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Giugno 2013 - La farmacologia cellulare e molecolare della giunzione

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Periodico <strong>della</strong> Società Italiana di Farmacologia - fondata nel 1939 - ANNO IX n. 34 – <strong>Giugno</strong> <strong>2013</strong><br />

Riconosciuto con D.M. del MURST del 02/01/1996 - Iscritta Prefettura di Milano n. 467 pag. 722 vol. 2° ISSN 2039-9561<br />

<strong>La</strong> <strong>farmacologia</strong> <strong>cellulare</strong> e<br />

<strong>molecolare</strong> <strong>della</strong> <strong>giunzione</strong> nicotinica:<br />

la mia storia di 40 anni<br />

Francesco Clementi<br />

Professore Emerito, Università degli Studi di Milano<br />

Introduzione<br />

<strong>La</strong> mia storia scientifica di 40<br />

anni potrebbe essere racchiusa in<br />

2 parole: recettori nicotinici! Mi<br />

sono sempre occupato dei recettori<br />

nicotinici, <strong>della</strong> loro struttura<br />

e <strong>della</strong> loro funzione nel regolare<br />

molti fenomeni importanti a<br />

livello del sistema nervoso centrale<br />

e periferico. Questo filone di<br />

ricerca si inserisce in una vecchia<br />

tradizione <strong>della</strong> <strong>farmacologia</strong> milanese<br />

che con alti e bassi è sempre<br />

stata presente dai tempi <strong>della</strong><br />

registrazione di organi isolati attraverso<br />

i tamburi ricoperti di nerofumo<br />

fino agli studi più recenti<br />

di biologia <strong>molecolare</strong> e genetica.<br />

L’approccio che io ho seguito, e<br />

che cercherò di illustrare brevemente,<br />

è stato quello <strong>della</strong> <strong>farmacologia</strong><br />

<strong>cellulare</strong> e <strong>molecolare</strong>,<br />

sulla cui introduzione il nostro<br />

laboratorio è stato un pioniere.<br />

<strong>La</strong> <strong>farmacologia</strong> <strong>cellulare</strong> è il<br />

luogo di integrazione tra la <strong>farmacologia</strong><br />

<strong>molecolare</strong> e la farmacodinamica.<br />

Della prima mantiene<br />

la precisione e la profondità,<br />

18 - Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34<br />

relativa in particolare ai dettagli<br />

<strong>della</strong> interazione farmaci-molecole;<br />

<strong>della</strong> seconda la ricchezza nella<br />

interpretazione di funzioni integrate<br />

e complesse. Ad entrambe<br />

fornisce una “sede”, un “ambiente”,<br />

dove le varie funzioni si svolgono.<br />

Il risultato che ne scaturisce<br />

è una concretezza che il solo<br />

dato biochimico o funzionale non<br />

può dare. È un approccio che ora<br />

sta aprendo vie innovative anche<br />

nella ricerca farmacologica più<br />

applicativa. Quando io ho iniziato<br />

la mia attività di ricercatore questo<br />

non era ancora il caso e la <strong>farmacologia</strong><br />

<strong>cellulare</strong> e <strong>molecolare</strong><br />

ancora non esisteva. Mi sembra<br />

quindi utile premettere alla parte<br />

“nicotinica” una breve storia del<br />

nostro laboratorio come l’ho descritta<br />

assieme a Jacopo Meldolesi<br />

alcuni anni fa (Clementi and Meldolesi,<br />

2001).<br />

Il contesto generale<br />

Gli inizi<br />

Si era nel 1956-57 e si cominciavano<br />

a vedere i primi risultati<br />

<strong>della</strong> microscopia elettronica applicata<br />

alla biologia, soprattutto<br />

per i contributi usciti dalla scuola<br />

di Claude, Porter e Palade alla<br />

Rockefeller University di New<br />

York. Il pregio di quella scuola<br />

era quello di partire dalla fine<br />

descrizione morfologica per cercare,<br />

attraverso correlazioni con<br />

i dati più moderni <strong>della</strong> biochimica<br />

e <strong>della</strong> fisiologia, funzioni<br />

e meccanismi degli organuli cellulari<br />

che man mano si venivano<br />

a scoprire. Il Prof. Trabucchi,<br />

che aveva un grande intuito nel<br />

capire le prospettive future <strong>della</strong><br />

ricerca, discutendo con i più giovani<br />

ricercatori e con gli studenti<br />

interni, si diceva sicuro che una<br />

analisi accurata, precisa e dinamica<br />

delle strutture subcellulari,<br />

attuata attraverso la microscopia<br />

elettronica associata alle tecniche<br />

biochimiche più moderne, avrebbe<br />

portato a contributi molto importanti<br />

anche nel campo <strong>della</strong><br />

Farmacologia, in particolare nella<br />

comprensione del meccanismo<br />

d’azione dei farmaci e dei tossici.<br />

<strong>La</strong> scelta di allora fu felice e molto


appropriata.<br />

Un’altra scelta, anche questa tipica<br />

di Trabucchi, è stata quella di<br />

affidare il compito di aprire questa<br />

nuova frontiera non a ricercatori<br />

già affermati ma a tre studenti,<br />

diversi per impostazione, formazione<br />

e prospettive di ricerca<br />

future. Questa scelta fu senz’altro<br />

avventata, ma forse solo così si<br />

poteva iniziare una nuova linea di<br />

ricerca che voleva essere di rottura<br />

con una vecchia impostazione<br />

e che necessitava quindi <strong>della</strong> “incoscienza”<br />

di ricercatori giovani.<br />

I giovani “morfologi” furono inviati<br />

per imparare in alcuni tra i<br />

migliori laboratori europei, a Parigi,<br />

Monaco e Losanna.<br />

Il ricordo più importante di quegli<br />

inizi riguarda non tanto le difficoltà<br />

tecniche ma, soprattutto, il<br />

vuoto culturale che c’era attorno<br />

a questo tipo di ricerca. Vuoto che<br />

abbiamo cercato di colmare man<br />

mano, con pazienza, con molto<br />

lavoro, costanza e coraggio, fino a<br />

portare il nostro laboratorio a dialogare<br />

con i laboratori più importanti<br />

del mondo nel campo <strong>della</strong><br />

Biologia e Farmacologia Cellulare.<br />

L’impostazione del laboratorio è<br />

stata fin dall’inizio focalizzata non<br />

sulla tecnologia, ma sui problemi<br />

biologici da risolvere attraverso la<br />

costante integrazione tra le tecniche<br />

più diverse, dalle morfologiche<br />

alle biochimiche, dalle elettrofisiologiche,<br />

alle farmacologiche.<br />

Questa impostazione ci ha permesso<br />

negli anni di non rimanere<br />

sclerotizzati su singole tecniche,<br />

aprendoci sempre al nuovo, senza<br />

paura di affrontare metodologie<br />

ed approcci diversi. Inoltre, questa<br />

apertura di fondo ha portato i<br />

ricercatori ad una libertà di ricerca<br />

e di tematiche che trova il loro<br />

punto di unificazione nella impostazione<br />

critica <strong>della</strong> ricerca, nella<br />

cultura biologica assieme affinata<br />

e gustata, nella serietà metodologica.<br />

Conseguenza diretta dell’impostazione<br />

“aperta” del laboratorio<br />

è stata la diversificazione delle<br />

linee di ricerca che, pur avendo<br />

un substrato comune, permette a<br />

ciascuno di sviluppare le problematiche<br />

che più gli stanno a cuore<br />

con l’approccio scientifico e culturale<br />

più consono alla sua cultura<br />

ed esperienza. <strong>La</strong> discussione tra<br />

i ricercatori, lo scambio di esperienze<br />

e di tecnologie, la continua<br />

opera di formazione culturale permette<br />

inoltre a queste diversità di<br />

trasformarsi in arricchimento per<br />

tutti, senza disperdersi in progetti<br />

collaterali, troppo distanti dal comune<br />

sentiero.<br />

Il <strong>La</strong>boratorio di<br />

<strong>farmacologia</strong> <strong>cellulare</strong><br />

Il primo nucleo <strong>della</strong> Farmacologia<br />

Cellulare fu il laboratorio<br />

di microscopia elettronica che si<br />

formò nel 1958, quando Trabucchi<br />

riuscì ad ottenere dal Politecnico<br />

di Milano un microscopio<br />

elettronico di seconda mano, un<br />

Philips EM 100 (che era stato acquisito<br />

con il piano Marshall!).<br />

Questo laboratorio è tuttora presente,<br />

rimodernato nella strumentazione,<br />

e molto attivo sotto<br />

la direzione di Maura Francolini.<br />

Le basi per un laboratorio competitivo<br />

a livello internazionale sono<br />

poi state impostate e sviluppate<br />

dall’incontro con Jacopo Meldolesi<br />

e con Bruno Ceccarelli. Loro<br />

hanno portato visioni diverse nelle<br />

quali gli approcci biochimici<br />

ed elettrofisiologici hanno permesso<br />

di andare più vicino all’integrazione<br />

tra i dati morfologici<br />

e quelli funzionali. L’esperienza<br />

internazionale è stata fondamentale<br />

per farci fare il salto dalla<br />

morfologia alla Biologia Cellulare<br />

e quindi alle aperture di oggi:<br />

io prima con Victor Whittaker a<br />

Cambridge poi con il Prof. George<br />

Palade alla Rockefeller University,<br />

Meldolesi con George Palade,<br />

Ceccarelli con Alex Mauro sempre<br />

alla Rockefeller University. Questi<br />

incontri hanno lasciato in molti<br />

di noi un “imprinting” speciale.<br />

L’influsso di Palade è stato determinante<br />

perché ci ha tratti da un<br />

modo provinciale di concepire<br />

e fare la ricerca; ci ha dato una<br />

impostazione di base che poggia<br />

sull’amore per le cose ben fatte,<br />

per la ricerca che deve dire qualche<br />

cosa di nuovo e di importante.<br />

Una ricerca che non sia fine a<br />

se stessa o finalizzata soltanto al<br />

successo individuale, ma che costituisca<br />

un passo sul lungo cammino<br />

<strong>della</strong> scoperta <strong>della</strong> verità.<br />

Gli insegnamenti di Trabucchi<br />

e di Palade, pur diversi tra loro,<br />

erano per molti versi affini e noi<br />

li abbiamo appresi ed integrati<br />

con gioia nel nostro patrimonio<br />

culturale e personale. Nel 1970<br />

avvenne una svolta fondamentale<br />

nel laboratorio, l’istituzione del<br />

Centro del CNR per lo studio delle<br />

Infrastrutture Cellulari – poi Centro<br />

per la Farmacologia Cellulare<br />

e Molecolare, e ora <strong>La</strong>boratorio di<br />

Farmacologia Cellulare e Molecolare<br />

dell’Istituto di Neuroscienze<br />

del CNR. <strong>La</strong> costituzione del Centro<br />

permise al laboratorio di crescere<br />

in autonomia, arricchendosi<br />

di valorosi ricercatori dell’Università<br />

e del CNR.<br />

Gli sviluppi recenti<br />

In quegli anni il gruppo si è<br />

espanso. Jacopo Meldolesi divenne<br />

l’asse portante <strong>della</strong> ricerca<br />

biomedica del nuovo Dipartimento<br />

Biologico dell’Università Vita-<br />

Salute del S. Raffaele. Bruno Ceccarelli,<br />

prima <strong>della</strong> sua scomparsa<br />

nel 1988, aveva dato vita, assieme<br />

a Dino Fesce, Flavia Valtorta e Fabio<br />

Grohovaz, al “Centro Universitario<br />

per lo Studio Sperimentale<br />

delle Neuropatie Periferiche e Malattie<br />

Neuromuscolari”, nel quale<br />

la felice combinazione delle tecniche<br />

morfologiche ultrastrutturali<br />

con le tecniche elettrofisiologiche,<br />

permise di dare un decisivo<br />

contributo alle conoscenze sulla<br />

neurobiologia <strong>della</strong> sinapsi e sulla<br />

plasticità del sistema nervoso periferico.<br />

Purtroppo la sua morte im-<br />

Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34 - 19


20 - Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34<br />

provvisa ha interrotto un cammino<br />

scientifico che si prospettava di<br />

grande innovazione ed interesse.<br />

Il gruppo dei ricercatori che lavorano<br />

in via Vanvitelli è cresciuto<br />

in questi ultimi anni apportando<br />

nuove prospettive di studio.<br />

Basti pensare ai lavori sul traffico<br />

<strong>cellulare</strong> del gruppo di Nica Borgese,<br />

a quelli sulla sinaptogenesi e<br />

fisiologia <strong>della</strong> sinapsi del gruppo<br />

di Michela Matteoli e a quelli sulla<br />

plasticità sinaptica di Carlo Sala e<br />

Maria Passafaro, a quelli sui recettori<br />

dei gruppi di Cecilia Gotti<br />

e Bice Chini, a quelli sui meccanismi<br />

di secrezione e di polarità<br />

<strong>cellulare</strong> di Patrizia Rosa e Grazia<br />

Pietrini, a quelli sulla espressione<br />

genica e sulla epigenetica<br />

del gruppo di Diego Fornasari, a<br />

quelli sulle risposte antivirali del<br />

gruppo di Carlo De Giuli, a quelle<br />

<strong>della</strong> modellistica matematica<br />

delle immagini di Marco Righi.<br />

Il filo comune di tutte queste ricerche<br />

è l’interesse per gli aspetti<br />

farmacologici. Si aprono così interessanti<br />

prospettive per capire il<br />

meccanismo d’azione dei farmaci,<br />

per sfruttare i farmaci come mezzo<br />

di indagine dei fenomeni biologici<br />

e per trovare bersagli terapeutici<br />

nuovi (notizie più puntuali<br />

sull’attività scientifica del gruppo<br />

sono reperibili in http://www.<br />

in.cnr.it/research.php?c=MI).<br />

Dal nostro laboratorio sono<br />

usciti ricercatori importanti che<br />

hanno diffuso questo approccio<br />

scient ifico in altre strutture: Guido<br />

Fumagalli a Verona, Nica Borgese<br />

all’Università di Catanzaro,<br />

Dino Fesce all’Università dell’Insubria,<br />

Emilio Clementi al Polo<br />

Sacco dell’Università di Milano,<br />

Camillo Peracchia alla Rochester<br />

University, Bianca Conti alla Minnesota<br />

University, Paola Ricciardi<br />

Castagnoli a Singapore, Pietro De<br />

Camilli a Yale, Emanuele Sher alla<br />

Eli Lilly, Michele Solimena a Dresda.<br />

È stato possibile raggiungere<br />

questi risultati anche attraverso<br />

una vivace politica di scambi e<br />

collaborazioni con i più prestigiosi<br />

laboratori europei, americani e<br />

giapponesi.<br />

Attività di formazione<br />

Non posso chiudere questa breve<br />

introduzione generale senza richiamare<br />

il costante e puntiglioso<br />

sforzo che il nostro laboratorio ha<br />

messo nella formazione continua<br />

dei giovani ricercatori, attraverso<br />

i corsi del Dottorato, i seminari,<br />

i journal club, i progress report,<br />

che ha molto contribuito ad elevare<br />

il livello culturale e scientifico<br />

e formare giovani più aperti<br />

alle novità e alla voglia di iniziare<br />

percorsi più propri ed originali.<br />

Il libro di Farmacologia Generale<br />

e Molecolare, edito dalla UTET<br />

da Francesco Clementi e Guido<br />

Fumagalli, che ha raggiunto nelle<br />

quattro edizioni la tiratura di<br />

20.000 copie e vedrà presto una<br />

edizione inglese, ha trasferito con<br />

successo agli studenti ed ai docenti<br />

il nuovo mondo aperto alla<br />

Farmacologia dalle conquiste <strong>della</strong><br />

Biologia Molecolare e Cellulare.<br />

Conclusione 1<br />

Questa esperienza di ricerca,<br />

che ormai dura felicemente da<br />

più di quaranta anni, è anche una<br />

bella illustrazione di quanto sia<br />

stato possibile ottenere dalla interazione<br />

positiva tra un vecchio<br />

“Barone”, come il Prof. Trabucchi,<br />

ed un gruppo di giovani ricercatori,<br />

lavoratori, motivati, costanti<br />

e decisi. Il Prof. Trabucchi ci ha<br />

agevolato in ogni modo in questa<br />

avventura con l’impostazione<br />

originale, con il suo interesse costante<br />

e contagioso per il nostro<br />

lavoro, con l’aiuto economico ed<br />

accademico, noi abbiamo contribuito,<br />

non solo con il lavoro e con<br />

l’intelligenza, ma anche, e soprattutto,<br />

con la volontà, a costruire<br />

qualche cosa di nuovo. Qualcosa<br />

che ponesse un segno <strong>della</strong> nostra<br />

presenza nella comunità scientifica<br />

e che indicasse una via di sviluppo<br />

all’Università, così anchilosata<br />

da rigide impostazioni di<br />

potere e di gerarchia. Siamo così<br />

riusciti a creare, tutti assieme e<br />

con il concorso fattivo di tutti, dal<br />

professore più affermato, al ricercatore,<br />

al tecnico, alla segretaria,<br />

una esperienza umana e di ricerca<br />

che è valsa, e continua a valere, la<br />

pena di vivere.<br />

<strong>La</strong> mia storia personale<br />

Le mie prime ricerche<br />

di <strong>farmacologia</strong> <strong>cellulare</strong><br />

<strong>della</strong> sinapsi<br />

In questo contesto generale<br />

sono nate le mie ricerche rivolte<br />

fin dall’inizio alla comprensione<br />

<strong>della</strong> struttura e funzione delle<br />

terminazioni nervose. Negli anni<br />

sessanta erano in discussione i diversi<br />

pool di catecolamine, la loro<br />

localizzazione nel corpo <strong>cellulare</strong><br />

e nelle terminazioni, e i possibili<br />

meccanismi <strong>della</strong> loro modulazione<br />

da parte dei farmaci psicotropi.<br />

Combinando la microscopia elettronica<br />

con misure delle catecolamine<br />

in vitro ho potuto dimostrare<br />

che questi neurotrasmettitori<br />

erano immagazzinati nei granuli<br />

densi e mostrare i meccanismi<br />

con i quali la reserpina e altri farmaci<br />

psicotropi potevano interferire<br />

con l’immagazzinamento e la<br />

liberazione di neurotrasmettitori<br />

(Clementi, Zocche, 1963; Clementi,<br />

1965). Una delle difficoltà<br />

nella localizzazione quantitativa<br />

dei neurotrasmettitori nelle sinapsi<br />

era la difficoltà di conoscere<br />

il numero di sinapsi presenti nel<br />

sistema nervoso centrale. Nel periodo<br />

di studio a Cambridge, nel<br />

laboratorio del Prof. Whittaker,<br />

abbiamo messo a punto, analizzando<br />

frazioni subcellulari, un<br />

approccio quantitativo per valutare<br />

il numero di sinapsi presenti<br />

nel cervello con il quale, per<br />

la prima volta, abbiamo potuto<br />

affermare che le sinapsi presenti<br />

nella corteccia del sistema nervoso<br />

centrale erano nell’ordine di<br />

3/5 x 10 11 /g di tessuto (Clementi<br />

et al., 1966), numero poi confer-


mato da altri ricercatori con tecniche<br />

morfologiche diverse. Dopo<br />

il periodo molto fruttuoso speso<br />

alla Rockefeller University, dove<br />

con George Palade ho studiato la<br />

permeabilità dei capillari e la sua<br />

modulazione da parte dell’istamina<br />

(Clementi, Palade, 1969a, b),<br />

ho ripreso le ricerche sulle sinapsi<br />

e con Ceccarelli e Mantegazza<br />

mi sono occupato <strong>della</strong> reinnervazione<br />

autologa ed eterologa dei<br />

gangli simpatici (Ceccarelli et al.,<br />

1971, 1972; Carruba et al., 1974)<br />

e, recentemente con Maura Francolini<br />

(Francolini et al., 2009) e<br />

con il gruppo bresciano coordinato<br />

da Brunelli e Spano, <strong>della</strong> reinnervazione<br />

eterologa muscolare.<br />

<strong>La</strong> parte più originale di questi lavori<br />

è stata la dimostrazione che<br />

l’espressione dei recettori sinaptici<br />

è fortemente modulata nel tipo<br />

e nel numero dalla natura <strong>della</strong><br />

fibra che reinnerva (per es. se i<br />

neuroni gangliari sono reinnervati<br />

da fibre adrenergiche esprimeranno<br />

anche recettori adrenergici<br />

e se il muscolo striato è reinnervato<br />

da una fibra glutamatergica<br />

esprimerà anche recettori glutamatergici<br />

oltre che nicotinici). È<br />

stato un periodo molto intenso,<br />

innovativo, di forte interdisciplinarietà<br />

- ricerche di microscopia<br />

elettronica, di elettrofisiologia, di<br />

registrazioni in vivo, di <strong>farmacologia</strong><br />

classica - ma che non discuto<br />

oggi per non distrarre l’eventuale<br />

lettore dalla sinapsi nicotinica.<br />

I Recettori Colinergici<br />

Nicotinici<br />

Come ha ben introdotto recentemente<br />

Giancarlo Pepeu in questo<br />

giornale (Pepeu, <strong>2013</strong>), il sistema<br />

colinergico ha una grandissima<br />

rilevanza nel modulare le risposte<br />

del sistema nervoso centrale e periferico,<br />

attraverso la mediazione<br />

di due sistemi recettoriali: il muscarinico<br />

ed il nicotinico. Egli ha<br />

analizzato, con dettaglio e sintesi<br />

Fig. 1. Struttura e<br />

localizzazione dei recettori<br />

nicotinici neuronali.<br />

<strong>La</strong> figura riporta in A<br />

la struttura schematica<br />

dei recettori-canale<br />

di tipo niocotinico<br />

e l’arrangiamento<br />

spaziale delle subunità<br />

nei recettori omomerici<br />

ed eteromerici, i siti di<br />

legame per l’acetilcolina<br />

all’interfaccia delle<br />

subunità (pallini scuri) e le<br />

subunità accessorie. In B è<br />

riportata la distribuzione<br />

dei più rilevanti sottotipi<br />

dei recettori nicotinici<br />

nelle aree principali<br />

del cervello di ratto. <strong>La</strong><br />

presenza ubiquitaria<br />

dei recettori e la copresenza<br />

di molti sottotipi<br />

recettoriali nelle stesse<br />

aree indica la complessità<br />

del grado di modulazione<br />

dell’attività neuronale<br />

da parte del sistema<br />

colinergico nicotinico<br />

(modificata da Gotti et al.,<br />

2006a).<br />

Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34 - 21


da par suo, le funzioni e la <strong>farmacologia</strong><br />

del sistema muscarinico<br />

e il suo coinvolgimento in molte<br />

patologie psichiatriche. Io cercherò<br />

di completare il quadro con<br />

qualche informazione sul sistema<br />

colinergico nicotinico.<br />

I recettori nicotinici (NAChR)<br />

appartengono alla famiglia dei<br />

canali ionici la cui apertura è<br />

controllata e modulata da una<br />

interazione extra<strong>cellulare</strong> con un<br />

ligando. In questo caso il ligando<br />

endogeno è l’acetilcolina; essi<br />

sono chiamati nicotinici in quanto<br />

la nicotina, sostanza presente<br />

nel fumo di foglie di Nicotiana<br />

tabacum, è un ligando abbastanza<br />

selettivo e affine per tutte le<br />

famiglie di recettori nicotinici ed<br />

è stato il primo composto utilizzato<br />

per la loro caratterizzazione<br />

farmacologica. Alla famiglia dei<br />

recettori-canale appartengono<br />

alcuni dei recettori per neurotrasmettitori<br />

classici, oltre alla<br />

acetilcolina, come GABA, glicina,<br />

glutammato, serotonina e ATP.<br />

Sulla base <strong>della</strong> carica ionica che<br />

passa attraverso il canale aperto<br />

dall’interazione con il ligando, i<br />

recettori-canale possono indurre<br />

depolarizzazione o iperpolarizzazione<br />

e mediare rispettivamente<br />

eventi eccitatori o inibitori (vedi<br />

per maggiori dettagli Gotti et al.,<br />

1997; Gotti, Clementi, 2004; Gotti<br />

et al., 2006b; Gotti et al., 2006a;<br />

Albuquerque et al., 2009; Gotti<br />

et al., 2009). I recettori nicotinici<br />

sono espressi ad alti livelli nella<br />

<strong>giunzione</strong> neuromuscolare, nei<br />

gangli orto e parasimpatici e in<br />

diverse aree del sistema nervoso<br />

centrale (SNC). A livello neuromuscolare<br />

e gangliare i NAChR<br />

mediano la trasmissione sinaptica<br />

veloce, mentre la maggior parte<br />

dei recettori nicotinici situati nel<br />

SNC presentano una localizzazione<br />

presinaptica o preterminale,<br />

dove partecipano alla modulazione<br />

del rilascio di tutti i tipi di neurotrasmettitori,<br />

e solo in pochissime<br />

aree mediano la trasmissione<br />

postsinaptica veloce e hanno<br />

22 - Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34<br />

una localizzazione postsinaptica<br />

o somatodendritica. Gli NAChR<br />

formano una classe eterogenea di<br />

recettori pentamerici, le cui proprietà<br />

biofisiche, farmacologiche,<br />

funzionali e la loro distribuzione<br />

nell’organismo sono determinate<br />

dalle caratteristiche delle cinque<br />

subunità che si assemblano per<br />

formare il recettore-canale (Gotti<br />

et al., 2006b; Gotti et al., 2006a;<br />

Gotti, Clementi, 2012). Nei vertebrati<br />

sono stati clonati 10 geni che<br />

codificano per subunità α, 4 geni<br />

che codificano per subunità β, 1<br />

gene per la subunità γ, uno per la<br />

subunità δ e uno per la subunità<br />

ε. I recettori nicotinici possono<br />

essere pentameri costituiti da 5<br />

subunità tutte uguali (recettori<br />

omomerici) o da 5 subunità, di<br />

cui fino a quattro possono essere<br />

diverse tra loro (recettori eteromerici).<br />

Nei recettori eteromerici<br />

muscolari e neuronali ci sono due<br />

siti di legame per l’ACh che sono<br />

localizzati in tasche idrofobiche<br />

situate all’interfaccia tra una subunità<br />

α ed una subunità adiacente<br />

(nonα) che contribuiscono<br />

rispettivamente alla componente<br />

primaria e a quella complementare<br />

del sito di legame. Nei recettori<br />

omomerici sono presenti cinque<br />

siti di legame che sono localizzati<br />

all’interfaccia tra una subunità α<br />

e la subunità α adiacente (Fig 1).<br />

<strong>La</strong> combinazione randomizzata<br />

di queste subunità darebbe origine<br />

ad un numero molto elevato<br />

di sottotipi di recettore, mentre<br />

in realtà i recettori espressi nelle<br />

cellule nervose o muscolari o<br />

di altro tipo sono di numero non<br />

alto, ben definito e con una topografia<br />

precisa. Nel muscolo abbiamo<br />

un recettore composto da α1,<br />

β1, δ, ε o γ durante lo sviluppo;<br />

nel cervello abbiamo due sottotipi<br />

rilevanti gli eteromerici composti<br />

da α4β2 e gli omomerici composti<br />

da α7 o α8 ; nei gangli sono<br />

presenti soprattutto recettori di<br />

tipo α3β4. A queste subunità possono<br />

anche essere associate altre<br />

subunità (per es. α5 e α3) chiamate<br />

accessorie in quanto non<br />

partecipano direttamente alla<br />

formazione del sito di legame ma<br />

regolano la <strong>farmacologia</strong>, funzione<br />

e localizzazione dei recettori<br />

(Gotti et al., 2007).<br />

I recettori nicotinici muscolari<br />

e la Miastenia Grave<br />

All’inizio <strong>della</strong> nostra ricerca<br />

sui nicotinici, il primo interesse è<br />

stato per i recettori presenti nella<br />

placca neuromuscolare. Di questa<br />

struttura si conosceva molto<br />

bene la funzione, le proprietà<br />

elettrofisiologiche e una <strong>farmacologia</strong><br />

molto ben caratterizzata,<br />

ma gli studi sulla sua struttura,<br />

composizione in recettori e loro<br />

localizzazione erano ancora agli<br />

inizi. Le scoperte di Changeaux<br />

sulla struttura in subunità del<br />

recettore nicotinico muscolare,<br />

il loro clonaggio e la definizione<br />

<strong>della</strong> teoria allosterica hanno dato<br />

un grande impulso a tutta la storia<br />

nicotinica (Albuquerque et al.,<br />

2009). Il nostro interesse è stato<br />

attirato da una patologia umana,<br />

la Miastenia Grave, che, dagli<br />

studi funzionali e farmacologici,<br />

sembrava avere nei recettori nicotinici<br />

il bersaglio più importante.<br />

Assieme a Bianca Conti, Guido<br />

Fumagalli, Cecilia Gotti ed Emanuele<br />

Sher abbiamo quindi isolato<br />

e purificato i recettori nicotinici<br />

muscolari dall’organo elettrico<br />

<strong>della</strong> torpedine e iniettandoli nel<br />

coniglio abbiamo provocato una<br />

forma di patologia del tutto simile<br />

alla Miastenia Grave umana, confermando,<br />

quindi, che questa patologia<br />

aveva tutte le caratteristiche<br />

di una malattia auto immune<br />

avente come bersaglio patogenetico<br />

il recettore muscolare (Clementi<br />

et al., 1976; Fumagalli and<br />

Clementi, 1978). Abbiamo ben caratterizzato<br />

il modello animale, la<br />

sua risposta ai farmaci, il tipo di<br />

anticorpi prodotti ed abbiamo definito<br />

il meccanismo patogenetico<br />

di questa malattia consistente


nella degradazione accelerata dei<br />

recettori, prodotta per un aumento<br />

dell’endocitosi dei recettori,<br />

con conseguente diminuzione di<br />

recettori nella placca sinaptica.<br />

Questi dati ci sono serviti per entrare<br />

nella patologia umana dove<br />

abbiamo dimostrato, con un saggio<br />

nostro che determinava la<br />

quantità di anticorpi antirecettore<br />

e la loro capacità funzionale<br />

di aggredire i recettori, la correlazione<br />

tra gravità <strong>della</strong> malattia<br />

e indice composito anticorpale<br />

(Conti-Tronconi et al., 1979; Morgutti<br />

et al., 1979; Tronconi et al.,<br />

1981) e nella velocità di degradazione<br />

dei recettori il meccanismo<br />

patogenetico degli anticorpi<br />

(Sher and Clementi, 1984). Durante<br />

questi studi abbiamo anche<br />

stabilito, tra i primi, l’importanza<br />

dell’immunità <strong>cellulare</strong> verso<br />

il recettore come causa rilevante<br />

<strong>della</strong> malattia e come indice di risposta<br />

ai farmaci e agli interventi<br />

terapeutici (Conti-Tronconi et al.,<br />

1979; Morgutti et al., 1979; Tronconi<br />

et al., 1981).<br />

Tutte le forme di Miastenia<br />

sono a carico dei<br />

recettori nicotinici?<br />

Questi studi sull’autoimmunità<br />

nelle patologie neuromuscolari e<br />

la nostra capacità di isolare anticorpi<br />

specifici ci hanno aperto<br />

un altro capitolo di grande interesse,<br />

quello dalla Sindrome miastenica<br />

di Eaton <strong>La</strong>mbert. Con<br />

E. Sher abbiamo dimostrato che<br />

la deficienza <strong>della</strong> funzione neuromuscolare<br />

era dovuta non ad<br />

un difetto nicotinico, ma ad una<br />

diminuzione dei canali per il calcio<br />

voltaggio dipendenti che legano<br />

la ω-Conotossina (Sher et al.,<br />

1989). Anche in questo caso la diminuzione<br />

avveniva per un attacco<br />

auto-immune da parte di anticorpi<br />

specifici anti-canale (Sher<br />

et al., 1991). Di questi ne abbiamo<br />

caratterizzato la funzione ed il<br />

meccanismo d’azione, la correlazione<br />

con la gravità <strong>della</strong> malattia<br />

e messo a punto un sistema<br />

di dosaggio originale assai utile<br />

in clinica (Sher et al., 1989; Sher,<br />

Clementi, 1991). Questo approccio<br />

ha poi aperto una serie di ricerche<br />

assai stimolanti sui canali<br />

al calcio, sulla loro <strong>farmacologia</strong>,<br />

sui rapporti tra canali e recettori<br />

nella secrezione di neurotrasmettitori<br />

e nella regolazione <strong>della</strong><br />

proliferazione di cellule neuroendocrine<br />

(vedi per es. Sher et al.,<br />

1991). Cito qui questo pezzo del<br />

nostro lavoro solo per indicare<br />

quanto bella e complessa sia la<br />

ricerca e come da un argomento<br />

altri ne sorgano altrettanto complessi<br />

ed interessanti.<br />

I recettori nicotinici neuronali<br />

Il passo dai NAChR di tipo muscolare<br />

a quelli presenti nel sistema<br />

nervoso centrale era da farsi,<br />

ma non era ovvio né semplice. <strong>La</strong><br />

<strong>farmacologia</strong> e la fisiologia avevano<br />

stabilito che NAChR fossero<br />

presenti nei gangli simpatici periferici,<br />

ma i dati sulla loro presenza<br />

nel cervello erano molto<br />

scarsi e la loro funzione considerata<br />

quasi irrilevante. Il campo si<br />

cominciò ad aprire quando si iniziarono<br />

a clonare i primi recettori<br />

nicotinici e ci si accorse che i geni<br />

isolati erano molto più numerosi<br />

di quelli supposti dalle ricerche<br />

sul muscolo (vedi Fig 1) e soprattutto<br />

che essi erano espressi nel<br />

sistema nervoso. I nostri contributi<br />

su questo punto sono stati<br />

rilevanti così da poterci inserire<br />

in questo capitolo sin dall’inizio<br />

con una certa stima da parte dei<br />

nicotinologi.<br />

Ci siamo posti alcune domande<br />

alle quali abbiamo cercato di<br />

dare risposta e che riporto qui per<br />

punti, senza seguire una sequenza<br />

temporale anche se nella realtà<br />

<strong>della</strong> ricerca spesso gli studi erano<br />

sovrapposti e anzi una risposta<br />

ad un punto sollecitava nuove<br />

prospettive per un altro. Questi<br />

lavori non sarebbero stati possibili<br />

senza la preziosa collaborazione<br />

del gruppo di Zoli di Modena e di<br />

molti altri laboratori nazionali ed<br />

internazionali.<br />

Qual’è la struttura degli<br />

NAChR neuronali?<br />

Era noto dalle ricerche sulla<br />

placca neuromuscolare che i recettori<br />

sono pentameri formati da<br />

diverse subunità, ma quelli neuronali<br />

erano uguali ai muscolari?<br />

Abbiamo iniziato studiando gli<br />

NAChR in cellule di neuroblastoma<br />

e di gangli simpatici (Gotti et<br />

al., 1986; Sher et al., 1988; Gotti<br />

et al., 1995) caratterizzandoli<br />

farmacologicamente e biochimicamente<br />

attraverso il legame<br />

con diverse tossine di serpente ed<br />

abbiamo prefigurato la loro differenziazione<br />

in recettori omomerici,<br />

formati da subunità omologhe,<br />

che legano la α-bungarotossina,<br />

e gli eteromerici formati da<br />

subunità eterologhe, sia di tipo α<br />

che β (Gotti et al., 1985; Gotti et<br />

al., 1991). Il nostro primo importante<br />

contributo è stato quello di<br />

purificare e isolare dal cervello il<br />

recettore che lega la α-bungarotossina<br />

e di ricostituirlo funzionante<br />

in vitro (Gotti et al., 1991),<br />

dimostrando così che la molecola<br />

che legava la tossina era un vero<br />

recettore-canale. Questa ricerca<br />

sui recettori omomerici è poi<br />

proseguita negli anni successivi<br />

soprattutto sul cervello del pollo<br />

dove abbiamo dimostrato che i<br />

recettori per la α-bungarotossina<br />

sono eterogenei strutturalmente<br />

e funzionalmente, costituiti da<br />

cinque subunità α7, o da 5 subunità<br />

α8, o eteropentameri formati<br />

da subunità α7 e α8 (Gotti et al.,<br />

1992; Gotti et al., 1994b; Gotti et<br />

al., 1994a). Gli studi di biologia<br />

<strong>molecolare</strong> avevano individuato<br />

l’esistenza di mumerose subunità<br />

nicotiniche e attraverso studi di<br />

in situ hybridisation si era visto<br />

che gli mRNA di molte di esse (9α<br />

e 3β) erano presenti nel sistema<br />

nervoso. Purtroppo non si avevano<br />

strumenti per l’identificazione<br />

Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34 - 23


proteica delle subunità in quanto<br />

non erano disponibili ligandi specifici<br />

per i possibili diversi tipi di<br />

recettori se non la α-bungarotossina<br />

per i recettori contenenti le<br />

subunità α7 e α8. Cecilia Gotti,<br />

assieme a Renato Longhi e Milena<br />

Moretti, con molta pazienza e determinazione<br />

è riuscita a produrre<br />

degli anticorpi verso sequenze<br />

aminoacidiche caratteristiche<br />

delle diverse subunità che si sono<br />

dimostrati specifici e selettivi per<br />

le diverse subunità. Si sono così<br />

avuti a disposizione una batteria di<br />

anticorpi che riconoscono tutte le<br />

subunità recettoriali presenti nelle<br />

varie specie compreso l’uomo.<br />

Questo ci ha permesso di isolare<br />

dalle varie aree cerebrali i diversi<br />

sottotipi recettoriali, attraverso<br />

tecniche di immunoprecipitazioe<br />

e colonne di immunocromatografia,<br />

e di costruire una mappa precisa<br />

dei diversi sottotipi nicotinici<br />

presenti nel cervello con la loro<br />

costituzione in subunità, negli<br />

animali (Fig 1) e nell’uomo. Questi<br />

studi indicano che i sottotipi<br />

recettoriali nicotinici sono molti,<br />

anche se in numero molto minore<br />

di quelle teoricamente possibili,<br />

e che solo alcune delle possibili<br />

associazioni tra subunità sono di<br />

fatto espresse, distribuite discretamente<br />

nelle varie aree cerebrali<br />

e nei diversi tipi di neuroni (vedi<br />

per una descrizione accurata Gotti<br />

and Clementi, 2004; Gotti et al.,<br />

2006a; Gotti et al., 2007). Questo<br />

approccio, assieme agli animali<br />

mancanti (KO) delle varie subunità,<br />

si è dimostrato essenziale per<br />

individuare le differenti vie nicotinergiche<br />

neuronali, il ruolo funzionale<br />

e la specificità farmacologica<br />

dei vari sottotipi di recettori.<br />

Perché questa sovrabbondanza<br />

di sottotipi recettoriali?<br />

24 - Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34<br />

Questa domanda è stata ampiamente<br />

studiata da quasi tutti<br />

i laboratori nicotinologici (Vedi<br />

(Gotti and Clementi, 2004). <strong>La</strong><br />

varietà <strong>della</strong> composizione in subunità<br />

si riflette: A) nelle proprietà<br />

biofisiche del canale (per es. i<br />

recettori α7 sono più permeabili<br />

al Ca 2+ che non gli eteromerici<br />

α4β2, i recettori α4β2 desentizzano<br />

meno dei corrispondenti<br />

α4β4; la subunità α5 conferisce<br />

ai recettori α3β4 una maggior<br />

permeabilità al Ca 2+ ); B) in una<br />

<strong>farmacologia</strong> diversa, per es. il<br />

sito di legame per il neurotrasmettitore<br />

è leggermente diverso<br />

se le interfacce che lo compongono<br />

appartengono a due subunità<br />

differenti (l’esempio più classico<br />

è che la α-bungarotossina si<br />

lega solo alle interfaccie α7-α7,<br />

α8-α8, α7-α8 o a quelle α1-γ e<br />

α1-δ), ma la differenza di specificità<br />

verso i ligandi è forse troppo<br />

piccola tra i vari recettori eteromerici<br />

neuronali per poter esser<br />

sfruttata da un punto di vista farmacologico;<br />

C) la localizzazione<br />

<strong>cellulare</strong> che sembra essere influenzata<br />

da particolari subunità<br />

accessorie. Noi ci siamo concentrati<br />

in particolare nel capire quali<br />

caratteristiche porti al recettore<br />

la presenza di subunità α6. Prima<br />

di tutto abbiamo dimostrato, per<br />

primi, che questa subunità faceva<br />

parte di un canale nicotinico che<br />

abbiamo anche ricostituito funzionalmente<br />

in membrane lipidiche<br />

in vitro (Vailati et al., 1999).<br />

Abbiamo osservato che recettori<br />

contenenti questa subunità erano<br />

presenti soprattutto nello striato,<br />

nella via dopaminergica connessa<br />

con “il piacere”, sia nel corpo <strong>cellulare</strong><br />

dei neuroni dopaminergici<br />

dell’Area Ventrale Tegmentale sia<br />

nelle loro terminazioni nel Nucleo<br />

Accumbens e infine abbiamo<br />

stabilito che i recettori α6 sono<br />

responsabili <strong>della</strong> liberazione di<br />

dopamina nell’Accumbens e nello<br />

striato (Zoli et al., 2002; Champtiaux<br />

et al., 2003; Gotti et al.,<br />

2010). Tutti questi dati mettono il<br />

sottotipo α6 in posizione strategica<br />

per quanto riguarda il problema<br />

<strong>della</strong> dipendenza e assuefazione<br />

alla nicotina, e più in generale<br />

da tutte le droghe che agiscono<br />

attraverso una liberazione di dopamina.<br />

È evidente come questa<br />

osservazione contenga un forte<br />

potenziale farmacoterapeutico se<br />

si potessero avere farmaci selettivi<br />

per questo sottotipo di recettori.<br />

Attualmente il gruppo di Cecilia<br />

Gotti sta lavorando intensamente<br />

per stabilire la presenza ed il ruolo<br />

funzionale di altri sottotipi nicotinici<br />

neuronali, meno espressi<br />

da un punto di vista quantitativo,<br />

ma molto importanti in alcune<br />

aree particolari del SNC (Gotti et<br />

al., 2009).<br />

A cosa servono<br />

le subunità accessorie?<br />

Accenno solo brevemente al<br />

ruolo delle così dette subunità<br />

accessorie, quelle cioè che non<br />

sono capaci di contribuire al sito<br />

di legame ma che intervengono<br />

nella formazione del canale, per<br />

il momento sono le subunità β3 e<br />

α5. Abbiamo dimostrato che β3 è<br />

associato prevalentemente con la<br />

subunità α6 e che la presenza di<br />

β3 è importante per la formazione<br />

e localizzazione dei recettori α6<br />

nei diversi domini del neurone;<br />

infatti in topi KO per β3 i nicotinici<br />

α6 sono presenti in numero<br />

molto minore e sono meno trasportati<br />

nei terminali (Gotti et al.,<br />

2005). Per quanto riguarda α5, è<br />

noto che la presenza di questa subunità<br />

cambia le proprietà funzionali<br />

dei nicotinici eteromerici che<br />

la contengono, inoltre studi in<br />

topi KO per questa subunità hanno<br />

dimostrato che i recettori α5<br />

sono responsabili delle proprietà<br />

aversive <strong>della</strong> nicotina e quindi<br />

responsabili <strong>della</strong> dipendenza da<br />

fumo di sigaretta (Picciotto and<br />

Kenny, <strong>2013</strong>). Inoltre una serie<br />

di studi di linkage genetici hanno<br />

recentemente dimostrato che<br />

una mutazione nella subunità<br />

α5, che determina una ridotta<br />

funzionalità del recettore che la<br />

contiene, correla positivamente<br />

con lo sviluppo <strong>della</strong> dipendenza<br />

da tabacco e lo sviluppo di tumori


polmonari (Improgo et al., 2010).<br />

Attualmente stiamo studiando il<br />

ruolo di questa subunità mutata<br />

nel determinare il traffico intra<strong>cellulare</strong><br />

dei recettori e se questo<br />

possa influenzare la proliferazione<br />

<strong>cellulare</strong>.<br />

Il traffico intra<strong>cellulare</strong> dei<br />

recettori nicotinici, nuovo<br />

bersaglio farmacologico<br />

I recettori nicotinici sono molecole<br />

complesse, localizzati nella<br />

membrana plasmatica. <strong>La</strong> loro<br />

concentrazione alla superficie<br />

<strong>cellulare</strong> dipende da un equilibrio<br />

tra quanti recettori vengono<br />

inseriti e quanti ne vengono<br />

rimossi attraverso l’endocitosi. Il<br />

recettore raggiunge la membrana<br />

plasmatica attraverso molte tappe<br />

sequenziali che comprendono la<br />

sintesi a livello dei ribosomi nel<br />

reticolo endoplasmatico, il controllo<br />

di qualità, l’uscita dal reticolo<br />

ed infine il passaggio alla<br />

membrana plasmatica attraverso<br />

il Golgi. Tutte queste tappe sono<br />

o possono essere influenzate da<br />

farmaci (Gaimarri et al., 2007). <strong>La</strong><br />

nicotina e molti farmaci nicotinici<br />

aumentano il numero di recettori<br />

alla superficie e si pensa che<br />

questo sia il meccanismo <strong>cellulare</strong><br />

responsabile <strong>della</strong> dipendenza.<br />

Noi abbiamo contribuito a stabilire<br />

che il processo di up-regulation<br />

dipende soprattutto da un aumento<br />

del traffico intra<strong>cellulare</strong><br />

dei recettori. Abbiamo osservato<br />

che questo effetto è caratteristico<br />

dei farmaci nicotinici che passano<br />

all’interno <strong>della</strong> cellula, non<br />

dipende da segnali recettoriali di<br />

membrana, ma è prodotto dal legame<br />

sui siti ortosterici dei recettori<br />

che si stanno sintetizzando<br />

nel reticolo (Riganti et al., 2005;<br />

Gaimarri et al., 2007; Mazzo et<br />

al., 2012 ) e abbiamo ipotizzato<br />

che il legame <strong>della</strong> nicotina produca<br />

una maggior stabilizzazione<br />

dei recettori, una uscita dal reticolo<br />

più efficiente e favorisca una<br />

stechiometria particolare delle<br />

subunità.<br />

Come viene regolata<br />

l’espressione dei recettori?<br />

Le subunità che formano gli NA-<br />

ChR sono espresse in modo specifico<br />

nelle diverse cellule in modo<br />

da poter formare nei momenti<br />

adatti e nei siti opportuni sottotipi<br />

recettoriali cellula-specifici.<br />

Questo aspetto è stato investigato<br />

soprattutto da Diego Fornasari e<br />

Roberta Benfante con Elena Battaglioli,<br />

Francesca Cargnin, Bice<br />

Chini, Simona Di <strong>La</strong>scio, Adriano<br />

Flora, N. Hukovich e Paola Tarroni.<br />

Essi, per primi, clonarono le<br />

subunità α3, α7 e α5 umane e ne<br />

hanno descritto la distribuzione<br />

nell’organismo (Fornasari et al.,<br />

1990; Chini et al., 1992; Raimondi<br />

et al., 1992) dove il dato più interessante,<br />

confermato anche da altri<br />

e per il quale non si ha ancora<br />

spiegazione, fu il trovare una distribuzione<br />

di α5 molto ampia nel<br />

cervello ma anche in altri tessuti.<br />

Il passo successivo è stato quello<br />

di studiare i promotori dei geni<br />

nicotinici e i fattori che li regolano.<br />

Essi hanno così identificato<br />

i promotori di α3 (Flora et al.,<br />

2000; Terzano et al., 2000) e di α5<br />

(Flora et al., 2000) identificando<br />

le regioni per il controllo positivo<br />

e negativo dell’espressione e hanno<br />

potuto chiarire i motivi molecolari<br />

per i quali i geni nicotinici<br />

possono essere espressi in modo<br />

differenziato tra le cellule neuronali<br />

e nelle cellule non neuronali,<br />

per es. nelle cellule immuno-competenti<br />

(Battaglioli et al., 1998).<br />

Successivamente essi hanno dimostrato<br />

che il fattore di trascrizione<br />

PHOX2A, fattore dal quale<br />

dipende in gran parte lo sviluppo<br />

del sistema autonomo periferico,<br />

regola anche l’espressione di α3<br />

nei gangli simpatici (Benfante et<br />

al., 2007). Con un ulteriore passo,<br />

analizzando i promotori di questi<br />

fattori di trascrizione, essi hanno<br />

definito che il gene PHOX2A<br />

è regolato da da PHOX2B la cui<br />

regolazione è a sua volta modulata<br />

dalla proteina morfogenetica<br />

dell’osso ma, più importante, anche<br />

dallo stesso PHOX2B. Questi<br />

studi sono alla base per spiegare<br />

la dinamica dell’espressione degli<br />

NAChR nello sviluppo e in modo<br />

differenziato nelle diverse cellule.<br />

Ultimamente il gruppo ha ripreso<br />

gli studi sul controllo dell’immunità<br />

e <strong>della</strong> infiammazione da parte<br />

degli NAChR identificando nella<br />

forma duplicata di α7 presente<br />

nelle cellule immunocompetenti<br />

una nuova intrigante proteina<br />

coinvolta in questi processi (Benfante<br />

et al., 2011).<br />

Farmaci selettivi per<br />

i recettori nicotinici<br />

Fin’ora sembra che il nostro lavoro<br />

sia stato portato avanti in un<br />

laboratorio di biologia <strong>cellulare</strong><br />

con poca sensibilità farmacologica!<br />

In realtà non è mai stato così.<br />

L’attenzione ai farmaci è sempre<br />

stata presente, anzi, in taluni<br />

casi era il movente delle nostre<br />

ricerche per meglio individuare<br />

bersagli innovativi. Il grande<br />

problema farmacoterapeutico in<br />

relazione ai recettori nicotinici<br />

è che non abbiamo farmaci, agonisti<br />

ed antagonisti, specifici per<br />

i diversi sottotipi recettoriali; al<br />

massimo si possono avere farmaci<br />

con prevalente attività in vitro<br />

verso un gruppo di recettori, per<br />

esempio neuronali versus muscolari,<br />

omomerici versus eteromerici,<br />

oppure farmaci più selettivi<br />

ma di difficile uso come le tossine<br />

animali (Gotti et al., 2000; Gotti<br />

et al., 2006b). Per cercare farmaci<br />

sottotipo specifici noi eravamo in<br />

una posizione di forza avendo la<br />

capacità di isolare i diversi sottotipi<br />

recettoriali purificati e quindi<br />

di testare, prima in vitro e poi<br />

in vivo, la selettività, l’efficacia<br />

e gli effetti comportamentali dei<br />

farmaci in esame. Questo gruppo<br />

di ricerche è stato ed è il frutto<br />

di una collaborazione molto positiva<br />

soprattutto con Sparatore<br />

Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34 - 25


di Genova e con i chimici farmaceutici<br />

di Milano, De Amici, Della<br />

Noce, De Micheli, Pallavicini<br />

e Villa, per la parte chimica, con<br />

Fucile di Roma per le analisi in<br />

recettori espressi in sistemi eterologhi<br />

e con Sala di Milano per<br />

l’analisi del comportamento. I<br />

primi farmaci sono stati dei derivati<br />

del 4-ossistilbene, vecchio<br />

farmaco studiato da Mantegazza<br />

negli anni Cinquanta con proprietà<br />

ganglioplegiche, che ci<br />

hanno permesso di ottenere dei<br />

composti selettivi per i recettori<br />

α7 (Gotti et al., 1998; Maggi et<br />

al., 1999; Di Angelantonio et al.,<br />

2000), sono poi seguiti i derivati<br />

<strong>della</strong> citisina (Carbonnelle et al.,<br />

2003; Tasso et al., 2009; Sala et<br />

al., <strong>2013</strong>) che ci hanno dato molte<br />

soddisfazioni sia per lo studio di<br />

correlazione tra attività ed azione,<br />

sia per la possibilità di avere<br />

dei farmaci specifici per il sottotipo<br />

α3β4, i derivati dell’epiboxidina<br />

e i derivati spirociclici <strong>della</strong><br />

D2-isoxazoline (Dallanoce et al.,<br />

2009; Dallanoce et al., 2011) che<br />

ci hanno dato dei composti selettivi<br />

per α7 e ancora i derivati delle<br />

2-pyrrolidinylmethoxyimine<br />

che ci hanno dato dei composti<br />

selettivi per α4β2 (Pallavicini et<br />

al., 2004; Pallavicini et al., 2006;<br />

Pallavicini et al., 2009). Infine mi<br />

piace ricordare i lavori fatti assieme<br />

ai gruppi di De Amici e Longhi<br />

sulle tossine polipeptidiche<br />

modificate che ci hanno permesso<br />

di sintetizzare un nuovo peptide<br />

specifico per il sottotipo α6β2<br />

(Pucci et al., 2011).<br />

Conclusione 2<br />

Eccoci arrivati alla fine di questo<br />

lungo elenco di ricerche, alcune<br />

solo abbozzate, altre non inserite<br />

per non appesantire troppo<br />

la lista già lunga. Mi sembra che<br />

possa essere un esempio di una<br />

delle tante vie di approccio alla<br />

scienza, affrontata con metodo e<br />

costanza anche senza disdegnare<br />

di visitare i rami collaterali<br />

26 - Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34<br />

di un unico albero. Riviverle per<br />

scrivere questo lavoro riassuntivo<br />

è stato un momento di gioia,<br />

ma soprattutto di gratitudine per<br />

tutte le emozioni e il godimento<br />

che i miei collaboratori mi hanno<br />

dato ogni volta che parlavamo<br />

di scienza, per il loro esempio di<br />

serietà e correttezza, per l’amore<br />

a fare le cose bene, per un dovere<br />

etico ma anche estetico. Li ho<br />

rivisti uno per uno con i loro caratteri,<br />

le loro intuizioni, anche i<br />

loro difetti. Abbiamo fatto un bel<br />

pezzo di strada assieme che credo<br />

sia stato anche per loro assai positivo<br />

e che spesso li ha lanciati su<br />

percorsi diversi assai stimolanti.<br />

<strong>La</strong> mia speranza è che non abbiano<br />

dimenticato lo spirito di serietà,<br />

libertà ed entusiasmo che ci<br />

ha mosso nel nostro laboratorio<br />

e che possano trasmetterlo anche<br />

ad altri.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Riporto in bibliografia non tutte le pubblicazioni<br />

inerenti i punti citati ma<br />

solo quelle più generali che permettono<br />

poi di risalire ai dati specifici.<br />

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28 - Quaderni <strong>della</strong> SIF (<strong>2013</strong>) vol. 34

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