Almanacco Inverno italiano
Catalogo immagine inferno 2014/2015 ALMANACCO Alta Pusteria Alto Adige
Catalogo immagine inferno 2014/2015 ALMANACCO Alta Pusteria Alto Adige
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Numero 41 | Inverno 2014/2015
I
Alta Pusteria
Almanacco
Inverno . Natura . Dolomiti
Foto: photogruener
Gratuito presso le Associazioni Turistiche e gli esercizi membri dell’Alta Pusteria
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3
Foto: H. Oberhofer
» Prato Piazza – Braies
DOLOMITEN
Alta Pusteria
Gentile lettrice,
caro lettore,
siamo felici di darvi il più cordiale benvenuto in questo nostro
paradiso invernale.
Da sempre l’Alta Pusteria è sinonimo di vacanze all’insegna degli sport
invernali. Immersi in una natura da favola, circondati da montagne famose,
grandi e piccini troveranno sempre il meglio di tutto ciò che più desiderano.
Sci da discesa, fondo, escursioni invernali o con le ciaspole, slittino e
pattinaggio: potrete godervi l’inverno al meglio, davanti al paesaggio mozzafiato
del patrimonio mondiale UNESCO.
A proposito dello sport invernale numero uno, lo sci, la nuova stagione invernale
si apre con una novità che non mancherà di entusiasmare i nostri ospiti.
Con il collegamento dei due comprensori sciistici del Monte Elmo e della
Croda Rossa, il top del divertimento sugli sci nelle Dolomiti di Sesto è
assicurato. Infrastrutture modernissime e un carosello di piste di 93 chilometri
fanno sì che il sogno di tutti gli sciatori qui in Alta Pusteria si avveri.
Silvia Wisthaler
Direttrice del
Consorzio Turistico
Alta Pusteria
E non è ancora tutto. Con l’apertura della nuova stazione ferroviaria di Versciaco-
Monte Elmo e il relativo collegamento con il treno “Ski Pustertal Express” diventa
finalmente possibile spostarsi agevolmente tra i due rinomati comprensori sciistici
delle Dolomiti di Sesto e di Plan de Corones . Cari ospiti, con ciò vi aspettano
oltre 200 km di piste, la più grande realtà dell’Alto Adige in fatto di sci.
All’interno di questa edizione invernale dell’Almanacco dell’Alta Pusteria
troverete ulteriori informazioni in merito. Non solo. La rivista pensata per voi
propone infatti anche tanti spunti interessanti, notizie importanti in merito al
programma delle manifestazioni invernali e tutta una serie di notizie avvincenti
riguardanti il nostro territorio.
Vi auguriamo buona lettura e una vacanza indimeticabile, qui da noi in Alta
Pusteria!
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5
46–50
14–19
Inverno 2014/2015
In questa
edizione
L’avverarsi di un sogno
Collegamento tra i due affermati
comprensori sciistici del Monte Elmo
e della Croda Rossa
........................................................ 8–12
Mobilità e turismo
in Alta Pusteria
La macchina a vapore
..................................................... 14–19
Una passione che viene
dal freddo
..................................................... 20–22
Inizia la guerra
Estate 1914
...................................................... 24–27
Il soccorso alpino
...................................................... 28-32
C’è musica nell’aria …
in Alta Pusteria
..................................................... 34–35
Più qualità di vita
grazie al legno
Il legno del pino cembro, o cirmolo,
qui sulle Alpi è, più di ogni altro,
sinonimo di uno stile di vita naturale
e comunica un senso di accogliente
piacevolezza.
............................................................ 36
Le Dolomiti
raccontano la storia della terra
scolpita nella roccia
..................................................... 40–42
Associazione Südstern
Il network degli altoatesini
all’estero
..................................................... 44–45
Il mio strumento
...................................................... 46–50
6
Il "fratello maggiore"
della slitta
..................................................... 52–56
I segreti dei Krapfen
Una storia molto antica
..................................................... 58–61
Proposte shopping
in Alta Pusteria
...................................................... 62–66
Ricetta:
Tortelli di patate ripieni
di formaggio di capra
............................................................. 68
Concorso fotografico estate 2014
Particolarità architettoniche
in Alta Pusteria
............................................................. 70
Concorso fotografico inverno
2014/2015
Tradizioni e usanze
............................................................. 71
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8–12
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7
L’avverarsi
di un sogno
Stefan Herbke
Autore
per professione è molto a
contatto con la montagna, in
estate a piedi o in mountainbike,
in inverno invece sugli sci o con
la slitta. Nel 2006 ha attraversato
le Dolomiti da Funes a Sesto con
Christoph Hainz.
Chi la dura la vince! E’ quanto si può dire per il
collegamento tra i due affermati comprensori
sciistici del Monte Elmo e della Croda Rossa. Da molti
anni si sta infatti cercando di collegare tra loro con
piste e impianti di risalita questi due nuclei fondamentali
della grande area sciistica delle Dolomiti di Sesto.
E quest’inverno finalmente ci si riuscirà.
A volte ci vuol pazienza. E talvolta anche parecchia, come si sono dovuti
rendere conto in questi ultimi anni gli Impianti di risalita delle Dolomiti
di Sesto. Con l’inizio dello sfruttamento sciistico del Monte Elmo negli
scorsi anni ’70 si era infatti già avviata tutta una serie di considerazioni
in merito a un collegamento tramite impianti di risalita e piste con il comprensorio
sciistico della Croda Rossa. Sei anni fa si è iniziata concretamente
la progettazione, ma quando il collegamento era stato preannunciato
per la stagione invernale 2011/2012, improvvisamente vi era stata
un’imprevista interruzione. >>
8
9
Foto: photogruener.com
Foto: ???
» Le Dolomiti di Sesto, un panorama superlativo
Sciare con
vista sulle
fronte Dolomiti
Nonostante vi fossero tutte le autorizzazioni
e il placet da parte
della giunta provinciale, era stato
infatti accolto un ricorso, per cui
il previsto collegamento tra i due
comprensori sciistici aveva dovuto
attendere ancora.
Un freno improvviso agli sforzi di
anni, rivolti a unire i due maggiori
comprensori sciistici dell’Alta
Pusteria, Monte Elmo e Croda
Rossa, offrendo ulteriori attrattive
in termini di comfort a sciatori e
snowboarder. In Alta Pusteria, il
piacere di sciare si coniuga infatti
con la valenza di un paesaggio di
grande bellezza. Sciare sulle Dolomiti
è un’esperienza particolare,
e farlo sulle Dolomiti di Sesto è
addirittura unico. Dalle piste inondate
di sole è veramente straordinaria
la vista di Cima Nove, Cima
Dieci (Croda Rossa di Sesto),
Cima Undici, Cima Dodici e Cima
Uno, le cui guglie ardite formano
la più grande “meridiana” del
mondo. Ci sono poi anche tutte
le altre cime famose, come Rocca
dei Baranci, o l’ampio massiccio
montuoso di Cima Tre Scarperi,
che completano una quinta assolutamente
meravigliosa.
Tutto questo accompagna gli appassionati
di sport invernali durante
il loro “safari” attraverso le sette
aree sciistiche che si snodano da
10
Foto: Christian Tschurtschenthaler
3 4 5
6
1253
A
Braies al Comelico, per complessivi 93 km di piste. Ognuno
ha la possibilità di trovare la pista più adatta ai suoi gusti e alle
sue capacità, dagli skilift vicino a Braies alle piste a misura di
famiglia del Monte Baranci fino alle proposte più variegate
del Monte Elmo, di Croda Rossa e la nuova zona collegata
“Stiergarten/Orto del Toro”, con piste più impegnative che
sanno soddisfare anche gli sciatori più arditi. Facendo il
“Giro delle Cime” ci si rende conto al meglio di quanto
vari siano i diversi comprensori. Lo skisafari, sempre più
amato in questi ultimi anni, partendo dalla stazione a
valle della cabinovia a Versciaco tocca i comprensori di
Monte Elmo e Croda Rossa (adesso uniti), Passo Monte
Croce e la Ski Area Val Comelico. Solo gli sciatori
più attenti, però, si accorgeranno che, in tutta questa
magnificenza, mancano le cime più famose: le Tre Cime.
Non per molto, però, perché il nuovo collegamento pronto
tra Monte Elmo-Croda Rossa passa lungo l’ampio versante
meridionale del Monte Elmo, da cui si gode una vista
perfetta sul simbolo delle Dolomiti di Sesto. >>
1882
M
D
SEXTNER
DOLOMITEN
STIERGARTEN
ORTO DEL TORO
883
11
» La nuova cabinovia da 8 posti “Orto del Toro”
Un’unica realtà
Visto che, come si dice, “tutto è sempre perfettibile”, in questo
senso negli ultimi due anni la società degli impianti a fune Dolomiti
di Sesto ha riveduto completamente il progetto nell’ottica delle
zone di pericolo e di rispetto. E’ rimasta la cabinovia a 8 posti
da Signaue fino alla stazione a monte (2.100 m.) di ‘Stiergarten
- Orto del Toro’, che si chiamerà Cabinovia Tre Cime. Per l’ulteriore
collegamento in direzione Monte Elmo, l’originario progetto
che comprendeva uno skilift e una seggiovia con relativa pista, è
stato sostituito da una cabinovia a 8 posti con stazione intermedia
dove arriva la discesa proveniente da Orto del Toro. In ambedue
le direzioni, per il tratto verso Rifugio Pendio Monte Elmo si dovrà
utilizzare la cabinovia. “Con ciò si escluderà l’area idrologicamente
e geologicamente sensibile nell’ambito del torrente Villgraterbach”
dichiara Alfred Penn, direttore marketing di Dolomiti di Sesto Spa.
“In effetti, in questo modo i costi preventivati lievitano da 20 a 28
milioni di euro, ma così il progetto soddisfa tutti i requisiti, compresa
la Valutazione d’Impatto Ambientale”.
Con la fusione tra i comprensori sciistici del Monte Elmo e della Croda
Rossa, per molti appassionati dello sci si realizza un sogno. Piacevoli
“effetti collaterali” sono il maggior numero di piste disponibili, con
vari chilometri di discese piacevoli e mediamente impegnative, e la
vista sulle Tre Cime dal versante opposto alla cabinovia Signaue, uno
dei luoghi più belli dell’Alta Pusteria. Per Alfred Prenn, comunque, la
particolarità di questo carosello sciistico è “la percezione del paesaggio
sempre diversa e da angolazioni differenti sulle vette dolomitiche.
Forse, altri comprensori sciistici offrono più chilometri di piste, ma il
nostro panorama sulle Dolomiti è semplicemente unico”. «
12
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13
Giuseppe Ghedina, Cortina d'Ampezzo; Raccolta Thomas Franchi - TAP
14
Mobilità e
turismo in
Alta Pusteria
una storia di successo che
continua da un secolo e mezzo
A partire dalla metà del
XIX secolo, dopo le devastazioni
delle guerre
napoleoniche, la ripresa
economica prende avvio
anche in Tirolo, l’allora
Kronland Tirol, regione
amministrativa dell’Impero
austro-ungarico.
>>
Mag. Curti Covi
Autore
Curti Covi abita a San Candido
è storico e politologo.
Oltre a operare nell’ambito del consulting
e della ricerca, concepisce a livello
altoatesino progetti di sviluppo turistico
in un’ottica di storia e cultura locale.
» La Ferrovia delle Dolomiti nei pressi di Landro.
15
» La stazione di San Candido
in costruzione, 1871
» La costruzione della
ferrovia a Dobbiaco, 1871
Foto: Emil Lotze; Raccolta Eisenbahnfreunde Lienz - TAP
All’invenzione della macchina a vapore
consegue la realizzazione di ferrovie in tutta l’Europa, il che
conferisce a sua volta nuovo impulso all’industria emergente
e promuove l’iniziativa privata. Così, a partire dal 1869
anche in Val Pusteria viene realizzata la ferrovia della
Val Pusteria, ad opera della Südbahngesellschaft,
l’imperial-regia società privata di costruzioni
ferroviarie, che aveva già costruito la tratta
16
Foto: Emil Lotze; Raccolta Eisenbahnfreunde Lienz - TAP
ferroviaria da Vienna all’Adriatico,
passando per Graz.
La tratta ferroviaria lungo la Val Pusteria
viene ufficialmente inaugurata
il 20 novembre
1871
Il collegamento ferroviario rivoluziona
per molti versi la vita in Val
Pusteria. Improvvisamente, il resto
del mondo non risultava infatti più
tanto lontano. Da Lienz a Fortezza
bastava ormai una mattinata di
viaggio, un tragitto che utilizzando
le vetture a cavalli richiedeva
allora almeno il triplo del tempo.
Il trasporto su mezzi trainati da
cavalli viene messo decisamente
in crisi dall’avvento della ferrovia,
e continua solamente sulle tratte
secondarie e nelle valli laterali. Fino
agli anni ’20 del secolo scorso,
ad esempio, il collegamento con
la valle di Sesto si mantiene esclusivamente
grazie ad esso, >>
17
e fino alla Prima Guerra Mondiale
il transito di altri mezzi di trasporto
non è neppure permesso. Tanto
che, una volta, addirittura un illustrissimo
arciduca dovette rinunciare
alla sua automobile da poco
acquistata, come descrive nei
dettagli Claus Gatterer nel suo
romanzo autobiografico “Bel paese
brutta gente”.
Anche gli agricoltori dovettero
abituarsi a un paesaggio diverso,
dove il tracciato ferroviario modificava
permanentemente un territorio
familiare. Per i più, il transito
del treno comportò comunque
dei benefici economici. A trarne
vantaggio non furono solamente
i proprietari dei terreni, che avevano
venduto vantaggiosamente
i loro appezzamenti alla società
ferroviaria, ma l’intera economia
locale. Il migliorato collegamento
della Val Pusteria con il mondo
esterno consentì una crescita impensabile
del turismo, che fino ad
allora si era sviluppato in maniera
molto contenuta. Ben presto, in
tutta la zona sorsero nuove locande
e nuovi hotel, e quelli già esistenti
vennero rivalutati. Questo
sviluppo fu particolarmente forte
a Dobbiaco. Attorno alla nuova
stazione ferroviaria, realizzata lontano
dal centro del paese all’entrata
della Val di Landro, sorgono
infatti molte nuove abitazioni e
nuovi Gasthaus. Uno dei primi hotel
nelle vicinanze della stazione
fu l’Hotel Ampezzo, ma ben presto
un lussuoso complesso avrebbe
messo in ombra tutto quanto
precedentemente realizzato.
Per favorire l’utilizzo della tratta
ferroviaria, la Südbahngesellschaft
iniziò a promuovere il crescente
afflusso turistico.
Nel
1887
a Dobbiaco viene inaugurato il
Südbahnhotel (che diventerà
il Grand Hotel), e che grazie
al successo riscontrato già un
anno dopo verrà ingrandito e
quasi raddoppiato.
L’acquisizione dell’hotel da parte
dei coniugi Überbacher, prima
come gestori e poco dopo come
proprietari, grazie alla loro spiccata
capacità imprenditoriale,
si rivela una grande fortuna per
lo sviluppo turistico di tutta la
zona circostante. Sulla scia del
turismo di cura e di villeggiatura
della Belle Epoque, al Grand Hotel
di Dobbiaco come ai lussuosi
Bagni di San Candido alloggiano
ospiti di alto rango. Così, nell’autunno
del 1887 vi trascorre le
vacanze anche l’erede al trono
tedesco Federico III. Il soggiorno
del principe ereditario promuove
fortemente la località, che attirerà
finanzieri, principi e addirittura re.
Lo splendore delle grandi metropoli
europee giunge così anche
a Dobbiaco, ma non vi durerà a
lungo, dal momento che la Prima
Guerra Mondiale è già alle porte.
I pochi anni che mancano al suo
scoppio non impediscono tuttavia
che attorno agli hotel appena
costruiti, come il Germania, il
Bellevue e l’Union, sorga un agglomerato
completamente nuovo,
“Dobbiaco Nuova”.
Il fatto che la stazione ferroviaria
di Villabassa si trovi così vicina al
centro del paese si deve alla più
famosa ostessa del Tirolo degli
anni in cui il turismo andava affermandosi,
Frau Emma. La costruzione
della linea ferroviaria della
Val Pusteria (1869-1871) porta
una forte ventata di rinnovamento
nella tranquilla realtà del mondo
rurale. Con la sua inaugurazione,
il 20 novembre 1871, la Val
Pusteria entra infatti in una nuova
epoca. Frau Emma non manca
di ammirare da vicino in prima
persona la nuova meraviglia della
tecnica e di effettuare addirittura
il tragitto inaugurale da Villabassa
a Monguelfo.
Nel corso della
Prima Guerra
Mondiale,
per ragioni militari si era realizzata
una ferrovia a scartamento ridotto
da Dobbiaco a Calalzo, che
nel dopoguerra verrà ampliata ed
elettrificata. La Ferrovia delle Dolomiti
avrà una funzione importante
per il turismo, in ripresa dopo
le problematiche del periodo tra le
due Guerre, riconducibili alla crisi
economica internazionale e al fascismo.
Avrà il suo momento di
massima importanza in
occasione dei Giochi Olimpici
Invernali del
1956
a Cortina.
In effetti, le condizioni dei collegamenti
erano decisamente proibitive
ed era possibile garantire lo
svolgimento dei Giochi solamente
grazie a questa ferrovia a scartamento
ridotto. Nonostante il suo
buon utilizzo durante le stagioni
turistiche, non potrà tuttavia venire
mai gestita in modo economicamente
redditizio, per cui pochi
anni dopo il 1959 verrà abbandonata.
La ferrovia della Val Pusteria
continuò invece a godere di
buona salute, acquistando particolare
importanza nelle trattative
autonomistiche tra Austria e Italia
come treno-corridoio.
A partire dal
1985
si provvederà a elettrificare
anche questa tratta, con le
ultime locomotive Diesel in
funzione fino al 1986.
18
Editore: Stengel & Co., Dresda; Raccolta
Monika Weissteiner, Archivio di Stato di Brunico
Archivio Wassermann
» Dobbiaco Nuova (1243 m.), 1925 ca. » La stazione di Villabassa
Queste locomotive diesel e le Littorine
ancora funzionanti non erano
comunque destinate a durare,
proprio come il trasporto di merci,
e con la realizzazione della tratta
internazionale Villaco-Venezia nella
prima metà degli anni ’90 del secolo
scorso verranno definitivamente
abbandonate.
Nel 2008, il trasporto ferroviario
locale diviene di competenza
della Provincia di Bolzano, con
conseguente modernizzazione
della tratta, delle strutture e
dei mezzi. Ora, modernissimi
treni regionali Flirt della ditta
svizzera Stadler transitano
tra San Candido e Fortezza, in
genere a cadenza di mezz’ora.
E anche il futuro della Ferrovia della Val
Pusteria pare essere più che certo: presto,
il Flirt arriverà infatti anche fino a Lienz. La
fermata di Versciaco in corso di realizzazione:
il collegamento diretto alle Funivie Monte Elmo, insieme alla
fermata di Perca per Plan de Corones costituirà i nodi principali dello
Ski Pustertal Express, che consentirà a tutti gli appassionati dello sci
di raggiungere il comprensorio sciistico della Val Pusteria in modo comodo
ed ecologico al tempo stesso. Il progetto in materia di mobilità
che si articola a partire dalla Ferrovia della Val Pusteria verrà peraltro
ulteriormente sviluppato. Il Comune di San Candido sta già progettando
di spostare la stazione verso il centro del paese, in modo che in
futuro il viaggiatore potrà scendere dal treno trovandosi direttamente
nella zona pedonale. Con il suo contributo alla riduzione del traffico
su gomma e con i suoi moderni standard in materia di compatibilità
ambientale e di pianificazione dei trasporti, la nuova Ferrovia della Val
Pusteria si affaccia quindi al nuovo millennio appena iniziato con lo
stesso spirito innovativo che l’ha contraddistinta anche al momento
della sua prima costituzione! «
L’Archivio Fotografico del Tirolo (TAP) è stato creato nel 2011 nell’ambito di un progetto Interreg
tra l’Alto Adige e il Tirolo Orientale. Esso si pone come obiettivo la raccolta, la catalogazione e
la proposta di fondi fotografici storici provenienti da tutta l’area del Tirolo. Ha un ufficio a Lienz e uno a Brunico.
Le immagini storiche del presente articolo sono state gentilmente messe a disposizione dall’Archivio.
Vedasi al sito http://http://www.tiroler-photoarchiv.eu
19
una
PASSIONE
che viene dal freddo
Elettra Olivotto è originaria di Villabassa, paese che
ha però lasciato per dedicarsi completamente al
pattinaggio artistico. Il suo entusiasmo per questa
disciplina sportiva convive sempre con il ricordo dei
tanti momenti vissuti in Alta Pusteria.
« Elettra a 8 anni
20
Quando danza sul ghiaccio, Elettra comunica una sensazione di incredibile
leggerezza ed eleganza. Pare quasi librarsi nell’aria, creare una
serie di movimenti lungo una sorta di traiettoria ideale. Ogni gesto in
sincronia perfetta con la musica, i salti eseguiti con maestria e sicurezza,
la successione dei passi e le piroette appaiono come elementi di un
complesso insieme. Quello che sembra così facile e gradevole richiede
in realtà molto lavoro, tanto allenamento e autodisciplina. Mentre le altre
ragazze della sua età si godono la vita da studentesse ed escono con gli
amici, già da anni questa diciottenne si allena infatti quotidianamente.
Ma non rimpiange nulla, anche perché ha deciso lei stessa il corso da
dare alla sua vita, e niente le piace più che pattinare sul ghiaccio.
Elettra, graziosa e riservata, ha scoperto la sua passione per il pattinaggio
artistico all’età di tre anni, quando ha partecipato a un corso a
Dobbiaco. Già allora, quello che le piaceva particolarmente erano i salti,
e le ore trascorse sul ghiaccio erano le sue preferite. “Mi piaceva, e mi
divertivo sempre moltissimo”, ricorda. Si è quindi dedicata a realizzare
il suo sogno con caparbietà e determinazione: dopo la scuola dell’obbligo
a Villabassa e a Dobbiaco ha frequentato le superiori presso il
Liceo scientifico Albert Einstein di Merano, in modo da potersi allenare
meglio. “Lì ho avuto le mie prime grandi soddisfazioni”, racconta Elettra
“e sono entrata a far parte della squadra nazionale italiana”. A Merano
ha conosciuto anche Carolina Kostner, con cui condivide esperienze
sportive e di vita privata.
Durante gli anni delle superiori, la giovane atleta è stata a Oberstdorf,
dove oltre a frequentare l’anno presso il liceo locale ha trovato una
situazione ideale per allenarsi. “Ho scritto una e-mail all’allenatore di
Carolina a Oberstdorf per chiedergli se potessi allenarmi con lui, ma
in effetti non mi aspettavo una risposta. Invece è stato molto gentile e
mi ha invitata a Oberstdorf per un breve periodo di prova”. Dopo alcuni
giorni di allenamento e una serie di incontri, anche con i genitori, si è
deciso che Elettra sarebbe rimasta e si sarebbe allenata insieme a Carolina
Kostner e a Tomas Verner sotto la guida del trainer Michael Huth.
Dopo essere rientrata in Alto Adige e avere superato alcuni mesi fa l’esame
di maturità, Elettra è ritornata in quella che si potrebbe ormai definire la sua
seconda casa: Oberstdorf. Dall’autunno del 2014 è infatti lì che
vive e che si allena. Conclusa la carriera scolastica, ora può dedicarsi
anima e corpo alla sua disciplina sportiva. Parlando
del periodo scolastico, dice: “Durante la scuola
è stato molto faticoso. Subito dopo le lezioni
andavo al palazzetto del ghiaccio e ritornavo
a casa solo verso sera, dove mi aspettavano
ancora i compiti da fare”. Adesso,
invece, può distribuire meglio gli
allenamenti su tutta la giornata, fare
delle pause e recuperare, il che è importante
e necessario considerando il
carico di lavoro quotidiano. >>
Martina Pfeifhofer
Autrice
(Sesto) interessata a tutto ciò
che ha a che fare con il
movimento e lo sport, ne ha
fatto la sua professione
studiando ad Innsbruck
Scienza dello sport.
L’Alta Pusteria, dove vive, è
il luogo ideale sia in estate che
in inverno per praticare varie
attività sportive outdoor.
21
Ogni giorno, Elettra si sottopone
a 5 - 6 ore di esercizi: 3-4 sessioni
di 50 minuti sul ghiaccio,
più alcune ore settimanali di danza,
allenamento per migliorare la forma
fisica e anche yoga. E, regolarmente,
incontri a scopo preventivo con il
fisioterapista per massaggi e per
sciogliere i muscoli.
Un lavoro duro, indispensabile
per avere assoluta precisione di
movimento e per controllare il
proprio corpo al massimo. Solamente
così è possibile far apparire
assolutamente sciolti e naturali
a chi guarda anche i passaggi
più difficili. E’ proprio questo un
aspetto importantissimo del pattinaggio
su ghiaccio. “Capacità di
elevazione, velocità, resistenza,
grazia, elasticità, concentrazione,
equilibrio, coordinazione: tutte doti
necessarie in questa disciplina
sportiva” dice Elettra spiegando
aspetti più prettamente tecnici.
I momenti finora più belli della
sua carriera sportiva sono stati
l’entrata nella nazionale italiana,
lo splendido 3° posto ai Campionati
italiani giovanili e altri buoni piazzamenti
in diverse competizioni
internazionali, sempre tra i primi
posti. Un piacevole diversivo è
stata la campagna pubblicitaria
dello scorso anno insieme a
Carolina Kostner. A questa giovane
pattinatrice dai molteplici interessi
piace il “movimento” in senso
lato. Una ragione in più perché
ama così tanto vivere a Oberstdorf,
in mezzo ad atleti provenienti
da tutto il mondo. E ha imparato
a convivere con il fatto di stare
lontana ormai da diversi anni sia
da casa che dalla famiglia, in Alta
Pusteria. La nostalgia che la prendeva
i primi tempi è ormai superata:
con i genitori, le due sorelle
più piccole e gli amici si tiene
in contatto tramite whatsapp e
skype. I suoi famigliari sono anche
i suoi fan più assidui, che, se ne
hanno la possibilità, non mancano
di ammirarla durante le competizioni.
E poi, Elettra ha trovato
molti amici anche nel mondo del
pattinaggio artistico.
Questa talentuosa sportiva si
è sempre impegnata molto per
potere praticare il pattinaggio
artistico e per migliorare costan-
« Durante l’allenamento
con il trainer Michael Huth
temente. Perché lo abbia fatto
e continui a farlo, diventa più
che chiaro quando racconta con
entusiasmo: “Per me il pattinaggio
artistico è come un pezzo di libertà.
Mi posso muovere liberamente,
scivolare sul ghiaccio leggera seguendo
la musica. Soprattutto a
casa, a Dobbiaco, sul campo di
pattinaggio possono esserci momenti
assolutamente particolari:
quando nevica il senso di libertà
che si prova è ancora più bello, ed
è meraviglioso pattinare vedendo
cadere dolcemente i fiocchi di
neve sul ghiaccio e sentire le
lame dei pattini frusciare sulla
superficie ghiacciata”.
L’entusiasmo che nutre la aiuterà
certamente a perseguire i suoi
obiettivi anche nel tempo a venire.
Molte sono infatti le competizioni,
a livello sia nazionale sia internazionale,
che aspettano Elettra, e
forse in futuro potremo ammirarla
in televisione?! Facciamo il tifo
per lei! «
« con Carolina Kostner sul kiss&cry in
occasione del Gardena Spring Trophy
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Inizia la guerra
e i turisti
lasciano la valle
Estate 1914
Foto: Anton Trixl; Collezione Anton Trixl – TAP
(www.tiroler-photoarchiv.eu)
« Turisti estivi in Piazza delle Poste a Sesto
Nel bel mezzo dell’alta stagione turistica e della
stagione del raccolto, il 28 luglio 1914,
l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia,
decretando con ciò l’inizio della Prima Guerra
Mondiale. Il 1913 era stato un anno piuttosto
fiacco per l’economia della valle, per cui
albergatori e guide alpine dell’Alta Pusteria avevano
sperato in una stagione positiva. La notizia
dell’assassinio dell’erede al trono Francesco
Ferdinando e della moglie, il 28 giugno 1914 a
Sarajewo, induce però molti ospiti a rientrare già
dalla metà di luglio del 1914. All’inizio di settembre,
anche gli ultimi turisti lasciano l’Alta Pusteria.
In tutta la valle subentra una
grande calma. Anche gli uomini atti
alle armi, arruolati nel corso della
mobilitazione generale, lasciano le
famiglie e vengono inviati in
Galizia e in Serbia nei corpi dei
"Kaiserjäger", dei
"Landesschützen" o
dei "Landstürmer".
Al raccolto e a tutti gli altri
lavori devono provvedere ora
soprattutto le donne e i
bambini, e tutti gli uomini
che non sono stati
chiamati alle armi.
« Ottobre 1914: I Kaiserjäger di Sesto
dell’omonimo imperialregio Reggimento.
1ª Compagnia reclute, battaglione Kiniger, Innsbruck
Foto: Archivio privato Egarter Christoph,
Obermüller, Sesto
24
I soldati
sorvegliano la
linea ferroviaria
Già i primi giorni di agosto del 1914, i soldati del reparto addetto
alla sorveglianza della ferrovia si schierarono lungo la linea ferroviaria
della Val Pusteria. Si trattava infatti di garantire la sicurezza di una
linea di importanza strategica per i rifornimento verso il fronte
orientale e la Serbia. Durante il primo anno di conflitto, questi soldati
non parteciparono tuttavia ad alcuna azione di guerra e trascorsero
un periodo di tranquillità. Alcuni tenevano dei diari, come ad
esempio il trentaquattrenne Karl Außerhofer, un agricoltore di
montagna proveniente da Lutago/Rio Bianco in Valle Aurina.
Alcuni stralci di queste annotazioni ci mostrano quella che era la
quotidianità della guerra nelle retrovie.
I soldati dovettero innanzitutto abituarsi alla novità del servizio
militare. Poche ore di servizio al giorno erano per molti un lavoro
troppo esiguo e motivo di lamentele:
„[02.11.1914] la noia è terribile […] tutto il giorno posso
leggere, scrivere o starmene disteso, il lavoro maggiore è
mangiare il rancio [… ] se continua così, ci si disabitua
del tutto a lavorare“.
Le giornate lungo la linea ferroviaria della Val Pusteria erano
scandite dai turni di guardia o di pattuglia, ma anche dalle
esercitazioni:
„17 settembre [1914] giovedì, a mezzanotte andato di
pattuglia, fanno male i piedi dal tanto camminare, 12 ore di
marcia lungo i binari come spesso accade.“ „[31.08.1914]
Lunedì un’esercitazione sul Monte Elmo, alle sei partenza,
alle 11 arrivo al rifugio, o vetta del Monte Elmo, su niente
acqua, rifugio chiuso, paesaggio e vista meravigliosi.
Alle 12 discesa a Sesto, 1 ora di riposo da
Tschurtschenthaler con pane e acqua,
nessuno è potuto entrare per bere una birra,
la zona di Sesto è molto bella”.
Sigrid Wisthaler
Autrice
Ha studiato storia e filologia tedesca.
Da diversi anni collabora con
l’Associazione “Bellum Aquilarum”
di Sesto a progetti riguardanti la
Grande Guerra. Insegna tedesco
e storia all’Istituto Tecnologico di
Brunico.
Alcuni di questi soldati cambiavano continuamente
di zona all’interno dell’Alta Pusteria e dovevano
abituarsi a incarichi diversi, nuovi colleghi,
condizioni differenti di vitto e di alloggio.
Non sempre si trovavano bene:
„[14.10.1914] adesso che è tutto ben sistemato
non si va via volentieri […] in marcia per
Versciaco […] non mi piace più, in posti
nuovi è sempre un po’ fastidioso, ci si
trova ancora tra gente diversa e si deve fare
un altro lavoro”.
« Diario di guerra di Karl Außerhofer
25
Foto: Archivio privato Fam. Adolf Außerhofer,
Oberschöllberg, Lutago
Alloggi privati
per i soldati
Gli alloggi per i militari non erano sufficienti, e così, in conformità con
la legge sulle prestazioni di guerra, le squadre e gli ufficiali vennero
accolti anche nelle case private. Nei masi, nelle locande, nelle pensioni
e negli hotel vennero allestiti uffici e corpi di guardia. Chi metteva a
disposizione gli alloggi riceveva in cambio un adeguato risarcimento e
in tempi particolarmente difficili poteva così contare almeno su di una
piccola entrata supplementare. Il soldato Karl Außerhofer era
temporaneamente alloggiato in un maso di Versciaco, dove vi erano
anche piacevoli serate conviviali, come il 29.08.1914:
„Alla sera, invece della recita del Rosario, da noi si è
ballato. I militari hanno recitato tutto il Rosario,
i civili hanno preferito ballare, naturalmente ce ne siamo
accorti, si è ballato fino a mezzanotte, i bambini hanno
urlato fino alle 11, dal momento che si deve dormire
nel fienile e le camere comunicano, si sentono sempre
le grida dei bambini.“
« Al centro Karl Außerhofer. Nel 1914
era di stanza in Alta Pusteria presso
il Reparto di sorveglianza della linea
ferroviaria
Foto: Archivio privato Sigrid Wisthaler, Brunico
I soldati nel tempo libero
I soldati utilizzavano i brevi periodi di vacanza per andare a far
visita ai conoscenti delle località vicine. All’inizio di settembre
del 1914, Karl Außerhofer va da Versciaco a Dobbiaco:
“[...] A Dobbiaco c’è molta altra gente che conosco,
non hanno vacanze e devono prestare un servizio più
pesante del nostro, a Dobbiaco tutto è molto bello,
non ci sono più turisti, solo 135 uomini per
sorvegliare la linea ferroviaria e altrimenti nessun
altro militare”.
I momenti ricreativi serali nelle stube delle locande
distoglievano dalle preoccupazioni quotidiane e sollevavano il
morale, visto che la combinazione di alcool e gioco delle carte
pareva possedere un effetto “curativo”, come ben evidenzia la
visita del 3 ottobre 1914 al Gasthof Löwe di Versciaco:
„[...] la sera sono andato di nuovo dall’oste a bere
grappa, mi ha rimesso in sesto […] e poi una partita
a Watten (N.d.T.: tipico gioco alle carte), dopodiché
non c’era più traccia del mio malessere, adesso so
cosa devo fare quando non mi sento tanto bene”.
I soldati sfruttavano le pause del
servizio anche per fare lunghe
passeggiate. Nel novembre 1914
Karl Außerhofer era di stazione
a Dobbiaco, e andava spesso a
camminare
fino a Villabassa:
“Giovedì sono andato fino a
Villabassa, lì ho visitato la
chiesa, bella, 2 Corpi Santi,
anche il paese è bello, a
giudicare dalle costruzioni
in estate ci devono essere
molti turisti”. “Sabato
mattina andato fino ai Bagni
Pian di Maia vicino a
Villabassa, fatto il bagno,
bel panorama, una chiesa,
nella stube un pappagallo
che ha bevuto del vino da
un bicchiere”.
26
« San Candido: processione con il
romanico gruppo della crocifissione
La religione
Foto: Archivio privato Fam. Alois
Furtschegger, Scheterer, San Candido
Nei primi mesi di guerra si tennero molte processioni,
rogazioni e funzioni religiose. Come l’8 settembre 1914
a San Candido in occasione della festività dedicata alla
Natività della Beata Vergine:
„[...] oggi passano molte processioni, da Brunico
fino ad Abfaltersbach, in ogni comune tutte verso
San Candido, dove 24 uomini hanno portato in
processione una grande croce”.
Anche il Convento dei Francescani di San Candido si adegua alla situazione venutasi a creare con la
guerra. Dal momento della mobilitazione, quasi ogni domenica e ogni giorno festivo veniva offerta la
possibilità di confessarsi, e fino alla fine del 1914 anche quasi ogni giorno feriale. Si distribuivano rosari
e piccole monete, e alle porte del convento i militari ricevevano zuppe e altri cibi. Inoltre, nel convento
vennero acquartierati alcuni cappellani militari. Di seguito un passo tratto dal resoconto del convento:
“All’inizio di agosto il cappellano militare Anton Vitti sedette per 14 giorni alla tavola con i confratelli,
godendo di grande ospitalità. Egualmente il curato militare Lurz da metà ottobre a Ognissanti. Da tale
data quest’ultimo scelse un altro tavolo, poiché nel convento iniziava il periodo di digiuno; pernottò
però poi presso il convento fino al 21 dicembre”.
L’Alta Pusteria viene a trovarsi
sulla linea del fronte
Il 23 maggio 1915 l’Italia dichiara guerra
all’Austria-Ungheria e le località dell’Alta Pusteria
vengono così a trovarsi direttamente lungo la linea
del fronte di montagna. Alcuni soldati della divisione
addetta alla sorveglianza della linea ferroviaria,
trasformata nel frattempo in battaglione di Landstürmer,
marciano verso Sesto, dove vengono dapprima
stazionati nella valle e iniziano un’opera di
pattugliamento. Tra di loro si trova anche il soldato
Karl Außerhofer, che il 21 giungo 1915 annota nel
suo diario:
„[...] al mattino i nostri 15 uomini sono saliti
di pattuglia sul Monte Croce, sono andati con
loro anche 2 ufficiali, il nostro tenente e il
cadetto, ma non capiscono nulla, siamo saliti
prima per un’ora lungo la parte in ombra,
siamo ridiscesi e poi risaliti per altre 2 ore
lungo la parte solatia, lì abbiamo visto gli
italiani[…], c’erano molte tende e lì vicino gli
italiani facevano le esercitazioni e a un certo
punto hanno iniziato a sparare, ma non a noi”.
A partire dalla fine di giugno del 1915, per questi
soldati la guerra lungo il fronte di montagna inizierà
davvero. Ci vorranno altri tre anni e mezzo prima che,
con la pace, possano finalmente ritornare alle loro
case. «
Il Museo DoloMythos
racconta la pace
in tempo di guerra
DoloMythos,
il Museo delle Dolomiti
di San Candido, quest’anno
dedica una mostra a tutte
quelle persone comuni che,
sulle montagne, durante la
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Foto: Bachmann Josef
Il Soccorso Alpino:
sempre pronto
a intervenire!
"Chiamata per il Soccorso
Alpino Alta Pusteria, persona
con ginocchio infortunato
300 metri sotto la vetta
del Picco di
Vallandro”. Norbert
Pahl, del Soccorso
Alpino Alta Pusteria,
ricorda come la
chiamata fosse
assolutamente normale.
Strano gli sembrava solamente avere parlato
direttamente con l’infortunato. Invece dell’elicottero
aveva quindi deciso per il metodo classico, il
salvataggio a piedi. Dopo soli quattro minuti, Norbert
e i suoi colleghi erano già in macchina per salire a
Prato Piazza, da cui si prosegue solamente a piedi.
Norbert è con il Soccorso Alpino da 29 anni, e da dieci responsabile
del Gruppo Alta Pusteria, nel cui ambito d’intervento rientrano i Comuni
di Dobbiaco, Villabassa, Braies, Monguelfo-Tesido e Casies. Con
i suoi complessivi 394 km2 , si tratta della terza area d’intervento
per estensione di tutto l’Alto Adige. C’è sempre molto da fare, anche
perché il soccorso alpino subentra in tutti gli interventi su terreno
alpino e di difficile accesso. A ciò si aggiunge l’assistenza prestata in
occasione di gare di fondo o di varie corse in montagna. Ogni anno, il
Soccorso alpino di Sesto organizza addirittura lo “Ski Raid Tre Cime”,
una gara di scialpinismo molto impegnativa, che nel marzo del 2015
sarà già alla sua ventesima edizione.
Tanto lavoro per i soccorritori volontari, anche perché il servizio deve
essere garantito 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. “Solo la nostra centrale
registra circa 70 interventi all’anno, di cui l’80% in estate”, dice
Norbert. Molti incidenti si verificano a causa dell’attrezzatura sbagliata,
ma soprattutto perché la gente parte troppo tardi. “Invece di partire alle
sette aspettano le dieci. E se poi non sono fisicamente in condizione
di farcela, subentrano agitazione e iperaffaticamento” dice Norbert
per esperienza, ”e allora ecco che succede quello che non dovrebbe:
capita semplicemente di inciampare o addirittura di precipitare”. Un
problema è soprattutto il crescente numero di interventi. In estate,
ogni soccorritore è in azione in media tre volte alla settimana. “In
alcuni casi tra interventi, esercitazioni e altri servizi qualcuno raggiunge
complessivamente anche le 300 ore”, nota Norbert. Per farlo sacrifica
vacanze e tempo libero. E naturalmente deve anche avere un datore
di lavoro comprensivo. Norbert, nativo di Braies, dice con piacere che
reperire nuove leve non è un problema: “Come già in passato, ogni tanto
c’è una flessione, ma poi arriva di nuovo un bel gruppetto. >>
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La maggior parte ha circa 25 anni,
un’età in cui si inizia a mettere
la testa a posto!”
Come Norbert, tutti i soccorritori
alpini prestano questo servizio per
passione. “Amiamo la montagna.
Aiutarsi a vicenda è una questione
di onore. E organizzarsi aiuta”. E’
antipatico solo quando qualcuno
approfitta di questa disponibilità.
“E’ già capitato che qualcuno,
stanco, chiamasse il soccorso
alpino sperando di farsi un voletto
gratis, tipo taxi” dice Norbert.
“Alcuni non hanno chiaro che noi
lo facciamo a titolo volontario.
Credono che siamo pagati e che
stiamo ad aspettare di venire
chiamati per un intervento”. E poi,
succede anche che certe allerte si
rivelino una bolla di sapone. Come
quella volta sul Picco di Vallandro.
Dopo un’ora di salita, Norbert ave-
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Foto: Bachmann Josef
va chiesto a un gruppo che gli veniva
incontro se avessero visto un
ferito, e si era sentito rispondere
con sorpresa che erano loro.
I soccorritori erano rimasti a bocca
aperta, mentre il gruppo aveva
continuato tranquillamente a scendere
senza problemi. Un caso di guarigione
miracolosa, ma comunque
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Per il cane
è come un gioco
Intervista
Sepp Bachmann (60)
è conduttore cinofilo
da 35 anni. Con il suo
cane Hermann, un segugio
bavarese da montagna,
viene chiamato per
interventi in tutta la
Val Pusteria.
Alta Pusteria Almanacco: Quali
razze di cani sono particolarmente
adatte per la ricerca su valanga?
Bachmann Josef: Tra i cani da
valanga ci sono diverse razze.
Attualmente si stanno utilizzando
sempre più di frequente cani da
caccia, molto resistenti e con una
buona attitudine alla ricerca.
Alta Pusteria Almanacco:
Come avviene l’addestramento?
Bachmann Josef: Prima di venire
dichiarato idoneo al lavoro,
ogni cane segue un addestramento
di tre anni che prevede corsi ed
esercitazioni. E’ compresa anche
un’esercitazione al volo in elicottero,
cui l’animale deve abituarsi. In estate
si svolge un addestramento alla
ricerca in superficie, durante la quale
il cane deve individuare e segnalare
persone disperse nel bosco. In
inverno si tratta invece di cercare i
sepolti sotto la neve.
Alta Pusteria Almanacco:
Come si svolge la ricerca?
Bachmann Josef: I cani possiedono
un olfatto molto sviluppato e
vengono guidati dal conduttore sul
cono di deposito della valanga. In
caso di persone travolte da valanga,
il calore fa sì che il loro odore giunga
in superficie, dove i cani possono
individuarlo. Il principale problema
è rappresentato dagli elicotteri
che volano troppo vicini alla zona in
cui è caduta la valanga compattando
il manto nevoso, per cui l’odore
arriva in superficie con maggiore
difficoltà.
Alta Pusteria Almanacco:
Cosa fanno i cani durante il
periodo estivo?
Bachmann Josef: In questi ultimi
anni gli interventi su valanga sono
diminuiti grazie anche alla migliore
attrezzatura degli sci alpinisti. Ogni
inverno ci sono comunque sempre
fino a dieci allerte, e nella metà dei
casi nella ricerca interviene anche
il cane. Più spesso si tratta invece
di trovare un disperso. Per questo
abbiamo i cosiddetti cani mantrailer,
capaci di discriminare i vari odori
umani e seguirne uno soltanto. Comunque,
le esercitazioni continuano
tutto l’anno, con un giorno di training
in superficie ogni settimana. E’
importante che il cane sia sempre
molto motivato.
Alta Pusteria Almanacco:
Come si fa a motivare un cane?
Bachmann Josef: Sostanzialmente,
per il cane da valanga la ricerca
è un gioco, dove in caso di esito
positivo riceve una ricompensa.
Detto in altri termini, nell’ottica del
cane deve valere la pena lavorare,
ragion per cui ogni conduttore
dovrebbe sapere che cosa preferisca
il suo cane. In questi momenti è
proprio quello che serve. Il mio, ad
esempio, adora i würstel. «
Stefan Herbke
32
PHOTO AND VIDEO
COMPETITION
lagazuoi5torri.dolomiti.org
Alle 5 Torri e al Lagazuoi le piste tagliano il fronte dei combattimenti
tra l’esercito italiano ed austro-ungarico. Le postazioni militari restaurate,
a lato della pista da sci, sono liberamente visitabili lungo il Giro della Grande Guerra.
Plan de Corones
Dobbiaco
P. Gardena
Corvara
Ski Area Badia
Badia
San
Cassiano
Pusteria
Lagazuoi
Fànis
Tofana di Rozes
Valparola
P
Col
Gallina
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Arabba, P. Pordoi
Val di Fassa
Averau
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5 Torri
Skibus Cortina
Ski Area Tofana
Nuvolau
Foto: Stefano Zardini
Pescul - Civetta
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Fedare
Passo Giau
Visitare con gli sci i luoghi
della Grande Guerra
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Tel/fax: (+39) 0436.867301 Apertura:
da Dicembre a Pasqua
Seggiovia 5 Torri
Tel/fax: (+39) 0436.4010 Apertura:
da Dicembre a Pasqua
Da Plan de Corones
l'area Lagazuoi 5 Torri
è raggiungibile attraverso l'Alta Badia
con lo skibus Piccolino - Pedraces
Brennero - AUSTRIA
Bressanone
BOLZANO - A22
Plose
Castelrotto
BOLZANO
Passo
Sella
Val di Fassa
Per informazioni: Lagazuoi 5 Torri
Tel. (+39) 0436.2863 - Fax (+39) 0436.876700
lagazuoi5torri@dolomiti.org - www.lagazuoi5torri.dolomiti.org
Piccolino
San
Martino
Pedraces
V A L B A D I A
La Villa
San Cassiano
Tofane
Alta Badia
Passo
Gardena
Corvara Passo
Falzarego
Sella
Arabba
Passo Pordoi
Marmolada
V A
Brunico
Valdaora
Plan de
Corones
L
P
S
Monguelfo
San Vigilio
Braies
U T
Sasso
della Croce
Lagazuoi
5 Torri
Misurina
Tre Cime
Cristallo
Passo
Tre Croci
Cortina
d'Ampezzo
San Vito
Passo Giau
Tai di Cadore
Belluno - A27 - VENEZIA
Caprile
Alleghe
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Dobbiaco
San Candido
AUSTRIA
Sesto
Comelico
Auronzo
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33
» Stefan Oberhofer e Monika Oberhofer
C’è musica
nell’aria ...
» Andreas Schmiedhofer,
vincitore del 1° concorso internazionale
Erich Moser
I talenti sono un po’ dappertutto.
Bisogna solo saperli individuare.
E l’Almanacco dell’Alta Pusteria ne ha
„scovati“ alcuni – Via libera alle nostre
giovani promesse musicali!
Solitamente, si associa l’Alta Pusteria innanzitutto ai suoi paesaggi mozzafiato
e alle sue montagne universalmente famose. Un vero e proprio
paradiso per praticare lo sport sia d’estate che d’inverno, angoli appartati
e raccolti in cui rigenerarsi, infrastrutture turistiche d’eccellenza, crogiolo
di tradizioni culinarie diverse, accoglienza e professionalità: tutto questo è
sinonimo del territorio che abbraccia le Tre Cime. In tutto ciò, gli aspetti più
prettamente culturali rischiano talvolta di finire in secondo piano, o vengono
recepiti al massimo come semplice prosecuzione delle tradizioni locali. Per
contro, l’Alta Pusteria punta volutamente su di un programma di grande
valenza culturale, in cui la musica assume un ruolo di assoluta preminenza.
Ne sono tangibile dimostrazione manifestazioni di lunga data e grande eco,
come ad esempio le Settimane Musicali Mahleriane o l’Alta Pusteria International
Choir Festival. La musica è infatti un linguaggio universale che sa
unire popoli e genti… e proprio per questo è il canale di comunicazione per
eccellenza dei giovani!
Negli ultimi anni, la fisarmonica diatonica pare essere ritornata in auge, e
incontra il favore di molti giovani musicisti. Andreas Schmiedhofer è uno
34
di questi. Il diciannovenne, originario di Sesto, si è fatto un nome di tutto
rispetto con la sua fisarmonica, tanto che nella sua breve carriera può già
registrare svariati riconoscimenti. Nel maggio di quest’anno, in poche ore
si è aggiudicato il primo posto al concorso nazionale austriaco, nonché al
1° Concorso internazionale in memoria di Erich Moser, coronando la sua
rosa di successi. Già nel 2007 aveva conquistato per ben sette volte il
titolo di campione del Tirolo orientale, e per due volte si era collocato al
secondo posto a livello nazionale austriaco. Lo scorso anno ha ottenuto il
secondo posto ai Campionati Europei di Fisarmonica Diatonica e il primo
posto al concorso nazionale sloveno nella categoria “ospiti”. Un musicista
a tutto tondo, che si dedica anima e corpo allo studio di questo strumento
così difficile.
Come Dominik Innerkofler, che ha cominciato presto a esercitarsi sull’armonica
diatonica del padre, anche lui appassionato di musica. A nove anni
ha iniziato a prendere lezioni, e successivamente ha studiato anche sotto
la guida del tre volte campione mondiale di fisarmonica Denis Novato. La
diligenza nello studio di questo quindicenne ha già dato i suoi frutti, come
dimostrano il primo premio al Grand Prix di fisarmonica 2012 e 2013 in
Slovenia e la medaglia di bronzo ai Campionati mondiali di Attimis (UD)
2012 e quest’anno il primo premio al Campionato del Mondo di Organetto
e di Fisarmonica Diatonica.
Analoga anche la storia dei due fratelli Oberhofer di Ferrara di Braies. A
quattordici anni, Stefan è tra i migliori suonatori di fisarmonica dell’arco
alpino. Ad appena undici anni, era già “campione provinciale” dell’Alto Adige.
Nel 2012 otteneva il primo posto al Grand Prix di fisarmonica della Slovenia,
nel 2012 e nel 2013 in Austria il titolo di “Staatsmeister” in fisarmonica.
La sorella diciannovenne, Monika, uguaglia il talento del fratello minore,
accompagnandolo alla cetra da tavolo.
Stefanie Watschinger, direttrice della
banda musicale di Sesto, rientra a
sua volta nel novero dei tanti talenti
musicali. Questa musicista piena di
passione è la più giovane direttrice
della provincia; nel frattempo ha fatto
del suo hobby una professione e
insegna clarinetto.
La lista potrebbe continuare. Nella
nostra zona, i talenti in campo
musicale sono infatti tantissimi.
L’importante è riconoscerli presto
e promuoverli come si deve.
E tributare
loro anche
il dovuto
riconoscimento,
con
un bel:
BRAVI,
avanti
così! «
Judith
Steinmair
» Dominik Innerkofler
35
Più qualità della vita
grazie al legno
Il legno del pino cembro, o cirmolo, qui sulle Alpi è, più di ogni altro, sinonimo di uno stile
di vita naturale e comunica un senso di accogliente piacevolezza. Con il suo colore caldo e
il suo profumo evocativo, conferisce infatti particolare bellezza alle stanze di molte
strutture ricettive dell’Alta Pusteria, a soggiorni e camere da letto. Il fatto poi che
contribuisca anche a rilassare il sistema cardiocircolatorio ne fa un materiale per la casa
particolarmente apprezzato.
Non è solo bello, ma possiede anche tutta una serie di caratteristiche
utili e piacevoli. Da molte generazioni ormai, il cirmolo accompagna
fedelmente chi vive nelle regioni alpine, e come materiale vanta una lunga
tradizione. Senz’altro è richiesto per il colore caldo, di un bruno rossastro.
Le stube e le stanze degli ospiti rivestite in legno di cirmolo risultano
subito accoglienti, anche grazie al suo caratteristico profumo aromatico.
Il cirmolo è molto apprezzato anche per l’effetto decorativo dato dalle
particolari venature, sottolineate dalla presenza di nodi di colore bruno
rossastro scuro.
Il pino cembro è molto diffuso nelle Alpi Centrali, dove cresce ad altitudini
tra i 1300 e i 2800 metri. Il legno di cirmolo viene utilizzato per rivestimenti
di pareti, stube contadine e camere da letto. Veniva usato anche per i
contenitori del pane, visto che i suoi oli eterici impedivano il formarsi della
muffa, ed era molto apprezzato per eseguire lavori di intaglio. La richiesta
crescente di ambienti in stile alpino e l’amore per i materiali naturali hanno
fatto sì che negli ultimi anni il legno di cirmolo fosse decisamente molto
richiesto. Proprio come in passato, per riempire i cuscini si usano trucioli di
cirmolo, il cui olio essenziale diffonde un piacevole profumo e dà un senso
di benessere. Questi cuscini sono molto amati anche in Svizzera, dove
il cirmolo è chiamato arve. L’olio essenziale allontana anche gli insetti:
una ragione in più per farne un materiale molto apprezzato e ricercato.
Nelle camere arredate con mobili in legno di cirmolo si dorme particolarmente
bene, come ha confermato la Società austriaca di tecnologia della
salute e ricerca sulla prevenzione Humans Research Institutes con sede
a Weiz. Secondo la ricerca da essa condotta, le particolari sostanze
contenute nel legno di cirmolo abbassano la frequenza cardiaca. In media,
si hanno circa 3.500 battiti al giorno in meno, corrispondenti a circa
un’ora di attività cardiaca. Nel
corso della notte, in particolare,
questo effetto favorisce un rilassamento
più profondo.
Che la gente si senta particolarmente
bene a contatto con il legno
di cirmolo lo conferma anche Maria
Theresia Mairhofer, del maso Untersteinhof
nei pressi di Villabassa.
In questo maso biologico, da circa
cinque anni ci sono due stanze per
gli ospiti arredate in legno di cirmolo.
“Abbiamo mobili massicci in
cirmolo, e sempre con il cirmolo
abbiamo rivestito due pareti”, dice
Maria Theresia Mairhofer, “e i nostri
ospiti ci dicono sempre che dormono
particolarmente bene”. Qui, ci si può
poi rilassare anche nella sauna, a
sua volta realizzata in legno di cirmolo.
Questo legno è molto versatile,
come dimostrano i tanti Gasthaus
e i rifugi dove si serve grappa di
cirmolo, ottenuta lasciando in
infusione nella grappa per diverse
settimane le pigne fresche, che le
conferiscono un bel colore bruno
rossastro. «
Georg Weindl
36
Il Vostro sogno si avvera:
dal letto alle piste.
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39
Foto: Rotwild - Shutterstock
Le
Dolomiti
raccontano la storia della terra
scolpita nella roccia
Eccoli ergersi ancora davanti a noi, questi giganti di roccia,
che „innalzano il loro capo verso il cielo, quasi non
appartenessero più alla madre terra“, come le ha descritte
l’alpinista austriaco Hermann Buhl (*1926 - † 1957).
Verena Larcher
Autrice
Ha studiato geologia a Innsbruck;
dal 2010 lavora come geologa
presso l’Ufficio Geologia e Prove
materiali di Cardano
Ambiti seguiti:
Dolomiti patrimonio mondiale
UNESCO, modelli di movimenti di
massa, interventi di urgenza in
presenza caduta massi o frane su
strade e insediamenti, piani delle zone
di pericolo
Le Dolomiti: dal 2009 si fregiano con orgoglio del riconoscimento
di patrimonio mondiale UNESCO, che ne corona universalmente
l’unicità e la straordinarietà. In realtà, si tratta di quanto rimane
di un antichissimo fondale marino, costellato da isole formatesi
centinaia di milioni di anni fa all’interno di un mare tropicale
in prossimità dell’equatore. Questi giganti raccontano la storia
infinita del lento trascorrere del tempo, dell’azione di forze possenti
che hanno fatto sprofondare lentamente il fondale marino
e le isole al di sotto del livello delle acque per poi risollevarle
in direzione del cielo. Quando erano sul fondo del mare, queste
sculture di roccia furono colonizzate da molluschi e gasteropodi,
vennero compattate, corrugate, ripiegate su sé stesse, stratificate
e infine sommerse dal ghiacciaio. Ora tendono verso le stelle
con le loro guglie e le loro cime che si colorano di mille sfumature
sempre diverse.
40
Dolomiti
patrimonio mondiale
UNESCO
Il 4 settembre è stata inaugurata la
prima mostra permanente dedicata al
tema „Dolomiti UNESCO Patrimonio
Mondiale dell`Umanitá” presso il
Centro Visite del Parco Naturale Tre
Cime. Si trova nella sala sotteranea
realizzata appositamente ampia
250 m². L`esposizione è suddivisa
in due sezionei: la prima fornisce
informazioni relative ai siti UNESCO
nel generale, come della geologia
e geomorfologia delle Dolomiti nel
particolare. La seconda sezione
accompagna i visitatori nella scoperta
della formazione spazio temporale
delle Dolomiti.
Orario di apertura:
Dal 30 dicembre fino al 28 marzo
2015 compreso;
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12.30 e alle 14.30 alle 18.
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Tutto iniziò circa 250 milioni di anni
fa, quando tra i supercontinenti
Gondwana (Africa) a sud e Laurasia
(Europa) a nord si depositarono
strato dopo strato sedimenti tra loro
molto diversi. L’oceano di allora, la
Paleotetide, si era formato nel corso
dell’apertura dell’Atlantico e sommergeva
ampie fasce delle regioni
costiere continentali che costituivano
l’area da cui sarebbero sorte le
Dolomiti.
Questo antico mare era popolato
da una fauna molto variegata, le
cui impronte testimoniano ancora
oggi degli habitat esistenti in
mondi quasi dimenticati. Su di
essa hanno fortemente influito i
cambiamenti spaziali e temporali,
costringendola ad adattarsi a un
ecosistema in perenne trasformazione.
Furono soprattutto le eruzioni
vulcaniche a bloccare lo sviluppo
della vita, più volte nel corso
della sedimentazione delle Dolomiti,
provocando morie di massa,
come documentano le stratificazioni
rocciose. L’orologio dell’evoluzione
non solo si fermò, ma ripartì addirittura
da zero. Nonostante ciò, la
ruota della vita non si arrestò mai,
e il mondo animale e vegetale continuò
a sopravvivere. Comparvero
anzi molte nuove specie, destinate
ad evolversi nelle forme più diverse,
che formarono banchi o trovarono
il proprio habitat sul fondo del mare
o nell’acqua. Poi, circa 80 milioni di
anni fa, la placca africana iniziò ad
andare alla deriva verso nord. >>
Mostre temporanee:
dal 30 dicembre fino al 28 marzo
2015 – Dinomiti: rettili, fossili, e
dinosauri nelle Dolomiti.
Renè Riller
41
Die Entwicklungsgeschichte der Dolomiten
La storia dell’evoluzione delle Dolomiti
La forza di gravità della tettonica a
placche fece sì che la crosta oceanica
del Mare della Tetide sprofondasse
nel mantello terrestre,
venendone infine letteralmente “inghiottita”.
Due continenti, l’Africa
e l’Europa, cozzarono l’uno contro
l’altro, le gigantesche stratificazioni
fuoriuscirono dal mare, frantumate,
corrugate, sovrapposte. Gli strati
rocciosi inizialmente orizzontali crearono
forme spesso inclinate, fortemente
contorte. Le formazioni rocciose
dolomitiche si innalzano oggi
fino a un massimo di 3.000 metri.
Con il sorgere delle rocce dal mare,
prese avvio un nuovo processo
destinato a definirne il carattere: la
degradazione meteorica. Oggi come
allora, l’acqua e il vento ne modificano
infatti la conformazione dei profili.
Strette gole divennero ampi canaloni,
speroni di roccia scomparvero
come asportati da uno scalpello. Nel
momento stesso in cui fuoriuscivano
dalle acque, queste torri di roccia
cominciarono a venire erose.
E proprio questo fenomeno di erosione,
come un enorme scalpellino, creò
uno straordinario paesaggio fatto
di torri, picchi e selle, lasciando ai
piedi delle sue creazioni il materiale
detritico.
E poi, circa 2 milioni di anni fa, le temperature
si abbassarono fortemente.
Una spessa calotta di ghiaccio ricoprì
le montagne di giovane formazione,
formò valli a V e a U, modellò il terreno,
fino a che circa 10.000 anni
fa si avviò un periodo interglaciale e
i ghiacciai si ritirarono nelle regioni
più elevate.
Oggi, boschi e valli dividono le isole
rocciose come bracci di mare. Le
antiche scogliere sono vette montuose,
nella stessa posizione di
circa 200 milioni di anni fa, solo
molto più a nord rispetto al periodo
in cui si formarono. Questa
lenta successione di avvenimenti
è scritta nelle rocce e nei fossili
delle Dolomiti, che ci raccontano
quello che accadeva sul fondale
di questo mare tropicale
che nessun uomo ha mai visto,
quando i dinosauri ancora si aggiravano
sul fango delle spiagge.
Sono il copione pietrificato della
vita stessa, raccontano il divenire
e scomparire di molti habitat.
Con un lieto fine: la creazione
di uno splendido paesaggio.
Vecchio giovane
Tre Cime: montagne stratificate originatesi da un mare tidale
Paesaggio a gradini dovuto all‘erosione selettiva
Strati di Raibl
Dolomia principale
Dolomia Cassiana
Schema: Come sono
nate le Dolomiti
La sezione da Vallunga a Passo
Pordoi mostra lo sviluppo degli strati
di roccia dalla sedimentazione al
corrugamento geologico.
Sono stati senza dubbio questo
grande valore di testimonianza unica
della storia della terra, ma anche
l’alto significato simbolico,
le forme affascinanti di questi
Monti Pallidi, che risplendono di
mille sfumature di colore, a indurre
la commissione incaricata
a dichiararli patrimonio dell’umanità.
E da allora ergono le loro
cime tra le nuvole con orgoglio
ancora maggiore, affinché tutti
possano vedere la corona dell’U-
NESCO di cui si fregiano! «
Detrito glaciale (morena)
Come si sono
formate le Tre
Cime?
La formazione delle
Tre Cime ha innanzitutto
una ragione
di ordine tettonico:
tra le singole torri
corrono infatti delle
superfici di frattura
verticali, dove si
sono manifestati gli
effetti dell’erosione.
La dolomia principale,
più compatta
dei sottostanti strati di Raibler, si è quindi ripetutamente sgretolata, per cui alla fine si
sono create le torri che oggi ammiriamo.
42
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43
Cosa manca dell’Alto Adige agli
altoatesini che vivono all’estero?
Herbert
Quinz
Il dott. Herbert Quinz, cardiochirurgo nativo di Dobbiaco, da
giovane era molto attratto dalla professione di psichiatra.
Una volta concluse le scuole superiori aveva quindi deciso di
studiare medicina. Il suo percorso lo ha però portato a dedicarsi alla
chirurgia, e dopo la specializzazione in cardiochirurgia è rimasto presso la Clinica di
chirurgia cardiaca e toracica dell’ospedale di Augusta.
Quando si è lontani è bello ricordare la gioia
di vivere, la serenità e l’ottimismo dei pusteresi.
Stefania
Clio Lösch
Lavoro attuale: Head of Communication
& PR at TONINO LAMBORGHINI Group
S.p.a., Bologna
Ogni volta che torno a casa, non
vedo l’ora di ritrovare la calma
e la natura incontaminata che
spero rimarrà così anche in futuro.
Per descrivere la bellezza delle
montagne non servono parole,
merita venire in Val
Pusteria.
» Non di rado si ha nostalgia dell’eccellente cucina dell’Alto Adige
e degli spettacolari panorami offerti dalle nostre Dolomiti.
» Parlando di casa in senso lato, Seneca dice che “per una nave senza
porto nessun vento è quello giusto”. E così anch’io faccio sempre il
pieno di energia quando torno a “casa mia” in Alta Pusteria.
Isabel Strobl
Make up Artist Milano
Nel' 77 nasce fra le Dolomiti, in Südtirol
l'ultima di 8 fratelli: ecco Isabel,
Ispirata dai profumi e dai colori che
la circondano, inizia a trasferire la
sua creatività sulla tela. Ma è nel
rappresentare le espressioni della
figura umana che Isabel trova la sua
vera passione scoprendo una predisposizione
nel dipingere i volti delle
persone. La ricerca della bellezza e
dell’armonia la portano a Milano dove incontra la moda e
l'immagine. Una modalità di comunicazione, il maquillage
è questo per Isabel, non solo un abbellimento.
A partire dal 2000 Isabel è una freelance make-up artist,
attiva nel campo della pubblicità, moda, musica e cinema.
» Le sfumature di colore e i profumi della
natura. Il bianco candido della neve fresca e l’aria
frizzante. Mi è già accaduto di essere a Milano e di
accorgermi dall’odore dell’aria che in montagna stava
nevicando.
» I tanti verdi così rilassanti dei prati e dei boschi.
Il profumo delle erbe e dei fiori selvatici. L’aroma degli
aghi e della resina dei boschi di larici, pini, abeti e
pini mughi.
» Le terse notti stellate e la frescura estiva.
» Bere l’acqua che sgorga dalle sorgenti di
montagna.
Bettina
Wisthaler
Da diversi anni vive e lavora nella
capitale russa, che l’ha “fagocitata”
dopo che si era laureata in inglese,
russo e spagnolo all’Università per
Interpreti di Trieste. Da due anni e
mezzo lavora come responsabile import
presso la sede della ditta Russia
Consulting, che offre consulenza alle imprese straniere
che si affacciano al mercato della Russia e di altri
paesi PECO.
A Mosca non ci si annoia mai, perché nel tempo
libero si ha solo l’imbarazzo della scelta tra tante
opportunità diverse. A parte tutti gli
aspetti positivi, sicuramente però un
giorno tornerò in Alto Adige.
Oltre alla famiglia e agli amici, ci sono naturalmente
anche tante altre cose che mi mancano. Soprattutto la
natura, le nostre montagne meravigliose con tutte le varie
attività all’aria aperta, dallo sci in inverno al trekking
in estate. Nonostante tutti i vantaggi che offre una
metropoli, come buone opportunità di carriera, proposte
culturali variegate e una vita notturna vivace, spesso si
ha nostalgia proprio delle cose semplici: la vita di paese
con le sue tradizioni, un tragitto in automobile senza
ingorghi, l’aria cristallina o anche solo i nostri prodotti
di grande qualità. Molte cose si imparano ad apprezzare
veramente solo quando si è lontani!
44
Dopo la maturità presso il Liceo linguistico di Brunico ha studiato anglistica, americanistica
e romanistica all’Università Alpe Adria di Klagenfurt. Una volta laureata ha lavorato per un
anno in Gran Bretagna come insegnante di tedesco. Successivamente, ha ricoperto per
dieci anni la carica di assistente di direzione presso il centro linguistico “Deutsch in
Österreich” dell’Università Alpe Adria di Klagenfurt. Dal dicembre 2013 lavora a
Klagenfurt come insegnante di inglese e francese.
Dell’Alta Pusteria mi mancano il dialetto, i tersi cieli blu
dell’inverno, gli anelli da fondo, la natura. Dell’Alto Adige in generale mi mancano
la cucina e l’atmosfera rilassata.
Esther
Lorber
L’associazione Südstern
Stella del Sud
Il network
degli altoatesini
all’estero
Katrin
Watschinger
Roland
Weese
Roland Weese, direttore di
produzione della Televisione
bavarese / ARD, è venuto per
la prima volta a Sesto con i suoi genitori circa 50 anni fa.
La sua passione per la bellezza delle montagne di Sesto
ha fatto sì che decidesse poi di trascorrere ogni anno più
settimane di vacanza a Sesto e a Moso.
Da ragazzo sognava di possedere un giorno una malga
nelle Dolomiti di Sesto. Nel 1997, questo sogno si è
realizzato, e da allora Sesto è diventata definitivamente
la sua seconda casa.
Per me e per la mia famiglia, la Valle
di Sesto e le sue montagne offrono
uno dei paesaggi più belli al mondo.
In Baviera mi mancano gli anelli da fondo e le piste
da discesa sempre innevate e perfettamente battute,
lo splendido paesaggio di alta montagna e la rete di
sentieri molto estesa dell’Alta Pusteria.
Katrin Watschinger,
cresciuta a Sesto,
dopo la maturità
conseguita presso il
Liceo Classico Cusanus
di Brunico ha deciso di studiare chimica a
Innsbruck. Dopo avere approfondito la sua
preparazione nel campo della farmacia e della
medicina, oggi lavora come assistente
universitaria presso il Biocentro
dell’Università di medicina di Innsbruck.
Di Sesto mi mancano naturalmente la mia
famiglia e le bellissime
montagne, la quiete e gli
angolini pittoreschi che si
conoscono da sempre ma che si impara
ad apprezzare veramente solo quando
non li si ha sempre lì vicini. Dell’Alto
Adige in generale mi mancano quel senso
di costante positivo fermento dato da una
realtà che si muove tra due lingue e due
culture diverse.
Tutto è cominciato nel 2004 con un’idea
di quattro altoatesini: creare un network
per aiutare gli altoatesini che vivono e
lavorano all’estero ad ambientarsi meglio
e ad affermarsi senza perdere i contatti
con le proprie radici.
Christian Girardi, Armin Hilpold, Thomas Mur e Hubert Rienzner hanno
realizzato la loro idea e creato un network internazionale che oggi conta
oltre 1900 associati in ben 72 paesi. L’associazione Südstern offre la
possibilità di scambiare conoscenze ed esperienze a livello sociale,
culturale, economico e scientifico. Prioritari sono la partecipazione attiva
dei soci e il perseguimento di un costante miglioramento.
Missione:
1. Aiutare i giovani altoatesini a fare esperienze all’estero
2. Mettere in rete i giovani altoatesini all’estero
3. Supportare gli altoatesini all’estero in caso di eventuale rientro
45
Foto: Rotwild - Shutterstock
46
Il mio
strumento
“Fermati dove si canta e si
suona, la gente cattiva non ha
canzoni”, recita un vecchio
detto tedesco. E se gli si
presta fede, in Alta Pusteria si
è proprio in buone mani! Qui
la musica non manca mai. Non
solo quando ha luogo una delle
tante grandi manifestazioni
musicali, come ad esempio
le seguitissime Settimane
Musicali Mahleriane, l’Alto
Adige Festival o l’Alta Pusteria
International Choir Festival. In
realtà, qui la musica ha addirittura
radici ancora più profonde
di quanto si creda: nella storia,
nella tradizione e nella cultura
di questo affascinante angolo
di mondo. Fermatevi quindi, e vi
troverete sicuramente tra gente
amabile. >>
47
E’ il timbro a determinare
la musica
Oltre alla musica intesa come forma
espressiva, in Alta Pusteria vanta
una lunga tradizione anche la realizzazione
di strumenti musicali.
Qui vivono infatti persone di grande
abilità artigianale e talento, dotate
di orecchio finissimo, che creano
strumenti musicali di grande pregio
ma anche decisamente bizzarri.
Dall’originale strumento musicale
senza grandi pretese fatto di radici
allo strumento ad arco realizzato
con amore e grande cura, fino alle
armoniche a bocca e alle fisarmoniche
Lanzinger conosciute in tutto
il mondo. Tutto rigorosamente
“Made in Val Pusteria”. Vi invito a
conoscere meglio le persone che
stanno dietro a questi strumenti
musicali. Andiamo a spiare i creatori
locali di strumenti nel loro
mondo.
Quelli bizzarri
Gustav Mahler diceva che “la
cosa migliore della musica non
sta nelle note”. Chissà, forse nel
dirlo si è lasciato ispirare da uno
dei suoi soggiorni estivi a Dobbiaco...
In ogni caso, sperimentando
dal vivo l’orchestra di Valle San
Silvestro che utilizza strumenti
ricavati da radici, si è portati
a condividere senz’altro questa
affermazione. Che acquista anche
una nuova connotazione: la cosa
migliore della musica non sta nelle
note, la cosa migliore della musica
non deve stare neanche nella
musica. A volte sono sufficienti
la gioia e l’entusiasmo verso una
determinata cosa. O l’originalità,
per quanto bizzarro e sconcertante
possa sembrare in un primo
momento. E non c’è dubbio che
la musica con gli strumenti fatti
di radici sia originale, anche se
difficile da descrivere. Semplicemente,
bisogna averne fatto
esperienza. Pare che l’orchestra
della frazione Valle San Silvestro
di Dobbiaco con i suoi strumenti
di radici esista fin dal 1750. Secondo
alcune fonti addirittura da
molto prima. Ancora oggi, sono i
musicisti stessi ad andare a cercare
le radici nel bosco, a farle
seccare a casa e a trasformarle
poi in strumenti assolutamente
unici. Fondamentale risulta soprattutto
la qualità del bocchino.
Particolarmente adatto è il legno
proveniente dalle zone più elevate,
dove il clima rigido determina un
accrescimento molto lento delle
piante. “Gli strumenti vengono
classificati in base alla loro
tonalità. Quelli che producono
toni alti vengono chiamati
clarinetti, quello dai toni più
profondi, invece, bassi. “I cosiddetti
“Schweggl” sono infine
quelli dai toni intermedi”, dice
Hermann Steinmair, da 23 anni
membro attivo dell’organico
composto da 30 persone. Con
questo genere di musica, parlare
di “ritorno alle radici” acquista
un significato decisamente nuovo.
Questi strumenti fatti di semplici
radici, accompagnati da diverse
fisarmoniche e strumenti a percussione,
producono suoni che
paiono provenire da un altro tempo,
quasi non fossero neppure di
questo mondo. Primigeni, dal
cuore della terra, insieme belli
e spaventosi. Non c’è quindi da
meravigliarsi che all’inizio degli
anni ’50 del secolo scorso l’orchestra
sia stata chiamata a
Roma per le riprese del film
drammatico “Orientexpress” del
regista Carlo Ludovico Bragaglia.
Ma non è principalmente la musica
a determinare il fascino di
» La banda di Valle San Silvestro
questa formazione musicale. E’
un certo tocco di nostalgia che
aleggia, sono il legame con la
natura e l’amore per il lavoro artigianale
e per le proprie radici.
Anche se oso comunque dubitare
che un genio come Gustav Mahler
fosse un ammiratore dell’orchestra
di Valle San Silvestro.
Ciononostante, la sua affermazione
si rivela ancora una volta assolutamente
vera: la cosa migliore della
musica non sta sempre nelle note.
I personalizzati
Andiamo a trovare Werner Trojer,
nativo di San Candido, che nel
suo laboratorio si dedica a un lavoro
cui dice di essere arrivato
per caso, un lavoro che sopravvive
da secoli: la creazione di
strumenti musicali ad arco. In
realtà, quando anni fa era andato
a Vienna per perfezionare lo studio
della tromba, i suoi progetti erano
diversi. Oggi, questo artigiano
qualificato realizza e restaura
strumenti ad arco e a pizzico. Una
simbiosi perfetta tra due grandi
passioni, il legno e la musica.
Questo musicista per hobby si è
innamorato soprattutto degli antichi
strumenti barocchi, che mette
nelle condizioni di venire nuovamente
suonati, restaurandoli con
grande passione per musei e privati.
Accanto a una grande abilità
artigianale, a una precisa >>
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conoscenza di tutte le caratteristiche
sia positive che negative
dei materiali e a un orecchio sicuro,
tra le qualità imprescindibili
per chi crea uno strumento musicale
rientra senza dubbio anche
la pazienza. Con precisione millimetrica,
lentamente, da un pezzo
ben uniforme di legno di abete
rosso nasce la tavola armonica,
l’elemento fondamentale dello
strumento ad arco. Maggiore è la
perizia con cui viene realizzata,
migliore risulta la sua vibrazione
e, di conseguenza, il suono. A
questo riguardo è indispensabile
possedere una grande sensibilità.
“Realizzare un violino può
richiedere fino a 200 ore di lavoro”,
spiega il trentacinquenne.
Si sbaglia però chi pensa che un
liutaio, dopo tante ore insieme
non troppo perfetto, ma vivo, con
tutte le sue caratteristiche peculiari.
“Naturalmente lo strumento
rispecchia soprattutto quanto il
committente desidera”, sottolinea
Werner. “A seconda delle
esigenze, il suono può essere
molto delicato e leggero o invece
pieno e forte, come spesso si
richiede a uno strumento solista”.
I versatili
Cambiamo ancora laboratorio. Gli
strumenti di produzione Lanzinger
sono molto apprezzati nelle cerchie
musicali per il loro suono pieno e
rotondo. Soprattutto gli esecutori
di musica popolare, ma non solo
loro, sanno cosa voglia dire possedere
un “Lanzinger”. Intanto, anche
un genere musicale un po’ diverso
figlio Manuel hanno tanti episodi da
raccontarci, parlando della passione
che li accomuna. “La realizzazione e
l’accordatura di uno strumento richiedono
circa un mese”, dice Manuel
Lanzinger. “Nel nostro laboratorio di
Sesto si effettua il montaggio finale e
si mettono a punto le sfumature del
suono”. E’ qui che gli strumenti prendono
vita, e da qui vengono spediti in
tutto il mondo, fino in Giappone, Australia
e America. Il giovane creatore
di strumenti musicali è a sua volta
appassionato suonatore di armonica,
studia al conservatorio di Bolzano
e insegna. Ciononostante, le sue
risposte denotano una naturale modestia.
“Quello che mi entusiasma
è soprattutto la versatilità dell’armonica”,
dice il ventiseienne. “Se
un tempo questo strumento veniva
utilizzato solo ed esclusivamente
allo strumento che sta creando,
finisca per identificarsi talmente
con esso da separarsene sempre
con molta fatica. “No, no”, dice
Werner Trojer ridendo, ”io sono
più il tipo di artigiano con i piedi
per terra, che considera il violino
come uno strumento che gli è
stato commissionato. Ovviamente
mi sta però a cuore anche che
venga effettivamente suonato”.
Eppure altre cose che spesso si
dicono corrispondono effettivamente
al vero: ad esempio, che
dal suono del violino si capisca
chi lo ha creato. E che nel suo
timbro risuonino anche il tocco
personale e il carattere del liutaio.
E’ proprio vero. Se Werner
Trojer dovesse riassumere in tre
parole il suono che lo contraddistingue,
sarebbero: morbido,
profondo e in un certo qual modo
“sfrontato”. Quest’ultima definizione
nel senso di “non sterile”,
si serve volentieri dal costruttore
di strumenti musicali di Sesto. Philipp
Lingg, musicista del complesso
folkloristico-crossover “HMBC”,
trae ad esempio dalla sua fisarmonica
Lanzinger suoni decisamente
arditi, che si potrebbero definire un
mix di musica popolare del Vorarlberg
e pop moderno con influenze
jazz, funk e reggae. Indimenticabile
poi naturalmente anche il piccolo
Johannes Raupl, che con il suo
strumento Lanzinger è arrivato in
semifinale alle selezioni del talent
show austriaco “Die große Chance”.
All’inizio di maggio del 2014, il virtuoso
di armonica a bocca di Sesto
Andreas Schmiedhofer ha poi
vinto i campionati nazionali austriaci.
Schmiedhofer, che è cresciuto a
un tiro di schioppo dal laboratorio
di Lanzinger, suona da sempre su
questi strumenti e oggi possiede un
esemplare speciale realizzato appositamente
per lui. Peter Lanzinger e il
per eseguire musica popolare, oggi
trova sempre più impiego anche in
altri generi musicali. Veramente interessante
e stimolante!
E comunque, dopo che lo ha suonato
Herbert Pixner (N.d.T.: front-cover
del gruppo Herbert Pixner Projekt,
attivo in Austria) tutti sanno bene
cosa si può tirare fuori da questo
strumento”. «
Veronika Pfeifhofer
Autrice
Cresciuta a Sesto, fin da
bambina si interessa di lingue
e di cultura. Giornalista free
lance, scrive a livello locale.
Ha studiato scienza della
comunicazione.
50
Fotos: Troger Leopold
Il
“fratello maggiore”
della slitta
Da strumento di lavoro contadino
ad “attrezzo” sportivo
Gli “Hornschlitten”, ovvero gli slittoni, possono sembrarci
un qualcosa che fa definitivamente parte del passato.
Ma non è così. Un tempo indispensabili come mezzi di
trasporto durante l’inverno, non mancano ancora oggi di
avere i loro estimatori, sia come strumento di lavoro che
per impieghi decisamente ricreativi. >>
52
Judith Steinmair
Autrice
Laurea in giurisprudenza; dal 2002
libera professionista di project
management; nell’ambito di questa
attività vari lavori di pubblicistica;
fino al 2010 coordinatrice e
responsabile di redazione
dell’Almanacco Alta Pusteria.
53
Gli slittoni detti
"Hornschlitten"
prendono il
nome dai lunghi
pattini ricurvi
sul davanti
Chi pensa che qui da noi i caratteristici slittoni esistano solo esposti nei
musei come pezzi un po’ nostalgici, si sbaglia di grosso, e non conosce
ad esempio Toni Kalcher. Questo agricoltore di Sesto si serve infatti
ancora oggi di questo pesante mezzo di trasporto per portare giù fino a
valle il fieno raccolto sulla Croda Rossa.
Un tempo, gli slittoni erano molto utilizzati dai contadini di montagna. In
inverno servivano infatti a trasportare il fieno dalle malghe più remote o la
legna fino al maso. La salita era sempre molto faticosa, e quindi queste
grosse slitte venivano caricate il più possibile, tanto da pesare spesso
oltre una tonnellata.
Uno slittone di questo genere incute in chi lo guarda un certo rispetto.
Il nome tedesco “Hornschlitten” (Horn = corno) deriva dal fatto che
questo particolare mezzo di trasporto presenta dei pattini anteriormente
molto lunghi e ricurvi, proprio come una specie di corna, che servono
per guidarlo, spingerlo e afferrarsi. E riuscire a guidare uno slittone così
è tutt’altro che semplice, soprattutto per chi non è pratico. Spingendo
o tirando le “corna” è possibile agire sul telaio modificando la direzione
di scorrimento dei pattini. Inoltre, come in tutte le slitte, per dare la direzione
e per frenare si utilizzano i piedi. Sia sul lato destro che su quello
sinistro si trovano delle stanghe verticali che servono ad assicurare il
carico e a tenersi in equilibrio. Il “guidatore” si mette davanti, tra le due
“corna”. Versioni particolarmente pesanti prevedono anche due o più
uomini: davanti chi guida, dietro chi frena ed eventualmente anche quelli
che danno la spinta alla slitta correndo e che durante il percorso aiutano
a controllare il mezzo spostando adeguatamente il loro peso.
Il trasporto del fieno e del legname con lo slittone era estremamente >>
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55
La
tradizione
continua ...
pericoloso, perché scendere a valle rappresentava un’impresa piena di incognite.
E molto alta era di conseguenza anche la percentuale di incidenti, non
di rado mortali. Ogni discesa comportava il rischio di venire travolti dalla slitta
o di precipitare, e anche le valanghe erano un pericolo incombente. Per poter
utilizzare la slitta era infatti indispensabile che ci fosse abbastanza neve, e le
condizioni ideali erano praticamente quelle che comportano il massimo rischio
di valanga, cioè moltissima neve caduta in un breve lasso di tempo su di un
sottofondo compatto. In questo modo la slitta poteva scendere senza dovere
frenare troppo e senza bloccarsi. Quest’ultima eventualità avrebbe richiesto
l’aiuto di altri contadini: oltre il danno, anche la beffa…
Nel frattempo, gli “Hornschlitten” hanno iniziato a essere usate soprattutto
nell’ambito degli sport invernali. In molti paesi europei si sono costituite associazioni
di discesa con gli slittoni, una variante dello slittino su pista naturale. Si
tratta di una disciplina che vede addirittura disputarsi un campionato europeo.
Le slitte da corsa sono state peraltro adeguate alle esigenze delle gare.
Innanzitutto, prevedono una squadra composta da tre persone: il guidatore,
che calza scarponi da sci con delle lamine in acciaio per meglio controllare
la direzione del mezzo e frenare, quello che frena e quello che dà la spinta al
mezzo correndo.
Anche in Alta Pusteria la corsa con gli slittoni è diventata ormai una tradizione.
Verso la metà degli scorsi anni ’80 a Villabassa si sono tenute delle gare, e un
gruppo di persone entusiaste ha fatto di questo particolare sport invernale una
realtà, utilizzando ancora le slitte tradizionali. In Alta Pusteria ha vissuto Troger
Hans, tra l’altro un vero maestro, che per anni ha abilmente riparato i vecchi
slittoni e ne ha costruiti di nuovi. A Villabassa e a Dobbiaco continua a esserci
una bella squadra: è la nuova generazione, che nel frattempo utilizza slitte da
gara in versione “modernizzata”. «
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I segreti dei
Krapfen
Una storia molto antica
Tutti li conosciamo col nome di “Krapfen”e pensiamo si
tratti solo delle tradizionali paste lievitate di forma
tonda, ma i cibi fritti, dolci o salati tipici del Sudtirolo,
che portano questo nome sono molti e si possono
dividere in tre gruppi principali:
„Blattln“ » sfogliatine o schiacciatine
„Kuechl o Küchl“ » pasta lievitata senza ripieno
„Krapfen“ » specialità con ripieno.
58
Come e quando
nascono questi
saporiti cibi
contadini?
Foto: SMG - Frieder Blickle
Una storia davvero antica
I Krapfen hanno una storia assai
antica. Quali erano gli alimenti che
avevano a disposizione le contadine
nei secoli scorsi? Latte, uova, farine
di cereali, ricotta e formaggi, verdure
solo in estate, crauti, patate, grasso
di maiale, lievito, miele, semi vari:
gli ingredienti dei Krapfen. I famosi
“Krapfen del Carnevale di Vienna”
vengono citati già nel Quattrocento
e Hans Sachs, maestro cantore di
Norimberga, nel 1540 scrisse una
commedia carnevalesca dal titolo
“Das Krapfenholen” – “La cerca dei
Krapfen”. Era questa un’usanza antichissima,
ormai quasi dimenticata,
secondo la quale i proprietari terrieri
di ordini religiosi, in occasione del carnevale e a titolo di ricompensa
della decima versata loro dai fittavoli, li invitavano a pranzo. Nell’area germanica,
zona da cui questa tradizione proviene, si usava andare a prendere i
“Kiechl di Carnevale” direttamente nella casa parrocchiale o andare a chiederli
ai vicini più ricchi. Accadeva anche in Sudtirolo, dove tale usanza si
protrasse sino al Seicento. A Chienes, nella Bassa Pusteria, a Pentecoste si
alzava la colomba dello Spirito Santo con dei fili sopra l’altare maggiore e poi
seguiva un lancio di Krapfen dalle volte della chiesa.
Krapfen tre volte all’anno
Oltre che in occasione delle grandi feste della vita, come il matrimonio o
l’ordinazione di un sacerdote, nelle valli del Tirolo occidentale generalmente
i Krapfen si preparavano tre volte l’anno, cioè a Natale, a Carnevale e alla
sagra del paese, più nota come “Kirtamichl”, che coincideva spesso con
la festa per il ringraziamento del raccolto, all’inizio dell’autunno. Nelle valli
orientali invece, in Pusteria in particolare, specialmente nei masi più grandi e
sino allo scoppio della prima Guerra mondiale, i Krapfen comparivano >>
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59
Angela De Simine
Autrice
Giornalista free lance e naturopata.
Ha scritto libri di medicina naturale
ed è intervenuta a svariati convegni
con relazioni su fitoterapia,
aromaterapia, terapia con i fiori di
Bach e medicina tradizionale cinese.
E’ appassionata di natura, bambini,
animali, libri, storia e tradizioni.
Vive a Dobbiaco, proprio ai margini
del bosco.
sulla tavola del contadino per ben
16 volte l’anno, in giornate speciali,
chiamate appunto “Krapfentage”
– “Giornate del Krapfen”, per Natale,
Candelora, Carnevale, sagra del
patrono, festa della semina, del raccolto,
della trebbiatura, Ognissanti. I
Krapfen fritti la sera precedente la festa,
venivano distribuiti ai servi agricoli
come “Aggiunta” ed il loro numero
era calcolato in base al rango del
servitore e all’importanza della festa.
Krapfen come salario
I Krapfen erano un cibo particolarmente
sostanzioso, spesso ripieni e
fritti in olio, quindi molto importanti
dal punto di vista nutrizionale, in periodi
nei quali la maggior parte del
lavoro veniva svolto a mano e vi era
la necessità di introitare una grande
quantità di calorie. I “Krapfen di
aggiunta” facevano parte del salario
dei servitori e costituivano un’usanza
diffusa, quasi obbligatoria, tra i
proprietari dei masi. Già nel 1709,
nell’ordinamento culinario dell’Abbazia
di Sonnenburg, presso Brunico,
la suora capo-cuciniera inserisce
ben 5 tipi di krapfen nell’elenco del
salario riservato ai servitori: Krapfen
di farina di grano alla sagra del santo
patrono, a Natale e a Pasqua;
Krapfen “Ruspan” – rustici - a base
di farina di segale e a pasta a lievitazione
naturale; Krapfen larghi, sempre
con pasta a lievitazione naturale,
chiamati anche “Taschkrapfen” –
borsette; Krapfen corti come i “Niggelen”
di farina di segale; Krapfen
lunghi, chiamati anche “Cote”.
Krapfen per le povere anime
Un momento solenne nel calendario
della Chiesa era costituito dalle feste
di Ognissanti e dalla commemorazione
dei Defunti, periodo nel quale, tra
devozione e superstizione, si stabilì
una relazione tra le povere anime del
Purgatorio e la povera gente. Era
un’occasione speciale anche per i
Krapfen, chiamati “Zeitenkrapfen” –
si potrebbe dire Krapfen dei defunti
– che venivano posti sui davanzali
delle case per offrirli alle anime del
Purgatorio, che, secondo la tradizione,
tornavano a visitare i loro parenti
nella notte di Ognissanti. E durante
la ricorrenza dei Defunti, gli artigiani
ambulanti ed i lavoratori giornalieri
ricevevano la “miglioria”, cioè doni
sotto forma di pane, grano, semi di
papavero, Krapfen.
Quali sono davvero Krapfen?
Abbiamo già capito come “Krapfen”
sia un nome generico, che racchiude
molte differenti sorte di preparazioni,
in relazione non solo alla forma o
ai cereali con i quali sono realizzati,
ma pure in base alla località in cui si
preparano, così le stesse preparazioni
si chiamano diversamente da
un paese all’altro. Verrebbe facile la
tentazione di chiamare Krapfen solo
le specialità con ripieno, ma questa
regola presenta numerose eccezioni.
Accontentiamoci allora di capire le
regole più importanti.
I “Blattln”, sfogliatine o schiacciatine,
sono diffusi in tutto il Sudtirolo come
cibo della Quaresima e dei giorni lavorativi.
I “Kuechl o Küchl” sono in
» I tradizionali "Strauben"
Foto: SMG - Frieder Blickle
Foto: Rotwild
» I "Krapfen", una specialità ripiena
60
genere di pasta lievitata, senza ripieno. Ne fanno
parte i “Knieküchel” – vaschette fritte – i “Niggelen”
– gnocchetti – così chiamati in Pusteria. La prima
domenica di Quaresima si mangiavano i “Kassunti”
da “Käsesonntag” – domenica del formaggio –
ripieni appunto di formaggio, per iniziare il periodo
di astinenza e penitenza.
I “Ruspenen Krapfen” delle sagre della Val Pusteria
sono vuoti, così come i “Knieküchel” dentro i quali,
al massimo, si mettono i semi di papavero. Ma ecco
comparire un’altra specialità: i “Türtl” o “Tirtl” o
“Tirtlan”, i tortelloni, di forma rotonda e schiacciata,
sempre ripieni, che fino a pochi decenni fa facevano
parte dei piatti quotidiani e apparivano regolarmente
in tavola il mercoledi a mezzogiorno e il sabato e nei
giorni prefestivi a cena. Sono deliziosamente ripieni
di ricotta e spinaci, oppure di patate e spinaci o, più
semplicemente, di crauti.
Una specialità importata
in Alta Pusteria: “Strauben”
Non si sa bene se nascano in Sudtirolo o se siano
state importate dallo Zillertal, comunque le
stupende frittelle chiamate “Strauben” si mangiavano
in Alta Pusteria già dagli inizi del Novecento
e se ne ha notizia anche a Cortaccia, nella parte
meridionale della provincia di Bolzano. Si servono
spolverizzate con zucchero a velo e insieme alla
marmellata di mirtilli rossi.
Una contadina racconta
La mia amica Renate Steinwandter Taschler, Presidente
dell’Associazione Contadine di Dobbiaco,– mi ha raccontato
che fino agli anni ‘60-70, la tradizione nei masi e nelle
case era più seguita, rispetto ad oggi. La quotidianità era
scandita da piatti precisi, come i “Tirtlan” a pranzo, una
volta la settimana, serviti insieme alla minestra d’orzo. I
Krapfen con la marmellata erano riservati alle feste più
importanti, Natale, Pasqua, la sagra del patrono e la festa
del raccolto, mentre i “Niggelen” si preparavano per le
feste legate al mondo contadino, per i matrimoni, i funerali
ed erano sia vuoti che ripieni di ricotta, semi di papavero
e miele.
"Oggi - dice Renate - l’alimentazione
è cambiata, come è cambiato il lavoro
dei contadini."
Non è più così faticoso, le macchine agricole ci aiutano
e non si bruciano tante calorie come in passato. Inoltre,
i medici raccomandano di limitare i cibi fritti, per cui anche
la nostra cucina ha subìto molti cambiamenti. Ma i
Krapfen, in tutte le loro diverse forme, restano un importante
caposaldo della tradizione sudtirolese e spesso li
offriamo agli ospiti durante le feste campestri, e li prepariamo
per allietare inaugurazioni di nuove strutture, nelle
occasioni ufficiali e di festa. Naturalmente, sono ancora
cucinati in casa e ogni contadina ha il suo segreto, per
renderli gustosi, segreto che non rivelerebbe neppure
sotto tortura”. «
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Sociali
di Dobbiaco e Sesto –
Nuove linee di prodotti
Nel nostro territorio alpino, votato all’allevamento
dei bovini, le latterie sociali Tre Cime Mondolatte e
la latteria di Sesto rappresentano un’importante
realtà socio-economica.
La produzione di formaggi è da secoli radicata nell’economia
sudtirolese e le latterie sociali sono nate già agli inizi del 1900, per
raccogliere e lavorare il latte apportato dai contadini. Nel corso degli
ultimi decenni, poi, lo sviluppo delle latterie sociali è andato di pari
passo con quello delle moderne tecnologie, senza però cambiare la
qualità dei prodotti, anzi spesso migliorandola.
62
MondoLatte a Dobbiaco
Dieci anni fa, le latterie sociali di Dobbiaco
e San Candido si sono fuse ed
è stata costruita una nuova sede, che
comprende lo stabilimento per la lavorazione
di latte e formaggi, i locali per
la vendita, gli uffici amministrativi e un
percorso didattico a disposizione del
pubblico, per conoscere la storia e la
cultura legata al latte ed alla sua trasformazione.
Si chiama “MondoLatte” ed
ha varato di recente una nuova linea di
prodotti.
LINEA LATTE FIENO
Si tratta di formaggi ottenuti da latte
proveniente da mucche alimentate solamente
con erba e fieno, che non mangiano
silati neppure durante l’inverno. I
nuovi prodotti di questa linea sono:
» Formaggio
DIAVOLO
È facile intuire
che si tratta di
un formaggio
piccante, con
aggiunta di
peperoncino.
» Formaggio FENUM
E’ un formaggio dolce, delicato, a
pasta morbida.
» FORMAGGIO FRESCO
È un formaggio di giornata
“primo sale”, cioè salato una
volta sola e pochissimo, per
questo non si conserva a lungo
e va consumato entro pochi
giorni, è molto morbido.
Si trova in vendita solo nel
negozio della Latteria sociale
a Dobbiaco.
» FORMAGGIO PREMIUM
“IMPERATORE DELLE
DOLOMITI”
È un formaggio
stagionato come
minimo sei mesi, a
pasta chiusa, senza
o con minima
occhiatura, compatto
e saporito. Si ottiene
pressando bene la pasta
di formaggio quando è
morbida, in maniera da eliminare
l’aria e renderla molto compatta.
ALTRI NUOVI PRODOTTI
disponibili, sono ad esempio i Frullati
con fragole o banane, che impiegano
latte fresco della linea “Fenum”.
63
Latteria Sociale di Sesto
Fondata nel 1926, la Latteria Sociale di
Sesto non ha mai smesso la produzione e
da quest’estate c’è la novità del latte fresco
di fieno. Avete mai pensato di mangiare
una mozzarella sudtirolese? Ebbene, è la
nuova produzione della Latteria di Sesto,
insieme ai budini cioccolato e vaniglia e
alla panna cotta, che saranno in vendita
tutto l’anno, seppure in quantitativi limitati.
I PUNTI DI FORZA DELLA
PRODUZIONE DELLA LATTERIA
SOCIALE DI SESTO
Molti sono i formaggi prodotti a Sesto,
alcuni dei quali rappresentano la particolarità
della loro linea.
LINEA BIANCA Comprende i prodotti
freschi, quali il latte, la panna, il burro.
LINEA GIALLA – Ne fanno parte i formaggi,
di cui i seguenti sono gli speciali: :
» Formaggio grigio
In realtà non si tratta di un formaggio,
perché viene prodotto con ciò che resta
dalla più ampia scrematura del latte.
E’ quindi molto magro, vicino allo zero
per cento di grasso, a pasta asciutta
che si sfalda facilmente, di colore bruno-grigio,
da cui viene il nome. Solo la
Latteria Sociale di Sesto lo produce per
la vendita all’esterno, mentre i casari
lo fanno volentieri per il proprio consumo
o per la vendita diretta in malga,
seguendo ognuno la propria ricetta, il
che lo rende un prodotto dalle caratteristiche
assai variegate.
» Formaggio Montagna
Si tratta di un formaggio dolce, stagio
nato 5-6 settimane, a occhiatura grande.
» Formaggio Montelmo
E’ un formaggio al taglio, aromatizzato
e saporito, stagionato per almeno 3 mesi.
» Formaggio Malga
In due differenti versioni: più fresco,
stagionato 8-10 settimane, saporito,
con occhiatura irregolare piccola, ottimo
da sciogliere e cucinare; più invecchiato,
stagionato 6 mesi, aromatizzato
e di sapore che tende al piccante.
» Formaggio Contadino
Formaggio tipo Fontal, compatto e
saporito, si presta molto bene per i
ripieni.
» Formaggio "Ubriaco"
E’ un formaggio particolare, maturato
per 10 settimane nei graspi dell’uva
Lagrein rosso. Ha pasta compatta, ad
occhiatura regolare e con un sapore
deciso e insolito.
» "Ziggerlan"
piccole formaggette a forma di pera,
fatte di ricotta, aromatizzate con erba
cipollina, sale e pepe. Vengono fatte
maturare 4-5 giorni, ma una volta
acquistate, ognuno
può lasciarle
ancora per
qualche tempo a
maturare. Acquisteranno
così un sapore più intenso.
Una delle particolarità della lavorazione
dei formaggi nella Latteria Sociale di
Sesto è che, ancora oggi, si adoperano i
bancali di legno per la stagionatura delle
forme. Ciò rende il sapore dei formaggi
più intenso, anche se dal punto di vista
degli investimenti è un sistema più oneroso,
perché i bancali sono da cambiare
piuttosto spesso e proprio nei prossimi
anni la Latteria ha in programma questo
investimento. «
Angela De Simine
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slittino di Prato alla Drava
Otto Bachmann, campione
europeo e vincitore di
numerose medaglie europee
e mondiali, ha avuto l’idea di
mettere a frutto l’esperienze
derivante dall’aver partecipato
a tante competizioni.
Ha quindi creato un’azienda
e ha iniziato a costruire slitte,
per le quali ha sviluppato una
particolare tecnologia.
Specializzato in slittini per il
tempo libero e lo sport,
produce circa 6.000 slitte
all’anno, vendute in tutto il
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di una vacanza in Alta Pusteria:
un CD dei nostri giovani talenti,
un pezzettino di Alto Adige per
continuare a sognare anche a casa!
» Dominik Innerkofler
"Von Südtirol nach Slowenien"
www.dominikinnerkofler.com
» Stefan Oberhofer (& Monika Oberhofer)
"Melodie für dich"
» Link per un assaggio di ascolto:
Andreas Schmiedhofer
www.youtube.com/user/TheMusic123man
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Foto: photogruener
In sintonia perfetta con la terra delle Tre Cime
Nel 2006 Roland Villgrater, originario di Sesto, ha aperto il suo Shop 3
Mountains a Dobbiaco in Via San Giovanni.
3 Mountains è sinonimo di:
Spirit: AMPIA SCELTA DI GIOIELLI E INCENSI
Mountain: trekking wear con un tocco particolare
Fashion: street wear con tanti accessori, per vestirsi dalla testa ai piedi
3 Mountains è soprattutto sinonimo di collezioni originali della casa.
In sintonia perfetta con lo spirito delle Tre Cime e le varie discipline sportive.
La collezione estiva è disponibile dalla metà di aprile, quella invernale dalla
metà di ottobre.
L’elemento più cool: ognuno si può creare la
propria T-shirt preferita.
Il team 3 Mountain sarà
felice di darvi il benvenuto.
www.3mountains.it
Portarsi a casa una parte della vacanza
Montagne mozzafiato, sole splendente ed acqua
cristallina, limpida e frizzante - la vacanza in
montagna - come si ama e si conosce.
Sentire un' po’ vicina la natura, anche di nuovo
a casa, si può, simile ad una sorgente in
montagna, se a casa si "rivitalizza" l'acqua
con minerali naturali e pietre curative.
Un metodo di preparazione dell'acqua, il
quale non è solo un argomento di numerose
documentazioni scientifiche ma è stato annotato
da Hildegart von Bingen già nell'anno 1150.
Da Bottazzi a Dobbiaco, uno dei negozi più
esclusivi in Europa specializzato in minerali e
fossili, trovate una scelta di più di 40
combinazioni di "gemme acquatiche".
Su richiesta e in base alle esigenze del
cliente possono essere preparate anche
combinazioni specifiche.
I prezzi per i minerali naturali e le pietre
curative per la preparazione dell'acqua
variano da € 12,00 fino a € 22,00
Molto richieste anche come idea per un
regalo - naturale, sano ed individuale.
Bottazzi
Via San Giovanni 12 | Dobbiaco
www.bottazzi-dobbiaco.com
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Ricetta
Tortelli di patate
ripieni di formaggio di capra
(per 4 persone)
Pasta di patate:
300 g di patate passate
1 tuorlo
100 g di farina
sale
pepe
Ripieno:
100 g di formaggio di capra
50 g di burro
1 cipolla
2 patate medie passate
erba cipollina
sale
pepe
Preparazione:
» preparare la pasta di patata
» stenderla e ricavarne 5 grandi dischi
» disporre su ognuno il ripieno con un cucchiaino
» ripiegare a mezzaluna premendo bene i bordi
» tuffare in acqua bollente salata e lasciare cuocere 3-4 minuti
» impiattare e servire con burro e parmigiano
Il Gallo Cedrone è un rifugio
accogliente, con un’atmosfera di
grande ospitalità. Si trova a 2.200 m,
in posizione meravigliosa, esposto a
sud e con una vista stupenda sulle
Dolomiti di Sesto.
Dalla funivia o dalla cabinovia
del Monte Elmo potete raggiungere il
Rifugio Gallo Cedrone con una breve
camminata di circa 25 minuti. Il Rifugio
è un posto piacevole in cui riposarsi
e rifocillarsi e dalla nostra terrazza al
sole si può godere lo spettacolare
panorama della Meridiana di Sesto.
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Benvenuti da Schäfer
3 piani dove si trova di tutto. In centro a San Candido
Tel.: +39 0474 913 114 / info@schaefer-innichen.it
www.schaefer-innichen.it
La vostra casa tra le Dolomiti!
Un cordiale Benvenuto anche nel nostro Residence
spazioso e luminoso nel cuore di San Candido!
Tutti i nostri appartamenti hanno una superficie
di circa 55-70 m² e dispongono di una o due camere
da letto. In pieno centro del paese scenografico
potete apprezzare una vista meravigliosa sulle
montagne circostanti
Tel. +39 0474 916 970 / www.residence-innichen.it / residence@schaefer-innichen.it
69
Concorso fotografico estate 2014
Particolarità
architettoniche
in Alta Pusteria
L’Alta Pusteria è caratterizzata dalla
coesistenza dei più svariati stili architettonici,
che si esprimono da un
lato in edifici tradizionali e rustici,
dall’altro in costruzioni moderne, e
dall’unicità del suo paesaggio naturale.
Sono proprio queste le particolarità
architettoniche che i partecipanti
al concorso fotografico
hanno colto nei loro scatti. Tra tutte
le foto inviate, ecco le tre più belle:
Innanzitutto ringraziamo di cuore
quanti di voi hanno preso parte
all’iniziativa del concorso.
Ai vincitori vanno le nostre più vive
congratulazioni, mentre vorremmo
invitare tutti coloro che non sono
stati premiati a ritentare la fortuna
nel nostro prossimo concorso fotografico.
Partecipate numerosi!
Vincitori estate
2014
Primo premio:
un soggiorno di un fine
settimana per due persone nello
Sporthotel Tyrol a San Candido
www.sporthoteltyrol.it
Secondo premio:
una cena per due persone
nell’Hotel Adler a Villabassa
www.hoteladler.com
Terzo premio:
un regalo sorpresa
dell’Alta Pusteria
1° premio
Palazzo Angelo
3° premio
Valtancoli Anna Rita
2° premio
Ciccarelli Elena
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Foto: Consorzio Turistico Alta Pusteria - Helmuth Rier
>Click<
Concorso fotografico inverno 2014/2015
Tradizioni e usanze
in Alta Pusteria
Potete inviare le foto
per posta o e-mail
(max. 2 MB)
al seguente indirizzo:
» Consorzio Turistico
Alta Pusteria
Via Dolomiti 29
I-39034 Dobbiaco
info@altapusteria.info
Il corteo dei Krampus, Mercatino di Natale, le varie processioni… l’Alta
Pusteria è ricchissima di antiche usanze e presenta una realtà culturale
dalle innumerevoli sfaccettature. Quali tradizioni sono le più rappresentative
per l’Alta Pusteria? Rispondeteci sotto forma di immagini.
Date libero sfogo alla fantasia, attendiamo già con ansia le vostre
fantastiche foto!
Il vostro Consorzio Turistico Alta Pusteria
Inviare entro:
01.04.2015
Regolamento:
Sono ammesse al massimo tre foto per famiglia. Partecipando al concorso,
il fotografo dà il proprio consenso affinché il Consorzio Turistico Alta
Pusteria utilizzi tutte le foto inviate per scopi pubblicitari indicandone
l’autore, e le pubblichi sull’Almanacco dell’Alta Pusteria. Le foto devono
essere state scattate in Alta Pusteria, con l’obbligo di indicare, al momento
dell’invio, il luogo in cui sono state riprese.
La giuria, composta da rappresentanti del Consorzio Turistico, delle singole
associazioni turistiche e della redazione della rivista valuterà e premierà le
vostre foto.
71
Editorial
Pubblicazione:
dicembre e giugno (2 volte all’anno:
inverno & estate)
Editore:
Consorzio Turistico Alta Pusteria
Direttore responsabile:
Michael Wachtler
Grafica e impaginazione:
Agenzia Pubblicitaria Rotwild (Bressanone) –
www.rotwild.it
Redazione e coordinazione:
Consorzio Turistico Alta Pusteria /
Patrizia Hörmann
Testi:
Larcher Verena, Georg Weindl, Stefan Herbke,
Martina Pfeifhofer, Covi Curti, Sigrid Wisthaler,
Judith Steinmair, Stefanie Wisthaler,
Veronika Pfeifhofer, Angela de Siminie
Traduzioni:
Maria Luisa Schäfer, Daniela Spanu
Foto di copertina:
photogruener
Pubblicità:
Consorzio Turistico Alta Pusteria /
Patrizia Hörmann
Stampa:
Athesia Druck
Tutte le informazioni sono riportate senza garanzia!
I nostri partner:
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Foto: T. Grüner
Estate
in Alta Pusteria
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Nuovissimo
dall’estate
2014
Love can be so sweet ...
brandnamic.com l Simone Ruzzenente
A|mo|re:
Sentimento intenso verso una persona, che si manifesta
come desiderio di procurare il suo bene.
Il nuovo Posthotel si concentra sui piaceri della bella vita e del relax.
Da soli, in coppia oppure tra amici, saremo felici di potervi viziare al Posthotel che si presenta
ora completamente rinnovato, qui nel cuore di San Candido!
Dolce Vita Alpina Post
Fam. Wachtler
I-39038 San Candido (BZ)
T. +39 0474 913133
info@posthotel.it
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Orari d‘apertura:
BRAIES
Lun - Ven 08:00 - 12:00
13:00 - 18:00
Imboccare la Val di Braies,
dopo ca. 600 m svoltare a destra
e seguire la strada
Sabato 09:00 - 12:30
per altri 400 m.
Pista ciclismo
Dobbiaco
Villabassa
13:30 - 18:00 SS49
Monguelfo
Lago di Braies
Brunico
ALPE PRAGAS, I-39030 BRAIES - DOLOMITI - ALTO ADIGE - ITALIA
TEL: (+39) 0474 749400 - INFO@ALPEPRAGAS.COM - WWW.ALPEPRAGAS.COM
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