Luberon, magie color lavanda - Guido Barosio

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A giugno il Midi francese offre il suo scenario più incantato. L’occasione ideale per scegliere un viaggio verso i luoghi meno battuti: nel Luberon e in Alta Provenza, tra ‘villaggi di carattere’, bastide, sapori della tradizione e voli in mongolfiera Forcalquier: le mongolfiere decollano dai campi di lavanda
il viaggio milano magazine «Sembra che il cielo abbia l’ultima parola…» (René Char). Esistono i luoghi dei viaggi e i ‘propri luoghi’. Dei primi si scrive per mestiere e vocazione, gli altri – invece – li si lascerebbe volentieri da parte perché sono rifugi consacrati al privato e all’amicizia. Località che si raggiungono quando il desiderio di sintonizzarsi con se stessi diventa irresistibile. Ma la nostra professione è fatta anche di ‘prodotti stagionali’; così – almeno una volta, quando la coincidenza temporale è perfetta – vale la pena di superare le proprie reticenze attingendo ad un bagaglio fatto di fughe personali sempre ben calcolate, che, negli anni, mi hanno portato inesorabilmente da queste parti. Siamo in Provenza, anzi nel cuore della Provenza, una terra aspra e incantata resa celebre da Marcel Pagnol, Albert Camus, Jean Giono, Frédéric Mistral e Peter Mayle. Del Mediterraneo Sopra: Roussillon, il Colorado europeo Sotto: Simiane la Rotonde, l’interno della cupola Nella pagina a fianco: Roussillon il fiammeggiante paesaggio delle ocre «Una natura idealmente adagiata tra mare e montagna, confine invisibile tra Alpi e Mediterraneo» si sente ancora il respiro, ma le vette che la separano dalla Savoia sono lì a due passi; in mezzo – tra scollinamenti, cicale e lavanda – l’uomo ha storicamente coltivato una terra dificile, costruendo sequenze di villaggi sul cocuzzolo di rocche panoramiche. Leggendo questa storia, prima difficile e oggi dolce, viene spontaneo tracciare un parallelo con le Langhe, perché nel destino di certi paesaggi contadini coesistono due miti contrapposti. Per tutto l’Ottocento, e fino agli anni Cinquanta, dalle campagne sifuggiva, oppure si ‘resisteva’ affrontando le incertezze di redditi minimali, garantiti dai campi (avari) e dalla pastorizia: Nuto e Manon delle Sorgenti, Pavese e Pagnol, appunto. Oggi la nuova economia contadina con le sue eccellenze (vino, olio, formaggi, erbe aromatiche…) e il turismo edonista propongono uno scenario ben diverso: la gente cerca il ‘bello e il buono’, non si coltiva più solo per mangiare ma i prodotti – adeguata- 148
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