domus_aurea_01_articolo_gehard_demetz - Edizioni Rendi srl
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lutamente fessure, spazi vuoti, che fanno<br />
parte della scultura stessa. A quel punto<br />
inizia la vera e propria manualità. Partendo<br />
dal viso e in base all’espressione ne<br />
caratterizza il corpo, dando alla figura una<br />
forma distinta e il movimento che la rende<br />
unica, lasciandola volutamente incompiuta<br />
nel retro.<br />
La scelta del legno di tiglio non è casuale.<br />
“Utilizzo unicamente questo materiale perché<br />
è monocromo e quindi non produce<br />
nella scultura ulteriori interruzioni oltre a<br />
quelle volute”.<br />
Il suo angolo segreto è sullo Stevia. La sera,<br />
tre-quattro volte a settimana, parte da<br />
casa e cammina per 40 minuti. Poi si siede,<br />
guarda le montagne, legge in attesa<br />
della giusta ispirazione.<br />
Ma non è l’unico modo nel quale l’artista<br />
si rilassa. “Mi piace fare alpinismo con gli<br />
amici. Con sci e racchette, partiamo la<br />
mattina presto e saliamo fino ai 2964 metri<br />
del Piz Miara, sul massivo del Sella. Mi<br />
scarica fisicamente, ma è anche una sfida<br />
per mettermi alla prova e superare i miei<br />
limiti”.<br />
Inquieto, geniale, disincantato, Gehard<br />
apprezza la vita e condivide generosamente<br />
iniziative umanitarie come la mostra<br />
“tattile” che si è tenuta a Como nel<br />
2009, in occasione del bicentenario della<br />
nascita di Louis Braille inventore dell’alfabeto<br />
per non vedenti.<br />
Si chiamava Love at first touched: un percorso<br />
espositivo creato per avvicinare<br />
all’arte contemporanea anche i diversamente<br />
abili che, grazie a un allestimento<br />
sensoriale, visite guidate e laboratori<br />
(organizzati dall’Unione Italiana Ciechi e<br />
Ipovedenti), hanno potuto finalmente avere<br />
un contatto diretto con le opere senza<br />
l’ausilio della vista.<br />
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