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morto - Studium

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Un’arte<br />

senza<br />

musa


Sembra che non si possa<br />

scrivere di un fotografo,<br />

di una mostra o di un<br />

album di fotografie o<br />

anche solo di una<br />

fotografia, senza essere<br />

tentati di fare o tout<br />

court facendo tutto un<br />

discorso sulla fotografia,<br />

senza tentare di<br />

rispondere o<br />

effettivamente rispondendo<br />

alla domanda sull’ubi<br />

consistam estetico della<br />

fotografia.<br />

L.Sciascia, Fotografo nato (1983), in<br />

D. Mormorio (a cura di), Gli scrittori<br />

e la fotografia, Roma, Editori Riuniti,<br />

1988, p.156.


La camera chiara:<br />

Alla ricerca dell’ontologia dell’immagine<br />

• “Desiderio ontologico” di<br />

definire cosa la fotografia è<br />

“in sé”, quale caratteristica<br />

la distingua all’interno del<br />

mondo delle immagini…<br />

R. Barthes, CC, p. 5<br />

• Ogni fotografia è un<br />

certificato di presenza.<br />

Questo certificato è il nuovo<br />

gene che l’invenzione della<br />

Fotografia ha introdotto<br />

nella famiglia delle<br />

immagini.<br />

(p.<br />

86)


La camera chiara:<br />

Operator, Spectator, Spectrum<br />

• Tre pratiche, tre azioni, coinvolgono l’oggetto Fotografia:<br />

Fare<br />

OPERATOR<br />

Guardare SPECTATOR<br />

Subire ovvero essere guardato/fotografato SPECTRUM<br />

La Fotografia è l’avvento di<br />

me stesso come altro…<br />

Un soggetto che si sente<br />

diventare oggetto: in quel<br />

momento io vivo una microesperienza<br />

della morte<br />

(pp. 14-15)


Tutti giovani fotografi<br />

che si agitano nel mondo,<br />

consacrandosi alla cattura<br />

dell’attualità, non sanno<br />

di essere degli agenti<br />

della Morte…<br />

Dandomi il passato<br />

assoluto della posa, la<br />

fotografia mi dice la<br />

morte al futuro…<br />

R. Barthes, CC, pp. 92 e 96


La fotografia è la FORMA pirandellianamente<br />

intesa: fotografia e morte<br />

La fotografia è la forma per eccellenza:<br />

colta in un attimo del suo fluido<br />

significare, del suo non consistere, la<br />

vita improvvisamente e per sempre si<br />

ferma, si raggela, assume consistenza<br />

identità significato. È una forma che dice<br />

il passato, conferisce significato al<br />

presente, predice l’avvenire: identifica<br />

cioè di fronte alla storia, di fronte a<br />

Dio, di fronte al destino. È la morte, in<br />

definitiva: e lo scatto dell’obiettivo è<br />

come lo scatto di un’arma micidiale.<br />

L.Sciascia, Presentazione alle foto di Enzo Sellerio<br />

(1969)


La fotografia è la FORMA pirandellianamente<br />

intesa: fotografia e morte<br />

Il suo fotografarsi “<strong>morto</strong>” era<br />

qualcosa di più di un “fingersi<br />

<strong>morto</strong>”: era un chiedere<br />

all’obiettivo, nel mondo senza<br />

tempo in cui l’obiettivo vaga<br />

come l’occhio di Dio, la<br />

celebrazione anticipata, nel<br />

mondo del tempo, di<br />

quell’istante di verità…<br />

L.Sciascia, Prefazione a D. Marmorio (a cura di), Gli<br />

scrittori e la fotografia, cit., pp.XI-XII.


Comiso ieri<br />

ovvero il tempo in posa<br />

Rappresenta un certificato di morte ma, nello stesso<br />

tempo, una promessa di resurrezione; è un documento<br />

impassibile, ma, nello stesso tempo, una fontana di<br />

lacrime esistenziali. Più ancora: obbedisce al tempo e lo<br />

fulmina; sanziona una perdita e vi sostituisce un<br />

simulacro immortale…<br />

(G. Bufalino, Il clic impuro, in La luce e il lu.o (1988), p. 1236)


E può sembrare una banalità o una boutade (o una boutade banale): ma<br />

tutti i guai vengono dal non aver assegnato alla fotografia una musamusa<br />

Una musa che presiede agli istanti che generano la forma e alla forma che<br />

genera gli istanti …<br />

Fotografo nato (1983)


Per abolirlo o fermarlo, per abolirlo fermandolo,<br />

la fotografia si può dunque dirla una guerra<br />

contro il tempo: non illustre, umile e<br />

quotidiana piuttosto; ma appunto nel suo<br />

essere umile, nel suo essere quotidiana, nel suo<br />

essere in agguato o invadente, in un certo<br />

senso violenta, raggiunge e sorpassa – anche<br />

nei suoi risultati più grezzi, più brutali o più<br />

banali – le altre forme, già illustri, di guerra<br />

contro il tempo: la storia, il romanzo.<br />

Prefazione a Gli scrittori e la fotografia, a cura di D. Mormorio,<br />

Roma, Editori Riuniti, 1988, p. XI.<br />

Che cosa è la fotografia se non<br />

verità momentanea, verità di un<br />

momento che contraddice altre<br />

verità di altri momenti<br />

Prefazione a A. Nemiz, Capuana, Verga, De<br />

Roberto fotografi, Palermo, Edikronos, 1982, p.<br />

7.


… la parola mi si rivelò. Mi<br />

assalì improvvisamente<br />

l’estate scorsa, mentre mi si<br />

mostravano le fotografie che<br />

Pedriali fece a Pasolini.<br />

«Entelechia». E subito dopo<br />

pensai: «un uomo che muore<br />

tragicamente è, in ogni<br />

punto della sua vita, un<br />

uomo che morirà<br />

tragicamente». Seppi subito<br />

che era un pensiero non mio.<br />

Era una definizione<br />

dell’entelechia: ma di chi<br />

Il ritratto fotografico come<br />

entelechia (1987).


202 PAUL VALÈRY<br />

Se mi trovassi davanti a questa effigie<br />

Ignoto a me stesso, ignaro dei miei<br />

lineamenti<br />

In tante orrende pieghe d'angoscia e<br />

d'energia<br />

Leggerei i miei tormenti e mi<br />

riconoscerei.<br />

(Au-dessous d’un portrait in Cahiers)<br />

Gisèle Freund<br />

Paul Valery nel suo studio (1938)


100 LUIGI PIRANDELLO<br />

U1) circola da più di trent’anni e da una ventina è accolta dalle riviste e dalle più<br />

autorevoli storie letterarie, persino quando dirette da chi aveva già da tempo segnalato<br />

il fatto, come Nino Borsellino, dalle pagine della « Rivista di studi pirandelliani ».<br />

L’errore e il falso sono tenaci, sopravvivono alle smentite. Solo nei tempi brevi « La<br />

Verità/ né venne né se ne andò : mutò l’Errore », recitava una breve poesia di Pessoa<br />

(…) è la maschera; il giuoco delle<br />

parti; quello che dovremmo o<br />

vorremmo essere; quello che agli altri<br />

pare che siamo; mentre quel che<br />

siamo non lo sappiamo fino a un<br />

certo punto neanche noi stessi; la<br />

goffa, incerta metafora di noi; la<br />

costruzione, spesso arzigogolata, che<br />

facciamo di noi, o che gli altri fanno<br />

di noi: dunque davvero un<br />

macchinismo, sì, in cui ciascuno<br />

volutamente, ripeto, è la marionetta<br />

di se stesso (…)<br />

(da Avvertenza sugli scrupoli della<br />

fantasia in Il fu Mattia Pascal)<br />

Franco Antonicelli<br />

Luigi Pirandello<br />

(1938)<br />

Fig. 1.

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