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Nel Mondo - FISAR

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<strong>Nel</strong> <strong>Mondo</strong><br />

Valle Isarco, le vigne più settentrionali d’Italia<br />

Oswald von Wolkestein, menestrello<br />

e cavaliere errante,<br />

nato nel 1367 e cresciuto nel<br />

castello avito di Trostburg (Castel<br />

Forte) nei pressi di Ponte Gardena<br />

in Valle Isarco, a circa metà strada<br />

fra Bolzano e Bressanone, viene<br />

considerato il maggior poeta del tardo<br />

Medio Evo tedesco, cantore dell’amore,<br />

delle belle donne e ...del vino.<br />

Non ci sembra casuale che alla<br />

corte del principe del Tirolo vi fosse<br />

questo “saggio” personaggio che alle<br />

doti di pacato consigliere politico<br />

sapeva aggiungere quelle di maestro<br />

di cucina, di cantina e, all’occorrenza,<br />

di affari di cuore. Questo “nobil<br />

signore” ebbe la vita contrassegnata<br />

da un incidente di gioco che lo rese<br />

orbo da un occhio ad appena nove<br />

anni e questa ferita, come una stigmate<br />

del destino, gli fece attribuire<br />

la fama di uomo coraggioso e temerario.<br />

Dopo una vita turbolenta in<br />

giro per mezzo mondo, ritornato in<br />

patria, stanco e forse anche un po’<br />

disilluso per il crollo degli ideali cavallereschi<br />

sotto i colpi dell’Umanesimo,<br />

von Wolkestein si ritirò nel<br />

castello di Hausenstein nei pressi di<br />

Fiè di Sciliar, dove cantò gli anni<br />

dei suoi vagabondaggi nei 60 Lieder<br />

giunti fino a noi.<br />

A lui dobbiamo il ricordo, almeno<br />

per quanto riguarda il vino, della tradizione<br />

della bassa Valle Isarco e della<br />

Bassa Atesina, tradizione già dimostrata<br />

in loco almeno fin dal XII<br />

secolo e dal XIV secolo anche fra gli<br />

imperatori d’Austria, che non sapevano<br />

rinunziare al piacere di un<br />

buon nappo ricolmo di rosso di Santa<br />

Maddalena o di Termeno o, ancor<br />

più, di bianco di Novacella.<br />

Oswald ebbe modo di accompagnare<br />

il suo principe al Concilio di<br />

Costanza del 1414 e là pianse con parole<br />

accorate la lontananza dei suoi<br />

amatissimi vini altoatesini.<br />

Ein wein, so “suess” wie Schlehentrank,<br />

macht mir die kehle rauh und krank,<br />

dass sich verwirrt mein heller Sang,<br />

oft nach Tramin geht mein Gedank<br />

Un vino, così “dolce” come una succo di prugne,<br />

mi rende la gola secca e malata,<br />

tanto che il mio chiaro canto si confonde,<br />

e spesso il mio pensiero va a Termeno<br />

I vini e i produttori<br />

Le rigide condizioni climatiche<br />

non consentono in valle Isarco la<br />

produzione di vini rossi, se si eccettua<br />

il “Leitacher” di Chiusa (Klausner<br />

Leitacher), un uvaggio non molto<br />

pregiato di tutte le sottovarietà di<br />

Schiava, unite a Portugieser e Lagrein,<br />

pochi ettolitri di Pinot nero, e<br />

ancor meno ettolitri di “Zweigelt”<br />

(letteralmente “Duesoldi”) ottenuto<br />

dall’omonimo vitigno portato in Italia<br />

dall’Austria e ostinatamente coltivato<br />

da piccoli produttori, più che altro<br />

per uso personale (Noessing di<br />

Bressanone è uno di questi).<br />

In compenso però ci troviamo di<br />

fronte ad una produzione di vini<br />

bianchi che, anche se non quantitativamente<br />

imponente, si colloca certamente<br />

ai vertici della qualità. Due sostanzialmente<br />

i centri di produzione<br />

di una certa dimensione: l’abbazia di<br />

Novacella e la Cantina sociale di<br />

Chiusa (anche se a noi non sono<br />

sfuggite due piccolissime altre realtà<br />

dei dintorni di<br />

Chiusa : i Masi<br />

Kuenhof e Katzenlocherhof),<br />

e<br />

sei i prodotti in<br />

purezza: Veltliner,<br />

Pinot grigio<br />

(o Rulaender),<br />

Kerner (un incrocio<br />

di Schiava e<br />

Riesling renano),<br />

Gewuerztraminer,Müller-Thurgau<br />

(incrocio di<br />

Sylvaner e Riesling<br />

renano, o<br />

forse, in base alle<br />

ultime evidenze<br />

Il Sommelier n. 3 20 maggio-giugno 2002<br />

uu<br />

genetiche, varietà derivata da autofecondazione<br />

di Sylvaner, ndr) e Sylvaner.<br />

Tutti questi vini, se prodotti nei<br />

comuni di Bressanone e Varna, godono<br />

della sottodenominazione<br />

“Brixner” (di Bressanone) oltre a<br />

quella di “Eisacktaler”, ovvero della<br />

valle Isarco.<br />

L’origine dell’Abbazia di Novacella<br />

(Neustift) viene fatta risalire al 1142,<br />

anno in cui, secondo tradizione, il<br />

beato Hartmann, vescovo di Bressanone,<br />

ne dispose la costruzione: da<br />

allora è di proprietà dei Canonici Regolari<br />

Agostiniani. Nei secoli essa è<br />

servita per dar ricovero ai pellegrini<br />

tedeschi che attraversavano le Alpi<br />

per raggiungere Roma e nel contempo<br />

per curare le anime, educare i<br />

giovani, e portare avanti i più disparati<br />

studi scientifici, fra cui quello vitivinicolo.<br />

Infatti le origini dell’enologia<br />

a Novacella risalgono proprio all’origine<br />

dell’Abbazia stessa e da allora<br />

alla sua conduzione si sono succeduti<br />

ben 56 abati.<br />

Più recente, ma non meno importante<br />

dal punto di vista produttivo e<br />

commerciale, la nascita della Cantina<br />

Produttori della Valle Isarco, fondata<br />

nel 1961 con la partecipazione<br />

di 120 soci, coltivatori diretti nella<br />

vallata. La Cantina si trova appena<br />

fuori Chiusa (Klausen), a due passi<br />

dell’ingresso autostradale ed è sorta<br />

fra le mura dell’antico maso<br />

Reinthaler, colpito dal fuoco l’anno<br />

successivo. Ricostruito immediatamente,<br />

il vecchio edificio viene trasformato<br />

in una nuova struttura moderna<br />

e ben funzionante, ma il destino<br />

è ancora una volta in agguato.<br />

<strong>Nel</strong>l’inverno del 1975 un’abbondante<br />

ed inattesa nevicata fa crollare il tetto<br />

del capannone. Passano tre anni e<br />

si riparte, questa volta definitivamen-


te, nell’attuale sistemazione: nel 1995<br />

si rinnova l’enoteca e si costruisce un<br />

nuovo banco di mescita per poter offrire<br />

sul posto un assaggio dei prodotti.<br />

Tra i sei vini citati vogliamo ricordare<br />

brevemente i tre più tipicamente<br />

locali, ovvero i tre che per le particolari<br />

situazioni pedoclimatiche della<br />

Valle si presentano con caratteristiche<br />

assolutamente singolari ed<br />

inequivocabili: Sylvaner, Müller-<br />

Thurgau e Kerner.<br />

Il Sylvaner, originario della Transilvania,<br />

è stato introdotto in Alto<br />

Adige nel XVII secolo e poichè predilige,<br />

come il suo derivato Müller-<br />

Thurgau, le zone alte, fresche ed<br />

arieggiate, ha trovato in valle Isarco<br />

un habitat favorevole. Di colore verdognolo,<br />

ha profumo delicato, caratteristico,<br />

fruttato di pesca, mela verde<br />

e albicocca. Il sapore è fresco,<br />

aromaticamente fruttato con ben determinate<br />

presenze citrine.<br />

Il Müller-Thurgau, selezionato dal<br />

famoso genetista ed illustre botanico<br />

svizzero che gli ha dato il nome, ha<br />

caratteristiche non dissimili dal precedente<br />

con un bouquet decisamente<br />

più ampio e sapore che nella sua delicata<br />

aromaticità, sfuma spesso nel<br />

moscato. Entrambi vanno serviti con<br />

antipasti leggeri, minestre, soprattutto<br />

creme, piatti a base di uova e di<br />

pesce: il pesce può anche essere grigliato.<br />

Un po’ diverso il Kerner, la cui colorazione<br />

è decisamente più giallina<br />

mentre profumo e sapore ricordano<br />

nettamente il grande progenitore,<br />

Riesling. Per la sua spiccata aromaticità,<br />

oltre a servire da nobile aperitivo,<br />

può accompagnare anche i dessert<br />

dolci.<br />

Una visita all’Abbazia di Novacella,<br />

poco oltre Bressanone, e una alla<br />

Cantina Produttori di Chiusa, sono<br />

esperienze indubbiamente piacevoli<br />

ed interessanti per gli appassionati di<br />

enologia, ma un arricchimento culturale<br />

eccezionale si ha salendo al Convento<br />

di Sabiona (Saeben), che sorge<br />

su una massiccia rupe isolata sopra il<br />

villaggio di Chiusa. Coronato da mura<br />

merlate, con grandi edifici solidamente<br />

piantati nella roccia, è stato definito<br />

da alcuni scrittori “l’Acropoli della<br />

Val d’Isarco” poichè già in epoca preistorica<br />

i Rezi ebbero a farne luogo di<br />

culto e di difesa: qui nel 15 a.C. essi si<br />

sacrificarono fino all’ultimo uomo<br />

nell’insensato tentativo di resistere all’avanzata<br />

romana. Divenuta sede vescovile<br />

probabilmente già nel VI secolo,<br />

lo rimase fino al 933, quando il vescovo<br />

Albuino trasferì la sua residenza<br />

a Bressanone. Albrecht Duerer l’ha<br />

rappresentata sullo sfondo del dipinto<br />

“La grande Nemesi”; oggi è abitata da<br />

una trentina di suore che vivono in<br />

stretta clausura.<br />

Carlo Ravanello<br />

IL TESORO DI DONNAFUGATA<br />

A PANTELLERIA<br />

Due anni fa Donnafugata, nota casa vitivinicola siciliana condotta dalla famiglia<br />

Rallo, compie un “miracolo”. Entra in possesso di una vecchia vigna di Zibibbo<br />

abbandonata da decenni: un alberello pantesco, con le piante basse, sviluppate<br />

orizzontalmente quasi a strisciare sul terreno per difendersi dal vento,<br />

tesa tra muretti a secco, su più terrazzamenti, nelle terre di Kamma, a Pantelleria.<br />

Per Donnafugata questi 7 ettari costituiscono una nuova e bella sfida. Si<br />

vuole recuperare la vecchia vigna abbandonata e farla diventare il gioiello di<br />

famiglia. I grappoli vendemmiati nel 2000 si rivelano straordinariamente ricchi<br />

e concentrati. Donnafugata e il suo staff tecnico ipotizzano di trovarsi dinanzi<br />

ad una vigna così vecchia da aver raggiunto un’eccezionale equilibrio<br />

vegeto-produttivo. Giacomo Rallo decide dunque di rivolgersi al prof. Mario<br />

Fregoni. “Eccezionali risultati – afferma Rallo – le nostre piante di Zibibbo<br />

hanno un’età superiore agli 80 anni e sono franche di piede”. Evidentemente a<br />

Pantelleria la fillossera è “disarmata”. Le caratteristiche sabbiose del terreno<br />

non ne favoriscono la propagazione e pertanto le vigne di Kamma hanno potuto<br />

godere di una longevità non comune alle piante innestate, così come il viticoltore<br />

ha potuto rimpiazzare le fallanze del vigneto con la tecnica dell’autoradicazione.<br />

Come ha confermato il prof. Fregoni, “sono pochissimi i luoghi in<br />

Europa e nel mondo che possono vantare una simile ricchezza di piante autoradicate<br />

e conseguentemente così longeve: il Cile, la Cina ed alcuni contesti<br />

isolani caratterizzati da suoli molto sabbiosi quali Cipro, le Canarie e il Sulcis<br />

sardo”. I risultati delle ricerche condotte dal professor Fregoni sulle vigne di<br />

Kamma sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa tenutasi a<br />

Milano nel marzo scorso.<br />

BADIA DI MORRONA:<br />

UN’AZIENDA DAI GRANDI<br />

ROSSI SUPERTUSCAN<br />

“Badia di Morrona”, l’azienda leader del comprensorio delle Colline Pisane,<br />

con i suoi vini di alta qualità (primi fra tutti “VignAalta” e “N’Antia”) è presente<br />

sui mercati Usa, Giappone, Taiwan, Svizzera, Germania, Francia, Belgio,<br />

Olanda, Inghilterra e Danimarca. Oltre ai due prodotti di punta, tirano<br />

bene il Chianti I Sodi del Paretaio (molto richiesta la Riserva), i bianchi Suvera<br />

e Felciaio e infine la grappa e l’olio extravergine, che completano le produzioni<br />

di qualità dell’azienda condotta con piglio manageriale dal conte<br />

Egidio Gaslini Alberti. Il dott. Giorgio Marone è il nuovo enologo che ha sostituito<br />

Corrado Dal Piaz (sempre disponibile per lezioni ai corsi Fisar) in<br />

azienda da circa 12 anni. Mauro Lunelli lo ha chiamato a dirigere due nuove<br />

realtà che dovranno produrre due grandi rossi: una a Terricciola (Pisa) ed<br />

una in provincia di Perugia. Il dott. Marone sarà affiancato da un giovane<br />

agronomo e dall’enologo interno. Nei piani dell’azienda Marone farà un nuovo<br />

vino di punta, di altissima qualità e limitatissima produzione: Taneto, da<br />

uve Syrah. I nuovi vigneti sono in fase di impianto. L’estensione della Fattoria<br />

di Badia di Morrona, che risale al 1120 (i Gaslini l’hanno recentemente<br />

ristrutturata con un impegno finanziario non indifferente), è di circa 500 ettari,<br />

dei quali 76 a vigneto, 25 a oliveto e 260 a seminativo. E’ stata programmata<br />

la costruzione della nuova cantina da 3.500 ettolitri che verrà dotata<br />

delle più sofisticate ed avanzate tecnologie. Una visita alla Badia la merita la<br />

barricaia, con 500 barrique, che presto sarà ampliata fino a portarla a 1.000,<br />

ma anche tutto il complesso architettonico. (g.g.)<br />

PLATINUM, LA NUOVA<br />

GRAPPA DI BOTTEGA<br />

Ottenuta dalla distillazione a vapore di uve amarone e recioto in alambicchi discontinui,<br />

Platinum (60°) è la nuova grappa proposta dalle Distillerie Bottega di<br />

Roganzuolo di San Fior (TV). Per le uve usate ha un corpo straordinario e può<br />

essere gustata liscia o aggiungendo acqua o ghiaccio fino alla gradazione desiderata.<br />

A conferma della sua preziosità si presenta in una bottiglia color platino.<br />

Il Sommelier n. 3 21 maggio-giugno 2002<br />

uu<br />

Dal mondo dei produttori

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