05.12.2014 Views

OUROBOROS_n.1-2012

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verso cui rivolgono<br />

lo sguardo,<br />

quelli dove sorge il<br />

sole ai solstizi; e, come il<br />

sole ai solstizi. è la rinascita<br />

il senso del percorso che sto<br />

per intraprendere.<br />

L’esperienza che il castello mi propone<br />

è quella dell’esplorazione di un<br />

luogo ignoto, imprevedibile ma ineluttabile;<br />

un viaggio affascinante e terribile, pari<br />

a quello di Orfeo che discende agli Inferi alla<br />

ricerca della sua Euridice, o di Teseo che s’inoltra<br />

nel labirinto verso lo scontro col Minotauro, o ancora<br />

di Ercole, che si reca nell’Ade per catturare Cerbero.<br />

Il monumento, chiamandomi al suo in-terno, mi<br />

invita verso le profondità di me stesso, per conoscermi,<br />

per guardare negli occhi il mio io nascosto, per scavare<br />

oscure e profonde prigioni al vizio.<br />

Guardo l’imponente portale con sgomento e insieme con<br />

la voglia di entrare: paura dell’ignoto e ansia di conoscere.<br />

Lo attraverso. L’androne e il vestibolo sono una specie<br />

di Limbo, a metà strada fra me e il fuori di me; locali<br />

bui quanto basta per darmi l’idea di ciò che mi attende,<br />

ma senza particolari segni che li caratterizzino. Un momento<br />

di passaggio, un luogo per abituare gli occhi e la<br />

mente, e predisporre l’anima. Non è ancora il momento<br />

di guardarsi intorno; siamo solo all’inizio, il viaggio deve<br />

ancora cominciare.<br />

Unica eccezione è il portale che dal vestibolo immette<br />

nell’atrio: magnifico; è un invito ad attraversarlo. Una<br />

volta oltre, scopro che dall’altra parte è completamente<br />

spoglio: è il segno inequivocabile della direzione da prendere,<br />

e dalla quale non si può tornare indietro.<br />

Il cortile interno è un déja-vu: sembra un pozzo celtico<br />

visto dall’interno, solo che non è scavato nella terra ma<br />

soprelevato su un’altura. Ad accrescere questa sensazione<br />

basta immaginare l’originaria vasca ottagonale<br />

monolitica, ora scomparsa, che raccoglieva l’acqua<br />

celeste evitandone il contatto col terreno;<br />

e poi la cisterna sotto il cortile e, ancora più<br />

sotto, a 600 metri di profondità, la corrente<br />

d’acqua, che sbocca in mare nelle<br />

vicinanze di Trani. La presenza<br />

dell’acqua si percepisce palpabile,<br />

come quella della pietra di<br />

cui è fatto il monumento,<br />

o dell’aria che giunge<br />

dall’alto, o del fuoco,<br />

rivelato da quella<br />

Foto di Mimmo<br />

Cannarile<br />

by Pietre Nude<br />

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