha”. Un’altra verità è possibile: Ken Loach mol<strong>la</strong> <strong>la</strong> rabbia per i contractor in Iraq e<br />

s’attacca al<strong>la</strong> bottiglia, pardon al<strong>la</strong> commedia con The angels’ share. Coniuga<br />

impegno sociale e humour g<strong>la</strong>swegiano, gioventù bruciata e malto distil<strong>la</strong>to.<br />

Protagonista è Robbie (Paul Grannigan, sfregiato e super), un ragazzo di G<strong>la</strong>sgow<br />

incline al<strong>la</strong> violenza, tanto da ridurre in fin di vita un coetaneo. Motivo? Un<br />

posteggio troppo disinvolto. Ma Robbie non è solo questo: intelligente, sveglio, ha<br />

una ragazza, Leonie, da cui aspetta un bambino e vuole cambiare vita, seppure <strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>vita non si molli facilmente. Condannato ai <strong>la</strong>vori socialmente utili, conosce<br />

Rhino, Albert e Mo, tre neds senza futuro e senza presente come lui. Eppure, il<br />

bicchiere è mezzo pieno: complice il loro paterno sorvegliante Harry, scopriranno<br />

il significato del<strong>la</strong> quota degli angeli, il 2% dello scotch che evapora ogni anno<br />

da una botte. E per quel<strong>la</strong> parte che va in cielo ce n’è una che torna in terra e si<br />

chiama speranza, redenzione: “Non è un trattato di sociologia”, affermano Loach<br />

e il fido sceneggiatore Paul Laverty, “ma di certo raccontiamo una società che<br />

ormai ha raggiunto cifre impressionanti di disoccupazione giovanile: milioni di<br />

ragazzi senza futuro. Bisogna essere dei pazzi per non capire che tragedia è nel<br />

mondo e se oggi uno ha un figlio si angoscia anche di più”. Del resto, se le<br />

battute e i nonsense su Mona Lisa, Einstein e asini fanno sbellicare, Loach fa sul<br />

serio, già dal casting: “La mia storia”, conferma Grannigan, “è simile a quel<strong>la</strong> del<br />

mio Robbie: ero in comunità a G<strong>la</strong>sgow, è venuto questo signore gentile e mi ha<br />

scelto, cambiando <strong>la</strong> mia vita per sempre”. Col sorriso di un signore gentile e il<br />

cuore di un working c<strong>la</strong>ss hero, Loach cambia genere ma non <strong>la</strong> lotta: “La crisi<br />

economica è spaventosa, le giovani generazioni le più colpite. Casa, <strong>la</strong>voro,<br />

sanità, scuo<strong>la</strong>, sicurezza sociale: è ora di stabilire che sono queste le nostre<br />

priorità, altrimenti col welfare si rischia di tornare indietro di decenni. Giorno<br />

dopo giorno i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri ed è tutto<br />

pianificato: sul<strong>la</strong> crisi i pochi si arricchiscono”.<br />

• FEDERICO PONTIGGIA<br />

Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

TROIS MONDES<br />

di Catherine Corsini<br />

La regista de L’amante<br />

inglese dirige Clotilde<br />

Hesme (Angèle e Tony)<br />

nel<strong>la</strong> storia di un ragazzo,<br />

Al, in procinto di sposare<br />

<strong>la</strong> figlia del concessionario d’auto presso cui è impiegato.<br />

La sera dell’addio al celibato, ubriaco, investe una persona<br />

e scappa. La giovane Juliette ha assistito al<strong>la</strong> scena e<br />

soccorre <strong>la</strong> vittima, interessandosi alle sorti del<strong>la</strong> moglie,<br />

una moldava senza permesso di soggiorno. Riconosciuto<br />

l’uomo in ospedale, non sa se denunciarlo o indagarne<br />

identità e motivazioni. C<strong>la</strong>ssico film di interazione tra<br />

personaggi tra loro distanti, con un <strong>la</strong>voro di indagine<br />

psicologica e i ritmi giusti. (MM)<br />

GIMME THE LOOT<br />

di Adam Leon<br />

Esordio premiato al festival<br />

South By SouthWest di Austin, è<br />

incentrato sul<strong>la</strong> passione per i<br />

murales degli adolescenti<br />

Malcolm e Sofia e sull’anelito di<br />

vendetta quando una gang<br />

rivale rovina <strong>la</strong> loro opera. Storia del Bronx, di tentativi di<br />

emergere, di affermare <strong>la</strong> propria personalità con un<br />

graffiti mozzafiato, purché si trovino i 500 dol<strong>la</strong>ri necessari<br />

a diventare “writer” rispettati. Epica del territorio urbano<br />

tra vernici spray c<strong>la</strong>ndestine, rivalità, sneaker rubate,<br />

ostaggi e col<strong>la</strong>ne del destino. (MM)<br />

ELEFANTE<br />

BLANCO<br />

di Pablo Trapero<br />

Un dramma che mesco<strong>la</strong><br />

crisi esistenziali, denuncia<br />

sociale e thriller. Il<br />

comprensorio 31 è una<br />

bidonville al<strong>la</strong> periferia di Buenos Aires. Al centro vi è il<br />

pa<strong>la</strong>zzaccio del titolo, mai terminato, destinato a essere<br />

un ospedale. Julian (Ricardo Darin) ne è il parroco, svolge<br />

azione sociale e sostiene <strong>la</strong> costruzione di un centro<br />

comunitario, mediando tra bande di narcotrafficanti e <strong>la</strong><br />

polizia. Con lui <strong>la</strong>vorano Nico<strong>la</strong>s, un prete belga (Jérémie<br />

Renier), e Luciana, un’assistente sociale. Trapero<br />

ripropone un ambiguo film popo<strong>la</strong>re che sviluppa una<br />

sgangherata esca<strong>la</strong>tion drammatica. (GO)<br />

11:25 THE DAY HE CHOSE HIS OWN FATE<br />

di Koji Wakamatsu<br />

Il maestro giapponese, 77 anni e in piena attività, porta<br />

sullo schermo gli ultimi giorni dello scrittore Yukio<br />

Mishima (interpretato da Arata, già diretto dal regista in<br />

United red army e Caterpil<strong>la</strong>r) ed il tentato golpe da lui<br />

organizzato nel 1970. Tra tumulti sociali ed instabilità<br />

politica, <strong>la</strong> figura di Mishima (già al centro<br />

dell’omonimo film di Paul Schrader) si staglia con <strong>la</strong> sua<br />

insolita mistura di pensiero e azione. (MM)<br />

LES CHEVAUX DE DIEU<br />

di Nabil Ayouch<br />

Storia di amici appassionati di calcio<br />

che vivono in una bidonville e<br />

diventano terroristi; <strong>la</strong> nascita<br />

dell’intolleranza, il reclutamento e<br />

l’attività del<strong>la</strong> cellu<strong>la</strong> terroristica è<br />

ricostruita con rigore e crescente<br />

drammaticità, senza cedimenti emotivi,<br />

con una visione quasi fredda e<br />

documentaristica dei riti di iniziazione e del sacrificio religioso in un racconto teso ed<br />

agghiacciante. (DB)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 23


Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

quinzaine des<br />

réalisateurs<br />

DJECA<br />

di Aida Begi<br />

Bosnia, oggi: il conflitto è alle spalle ma non<br />

l’eco. La 23enne Rahima <strong>la</strong>vora nel ristorante<br />

del boss del quartiere mentre il fratellino<br />

14enne Nedim è sul<strong>la</strong> cattiva strada: sono i figli<br />

di Sarajevo, orfani soprattutto del<strong>la</strong><br />

ricostruzione. È qui che picchia <strong>la</strong> camera di<br />

Begi , che torna a Cannes dopo il premiato<br />

Snow: repertorio di guerra, fiction che sa di<br />

realtà, i petardi dell’anno nuovo per i mortai di<br />

una volta, un microcosmo familiare per una<br />

città che non è più e non è ancora. Didascalico,<br />

perfettibile e a tratti ignavo ma <strong>la</strong> vita, pardon,<br />

<strong>la</strong> sopravvivenza c’è. (FP)<br />

MYSTERY<br />

di Lou Ye<br />

Un melodramma<br />

sentimentale<br />

complicato da un<br />

thriller. Lou Ye<br />

ripropone i temi dei<br />

suoi film precedenti:<br />

passione amorosa, tradimento, gelosia e<br />

pedinamenti voyeuristi tra i personaggi. Un<br />

imprenditore trentenne, sposato con una<br />

bambina, conduce una doppia vita<br />

mantenendo una seconda compagna e<br />

intrattenendo incontri occasionali con giovani<br />

prostitute. Le due donne si conoscono e si<br />

scontrano mentre una delle amanti<br />

occasionali muore e un poliziotto indaga. Un<br />

feuilleton abborracciato, con eccessi gratuiti<br />

di concitazione e accenti grotteschi e<br />

moralisti. (GO)<br />

STUDENT<br />

di Darezhan<br />

Omirbayev<br />

Un piccolo film di<br />

qualità ispirato a<br />

Delitto e castigo. La<br />

storia si svolge ad<br />

Almaty, capitale del<br />

Kazakhstan, in epoca<br />

attuale. Il<br />

protagonista è uno studente universitario<br />

molto povero che viene dal<strong>la</strong> provincia e cerca<br />

di guadagnarsi il pane con <strong>la</strong>voretti<br />

occasionali, testimone dell’arroganza dei<br />

ricchi e dei mafiosi. Un giorno rapina un<br />

minimarket uccidendo il proprietario e una<br />

cliente. Il regista evita i toni retorici e opta<br />

per il minimalismo, mesco<strong>la</strong>ndo elementi<br />

realistici e suggestioni oniriche in un<br />

crescendo molto poetico. Il suo sguardo<br />

riecheggia Ozu e Ioseliani e il suo<br />

“umanesimo” ci fa pensare a Kaurismaki. (GO)<br />

LA PLAYA<br />

di Juan Andres Arango<br />

Ritratto drammatico di giovani colombiani neri e<br />

sottoproletari, obbligati a fuggire dal<strong>la</strong> costa del<br />

Pacifico a causa del<strong>la</strong> guerra al narcotraffico.<br />

Trapiantati a Bogota, vivono di espedienti perché<br />

<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione bianca ultramaggioritaria li<br />

marginalizza. L’esordio di Arango offre<br />

un’ambientazione di convincente realismo, ma<br />

come romanzo di formazione risulta troppo<br />

bozzettistico. (GO)<br />

A PERDRE LA RAISON<br />

di Joachim Lafosse<br />

Dramma familiare<br />

su equilibri di<br />

coppia spezzati,<br />

sul silenzio che<br />

diventa<br />

insofferenza e<br />

rabbia, sul<strong>la</strong><br />

fragilità che si<br />

trasforma in dissociazione persecutoria. Il film<br />

riproduce il ring dei risentimenti con una<br />

scansione dei tempi senza scene madri ma<br />

cercando di catturare, come nel precedente Nuda<br />

proprietà, i disturbi psicologici, le insidie e le<br />

variazioni di esistenze modificate dal<strong>la</strong> presenza<br />

dei figli. (DB)<br />

DESPUES DE LUCIA<br />

di Michel Franco<br />

Dramma che evolve in tragedia sul<strong>la</strong> grave crisi<br />

culturale e morale dei teenager del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

media messicana. Trasferitasi col padre a Città del<br />

Messico dopo <strong>la</strong><br />

morte del<strong>la</strong><br />

madre, <strong>la</strong><br />

quindicenne<br />

Alejandra è<br />

vittima di gelosie<br />

e di mobbing<br />

psicologico e<br />

sessuale, con un’esca<strong>la</strong>tion impressionante di<br />

violenza. L’opera seconda di Franco contiene<br />

alcuni elementi non molto credibili ma risulta<br />

narrativamente lucida ed efficace. (GO)<br />

BEASTS OF THE SOUTHERN WILD<br />

di Benh Zeitlin<br />

Vincitore del Sundance, sbarca a Cannes l’esordio<br />

tutto da vedere su una bimba di sei anni che nel<br />

Delta del Mississippi assiste al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia del<br />

padre e allo stravolgimento del<strong>la</strong> natura. Film<br />

immaginifico,<br />

avventuroso,<br />

con personaggi<br />

che restano<br />

impressi e una<br />

descrizione<br />

del<strong>la</strong> comunità<br />

di grande<br />

impatto. (MM)<br />

NO<br />

di Pablo Larrain<br />

Storia vera ed opera<br />

lucida e necessaria a<br />

conclusione del<strong>la</strong><br />

trilogia sul<strong>la</strong> dittatura<br />

fascista di Pinochet<br />

(Tony Manero, Post<br />

mortem). Nel 1988 il regime, sottoposto a<br />

pressione internazionale e convinto di<br />

vincere, indice un referendum popo<strong>la</strong>re per il<br />

mantenimento del<strong>la</strong> presidenza per altri 8<br />

anni. Il 33enne René Saavedra (Gael Garcia<br />

Bernal), pubblicitario di successo e figlio di un<br />

esiliato, assunto dal<strong>la</strong> coalizione di<br />

opposizione, imposta una campagna basata<br />

sull’allegria del<strong>la</strong> lotta per <strong>la</strong> libertà che porta<br />

al<strong>la</strong> vittoria del No, inizio del<strong>la</strong> fine dei<br />

militari. Mesco<strong>la</strong>ndo finzione e footage, offre<br />

una perfetta immagine dell’epoca.<br />

Emozionante e privo di retorica. (GO)<br />

THE WE AND THE I<br />

di Michel Gondry<br />

Divertimento rap su un gruppo di adolescenti<br />

in autobus per le strade di Brooklyn all’ultimo<br />

giorno di scuo<strong>la</strong> prima delle vacanze estive,<br />

tra scherzi e sopraffazioni, amori non<br />

corrisposti, insofferenze musicali, vendette<br />

postume. Furbo ed ambizioso nel<strong>la</strong><br />

costruzione e nel riprodurre l’immediatezza,<br />

l’imprevedibilità dei ritmi metropolitani, è un<br />

film sul potere del linguaggio con inserti pop<br />

in cui regna <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> normalità,<br />

con dialoghi ben costruiti in una storia<br />

istintiva ma con molti sbadigli. (DB)<br />

LA SIRGA<br />

di William Vega<br />

Opera prima tra<br />

aspra realtà e<br />

dramma<br />

esistenziale,<br />

ambientata sulle<br />

rive di un <strong>la</strong>go<br />

durante una<br />

primavera piovosa. Una giovane disperata, in<br />

fuga dalle violenze tra narcotrafficanti ed<br />

esercito, giunge a La Sirga, una pensione<br />

decadente sull’altipiano andino gestita<br />

da uno zio accigliato, l’unico familiare che le<br />

resta. Tenta di integrarsi ma anche lì<br />

appaiono i pericoli del conflitto. Vega dipana<br />

<strong>la</strong> narrazione, intrisa di minaccia subliminale,<br />

con lentezza e qualche compiacimento. Si<br />

nota <strong>la</strong> qualità autoriale, a parte alcune scene<br />

prosaiche e incertezze nel<strong>la</strong> definizione dei<br />

personaggi. (GO)<br />

24 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


i p r o tDario a g o n i s tArgento<br />

i<br />

Gli istinti del conte<br />

Dario Argento non teme <strong>la</strong> p<strong>la</strong>tea festivaliera<br />

e piazza a mezzanotte “Dracu<strong>la</strong> 3D”, che rivitalizza<br />

il conte del<strong>la</strong> Transilvania<br />

••• Vuoi mettere <strong>la</strong> Transilvania ricostruita nel borgo di Riccetto, a Biel<strong>la</strong>? E<br />

vuoi mettere un treno di cartone, come neanche i benemeriti fondali<br />

espressionisti? Dracu<strong>la</strong> 3D di Dario Argento è croce (d’altronde, con i vampiri…)<br />

per molti, delizia per qualcuno. E quel qualcuno di certo ama i B movies, <strong>la</strong> gloriosa<br />

Hammer e, of course, odia l’aglio: non avremmo detto ma c’è pure Thierry<br />

Frémaux, che “ha amato subito il mio film, definendolo”, dice Argento, “il vero<br />

evento del festival”. Ma com’è questo Dracu<strong>la</strong>? Non nuovo, appunto, ma inedito:<br />

“Una storia d’amore e morte, lontana da Twilight ma con un conte diverso,<br />

moderno. È il primo horror in 65 anni di festival: si è rotto un argine, e dal buco che<br />

si è aperto usciranno delle belle cose”. E sul 3D? “È una tecnologia che mi affascina,<br />

non ha cambiato il mio stile ma ha dato <strong>la</strong> profondità che volevo”, dice soddisfatto<br />

Argento. Eppure, se smembramenti, sangue, mostri assortiti (pure una cavalletta<br />

gigante e assassina, per strizzare l’occhio al mercato orientale) non danno forfait,<br />

questo Dracu<strong>la</strong> è generoso anche sul fronte risate: giornalisti sghignazzanti e tra<br />

una stereoscopia d’antan e dialoghi per minus habens trovare il colpevole è arduo.<br />

La storia: <strong>la</strong> sensuale Lucy (Asia Argento) risveglia gli istinti del conte (Thomas<br />

Kretschmann, fascinoso) e a farne le spese, tra gli altri, è <strong>la</strong> malcapitata Mina<br />

(Marta Gastini, brava). La salvezza si chiama Van Helsing (Rutger Hauer), i nudi<br />

arrivano per gentile concessione del<strong>la</strong> Argento e Miriam Giovanelli, ma a nudo è<br />

anche il regista: ok <strong>la</strong> nostalgia, il gusto citazionista e lo sp<strong>la</strong>tter artigianale, eppure<br />

anche il p<strong>la</strong>sma ha una denominazione d’origine control<strong>la</strong>ta. O no? In ogni caso al<br />

genere non si comanda: Argento ha il coraggio di continuare a farlo, per l’Italia è<br />

di buon auspicio. Se poi qualcuno storce il naso, ha già <strong>la</strong> risposta pronta: “Sono<br />

più amato in Francia…”.<br />

• FEDERICO PONTIGGIA<br />

INFANCIA CLANDESTINA<br />

di Benjamìn Ávi<strong>la</strong><br />

Thriller politico sul<strong>la</strong> dittatura militare argentina,<br />

è basato su eventi reali. A tratti coinvolgente,<br />

mostra limiti di credibilità narrativa e predilige<br />

toni melodrammatici tradizionali. Una coppia di<br />

trentenni appartenenti al<strong>la</strong> guerriglia<br />

antiregime rientra c<strong>la</strong>ndestinamente a Buenos Aires e si instal<strong>la</strong> in un’anonima casetta<br />

in periferia con i due figli. La mancanza di distanza fa pensare ad altri film argentini su<br />

temi simi<strong>la</strong>ri, di Marco Bechis e di Adrian Caetano, persino a Kamchatka (2002)<br />

di Marcelo Piñeyro, ben più efficaci. (GO)<br />

CAMILLE REDOUBLE<br />

di Noémie Lvovsky<br />

Autrice al quinto film e attrice molto nota in<br />

Francia (4 volte candidata ai César), <strong>la</strong> Lvovsky<br />

affronta con piglio deciso una storia al<strong>la</strong> Ritorno al<br />

futuro, o meglio al<strong>la</strong> Peggy Sue si è sposata di<br />

Coppo<strong>la</strong>. Camille a 16 anni ha incontrato Eric,<br />

l’uomo del<strong>la</strong> sua vita. 25 anni dopo, lui <strong>la</strong> <strong>la</strong>scia per una più giovane. In piena crisi<br />

esistenziale, Camille si ritrova ad avere 16 anni, alle prese con <strong>la</strong> possibilità di cambiare il<br />

proprio destino o di tornare sui propri passi pur sapendo come andrà a finire… In scena,<br />

con <strong>la</strong> regista, Mathieu Amalric, Denis Podalydès, Samir Guesmi, Yo<strong>la</strong>nde Moreau. (MM)<br />

Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

LE REPENTI<br />

di Merzak Allouache<br />

Un piccolo capo<strong>la</strong>voro.<br />

Allouache inquadra<br />

perfettamente <strong>la</strong> terribile<br />

condizione umana degli<br />

algerini che hanno subito una sanguinosa guerriglia da<br />

parte dei terroristi is<strong>la</strong>mici negli ultimi 20 anni. Rashid,<br />

giovane partigiano jihadista, abbandona i compagni per<br />

tornare al vil<strong>la</strong>ggio. Usufruisce del<strong>la</strong> "legge del perdono<br />

e del<strong>la</strong> concordia civile" e trova <strong>la</strong>voro in un piccolo<br />

caffè, riconosce un farmacista e inizia una trattativa<br />

misteriosa. Con una tecnica di progressivo sve<strong>la</strong>mento, è<br />

un film secco, lucido ed emozionante con attori magnifici<br />

(GO)<br />

3<br />

di Pablo Stoll Ward<br />

Una famiglia al<strong>la</strong> deriva nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

media di Montevideo: depressione<br />

e mancanza di sincerità<br />

impediscono una fattiva<br />

comunicazione tra Rodolfo e<br />

Gracie<strong>la</strong>, quarantenni divorziati, e con Ana, <strong>la</strong> figlia<br />

sedicenne. La ragazza oscil<strong>la</strong> tra apatia e gesti di<br />

evasione, trascurando lo studio. Non succede molto in<br />

questa vicenda minimalista, che offre un profilo<br />

drammatico fragile e poco convincente. Piccoli episodi<br />

di frustrazione e note di comicità, con anomali<br />

intermezzi rock. Non emozionano le sorti di<br />

personaggi indefiniti, più che patetici. (GO)<br />

THE KING OF PIGS<br />

di Yeun Sang-ho<br />

Animazione per adulti nel<br />

film già vincitore di tre<br />

premi al Festival di Busan<br />

2011: violenza stilizzata e<br />

realistica nel<strong>la</strong> accurata e inquietante descrizione del<strong>la</strong><br />

piramide sociale coreana, con le conseguenze nell’età<br />

adulta dei traumi e delle re<strong>la</strong>zioni consolidatesi nel<br />

periodo formativo. Al centro del<strong>la</strong> narrazione, due ex<br />

compagni di c<strong>la</strong>sse di differente estrazione (i “cani” e i<br />

“porci”, a seconda dell’appartenenza), il cui incontro in<br />

età adulta produce nuove scintille. (MM)<br />

DANGEROUS<br />

LIAISONS<br />

di Hur Jin-ho<br />

Piacevole sorpresa assistere<br />

a un adattamento delle<br />

Re<strong>la</strong>zioni pericolose di<br />

Choderlos de Laclos<br />

spostate nel<strong>la</strong> Shanghai degli anni ’30. Le star del film<br />

sono le cinesi Zhang Ziyi e Cecilia Cheung e il coreano<br />

Jang Dong-gun, <strong>la</strong> storia è nota ma le variazioni sono<br />

notevoli: il rampollo di una ricca famiglia ritrova <strong>la</strong><br />

vecchia fiamma, ora attrice rinomata, al<strong>la</strong> vigilia<br />

dell’invasione giapponese. Quando l’uomo incontra<br />

l’affascinante Du (<strong>la</strong> Zhang), si attivano macchinazioni e<br />

manipo<strong>la</strong>zioni. (MM)<br />

LA NOCHE DE ENFRENTE<br />

di Raul Ruiz<br />

Ultimo film del geniale regista cileno<br />

trapiantato in Francia, scomparso<br />

nell’agosto 2011, illustra con fine ironia<br />

un racconto ampiamente surreale. Tra<br />

incontri e conversazioni, traccia<br />

l’itinerario del<strong>la</strong> vita di Don Celso, impiegato in un ufficio<br />

e bril<strong>la</strong>nte conversatore. Ruiz mesco<strong>la</strong> episodi di tre età<br />

del protagonista: gustoso e crepusco<strong>la</strong>re, ripropone lo<br />

spirito del regista e le referenze a Luis Buñuel. (GO)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 25


Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

ROOM 237<br />

di Rodney Ascher<br />

Gioco esegetico e<br />

filologico<br />

sull’ermetismo<br />

dell’eternità, sul<br />

simbolismo ricorrente<br />

del Minotauro e del<br />

Labirinto,<br />

sull’influenza numerologica nelle immagini di<br />

Shining di Kubrick. È una gita d’istruzione<br />

complessa e affascinante, tra il serio e il faceto,<br />

sugli spazi mentali del regista che diventano<br />

proiezioni inquietanti del<strong>la</strong> Storia, elementi<br />

psicologici e filosofici nel<strong>la</strong> comprensione<br />

dell’orrore conformista. (DB)<br />

RENGAINE<br />

di Rachid Djaïdani<br />

Primi piani strettissimi,<br />

diffidenze e pregiudizi etnici e<br />

culturali nel<strong>la</strong> rivisitazione<br />

mediterranea di Jungle fever di<br />

Spike Lee, costruita su<br />

notazioni e situazioni di<br />

intolleranza reciproca, in cui l’autore, tra misura<br />

ed ambizione, mette a fuoco vendette e<br />

contraffazione del<strong>la</strong> verità. (DB)<br />

UNE FAMILLE RESPECTABLE<br />

di Massoud Bakhshi<br />

La libertà di espressione, l’e<strong>la</strong>borazione del<br />

lutto, il difficile confronto tra passato e<br />

presente in una cronaca scarna ed essenziale,<br />

bi<strong>la</strong>ncio di un intellettuale iraniano diviso tra<br />

ricordi e difficili decisioni, incapace di accettare<br />

<strong>la</strong> frantumazione sociale, i freddi rapporti di<br />

convenienza economica nel mettere a fuoco i<br />

paradossi del<strong>la</strong> borghesia del suo paese. (DB)<br />

ERNEST E CELESTINE<br />

di Stéphane Aubier,<br />

Vincent Patar,<br />

Benjamin Renner<br />

Le avventure di una topolina e<br />

di un orso, sceneggiate da<br />

Pennac dagli omonimi fumetti,<br />

per illustrare le ambizioni<br />

artistiche, i pericoli del conformismo sociale,<br />

l’esistenza di mondi paralleli in una favo<strong>la</strong><br />

estetica ed infantile realizzata dai creatori di<br />

Panico nel vil<strong>la</strong>ggio. Una delicata e geniale<br />

variazione sull’etica dei marginali in un cartone<br />

dal cuore antico che strizza l’occhio a Tati e<br />

Dickens. (DB)<br />

GANGS OF WASSEYPUR<br />

di Anurag Kashyap<br />

Grandioso gangster movie epico e<br />

melodrammatico con personaggi carismatici.<br />

Una saga che si prolunga per 70 anni in un’area<br />

rurale e mineraria tra Benga<strong>la</strong> e Bihar, storia<br />

sanguinosa del<strong>la</strong> catena di scontri e<br />

vendette tra gang di musulmani sunniti.<br />

Kashyap è tra i migliori narratori indiani<br />

dell’intreccio tra corruzione, crimine e<br />

politica, senza le coreografie di Bollywood.<br />

In oltre 5 ore si ispira chiaramente al Padrino<br />

di Coppo<strong>la</strong> come alle tragedie di<br />

Shakespeare. (GO)<br />

FOGO<br />

di Yulene<br />

O<strong>la</strong>izo<strong>la</strong><br />

Scarna opera<br />

contemp<strong>la</strong>tiva, tra<br />

finzione e<br />

documentario. I segni<br />

del deterioramento<br />

irreversibile<br />

nell’omonima iso<strong>la</strong><br />

sul versante at<strong>la</strong>ntico del Canada, a causa<br />

dello spopo<strong>la</strong>mento. Lunghi piani sequenza<br />

invernali ci fanno vedere l’avanzata del<strong>la</strong><br />

tundra. Alcuni anziani si aggirano tra le case<br />

abbandonate discutendo tra nostalgia e<br />

tentazione di partire. Più criptico che<br />

poetico. (GO)<br />

ADIEU BERTHE<br />

di Bruno Podalydès<br />

Insolitamente, <strong>la</strong> Quinzaine ospita<br />

quest’anno un cartone animato per bambini<br />

e anche una commedia pura: <strong>la</strong> star francese<br />

Valérie Lemercier e Denis Podalydès in una<br />

vicenda esi<strong>la</strong>rante tra nonna da seppellire,<br />

nipote farmacista appassionato di magia e<br />

amante con sindrome di Tourette. Ce n’è per<br />

tutti… (MM)<br />

ALYAH<br />

di Elie Wajeman<br />

Esordio ambientato nel<strong>la</strong> periferia parigina<br />

su uno spacciatore ebreo schiacciato tra<br />

doveri familiari e voglia di cambiare vita. Nel<br />

cast anche il regista Cedric Kahn. I critici<br />

francesi hanno<br />

evocato il<br />

cinema di<br />

James Gray,<br />

non senza<br />

fondamento.<br />

(MM)<br />

settimana<br />

del<strong>la</strong> critica<br />

LES VOISINS DE DIEU<br />

di Meni Yaesch<br />

Il rispetto scrupoloso di regole e dogmi,<br />

l’integralismo come strumento di controllo<br />

sociale, politico e religioso, in un racconto che<br />

è una drammatica istantanea dell’osservanza<br />

di principi per generare tensioni e paure.<br />

Senza compiacimenti e tentennamenti<br />

emotivi, il regista israeliano penetra con<br />

linguaggio incisivo, tra il thriller ed il<br />

documento, nelle incrinature dello spirito di<br />

gruppo, nel vuoto del<strong>la</strong> ragione, con una<br />

struttura circo<strong>la</strong>re e avvincente. (DB)<br />

LOS SALVAJES<br />

di Alejandro Fadel<br />

Esordio di estetica naturalista, road movie<br />

atipico con note western. Inizio folgorante:<br />

fuga notturna da un riformatorio di 4 giovani<br />

e una ragazza. Gli adolescenti marciano per<br />

giorni in un’area selvaggia, derubano e<br />

ammazzano, cacciano e sguazzano in un<br />

fiume. Si raccontano le loro vite, si drogano e<br />

litigano. Il destino li porta a separarsi tra sogni<br />

ingenui, fragilità e forza animalesca. Un film<br />

ricco di spunti per raccontare <strong>la</strong> normalità<br />

del<strong>la</strong> violenza di chi è stato ferito dal<strong>la</strong> vita. Vi<br />

è un'oscura bellezza nelle facce rozze e nel<br />

paesaggio sovrastante. Il ritmo è lento, con<br />

improvvise rotture. (GO)<br />

BROKEN<br />

di Rufus Norris<br />

Equilibri familiari<br />

spezzati, sanguinose<br />

vendette<br />

adolescenziali e <strong>la</strong><br />

violenza che diventa<br />

linguaggio di espressione e sopravvivenza in<br />

un racconto di formazione, in bilico tra<br />

dramma e commedia, costruito sul legame<br />

indissolubile tra padre e figlia. Dialoghi<br />

scintil<strong>la</strong>nti e una regia efficace ricordano <strong>la</strong><br />

libertà creativa delle pellicole degli anni ’70.<br />

Con pudore ed equilibrio, si narrano <strong>la</strong><br />

convivenza con <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, gli amori mancati,<br />

le tensioni domestiche con leggerezza e crudo<br />

realismo. (DB)<br />

26 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


i p r o tMichael a g o n i s t i Haneke<br />

Cannes 2012<br />

s c h e d e<br />

Il fiume scorre<br />

Grandi app<strong>la</strong>usi per “Amour”, ultimo film di Michael<br />

Haneke, con una straordinaria coppia di interpreti over 80<br />

••• Jean Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, entrambi ottuagenari,<br />

sono gli straordinari protagonisti di Amour dell’austriaco Michael Haneke. Film<br />

bellissimo e sconvolgente, che si svolge tutto nell’appartamento borghese di<br />

un’anziana coppia di musicisti, Georges e Anna. Il loro ricco passato, <strong>la</strong> loro<br />

lunga vita insieme sono testimoniati dai tanti libri e spartiti, dal pianoforte a<br />

coda, dagli album di fotografie e dai cd di c<strong>la</strong>ssica. La vita scorre serena. L’unica<br />

figlia Eva (Isabelle Huppert) vive a Londra ed è spesso in tournée, quasi sempre<br />

lontana. Ma una mattina, mentre i due fanno co<strong>la</strong>zione, Anna ha un vuoto, poco<br />

dopo si riprende ma senza ricordare l’accaduto. È l’ictus che <strong>la</strong> porterà verso<br />

l’irreparabile, passando per <strong>la</strong> paralisi, il dolore, un secondo ictus, <strong>la</strong> regressione,<br />

con Georges che l’accudisce con amore e compassione. Il film si conclude in modo<br />

asciutto ma straziante, anche se l’epilogo si intuisce fin dal<strong>la</strong> prima scena, in cui<br />

vediamo <strong>la</strong> polizia entrare nell’appartamento per trovare il corpo di Anna disteso<br />

sul letto: vestita, pettinata, col cuscino coperto di fiori. “Arrivando a una certa<br />

età – dice il 70enne cineasta che ormai <strong>la</strong>vora in Francia come a casa propria – ci<br />

si deve per forza confrontare con le sofferenze di chi amiamo, con <strong>la</strong> perdita di<br />

una persona cara, i genitori, i nonni, un compagno e persino i nostri figli. Anch’io<br />

l’ho sperimentato, anche se non esattamente in questi termini, e volevo par<strong>la</strong>re<br />

del<strong>la</strong> fine dell’amore, di come si può affrontare <strong>la</strong> perdita”.<br />

Spiega Isabelle Huppert a proposito del suo personaggio, incapace di dare un<br />

reale sostegno ai suoi cari che pure ama: “Eva non è crudele verso i suoi genitori,<br />

è <strong>la</strong> situazione che è crudele. C’è qualcosa che separa inevitabilmente i morti dai<br />

vivi. Per lei <strong>la</strong> vita è un fiume che scorre ancora, mentre nel<strong>la</strong> casa c’è qualcosa<br />

che va verso <strong>la</strong> fine”. Mentre Haneke, Palma d’oro con Il nastro bianco, spiega di<br />

aver voluto “un film più semplice, più modesto e tuttavia complesso, un<br />

equilibrio a cui nell’arte aspiriamo tutti anche se, paradossalmente, è il più<br />

difficile da trovare”. Amour, che uscirà da noi il 31 ottobre, dà un senso nuovo<br />

al<strong>la</strong> riflessione sul<strong>la</strong> natura del<strong>la</strong> violenza (in questo caso diremmo piuttosto sul<strong>la</strong><br />

violenza del<strong>la</strong> natura) che appartiene certamente al cineasta austriaco (anche se<br />

lui è un po’ stanco di sentirselo dire). Ha un andamento essenziale, c<strong>la</strong>ssico, <strong>la</strong><br />

profonda semplicità di una “bagatel<strong>la</strong>” musicale, un tono di triste elegia sul<strong>la</strong><br />

morte che <strong>la</strong>scia in bocca un sapore indefinibile. Un sapore che appartiene a noi<br />

tutti.<br />

• CRISTIANA PATERNÒ<br />

PEDDLERS<br />

di Vasan Ba<strong>la</strong><br />

Un vigoroso poliziesco ambientato a Mumbai, esordio<br />

d’autore duro e tragico che scandaglia temi esistenziali<br />

senza rinunciare ad accelerazioni action. Da un <strong>la</strong>to una<br />

rete di piccoli trafficanti e spacciatori, dall’altro <strong>la</strong><br />

narcotici, negli slum i tre protagonisti (una prostituta, un<br />

poliziotto, un ragazzo). Ba<strong>la</strong> ripropone i ritmi narrativi di<br />

Goodfel<strong>la</strong>s con un’eccezionale colonna sonora. (GO)<br />

AQUI Y ALLA<br />

di Antonio Méndez<br />

Esparza<br />

Opera semplice e<br />

poetica di quotidianità<br />

senza retorica, racconta<br />

il ritorno del 30enne<br />

Pedro al vil<strong>la</strong>ggio nello stato di Guerrero, in Messico.<br />

Dopo anni di <strong>la</strong>voro negli Usa, il disagio dei familiari e le<br />

difficoltà di reinserimento sono evidenti. Il regista<br />

esordiente, spagnolo, ha uno sguardo empatico verso i<br />

personaggi. (GO)<br />

SOFIA’S LAST<br />

AMBULANCE<br />

di Ilian Metev<br />

Vita quotidiana e attese di<br />

medici e infermieri del<br />

pronto intervento,<br />

fotografati con realismo,<br />

privilegiando come nel<br />

cinema di Bresson <strong>la</strong> forza<br />

conso<strong>la</strong>toria e rassicurante<br />

del fattore umano; il regista bulgaro privilegia i primi<br />

piani di volti segnati dal<strong>la</strong> fatica e dal<strong>la</strong> speranza, non<br />

filma i pazienti in un’istantanea delle difficoltà logistiche<br />

e operative degli operatori sanitari. (DB)<br />

AU GALOP<br />

di Louis-Do de Lencquesaing<br />

Le incertezze, le incomprensioni e <strong>la</strong> complicità,<br />

le emozioni osservate sommando i punti di<br />

vista maschile e femminile, schivando <strong>la</strong> paura<br />

dell’abbandono e l’inadeguatezza alle<br />

responsabilità. Una riflessione autobiografica<br />

sul<strong>la</strong> complicata sincerità del<strong>la</strong> passione,<br />

sull’immanenza del tempo, una commedia sul<br />

caos sentimentale che sarebbe piaciuta a<br />

François Truffaut. (DB)<br />

HORS LE MURS<br />

di David Lambert<br />

Amour fou con inquietudini tra un pianista belga e un<br />

bassista di origini albanesi. Il primo <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> fidanzata per<br />

andare a vivere dal secondo ma a mettersi di traverso<br />

sono le mura di un carcere… Non mancano conso<strong>la</strong>zioni<br />

fetish in un melò inusuale. (MM)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 27


David Cronenberg<br />

C o v e r s t o r y<br />

FILMOGRAFIA - Crimes of the future (1970), Il demone sotto <strong>la</strong> pelle (1975), Rabid sete di sangue (1977), Veloci di mestiere (1979), Brood – La covata malefica (1979),<br />

Scanners (1981), Videodrome (1983), La zona morta (1983), La mosca (1986), Inseparabili (1988), Il pasto nudo (1991), M. Butterfly (1993), Crash (1996), eXistenZ (1999),<br />

Spider (2002), A history of violence (2005), La promessa dell'assassino (2007), A dangerous method (2011), Cosmopolis (2012)<br />

Robert Pattinson con Sarah Gadon<br />

La forma del mondo<br />

Il denaro è il motore pulsante del microcosmo del giovane milionario<br />

di “Cosmopolis”, ultimo ambizioso progetto dell’autore canadese che adatta<br />

Don DeLillo e adotta Robert Pattinson<br />

••• Tutto in un giorno, tutto in<br />

un uomo: il 28enne manager milionario Eric<br />

Packer, che a bordo del<strong>la</strong> sua lussuosissima,<br />

ipertecnologica limousine attraversa New<br />

York per andare dal barbiere. Tante le<br />

interruzioni, gli ingorghi e le peripezie<br />

perché, complici <strong>la</strong> visita del Presidente, il<br />

funerale di un rapper Sufi e una rivolta, <strong>la</strong><br />

traiettoria poetica è quel<strong>la</strong> di un’Odissea.<br />

Un’altra, inedita e contraddittoria Odissea,<br />

con echi joyciani (Ulisse) e proustiani, ma<br />

partorita dal<strong>la</strong> penna di Don DeLillo, che nel<br />

2003 licenziava il suo 13° romanzo. Questo è<br />

Cosmopolis. Accolto in chiaroscuro dal<strong>la</strong><br />

critica, <strong>la</strong> nuova luce è quel<strong>la</strong> del proiettore,<br />

perché Cosmopolis è diventato un film,<br />

scritto e diretto da David Cronenberg, su<br />

commissione del produttore Paulo Branco.<br />

In lizza per <strong>la</strong> Palma d’Oro a Cannes 65, in<br />

sa<strong>la</strong> con 01 Distribution (Rai Cinema è tra i<br />

partecipanti al progetto), ci catapulta in una<br />

New York presaga del<strong>la</strong> bol<strong>la</strong> finanziaria e<br />

di Occupy Wall Street, mentre lo schermo,<br />

come già il libro, riflette sull’asservimento<br />

umano al potere del denaro e<br />

l’ineluttabilità del tracollo, intercettando<br />

donne supersexy, evocando il rapporto<br />

padre-figlio e, profeticamente, schiarendo<br />

gli orizzonti del<strong>la</strong> Crisi Oggi. Con Robert<br />

Pattinson nei panni di Eric e cast all star<br />

(Juliette Binoche, Paul Giamatti, Mathieu<br />

Amalric e Sarah Gadon), Cosmopolis ha <strong>la</strong><br />

testa di DeLillo, l’occhio di Cronenberg e il<br />

nostro destino. Se è vero che “when he<br />

died he would not end. The world would<br />

end”.<br />

I temi affrontati dal film e i rapporti con il<br />

romanzo sono stati descritti da Cronenberg<br />

con poche ma precise parole. Proviamo a<br />

raggrupparle per argomenti.<br />

Il romanzo di DeLillo<br />

Non conoscevo Cosmopolis ma<br />

ho letto molti altri libri di<br />

Don De Lillo, da Libra ad<br />

Underworld. Sono stati<br />

il produttore Paulo<br />

Branco e suo figlio<br />

Jon Paulo a suggerirmi<br />

l’adattamento,<br />

ed è<br />

abbastanza inusuale<br />

per me, poiché<br />

di solito preferisco<br />

scegliermi i<br />

miei progetti. Comunque<br />

l’ho letto, e due<br />

giorni dopo ho accettato.<br />

In principio erano i<br />

dialoghi<br />

Sono stati i dialoghi del<br />

libro a convincermi a fare<br />

Cronenberg<br />

il film: meravigliosi. È vero che DeLillo è<br />

famoso per i dialoghi, ma quelli di Cosmopolis<br />

sono oltremodo superbi. Alcuni vengono<br />

definiti “al<strong>la</strong> Pinter”, ma credo<br />

dovremmo par<strong>la</strong>re anche di dialoghi “al<strong>la</strong><br />

DeLillo”, perché il <strong>la</strong>voro di Don mostra un<br />

eccezionale potere espressivo. Ho scritto <strong>la</strong><br />

sceneggiatura in soli sei giorni, una cosa<br />

che non mi era mai capitata prima: ho iniziato<br />

a riportare tutti i dialoghi sul mio<br />

computer, senza cambiare o aggiungere<br />

nul<strong>la</strong>, e mi ci sono voluti tre giorni. Ho<br />

pensato che sarebbe bastato per farne<br />

un film, e nei tre giorni successivi<br />

ho colmato i buchi tra un dialogo<br />

e l’altro: avevo <strong>la</strong> sceneggiatura.<br />

Per me lo script è<br />

anche un piano per <strong>la</strong> troupe e<br />

per gli attori. E uno strumento di<br />

produzione, che mi fa chiedere<br />

quali sarebbero le conseguenze<br />

finanziarie di questa o di<br />

quell’altra opzione. Al<br />

film ho apportato<br />

pochissimi cambiamenti,<br />

più che altro<br />

ho tagliato i capitoli<br />

in cui interviene<br />

Benno Levin,<br />

perché avrei<br />

dovuto utiliz-<br />

28<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


zare <strong>la</strong> voce fuori campo o uno di quegli<br />

artifici che di solito danno scarsi risultati.<br />

Ho preferito concentrarmi sul<strong>la</strong> sequenza<br />

finale, l’incontro tra lui e Packer: 20 minuti<br />

di dialoghi!<br />

I “genitori” del film<br />

Non leggo un libro pensando che potrei<br />

farne un film, perderei il divertimento.<br />

Questa volta però mi sono ritrovato a fare<br />

due cose nello stesso momento: leggere<br />

come il lettore di un buon libro e leggere<br />

come un regista che si chiede se c’è abbastanza<br />

materiale per farne un film. Una<br />

volta che c’è l’adattamento, hai una fusione<br />

del<strong>la</strong> sensibilità dei due autori, in questo<br />

caso DeLillo e me stesso, ma sarebbe <strong>la</strong><br />

stessa cosa con Bal<strong>la</strong>rd o Stephen King: è<br />

come fare un bambino, ti servono due persone,<br />

e il film che viene fuori assomiglia un<br />

po’ a tutti e due i “genitori”.<br />

Karl Marx e il denaro<br />

Girando Cosmopolis, non ho potuto fare<br />

a meno di pensare a Marx, se non altro<br />

all’incipit del suo Manifesto: “Uno spettro<br />

si aggira per il mondo”. C’è qui un tema<br />

importante, che non avevo mai preso realmente<br />

in considerazione: il denaro. Il potere<br />

del denaro, il modo in cui dà forma al<br />

mondo. E per potermene occupare non ho<br />

avuto bisogno di fare ricerche nel mondo<br />

del<strong>la</strong> finanza, perché i suoi agenti sono<br />

dovunque: in televisione, nei documentari,<br />

nei giornali. Fanno e dicono quel che ha<br />

scritto DeLillo, i loro codici comportamentali<br />

sono proprio come quelli di Eric Packer.<br />

Il riferimento a Marx non è uno scherzo:<br />

nel Manifesto Comunista scrive del modernismo,<br />

del tempo in cui il capitalismo avrà<br />

raggiunto un tale grado di espansione che<br />

<strong>la</strong> società andrà troppo veloce per <strong>la</strong> gente,<br />

e l’imprevedibile regnerà. Nel 1848! Ed<br />

è esattamente quel che si vede nel film. Mi<br />

domando spesso che cosa ne avrebbe pensato<br />

Marx, perché Cosmopolis mostra un<br />

sacco di cose che lui aveva previsto.<br />

La profezia di DeLillo<br />

Non è un problema che tra libro e film siano<br />

passati dieci anni, appunto perché il<br />

romanzo di DeLillo è sorprendentemente<br />

profetico. Non solo, mentre giravamo sono<br />

successe cose che erano descritte nel<br />

romanzo: Rupert Murdoch ha ricevuto una<br />

torta in faccia e, quando abbiamo finito le<br />

riprese, il movimento Occupy Wall Street.<br />

Non so se DeLillo giochi in Borsa, ma<br />

dovrebbe: ha una visione notevole di come<br />

vanno le cose e di come andranno. Per sintetizzare:<br />

il film è contemporaneo, il libro<br />

era profetico.<br />

Robert Pattinson<br />

Come già nel caso di A dangerous<br />

method, gli interpreti del film non sono<br />

quelli che avevo in mente all’inizio: un<br />

motivo in più per <strong>la</strong> costante reinvenzione<br />

del progetto. Qui volevo Colin Farrell nei<br />

panni di Eric Packer e Marion Cotil<strong>la</strong>rd per<br />

sua moglie Elise, ma il primo aveva problemi<br />

di date (Total recall, NdR), <strong>la</strong> seconda<br />

era incinta: ho cambiato lo script, aggiustandolo<br />

per un attore più giovane e recuperando<br />

così <strong>la</strong> fedeltà al libro. Il <strong>la</strong>voro di<br />

Robert Pattinson in Twilight era interessante,<br />

l’ho visto anche in Little ashes e<br />

Remember me e mi sono convinto che<br />

avrebbe potuto essere Eric. È una parte<br />

pesante, credo sia <strong>la</strong> prima volta che dirigo<br />

lo stesso attore in ogni inquadratura.<br />

La limousine di Packer e <strong>la</strong> 47^ Strada<br />

di New York<br />

Strano ma vero, <strong>la</strong> 47^ Strada assomiglia a<br />

certe strade di Toronto: abbiamo creato lo<br />

spazio del film abbinando genuini elementi<br />

di New York con altri di Toronto, dove<br />

abbiamo girato gli interni. D’altronde, non<br />

potevamo girare tutto nel<strong>la</strong> limousine di<br />

Packer ed abbiamo dovuto ricreare alcune<br />

scene in studio per poter muovere <strong>la</strong> camera.<br />

Ma <strong>la</strong> cosa principale è proprio <strong>la</strong> limo,<br />

che non è tanto una macchina quanto uno<br />

spazio mentale: essere dentro <strong>la</strong> limo vuol<br />

dire essere dentro <strong>la</strong> testa di Eric Packer.<br />

Questo è l’importante.<br />

• FEDERICO PONTIGGIA<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 29


Usciranno a breve anche due film da noi già recensiti nei numeri scorsi, <strong>la</strong> cui uscita è stata poi rinviata: La fuga di Martha di Sean Darkin<br />

(dal 25 maggio; recensione nel n. 1/2012) e Un amore di gioventù di Mia Hansen-Love (dall'8 giugno; recensione sul n. 2/2012)<br />

s c h e d e c r i t i c h e<br />

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO<br />

di Stephen Daldry<br />

Titolo originale: Extremely loud & incredibly close<br />

…Sceneggiatura: Eric Roth dal romanzo di Jonathan<br />

Safran Foer …Fotografia: Chris Menges …Montaggio:<br />

C<strong>la</strong>ire Simpson …Musiche: Alexandre Desp<strong>la</strong>t<br />

…Interpreti: Tom Hanks, Thomas Horn, Sandra Bullock,<br />

Zoe Caldwell, Max von Sydow, Vio<strong>la</strong> Davis,<br />

John Goodman, Jeffrey Wright …Produzione: Paramount<br />

Pictures, Scott Rudin Productions, Warner<br />

Bros …Distribuzione: Warner Bros …Usa 2011<br />

…colore 129’<br />

••• MATERIA narrativa robusta,<br />

rischiosa nonostante sia tratta<br />

dall’apprezzato romanzo di<br />

Jonathan Safran Foer. Il film gira<br />

intorno al “giorno peggiore”, l’11<br />

settembre 2001 che per il giovane<br />

Oskar ha segnato un lutto<br />

incancel<strong>la</strong>bile: <strong>la</strong> perdita del padre,<br />

punto di riferimento e stimolo<br />

intellettuale per scrol<strong>la</strong>rgli di dosso<br />

una patina di chiusura in se stesso.<br />

Tra escursioni al<strong>la</strong> ricerca del mondo<br />

esterno e giochi verbali, l’affetto tra<br />

i due è enorme e <strong>la</strong> fine tragica<br />

risulta inspiegabile, il lutto non<br />

e<strong>la</strong>borabile. Un giorno, tanti giorni<br />

dopo, Oskar trova il coraggio di<br />

andare a frugare nell’armadio del<br />

padre, e un vaso blu con dentro una<br />

chiave in una busta con su scritto<br />

“B<strong>la</strong>ck” sembra un messaggio, un<br />

ulteriore strumento di<br />

comunicazione con un mistero da<br />

i n t e r v i s t a<br />

sve<strong>la</strong>re per riavvicinare <strong>la</strong> figura<br />

paterna, continuare il gioco del<strong>la</strong><br />

scoperta del mondo. Munito di un<br />

originale “kit di sopravvivenza”, il<br />

ragazzo trova sull’elenco centinaia<br />

di B<strong>la</strong>ck e inizia a “stanarli” al<strong>la</strong><br />

ricerca del collegamento col padre.<br />

Ne risultano incontri brevi ma<br />

umanamente preziosi, scambi<br />

intensi di emozioni e contatti<br />

memorabili, a cominciare dal<strong>la</strong><br />

prima del<strong>la</strong> lista, una donna in<br />

piena crisi matrimoniale che pure<br />

troverà modo tra le <strong>la</strong>crime di<br />

interessarsi al ragazzo. La madre di<br />

Oskar sembra persa nel proprio<br />

lutto, <strong>la</strong> nonna nel pa<strong>la</strong>zzo di<br />

fronte un’ancora di salvezza<br />

discreta ma preziosa. Finché,<br />

inaspettatamente, il mistero sarà<br />

sve<strong>la</strong>to anche se <strong>la</strong> soluzione non è<br />

nel<strong>la</strong> direzione sperata.<br />

Il bello del film è <strong>la</strong> felpata ricerca<br />

dell’equilibrio perduto, che non<br />

può fare a meno di colpire<br />

l’emotività dello spettatore nei<br />

dettagli del “giorno peggiore” pur<br />

distil<strong>la</strong>ndoli, allungandoli in un<br />

rapporto padre-figlio che<br />

prosegue a distanza, sul<strong>la</strong> scia<br />

degli insegnamenti ricevuti. Una<br />

narrazione che procede a strati,<br />

per cornici concentriche che si<br />

sve<strong>la</strong>no poco a poco: il misterioso<br />

inquilino del<strong>la</strong> nonna (un<br />

eccellente Max von Sydow in un<br />

Stephen Daldry<br />

ruolo muto), <strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong><br />

serratura che si aprirà con <strong>la</strong> chiave<br />

misteriosa, i messaggi <strong>la</strong>sciati dal<br />

padre negli ultimi istanti e in<br />

partico<strong>la</strong>re l’ultimo, lo stesso<br />

apparente distacco materno: tutti<br />

elementi che ricorrono nel<strong>la</strong><br />

calibrata sceneggiatura di Eric Roth,<br />

con <strong>la</strong> musica avvolgente di<br />

Alexandre Desp<strong>la</strong>t e le tenue luci di<br />

Chris Menges a fare da cornice. Un<br />

film che non riserva colpi bassi ma<br />

molte emozioni, affidate a una<br />

caccia al tesoro, anche interiore, in<br />

una New York vulnerabile eppure<br />

bellissima, con un parterre di attori<br />

affiatati e ispirati, dal padre cui<br />

Tom Hanks conferisce carisma al<strong>la</strong><br />

madre smarrita di Sandra Bullock,<br />

fino ai secondari ma non irrilevanti<br />

Jeffrey Wright e Vio<strong>la</strong> Davis,<br />

esemp<strong>la</strong>ri sebbene i loro<br />

personaggi sfiorino nel finale il<br />

cliché. Un percorso semplice, che<br />

alcuni più smaliziati spettatori<br />

potrebbero trovare stucchevole nel<br />

suo procedere verso un binario<br />

rassicurante, ma che è condotto con<br />

garbo e linearità, e per il regista di<br />

melodrammi che si volevano pregni<br />

di significato ma un tantino irrisolti,<br />

come The hours e The reader, è<br />

un passo avanti.<br />

MARIO MAZZETTI<br />

Il punto di non ritorno<br />

La tragedia dell’11 settembre attraverso gli occhi del giovane protagonista: è<br />

“Molto forte, incredibilmente vicino” dal romanzo di Safran Foer, con Tom Hanks<br />

••• In The reader affrontava un tema forte, il coinvolgimento<br />

nel nazismo di persone comuni, attraverso una storia d’amore non<br />

comune. Stavolta Stephen Daldry, regista di ascendenza teatrale abile con<br />

le costruzioni letterarie e i raffinati incastri temporali, è tornato con<br />

Molto forte, incredibilmente vicino, che Eric Roth ha tratto dal<br />

romanzo di Jonathan Safran Foer, scrittore americano molto amato per il<br />

precedente Ogni cosa è illuminata, già portato al cinema, e per lo<br />

sconvolgente saggio Se niente importa, sul sistematico massacro degli<br />

animali a fini alimentari. Anche in Molto forte, incredibilmente vicino<br />

ci sono echi del<strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale ma <strong>la</strong> storia riguarda una<br />

guerra contemporanea, anzi <strong>la</strong> tragedia americana per eccellenza:<br />

l’attacco alle Torri Gemelle, qui esplorato dal punto di vista di un<br />

bambino.<br />

Lei ha dimostrato una grande capacità nel dirigere i giovani attori,<br />

a partire dal suo esordio Billy Elliott, e lo conferma in questo caso.<br />

È stato difficile trovare Thomas Horn?<br />

Non ci sono dei trucchi partico<strong>la</strong>ri, <strong>la</strong>vorare con un ragazzino è come<br />

<strong>la</strong>vorare con un adulto. Ma è vero che incontrare Thomas è stata una<br />

benedizione: è un attore nato ed è molto intelligente, basti dire che par<strong>la</strong><br />

quattro lingue. Quando lo abbiamo incontrato, Thomas ci ha colpito<br />

immediatamente anche per il modo di rive<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua vita interiore. Inoltre<br />

ha una bellissima famiglia ed è cresciuto in un ambiente molto sereno.<br />

Perché secondo lei Jonathan Safran Foer ha voluto dare un così<br />

grande peso al mutismo del personaggio interpretato da von<br />

Sydow?<br />

In un certo senso credo che Jonathan abbia voluto creare un legame<br />

ancor più intimo fra Oskar e l’Affittuario. Il silenzio del personaggio è<br />

legato al ricordo del tragico bombardamento di Dresda in cui è morta<br />

tutta <strong>la</strong> sua famiglia: proprio attraverso questo incontro anche Oskar<br />

riesce a dare un senso al<strong>la</strong> sua tragedia personale.<br />

Nel film è stata tagliata tutta <strong>la</strong> parte dedicata al<strong>la</strong> storia<br />

d’amore tra i nonni di Oskar, ambientata durante il<br />

bombardamento di Dresda.<br />

Lo abbiamo fatto con <strong>la</strong> benedizione dello scrittore perché volevamo<br />

che tutto fosse focalizzato sul bambino. In fondo lo stesso Safran Foer<br />

ha scelto di raccontare una perdita catastrofica attraverso il punto di<br />

vista di Oskar, un ragazzo che ha una sua visione del mondo,<br />

inventiva ed eccezionalmente ricca proprio perché è un po’ autistico.<br />

Che ricordo ha dell’11 settembre 2001?<br />

Ero a Londra, stavo ultimando il montaggio di The hours. Passammo<br />

tutto il tempo al telefono per cercare di metterci in contatto con i<br />

nostri amici newyorchesi. Vorrei che ci fossero più film sull’11<br />

settembre e sulle sue conseguenze non solo negli Stati Uniti ma<br />

anche in altri paesi, compresi l’Iraq e l’Afghanistan; bisogna<br />

raccontarlo anche nelle scuole, ormai è un pezzo di storia<br />

contemporanea.<br />

Quali sono i suoi prossimi impegni?<br />

Sto <strong>la</strong>vorando a un nuovo adattamento dal libro per ragazzi Trash e<br />

poi sarò il direttore artistico dei Giochi Olimpici di Londra.<br />

CRISTIANA PATERNÒ<br />

30 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


s c h e d e c r i t i c h e<br />

LA GUERRA È DICHIARATA<br />

di Valérie Donzelli<br />

Titolo originale: La guerre est dec<strong>la</strong>rée …Sceneggiatura:<br />

Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm …Fotografia:<br />

Sébastien Buchmann …Montaggio: Pauline Gail<strong>la</strong>rd<br />

…Interpreti: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Césair<br />

Desseix, Gabriel Elkaïm, Brigitte Sy …Produzione:<br />

Rectangle Productions con Wild Bunch …Distribuzione:<br />

Sacher …Francia 2011 …colore 100’<br />

••• COME ABBIA fatto l’Academy<br />

francese a dimenticare La guerra<br />

è dichiarata resta un mistero.<br />

Abbagliati da The artist, i giurati<br />

incaricati di assegnare i César<br />

(massima ricompensa che <strong>la</strong><br />

professione francese attribuisce al<br />

cinema nazionale) si sono <strong>la</strong>sciati<br />

scappare il vero film-evento<br />

dell’anno appena trascorso. Tocca<br />

dunque al<strong>la</strong> critica rendere<br />

giustizia al film di Valérie Donzelli<br />

che, uscito in patria il 31 agosto<br />

scorso, ha riunito più di 200.000<br />

spettatori in una so<strong>la</strong> settimana e<br />

ad oggi è arrivato a quota 900.000<br />

ingressi. Per un’opera seconda, che<br />

tratta di un tema difficile, questi<br />

numeri non sono trascurabili.<br />

Protagonista di La guerra è<br />

dichiarata è una giovane coppia:<br />

belli, felici, innamorati, Juliette<br />

(Valérie Donzelli) e Roméo (Jérémie<br />

Elkaïm) vivono spensieratamente<br />

fino al<strong>la</strong> nascita del piccolo Adam.<br />

Al<strong>la</strong> loro prima esperienza, i due<br />

ragazzi tardano a capire che i lenti<br />

progressi del figlio esu<strong>la</strong>no dal<strong>la</strong><br />

norma, ma <strong>la</strong> scienza medica non<br />

ha dubbi ed emette una diagnosi<br />

inappel<strong>la</strong>bile: tumore al cervello.<br />

Passo dopo passo lo spettatore è<br />

invitato ad accompagnare i<br />

protagonisti in un viaggio durato<br />

sei anni e premiato dal lieto fine.<br />

Adam è vivo e il film ha il pudore<br />

di informarne lo spettatore fin<br />

dall’inizio, scegliendo il f<strong>la</strong>shback<br />

per raccontare il lungo percorso<br />

del<strong>la</strong> famiglia, attraverso<br />

operazioni chirurgiche, esami,<br />

attese infinite. “Perché è capitato<br />

proprio a noi?”, si interroga<br />

smarrito il padre, sfinito da un<br />

percorso che non sembra avere<br />

fine, terrorizzato dal<strong>la</strong> possibilità<br />

che non ci sia guarigione. A questa<br />

domanda, che è quel<strong>la</strong> di ciascuno<br />

di noi di fronte al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e al<br />

dolore, <strong>la</strong> compagna risponde con<br />

umiltà e dolcezza: “Perché noi<br />

possiamo farce<strong>la</strong>”. Nessuna<br />

arroganza nel tono di voce, ma <strong>la</strong><br />

fermezza di una madre che ha<br />

capito che <strong>la</strong><br />

guerra sarà<br />

lunga e che<br />

bisogna<br />

resistere<br />

sul<strong>la</strong><br />

lunga durata. Non tragga in<br />

inganno il fatto che il film sia scritto<br />

e interpretato da una coppia che ha<br />

vissuto realmente questa storia<br />

(Valérie Donzelli firma anche <strong>la</strong><br />

regia): La guerra è dichiarata non<br />

ha niente in comune con i reality<br />

show. L’eccezionalità di questo film<br />

consiste nel coraggio e nel talento<br />

con cui rifiuta i toni del<br />

melodramma, del<strong>la</strong> soap opera o<br />

del<strong>la</strong> meditazione sul<strong>la</strong> morte,<br />

trasmettendo, al contrario, l’energia<br />

di chi ha deciso di affrontare gli<br />

eventi. Si piange, certo, di dolore e<br />

di gioia, e non si può fare a meno di<br />

uscire dal<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> pieni di<br />

ammirazione e di affetto per i due<br />

personaggi, perché il film è anche –<br />

e forse prima di ogni cosa – un film<br />

sull’amore e sul<strong>la</strong> solidarietà.<br />

SILVIA ANGRISANI<br />

C’ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA<br />

di Nuri Bilge Cey<strong>la</strong>n<br />

Titolo originale: Bir zaman<strong>la</strong>r Anadolu’da …Sceneggiatura:<br />

Ercan Kesal, Ebru Cey<strong>la</strong>n, Nuri Bilge Cey<strong>la</strong>n<br />

…Fotografia: Gokhan Tiryaki …Montaggio: Bora<br />

Goksingol, Nuri Bilge Cey<strong>la</strong>n …Interpreti: Muhammet<br />

Uzuner, Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet<br />

Mumtaz Tay<strong>la</strong>n, Ercan Kesal …Produzione: Zeyno<br />

Film, Production 2006, 1000 Volt Post Production<br />

…Distribuzione: Parthénos …Turchia/Bosnia Erzegovina<br />

2011 …colore 157‘<br />

••• DA NON PERDERE il sesto<br />

lungometraggio dell’autore turco<br />

Nuri Bilge Cey<strong>la</strong>n, un regista come<br />

suol dirsi da festival, raffinato e di<br />

difficile fruizione, ma che <strong>la</strong>scia il<br />

segno nello spettatore, a patto<br />

che questi sia aperto a<br />

un’autentica esperienza di<br />

cinema. Cey<strong>la</strong>n ha al suo attivo<br />

titoli come Uzak e I climi, ha<br />

vinto il premio per <strong>la</strong> regia a<br />

Cannes con Le tre scimmie nel<br />

2008 e ora conferma il suo talento<br />

con il Gran Premio del<strong>la</strong> giuria per<br />

questo C’era una volta in<br />

Anatolia, che ha trovato<br />

fortunatamente una distribuzione<br />

italiana.<br />

Se il titolo è probabilmente un<br />

omaggio a Sergio Leone, il film si<br />

presenta come un giallo di forte<br />

ascendenza letteraria, con<br />

atmosfere rarefatte e sospese che<br />

a tratti ricordano Simenon. È un<br />

giallo senza azione, molto par<strong>la</strong>to<br />

e dove il colpevole è noto fin<br />

dall'inizio dell'indagine, anzi ci<br />

accompagna lungo il suo<br />

percorso. Che si apre con<br />

un’immagine indimenticabile: i<br />

fari di tre auto fendono <strong>la</strong> notte<br />

sull'immenso altipiano<br />

dell’Anatolia: insieme all'assassino<br />

reo confesso e a suo fratello, i<br />

poliziotti, con procuratore e<br />

medico legale al seguito, stanno<br />

andando a cercare il cadavere<br />

del<strong>la</strong> vittima. La prima mezz’ora,<br />

tutta notturna, è veramente<br />

sorprendente. Tra parentesi<br />

ironiche (il corpo che non si trova,<br />

quindi che non entra nel<br />

bagagliaio del<strong>la</strong> macchina,<br />

l'incontro con il sindaco di un<br />

vil<strong>la</strong>ggio che li ospita durante <strong>la</strong><br />

lunga nottata) e momenti<br />

sognanti, il film approfondisce via<br />

via l'umanità dei singoli<br />

personaggi. In partico<strong>la</strong>re tre: il<br />

poliziotto, il magistrato e il<br />

dottore, ma specialmente questi<br />

ultimi due che hanno entrambi<br />

perso <strong>la</strong> moglie in circostanze non<br />

chiare e forse drammatiche.<br />

C’era una volta in Anatolia si<br />

rive<strong>la</strong> dunque un affresco sul<strong>la</strong><br />

solitudine e il desiderio, che rende<br />

palpabili sentimenti ineffabili<br />

come il rimpianto e <strong>la</strong> tenerezza. Il<br />

regista l’ha scritto insieme a Kesal<br />

Ercan e al<strong>la</strong> moglie Ebru Cey<strong>la</strong>n<br />

(attrice, fotografa e lei stessa<br />

regista), ed è autore anche del<strong>la</strong><br />

sofisticata, bellissima fotografia. In<br />

oltre due ore e mezza di durata,<br />

che non pesano per nul<strong>la</strong> una<br />

volta entrati nello spirito del<strong>la</strong><br />

vicenda, si procede attraverso<br />

piccoli sve<strong>la</strong>menti fino a comporre<br />

un ritratto di umanità fuori dal<br />

tempo e dai luoghi consueti (ma<br />

siamo nel presente, come ci<br />

ricordano computer e telefonini)<br />

che rimanda ai grandi romanzi<br />

russi dell'Ottocento. Non manca<br />

infatti una citazione iniziale da<br />

Cechov. Dice il regista, che<br />

annovera Robert Bresson tra i suoi<br />

maestri: “La vita in una picco<strong>la</strong><br />

città è simile a un viaggio nel bel<br />

mezzo del<strong>la</strong> steppa: <strong>la</strong> sensazione<br />

che qualcosa di nuovo e diverso<br />

stia per nascere dietro ogni collina<br />

ma sempre, infallibilmente,<br />

percorrendo strade monotone che<br />

si snodano, spariscono e<br />

riappaiono”.<br />

CRISTIANA PATERNÒ<br />

32 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


7 DAYS IN HAVANA<br />

di Laurent Cantet, Benicio Del Toro,<br />

Julio Medem, Gaspar Noé,<br />

Elia Suleiman, Juan Carlos Tabío,<br />

Pablo Trapero<br />

Sceneggiatura: Leonardo Padura …Fotografia:<br />

Daniel Aranyo …Montaggio: Thomas Fernandez,<br />

Rich Fox, Véronique Lange, Alex Rodriguez, Zack<br />

Stoff …Interpreti: Josh Hutcherson, Daniel Bruhl,<br />

Emir Kusturica, Elia Suleiman, Melissa Rivera, Jorge<br />

Perugorria …Produzione: Full House, Morena<br />

Films …Distribuzione: Bim … Spagna/Francia 2012<br />

…colore 129’<br />

••• 7 DAYS in Havana e sette<br />

registi internazionali, chiamati a<br />

raccontare un giorno del<strong>la</strong> capitale<br />

cubana. Operazione collettiva,<br />

meglio plurale per restituire un<br />

caleidoscopio urbano e antropico,<br />

in ottemperanza ai racconti<br />

ispiratori di Leonardo Padura e alle<br />

idiosincrasie dei magnifici 7 dietro<br />

<strong>la</strong> macchina da presa. La<br />

committenza è alcoolica: Havana<br />

Club International, in sinergia<br />

produttiva con le indipendenti<br />

Fullhouse e Morena Films, e in<br />

effetti 7 days va giù per due ore<br />

come un buon bicchierino di rum.<br />

Apre Del Toro, che esordisce al<strong>la</strong><br />

regia tallonando un giovane turista<br />

Usa (Josh Hutcherson) sul taxi del<br />

cubano Angelito: <strong>la</strong> città dove<br />

“tutto è possibile” (Graham<br />

Greene), raccontata tra vita<br />

MARILYN<br />

notturna e umane metamorfosi,<br />

bril<strong>la</strong> con gli occhi di Benicio, <strong>la</strong> più<br />

bel<strong>la</strong> sorpresa di questi sette<br />

giorni. Piglio sicuro, decisa ironia:<br />

anche dietro <strong>la</strong> camera ha c<strong>la</strong>sse.<br />

Convince, più che con l’Elefante<br />

b<strong>la</strong>nco al Certain regard, anche<br />

l’argentino Pablo Trapero: <strong>la</strong> sua<br />

Jam session si muove snel<strong>la</strong> e<br />

travolgente sulle note di una<br />

tromba, con un protagonista<br />

indimenticabile, l’imprevedibile<br />

Emir Kusturica. Pollice su anche<br />

per Elia Suleiman con Diary of a<br />

beginner: per sua stessa<br />

ammissione non par<strong>la</strong> spagnolo,<br />

non era mai stato all’Havana e non<br />

sapeva quasi nul<strong>la</strong> di Cuba, eppure<br />

il filmmaker palestinese si rimette<br />

sul<strong>la</strong> cara scia di Jacques Tati e<br />

Buster Keaton, con un surreale e<br />

nostalgico spelling (U come Urss…)<br />

a far da viatico per incontrare il<br />

Comandante. Si ride, ancor più si<br />

riflette, con lo sguardo surreale e<br />

alienato che Suleiman pone sul<strong>la</strong><br />

realtà cubana, per un altro, uguale<br />

e contrario Intervento divino:<br />

d’altronde, le analogie tra Gaza e<br />

Cuba non mancano…<br />

s c h e d e c r i t i c he<br />

Omosessualità al femminile ed<br />

esorcismo, viceversa, per il francese<br />

Gaspar Noé, che rigioca<br />

abulicamente <strong>la</strong> carta del<strong>la</strong><br />

trasgressione. Fatale (per lo<br />

spettatore) <strong>la</strong> visita all’Havana per<br />

presentare Enter the void: libertà<br />

di genere vs. magia reazionaria,<br />

eredità africana vs. castrismo, le<br />

sue intenzioni un pastiche<br />

ambizioso e fastidioso l’esito.<br />

Perché <strong>la</strong> volontà di stupire a ogni<br />

costo non sempre paga. Coro<br />

gerontocratico per un altro<br />

francese, Laurent Cantet, che<br />

ribadisce tutta <strong>la</strong> sua C<strong>la</strong>sse (Palma<br />

2008) con La fuente, invitandoci a<br />

un party anagraficamente<br />

importante, poeticamente arzillo:<br />

vi ritroverete a cantare con Martha<br />

per Oshun, <strong>la</strong> Vergine Maria, e <strong>la</strong><br />

fontana da lei richiesta in sogno;<br />

soprattutto, riuscirete a<br />

dimenticare il cattivo esorcismo di<br />

Noé. Formato famiglia e gusto<br />

Dolce e amaro, infine, per Juan<br />

Carlos Tabio, che gioca in casa e fa<br />

reagire <strong>la</strong> società in crisi per una<br />

chimica del foco<strong>la</strong>re domestico: c’è<br />

il quotidiano b<strong>la</strong>ckout, le<br />

meringhe si ammosciano e scatta<br />

<strong>la</strong> caccia alle uova. Come finirà?<br />

Chiedete a L’Havana...<br />

FEDERICO PONTIGGIA<br />

di Simon Curtis<br />

Titolo originale: My week with Marilyn …Sceneggiatura:<br />

Adrian Hodges dal romanzo di Colin C<strong>la</strong>rk<br />

…Fotografia: Ben Smithard …Montaggio: Adam<br />

Recht …Musiche: Conrad Pope …Interpreti:<br />

Michelle Williams, Kenneth Branagh, Eddie Redmayne,<br />

Judi Dench, Julia Ormond, Emma Watson<br />

…Produzione: The Weinstein Company, BBC<br />

Films, Lipsync Productions …Distribuzione: Lucky<br />

Red …Gran Bretagna/Usa 2011 …colore 96’<br />

••• BASATO sul libro di memorie<br />

del documentarista inglese Colin<br />

C<strong>la</strong>rk, Marilyn racconta <strong>la</strong><br />

settimana trascorsa da Marilyn<br />

Monroe in Inghilterra per le<br />

riprese de Il principe e <strong>la</strong><br />

ballerina, diretto e interpretato<br />

da Lawrence Olivier, attraverso<br />

lo sguardo del terzo assistente<br />

al<strong>la</strong> regia (al suo primo <strong>la</strong>voro<br />

nel cinema), il ventitreenne C<strong>la</strong>rk.<br />

Pur raccontando accuratamente il<br />

set ai Pinewood Studios nel 1956,<br />

il sapore del<strong>la</strong> campagna inglese<br />

e le insuperabili differenze tra<br />

l’aristocratica e austera<br />

recitazione britannica e il<br />

Metodo americano a cui Marilyn<br />

si atteneva scrupolosamente, <strong>la</strong><br />

sceneggiatura si attiene<br />

principalmente al racconto del<br />

rapporto quasi amoroso che in<br />

quel<strong>la</strong> settimana si instaura tra<br />

Colin e <strong>la</strong> diva americana. C<strong>la</strong>rk è<br />

un fan ciecamente innamorato<br />

(come tutti, si può dire, in quegli<br />

anni) di Marylin, lei “<strong>la</strong>” star per<br />

eccellenza: bellissima, sexy,<br />

fragile, l’icona che tutti<br />

conosciamo. Se lo sceneggiatore<br />

Adrian Hodges e il regista Simon<br />

Curtis non si discostano più di<br />

tanto dai cliché nati intorno a<br />

Marilyn e tramandati da tutta<br />

un’iconografia, è <strong>la</strong> straordinaria<br />

Michelle Williams che fa <strong>la</strong><br />

differenza. Può essere<br />

paralizzante misurarsi con <strong>la</strong><br />

donna più fotografata al mondo,<br />

<strong>la</strong> diva che ha segnato un’epoca,<br />

su cui tutto è stato detto e scritto<br />

e che altre attrici hanno provato a<br />

interpretare, senza possibilità di<br />

successo. Invece <strong>la</strong> Williams sullo<br />

schermo diventa Marilyn Monroe<br />

nelle sue diverse sfumature: icona<br />

sexy, infantile, insicura, passando<br />

con disinvoltura dal<strong>la</strong> Marilyn<br />

pubblica a quel<strong>la</strong> privata, da<br />

quel<strong>la</strong> reale a quel<strong>la</strong><br />

immaginaria, o meglio<br />

immaginata dal<br />

pubblico di tutto il<br />

mondo. Si muove,<br />

canta, sussurra,<br />

sorride come<br />

Marilyn. La<br />

questione è che nel<br />

film Michelle<br />

Williams è<br />

Marilyn, mentre<br />

gli altri attori<br />

rischiano di essere<br />

puramente<br />

funzionali, dei cliché essi stessi,<br />

nell’impersonare <strong>la</strong> tradizione del<br />

teatro inglese (Judi Dench nei<br />

panni di Sybil Thorndike), il<br />

Metodo (Zoe Wanamaker nel<br />

ruolo di Pau<strong>la</strong> Strasberg), il<br />

giovane innamorato (<strong>la</strong> faccia<br />

giusta per il ruolo del bravo<br />

Eddie Redmayne), fino al grande<br />

attore per eccellenza, Sir<br />

Lawrence Olivier, interpretato da<br />

un per nul<strong>la</strong> somigliante Kenneth<br />

Branagh che però riesce a tirar<br />

fuori uno spietato sarcasmo e<br />

momenti di autentica commedia<br />

dal sapore amaro, nel complesso<br />

ruolo di un uomo che invecchia e<br />

un grande attore all’inizio del<br />

suo declino. E questa è <strong>la</strong> chiave<br />

del rapporto di Olivier con<br />

Marilyn, che è uno scontro fin<br />

dal primo istante: di<br />

metodo, di culture, di<br />

personalità, ma prima di<br />

tutto è il confronto tra una<br />

diva che vorrebbe<br />

diventare una grande<br />

attrice e un<br />

grande attore che<br />

vorrebbe diventare<br />

un divo. E Michelle<br />

Williams ne esce<br />

vincitrice.<br />

CHIARA BARBO<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

33


s c h e d e c r i t i c h e<br />

KILLER JOE<br />

di William Friedkin<br />

Sceneggiatura: Tracy Letts dall’omonima pièce teatrale<br />

…Fotografia: Caleb Deschanel …Montaggio:<br />

Darrin Navarro …Interpreti: Matthew McConaughey,<br />

Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina<br />

Gershon, Juno Temple …Produzione: Voltage Pictures,<br />

Worldview Entertainment, Ana Media …Distribuzione:<br />

Bolero …Usa 2011 …colore 103’<br />

••• NON È PER PALATI deboli <strong>la</strong><br />

visione di Killer Joe, l’ultimo film –<br />

in concorso a Venezia – del<br />

settantaseienne regista de Il<br />

braccio violento del<strong>la</strong> legge,<br />

L’esorcista, Vivere e morire a Los<br />

Angeles. In linea col suo cinema<br />

crudo e violento, dove i confini fra<br />

buoni e cattivi sfumano, Killer Joe<br />

si potrebbe definire a seconda dei<br />

punti di vista un noir grottesco o<br />

una commedia nera, dove l’ironia si<br />

alterna a improvvise ed efferate<br />

esplosioni di violenza. Se se ne<br />

coglie lo spirito, però, il film rega<strong>la</strong><br />

momenti di assoluto divertimento e<br />

sgomento nel<strong>la</strong> rappresentazione di<br />

un’umanità stolta e cinica che<br />

incarna l’implosione del sogno<br />

americano.<br />

Basato su un <strong>la</strong>voro teatrale del<br />

premio Pulitzer Tracy Letts, che ha<br />

anche curato <strong>la</strong> sceneggiatura,<br />

Killer Joe è <strong>la</strong> storia di un tutti<br />

contro tutti – o dog eat dog, come<br />

dicono gli inglesi – che ha per<br />

protagonista una famiglia terribile e<br />

degenerata. Si chiama Smith come<br />

<strong>la</strong> più comune delle famiglie<br />

americane, ed è composta dal<br />

giovane spacciatore Chris (Emile<br />

Hirsch, protagonista di Into the<br />

wild), sua sorel<strong>la</strong> Dottie, verso <strong>la</strong><br />

quale Chris nutre pulsioni<br />

incestuose, suo padre Ansel e <strong>la</strong><br />

compagna di lui Shar<strong>la</strong>. Una notte<br />

di pioggia Chris irrompe nel<strong>la</strong><br />

roulotte dove vivono tutti gli altri<br />

per convincerli a organizzare<br />

l’assassinio del<strong>la</strong> madre, verso <strong>la</strong><br />

quale ha un conto in sospeso, così<br />

da riscuotere l’assicurazione sul<strong>la</strong><br />

vita di lei. Per l’omicidio viene<br />

ingaggiato Joe Cooper, un<br />

poliziotto dalle maniere eleganti<br />

che nei momenti liberi fa il killer,<br />

interpretato da uno spavaldo e del<br />

tutto inedito Matthew<br />

McConaughey. Killer Joe vuole però<br />

essere pagato in anticipo e in<br />

mancanza di denaro si tiene come<br />

caparra l’innocente sorellina di<br />

Chris, un personaggio fra l’ingenuo<br />

e il tonto, che rivelerà risorse<br />

inaspettate.<br />

Da questo punto in poi, colpi di<br />

scena e ribaltamenti di alleanze si<br />

susseguono a ritmo incalzante,<br />

paralle<strong>la</strong>mente al crescere<br />

dell’irritazione del pericoloso Joe,<br />

che non riesce a riscuotere il suo<br />

compenso, e all’instaurarsi di un<br />

surreale legame fra lui e Dottie. Il<br />

rego<strong>la</strong>mento di conti con copioso<br />

spargimento di sangue arriva nel<br />

finale, con <strong>la</strong> famiglia riunita per<br />

pranzo attorno a un piatto di<br />

pollo fritto, in una ritrovata<br />

“armonia” rotta improvvisamente<br />

dall’arrivo di Joe. In una sequenza<br />

che è un campionario di crudeltà,<br />

anche una coscia di pollo finirà per<br />

essere strumento di tortura in una<br />

delirante e grottesca scena che è<br />

già diventata cult.<br />

Nessuno salva dai pasticci questa<br />

famiglia, amorale e disposta a<br />

tutto per pochi dol<strong>la</strong>ri, pericolosa<br />

per <strong>la</strong> sua stupidità come lo erano i<br />

protagonisti di Fargo dei fratelli<br />

Coen. La sua corsa verso <strong>la</strong> (auto)<br />

distruzione è descritta da Friedkin<br />

con sguardo impietoso e forma<br />

smagliante, assistito da bravissimi<br />

attori fra cui spicca <strong>la</strong> prova di<br />

Juno Temple, figlia di Julien. Resta<br />

il sospetto, però, che al<strong>la</strong> fine il<br />

divertimento prevalga sul disgusto<br />

e che in questo modo –<br />

paradossalmente – il coltello non<br />

sia affondato fino a toccare il<br />

cuore nero dell’America profonda.<br />

Come in un qualsiasi gioco<br />

allegramente tarantiniano.<br />

BARBARA CORSI<br />

TUTTI I NOSTRI DESIDERI<br />

di Philippe Lioret<br />

Titolo originale: Toutes nos envies …Sceneggiatura:<br />

Philippe Lioret, Emmauel Courcol dal romanzo “Vite<br />

che non sono <strong>la</strong> mia” di Emmanuel Carrère …Fotografia:<br />

Gilles Henry …Montaggio: Andréa Sed<strong>la</strong>ckova<br />

…Musiche: Flemming Nordkrog …Interpreti: Marie<br />

Gil<strong>la</strong>in, Vincent Lindon, Amandine Dewasmes, Yannick<br />

Rénier, Pascale Arbillot …Produzione: Fin Aout,<br />

Mars Films, France 3 Cinéma …Distribuzione: Parthénos<br />

…Francia 2012 …colore 120’<br />

••• ERA GRANDE l’attesa, alle<br />

Giornate degli Autori di Venezia<br />

2011, per <strong>la</strong> nuova opera del<br />

regista di Welcome: le<br />

aspettative sono andate tutt’altro<br />

che deluse, tanto che al film è<br />

stato tributato un lungo e<br />

caloroso app<strong>la</strong>uso. I protagonisti<br />

sono due: accanto al ritrovato<br />

Vincent Lindon, che qui per<br />

hobby non è istruttore di nuoto<br />

bensì allenatore di rugby, oltre<br />

che magistrato, si ritaglia un<br />

ruolo memorabile <strong>la</strong> delicata<br />

Marie Gil<strong>la</strong>in, collega in tribunale<br />

e compagna di ventura al<strong>la</strong><br />

ricerca di un modo per limitare lo<br />

strapotere delle banche, che<br />

spremono i clienti bisognosi con<br />

mutui a tassi da usura, condizioni<br />

capestro e una macchina del<br />

recupero crediti imp<strong>la</strong>cabile. A<br />

farne le spese è una madre single<br />

(Amandine Dewasmes, volto<br />

serafico anche nei momenti più<br />

difficili) le cui figlie sono<br />

compagne di scuo<strong>la</strong> dei figli di<br />

C<strong>la</strong>ire (<strong>la</strong> Gil<strong>la</strong>in): trovandose<strong>la</strong> di<br />

fronte in udienza, quest’ultima<br />

cerca di alleviarne le difficoltà.<br />

Ricusata dagli avvocati, venuti a<br />

conoscenza del legame tra le<br />

donne, il caso passa al più<br />

anziano e disilluso collega<br />

Stéphane (Lindon), che condivide<br />

l’esigenza di proteggere chi non<br />

ha mezzi né risorse. I due<br />

formano una squadra che riesce a<br />

trovare il bandolo del<strong>la</strong> matassa,<br />

avviando un iter decisionale che<br />

di grado in grado arriverà al<strong>la</strong><br />

Corte Europea di Giustizia, con<br />

stratagemmi e ambizioni pari a<br />

quelli degli istituti di credito.<br />

Nonostante il caso umano, <strong>la</strong><br />

vicenda sarebbe un po’ arida se si<br />

limitasse all’aspetto creditizio e<br />

infatti il film molto efficacemente<br />

(liberamente ispirandosi a un<br />

romanzo di Emmanuel Carrère)<br />

incrocia le attività professionali<br />

dei due giudici a un’artico<strong>la</strong>ta<br />

vicenda familiare, con tanto di<br />

ma<strong>la</strong>ttia imp<strong>la</strong>cabile che <strong>la</strong><br />

giovane magistrata tiene<br />

nascosta ai familiari (qui scatta il<br />

collegamento con La mia vita<br />

senza me di Isabel Coixet), nel<br />

frattempo stringendo un legame<br />

umano sempre più stretto con il<br />

collega. Proprio <strong>la</strong> sintonia tra i<br />

due, configurando un ideale<br />

rapporto padre-figlia di<br />

solidarietà e condivisione, è il<br />

punto di forza del<strong>la</strong> narrazione,<br />

che pur affrontando argomenti<br />

drammatici, finanche tragici, non<br />

perde mai di vista una sobrietà,<br />

un pudore uniti a una ricchezza<br />

figurativa, a risvolti psicologici<br />

che non <strong>la</strong>sciano indifferenti.<br />

Come in Welcome l’aiuto al<br />

c<strong>la</strong>ndestino che voleva<br />

attraversare a nuoto <strong>la</strong> Manica<br />

combinava idealismo e <strong>la</strong> necessità<br />

di riconquistare <strong>la</strong> stima del<strong>la</strong> ex<br />

moglie, così qui due Davide<br />

affrontano il Golia dei prestiti al<br />

consumo con una rete strettissima<br />

di rapporti familiari e di amicizia,<br />

legami profondi e di empatia<br />

egregiamente tenuti a bada dagli<br />

sceneggiatori e da una regia<br />

attenta, densa di sviluppi e<br />

momenti felicemente descritti (il<br />

bagno al <strong>la</strong>go, <strong>la</strong> partita di rugby).<br />

Tutti i nostri desideri dimostra<br />

un’elevata capacità di attrazione<br />

con passo felpato ma deciso, tinte<br />

tenui che restano impresse,<br />

toccante senza essere stucchevole.<br />

MARIO MAZZETTI<br />

34 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


al cinema


s c h e d e c r i t i c h e<br />

MARLEY<br />

di Kevin Macdonald<br />

Sceneggiatura: Kevin Macdonald …Fotografia: Mike<br />

Eley, Alwin H. Kuchler, Wally Pfister …Montaggio:<br />

Dan Glendenning …Musiche: Bob Marley & the Wailers<br />

…Interviste: Bob Marley, Ziggy Marley, Jimmy<br />

Cliff, Cedel<strong>la</strong> Marley, Rita Marley, Cindy Breakspeare,<br />

Lee Perry …Produzione: Cowboy Films, Shangri-La<br />

Entertainment, Tuff Gong Pictures …Distribuzione:<br />

Lucky Red …Usa/Gran Bretagna 2012 …colore 144’<br />

••• ANCORA OGGI, a più di<br />

trent’anni dal<strong>la</strong> morte avvenuta<br />

l’11 maggio del 1981 a Miami, a<br />

soli trentasei anni, per un cancro, il<br />

mito, <strong>la</strong> forza carismatica e <strong>la</strong><br />

complessità umana di Bob Marley<br />

continuano a sopravvivere. Il suo<br />

nome è legato in maniera<br />

indissolubile al genere musicale del<br />

reggae, nel suo volto i segni del<strong>la</strong><br />

terra che lo ha partorito, <strong>la</strong><br />

Giamaica.<br />

Marley arriva al<strong>la</strong> musica presto.<br />

Nel 1961, a soli quindici anni,<br />

incontra Neville O’Riley<br />

Livingstone, detto Bunny, che lo<br />

spinge traghettandolo nel mondo<br />

del ritmo e del<strong>la</strong> canzone. L’anno<br />

successivo registra i suoi primi due<br />

singoli, Judge not e One cup of<br />

coffee. Non ha ancora compiuto<br />

vent’anni quando mette su <strong>la</strong> band<br />

The Wailers, che si scioglie dieci<br />

anni dopo, anche se lo stesso<br />

Marley continua a promuovere <strong>la</strong><br />

sua musica sotto il nome di Bob<br />

Marley and The Wailers. Nel 1975<br />

il singolo No woman, no cry,<br />

dall’album Natty dread, lo<br />

consacra al mercato internazionale<br />

all’età di trent’anni.<br />

Queste tappe e quelle successive<br />

vengono scandite attraverso un<br />

racconto efficace e lucido nel<br />

documentario di Kevin<br />

Macdonald, Marley, presentato<br />

nel<strong>la</strong> sezione Berlinale Special del<br />

62° Festival di Berlino. Ad<br />

introdurci e condurci nel<strong>la</strong> breve<br />

ma intensa vita del cantautore e<br />

musicista giamaicano sono i suoi<br />

compagni di viaggio, primo fra<br />

tutti quel Bunny Livingstone che<br />

per primo aveva creduto nelle sue<br />

capacità, non solo canore ma<br />

soprattutto carismatiche. Perché<br />

per Marley <strong>la</strong> musica si trasforma<br />

ben presto in un potente<br />

strumento di affermazione<br />

politica e ideologica, al servizio dei<br />

più deboli per un’unità dei popoli<br />

e delle loro terre.<br />

Kevin Macdonald racconta <strong>la</strong> sua<br />

vita attraverso interviste, materiali<br />

video e fotografie: il punto di vista<br />

degli amici che gli sono stati<br />

sempre vicini, immagini di<br />

repertorio dei concerti e del<strong>la</strong> vita<br />

pubblica e privata di Marley. Lo fa<br />

però senza intenti di<br />

beatificazione e senza calcare <strong>la</strong><br />

mano sull’iconografia, <strong>la</strong>sciando<br />

che <strong>la</strong> sua vita, tassello dopo<br />

tassello, possa offrire allo<br />

spettatore un personale percorso<br />

di avvicinamento al cantautore.<br />

Rivivono così i mitici Wailers con<br />

Peter Tosh, Junior Braithwaite,<br />

Beverley Keiso e Cherry Smith. Il<br />

documentario è costruito<br />

attraverso quattro atti: veniamo<br />

introdotti nei primi passi musicali<br />

di Marley. Scopriamo le sue<br />

origini, <strong>la</strong> sua terra, <strong>la</strong> primissima<br />

parte del<strong>la</strong> sua carriera non<br />

proprio folgorante. Poi, piano<br />

piano, i primi successi e le prime<br />

battaglie politiche, fino al<br />

conferimento nel 1978 del<strong>la</strong><br />

medaglia per <strong>la</strong> pace dalle Nazioni<br />

Unite e il concerto che riunì tutte<br />

le diverse fazioni che si<br />

combattevano nei sobborghi di<br />

Kingston, in Giamaica. Altro<br />

aspetto raccontato nel<br />

documentario è il suo rapporto<br />

con le donne (Marley ha avuto<br />

undici figli da sette mogli). Poi <strong>la</strong><br />

consacrazione a livello<br />

internazionale, il successo, infine<br />

<strong>la</strong> prematura scomparsa a causa di<br />

un cancro non curato, che lo ha<br />

sottratto al mondo e consacrato al<br />

mito.<br />

DAVIDE ZANZA<br />

ROMAN POLANSKI: A FILM MEMOIR<br />

di Laurent Bouzereau<br />

Fotografia: Pawel Edelman …Montaggio: Jeff Pickett<br />

…Musiche: Alexandre Desp<strong>la</strong>t …Produzione: Anagram<br />

Films, Casanova Multimedia, Studio Babelsberg<br />

…Distribuzione: Lucky Red …Gran<br />

Bretagna/Italia/Germania 2012 …colore 94’<br />

••• RITRATTO lirico, intimo e<br />

privato di un uomo eternamente<br />

in fuga, dall’identità sfuggente,<br />

complessa ed enigmatica, segnata<br />

dal<strong>la</strong> silenziosa convivenza con i<br />

sensi di colpa, dal<strong>la</strong> felicità<br />

effimera, dal<strong>la</strong> dannazione<br />

perpetua del ricordo e del<strong>la</strong><br />

memoria. Con citazioni del poema<br />

If di Kipling, il film, proiettato fuori<br />

concorso al Festival di Cannes, è<br />

una lunga conversazione, durante<br />

il periodo degli arresti domiciliari<br />

in Svizzera, con l’amico André<br />

Braunsberg, produttore di molti<br />

suoi film; una ricostruzione fedele<br />

delle tragedie dell’infanzia, dei<br />

condizionamenti tra esecuzioni e<br />

tragedie familiari durante <strong>la</strong><br />

guerra, tra fame, rastrel<strong>la</strong>menti,<br />

morti, nel faticoso tentativo di<br />

trovare un equilibrio convincente<br />

di sopravvivenza.<br />

In un suggestivo e appassionante<br />

parallelismo tra vita e cinema,<br />

Po<strong>la</strong>nski narra con commozione e<br />

inedita partecipazione drammi e<br />

depressioni personali, ripensando<br />

agli incubi, al<strong>la</strong> paranoia, al<strong>la</strong><br />

persecuzione mediatica, al<strong>la</strong><br />

violenza verbale e fisica con<br />

conseguenze e <strong>la</strong>cerazioni<br />

profonde. È un’indagine<br />

psicologica sui timori di un uomo,<br />

rasserenato dal<strong>la</strong> presenza delle<br />

figlie, sconvolto dai segni e dai<br />

graffi del massacro di Bel Air,<br />

rafforzato dal valore del<strong>la</strong><br />

paternità, dal potere del libero<br />

arbitrio, capace di rafforzare il<br />

confronto con ogni prova e<br />

disagio, in un’esistenza scandita da<br />

cadute e resurrezioni, costruito<br />

sul<strong>la</strong> autobiografica, perfetta<br />

simbiosi con il personaggio de Il<br />

pianista. In una ricombinazione<br />

cromatica tra le fotografie del<br />

passato, del ghetto, del<strong>la</strong> fame, il<br />

documentario cerca un punto di<br />

vista oggettivo e personale,<br />

scartando <strong>la</strong> rilettura<br />

dei linguaggi<br />

cinematografici dei<br />

generi rivisitati<br />

dall’autore in<br />

Chinatown e<br />

Rosemary’s baby,<br />

puntando a far luce<br />

sull’ossessione del<strong>la</strong><br />

colpa e l’essenza del<strong>la</strong><br />

predestinazione<br />

genetica ad essere<br />

vittima, sull’ossessiva<br />

invincibile macchinazione perfetta<br />

che strito<strong>la</strong> incertezze e<br />

presunzioni di innocenza.<br />

Bouzereau registra ogni paro<strong>la</strong> in<br />

una struttura c<strong>la</strong>ssica, che mette<br />

insieme una vocazione dickensiana<br />

del<strong>la</strong> famiglia cercando di<br />

riprodurre <strong>la</strong> solitudine ed il<br />

dramma dell’artista, rispecchiato<br />

nelle immagini delle pellicole e<br />

salvato dal potere del<strong>la</strong> creatività.<br />

Roman Po<strong>la</strong>nski: a film memoir<br />

è una sincera e tormentata<br />

testimonianza sul<strong>la</strong> perdita<br />

dell’innocenza, senza appelli o<br />

revisioni di una vita srego<strong>la</strong>ta ma<br />

segnata dal terrore e<br />

dall’inquietudine, riscattata<br />

dall’affannosa ricerca e conquista<br />

del<strong>la</strong> libertà di espressione.<br />

DOMENICO BARONE<br />

36 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


PAURA<br />

s c h e d e c r i t i c he<br />

dei Manetti Bros<br />

Sceneggiatura: Michele Cogo, Gianni Rigosi, Manetti<br />

Bros …Fotografia: Gian Filippo Corticelli …Montaggio:<br />

Federico Maria Maneschi …Musiche: Pivio<br />

…Interpreti: Peppe Servillo, Francesca Cuttica,<br />

Domenico Diele, Lorenzo Pedrotti, C<strong>la</strong>udio Di Biagio<br />

…Produzione: Pepito Produzioni, Dania Film, Manetti<br />

Bros Film …Distribuzione: Medusa …Italia 2012<br />

…colore 98’<br />

••• È UN HORROR estremamente<br />

interessante quello firmato dai<br />

fratelli Marco e Antonio<br />

Manetti, che utilizzano il 3D in<br />

maniera spettaco<strong>la</strong>re e<br />

intelligente per <strong>la</strong> loro prima<br />

esperienza pura con questo<br />

genere. Sin dalle prime sequenze,<br />

i Manetti Bros sembrano voler<br />

sintetizzare in maniera bril<strong>la</strong>nte <strong>la</strong><br />

grande tradizione del<strong>la</strong> via<br />

italiana all’horror, con tanto di<br />

citazione da corso di <strong>la</strong>urea su<br />

Mario Bava e di lezione sul<br />

cinema dell’inquietudine di<br />

matrice nipponica dove il Male,<br />

almeno al cinema, sembra<br />

davvero difficile da sconfiggere,<br />

con una Francesca Cuttica con<br />

tanto di chioma nera ca<strong>la</strong>ta sugli<br />

occhi. “C<strong>la</strong>ssicità” italiana e<br />

atmosfere giapponesi danno vita<br />

ad un film che prende<br />

immediatamente al<strong>la</strong> sprovvista lo<br />

spettatore, facendo partire <strong>la</strong><br />

narrazione da un contesto urbano<br />

abbastanza anonimo, dove un<br />

nobile, interpretato da un<br />

irriconoscibile Peppe Servillo,<br />

parte per un raduno d’auto<br />

d’epoca in Svizzera, <strong>la</strong>sciando<br />

apparentemente vuota e<br />

incustodita <strong>la</strong> sua vil<strong>la</strong>. L’assistente<br />

del meccanico e due suoi amici<br />

altrettanto annoiati e delusi<br />

faranno così <strong>la</strong> bravata di godersi<br />

un weekend nel<strong>la</strong> casa del ricco,<br />

che credono ormai molto lontano.<br />

Non solo le cose prenderanno una<br />

piega diversa da come se le erano<br />

immaginate, ma i tre dovranno<br />

fronteggiare dei segreti rimasti<br />

nascosti nelle cantine del<strong>la</strong><br />

grande vil<strong>la</strong> persa nel bosco.<br />

Inquietante e politicamente<br />

scorretto, Paura è un film in cui,<br />

con semplicità e lungimiranza, i<br />

Manetti Bros aggiornano <strong>la</strong><br />

tradizione horror italiana<br />

mettendo<strong>la</strong> a confronto con<br />

inquietudini c<strong>la</strong>ustrofobiche e con<br />

una violenza soffocata al limite<br />

del sussurro. Una vera e propria<br />

sorpresa, in cui gli stereotipi del<br />

genere vengono enfatizzati dal<strong>la</strong><br />

colonna sonora firmata dal<br />

geniale Pivio e sublimati in una<br />

dimensione narrativa<br />

estremamente ambigua, al limite<br />

del voyeuristico, soprattutto nel<br />

rapporto che unisce il nobile e <strong>la</strong><br />

sua vittima, interpretata con<br />

convinzione da Francesca Cuttica,<br />

già nel precedente L’arrivo di<br />

Wang: l’attrice genovese sembra<br />

avere interiorizzato <strong>la</strong> lezione<br />

nipponica del<strong>la</strong> donna ridotta a<br />

trasformarsi suo malgrado in uno<br />

spirito vendicatore nei film diretti<br />

da Hideo Nakata o da altri autori<br />

orientali come i Fratelli Pang.<br />

Moderno e non conso<strong>la</strong>torio, con<br />

una violenza intima e personale<br />

che si annida a pochi chilometri<br />

da un contesto urbano dominato<br />

dal<strong>la</strong> noia e dal<strong>la</strong> normalità,<br />

Paura ha il merito di avere come<br />

protagonisti degli antieroi<br />

ventenni, mossi dal<strong>la</strong> stupidità e<br />

dal<strong>la</strong> paura di essere beccati. Un<br />

crescendo di situazioni<br />

disturbanti che <strong>la</strong>scia sul campo<br />

solo dei vinti e dove sono solo il<br />

Male e, soprattutto, <strong>la</strong> paura<br />

(non solo in 3D) a trionfare. Il<br />

miglior horror italiano degli<br />

ultimi anni.<br />

MARCO SPAGNOLI<br />

SISTER<br />

di Ursu<strong>la</strong> Meier<br />

Titolo originale: L’enfant d’en haut …Sceneggiatura:<br />

Antoine Jaccoud, Ursu<strong>la</strong> Meier, Gilles Taurand<br />

…Fotografia: Agnès Godard …Montaggio: Nelly<br />

Quettier …Musiche: John Parish …Interpreti: Léa<br />

Seydoux, Kacey Mottet Klein, Martin Compston, Gillian<br />

Anderson, Jean-François Stévenin …Produzione:<br />

Vega Film, Archipel 35, Bande à Part Films<br />

…Distribuzione: Teodora …Francia/Svizzera 2012<br />

…colore 100’<br />

••• SOTTO UNA SCORZA di<br />

apparente durezza e fredda<br />

crudeltà, Sister, il bel film del<strong>la</strong><br />

regista franco-svizzera Ursu<strong>la</strong> Meier<br />

all'opera seconda dopo Home,<br />

par<strong>la</strong> di rapporti familiari ma<strong>la</strong>ti e<br />

sentimenti inespressi con una<br />

sensibilità e delicatezza davvero<br />

rare. Ecco il ritratto ravvicinato del<br />

dodicenne Simon (Kacey Mottet<br />

Klein), un pre-adolescente che vive<br />

al<strong>la</strong> giornata e che ricorda, per certi<br />

versi, i giovani e disperati antieroi<br />

dei fratelli Dardenne. Ogni mattina<br />

prende <strong>la</strong> funivia dal<strong>la</strong> squallida e<br />

tetra val<strong>la</strong>ta dove vive verso una<br />

stazione sciistica di lusso sulle Alpi,<br />

dove <strong>la</strong> gente si gode <strong>la</strong> vita in<br />

un’iso<strong>la</strong> fuori dal mondo e dal<br />

tempo. Simon è abilissimo nel<br />

derubare quei ricchi turisti di sci,<br />

occhiali da sole e altre costose<br />

attrezzature, che poi venderà ai<br />

suoi compagni, saccheggiando<br />

anche panini e merende dagli<br />

zainetti dei suoi coetanei più<br />

fortunati, che vanno in settimana<br />

bianca con mamma e papà.<br />

Lui invece i genitori si può dire che<br />

neanche li conosca, abita con <strong>la</strong><br />

sorel<strong>la</strong> (<strong>la</strong> sempre più brava e bel<strong>la</strong><br />

Léa Seydoux), una ragazza<br />

sbandata e inconsistente che passa<br />

da un amante all'altro e alterna<br />

verso di lui affetto e repulsione,<br />

arrivando a vendergli qualche<br />

momento di dolcezza familiare per<br />

pochi franchi. Simon cerca di<br />

protegger<strong>la</strong> come può, mentre in<br />

realtà avrebbe lui stesso un grande<br />

bisogno di cure e attenzioni, come<br />

dimostrano i suoi incontri con una<br />

straniera altoborghese in vacanza<br />

sul<strong>la</strong> neve con i figli (Gillian<br />

Anderson) e con un giovane cuoco,<br />

anche lui straniero, che <strong>la</strong>vora nel<br />

ristorante del<strong>la</strong> funivia (Martin<br />

Compston): due parentesi di<br />

amicizia destinate a sfumare. Ma<br />

nel cuore del ragazzino c'è un<br />

segreto che getterà tutt’altra luce<br />

sul rapporto con <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>,<br />

rapporto rive<strong>la</strong>tore di tante<br />

disfunzioni del<strong>la</strong> nostra epoca, non<br />

solo esistenziali ma anche legate al<br />

sistema economico che ha fatto<br />

delle merci e del consumo l’unico<br />

totem (è significativo che Ursu<strong>la</strong><br />

Meier citi tra i suoi film preferiti<br />

L’argent di Robert Bresson).<br />

Meno metaforico del precedente<br />

Home, Sister è un film che ti<br />

risucchia abilmente dentro i<br />

meccanismi di una pseudo famiglia<br />

totalmente disfunzionale,<br />

disve<strong>la</strong>ndo come <strong>la</strong> menzogna<br />

possa finire per occultare <strong>la</strong> vera<br />

identità delle persone,<br />

specialmente a contatto con quel<strong>la</strong><br />

ancora indeterminata di un<br />

ragazzino. Ma il film dice molto<br />

anche sul potere di corruzione<br />

emanato dal denaro e Simon è il<br />

prototipo di un self made man in<br />

erba, un piccolo arrampicatore<br />

(certo per spasmodico bisogno<br />

d’amore) che almeno fino a un<br />

certo punto riesce a moltiplicare<br />

risorse e profitti dettati da un’ansia<br />

che non riguarda solo i bisogni<br />

immediati. Ancora un discorso<br />

metaforico, dunque, e per certi<br />

versi paradossale, sul<strong>la</strong> società<br />

contemporanea e le sue più che<br />

evidenti contraddizioni, su quel<strong>la</strong><br />

spietatezza che in definitiva<br />

contagia tutti, soprattutto i più<br />

giovani, e depriva il tessuto degli<br />

affetti. Sister era in concorso al<strong>la</strong><br />

Berlinale, dove ha ottenuto un<br />

Orso d’argento speciale, mentre al<br />

Festival di Trento ha ricevuto il<br />

Premio Luciano Emmer assegnato<br />

dal Sngci.<br />

CRISTIANA PATERNÒ<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

37


s c h e d e c r i t i c h e<br />

IL PESCATORE DI SOGNI<br />

di Lasse Hallström<br />

Titolo originale: Salmon fishing in the Yemen …Sceneggiatura:<br />

Simon Beaufoy dal romanzo di Paul Torday<br />

…Fotografia: Terry Stacey …Montaggio: Lisa<br />

Gunning …Musiche: Dario Marianelli …Interpreti:<br />

Ewan McGregor, Emily Blunt, Kristin Scott Thomas,<br />

Amr Waked …Produzione: Kudos Film and Television,<br />

Davis Films, BBC Films …Distribuzione: M2<br />

Pictures …Gran Bretagna 2011… colore 107’<br />

••• LO SVEDESE Lasse Hallström è<br />

uno dei registi scelti dai produttori<br />

anglosassoni e di Hollywood per<br />

confezionare commedie<br />

accattivanti, costruite con un mix<br />

di buoni sentimenti e di humour<br />

leggero. Tra i suoi lungometraggi<br />

più riusciti si ricordano Le regole<br />

del<strong>la</strong> casa del sidro, Choco<strong>la</strong>t e<br />

il recente Hachiko, in cui una<br />

messa in scena tradizionale ed<br />

elegante e una sicura direzione di<br />

attori affermati nobilitano storielle<br />

inoffensive. Simon Beaufoy, autore<br />

degli script dei noti Full Monty,<br />

The millionare e 127 ore, firma<br />

<strong>la</strong> sceneggiatura di questo film,<br />

adattando l’omonimo romanzo<br />

satirico di Paul Torday. Il<br />

protagonista è il Dr. Alfred Jones<br />

(Ewan McGregor), un saccente<br />

biologo, funzionario del Ministero<br />

dell’Agricoltura e del<strong>la</strong> Pesca<br />

inglese. L’uomo, oppresso da una<br />

moglie in carriera, si trova<br />

coinvolto in un progetto bizzarro:<br />

l’introduzione del<strong>la</strong> pesca al<br />

salmone negli aridi altopiani dello<br />

Yemen. L’ideatore è uno<br />

stravagante sceicco ricchissimo<br />

(Amr Waked), innamorato dello<br />

sport che pratica nel<strong>la</strong> sua tenuta<br />

scozzese. Il governo britannico lo<br />

appoggia, spinto da Patricia<br />

Maxwell (Kristin Scott Thomas),<br />

algida e feroce portavoce del<br />

Primo Ministro, risolutamente<br />

intenzionata a costruire uno scoop<br />

mediatico favorevole nel mondo<br />

arabo. Jones si convince ad<br />

impegnarsi quando conosce<br />

Harriet Chetwode - Talbot (Emily<br />

Blunt), l’affascinante consulente al<br />

servizio dello sceicco. Durante i<br />

numerosi sopralluoghi in una serie<br />

di pittoresche location in Scozia e<br />

in Medio Oriente,<br />

catturati con maestria<br />

dal<strong>la</strong> fotografia di Terry<br />

Stacey, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra i<br />

due connazionali evolve,<br />

dopo i primi goffi litigi,<br />

in un incerto romanzo<br />

amoroso. Tra spunti<br />

risibili, astrusi personaggi<br />

(guardiapesca scozzesi,<br />

kamikaze is<strong>la</strong>misti<br />

pasticcioni, politici senza<br />

scrupoli) e parentesi<br />

malinconiche, si giunge<br />

ad un travolgente finale.<br />

Ne risulta una simpatica<br />

commedia romantica, punteggiata<br />

da ameni siparietti umoristici. È<br />

del tutto evidente che Hallström<br />

non possiede né <strong>la</strong> verve satirica<br />

graffiante e acida né <strong>la</strong> lucida<br />

vena provocatoria dei Monty<br />

Python ma preferisce abbozzare<br />

tranquilli, e in alcuni casi efficaci,<br />

cliché comici su usi, costumi,<br />

difficoltà esistenziali e istituzioni<br />

dei britannici. Sembra che voglia<br />

rinnovare i fasti delle Ealing<br />

Comedies, i popo<strong>la</strong>ri film prodotti<br />

dagli omonimi studi britannici nel<br />

periodo tra il 1947 e il 1957,<br />

assegnando a McGregor il ruolo di<br />

un redivivo Alec Guinness.<br />

GIOVANNI OTTONE<br />

MARGIN CALL<br />

di J.C. Chandor<br />

Sceneggiatura: J.C. Chandor …Fotografia: Frank G.<br />

Demarco …Montaggio: Pete Beaudreau …Interpreti:<br />

Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Zachary<br />

Quinto, Simon Baker, Mary McDonnell, Demi Moore,<br />

Stanley Tucci ...Produzione: Before The Door Pictures,<br />

Benaroya Pictures, Washington Square Films,<br />

Margin Call …Distribuzione: 01 Distribution …Usa<br />

2011 …colore 110’<br />

••• IN CONCORSO ALLa 61^<br />

Berlinale, l’opera prima del<br />

talentuoso J.C. Chandor racconta<br />

il fallimento di un colosso del<br />

credito, proprio all’alba del<strong>la</strong> crisi<br />

finanziaria del 2008. La storia è<br />

narrata in maniera diretta e<br />

tagliente, condita con trovate<br />

ironiche e <strong>la</strong> sceneggiatura ha<br />

convinto tutti, dai produttori agli<br />

attori. Margin call, nonostante il<br />

low budget, vanta infatti un cast<br />

stel<strong>la</strong>re, del quale fanno parte il<br />

premio Oscar Kevin Spacey, Paul<br />

Bettany, Demi Moore, Stanley<br />

Tucci, Simon Baker, Jeremy Irons,<br />

oltre al giovane e già famoso<br />

Zachary Quinto (<strong>la</strong> serie Tv Heroes<br />

e l’ultimo Star Trek).<br />

La recente crisi finanziaria in Usa è<br />

già stata oggetto, negli ultimi anni,<br />

di film di successo come Tra le<br />

nuvole o The company man, ma<br />

qui al<strong>la</strong> dimensione dell’angoscia<br />

per i posti di <strong>la</strong>voro perduti si<br />

aggiunge <strong>la</strong> suspence di un thriller<br />

che snoccio<strong>la</strong> <strong>la</strong> verità minuto per<br />

minuto. Così apprendiamo quanto<br />

è accaduto a una delle più<br />

importanti banche di investimento<br />

di Wall Street, con riferimenti più<br />

che evidenti, benché mai espliciti,<br />

al crack del<strong>la</strong> Lehman Brothers.<br />

Peter Sullivan è un giovane analista<br />

addetto al<strong>la</strong> divisione rischi di un<br />

colosso bancario; quando riceve<br />

dall’ex capo (Stanley Tucci) un<br />

documento sul quale questi stava<br />

<strong>la</strong>vorando poco prima di venire<br />

licenziato, ci mette poco a capire<br />

che i dati raccolti e analizzati<br />

portano a una so<strong>la</strong> conclusione:<br />

l’azienda è sull’orlo del fallimento.<br />

I primi sospetti ben presto si<br />

trasformano in certezza e, prima<br />

che spunti l’alba, tutta <strong>la</strong> dirigenza<br />

studia possibili piani per salvare il<br />

salvabile. Si scatena <strong>la</strong> corsa al<strong>la</strong><br />

margin call, <strong>la</strong> telefonata del<br />

broker per piazzare un titolo che<br />

sta per crol<strong>la</strong>re.<br />

Gli “squali”, gli incompetenti, le<br />

nuove leve, i banchieri e gli<br />

investitori: <strong>la</strong> crisi travolge tutti,<br />

taglia posti di <strong>la</strong>voro e riduce in<br />

carta straccia gli investimenti nelle<br />

ore notturne di una New York che,<br />

come le altre notti, è un ingorgo di<br />

auto, di gente che va a divertirsi,<br />

continuando a vivere una realtà<br />

destinata a svanire. Alle prime ore<br />

del giorno, nell’ascensore che<br />

porta ai piani alti, Demi Moore e<br />

Simon Baker, dirigenti del<strong>la</strong><br />

sezione rischi, si confrontano più o<br />

meno ve<strong>la</strong>tamente su quanto sta<br />

accadendo, al<strong>la</strong> presenza di<br />

un’ignara e sorridente donna delle<br />

pulizie che non comprende fino in<br />

fondo l’oggetto del<strong>la</strong> loro<br />

discussione. E Jeremy Irons,<br />

l’amministratore delegato<br />

dell’azienda, mentre i broker<br />

concludono <strong>la</strong> loro ultima<br />

giornata, gusta in solitudine <strong>la</strong> sua<br />

co<strong>la</strong>zione al ristorante,<br />

giustificando <strong>la</strong> sua decisione a<br />

Kevin Spacey come <strong>la</strong> naturale<br />

conseguenza di un’altrettanto<br />

naturale crisi, che segue il ciclo<br />

storico dei down del<strong>la</strong> finanza.<br />

Senza mai puntare il dito contro i<br />

banchieri, Chandor narra <strong>la</strong><br />

spietatezza di un sistema in cui<br />

impera l’individualismo. La crisi<br />

crea solo vittime; i carnefici sono<br />

esseri umani pronti, prima o poi, a<br />

scavare <strong>la</strong> fossa all’umanità,<br />

azzerando ogni sentimento verso<br />

l’altro. E ciò che resta non è altro<br />

che il sordo rumore di una pa<strong>la</strong><br />

che scava nel silenzio del<strong>la</strong> notte.<br />

MARCELLA PERUGGINI<br />

38 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


DETACHMENT - IL DISTACCO<br />

di Tony Kaye<br />

Sceneggiatura: Carl Lund …Fotografia: Tony Kaye<br />

…Montaggio: Michelle Botticelli, Barry Alexander<br />

Brown, Geoffrey Richman …Musiche: The Newton<br />

Brothers …Interpreti: Adrien Brody, Marcia Gay Harden,<br />

James Caan, Christina Hendricks, Lucy Liu, Blythe<br />

Danner, Tim B<strong>la</strong>ke Nelson, William<br />

Petersen, Bryan Cranston …Produzione: Paper Street<br />

Films, Kingsgate Films, Appian Way …Distribuzione:<br />

Officine Ubu …Usa 2012 …colore 90’<br />

••• IL REGISTA di American<br />

history X, Tony Kaye, propone un<br />

interessante e drammatico affresco<br />

del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> americana di oggi,<br />

attraverso il racconto<br />

dell’atteggiamento “distaccato”<br />

del supplente interpretato da un<br />

fascinoso Adrien Brody, alle prese<br />

con il dipanarsi di crisi e drammi<br />

personali da parte degli studenti,<br />

ma anche degli stessi insegnanti di<br />

un liceo non meglio identificato di<br />

New York.<br />

Il film si avvale di un cast<br />

notevolissimo anche per ruoli<br />

minori, e comprende alcuni attori<br />

di grande talento come i veterani<br />

James Caan, Marcia Gay Harden,<br />

Blythe Danner e William Petersen e<br />

le rive<strong>la</strong>zioni Bryan Cranston<br />

(Breaking bad), Christina<br />

Hendricks (Mad men) e Lucy Liu.<br />

W.E. - EDWARD E WALLIS<br />

Sullo schermo scorre, in maniera<br />

lirica e rarefatta, <strong>la</strong> storia di alcune<br />

settimane di supplenza di un<br />

professore idealista interpretato da<br />

Brody, che figura anche tra i<br />

produttori di questa produzione<br />

indipendente, presentata al Tribeca<br />

Film Festival.<br />

Il film prende le mosse dal senso di<br />

necessario distacco presente ne Lo<br />

straniero di Albert Camus per<br />

raccontare il difficile viaggio<br />

interiore di un insegnante che ha<br />

davvero a cuore il destino degli<br />

studenti, a confronto con una realtà<br />

fatta di giovani prostitute, di<br />

ragazzine presuntuose, di<br />

adolescenti grasse e problematiche<br />

dagli impulsi suicidi e da ragazzi<br />

insensibili che potrebbero, un<br />

domani, rive<strong>la</strong>rsi dei serial killer. Un<br />

ritratto a fosche tinte del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

americana, dove i professori non<br />

sono certamente più felici dei loro<br />

alunni, che Kaye racconta in<br />

maniera lirica e visivamente<br />

emozionante in un crescendo<br />

addolorato e problematico. Le<br />

immagini curatissime di Kaye<br />

(anche direttore del<strong>la</strong> fotografia) si<br />

alternano con foto, disegni,<br />

memorie dal passato per restituire<br />

allo spettatore il senso di una storia<br />

avvolta da una sorta di pessimismo<br />

s c h e d e c r i t i c he<br />

cosmico rispetto al<strong>la</strong> società<br />

americana e al<strong>la</strong> sua scuo<strong>la</strong>,<br />

dominata dall’indifferenza,<br />

dall’ipocrisia e dal<strong>la</strong> disperazione.<br />

Eppure, nonostante le<br />

drammatiche dichiarazioni iniziali<br />

di veri insegnanti che par<strong>la</strong>no<br />

del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> con toni certamente<br />

di forte disillusione, Detachment<br />

- Il distacco sortisce volutamente<br />

l’effetto contrario, facendo del<br />

personaggio di Brody una sorta di<br />

antieroe consapevole dei propri<br />

limiti, che affronta in maniera<br />

solitaria e razionale un <strong>la</strong>voro<br />

diventato una vera e propria<br />

missione. Non è certo <strong>la</strong> prima<br />

volta che il cinema americano<br />

affronta <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> come uno dei<br />

temi di punta del<strong>la</strong> società civile,<br />

ma rispetto a tanto cinema del<br />

passato il senso di sopraffazione<br />

viene sublimato visivamente in un<br />

racconto rarefatto ed essenziale<br />

sul piano visivo, nel quale il vuoto<br />

dei personaggi si concretizza in<br />

una serie di sequenze oniriche.<br />

Un film originale e rilevante per<br />

<strong>la</strong> società di oggi, nonostante i<br />

dubbi sollevati da certe situazioni<br />

che ad uno spettatore europeo<br />

potrebbero apparire come<br />

esasperazioni al limite del melò.<br />

MARCO SPAGNOLI<br />

di Madonna<br />

Titolo originale: W.E. …Sceneggiatura: Alek Keshishian<br />

…Fotografia: Hagen Bogdanski …Montaggio:<br />

Danny Tull …Musiche: Abel Korzeniowski …Interpreti:<br />

Abbie Cornish, Andrea Riseborough, Oscar Isaacs,<br />

James D’Arcy, James Fox …Produzione: Semtex<br />

Films …Distribuzione: Archibald … Gran Bretagna<br />

2011 …colore 110’<br />

••• PARE CHE W.E., fuori concorso<br />

al<strong>la</strong> Mostra di Venezia e secondo<br />

film di Madonna dopo il<br />

giovanilistico Sacro e profano, sia<br />

nato da un vero e proprio culto<br />

del<strong>la</strong> popstar verso <strong>la</strong> figura di<br />

Wallis Simpson, <strong>la</strong> donna per <strong>la</strong><br />

quale nel 1936 il re britannico<br />

Edoardo VIII rinunciò al trono. La<br />

cantante ha in comune con <strong>la</strong><br />

Simpson un’indubbia vocazione<br />

al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>ta sociale e due divorzi,<br />

ma deve comunque, come lei,<br />

coltivare una certa idea zuccherosa<br />

dell’amore romantico, sempre che<br />

si voglia credere al<strong>la</strong> favo<strong>la</strong><br />

moderna che Madonna ci racconta<br />

sullo schermo.<br />

Il punto di vista che <strong>la</strong> regista sposa<br />

– e il matrimonio in questo caso è il<br />

nodo del<strong>la</strong> vicenda – è in toto<br />

quello dell’americana Wallis, qui<br />

sdoppiata con una giovane donna<br />

newyorkese, Wally, che madre e<br />

nonna hanno allevato nel mito<br />

dell’amore fatale del XX secolo.<br />

Wally è sposata con un ricco<br />

analista fedifrago e manesco, che<br />

<strong>la</strong> <strong>la</strong>scia sempre so<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> grande<br />

casa vuota e le nega <strong>la</strong> maternità.<br />

Per trovare <strong>la</strong> forza di<br />

riconquistare il marito, Wally visita<br />

tutti i giorni da Sotheby’s<br />

l’esposizione degli oggetti del<strong>la</strong><br />

celebre coppia W.E., fino ad<br />

entrare in contatto con <strong>la</strong> sua<br />

omonima, che si rive<strong>la</strong> di spirito<br />

pratico e assai disincantato. La<br />

povera Wallis, che aveva sedotto<br />

con metodicità l’erede al trono<br />

d’Inghilerra, non aveva valutato<br />

che le cose potessero sfuggirle di<br />

mano e che il re avrebbe abdicato<br />

per amor suo, mettendoli in una<br />

condizione di esiliati seppure di<br />

alto rango. Se Edoardo aveva<br />

approfittato di questo amore per<br />

riguadagnare <strong>la</strong> libertà, Wallis ne<br />

era rimasta prigioniera per sempre.<br />

Il mito del Principe azzurro<br />

sembrerebbe così demolito, ma<br />

ecco che ricompare nelle vesti di<br />

un sorvegliante di Sotheby’s,<br />

immigrato russo che nasconde<br />

sotto l’umile livrea un animo da<br />

fine poeta e ispirato pianista. Per<br />

le donne non c’è scampo: un<br />

principe reale esce dal<strong>la</strong> porta,<br />

smitizzato dalle parole del<strong>la</strong> sua<br />

smaliziata compagna, un altro<br />

virtuale rientra dal<strong>la</strong> finestra<br />

grazie ai flussi migratori del<strong>la</strong><br />

vecchia, ma pur sempre vigorosa<br />

Europa. Insomma non ce ne<br />

liberiamo mai, e <strong>la</strong> riproposizione<br />

in versione 2011 del mito non può<br />

che suonare artificiosa da una che<br />

ha fatto di Material girl un inno<br />

femminile. Artificiosa è del resto<br />

tutta l’architettura del film,<br />

strutturato come un intreccio di<br />

storie parallele con dovizia di<br />

f<strong>la</strong>shback e f<strong>la</strong>shforward, ralenti,<br />

studiate esibizioni di stile e un<br />

tripudio di costumi favolosi (di<br />

Arianne Phillips), praticamente<br />

una sfi<strong>la</strong>ta di moda. Ogni tanto<br />

una felice intuizione ci sveglia dal<br />

torpore del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> ricostruzione<br />

d’epoca – velocemente messi da<br />

parte i risvolti scomodi del<strong>la</strong><br />

coppia, come il sospetto di filonazismo<br />

– e sono proprio i<br />

momenti in cui <strong>la</strong> musica prende il<br />

sopravvento. Esemp<strong>la</strong>re è <strong>la</strong><br />

sequenza del folle ballo sulle note<br />

di Pretty vacant dei Sex Pistols, un<br />

volo onirico che sembra far intuire<br />

qualche potenzialità in più nelle<br />

corde del<strong>la</strong> regista, se solo si fosse<br />

concessa maggiori libertà<br />

espressive e non avesse inseguito<br />

per forza l’immagine elegante.<br />

Dei due amanti celebrati come una<br />

persona so<strong>la</strong> dall’onnipresente<br />

logo W.E., non rimane dunque<br />

grande spessore. A loro ne<br />

preferiamo altri due con le stesse<br />

iniziali, Wall-E e Eve, tanto più veri<br />

nei loro corpi meccanici.<br />

BARBARA CORSI<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

39


s c h e d e c r i t i c h e<br />

QUALCHE NUVOLA<br />

di Saverio Di Biagio<br />

Sceneggiatura: Saverio Di Biagio …Fotografia: Francesco<br />

Di Giacomo …Montaggio: Marco Spoletini<br />

…Musiche: Francesco Cerasi …Interpreti: Michele<br />

A<strong>la</strong>hique, Greta Scarano, Aylin Prandi, Primo Reggiani,<br />

Giorgio Co<strong>la</strong>ngeli, Pietro Sermonti, Michele<br />

Riondino, Elio Germano …Produzione: Minollo Film,<br />

Bartleby Film, Relief, Dap Italy, Rai Cinema …Distribuzione:<br />

Fandango …Italia 2011 …colore 99’<br />

••• IL DRAMMA di cambiare <strong>la</strong><br />

carta da parati nel<strong>la</strong> vecchia casa<br />

ereditata dal<strong>la</strong> nonna, testé<br />

defunta. Cinzia (Greta Scarano) non<br />

sa come uscirne, ma il fidanzato<br />

Diego (Michele Alhaique) sembra<br />

non ascoltar<strong>la</strong>, evidentemente non<br />

<strong>la</strong> sente. Ha “qualche nuvo<strong>la</strong>” per<br />

<strong>la</strong> testa. L’inizio contiene già il tutto<br />

dell’esordio al<strong>la</strong> regia di Saverio Di<br />

Biagio, uomo total-cinema e tra i<br />

più apprezzati aiuto-registi italiani,<br />

il che non è poco se si vuole<br />

ricordare che il cinema è un atto<br />

d’insieme. Il suo primo film,<br />

presentato al Controcampo Italiano<br />

del<strong>la</strong> Mostra di Venezia 2011, se l’è<br />

pensato, scritto e diretto<br />

“sporcandosi” le mani nel cantiere<br />

dove <strong>la</strong>vora Diego, il suo giovane<br />

protagonista ormai prossimo alle<br />

nozze con <strong>la</strong> dolce Cinzia. Il<br />

contesto è quello del<strong>la</strong> famiglia pop<br />

romana dei nostri tempi,<br />

“caciarona” ai limiti del borgataro<br />

ma proprio per questo ancora<br />

genuina nel<strong>la</strong> sua audacia<br />

espressiva. I due giovani, come<br />

anime votate al<strong>la</strong> tradizione,<br />

seguono passo passo <strong>la</strong> ritualità<br />

radicata del Belpaese che si ostina a<br />

mantenere l’immutabilità di “modi<br />

e costumi”, anche <strong>la</strong>ddove risultino<br />

ormai palesemente obsoleti. E<br />

proprio sull’intima ribellione di<br />

Diego ai preparativi del<br />

matrimonio, con <strong>la</strong> ben ce<strong>la</strong>ta<br />

femme fatale dal nome Vio<strong>la</strong> (Aylin<br />

Prandi), si costruisce <strong>la</strong> trama di<br />

questa commedia, orientata a<br />

mostrare uno spaccato formato<br />

“family” di un Paese che tenta di<br />

cambiare tra mille ostacoli. Di<br />

LE PALUDI DELLA MORTE<br />

di Ami Canaan Mann<br />

Titolo originale: Texas Killing Fields …Sceneggiatura:<br />

Donald F. Ferrarone …Fotografia: Stuart Dryburgh<br />

…Montaggio: Cindy Mollo …Musiche: Dikon<br />

Hinchliffe …Interpreti: Sam Worthington, Jeffrey<br />

Dean Morgan, Jessica Chastain, Chloë Grace Moretz,<br />

Sheryl Lee …Produzione: Blue Light Block, Hanson<br />

Watley Entertainment …Distribuzione: 01 …Usa<br />

2011 …colore 105’<br />

••• DALLE PARTI di Texas City, a sud<br />

di Huston: un agente del<strong>la</strong> Omicidi<br />

(il Sam Worthington di Avatar) e<br />

un collega appena arrivato da New<br />

York (Morgan) seguono le orme di<br />

un serial killer che agisce<br />

indisturbato nel<strong>la</strong> zona paludosa<br />

denominata Killing Fields. Le<br />

vittime sono tutte donne e quando<br />

scompare Anne (<strong>la</strong> Moretz di Hugo<br />

Cabret e Dark shadows), una<br />

tenera ragazzina <strong>la</strong>sciata troppo<br />

so<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> famiglia disfunzionale (<strong>la</strong><br />

madre è Sheryl Lee, già Laura<br />

Palmer per Lynch), inizia una lotta<br />

contro il tempo per salvarle <strong>la</strong> vita.<br />

Tra atmosfere tetre e vite ai<br />

margini si dipana tutto quanto vi<br />

aspettereste da un sano e robusto<br />

poliziesco: un team di investigatori<br />

con tanto di ex moglie poliziotto<br />

(<strong>la</strong> radiosa e qui poco utilizzata<br />

Chastain), traumi e sensi di colpa,<br />

l’ossessione di aiutare l’ultima<br />

potenziale vittima; <strong>la</strong> ricostruzione,<br />

le false piste, l’addentrarsi tra le<br />

paludi con alberi scheletrici e<br />

scenari inquietanti, fino allo<br />

scioglimento finale.<br />

Fa venire l’acquolina in bocca il<br />

nome di Michael Mann tra i<br />

produttori. Attenzione però: a<br />

dirigere non è l’autore<br />

dell’inarrivabile Manhunter, di<br />

Heat o Col<strong>la</strong>teral bensì <strong>la</strong> figlia, le<br />

cui precedenti esperienze (salvo<br />

l’opera prima Morning, nel 2000)<br />

sono televisive: non è un limite in<br />

sé, ma qui si vede. O forse Don<br />

Ferrarone, ex poliziotto del<strong>la</strong><br />

narcotici ora sceneggiatore, non è<br />

Olivier Marchal, “collega” francese<br />

sul campo che poi ha sublimato<br />

frustrazioni e memorie torbide in<br />

gioielli quali 36 Quai des<br />

TUTTI I RUMORI DEL MARE<br />

di Federico Brugia<br />

Sceneggiatura: Federico Brugia …Fotografia: Gergerhly<br />

Poharnok …Montaggio: Vilma Conte …Musiche:<br />

Ferdinando Arnò …Interpreti: Sebastiano Filocamo,<br />

Orsi Toth, Ben Northoover, Malika Ayane, Rocco<br />

Siffredi …Produzione: The Family, Laokoon Film,<br />

Nursery …Distribuzione: Officine Ubu …Italia 2012<br />

…colore 95’<br />

••• TUTTI I rumori del mare è un<br />

noir dal<strong>la</strong> forte vocazione<br />

esistenziale che, per le tematiche e<br />

una dimensione emotiva rarefatta<br />

e addolorata, ha alcuni temi in<br />

comune con Le conseguenze<br />

dell’amore di Paolo Sorrentino.<br />

L’esordio nel lungometraggio del<br />

celebrato regista pubblicitario<br />

Federico Brugia, autore di diversi<br />

videoclip e di numerosi spot, è nel<br />

segno del cinema d’autore: una<br />

storia raccontata in un colore che<br />

rasenta i toni del grigio e del nero,<br />

segue <strong>la</strong> dinamica di un uomo<br />

senza nome, che ha barattato le<br />

inquietudini del proprio passato<br />

con un presente fatto di silenzi e di<br />

azioni che è meglio non ricordare.<br />

Interpretato da un lucido e<br />

perfetto Sebastiano Filocamo, il<br />

protagonista è al<strong>la</strong> costante ricerca<br />

di un oblio personale dove il<br />

sacrificio del<strong>la</strong> propria identità e<br />

dei ricordi ha coinciso con un<br />

quotidiano fatto di giornate sempre<br />

uguali. Tutti i rumori del mare è il<br />

racconto di una crisi: un mondo<br />

apparentemente perfetto, in cui <strong>la</strong><br />

tratta di giovani donne nel cuore<br />

dell’Europa è solo un business<br />

redditizio, inizia a perdere<br />

lentamente i pezzi con conseguenze<br />

pericolose se non addirittura letali<br />

per un sistema, ma anche per i<br />

Biagio non si è fatto mancare<br />

nul<strong>la</strong>: il cast e <strong>la</strong> troupe di qualità<br />

(ottimo Michele Alhaique nel suo<br />

primo film da puro protagonista),<br />

<strong>la</strong> cura nel<strong>la</strong> confezione non<br />

indugiante al piattume televisivo,<br />

<strong>la</strong> p<strong>la</strong>usibilità seppur cine-gonfiata<br />

degli eventi, in cui ci si riesce a<br />

riconoscere facendosi anche alcune<br />

sane risate. Forse qualche<br />

smontatura di luoghi comuni<br />

avrebbe giovato al<strong>la</strong> freschezza del<br />

film, a tratti imprigionato, proprio<br />

come il suo protagonista, in una<br />

modalità narrativa un po’ troppo<br />

omologata, che notoriamente<br />

affligge soprattutto l’universo<br />

delle commedie. Attendiamo<br />

l’opera seconda per comprendere<br />

fino a che punto questo “operaio<br />

del cinema” (<strong>la</strong> definizione è sua) si<br />

vorrà mettere in gioco oltre i<br />

cliché.<br />

ANNA MARIA PASETTI<br />

Orfèvres e L’ultima missione.<br />

Non c’è insomma un’impronta<br />

autoriale ma un livello accettabile<br />

di professionalità: va bene per una<br />

visione con suspence su grande<br />

schermo, eppure in tanti si sono<br />

chiesti cosa ci facesse in concorso a<br />

Venezia 2011.<br />

MARIO MAZZETTI<br />

singoli che dovranno fare appello<br />

al residuo del<strong>la</strong> propria umanità<br />

per tentare di sopravvivere. La<br />

regia di Brugia, essenziale e<br />

dinamica, guida lo spettatore al<strong>la</strong><br />

scoperta di un racconto imperfetto<br />

e volutamente non conso<strong>la</strong>torio,<br />

ma anche molto lirico che par<strong>la</strong> in<br />

maniera differente agli spettatori<br />

disponibili ad ascoltare storie di<br />

uomini senza nome e quasi sempre<br />

senza onore, pronti ad uccidere ma<br />

non a ricordare le ragioni del<strong>la</strong><br />

propria umanità. Interessante e<br />

riuscito, un film che colpisce per <strong>la</strong><br />

sua ambientazione mitteleuropea e<br />

per il suo essere un noir che non ha<br />

paura di misurarsi con una catarsi<br />

finale dove perdere tutto significa<br />

tornare a scoprire qualcosa di se<br />

stessi.<br />

MARCO SPAGNOLI<br />

40 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


LA MIA VITA È UNO ZOO<br />

s c h e d e c r i t i c he<br />

di Cameron Crowe<br />

Titolo originale: We bought a zoo …Sceneggiatura:<br />

Cameron Crowe, Alice Brosh McKenna dal<br />

romanzo di Benjamin Mee …Fotografia: Rodrigo<br />

Prieto …Montaggio: Mark Livolsi …Musiche: Jonsi<br />

…Interpreti: Matt Damon, Scarlett Johansson,<br />

Thomas Haden Church, Elle Fanning, Colin Ford<br />

…Produzione: 20th Century Fox Film Corporation,<br />

LBI Entertainment, Vinyl Films …Distribuzione:<br />

20th Century Fox …Usa 2012 …colore 122’<br />

••• CAMERON CROWE torna<br />

al<strong>la</strong> regia di un lungometraggio<br />

di fiction, sei anni dopo lo<br />

sfortunato Elizabethtown e<br />

dieci dopo Vanil<strong>la</strong> sky, con una<br />

storia ispirata al libro<br />

autobiografico di Benjamin<br />

Mee. La trama vede<br />

protagonista un padre single<br />

che ad un certo punto decide di<br />

HEADHUNTERS<br />

di Morten Tyldum<br />

Titolo originale: Hodejegerne …Sceneggiatura:<br />

Lars Gudmestad, Ulf Ryberg dal romanzo di Jo<br />

Nesbø ...Fotografia: John Andreas Andersen<br />

…Montaggio: Vidar F<strong>la</strong>taukan …Interpreti:<br />

Aksel Hennie, Niko<strong>la</strong>j Coster-Waldau, Julie R.<br />

Olgaard, Joachim Rafaelsen, Baard Owe …Produzione:<br />

Fri<strong>la</strong>nd, ARD Degeto Film, Yellow Bird<br />

Films, Nordisk Film …Distribuzione: Mediterranea<br />

…Norvegia/Germania 2011 …colore 100’<br />

••• DOPO LA TRILOGIA di<br />

Larsson, tocca al romanzo di Jo<br />

Nesbø (senza il detective Harry<br />

Hole) farsi strada nelle sale,<br />

forte del primo premio al Noir<br />

in Festival di Courmayeur. Il<br />

cacciatore di teste richiamato<br />

dal titolo (il plurale sottende il<br />

doppio significato) è Roger<br />

Brown, 1,68 cm. di altezza che<br />

da quelle parti possono essere<br />

davvero un problema. Salvo<br />

compensare con casa e<br />

automobile di lusso,<br />

rigorosamente al di sopra delle<br />

proprie possibilità, pur di<br />

soddisfare <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> moglie<br />

gallerista d’arte – e c’è anche<br />

un’amante. Per <strong>la</strong>voro Brown<br />

ricerca personale qualificato,<br />

nel<strong>la</strong> fattispecie il dirigente di<br />

un grande gruppo di telefonia,<br />

ma “arrotonda” rubando<br />

opere d’arte pregiate con il<br />

valido aiuto di una guardia<br />

giurata. Un giorno piomba dal<br />

ricominciare <strong>la</strong> propria vita,<br />

comprando una nuova casa e<br />

iniziando un nuovo <strong>la</strong>voro.<br />

Senza avere le idee troppo<br />

chiare, trova un luogo molto<br />

bello dove andare ad abitare:<br />

un ex zoo un po’ decaduto<br />

dove, però, vivono ancora<br />

molti animali. Nonostante le<br />

difficoltà, i problemi e tutte le<br />

incertezze del caso, il<br />

protagonista affronta con<br />

determinazione <strong>la</strong> possibilità di<br />

trasformare radicalmente <strong>la</strong><br />

propria esistenza con persone<br />

nuove al proprio fianco, come<br />

<strong>la</strong> splendida Scarlett Johansson<br />

che gli dà una mano a<br />

riprendere le fi<strong>la</strong> del vecchio<br />

zoo. Sin da subito, La mia<br />

nul<strong>la</strong> C<strong>la</strong>s, ex manager di una<br />

compagnia di tlc o<strong>la</strong>ndese, bel<br />

tenebroso giunto in Norvegia<br />

per vendere l’appartamento<br />

del<strong>la</strong> nonna, che custodisce<br />

una te<strong>la</strong> di Rubens trafugata<br />

ai nazisti. Grazie al<strong>la</strong><br />

segna<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> moglie,<br />

Roger conosce C<strong>la</strong>s e, mentre<br />

progetta di rubargli il quadro,<br />

vede in lui il candidato ideale<br />

per il posto in palio.<br />

Intorno al<strong>la</strong> mezz’ora, quando<br />

il protagonista, nel rubare <strong>la</strong><br />

te<strong>la</strong>, scopre <strong>la</strong> tresca tra <strong>la</strong><br />

moglie e l’o<strong>la</strong>ndese, e subito<br />

prima i suoi trascorsi in<br />

un’unità speciale dell’esercito,<br />

esplode l’azione e tutti i piani<br />

vanno all’aria. Abituato a<br />

dirigere il gioco, Roger finisce<br />

nei guai (oltre che,<br />

letteralmente, nel letame) e<br />

viene braccato con scarsa<br />

capacità di riflettere e reagire.<br />

La metamorfosi<br />

dell’uomo, che predilige<br />

l’avere all’essere e che<br />

chiosa di reputazione e<br />

codice morale con gli<br />

aspiranti manager, è uno<br />

degli elementi chiave<br />

del<strong>la</strong> trama che non<br />

risparmia uomini che<br />

muoiono due volte,<br />

scambi di persona,<br />

vita è uno zoo appare<br />

esattamente per quello che<br />

è: una storia di redenzione<br />

personale, destinata ad un<br />

inevitabile lieto fine.<br />

Nonostante una certa<br />

prevedibilità e una buona<br />

dose di superficialità<br />

nell’affrontare le personalità<br />

dei protagonisti, il film<br />

conquista lo spettatore<br />

grazie al<strong>la</strong> serenità di un<br />

racconto di formazione<br />

interpretato da un ottimo<br />

cast e narrato, in ogni caso,<br />

con una giusta dose di ironia<br />

in grado di smussare i<br />

momenti più drammatici<br />

senza rischiare di farli<br />

diventare eccessivamente<br />

melò. Un film “familiare” nel<br />

più puro stile americano,<br />

vagamente artificiale in<br />

alcuni momenti ma, al<br />

tempo stesso, fascinoso e<br />

narrato in maniera molto<br />

dinamica anche grazie al<strong>la</strong><br />

colonna sonora firmata da<br />

Jonsi cui Cameron Crowe, ex<br />

giornalista di Rolling Stone,<br />

mesco<strong>la</strong> molti dei suoi brani<br />

pop preferiti.<br />

MARCO SPAGNOLI<br />

l’assunzione di molteplici<br />

identità, il dubbio su chi aiuti<br />

lo spietato C<strong>la</strong>s nel<strong>la</strong> caccia<br />

senza tregua e senza<br />

testimoni – e senza certezze,<br />

quanto ai motivi scatenanti.<br />

Lo scioglimento sarà cruento<br />

quanto e<strong>la</strong>borato, e se<br />

qualcosa non quadra ci<br />

penserà il famoso detective<br />

nazionale a rimettere le cose<br />

a posto… Come nei gialli di<br />

Larsson, una trama<br />

aggrovigliata e nerissima,<br />

che non lesina efferatezze e<br />

colpi di scena, si risolve in un<br />

finale che mette<br />

miracolosamente a posto<br />

tutti i tasselli, con ampio<br />

ricorso al<strong>la</strong> tecnologia più<br />

avanzata nel<strong>la</strong> costruzione<br />

del plot. Gli amanti del<br />

genere si accomodino senza<br />

riserve.<br />

MARIO MAZZETTI<br />

LOVE & SECRETS<br />

di Andrew Jarecki<br />

Sceneggiatura: Marc Smerling e Marcus Hinchey ...Fotografia: Michael<br />

Seresin …Montaggio: David Rosenbloom, Shelby Siegel …Musiche: Rob<br />

Simonsen …Interpreti: Ryan Gosling, Kirsten Dunst, Frank Langel<strong>la</strong>, Lily<br />

Rabe, Philip Baker Hall …Produzione: Groundswell Productions, Hit the<br />

Ground Running Films …Distribuzione: Bim …Usa 2010 …colore 101’<br />

••• IL PIÙ FAMOSO caso di persona scomparsa<br />

nel<strong>la</strong> storia di New York. Questo è Love &<br />

secrets, cornice gial<strong>la</strong>, tinte rosa, cemento<br />

armato – a far da sfondo è una dinastia di<br />

pa<strong>la</strong>zzinari yankee – e un nome e cognome: il<br />

rampollo Robert Durst, sospettato di aver ucciso<br />

<strong>la</strong> moglie Katie, sparita nel nul<strong>la</strong> nel 1982 e mai<br />

più ritrovata. Sospettato, appunto, ma non<br />

condannato… Andrew Jarecki non bissa il suo<br />

folgorante esordio, eppure Love & secrets è un<br />

altro ritratto di famiglia in interni, un altro atto<br />

di accusa alle opulente miserie del<strong>la</strong> vita<br />

(alto)borghese. Quello che purtroppo manca è il<br />

principale capo d’accusa utilizzato da Jarecki in<br />

Un storia americana (Capturing the<br />

Friedmans): l’auto-memoria, ovvero i filmini<br />

amatoriali girati dal<strong>la</strong> stessa allegra famiglio<strong>la</strong>;<br />

<strong>la</strong> tesi di Jarecki ha bisogno del<strong>la</strong> cronaca<br />

autoprodotta, del<strong>la</strong> mistificazione, dell’elusione,<br />

del sovvertimento del<strong>la</strong> verità. Comunque,<br />

anche qui <strong>la</strong> materia cinematografica è sempre<br />

quel<strong>la</strong> di cui sono fatti i fatti: Robert Durst<br />

diviene David Marks, ovvero il non eccelso Ryan<br />

Gosling, con una moglie (una Kirsten Dunst in<br />

forma) e altri due omicidi forse sul<strong>la</strong> coscienza<br />

ma non sul<strong>la</strong> fedina penale. Chi era Robert<br />

Durst, chi è David Marks? Un genio del male,<br />

uno psicopatico, un ultracapitalista, un marito<br />

innamorato pervertito dal potere o che altro?<br />

Jarecki non dice alcunché, gli va dato atto, bensì<br />

mostra più di qualcosa, stando attaccato con <strong>la</strong><br />

macchina da presa a queste vite (e morti) di<br />

uomini non adamantini, frugando negli intrighi,<br />

gli scoppi d’ira, il parossimo del potere e<br />

l’ossessione del controllo. In altre parole il suo<br />

tallonamento, se non <strong>la</strong> sua critica adesione, è<br />

per <strong>la</strong> normalità del mostro e, viceversa, <strong>la</strong><br />

mostruosità del<strong>la</strong> cosiddetta “normalità”.<br />

L’attenzione è per l’aspetto formale, ovvero<br />

l’utilizzo degli stilemi thriller, delle convenzioni<br />

noir, delle virate in giallo per intrecciare Eros e<br />

Thanatos, segreti e bugie coniugali e familiari,<br />

mentre i verdoni predicano farisaici In God we<br />

trust. Ecco che frul<strong>la</strong>ndo psiche e sentimento,<br />

amore e perversione, thriller e (sciagurato)<br />

romance, Love & secrets riesce a sfrondare tre<br />

decenni di sospetti, misteri e sensazionalismi e<br />

cercare il sempiterno cuore di tenebra.<br />

Perfettibile, manchevole, persino ingolfato e<br />

sfi<strong>la</strong>cciato, ma Jarecki è come Poe: ha in pugno il<br />

cuore rive<strong>la</strong>tore dell’America. E dell’Uomo.<br />

FEDERICO PONTIGGIA<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

41


ABRUZZO<br />

Giulianova: Moderno<br />

BASILICATA<br />

Matera: Kennedy<br />

CAMPANIA<br />

Napoli: America Hall, Fi<strong>la</strong>ngieri, La Per<strong>la</strong>,<br />

Vittoria<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

Bologna: Odeon, Rialto Studio, Roma<br />

Ca’ de Fabbri: Nuovo Mandrioli<br />

Carpi: Arena San Rocco<br />

Cavriago: Novecento<br />

Cesena: Eliseo<br />

Faenza: Sarti<br />

Ferrara: Apollo, Sa<strong>la</strong> Boldini<br />

Forlì: Saffi<br />

Imo<strong>la</strong>: Don Fiorentini<br />

Medol<strong>la</strong>: Facchini<br />

Modena: Filmstudio 7B<br />

Parma: Astra, D’Azeglio<br />

Piacenza: Nuovo Jolly<br />

Puianello: Eden<br />

Ravenna: Cinema City, Astoria, Jolly<br />

Reggio Emilia: Jolly, Olimpia, Rosebud<br />

Rimini: Tiberio<br />

Salsomaggiore Terme: Odeon<br />

Soliera: Italia<br />

Scandiano : M.M. Boiardo<br />

Traversetolo: Grand’Italia<br />

FRIULI VENEZIA GIULIA<br />

Gorizia: Vittoria<br />

Grado: Cristallo<br />

Pordenone: Cinemazero<br />

Udine: Visionario<br />

LAZIO<br />

Roma: Alcazar, Intrastevere, Mignon,<br />

Nuovo Olimpia, Nuovo Sacher,<br />

Quattro Fontane, Tibur<br />

Gaeta: Ariston<br />

Latina: Oxer<br />

Sabaudia: Augustus<br />

Trevignano Romano: Palma<br />

LIGURIA<br />

Genova: Ariston, Don Bosco, San Siro<br />

Albenga: Ambra<br />

Bordighera: Olimpia<br />

Chiavari: Mignon<br />

La Spezia: Filmstudio P. Germi<br />

Lerici: Astoria<br />

Levanto: Sport<br />

Pietra Ligure: Comunale<br />

Rossiglione: Sa<strong>la</strong> Municipale<br />

Sanremo: Centrale Tabarin<br />

LOMBARDIA<br />

Mi<strong>la</strong>no: Anteo, Apollo, Ariosto, Ducale,<br />

Mexico, Arcobaleno<br />

Bergamo: Alba, Capitol<br />

Brugherio: S. Giuseppe<br />

Capriolo: Gemini<br />

Carugate: Don Bosco<br />

Castiglione delle Stiviere: Supercinema<br />

Cesano Maderno: Excelsior<br />

Cologno Monzese: Cineteatro di via Volta<br />

Costa Volpino: Iride<br />

Cremona: Filo, Arena Giardino,<br />

Spazio Cinema Po<br />

Lonato: King<br />

Mantova: Cinecity Sa<strong>la</strong> Bios<br />

Mezzago: Bloom<br />

Monza: Teodolinda<br />

Morbegno: Iris<br />

Opera: Eduardo<br />

Pavia: Corallo, Ritz<br />

Saronno: Silvio Pellico<br />

S. Donato Mi<strong>la</strong>nese: Troisi<br />

S. Giuliano Mi<strong>la</strong>nese: Ariston<br />

Seregno: Roma<br />

Sesto S. Giovanni: Rondinel<strong>la</strong><br />

Sermide: Capitol<br />

Temù: Alpi<br />

Treviglio: Ariston<br />

Varese: Filmstudio 90<br />

MARCHE<br />

Ancona: Cinemazzurro<br />

Cupra Marittima: Margherita<br />

Fabriano: Montini<br />

Fermo: Sa<strong>la</strong> degli Artisti, Super8<br />

Macerata: Multiplex 2000<br />

Matelica: Famiglia<br />

Filottrano: Torquis<br />

Senigallia: Gabbiano<br />

Sant’Angelo in Vado: Apollo<br />

Urbania: Lux<br />

Urbino: Nuova Luce<br />

PIEMONTE<br />

Torino: Empire, Massimo<br />

Acqui Terme: Cristallo<br />

Alba: Cine4<br />

Asti: Nuovo Splendor, Lumiere<br />

Barge: Comunale<br />

Bra: Vittoria<br />

Candelo: Verdi<br />

Cuorgné: Margherita<br />

Dogliani: Multi<strong>la</strong>nghe<br />

Novara: Araldo, Sacro Cuore<br />

Tortona: Stardust<br />

PUGLIA<br />

Bari: Nuovo Splendor, Quattro Palme<br />

Bisceglie: Nuovo<br />

Carovigno: Cineblu<br />

Castel<strong>la</strong>na Grotte: So.Cra.Te<br />

Conversano: Casa delle Arti<br />

Gravina in Puglia: Sidion<br />

Manfredonia: S.Michele<br />

Oria: Vittorio Gassman<br />

Orta Nova: Cicolel<strong>la</strong><br />

Putignano: Sa<strong>la</strong> Margherita, Saletta Fellini<br />

San Pietro Vermotico: Massimo<br />

San Severo: Cicolel<strong>la</strong><br />

Taranto: Bel<strong>la</strong>rmino<br />

SARDEGNA<br />

Cagliari: Alkestis, Greenwich,<br />

Spazio Odissea<br />

SICILIA<br />

Palermo: Aurora<br />

Casuzze: Giardino d’estate<br />

Misterbianco: Trinacria<br />

Ragusa: Lumière<br />

Sciacca: Campidoglio<br />

Siracusa: Aurora<br />

TOSCANA<br />

Firenze: Il Portico<br />

Abbadia San Salvatore: Amiata<br />

Barga: Roma<br />

Bucine: Fi<strong>la</strong>rmonica Ambra<br />

Castiglioncello: Castiglioncello<br />

Cecina: Tirreno<br />

Chianciano Terme: Garden<br />

Figline Valdarno: Nuovo Cinema<br />

Follonica: Astra<br />

Livorno: Grande, Kino dessé,<br />

Quattro Mori<br />

Lucca: Centrale<br />

Manciano: Moderno<br />

Massa e Cozzile: Olimpia<br />

Montecatini: Imperiale<br />

Montelupo Fiorentino: Mignon<br />

Pietrasanta: Comunale<br />

Pisa: Arsenale, Odeon<br />

Piombino: Metropolitan<br />

Pistoia: Roma<br />

Poggibonsi: Garibaldi, Italia,<br />

Politeama<br />

Prato: Terminale<br />

Quarrata: Nazionale<br />

Sesto Fiorentino: MultiGrotta<br />

Siena: Nuovo Pendo<strong>la</strong><br />

Tavarnelle Val di Pesa: Olimpia<br />

TRENTINO ALTO ADIGE<br />

Trento: Astra<br />

Bolzano: Filmclub<br />

Bressanone: Stel<strong>la</strong><br />

UMBRIA<br />

Castiglione del Lago: Cesare Caporali<br />

Città di Castello: Eden<br />

Foligno: Politeama C<strong>la</strong>rici<br />

VENETO<br />

Venezia: Astra, Giorgione<br />

Asiago: Lux<br />

Bassano del Grappa: Metropolis,<br />

Martinovich<br />

Belluno: Italia, La Petite Lumière<br />

Castelfranco Veneto: Hesperia<br />

Cavarzere: Verdi<br />

Cerea: Mignon<br />

Conegliano Veneto: Meliès<br />

Montagnana: Bellini<br />

Montebelluna: Italia<br />

Oderzo: Cristallo<br />

Padova: MultiAstra, Multisa<strong>la</strong> MPX, Porto<br />

Astra<br />

Piove di Sacco: Marconi<br />

Robegano: Oratorio<br />

Rosà: Montegrappa<br />

Rovigo: Cinergia<br />

Schio: Don Bosco<br />

So<strong>la</strong>gna: Val Brenta<br />

Treviso: Corso<br />

Valdagno: Super<br />

Verona: Fiume, Nuovo S. Michele,<br />

Pindemonte<br />

Vicenza: Odeon, Patronato Leone XIII, Roma,<br />

Araceli<br />

Vittorio Veneto: Verdi


s c h e d e c r i t i c he<br />

LORAX IL GUARDIANO DELLA FORESTA<br />

di Chris Renaud, Kyle Balda<br />

Titolo originale: Dr. Seuss’ The Lorax …Sceneggiatura:<br />

Ken Daurio, Cinco Paul dal racconto del<br />

Dr.Seuss …Montaggio: C<strong>la</strong>ire Dodgson, Steven<br />

Liu, Ken Schretzmann …Musiche: John Powell<br />

…Voci originali: Danny De Vito, Zac Efron, Taylor<br />

Swift …Voci italiane: Danny De Vito, Marco<br />

Mengoni …Produzione: Universal Pictures, Illumination<br />

Entertainment …Distribuzione: Universal<br />

…Usa 2012 …colore 95’<br />

••• IL GRUPPO di <strong>la</strong>voro alle<br />

spalle del successo di<br />

Cattivissimo me porta sullo<br />

schermo uno dei racconti più<br />

“politici” del Dr.Seuss. Lorax –<br />

Il guardiano del<strong>la</strong> foresta,<br />

realizzato in un 3D molto<br />

riuscito da un team<br />

internazionale negli studi<br />

MacGuff di Parigi, è una favo<strong>la</strong><br />

dal<strong>la</strong> forte matrice ecologista,<br />

ambientata in un mondo<br />

deprivato degli alberi,<br />

dominato da un politicante che<br />

non si cura del<strong>la</strong> mancanza<br />

d’aria e celebra, invece, <strong>la</strong> virtù<br />

del<strong>la</strong> p<strong>la</strong>stica. Ironico e<br />

divertente, il film sfrutta<br />

l’elemento fiabesco per<br />

obbligare bonariamente gli<br />

spettatori bambini e adulti a<br />

riflettere sulle conseguenze di<br />

azioni che portano il nostro<br />

mondo ad essere privato del<strong>la</strong><br />

IL MUNDIAL DIMENTICATO<br />

di Lorenzo Garzel<strong>la</strong><br />

e Filippo Macelloni<br />

Sceneggiatura: Lorenzo Garzel<strong>la</strong>, Filippo Macelloni<br />

…Fotografia: Alberto Iannuzzi …Montaggio:<br />

Pietro Lassandro …Produzione: Verdeoro, Docksur<br />

Producciones, Rai Cinema, Cinecittà Luce,<br />

Nanof …Distribuzione: JP Entertainment …Italia/Argentina<br />

2011 …colore 95’<br />

••• ESCE il primo giugno il<br />

documentario che ha<br />

galvanizzato a Venezia 2011 <strong>la</strong><br />

p<strong>la</strong>tea delle Giornate degli<br />

Autori. Per dir<strong>la</strong> tutta,<br />

dovremmo definirlo un<br />

mockumentary, al<strong>la</strong> pari del<br />

recente L’era legale di Enrico<br />

Caria: se alcuni dei personaggi<br />

intervistati sono reali e anzi<br />

molto popo<strong>la</strong>ri (Roberto<br />

Baggio, Gary Lineker, Joao<br />

Have<strong>la</strong>nge), è con molta<br />

simpatia che si mettono al<br />

servizio di una storia ben<br />

orchestrata e sceneggiata,<br />

bellezza, ma soprattutto<br />

dell’energia vitale del<strong>la</strong><br />

Natura. E dire che tutto nasce<br />

da Ted, un simpatico<br />

giovanotto che, per far colpo<br />

su una ragazzina più grande di<br />

lui, decide di trovare quello<br />

che lei più sogna e<br />

rega<strong>la</strong>rglielo: un vero albero<br />

da rinvenire all’esterno del<strong>la</strong><br />

cittadina artificiale dove<br />

entrambi abitano. Il ragazzo si<br />

imbarcherà in un’avventura<br />

spettaco<strong>la</strong>re, densa di grandi<br />

sorprese riguardo ad un<br />

passato ormai quasi del tutto<br />

dimenticato. Un film con<br />

momenti divertenti e anche di<br />

poesia, come quando<br />

un’anziana signora ricorda un<br />

mondo diverso da quello in cui<br />

si trova a vivere. Per certi versi<br />

perfino romantico e bril<strong>la</strong>nte, il<br />

sviluppata in modo molto<br />

realistico ma per l’appunto di<br />

fantasia: niente di meno che i<br />

Mondiali di calcio organizzati in<br />

Patagonia nel 1942, in pieno<br />

conflitto mondiale, da un<br />

visionario e un po’ mitomane<br />

conte V<strong>la</strong>dimir Otz. La<br />

narrazione, accompagnata da<br />

lettere, diari, interviste e<br />

bril<strong>la</strong>nti ricostruzioni sempre sul<br />

filo del mistero e dello<br />

sve<strong>la</strong>mento progressivo, parte<br />

dal ritrovamento di uno<br />

scheletro con <strong>la</strong> macchina da<br />

presa, che si rive<strong>la</strong> essere di un<br />

operatore argentino di origini<br />

italiane, Guillermo Sandrini, in<br />

Patagonia proprio per filmare i<br />

Mondiali “c<strong>la</strong>ndestini” con<br />

piglio autoriale, diremmo quasi<br />

sperimentale, sul<strong>la</strong> scia di Leni<br />

Riefenstahl. La cinepresa rive<strong>la</strong><br />

un po’ di pellico<strong>la</strong> impressionata<br />

da cui si risale al Mundial<br />

dimenticato, con il giornalista<br />

locale Sergio Levinsky a<br />

ricostruire passo dopo passo i<br />

momenti salienti dell’evento<br />

sconosciuto al mondo, fino al<strong>la</strong><br />

drammatica finale.<br />

Lo stile documentario sembra<br />

ricalcare inchieste e scoop con<br />

un buon controllo del<strong>la</strong> materia,<br />

dei toni narrativi e del<br />

film arriva sullo schermo in<br />

una traduzione dell’opera del<br />

Dr. Seuss a carattere più<br />

universale rispetto a<br />

precedenti adattamenti<br />

cinematografici, come Il<br />

Grinch e Il gatto col<br />

cappello. Prodotto da Chris<br />

Meledandri, uno dei<br />

responsabili del successo del<strong>la</strong><br />

serie de L’era g<strong>la</strong>ciale, il film<br />

intende sfruttare in pieno lo<br />

spirito attivista dell’opera<br />

dell’autore (che, oltre ad<br />

essere uno scrittore per<br />

bambini, era un apprezzato<br />

fumettista politico) per dar<br />

vita ad una storia in grado di<br />

intrattenere, e al tempo stesso<br />

fare riflettere gli spettatori sul<br />

nostro presente.<br />

MARCO SPAGNOLI<br />

linguaggio cinematografico ad<br />

opera dei due autori<br />

(esordienti ma con regie di<br />

corti e doc; Macelloni ha<br />

diretto Silvio forever con<br />

Faenza) e una serie di<br />

sottotrame e personaggi che<br />

rendono sapida <strong>la</strong> vicenda. La<br />

Coppa Rimet, in qualche modo<br />

trasportata in Patagonia, se <strong>la</strong><br />

giocavano dodici squadre di<br />

ogni tipologia, tra calciatori<br />

professionisti, umili <strong>la</strong>voratori o<br />

intrepidi avventurieri<br />

trasmigrati nel continente<br />

sudamericano, non senza una<br />

componente nazista, visti i<br />

tempi.<br />

Insomma un’opera accattivante<br />

e originale, consigliata sia ai<br />

cinefili più curiosi che agli<br />

appassionati di calcio, sebbene<br />

di calcio giocato non ve ne sia<br />

molto, dal momento che agli<br />

autori interessa soprattutto <strong>la</strong><br />

ricostruzione di un evento che<br />

il tempo ha cancel<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong><br />

memoria e che grazie a un<br />

fortuito ritrovamento (non<br />

senza una componente gial<strong>la</strong>)<br />

torna al<strong>la</strong> luce con una scia<br />

sottilmente malinconica. Ma<br />

anche con tanta ironia.<br />

MARIO MAZZETTI<br />

WOMB<br />

di Benedek Fliegauf<br />

Sceneggiatura: Benedek Fliegauf …Fotografia: Peter Szatmari<br />

…Montaggio: Xavier Box …Musiche: Max Richter, Benedek<br />

Fliegauf, Tamas Beke …Interpreti: Eva Green, Matt Smith,<br />

Istvan Lénart, Lesley Manville …Produzione: Razor Film Produktion,<br />

Inforg Studio, Asap Film, Arte France Cinéma, Boje<br />

Buck Produktion …Distribuzione: Bolero …Ungheria/Germania/Francia<br />

2010 …colore 105’<br />

••• BENEDEK FLIEGAUF, talentuoso enfant<br />

terrible del cinema ungherese premiato con<br />

l’Orso d’argento all’ultimo Festival di Berlino<br />

per il bellissimo Just the wind, nel 2010<br />

scrive e dirige Womb, film complesso e<br />

controverso, un dramma fantascientifico<br />

che tira in ballo questioni etiche<br />

fondamentali. Su una spiaggia del Mare del<br />

Nord, a nove anni, Rebecca incontra Tommy,<br />

<strong>la</strong> sua anima gemel<strong>la</strong>. I due ragazzini<br />

passano qualche giorno insieme finché lei si<br />

trasferisce in Giappone. Dopo dodici anni,<br />

Rebecca (Eva Green) torna a cercare Tommy<br />

(Matt Smith, il più recente Dr. Who<br />

televisivo), ed è come se il tempo non fosse<br />

passato. I due sono innamoratissimi, finché<br />

lui muore in un incidente. Siamo in un<br />

futuro ipotetico, dove <strong>la</strong> clonazione esiste<br />

ed è un fatto abbastanza comune anche se<br />

contrastato, e per Rebecca è l’unico modo<br />

per tenere ancora Tommy con sé: dare al<strong>la</strong><br />

luce un bambino che sarà il clone dell’uomo<br />

che lei ha amato in maniera così profonda e<br />

assoluta. Un altro regista sfrutterebbe<br />

questa materia per farne un film<br />

disturbante, inquietante, horror ma non<br />

Fliegauf, che riesce a rispettare <strong>la</strong><br />

complessità del tema, e dei sentimenti, con<br />

lucida poesia. Perché non sono solo il<br />

potenziale e i rischi del<strong>la</strong> clonazione umana<br />

a essere raccontati, ma sono soprattutto<br />

sentimenti complicati, che sprofondano<br />

negli angoli più oscuri del cuore e<br />

dell’animo umano, a interessare l’autore<br />

ungherese, che qui dimostra una sensibilità<br />

non comune. Femminilità, amore materno,<br />

innamoramento cieco, impulso sessuale<br />

costituiscono il nucleo del racconto, grazie<br />

anche all’interpretazione di Eva Green, che<br />

per quanto non invecchi poi molto nel corso<br />

del<strong>la</strong> narrazione assume sul suo volto, nel<strong>la</strong><br />

voce, nell’espressione, tutta <strong>la</strong> gravità che <strong>la</strong><br />

situazione richiede. Il film procede a passo<br />

lento, l’iso<strong>la</strong>mento in cui Rebecca e suo<br />

figlio vivono portano il film su un piano che<br />

potrebbe essere, se non fantascientifico,<br />

almeno fantastico o soprannaturale; <strong>la</strong><br />

splendida fotografia di Peter Szatmari, fatta<br />

di inquadrature fisse e campi lunghi nel<strong>la</strong><br />

luce livida del Mare del Nord, fissa<br />

sentimenti e temi che sono assoluti, come<br />

anche i rari e brevissimi interventi musicali<br />

di cui Fliegauf è coautore.<br />

CHIARA BARBO<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

43


s c h e d e c r i t i c h e<br />

THE WAY BACK<br />

di Peter Weir<br />

…Sceneggiatura: Keith R. C<strong>la</strong>rke, Peter Weir dal<br />

romanzo “The long walk” di S<strong>la</strong>vomir Rawicz …Fotografia:<br />

Russell Boyd …Montaggio: Lee Smith …Interpreti:<br />

Jim Sturgess, Ed Harris, Colin Farrell, Saoirse<br />

Ronan, Gustaf Skarsgård, Dragos Bucur …Produzione:<br />

Exclusive Films, National Geographic Films con<br />

Imagenation Abu Dhabi, Monolith Films, On the<br />

Road, Point B<strong>la</strong>nk Productions …Distribuzione: 01<br />

…Usa/Emirati Arabi Uniti/Polonia 2011 …colore 133’<br />

••• 1939, LA POLONIA è sotto il<br />

giogo sovietico quando Janusz,<br />

accusato di spionaggio, è<br />

condannato a vent’anni di <strong>la</strong>vori<br />

forzati in un campo di<br />

concentramento in Siberia. Nel<br />

gu<strong>la</strong>g sono riuniti uomini di diversa<br />

nazionalità. Criminali e detenuti<br />

politici vivono fianco a fianco.<br />

Prigioniero di una terra ostile<br />

all’uomo, <strong>la</strong> Siberia, e costretto a<br />

subire le condizioni inumane del<br />

<strong>la</strong>ger, Janusz riesce a tenere desti i<br />

sensi e <strong>la</strong> ragione coltivando un<br />

unico obiettivo: evadere. The way<br />

back è <strong>la</strong> storia di questa evasione,<br />

<strong>la</strong> storia di un lungo viaggio a piedi<br />

che condurrà un gruppo di uomini<br />

dal<strong>la</strong> Siberia all’India attraversando<br />

tempeste di neve, deserti bruciati<br />

dal sole e le montagne<br />

dell’Hima<strong>la</strong>ya, con una marcia<br />

lunga più di seimi<strong>la</strong> chilometri.<br />

A raccontare quest’impresa eroica<br />

è Peter Weir, il regista di film-culto<br />

come Picnic a Hanging Rock,<br />

L’attimo fuggente e The Truman<br />

Show. Accertatosi del<strong>la</strong> veridicità<br />

dell’impresa con una lunga fase di<br />

ricerca storica, Weir si è <strong>la</strong>nciato nel<br />

progetto riunendo intorno a sé un<br />

cast internazionale, a rispecchiare<br />

<strong>la</strong> composizione multiculturale del<br />

gu<strong>la</strong>g: l’inglese Jim Sturgess per il<br />

ruolo del leader del gruppo di<br />

fuggiaschi; l’americano Ed Harris,<br />

che interpreta un ingegnere<br />

americano arrestato a Mosca;<br />

l’ir<strong>la</strong>ndese Colin Farrell per il<br />

personaggio del criminale Valka; lo<br />

svedese Gustaf Skarsgård, il<br />

rumeno Dragos Bucur, il tedesco<br />

Sebastian Urzendowsky nel gruppo<br />

di evasi.<br />

Dopo un inizio c<strong>la</strong>ustrofobico nel<br />

campo di concentramento, a<br />

partire dal<strong>la</strong> fuga del gruppo di<br />

prigionieri il film spicca il volo,<br />

mettendo i personaggi a contatto<br />

diretto con <strong>la</strong> natura. Weir sceglie<br />

di <strong>la</strong>vorare sulle immagini,<br />

<strong>la</strong>sciando al<strong>la</strong> musica<br />

un ruolo<br />

marginale: gli<br />

uomini e gli spazi<br />

aperti hanno lo<br />

stesso statuto di<br />

personaggio. Il<br />

film gioca<br />

sull’equilibrio<br />

tra i primi<br />

piani, che<br />

mettono in<br />

luce <strong>la</strong> sofferenza fisica e <strong>la</strong> lotta<br />

dei corpi per <strong>la</strong> sopravvivenza, e i<br />

campi lunghi e lunghissimi nei<br />

quali <strong>la</strong> natura s’impone con tutta<br />

<strong>la</strong> sua forza facendo degli esseri<br />

umani semplici silhouette perse<br />

nell’immensità del deserto o del<strong>la</strong><br />

foresta. Il film opta per <strong>la</strong> sobrietà:<br />

nessuna concessione al<br />

sentimentalismo, a rischio di<br />

<strong>la</strong>sciare lo spettatore un po’ freddo<br />

in certi passaggi narrativi,<br />

malgrado l’eccezionalità<br />

dell’impresa raccontata. Al termine<br />

di questa grande avventura, resta<br />

impresso nel<strong>la</strong> memoria lo sguardo<br />

dei protagonisti, uno sguardo che<br />

ricorda fino a che punto <strong>la</strong><br />

perseveranza, <strong>la</strong> fiducia e l’anelito<br />

al<strong>la</strong> libertà permettano all’uomo di<br />

realizzare imprese straordinarie.<br />

SILVIA ANGRISANI<br />

VIAGGIO IN PARADISO<br />

di Adrian Grunberg<br />

Titolo originale: How I spent my summer vacation<br />

…Sceneggiatura: Adrian Grunberg, Stacy Perskie<br />

…Fotografia: Benoit Debie …Montaggio: Steven<br />

Rosenblum …Musiche: Antonio Pinto …Interpreti:<br />

Mel Gibson, Peter Stormare, Dean Norris, Gabriel<br />

Jimenez Cacho, Kevin Hernandez …Produzione: Airborne<br />

Productions, Icon Productions …Distribuzione:<br />

Eagle Pictures …Usa 2012 …colore 95’<br />

••• COME spesso capita negli<br />

ultimi anni, un film interpretato<br />

(in questo caso anche prodotto)<br />

da Mel Gibson rischia di rimanere<br />

offuscato, o peggio ancora<br />

travolto dalle vicissitudini<br />

personali dell’attore e regista<br />

americano. Un problema talmente<br />

serio per lui e <strong>la</strong> sua casa di<br />

produzione che Viaggio in<br />

Paradiso è uscito negli Usa<br />

direttamente in home video.<br />

Senza entrare nel merito delle<br />

peraltro discutibili vicende<br />

personali di Gibson, è in ogni caso<br />

davvero un peccato che questo<br />

film non venga valutato per<br />

quello che realmente è: una<br />

pellico<strong>la</strong> d’azione interessante e<br />

originale, non priva di meriti sul<br />

piano stilistico e registico. Scritto e<br />

diretto dal secondo di Gibson sul<br />

set di Apocalypto, l’esordiente<br />

Adrian Grunberg, il film racconta<br />

(come nel titolo originale) <strong>la</strong><br />

decisamente peculiare “vacanza<br />

estiva” di un criminale che ha<br />

appena derubato di diversi milioni<br />

di dol<strong>la</strong>ri un pericoloso boss.<br />

Arrestato dopo uno spettaco<strong>la</strong>re<br />

inseguimento oltre il confine<br />

messicano, l’uomo viene portato a<br />

El Puebilito, una prigione<br />

realmente esistita fino al 2002, in<br />

cui i detenuti sono liberi di<br />

circo<strong>la</strong>re, produrre droga, avere<br />

rapporti con prostitute, portare le<br />

proprie famiglie, in un posto che<br />

sembra un po’ una baraccopoli e<br />

un po’ <strong>la</strong> sede di una civiltà a se<br />

stante. Un posto nel migliore dei<br />

casi allucinante, che ospita migliaia<br />

di persone e che costituisce uno<br />

dei tanti esperimenti falliti legati<br />

al rinnovamento del sistema<br />

penitenziario. È all’interno di<br />

questo luogo spaventoso che<br />

l’uomo dovrà mettere insieme le<br />

forze sufficienti per scappare e<br />

riprendere i soldi “sequestratigli”<br />

da due poliziotti dediti al<strong>la</strong> bel<strong>la</strong><br />

vita.<br />

Ironico e spettaco<strong>la</strong>re, basato su<br />

una sceneggiatura ricca di colpi di<br />

scena che sfrutta in pieno lo<br />

stupore dello spettatore rispetto<br />

all’ambientazione, Viaggio in<br />

Paradiso segna per Gibson una<br />

sorta di ritorno alle origini dopo<br />

Mr. Beaver, diretto dal<strong>la</strong> sua<br />

amica Jodie Foster. A più di<br />

vent’anni dal successo di Mad<br />

Max ed Arma Letale, Gibson<br />

evita di prendere <strong>la</strong> deriva del<br />

blockbuster hollywoodiano per<br />

darsi al cinema indipendente di<br />

qualità, in cui gli stereotipi del<br />

genere d’azione vengono riletti in<br />

maniera divertente ma anche<br />

divertita. Il film sembra avere<br />

fatto sua <strong>la</strong> lezione di tanta<br />

televisione degli ultimi anni (24,<br />

Prison break) e sfrutta le<br />

possibilità di sintesi del cinema<br />

per dar vita ad un film<br />

scanzonato, intrigante<br />

nell’affrontare un mondo spietato<br />

e pericolosissimo, raccontato in<br />

tutte le sue inquietanti<br />

contraddizioni ed impreziosito<br />

dall’utilizzo di una prigione di<br />

Vera Cruz che restituisce, così<br />

come il cast quasi interamente<br />

<strong>la</strong>tino, autenticità al<strong>la</strong> storia.<br />

MARCO SPAGNOLI<br />

44 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


NAOMI<br />

s c h e d e c r i t i c he<br />

di Eitan Zur<br />

Titolo originale: Hitparzut X …Sceneggiatura: Edna<br />

Mazaya dal suo racconto omonimo …Fotografia:<br />

Shay Goldman …Montaggio: Boaz Leon …Interpreti:<br />

Yossi Pol<strong>la</strong>k, Me<strong>la</strong>nie Peres, Orna Porat, Suheil<br />

Haddad …Produzione: July August Productions, Ez<br />

Films …Distribuzione: Bolero Film … Israele/Francia<br />

2010 …colore 102’<br />

••• TUTTI I CALCOLI matematici<br />

non basteranno allo scienziato I<strong>la</strong>n<br />

per darsi una ragione logica di un<br />

fenomeno che in astrofisica è in<br />

grado di spiegare bril<strong>la</strong>ntemente<br />

ai suoi studenti, ma nel<strong>la</strong> vita è<br />

incapace di comprendere e<br />

dominare. L’Hitparzut X del titolo<br />

originale è infatti l’esplosione a<br />

raggi x a cui giungono le stelle che<br />

vivono “in coppia”, una anziana e<br />

una giovane, dopo un certo<br />

periodo di tempo. Durante<br />

l’esplosione <strong>la</strong> vecchia assorbe <strong>la</strong><br />

nuova e muoiono insieme. Nel<br />

caso del film, si può ben dire che<br />

<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> del maturo astrofisico I<strong>la</strong>n<br />

prevalga su quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong><br />

moglie Naomi, di una ventina<br />

d’anni più giovane di lui, quando,<br />

accecato dal<strong>la</strong> gelosia, uccide<br />

l’amante di lei e ne occulta il<br />

corpo. Delusa e preoccupata per<br />

l’improvvisa sparizione dell’amato<br />

ma incapace di confessarsi con<br />

I<strong>la</strong>n, a Naomi non resta che stare<br />

accanto all’affettuoso marito fino<br />

al<strong>la</strong> fatidica “esplosione” che però<br />

non arriverà mai.<br />

L’omicidio passionale e il tentativo<br />

di riavvicinare <strong>la</strong> moglie dopo<br />

l’eliminazione del rivale è uno<br />

schema c<strong>la</strong>ssico di molti melò o<br />

noir cinematografici. In partico<strong>la</strong>re<br />

<strong>la</strong> caratterizzazione dei<br />

personaggi in Naomi (marito<br />

maturo, amante artista) richiama<br />

quelli de L’amore infedele<br />

(Unfaithful) di Adrian Lyne, con<br />

Richard Gere e Diane Lane, a sua<br />

volta remake di Una moglie<br />

infedele di C<strong>la</strong>ude Chabrol.<br />

Questa volta, però, dietro al<strong>la</strong><br />

macchina da presa c’è un regista<br />

ebreo, Eitan Zur, che per il suo<br />

esordio nel lungometraggio,<br />

presentato al<strong>la</strong> Settimana<br />

Internazionale del<strong>la</strong> Critica di<br />

Venezia, porta sullo schermo il<br />

racconto di Edna Mazaya, anche<br />

sceneggiatrice del film. Scrittura<br />

femminile e cultura ebraica,<br />

insieme a un certo humour nero,<br />

innestano sul consumatissimo plot<br />

elementi nuovi, che fanno<br />

emergere al<strong>la</strong> fine una figura<br />

inedita in questo tipo di storie<br />

adulterine: <strong>la</strong> mamma.<br />

Come da manuale, Ei<strong>la</strong>n è legato<br />

da un controverso rapporto di<br />

dipendenza – di cui al<strong>la</strong> fine<br />

scopriremo le motivazioni<br />

psicanalitiche – a una madre<br />

prevaricante e manipo<strong>la</strong>trice. A lei<br />

tocca rimediare i guai del figlio<br />

con cinismo e dedizione, fino al<strong>la</strong><br />

prova estrema, che toglie a I<strong>la</strong>n<br />

anche l’ultima possibilità di espiare<br />

<strong>la</strong> sua colpa. E quale offesa<br />

peggiore per un assassino, per di<br />

più ebreo, che negargli <strong>la</strong><br />

possibilità del castigo? Qui sta <strong>la</strong><br />

novità di Naomi rispetto ad altri<br />

esempi simili, l’attesa di una<br />

rive<strong>la</strong>zione sempre rimandata e<br />

l’impossibilità di un castigo<br />

desiderato. Lo schema narrativo,<br />

control<strong>la</strong>tissimo come uno schema<br />

matematico, si avvita su se stesso<br />

nel<strong>la</strong> spirale di frustrazione del<br />

protagonista, che non riesce ad<br />

essere amato né ad essere punito,<br />

che prova per <strong>la</strong> prima volta con<br />

un certo gusto a esercitare <strong>la</strong><br />

crudeltà (esemp<strong>la</strong>re <strong>la</strong> scena del<br />

ristorante con Naomi) ma resta<br />

sempre un dilettante nei confronti<br />

del sadismo beffardo del<strong>la</strong> madre.<br />

Guardarsi dalle madri troppo<br />

complici!<br />

BARBARA CORSI<br />

ATTACK THE BLOCK<br />

di Joe Cornish<br />

Sceneggiatura: Joe Cornish …Fotografia: Thomas<br />

Townend …Montaggio: Jonathan Amos …Musiche:<br />

Steven Price …Interpreti: Nick Frost, Jodie Whittaker,<br />

John Boyega, Luke Treadaway …Produzione: Big<br />

Talk Productions, Studio Canal, Film4, UK Film Council<br />

…Distribuzione: Filmauro …Gran Bretagna 2011<br />

…colore 88’<br />

••• HORROR ingenuo ed<br />

elementare, artigianale e a<br />

basso costo costruito su ricalchi<br />

e citazioni con una dose<br />

convincente di spavalderia e<br />

cialtroneria. Attack the block,<br />

proiettato in Piazza Grande<br />

all’ultimo festival di Locarno,<br />

raggruppa le tensioni e i<br />

conflitti etnici del<strong>la</strong> periferia<br />

combinati con l’istintiva e<br />

complice solidarietà virile di<br />

fronte al pericolo. Ironico ed<br />

abile nello sfruttare stereotipi e<br />

divertimento, il film, senza<br />

raggiungere gli apici dissacratori<br />

e demenziali di Ridere per<br />

ridere di John Landis e le<br />

grottesche provocazioni delle<br />

pellicole di Ed Wood, intreccia<br />

con stile, e <strong>la</strong> consapevolezza di<br />

non prendersi troppo sul serio, il<br />

racconto di fantascienza con il<br />

crudo realismo delle bande di<br />

quartiere, che vivono di piccoli<br />

furti ed espedienti.<br />

Cinque giovani in un quartiere<br />

residenziale di Londra vedono<br />

cadere un oggetto dal cielo<br />

mentre stanno derubando<br />

un’infermiera: stupiti e<br />

incuriositi, si avvicinano al<br />

luogo dell’impatto e trovano<br />

una creatura aliena che<br />

riescono ad uccidere. Ma è<br />

soltanto l’inizio dell’invasione…<br />

Opera notturna simpatica e<br />

spregiudicata, Attack the block<br />

gioca con i paradossi delle<br />

situazioni e l’esasperazione<br />

comica di paure e tensioni,<br />

seguendo le regole dei generi<br />

tra violenza e sberleffo, cronaca<br />

metropolitana ed apologo di<br />

formazione. Il regista Joe<br />

Cornish, sceneggiatore del<br />

recente Tin Tin firmato da<br />

Spielberg e Jackson, conosce ed<br />

applica <strong>la</strong> sintesi e <strong>la</strong> capacità del<br />

fumetto per riprodurre<br />

meccanismi e personaggi da<br />

guerriglia urbana, che<br />

sopravvivono cercando una via<br />

di fuga, tra desiderio<br />

d’integrazione e profonda<br />

insicurezza, e si trascinano senza<br />

troppa convinzione al<strong>la</strong> ricerca<br />

di un’identità e di un ruolo. Il<br />

regista li fotografa riproducendo<br />

l’assenza delle famiglie, con una<br />

leggerezza, un’allegria ed un<br />

uso delle immagini dai colori<br />

lisergici, combinandole con lo<br />

stupore e lo scetticismo<br />

dell’adolescenza in un film<br />

d’azione e d’avventura, senza<br />

messaggi antropologici e<br />

moralistici. Semplice, diretta,<br />

umoristicamente compiaciuta<br />

nel<strong>la</strong> guerra contro i mostri,<br />

l’opera riprende i filoni<br />

tradizionali e li adatta in un<br />

mondo sofferente, che ha<br />

imparato a difendersi senza<br />

l’aiuto dell’autorità. Attack the<br />

block è cinema popo<strong>la</strong>re per<br />

monelli, furbo e guascone,<br />

segnato da un ancoraggio al<strong>la</strong><br />

realtà ed una concretezza<br />

sorprendente, in bilico tra<br />

commedia ed inchiesta sociale.<br />

DOMENICO BARONE<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

45


u b r i c h e<br />

Mondo d’essai<br />

a cura di MARTA PROIETTI<br />

TUTTI I NOSTRI DESIDERI IO SONO LI C’ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA<br />

Luca Proto - Parthénos<br />

DALLA PARTE DELLO SPETTATORE<br />

Cinema di qualità fuori dagli schemi: è <strong>la</strong> scommessa del<strong>la</strong> nuova realtà distributiva<br />

indipendente nata dal<strong>la</strong> passione di un gruppo di esercenti. Fiori all’occhiello:<br />

“Io sono Li” e “Tutti i nostri desideri” ma attenzione a Nuri Bilge Cey<strong>la</strong>n...<br />

••• “Distribuire film che<br />

vorremmo consigliare ai nostri amici”. È con<br />

questo spirito che a giugno dell’anno scorso<br />

è nata <strong>la</strong> casa di distribuzione indipendente<br />

Parthénos. A costituir<strong>la</strong> è stato un gruppo<br />

di professionisti che da anni <strong>la</strong>vora<br />

nell’esercizio cinematografico e nel<strong>la</strong><br />

distribuzione dei film sul territorio. Partita<br />

dall’iniziativa di Bruno e Ange<strong>la</strong> Abriani e<br />

Renato Borghero del<strong>la</strong> Athena, società che<br />

distribuisce film indipendenti nel Nordest,<br />

Parthénos vede coinvolti Luca Proto,<br />

esercente padovano e vicepresidente vicario<br />

dell’Anec, l’associazione nazionale esercenti<br />

cinema; Sandro Fantoni, esercente di<br />

Treviso; Ginetta Agostini, esercente di<br />

Bologna e agente di film in Emilia<br />

Romagna; Antonio Artuso, esercente di<br />

Trento; Alberto Fassina, direttore del<br />

MultiAstra di Padova ed altri ancora che<br />

partecipano all’iniziativa. Ad aiutarli nel<strong>la</strong><br />

nuova avventura di distributori, colui che<br />

definiscono il loro “angelo custode”:<br />

Andrea Occhipinti.<br />

Tre i film in listino: Io sono Li del regista<br />

esordiente Andrea Segre, presentato allo<br />

scorso Festival di Venezia, uscito il 23<br />

settembre, rimasto per settimane in<br />

programmazione grazie all’effetto del<br />

passaparo<strong>la</strong> e che ha visto <strong>la</strong> protagonista<br />

Zhao Tao premiata come migliore attrice ai<br />

David di Donatello; Tutti i nostri desideri<br />

di Philippe Lioret, con Vincent Lindon,<br />

presentato sempre al Festival di Venezia e<br />

uscito in sa<strong>la</strong> l’11 maggio; il film turco C’era<br />

una volta in Anatolia di Nuri Bilge<br />

Cey<strong>la</strong>n, che uscirà a metà giugno e che ha<br />

vinto il Gran Premio del<strong>la</strong> Giuria l’anno<br />

scorso al Festival di Cannes, ricevendo<br />

critiche molto positive.<br />

Sul<strong>la</strong> decisione di affrontare il campo del<strong>la</strong><br />

distribuzione, Luca Proto spiega che “negli<br />

ultimi anni sono nate numerose società<br />

indipendenti. Abbiamo quindi pensato che<br />

ci fosse spazio anche per noi. Il desiderio è<br />

quello di fare un <strong>la</strong>voro ulteriormente<br />

stimo<strong>la</strong>nte, entrando in un’altra parte del<strong>la</strong><br />

filiera cinema. In questo modo speriamo<br />

anche di raggiungere un’altra fonte di<br />

reddito, visto che <strong>la</strong> marginalità economica<br />

delle sale è sempre più ridotta. Riteniamo<br />

peraltro che in futuro ci sarà sempre più<br />

spazio per le distribuzioni indipendenti, in<br />

partico<strong>la</strong>re nel momento in cui, come si<br />

preannuncia, Medusa e Rai Cinema<br />

concentreranno molto i loro investimenti.<br />

Inoltre”, aggiunge, “acquisire un film, fino<br />

ad un po’ di tempo fa, costava parecchio,<br />

mentre ora i prezzi si stanno abbassando e<br />

questo permette anche a società come <strong>la</strong><br />

nostra di poter stare sul mercato”.<br />

Dopo il successo di Io sono Li, uscito in 25<br />

copie e rimasto per settimane in<br />

programmazione, anche nelle sale di<br />

profondità, con un <strong>la</strong>voro artigianale di<br />

distribuzione, “molti autori indipendenti”,<br />

afferma Proto, “hanno iniziato a guardare a<br />

noi con molta curiosità. Distribuire C’era<br />

una volta in Anatolia è una scelta<br />

coraggiosa perché sappiamo che non ci<br />

permetterà di avere guadagni, ma lo<br />

consideriamo un investimento dal punto di<br />

vista dell’immagine: è importante insistere<br />

su un cinema che non sia sempre lo stesso.<br />

Con lo stesso principio abbiamo deciso di<br />

partecipare al<strong>la</strong> distribuzione del<br />

documentario di Andrea Segre e Stefano<br />

Liberti, Mare chiuso, con un contributo per<br />

<strong>la</strong> stampa delle copie”.<br />

Per scegliere i film da distribuire i soci di<br />

Parthénos, oltre a partecipare ai festival,<br />

vedono i molti dvd che ricevono: “ognuno di<br />

noi”, dice Proto, “se li guarda per conto<br />

proprio, poi si fanno le prime scremature e,<br />

arrivati a due/tre titoli, si fa una votazione<br />

collettiva. L’idea è quel<strong>la</strong> di distribuire film<br />

che ci piacciono, senza seguire regole<br />

partico<strong>la</strong>ri e senza preclusioni nel<strong>la</strong> scelta,<br />

con l’obiettivo di arrivare ad editare<br />

cinque/sei film all’anno. Ora ci piacerebbe<br />

riuscire a portare ad ottobre a Mantova, ai<br />

prossimi Incontri del Cinema d’Essai,<br />

almeno un film”.<br />

Essendo una picco<strong>la</strong> realtà, <strong>la</strong> società fa un<br />

grande <strong>la</strong>voro per contenere le spese,<br />

considerando anche che distribuisce film<br />

che devono ripagarsi praticamente solo con<br />

l’uscita in sa<strong>la</strong>, potendo contare poco su tv<br />

e home video. Il contenimento del budget<br />

riguarda ovviamente anche <strong>la</strong> promozione.<br />

“Non facciamo spot televisivi e affissioni”,<br />

spiega Proto, “Io sono Li ha praticamente<br />

sfruttato soltanto le ottime critiche ricevute<br />

al Festival di Venezia. Per quanto riguarda<br />

invece Tutti i nostri desideri, abbiamo<br />

organizzato 11 anteprime in alcune città,<br />

distribuendo nelle sale cartoline informative<br />

sul film, e abbiamo fatto due anteprime<br />

stampa. Editando due film a poca distanza<br />

l’uno dall’altro, non avremmo avuto <strong>la</strong><br />

capacità finanziaria di fare di più. In<br />

generale <strong>la</strong>voriamo molto su Internet, ma<br />

soprattutto col<strong>la</strong>boriamo direttamente con<br />

quelle sale che siamo certi <strong>la</strong>voreranno bene<br />

sul film, contando anche sul passaparo<strong>la</strong>”.<br />

Come casa di distribuzione, Parthénos dovrà<br />

anche confrontarsi con quelle che sono le<br />

difficoltà che il cinema di qualità sta<br />

affrontando, anche per quanto riguarda<br />

l’esercizio. Su questo aspetto, da<br />

vicepresidente vicario dell’Anec, Proto<br />

ritiene che “dal punto di vista strutturale <strong>la</strong><br />

difficoltà più grande che ha l’esercizio di<br />

qualità è trovare risorse da investire<br />

nell’impianto digitale, un passaggio ormai<br />

ineluttabile che non può essere rinviato<br />

ulteriormente. Invece, dal punto di vista<br />

del<strong>la</strong> programmazione, dobbiamo porci il<br />

problema di riuscire ad al<strong>la</strong>rgare il pubblico<br />

di qualità che sta invecchiando. Si tratta di<br />

un <strong>la</strong>voro che però non può essere fatto solo<br />

dalle sale. Occorre coinvolgere anche le<br />

scuole, non soltanto portando gli studenti al<br />

cinema, ma portando l’insegnamento del<br />

cinema nelle scuole”.<br />

48 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


a cura di GIOVANNI MARIA ROSSI<br />

Marilyn Monroe<br />

Polvere di r u bstelle<br />

r i c h e<br />

LOLITA<br />

JULES E JIM<br />

L’ANNO MAGICO<br />

Mentre il mondo si preoccupava per <strong>la</strong> crisi dei missili di Cuba, il 1962 registrava<br />

uscite emozionanti al cinema. Con memorabili e conturbanti donne sullo schermo<br />

••• Correva l’anno 1962, anzi<br />

scivo<strong>la</strong>va rapido verso un avvenire di<br />

speranze, in cielo con il primo “gagarin”<br />

americano nello spazio, John Glenn, e il<br />

satellite Telstar che realizzava l’ecumene nel<br />

mondo delle comunicazioni quando ancora<br />

il Concilio Vaticano II del papa “buono”,<br />

Giovanni XXIII, stentava a mettere d’accordo<br />

i credenti del<strong>la</strong> stessa fede; in terra con <strong>la</strong><br />

firma degli accordi di Evian che pose fine<br />

al<strong>la</strong> lunga guerra coloniale di Algeria,<br />

mentre l’Italia democratica salutava con il<br />

piccolo Amintore Fanfani il primo<br />

esperimento di centro sinistra con<br />

l’appoggio esterno del Partito Socialista.<br />

L’occidente sembrava godersi il suo<br />

benessere faticato e l’esplosione ormonale<br />

del<strong>la</strong> meglio gioventù: dal<strong>la</strong> swinging<br />

London s’irradiavano le prime note dei<br />

Beatles, Please please me, quando già anche<br />

i Rolling Stones stavano rodando le loro<br />

chitarre indiavo<strong>la</strong>te; sugli schermi p<strong>la</strong>netari<br />

appariva per <strong>la</strong> prima volta, con i lineamenti<br />

sardonici e il corpo scattante di Sean<br />

Connery, l’agente britannico James Bond<br />

con le sue apparentemente improbabili<br />

avventure di spionaggio e <strong>la</strong> licenza di<br />

uccidere (ma per i teenager di allora, già<br />

lettori di Diabolik, <strong>la</strong> vera sorpresa erotica fu<br />

<strong>la</strong> nascita dalle acque giamaicane del<strong>la</strong><br />

Venere in bikini e conchiglie Ursu<strong>la</strong><br />

Andress...). Poi, quasi all’improvviso,<br />

nell’ottobre di quell’anno qualcosa nell’aria<br />

serena dell’ovest s’incrinò: l’occhiuto<br />

controspionaggio statunitense aveva<br />

scoperto l’allestimento di basi missilistiche<br />

sovietiche nell’iso<strong>la</strong> di Cuba, spina rossa nel<br />

fianco dei Caraibi, con una flottiglia di<br />

mercantili battenti bandiera falce e martello<br />

che si stavano avvicinando alle acque<br />

castriste con il loro carico letale. Il presidente<br />

Kennedy non esitò un istante a decretare il<br />

blocco navale intorno all’iso<strong>la</strong> e mentre i<br />

russi si avvicinavano minacciosamente, il<br />

mondo attonito seguiva <strong>la</strong> crisi<br />

incandescente per le strade, via radio o via<br />

tv, con l’angoscia di dover assistere<br />

impotenti a quel final countdown che <strong>la</strong><br />

guerra fredda tra i due supermen aveva<br />

sempre minacciato ma mai messo in atto.<br />

Poi, in extremis come in un film di 007, le<br />

navi sovietiche fecero dietrofront e<br />

tornammo a riascoltare i Beatles e i Rolling<br />

Stones e ad andare al cinema, quello vero,<br />

che finiva sempre bene anche quando<br />

morivano i protagonisti.<br />

Già, il cinema. Il ‘62 fu un anno magico,<br />

emozionante, in partico<strong>la</strong>re per le figure di<br />

donna che seppe rega<strong>la</strong>re agli amanti del<br />

buio in sa<strong>la</strong>, seducenti per <strong>la</strong> loro modernità,<br />

l’anticonformismo che spazzava via decenni<br />

di modelli sottomessi, di retorica del foco<strong>la</strong>re<br />

o del postribolo, l’irruenza che si sprigionava<br />

dal<strong>la</strong> rivoluzione linguistica delle nuove<br />

ondate. È difficile dimenticare che l’anno<br />

iniziò a Parigi, a gennaio, con l’uscita di<br />

Jules e Jim: quel perfetto, <strong>la</strong>ncinante,<br />

nostalgico tourbillon d’amore, scalfito dal<strong>la</strong><br />

dissoluzione volontaria più che dal<strong>la</strong> gelosia<br />

piccolo borghese, era dominato<br />

inevitabilmente da Catherine, <strong>la</strong> Jeanne<br />

Moreau che aveva già ammaliato Louis Malle<br />

(Ascensore per il patibolo, Gli amanti) e<br />

ora stregava il giovane Truffaut uscito<br />

dall’infanzia dei Quattrocento colpi. Era lei<br />

che pilotava le corse, i travestimenti, gli<br />

abbracci, le schermaglie del terzetto,<br />

oggetto e soggetto perenne del desiderio,<br />

sottraendo allegramente al<strong>la</strong> guerra e al<strong>la</strong><br />

morte quel terreno vitale che feconda il<br />

cuore e <strong>la</strong> sensualità liberata. E ancora dal<strong>la</strong><br />

Francia rimbalzava sugli occhi e sulle efelidi<br />

degli adolescenti, scantonando i divieti, il<br />

ritratto impietoso ma assorto realizzato da<br />

Malle del<strong>la</strong> Vita privata di una diva in<br />

ascesa e già bollente sex symbol come<br />

Brigitte Bardot, “<strong>la</strong> locomotiva del<strong>la</strong> storia<br />

delle donne” – scriveva Simone de Beauvoir<br />

– l’adorabile idiota che con o senza morbidi<br />

accappatoi addosso inquinava i sogni di tanti<br />

repressi. Monitorando <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> di una<br />

giovane star dalle frustrazioni del<strong>la</strong> provincia<br />

al successo asfissiante nel tiro al bersaglio dei<br />

paparazzi fino al suicidio disperato, Malle<br />

sembrava inconsapevolmente anticipare<br />

nel<strong>la</strong> finzione quello che sarebbe accaduto<br />

davvero qualche mese più tardi sulle colline<br />

di Los Angeles ad un’altra, insuperata icona<br />

dell’immaginario cinematografico<br />

internazionale, Marilyn Monroe. Anche<br />

allora il mondo rimase con il fiato sospeso e<br />

non si rassegnò che <strong>la</strong> Bellezza potesse<br />

sgusciare via dal<strong>la</strong> vita in un modo così triste<br />

e banale. Cinquant’anni più tardi, ancora<br />

non si dà pace. Ma un nuovo angelo fatale,<br />

nel sinuoso bianco e nero di Stanley Kubrick,<br />

si insinuava nel<strong>la</strong> mente degli spettatori non<br />

ancora cinefili per definizione ma<br />

perdutamente avvinti alle immagini<br />

filmiche: Lolita, uscita dal romanzo di<br />

Nabokov per entrare nel corpo acerbo e<br />

nello sguardo ingenuo (?) e malizioso di una<br />

minorenne golosa, Sue Lyon, <strong>la</strong> cui disinibita<br />

perversità penetrava nel sangue di un<br />

maturo sporcaccione, Humbert Humbert,<br />

fino all’ossessione e al delitto. Pur nel gusto<br />

un po’ acre del<strong>la</strong> commedia nera, esente da<br />

facili moralismi, <strong>la</strong> suggestione di quei<br />

piccoli gesti erotici sui piedi nudi del<strong>la</strong> ninfa<br />

distesa rendeva p<strong>la</strong>usibile, pericolosamente,<br />

che l’attrazione, l’incanto dei sensi, potesse<br />

per un attimo scavalcare gli stop<br />

dell’anagrafe. Appena più matura, l’attrice<br />

danese Anna Karina, moglie e musa di Jean-<br />

Luc Godard, pensava in quell’anno a<br />

rappresentare sullo schermo un’esistenza<br />

difficile che passava dal precariato al<strong>la</strong><br />

prostituzione per affermare il diritto di ogni<br />

donna a “vivere <strong>la</strong> propria vita” (Questa è<br />

<strong>la</strong> mia vita), senza condizionamenti esterni,<br />

in partico<strong>la</strong>re maschili, fino a rimanere<br />

vittima consapevole del proprio destino. E il<br />

cineasta ribelle, preso da quel caschetto di<br />

capelli neri e dal<strong>la</strong> gelida profondità di<br />

quegli occhi, le girava intorno affascinato<br />

riprendendo<strong>la</strong> di spalle, di fronte, di <strong>la</strong>to,<br />

frantumando il racconto in quadri e stazioni<br />

e movimenti che <strong>la</strong> cesel<strong>la</strong>vano come<br />

protagonista assoluta e già scomponevano,<br />

innovando, <strong>la</strong> grammatica del<strong>la</strong> Nouvelle<br />

Vague.<br />

Cuba, Roma, Algeri, Mosca, Washington, lo<br />

spazio perforato in quell’anno resteranno<br />

forse nel<strong>la</strong> memoria delle cronache, ma quei<br />

volti, quegli sguardi di donna, quei gesti,<br />

quelle carezze del ‘62 rimarranno eterne<br />

nel<strong>la</strong> retina dello spettatore-fanciullo.<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 49


u b r i cDetour<br />

h e<br />

a cura di UMBERTO FERRARI<br />

CARMELO BENE<br />

Cineteca Nazionale, Roma<br />

••• A dieci anni dal<strong>la</strong> morte di<br />

Carmelo Bene, il Cinema Trevi dal<br />

29 al 31 maggio propone le tappe<br />

cinematografiche di un regista e<br />

attore che ha primeggiato in<br />

teatro ma è riuscito ad esprimere<br />

una propria originalità stilistica<br />

anche nelle immagini in<br />

movimento. A partire da Edipo re<br />

(1967, so<strong>la</strong>mente attore sotto <strong>la</strong><br />

guida di Pier Paolo Pasolini) per<br />

culminare nel lungometraggio<br />

Nostra Signora dei Turchi (1969),<br />

di cui Carmelo Bene fu autore,<br />

regista, interprete, coordinatore<br />

delle musiche e produttore.<br />

Un’opera che ottenne il Premio<br />

speciale del<strong>la</strong> Giuria al<strong>la</strong> Mostra di<br />

Venezia “per <strong>la</strong> totale libertà con<br />

cui ha espresso <strong>la</strong> sua forza creativa<br />

mediante il mezzo<br />

cinematografico”. La rassegna<br />

comprende inoltre Hermitage<br />

(1968), Capricci (1969), Don<br />

Giovanni (1970), Salomè (1972) –<br />

integrato da un frammento di<br />

backstage in super8 del<strong>la</strong> durata di<br />

quindici minuti – e Un Amleto di<br />

meno (1973). Da segna<strong>la</strong>re inoltre,<br />

nel<strong>la</strong> giornata inaugurale,<br />

l’incontro al<strong>la</strong> presenza di Fulvio<br />

Baglivi e Maria Coletti, curatori del<br />

programma e del quaderno che <strong>la</strong><br />

Cineteca Nazionale dedica a Bene.<br />

affrontato soggetti legati al<strong>la</strong> storia<br />

dell’arte, sviluppando una rara<br />

maestria nel montaggio. Punto di<br />

svolta nel<strong>la</strong> sua carriera fu il<br />

documentario Notte e nebbia<br />

(1958), sui <strong>la</strong>ger nazisti di ieri ed i<br />

resti di oggi, un manifesto di<br />

cinema del<strong>la</strong> memoria in cui non c’è<br />

presenza umana contemporanea<br />

ma luoghi filmati e foto: le<br />

immagini d’epoca rappresentate<br />

con un montaggio più serrato, le<br />

riprese moderne con lunghi carrelli<br />

del<strong>la</strong> cinepresa. Il tema ricorrente<br />

del confronto tra passato e<br />

presente tornò nel suo primo<br />

lungometraggio: Hiroshima, mon<br />

amour (1959). Film dal linguaggio<br />

innovativo per l’epoca, e<br />

sorprendente ancora oggi, tutto<br />

sospeso fra il ricordo e l’oblio, dove<br />

<strong>la</strong> messa in scena diventa discorso<br />

politico nel senso più autentico e<br />

nobile. Lo stile di Resnais è spesso<br />

improntato al<strong>la</strong> sperimentazione.<br />

Dalle opere immediatamente<br />

successive, come L’anno scorso a<br />

Marienbad (1961) e Muriel, il<br />

tempo di un ritorno (1963), fino<br />

alle prove in età più matura, come<br />

Smoking/No Smoking (1993): due<br />

film specu<strong>la</strong>ri il cui snodo narrativo<br />

cambia a seconda delle scelte dei<br />

personaggi, oppure Parole,<br />

parole, parole (1997) dove nei<br />

momenti cruciali gli interpreti<br />

esprimono gli stati d’animo non<br />

attraverso dialoghi ma con le<br />

canzoni. Lo sperimentalismo di<br />

Resnais, comunque, a differenza di<br />

quello del sodale Godard, a volte<br />

criptico, rimane legato al<strong>la</strong><br />

componente letteraria del racconto<br />

e il pubblico del nuovo millennio<br />

continua ad andare al cinema per<br />

vedere i suoi film. Fra i <strong>la</strong>vori più<br />

recenti da ricordare Cuori (2006),<br />

poetico affresco sul<strong>la</strong> solitudine.<br />

emblematicamente L’amore è<br />

più freddo del<strong>la</strong> morte (1969)<br />

e lo connota fin da subito come<br />

artista maledetto. Lo si identifica<br />

come il tipo che gira in trench di<br />

pelle nera, attorniato da un c<strong>la</strong>n<br />

di attori amici – Hanna Schygul<strong>la</strong><br />

in testa – prediligendo racconti<br />

di emarginati e corrotti. Ma fu<br />

soprattutto il giovane talento<br />

del Junger Deutscher Film, il<br />

nuovo cinema tedesco da cui<br />

sono emersi anche Werner<br />

Herzog e Wim Wenders. Ostico<br />

per il pubblico, acc<strong>la</strong>mato dai<br />

cinefili, spesso contestato nei<br />

festival, il suo ultimo film<br />

Querelle de Brest (1982) fu<br />

presentato postumo a Venezia,<br />

dopo l’Orso d’oro vinto nello<br />

stesso anno a Berlino con<br />

Veronica Voss. Un<br />

riconoscimento ad un artista<br />

ormai maturo, autore di violenti<br />

melodrammi, da un <strong>la</strong>to<br />

impietoso nel rappresentare le<br />

miserie del<strong>la</strong> sua Germania,<br />

dall’altro capace di tratteggiare<br />

<strong>la</strong> figura femminile con rara<br />

intensità (Il matrimonio di<br />

Maria Braun, Lili Marleen,<br />

Lo<strong>la</strong>). Tra gli altri titoli in<br />

programma: Voglio solo che<br />

voi mi amiate (1976) Gli dei<br />

del<strong>la</strong> peste (1970) e Un anno<br />

con 13 lune (1978).<br />

SERGIO<br />

CASTELLITTO<br />

Cineteca Nazionale,<br />

Roma<br />

••• Prima del<strong>la</strong> chiusura<br />

estiva, a giugno, il cinema Trevi<br />

proporrà <strong>la</strong> rassegna<br />

organizzata dal Centro<br />

Sperimentale in occasione del<br />

Festival del Cinema Europeo di<br />

Lecce e dedicata a Sergio<br />

Castellitto.<br />

Ormai da un trentennio Castellitto<br />

è uno degli attori italiani più<br />

amati: volto noto anche al grande<br />

pubblico televisivo grazie ai suoi<br />

ritratti di Fausto Coppi, Don<br />

Mi<strong>la</strong>ni, Padre Pio, Enzo Ferrari e il<br />

commissario Maigret, Castellitto è<br />

ricercato da autori affermati, come<br />

Ettore Sco<strong>la</strong> che dopo averlo<br />

saggiato nei primi anni di carriera<br />

(La famiglia, 1987) lo ha<br />

richiamato a distanza di anni per<br />

un ruolo da protagonista in<br />

Concorrenza sleale (2000), ed è<br />

fra i pochi richiesti anche all’estero,<br />

soprattutto in Francia dove <strong>la</strong>vora<br />

spesso (Chi lo sa? e Questione di<br />

punti di vista di Jacques Rivette).<br />

L’istintiva simpatia lo rende molto<br />

adatto ai ruoli bril<strong>la</strong>nti, ma grazie<br />

al<strong>la</strong> grande versatilità è emerso<br />

anche in quelli drammatici, basti<br />

pensare a Una fredda mattina di<br />

maggio (1990), ispirato<br />

all’assassinio del giornalista Walter<br />

Tobagi, e Hotel paura (1996) sul<br />

dramma dei nuovi poveri. In<br />

entrambi i casi le sue doti<br />

interpretative sanno far emergere<br />

<strong>la</strong> profonda umanità dei suoi<br />

personaggi, come accade in<br />

L’uomo delle stelle di Giuseppe<br />

Tornatore (1995).<br />

La personale<br />

comprende le<br />

primissime prove<br />

di Castellitto,<br />

come l’esordio<br />

nel<br />

cortometraggio<br />

Il mentitore, il<br />

lungometraggio Sembra morto...<br />

ma è solo svenuto entrambi di<br />

Felice Farina, e le sue regie Libero<br />

Burro, Non ti muovere e La<br />

bellezza del somaro.<br />

a cura di MAURIZIO DI RIENZO<br />

ALAIN RESNAIS<br />

Museo del Cinema, Torino<br />

••• Mentre si attende l’ultimo<br />

Vous n’avez encore rien vu,<br />

presentato a Cannes, a giugno il<br />

cinema Massimo omaggia A<strong>la</strong>in<br />

Resnais con una personale, proprio<br />

quando festeggia il suo 90°<br />

compleanno. Il maestro francese,<br />

tra gli anni Cinquanta e Sessanta,<br />

era visto come un fratello<br />

maggiore dai colleghi del<strong>la</strong><br />

Nouvelle Vague, ma il movimento<br />

si può dire abbia rappresentato<br />

solo una fase del<strong>la</strong> sua variegata<br />

filmografia. Fin dall’immediato<br />

dopoguerra, infatti, Resnais era già<br />

attivo nel campo del<br />

cortometraggio e del<br />

documentario, dove aveva spesso<br />

RAINER WERNER<br />

FASSBINDER<br />

Cineteca Italiana, Mi<strong>la</strong>no<br />

••• Un altro anniversario sarà<br />

celebrato dal<strong>la</strong> Cineteca di Mi<strong>la</strong>no a<br />

giugno, dal 13 al 20, a trent’anni<br />

dal<strong>la</strong> scomparsa del regista tedesco<br />

Rainer Werner Fassbinder, morto a<br />

soli 37 anni, vittima di una vita<br />

srego<strong>la</strong>ta e di una creatività<br />

vorticosa che lo portò a realizzare<br />

in appena quattordici anni una<br />

quarantina di film. Diceva infatti di<br />

<strong>la</strong>vorare non quanto un regista, ma<br />

come un operaio tedesco<br />

qualunque. La sua opera prima,<br />

proposta nel<strong>la</strong> retrospettiva allo<br />

Spazio Oberdan, è intito<strong>la</strong>ta<br />

50<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


a cura di MAURIZIO DI RIENZO<br />

Docuclubr u b r i c h e<br />

394 TRILOGIA NEL MONDO<br />

TAHRIR LIBERATION SQUARE<br />

MAMA AFRICA<br />

IL RUGGITO DEL CINEMA VERITÀ<br />

Tutto sul Bel<strong>la</strong>ria Film Festival 2012, con un programma molto artico<strong>la</strong>to<br />

e <strong>la</strong> presenza di Presta e Dose di Radiodue<br />

••• Il ruggito del Bel<strong>la</strong>ria Film<br />

Festival, edizione n. 30 (31 maggio-3 giugno),<br />

protegge ancora il cinema indipendente e<br />

l’universo del documentario; e ruggito lo è<br />

perché, come lo scorso anno, i mitici ruggenti<br />

Conigli di RadioDue Dose & Presta portano <strong>la</strong><br />

radio in diretta da Bel<strong>la</strong>ria in dimensione<br />

cinematografica, affermata al BFF anche da<br />

Cortoconiglio, concorso curato appunto dal<strong>la</strong><br />

redazione de Il ruggito del coniglio per film<br />

da max 3’ i cui migliori saranno presentati<br />

all’inaugurazione del festival. In più, per<br />

linea editoriale del direttore (dal 2011) Fabio<br />

Toncelli, documentarista storico-geografico,<br />

è curata da Elisabetta Parisi <strong>la</strong> sezione Radio<br />

Doc <strong>la</strong> potenza del suono, concorso per<br />

audiodocu e reportage radiofonici o per il<br />

web spesso legati all’attualità; e <strong>la</strong> Rassegna<br />

RadioDoc su valore e suggestione di materiali<br />

di archivio. Sono tali per rarità inedita i brani<br />

musicali su Schoenberg e verbali con John<br />

Cage del sommo pianista Glenn Gould,<br />

scomparso proprio 30 anni fa, materiale<br />

curato dal col<strong>la</strong>boratore di Gould, David<br />

Jager. E se il festival compie tre decenni,<br />

memore di un premio Casa Rossa vinto nel<br />

2002 da L’uomo in più, si festeggia l’ancor<br />

piena carriera di Toni Servillo che fu migliore<br />

attore in quell’anno ad Anteprima Bel<strong>la</strong>ria,<br />

con un premio e <strong>la</strong> proiezione di quel film, e<br />

poi del docu 394 Trilogia nel mondo di<br />

Massimiliano Pacifico, sul<strong>la</strong> pluriennale<br />

trionfale tournée dello spettacolo dei Teatri<br />

Uniti La trilogia del<strong>la</strong> villeggiatura, con<br />

Servillo protagonista e regista.<br />

Per il concorso Italia Doc in cui, decisioni<br />

del<strong>la</strong> giuria a parte, il critico e scrittore<br />

Morando Morandini, uno dei pi<strong>la</strong>stri del<strong>la</strong><br />

storia del festival, assegnerà un suo<br />

personale riconoscimento, sei i film in gara:<br />

Tahrir Liberation Square di Stefano<br />

Savona sui fatti egiziani del febbraio 2011<br />

(recente vincitore del David di Donatello);<br />

Italy: love it or leave it di Gustav Hofer &<br />

Luca Ragazzi, viaggio al<strong>la</strong> ricerca del perché<br />

o no <strong>la</strong>sciare l’Italia scandalosa, precaria,<br />

baronale, bigotta, contraddittoria, visto in<br />

molti festival nel mondo; Mare chiuso di<br />

Stefano Liberti & Andrea Segre (vincitore al<br />

Bif&st di Bari) sui migranti del Corno d’Africa<br />

in fuga dal<strong>la</strong> Libia, respinti dalle pattuglie<br />

italo-libiche in base agli accordi Berlusconi-<br />

Gheddafi del 2009; Le vere false teste di<br />

Modigliani di Giovanni Donfrancesco,<br />

divertente ritorno all’estate 1984, quando a<br />

Livorno tre studenti architettarono <strong>la</strong> bur<strong>la</strong><br />

artistica del secolo, scolpendo teste dell’artista<br />

che saranno valutate come autentiche da fior<br />

di esperti; Freakbeat di Luca Pastore, road<br />

movie emiliano al<strong>la</strong> ricerca del sacro Graal<br />

musicale (una session Equipe 84-Jimi Hendrix)<br />

condotto con <strong>la</strong> figlia adolescente da Freak<br />

Antoni, l’intellettuale demenziale; e I morti di<br />

Alos, in cui l’unico sopravvissuto a una<br />

sciagura del 1964 in un paese di pastori sardi<br />

ritrova <strong>la</strong> memoria per ricostruire quell’evento<br />

e spiegarlo come fatale passo verso <strong>la</strong><br />

modernità.<br />

Nel Panorama Internazionale (in<br />

col<strong>la</strong>borazione col Biografilm Fest di Bologna)<br />

sei documentari premiati nel mondo,<br />

spettaco<strong>la</strong>ri e scioccanti, come Confession of<br />

an eco terrorist su ribelli a salvaguardia del<strong>la</strong><br />

fauna marina; Into the Abyss di Werner<br />

Herzog, umana intervista nel Texas a due<br />

condannati a morte; Mama Africa di Mika<br />

Kaurismaki su Miriam Makeba.<br />

Tredicesima edizione<br />

I Corti del<strong>la</strong><br />

CORTOMETRAGGI che passione!<br />

L’ANNIVERSARIO<br />

di Maurizio Finotto<br />

ARMANDINO E IL MADRE<br />

di Valeria Golino<br />

Ministero per i Beni<br />

e le Attività Culturali<br />

Direzione Generale Cinema<br />

CAFFÈ CAPO<br />

di Andrea Zaccariello<br />

GAMBA TRISTA<br />

di Francesco Filippi<br />

IO SONO QUI<br />

di Mario Piredda<br />

JODY DELLE GIOSTRE<br />

di Adriano Sforzi<br />

nelle sale <strong>Fice</strong><br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

PERPETUUM MOBILE<br />

di Sebastian Kenney<br />

51


u b r i cCult h e dvd<br />

a cura di GABRIELE SPILA<br />

IL CONFORMISTA<br />

di Bernardo Bertolucci<br />

Italia 1970, colore 112’<br />

(Blu Ray)<br />

Audio: Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo<br />

...Sottotitoli: Inglese ...Video: 1.66:1 16/9<br />

...Extra: All’ombra del conformista, booklet cartaceo ...Etichetta: Raro<br />

Video<br />

••• In contemporanea con <strong>la</strong> presentazione a<br />

Cannes del nuovo, atteso Io e te, tratto<br />

dall’omonimo romanzo di Nicolò Ammaniti,<br />

Bernardo Bertolucci è il protagonista del<br />

mercato home video con una delle uscite più<br />

importanti dell’anno. Viene infatti pubblicato,<br />

in un’eccellente edizione blu ray, Il<br />

conformista. Il cofanetto propone <strong>la</strong><br />

versione restaurata nel 1993 dal<strong>la</strong> Cineteca di<br />

Bologna, comprensiva di 4 minuti aggiuntivi<br />

(l’importante scena del ballo tra ciechi) e<br />

presentata lo stesso anno a Locarno sotto <strong>la</strong><br />

supervisione di Vittorio Storaro. Un film nato<br />

quasi per caso nell’estate del 1969, quando<br />

Bernardo Bertolucci, impegnato al montaggio<br />

del<strong>la</strong> Strategia del ragno, si vide offrire<br />

dal<strong>la</strong> Paramount <strong>la</strong> realizzazione di un film<br />

tratto dal romanzo di Alberto Moravia. Il<br />

regista, che non aveva ancora letto il libro,<br />

accetta <strong>la</strong> proposta e scrive in un solo mese <strong>la</strong><br />

sceneggiatura, scegliendo come protagonista<br />

Jean-Louis Trintignant. Nei panni di Marcello<br />

Clerici (un docente di filosofia connivente con<br />

<strong>la</strong> polizia fascista, tormentato dal ricordo di<br />

un abuso sessuale subito a undici anni),<br />

l’attore francese dà corpo ad una delle sue più<br />

intense interpretazioni. Con un cast ricco e<br />

ben assortito (Stefania Sandrelli, Dominique<br />

Sanda e Pierre Clementi, ma anche Milly,<br />

Yvonne Sanson e Fosco Giachetti) il film<br />

segnerà una svolta nel<strong>la</strong> carriera di Bertolucci,<br />

aprendogli le porte delle grandi produzioni. A<br />

metà tra il cinema di impegno civile e quello<br />

spettaco<strong>la</strong>re, Il conformista denuncia <strong>la</strong><br />

corruzione morale non solo del protagonista<br />

ma dell’intera c<strong>la</strong>sse piccolo-borghese italiana.<br />

Il tutto attraverso uno stile impeccabile,<br />

arricchito da straordinarie sequenze (come<br />

quel<strong>la</strong> dell’agguato e dell’omicidio in una<br />

strada di montagna all’anziano professore) e<br />

numerose e memorabili citazioni cinefile. Da<br />

ricordare il montaggio di Franco Arcalli e <strong>la</strong><br />

fotografia dal taglio espressionista di Vittorio<br />

Storaro, qui al<strong>la</strong> sua prima col<strong>la</strong>borazione con<br />

Bertolucci. Dal punto di vista tecnico il blu ray<br />

propone una traccia video impeccabile, pulita<br />

e dai colori sempre intensi. Anche l’audio,<br />

rimasterizzato in pista monofonica, risulta<br />

bril<strong>la</strong>nte e privo di difetti. La sezione extra è<br />

interamente dedicata al documentario<br />

realizzato dal critico Adriano Aprà, All’ombra<br />

del conformista (57’), nel quale, attraverso<br />

interviste, spezzoni di film e grafici, viene<br />

riletto e analizzato linguisticamente il film. Il<br />

dvd è accompagnato da un booklet cartaceo<br />

(anche in inglese) curato dallo stesso Aprà,<br />

ricco di schede filmografiche, foto e critiche.<br />

FAUST<br />

di Alexander Sokurov<br />

Russia 2011, colore 134’<br />

Audio: Italiano 5.1, Tedesco 5.1 ...Sottotitoli:<br />

Italiano ...Video: 1.37:1 4/3 ...Extra: dietro le<br />

quinte, intervista, trailer cinematografico<br />

...Etichetta: CG Home Video<br />

••• Dopo Adolf Hitler<br />

(Moloch, 1999), V<strong>la</strong>dimir<br />

Lenin (Taurus, 2000) e<br />

l’imperatore del Giappone Hirohito<br />

(Il sole, 2005), Alexander Sokurov sceglie<br />

Faust per chiudere <strong>la</strong> sua personale tetralogia<br />

sul<strong>la</strong> natura e l’esercizio del potere. Stavolta,<br />

però, il cineasta russo non si ispira ad un<br />

personaggio reale, ma attinge ad una delle<br />

icone letterarie più importanti del<strong>la</strong> cultura<br />

tedesca. Quel Faust <strong>la</strong> cui fama è giunta a noi<br />

grazie al<strong>la</strong> rappresentazione che ne diede<br />

Goethe, e al<strong>la</strong> quale si è liberamente ispirato lo<br />

stesso Sokurov. Un uomo tormentato<br />

(Johannes Zeiler), impegnato a <strong>la</strong>vorare in un<br />

luogo tanto sporco da somigliare più ad una<br />

betto<strong>la</strong> che ad un <strong>la</strong>boratorio di ricerca, ha un<br />

decisivo incontro con il demonio, che prende le<br />

forme di un abominevole vecchio (Anton<br />

Adasinskiy). L’ansia del successo e il desiderio di<br />

possedere <strong>la</strong> giovane Margherita portano il<br />

protagonista ad intraprendere un drammatico<br />

viaggio attraverso il senso stesso dell’esistenza.<br />

Se Goethe vedeva nel patto tra Faust e<br />

Mefistofele <strong>la</strong> lenta consumazione di un<br />

dramma esistenziale, Sokurov sembra mostrare<br />

il loro avvicinamento come un accadimento<br />

quasi inevitabile. Lo stile del regista, come<br />

sempre elegante, è qui sublimato da<br />

un’estetica e da una potenza visiva che<br />

colpiscono lo spettatore.<br />

Leone d’Oro all’ultima Mostra di Venezia,<br />

Faust esce sul mercato dvd in un’edizione di<br />

ottimo livello. Nel<strong>la</strong> sezione extra sono inclusi<br />

il trailer, lo special Il film al Festival di Venezia<br />

(5’), dove vengono riproposti alcuni frammenti<br />

del<strong>la</strong> conferenza stampa e del<strong>la</strong> serata di<br />

premiazione, nonché un’interessante intervista<br />

al regista teatrale Robert Carsen, che analizza<br />

il film commentando le differenze tra <strong>la</strong><br />

rappresentazione cinematografica di<br />

Alexander Sokurov e quel<strong>la</strong> letteraria di<br />

Goethe.<br />

GREETINGS<br />

(CIAO AMERICA!)<br />

di Brian De Palma<br />

Usa 1968, colore - B&N 80’<br />

HI, MOM!<br />

di Brian De Palma<br />

Usa 1970, colore 87’<br />

Audio: Italiano, Inglese ...Sottotitoli: Italiano, Inglese<br />

...Video: 1.78:1 – 16/9; 1.85:1 – 16/9 ...Extra: booklet cartaceo,<br />

introduzione al film ...Etichetta: Raro Video<br />

••• Continua, da parte del<strong>la</strong> Raro<br />

Video, l’opera di recupero del<strong>la</strong><br />

filmografia di alcuni tra gli autori<br />

più importanti del<strong>la</strong><br />

cinematografia americana. Tra le<br />

ultime uscite in dvd si segna<strong>la</strong>no<br />

quelle di Greetings (Ciao<br />

America!) e Hi, Mom! di Brian De<br />

Palma. Terzo lungometraggio del<br />

regista, Greetings (Ciao America!) fu<br />

girato nel 1968 dall’allora ventottenne<br />

De Palma in dieci giorni e con un budget<br />

inesistente. Ambientato a New York,<br />

racconta le bizzarre peripezie di tre<br />

giovani amici: Paul (Jonathan Warden),<br />

che cerca in tutti i modi di farsi riformare<br />

dall’esercito per evitare il Vietnam, Lloyd<br />

(Gerrit Graham), ossessionato a tal punto<br />

dal delitto Kennedy da indagare in<br />

proprio e finire in grossi guai, e Joe<br />

(Robert De Niro, qui all’esordio),<br />

voyeurista cinematografico che passa il suo<br />

tempo a filmare le donne che si spogliano<br />

davanti al<strong>la</strong> sua finestra. Ritratto<br />

generazionale firmato in chiave grottesca,<br />

il film è anche un appassionato omaggio<br />

al<strong>la</strong> Nouvelle Vague francese (in<br />

partico<strong>la</strong>re a Jean-Luc Godard) e al<br />

movimento del New American Cinema,<br />

nato qualche anno prima in<br />

contrapposizione a Hollywood e al<br />

marcato perbenismo propagandato dalle<br />

sue pellicole. Il film, accolto positivamente<br />

dal<strong>la</strong> critica, vinse a sorpresa l’Orso<br />

d’argento al Festival di Berlino.<br />

Del 1970, invece, è Hi, Mom!, che del<br />

primo è il seguito ideale. Protagonista,<br />

infatti, è ancora una volta Robert De Niro<br />

nei panni di Joe Rubin, il<br />

quale, reduce dal<br />

Vietnam, aderisce ad<br />

un gruppo di teatro<br />

off e infine,<br />

rifiutando<br />

definitivamente di<br />

integrarsi nel<strong>la</strong><br />

società dei<br />

consumi del<br />

tempo, fa saltare<br />

l’edificio in cui<br />

vive. Già<br />

all’inizio del<strong>la</strong> sua carriera<br />

De Palma propone <strong>la</strong> sua spietata analisi<br />

del<strong>la</strong> società americana<br />

attraverso l’arma del<strong>la</strong> satira,<br />

firmando una commedia<br />

anticonformista e surreale<br />

divisa in quattro capitoli, dove<br />

<strong>la</strong> finzione si mesco<strong>la</strong> al<br />

(finto) reportage. Entrambi i<br />

dvd sono accompagnati da<br />

un booklet cartaceo ricco di<br />

informazioni e foto,<br />

mentre nel<strong>la</strong> sezione extra<br />

è presente l’introduzione<br />

al film di Bruno Martino,<br />

storico cinematografico.<br />

Prossime uscite: 30 agosto - 9 ottobre<br />

www.fice.it<br />

52<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


a cura di CHIARA BARBO<br />

LA MASCHERA,<br />

IL POTERE,<br />

LA SOLITUDINE<br />

Il cinema di Paolo Sorrentino<br />

di Franco Vigni, Aska edizioni<br />

••• Franco Vigni descrive Paolo<br />

Sorrentino come uno<br />

“speleologo dell’interiorità ed<br />

esploratore dei territori incerti<br />

dell’Io”, un autore che, con il suo<br />

cinema, è stato capace di<br />

costruire un discorso poetico<br />

coerente e personalissimo, un<br />

“itinerario nel<strong>la</strong> coscienza<br />

dell’individuo, che fa emergere<br />

una raffinata sensibilità nel<br />

sondare <strong>la</strong> psicologia umana –<br />

nell’attitudine a coniugare etica<br />

ed estetica – <strong>la</strong>sciandone<br />

trape<strong>la</strong>re profondità e misteri,<br />

ambiguità e contraddizioni”. La<br />

definizione è partico<strong>la</strong>rmente<br />

adatta a un cinema che nel<br />

panorama italiano si è rive<strong>la</strong>to<br />

personale e innovativo: nei toni,<br />

nello stile e anche nel<strong>la</strong> materia<br />

del racconto, nel porre<br />

l’attenzione a discrepanze ed<br />

eccentricità nascoste, a certo non<br />

detto, enfatizzando invece<br />

angoli umani all’apparenza<br />

banali. “Faccio film perché mi<br />

interessano le persone”, afferma<br />

Sorrentino. E infatti è questa<br />

l’essenza del suo cinema, le<br />

persone: da quell’uomo in più<br />

del calcio al non definibile<br />

Cheyenne, passando per Titta,<br />

l’amico di famiglia e l’ineffabile<br />

Divo. Dopo una presentazione di<br />

C<strong>la</strong>udio Carabba, che parte<br />

efficacemente dal<strong>la</strong> descrizione<br />

del<strong>la</strong> scena che fa da prologo a<br />

L’uomo in più, il volume, a<br />

cominciare da Tre passi nel<br />

grottesco: gli inizi, ripercorre il<br />

cinema del regista napoletano<br />

fino al recente This must be<br />

the p<strong>la</strong>ce, con intervalli<br />

iconografici composti di foto di<br />

scena, ritratti, qualche scatto<br />

rubato. Per concludere in fondo<br />

che, come Sorrentino aveva già<br />

detto con <strong>la</strong>pidaria intelligenza<br />

nel sorprendente e geniale<br />

L’uomo in più, “il pareggio non<br />

esiste: qualcuno vince, qualcuno<br />

perde, ma sarebbe sempre<br />

meglio giocarselo, il<br />

secondo tempo”. Oltre<br />

naturalmente al<strong>la</strong><br />

filmografia, un’accurata<br />

bibliografia chiude il<br />

volume.<br />

WALTER E IO<br />

Ricordi di un figlio<br />

di Simone Annichiarico,<br />

Baldini & Castoldi<br />

••• Dopo un breve<br />

capitolo introduttivo scritto da<br />

Mina – chi altri avrebbe potuto<br />

presentarci, con affetto, quel<br />

meraviglioso, intelligente,<br />

bril<strong>la</strong>nte,<br />

struggente<br />

uomo di<br />

spettacolo<br />

che è stato<br />

Walter Chiari?<br />

– i ricordi e i<br />

pensieri che si susseguono nel<br />

libro sono quelli di un figlio,<br />

prima di tutto, che ricorda un<br />

padre (“il Walter”, “mio padre”,<br />

“papà”, “il babbo”, a seconda<br />

delle frasi e delle circostanze)<br />

“capace di capitare all’improvviso<br />

e dirgli ‘si parte per l’Australia’,<br />

così, da un momento all’altro. Un<br />

padre che dal cappello, sempre<br />

all’improvviso,<br />

imprevedibilmente tira fuori<br />

incontri da <strong>la</strong>sciare senza fiato,<br />

da Macario a Roger Moore, da<br />

Gino Bramieri a Gene<br />

Hackman”… Ma non è tanto il<br />

Walter Chiari pubblico a essere<br />

raccontato da Simone<br />

Annichiarico, quanto soprattutto<br />

“un uomo che non sa dire di no.<br />

A nul<strong>la</strong> e a nessuno”. Un uomo<br />

generoso, schivo, riservato,<br />

ricordato in un libro intenso e<br />

pieno d’amore, e non potrebbe<br />

essere diversamente. Anche Mina<br />

sottolinea come Walter sia stato<br />

sempre “troppo gentile, troppo<br />

disponibile, schiavo dell’affetto<br />

che <strong>la</strong> gente gli portava e che lui<br />

voleva restituire con <strong>la</strong> moneta<br />

più preziosa: un po’ del suo<br />

tempo”, fino agli ultimi anni, in<br />

cui le telefonate si facevano<br />

sempre più dolorose, non stava<br />

bene e il <strong>la</strong>voro per lui non c’era<br />

più, il ruti<strong>la</strong>nte e terribile mondo<br />

dello spettacolo lo aveva messo<br />

da parte. Lui, adorato da tutti,<br />

era “fermo in quel residence a<br />

chiedersi perché”. Sembra<br />

retorico, ma leggendo il libro,<br />

nelle parole del figlio e dei molti<br />

colleghi e amici che hanno avuto<br />

il privilegio di conoscere Walter<br />

Chiari, è evidente che attori<br />

come lui non esistono più:<br />

intelligente, con un’inventiva<br />

originale e inesauribile,<br />

divertente, senza mai essere<br />

volgare. Quel<strong>la</strong> di Simone è una<br />

corsa a perdifiato nel<strong>la</strong> vita del<br />

padre, tra ricordi di vita privata e<br />

incursioni sullo schermo, un<br />

viaggio nel<br />

rapporto tra un<br />

padre e un figlio, il<br />

racconto di un<br />

uomo che ha<br />

attraversato <strong>la</strong><br />

storia dello<br />

spettacolo e del<br />

cinema italiano<br />

con eleganza. Ma<br />

prima di tutto<br />

sono i ricordi di<br />

un figlio, anche<br />

lui uomo di spettacolo adesso<br />

(ma questo qui non è<br />

importante), evocati anche da<br />

una bellissima galleria di foto di<br />

famiglia.<br />

Cinema di carta r u b r i c h e<br />

I MILLE VOLTI<br />

DEL SOGNO<br />

La mia vita nel mondo<br />

del cinema da<br />

spettatore<br />

e produttore<br />

di Carlo Macchitel<strong>la</strong>,<br />

Marsilio Editori<br />

••• “Appartengo a un<br />

generazione, quel<strong>la</strong> nata<br />

nei primi anni Cinquanta,<br />

per <strong>la</strong> quale il mondo era in<br />

grigio, come <strong>la</strong> guerra fredda, il<br />

maccartismo, il Polesine<br />

al<strong>la</strong>gato, le scomuniche<br />

pontificie, e quel<strong>la</strong> povertà<br />

diffusa da cui tutti stavamo<br />

cercando di uscire. Non era<br />

ancora arrivata <strong>la</strong> tv”… Così<br />

Carlo Macchitel<strong>la</strong>, produttore<br />

televisivo e cinematografico fra<br />

i protagonisti del nostro cinema<br />

e del<strong>la</strong> fiction di punta di questi<br />

anni, comincia il suo racconto,<br />

di un’infanzia e di<br />

un’adolescenza da spettatore<br />

instancabile e appassionato in<br />

un’Italia che oggi sembra<br />

lontanissima, in sale<br />

cinematografiche che<br />

proiettavano eroi, facevano<br />

viaggiare nel tempo e in terre<br />

lontane, contribuivano magari<br />

al<strong>la</strong> nascita di un amore.<br />

L’autore ripercorre <strong>la</strong> sua vita<br />

attraverso i film prima visti e<br />

poi prodotti, coniugando<br />

impegno professionale e sogno,<br />

così che il cinema non<br />

sia mai solo un <strong>la</strong>voro.<br />

Nel suo viaggio<br />

incontriamo registi,<br />

produttori, attori,<br />

film, memorie e<br />

riflessioni raccolte<br />

in capitoli che<br />

vanno da Le<br />

origini del sogno<br />

ai Ritratti<br />

d’autore che<br />

par<strong>la</strong>no (fra gli altri) di<br />

Truffaut, Eastwood, Bellocchio,<br />

Meryl Streep e Stefania Sandrelli,<br />

di Prove tecniche di trasmissione:<br />

da Cinecittà al<strong>la</strong> Rai, fino agli<br />

anni recenti del<strong>la</strong><br />

contaminazione dei generi, del<strong>la</strong><br />

nascita di nuove forme di<br />

espressione, di un nuovo modo<br />

di fare e guardare il cinema.<br />

Quel<strong>la</strong> di Macchitel<strong>la</strong> è una<br />

narrazione leggera, a tratti<br />

divertita, a tratti commovente,<br />

nel ricordo di un cinema e di<br />

un’Italia che non ci sono più e<br />

con le sfide del presente. Il<br />

racconto si conclude non tanto<br />

all’insegna del<strong>la</strong> nostalgia o di<br />

qualche amarezza, pur presenti,<br />

bensì con i numerosi film,<br />

documentari, docu-fiction in<br />

preparazione, e con una<br />

Scommessa sul futuro: “trovare<br />

giovani registi capaci di<br />

coniugare il gusto del<strong>la</strong><br />

narrazione al rigore non solo<br />

stilistico”, tra commedia e<br />

impegno civile.<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2<br />

53


u b r i cColonna h e sonora<br />

a cura di MARIO MAZZETTI<br />

Bob Marley<br />

& the Wailers<br />

MARLEY<br />

(2CD, ISLAND)<br />

••• Il documentario di<br />

Kevin Macdonald su Bob<br />

Marley (1945-1981) e i<br />

suoi Wailers si appresta a ri<strong>la</strong>nciare il<br />

carismatico re del reggae, un<br />

sempreverde che ha illuminato da<br />

protagonista oltre due decenni di<br />

musica. La doppia colonna sonora<br />

segue un percorso filologico, dagli<br />

albori ska e rock steady (Simmer down)<br />

ai primi successi (Concrete jungle, Stir it<br />

up) fino ai superc<strong>la</strong>ssici; molti i brani<br />

eseguiti dal vivo, finanche <strong>la</strong> versione<br />

dub di Exodus. Un compendio utile per<br />

riscoprire un genere musicale e una<br />

filosofia di vita, ma soprattutto il suo<br />

portabandiera.<br />

Pasquale Cata<strong>la</strong>no<br />

e altri<br />

MAGNIFICA<br />

PRESENZA<br />

(GDM)<br />

••• Languori da camera<br />

e multietnici per il più<br />

recente Ozpetek, migliorando antiche e<br />

col<strong>la</strong>udate ricette: una più forte<br />

presenza turca rappresentata dal<strong>la</strong><br />

gloria del pop Sezen Aksu, con brani<br />

scritti per l’occasione, altri tutto ritmo o<br />

di passionale, acustica espressività. A far<br />

da ponte l’ottimo Cata<strong>la</strong>no, che<br />

consegna una partitura romantica, <strong>la</strong><br />

giusta enfasi al violoncello, al f<strong>la</strong>uto o a<br />

un pianoforte che guarda a Satie,<br />

alternati a beguine e rumba in ardito<br />

ma costante equilibrio. Côté<br />

mélo/kitsch garantito da Patty Pravo,<br />

quello nostalgico da Nat King Cole.<br />

Meritata candidatura al David di<br />

Donatello.<br />

Jonsi<br />

WE BOUGHT A ZOO<br />

(COLUMBIA)<br />

••• Connubio fortunato quello<br />

tra il leader degli is<strong>la</strong>ndesi Sigur<br />

Ros e Cameron Crowe, le cui<br />

competenze in campo musicale<br />

sono notorie. Il disco assemb<strong>la</strong> brani originali (al<br />

percussivo e celestiale Gathering stories col<strong>la</strong>bora lo<br />

stesso regista), tre estratti dal disco solista del 2010 (i<br />

più effervescenti per ritmo e vocalità), uno spruzzo<br />

di Sigur Ros e gli strumentali affidati al<strong>la</strong> sapiente,<br />

lieve orchestrazione di Nico Muhly. Sognante e<br />

suggestivo (Aevin endar su tutte), risponde appieno<br />

alle attese. Nel frattempo è uscito il nuovo disco dei<br />

Sigur Ros al completo, a settembre in Italia.<br />

Abel Korzeniowski<br />

W.E.<br />

(INTERSCOPE)<br />

••• Non sarà un capo<strong>la</strong>voro il<br />

film di Madonna sul<strong>la</strong> Simpson e<br />

re Edoardo VIII, ma è una gioia<br />

per le orecchie. Le p<strong>la</strong>tee<br />

mondiali hanno fatto <strong>la</strong> conoscenza del giovane<br />

compositore po<strong>la</strong>cco grazie a A single man; qui si<br />

ripetono le melodie struggenti, l’alternarsi di assolo<br />

romantici e armoniche accelerazioni di grande<br />

impatto, che guardano al miglior Philip G<strong>la</strong>ss<br />

(Brooklyn faces). Sullo schermo finisce addirittura per<br />

sovrastare le immagini, non trovandovi sufficiente<br />

appoggio emotivo. Chiude <strong>la</strong> signora Ciccone con<br />

l’innocua Masterpiece, dall’ultimo cd.<br />

Teho Teardo<br />

DIAZ<br />

(RADIOFANDANGO)<br />

••• Ipnotica, cadenzata,<br />

insinuante come un tarlo del<strong>la</strong><br />

coscienza. È l’ispirata partitura<br />

che Teardo ha composto ed<br />

eseguito con <strong>la</strong> partecipazione del Ba<strong>la</strong>nescu<br />

Quartet per il coraggioso film di Vicari sulle<br />

vergogne genovesi. Un accompagnamento discreto<br />

ma efficace, musica da camera per archi ed<br />

elettronica (marchio di fabbrica del compositore),<br />

tesa e drammatica nel sottolineare le cariche e i<br />

pestaggi, con crescendo calibrati e arabeschi che<br />

si insinuano sottopelle. Chiude Tricky con<br />

Evolution revolution love, del 2001.<br />

A tribute to<br />

John Williams<br />

AN 80TH<br />

BIRTHDAY<br />

CELEBRATION<br />

(SONY CLASSICAL)<br />

••• 80 anni di stima<br />

incondizionata, innumerevoli colonne sonore di<br />

sinfonica robustezza che hanno fatto <strong>la</strong> storia<br />

del cinema: l’epica di Star Wars, certo, e tutto<br />

Spielberg (Lo squalo, ET, Indiana Jones,<br />

Schindler’s list fino a War horse) ma anche i<br />

primi Harry Potter e Memorie di una geisha. 47<br />

volte candidato all’Oscar, 5 volte vincitore a<br />

suggello di una vena compositiva che travalica i<br />

confini dello spartito per celluloide, con<br />

innumerevoli esecuzioni live al pari di<br />

Morricone. Il cd include l’Elegia per violoncello<br />

e orchestra e le sorprendenti Variazioni su<br />

Happy Birthday, con dediche di Lucas, Spielberg,<br />

dei solisti Itzhak Perlman e Yo-Yo Ma. Scusate se<br />

è poco…<br />

Dustin O’Halloran e altri<br />

LIKE CRAZY<br />

(SONY CLASSICAL)<br />

••• Commedia drammatica<br />

su un amore a distanza,<br />

trova l’ideale commento<br />

sonoro nelle composizioni<br />

di O’Halloran per pianoforte: orchestrazioni<br />

ariose al<strong>la</strong> Michael Nyman, un morbido tappeto<br />

d’archi che si fa più rarefatto nel finale. Lo<br />

accompagnano il raffinato Paul Simon<br />

“africano”, gli epigoni Fool’s Gold e varie<br />

declinazioni, per genere e provenienza, di indie<br />

pop (da citare gli svedesi Mary Onettes e gli<br />

eterei francesi M83).<br />

Indipendenti<br />

Rudy Rotta<br />

MY MUSIC AND MY LIFE (2CD, ZYX)<br />

••• 20 anni e più a suonare blues in giro per il<br />

mondo celebrati da una doppia antologia, nel<strong>la</strong><br />

quale il chitarrista esibisce le molteplici<br />

suggestioni sonore, con tre brani dei Beatles ma anche<br />

Santana, Dy<strong>la</strong>n e Traffic. Tra standard, blues cantati in<br />

italiano, R&B e fascinazioni West Coast, non sfugge <strong>la</strong><br />

caratura degli ospiti che lo hanno accompagnato negli<br />

anni, pietre miliari come Brian Auger, John Mayall, Peter<br />

Green e il compianto Carey Bell.<br />

Samue<strong>la</strong> Schilirò: NON SONO (EMI)<br />

••• Promettente esordio discografico per <strong>la</strong><br />

cantautrice goriziana (con sangue siciliano) che<br />

nei testi (talvolta espliciti, e dolorosi) sferza<br />

pregiudizi e arroganza tutta maschile.<br />

L’impronta è genuinamente rock con venature<br />

blues (più tirate Reality e Nel mio giardino), a tratti ricorda<br />

<strong>la</strong> prima Carmen Consoli. Da menzionare <strong>la</strong> cover di Domani<br />

è un altro giorno e le conclusive Fino al fondo e Io credo.<br />

Creatività e carisma<br />

Paul Weller: SONIK KICKS (ISLAND)<br />

••• Dopo decenni di musica tra Jam, Style Council e gli<br />

album solisti, ha ben poco da dimostrare Paul Weller, libero<br />

di sfoggiare percorsi onirico-sperimentali al fianco di<br />

canzoni brevi ma smaglianti e rock urticanti. Sonik kicks,<br />

denso e frenetico, riassume <strong>la</strong> scia elettrica del precedente<br />

Wake up the nation e <strong>la</strong> psichedelia di 22 dreams; va a segno con<br />

gioielli senza tempo (That dangerous age, When your garden’s<br />

overgrown, Kling I K<strong>la</strong>ng) e recluta il “nipote d’arte” Noel Gal<strong>la</strong>gher:<br />

non un capo<strong>la</strong>voro ma si ascolta che è un piacere. A luglio in Italia.<br />

Rufus Wainwright<br />

OUT OF THE GAME (UNIVERSAL)<br />

••• Un personale mix di pop, rock anni ’70, melodramma,<br />

revival amalgamato da una voce altissima e nasale. Non<br />

incideva un disco pop da Release the stars, capo<strong>la</strong>voro del<br />

2007 (nel frattempo il tributo live a Judy Gar<strong>la</strong>nd, un secondo live, un<br />

disco per voce & piano, un’opera lirica) ed il risultato non è poi così<br />

pop… La title track e Jericho sono due gioiellini ma <strong>la</strong> scrittura si fa via<br />

via più complessa, <strong>la</strong> produzione di Mark Ronson arricchisce senza<br />

appesantire, le melodie tendono ad abbandonare <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica forma<br />

canzone <strong>la</strong>mbendo romanze e bal<strong>la</strong>te espressioniste.<br />

54 V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2


9-11 OTTOBRE 2012

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