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<strong>TOSCANA</strong><br />
la<br />
Toscana Cultura - Anno 1 - Numero 3 - <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong> - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-<strong>2013</strong> - Iscriz. Roc. 23227. E 2<br />
Renzo<br />
Del Lungo<br />
il maestro dei silenzi<br />
Marcello Bertini<br />
protagonista a Forte dei Marmi<br />
Grazia Danti<br />
e il suo percorso creativo<br />
Versus<br />
folgorato da pittura e poesia<br />
Daniela Corsini<br />
e il Filtrismo a Bruxelles<br />
Lorenzo Viani<br />
a Villa Smilea di Montale<br />
1
Costruzione Strumenti Oftalmici S.r.l.<br />
via degli Stagnacci 12/e - 50018 Badia a Settimo - Scandicci (FI)<br />
Ufficio commerciale 055 7221913 - Ufficio contabilità 055 7221912<br />
Ufficio acquisti 055 7221911 - Fax 055 721557<br />
www.csoitalia.it - email: cso@csoitalia.it<br />
2
Sommario<br />
Sommario<br />
Renzo<br />
4<br />
Del Lungo<br />
Marcello Bertini<br />
Grazia Danti<br />
e la sua sensibilità per il colore<br />
Lions Club<br />
Scandicci<br />
12<br />
Giuseppe<br />
Verso Paoletti<br />
16<br />
Antonio Sabatino<br />
Daniele Brandi<br />
e la sua New Pop Art<br />
8<br />
torna in Lucchesia<br />
con una personale<br />
il 23 maggio kermesse<br />
da non perdere<br />
20<br />
il pittore ”Viaggiatore”<br />
6<br />
Lorenzo Viani<br />
due suoi inediti in mostra<br />
10<br />
Il Console<br />
e il Senatore 19<br />
22<br />
Daniela Corsini<br />
sbarca a Bruxelles<br />
14<br />
ripercorre la sua carriera<br />
18<br />
il “Poeta dell’Amore”<br />
una storia d’amore<br />
e di ideologia<br />
Canottieri Firenze<br />
una storia lunga 125 anni<br />
Con la primavera arriva un altro interessante<br />
numero de <strong>La</strong> Toscana<br />
che presenta tanti personaggi,<br />
soprattutto del mondo dell’arte e della<br />
cultura, che in questo periodo dell’anno<br />
sono protagonisti a livello nazionale e internazionale<br />
di eventi che li investono del<br />
ruolo di ambasciatori della nostra terra.<br />
Mi riferisco, in particolare, alla talentuosa<br />
Daniela Corsini chiamata ad<br />
esporre in Belgio, al maestro Marcello<br />
Bertini per l’ennesima volta mattatore in<br />
Versilia e a Renzo Del Lungo ospite<br />
dell’ottocentesca Rotonda Barbetti di Firenze<br />
con una mostra personale. Ma, in<br />
questo numero, parliamo anche di Grazia<br />
Danti e Daniele Brandi che si apprestano<br />
ad affrontare importanti eventi espositivi.<br />
I lettori potranno scoprire la bellezza di<br />
Villa Smilea, che in questi giorni ospita<br />
opere del grande Lorenzo Viani, e la suggestione<br />
della riva d’Arno a ridosso di<br />
Ponte Vecchio che da oltre un secolo accoglie<br />
l’attività della gloriosa Canottieri<br />
Firenze.<br />
Ampio spazio anche alla poesia con due<br />
personaggi di rilievo: Antonio Sabatino e<br />
Giuseppe Verso Paoletti, anche rinomato<br />
pittore con lo pseudonimo Versus.<br />
Il Lions Club di Scandicci anticipa per i<br />
nostri lettori i tanti impegni in programma<br />
nel segno della solidarietà.<br />
Infine un buon libro ambientato nei turbolenti<br />
anni che precedettero la seconda<br />
guerra mondiale.<br />
Fabrizio Borghini<br />
fabrizio.borghini@toscanacultura.it<br />
In copertina: Renzo Del Lungo, Thailandia (trittico),<br />
cm. 40x64,5, olio su tavola, <strong>2013</strong>. (Collezione Magnini-Tilli)<br />
la Toscana<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
dell’Associazione Toscana Cultura<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 5905 del 6-2-<strong>2013</strong> - Iscriz. Roc. 23227<br />
Numero 3 - <strong>Marzo</strong> <strong>2013</strong><br />
Direzione e Redazione:<br />
Via Valdichiana, 42 - 50127 Firenze<br />
Tel. 333 3196324<br />
redazione@toscanacultura.it<br />
www. toscanacultura.it<br />
Direttore responsabile:<br />
Fabrizio Borghini<br />
Capo Redattore:<br />
Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />
Redazione:<br />
Lorenzo Borghini<br />
Armando Colotta<br />
Ugo Fortini<br />
Lodovico Gierut<br />
Antonio <strong>La</strong>nza<br />
Samanta Monco<br />
Pier Francesco Nesti<br />
Daniela Pronestì<br />
Duccio Ricciardelli<br />
Caterina Trombetti<br />
Stampa:<br />
Nova Arti Grafiche srl<br />
50058 Signa (FI)<br />
3
Renzo<br />
Del Lungo<br />
Il pittore “viaggiatore”,<br />
in mostra fino al 22 aprile<br />
all’Ideal Firenze della<br />
Rotonda Barbetti,<br />
traspone sulle tele<br />
la potenza irresistibile<br />
della natura con grande<br />
raffinatezza espressiva<br />
e originalità di contenuti<br />
Fare della pittura un’oasi di pace e silenzio, una dimensione<br />
confortante e luminosa che parli all’anima attraverso<br />
gli occhi: questo il pensiero che nasce in chi osserva i<br />
dipinti di Renzo Del Lungo, pittore fiorentino che si distingue<br />
nel panorama artistico toscano per i suoi paesaggi rarefatti e<br />
senza tempo. Come sia giunto a una tale raffinatezza espressiva e<br />
originalità di contenuti lo spiega lui stesso, quando racconta che i<br />
tanti viaggi fatti intorno al mondo gli hanno permesso di conoscere<br />
la bellezza di luoghi lontani dalle calde e variopinte atmosfere mediterranee,<br />
ma capaci, nondimeno, di toccare le corde più intime<br />
del sentimento. Non sorprende che la luce bianca e le monocromie<br />
del paesaggio polare abbiano risvegliato in lui la consapevolezza<br />
emotiva dell’infinità e della potenza irresistibile della natura, come<br />
accade ogni qual volta l’essere umano abbia il coraggio di guardare<br />
in faccia la sua finitezza e scoprirsi “umano troppo umano” al cospetto<br />
di forze che mettono a dura prova la sua arroganza. Vengono<br />
in mente, a tal proposito, i versi di Aleksandr Blok: ”Prendi la tua<br />
barca, salpa verso il polo fra mura di ghiaccio, e in silenzio oblìa<br />
come l’uomo ama, lotta e muore solo: dimentica il paese dell’umana<br />
follia”. Predisporsi all’ascolto del silenzio significa, quindi, essere<br />
presenti a se stessi, capaci di raggiungere la quiete interiore<br />
come bisogno primario della natura umana, mettere un freno ai<br />
ritmi feroci e insostenibili che sempre più trascinano le nostre esistenze<br />
nel baratro dell’insignificanza e del nonsenso. Un’esperiendi<br />
Daniela Pronestì<br />
4 Renzo Del Lungo
za che riempie e che non si può dimenticare perché stravolge il modo d’intendere la<br />
vita e di guardare alle cose. Anche per questo Del Lungo ha scelto di farne il nucleo<br />
ispirativo del suo immaginario pittorico, in cui trovano spazio, oltre alle immancabili<br />
distese ghiacciate e agli orizzonti sottili e tersi dei paesaggi innevati, le bellezze del<br />
territorio toscano riprodotte non in maniera realistica, ma trasfigurate in una sintesi<br />
cromatica di grande eleganza e potenza espressiva. Se il bianco e l’azzurro, declinato<br />
in tutte le sue varianti di tono, sono i colori che imperano nelle visioni polari e che<br />
invitano a immergersi in un’atmosfera in cui tutto è pace e tranquillità e in cui anche<br />
il rigore compositivo si addolcisce per dare voce al sentimento, i marroni e i rossi<br />
riscaldano la tavolozza negli scorci di terra toscana, per farsi interpreti dell’amore che<br />
attivo in<br />
italia e<br />
all’estero<br />
Renzo Del Lungo nasce a Firenze<br />
nel 1942. Dopo un continuo vagare<br />
per tutti i continenti, approda<br />
nelle regioni polari, dove subisce il fascino<br />
irresistibile del silenzio dei ghiacciai<br />
e della maestosità del paesaggio,<br />
tanto da farne i soggetti incontrastati<br />
dei suoi dipinti, in cui domina la natura<br />
scevra dalla mano dell’uomo. Ha al suo<br />
attivo numerose mostre personali tra<br />
l’Italia (Firenze, Lecce, Crotone, Madesimo,<br />
Livigno, Como, Sondrio) e l’estero<br />
(Parigi, Montecarlo, Zurigo, Caracas,<br />
Lugano, Losanna, Bruxelles), confortate<br />
da largo plauso di critica e di pubblico<br />
da sempre lo lega a questa regione e alla sua antica storia. In entrambi i casi, l’impostazione<br />
pittorica è insieme solida ed equilibrata, con una sapiente distribuzione delle<br />
pennellate, spesso povere di materia per lasciare spazio agli effetti di trasparenza e<br />
alle velature, e della luce, che cancella le ombre per far risplendere ancora di più i<br />
colori. Eppure, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’attività creativa di Del<br />
Renzo Del Lungo con l’assessore alla Cultura<br />
del comune di Pontassieve Alessandro Sarti<br />
Lungo non si lega alle soluzioni stilistiche e formali del paesaggismo toscano, ma<br />
propone un’originale alternativa al quadro “di maniera” spezzando il racconto in più<br />
episodi o associando ai valori di superficie elementi “altri” - pagine di libri, piatti rotti,<br />
frammenti di oggetti reperiti nel quotidiano - la cui funzione è accentuare il contrasto<br />
tra il frastuono del mondo, il suo disordine insulso, e l’armonia delle forme naturali.<br />
Lo stesso può dirsi delle ceramiche, il cui registro decorativo fa eco alle immagini<br />
dipinte su tela riassumendole in deliziose miniature che fotograno la realtà con grande<br />
accuratezza e attenzione certosina nella resa dei dettagli. In controtendenza con l’autoreferenzialità<br />
di molti linguaggi artistici contemporanei, Renzo Del Lungo riporta la<br />
pittura alla sua missione etica, convinto com’è che fare arte non voglia dire disperdersi<br />
in mille rivoli di senso, ma andare dritto al punto, mirare al cuore dell’uomo.<br />
sia in Europa che nelle due Americhe.<br />
Hanno scritto di lui, tra gli altri: M. Dezzi<br />
Barderschi, A. Polesella, A. Cotti, A.<br />
Aschei, A. Molteni, P. Frattini. Articoli<br />
e recensioni critiche che lo riguardano<br />
sono state pubblicate sui quotidiani <strong>La</strong><br />
Nazione, Il Giornale (Varese), Il Corriere<br />
di Firenze, Il Giornale d’Italia, Agorà<br />
(Zurigo), Paris Match, L’Osservatore<br />
Romano, <strong>La</strong> Gazzetta del Popolo e sulle<br />
riviste di settore Eco d’Arte Moderna,<br />
Gallery, AD, Il Narciso, Firme Nostre.<br />
Tra gli appuntamenti espositivi più<br />
recenti, si ricordano quelli realizzati nel<br />
2010 presso Palazzo Panciatichi, sede<br />
del Consiglio regionale della Toscana, e<br />
nel 2012 presso lo show room Cieffe in<br />
via Baccio da Montelupo a Firenze.<br />
Renzo Del Lungo<br />
5
Due inediti di<br />
Lorenzo Viani<br />
nella mostra<br />
“Il disegno di<br />
un’amicizia”<br />
Le opere su<br />
cartone recuperate<br />
e restaurate esposte<br />
con una corposa serie<br />
di disegni e xilografie a<br />
Villa Smilea di Montale<br />
Guglielmo Lippi Francesconi, bozzetto per Manifesto Carnevale di Viareggio,<br />
1924, pastello su cartoncino<br />
di Lorenzo Borghini<br />
Il 16 febbraio scorso, nelle sale espositive di Villa<br />
Smilea a Montale in provincia di Pistoia, si è<br />
inaugurata la mostra “Il disegno di un’amicizia”<br />
organizzata, con il contributo di Publiservizi, dal<br />
Comune di Montale e promossa dalla Regione Toscana<br />
nell’ambito del progetto d’iniziativa regionale Toscanaincontemporanea2012.<br />
Dopo il grande successo di “Nella luce di Caravaggio” del<br />
dicembre 2011, l’amministrazione comunale montalese<br />
ribadisce la vocazione culturale del prestigioso spazio di<br />
Villa Smilea con un altro evento di portata nazionale.<br />
L’esposizione, incentrata sul rapporto di amicizia intercorso<br />
fra Lorenzo Viani e Guglielmo Lippi Francesconi, due<br />
eclettici personaggi che ebbero occasione di conoscersi<br />
condividendo la passione per l’arte nell’ospedale psichiatrico<br />
di Maggiano - dove il grande pittore viareggino fu<br />
ricoverato nel 1933 a seguito di un esaurimento nervoso<br />
e di un gravissimo attacco d’asma -, offre l’occasione di<br />
una full immersion nell’arte di uno dei massimi artisti del<br />
Novecento come ebbe a definirlo Fortunato Bellonzi (“Con<br />
Amedeo Modigliani è il più grande pittore italiano del pri-<br />
Lorenzo Viani, Incontri di madri, tecnica mista su cartone, cm. 104,5x80<br />
6 Il disegno di un’amicizia
Lorenzo Viani, Figura femminile, tecnica mista su cartone, cm.<br />
104,5x80 (frammento)<br />
Guglielmo Lippi Francesconi, Paranze, 1924, tempera su cartoncino<br />
Guglielmo Lippi Francesconi, bozzetto per <strong>La</strong> Messicana,<br />
spartito musicale<br />
mo ventennio del nostro secolo”).<br />
Il dottor Lippi Francesconi, direttore della struttura sanitaria, fu anch’egli<br />
artista tanto che nel 1925 risultò vincitore del concorso per la realizzazione<br />
del manifesto per il Carnevale di Viareggio.<br />
<strong>La</strong> mostra, che in sezioni collaterali propone anche le opere di due giovani<br />
artisti legati alla città di Montale, Silvia Bini e Elio Bonnano - che<br />
con i loro lavori si ricollegano all’universo dei derelitti e dei folli mirabilmente<br />
indagato da Viani -, consente al visitatore di ammirare gli inediti<br />
bozzetti preparatori che lo psichiatra-pittore lucchese Lippi realizzò in<br />
occasione del Carnevale viareggino del 1925 e di quello successivo.<br />
Contrario all’uso della camicia di forza ed in anticipo sui tempi, cercò di<br />
instaurare col paziente Viani un rapporto basato sul rispetto reciproco e<br />
di lui scrisse in occasione dell’inaugurazione di una mostra “...forse si<br />
vorrà considerare questa triste rassegna del dolore umano una stonatura<br />
ed una stonatura anche il fatto che un alienista inauguri una mostra<br />
d’arte...Non esiterei, qualora volessi comporre un trattato pratico di<br />
psichiatria, di avvalermi di quasi tutti i disegni di questo maestro quali<br />
illustrazioni egregiamente espressive ed istruttive”.<br />
I disegni e le xilografie che compongono il corpus della rassegna provengono<br />
dalla raccolta d’arte Pepi, una delle più importanti e qualificate<br />
a livello mondiale. Grazie al fiuto e all’innegabile competenza, Carlo<br />
Pepi - un dottore commercialista folgorato fin da piccolo dall’amore per<br />
l’arte che lo ha portato, nel corso degli anni, a collezionare tantissime<br />
opere - oggi mette generosamente a disposizione di una benemerita iniziativa<br />
i lavori di Viani che consentono agli studiosi e agli appassionati<br />
di poter ammirare opere su carta risalenti ad un periodo che va<br />
dal 1907 (Il marinaio seduto) fino al 1936 (Uomo con il mandolino).<br />
Altre perle di questa interessante manifestazione sono le ritrovate<br />
e restaurate opere “Incontro di madri” e “Figura femminile”,<br />
tecniche miste su cartone donate nel settembre del 1950 da Giu-<br />
lia Viani, vedova del maestro, alla Buca dei Vageri, una tipica<br />
trattoria viareggina ritrovo di artisti e intellettuali versiliesi, in<br />
occasione di un ricordo dell’artista che coinvolse le sue figlie<br />
Ornella e Mila.<br />
Nel ricco catalogo che accompagna l’evento, pubblicato da Bandecchi<br />
e Vivaldi, i visitatori troveranno esaurienti testi critici fra<br />
i quali segnaliamo quello del professor Claudio Giorgetti, fonte<br />
indispensabile per la conoscenza del percorso artistico del dottor<br />
Lippi Francesconi e per l’approfondita analisi delle opere di<br />
Silvia Bini e Elio Bonnano.<br />
Il crescente numero di visitatori ha indotto il Sindaco David<br />
Scatragli e l’assessore alla Cultura Dino Polvani a prorogare la<br />
chiusura della mostra al 21 aprile. Orario d’apertura: sabato e<br />
domenica dalle 16 alle 19. Per ulteriori informazioni contattare il<br />
Comune di Montale 0573 952265/34.<br />
Il disegno di un’amicizia<br />
7
<strong>La</strong> musicalità<br />
dei colori<br />
nella poetica<br />
del vero<br />
Marcello Bertini nel suo studio<br />
Fiori, interni, paesaggi dell’amata terra...<br />
Amorevoli pretesti per accedere alla<br />
segreta intimità che la pittura mi offre...<br />
Passando attraverso gli irti e meravigliosi<br />
ostacoli del segno, alchimie cromatiche<br />
raggiungono stanze segrete dell’anima.<br />
Marcello Bertini, Pensieri<br />
Al Museo Ugo Guidi<br />
di Forte dei Marmi,<br />
nel mese di maggio<br />
il prossimo impegno<br />
del maestro<br />
Marcello Bertini<br />
di Pier Francesco Nesti<br />
con testi di Lodovico Gierut e Ugo Fortini<br />
Felicemente conclusa la sua grande e lunga stagione<br />
pittorica che l’ha visto in questi ultimi anni<br />
protagonista di importantissime mostre in Italia e<br />
all’estero (peraltro documentate da una ponderosa<br />
bibliografia), fra le quali si ricordano quelle fra le più visitate<br />
avvenute negli ultimi anni in Toscana, il maestro Bertini con il<br />
prossimo impegno artistico ritorna in Lucchesia, terra che<br />
conosce bene per avervi esposto più volte a Pietrasanta,<br />
Viareggio, Barga, Castelvecchio e Lucca.<br />
L’evento costituirà una grande occasione poiché il contesto<br />
storico-artistico è dei più importanti; le sedi espositive, due tra<br />
i salotti buoni di quella “terra nobile” e consacrata all’arte, quale<br />
è la Versilia. <strong>La</strong> mostra si terrà in contemporanea al Museo<br />
Ugo Guidi (MUG) e al Logos Hotel di Forte dei Marmi dal 4 al 30<br />
maggio. Con questa sintesi che rappresenta larga parte del lavoro<br />
compiuto in questi ultimi anni, Bertini torna in Versilia da<br />
eccellenza artistica di grande respiro, dopo aver esposto in collaborazione<br />
con enti e gallerie, pubblicando vari cataloghi e<br />
monografie che portano le firme di critici e storici d’arte come<br />
Antonio Paolucci, Cristina Acidini, Carla Guiducci Bonanni, Dino<br />
Carlesi, Tommaso Paloscia, Ugo Fortini, Giovanni Faccenda,<br />
Pier Francesco Listri, Umberto Cecchi, Giovanna Maria Carli,<br />
Umberto Sereni, Maurizio Vanni, Lodovico Gierut ed altri.<br />
“Sull’opera di Marcello Bertini - scrive Ugo Fortini - sono stati<br />
versati fiumi d’inchiostro, da autorevoli critici d’arte, tuttavia<br />
Campo di anemoni, olio su tela, cm. 70x90<br />
essendo egli un artista che nutre le sue opere di continui rinnovamenti,<br />
non manca lo spazio per indagare ancora”.<br />
<strong>La</strong> nuova personale di Bertini a Forte dei Marmi dal titolo “<strong>La</strong> musicalità<br />
dei colori nella poetica del vero” a cura di Lodovico Gierut e Ugo Fortini,<br />
con l’organizzazione del Museo Ugo Guidi e Alessandro Ciucci, ci offre<br />
una nuova e importante panoramica. Le quaranta opere (anche di<br />
grandi dimensioni) che saranno esposte nelle due sedi versiliane, sono<br />
costituite da oli, tempere, tempere grasse e pittura a secco su intonaci. Le<br />
tematiche saranno quelle tanto care all’artista lastrigiano: paesaggio,<br />
natura silente, interni e studio.<br />
8 Marcello Bertini
Presentazione della mostra a Villa Rucellai con<br />
Bertini, Carli, Carlesi, il Sindaco Alunni, Fortini<br />
e Paolucci<br />
”<strong>La</strong> bravura coloristica di Bertini - scrive<br />
Giovanna Maria Carli - è indubbia<br />
e prende spunto dall’osservazione<br />
del vero come pretesto, per poi sciacquare<br />
l’impronta realista nelle sfere<br />
emozionali e psichiche, dove si sedimenta<br />
il vissuto delle cose”. “Le strade<br />
dell’invenzione creativa - scrive<br />
Dino Carlesi - non sono solo patrimonio<br />
dell’informale e dell’astrazione:<br />
l’opera di Bertini testimonia quanto<br />
una visione oggettiva del mondo reale<br />
consenta spazi di libertà inventiva e di<br />
novità espressiva. Bertini non si è lasciato<br />
mai travolgere dall’astrazione<br />
allettante dell’arbitrio e dalla forzatura<br />
a tutti i costi. L’artista è sempre se stesso ‘dipinge sempre se stesso’ (scriveva<br />
Benedetto Croce) e realizza armonia e misura in rapporto al proprio io. Anche i<br />
fiori di Bertini tendono a non essere guardati come modelli statici di una visione<br />
naturalistica, ma piuttosto come simboli di una propria interiorità”.<br />
“Bertini nella sua funzione di uomo di cultura - scrive Lodovico Gierut - si è inserito<br />
sullo stesso gran tracciato che tanto amarono quei letterati, pittori e scultori<br />
che hanno lasciato un’impronta indelebile e magnifica tra l’area fiorentina e<br />
la zona dei marmi, del mare, quale è la Versilia”.<br />
“Quando un pittore di grande levatura - scrive Cristina Acidini - e raffinata sensibilità<br />
come Marcello Bertini, si accosta agli scenari della nostra terra di Toscana,<br />
si verifica un corto circuito lirico di notevole importanza”.<br />
“<strong>La</strong> pulsione creativa è il dolce e allo stesso tempo tormentato bagno penale -<br />
scrive ancora Ugo Fortini - in cui ogni artista è costretto a vivere e dal quale non<br />
si libererà mai. Nascere in cuore all’arte è dono che si sconta! Tale ansia è profondamente<br />
vissuta da Bertini, convinto e sofferto pittore del bello”.<br />
“Realtà e poesia: binomio classico<br />
della pittura del Vero. Guardate i paesaggi,<br />
gli interni e le nature morte di<br />
Bertini - scrive Antonio Paolucci - e<br />
vi accorgerete che questo è il destino<br />
dell’arte, questo è il mestiere del pittore<br />
quando il pittore è, come Marcello<br />
Bertini, poeta del Vero.” “Di questo<br />
pittore incline all’incanto - scrive Giovanni<br />
Faccenda - continuo ad apprezzare<br />
la meraviglia incontaminata<br />
che alimenta, sotterranea, quella che<br />
è l’esaltazione poetica di una natura<br />
ideale, un mondo sospeso fra realtà<br />
ambientale ed eden immaginifico”.<br />
Girasoli, anemoni e dalie, olio su tela, cm. 70x90<br />
“Lo studio per Bertini, come per ogni<br />
artista - scrive Marco Palamidessi -<br />
rappresenta il luogo dove nascono<br />
progetti e sogni. Lo studio alla fine è il suo autoritratto più luminoso e veritiero”.<br />
“Se in un dipinto ci deve essere un’anima - scrive Umberto Cecchi - e non sempre<br />
c’è, ne sempre è necessario che ci sia, ci sono dipinti senz’anima, ma se<br />
quest’anima deve esserci, come accade nella maggior parte dei casi, Bertini l’ha<br />
trovata partendo dalle terre dell’Arno e dalle colline chiantigiane delle sue radici,<br />
attraverso cancelli che si aprono su strade sul lungo sentiero dell’esistere e nessuno<br />
può dire, quando si apriranno per permettere ancora di riprendere il cammino,<br />
ne quando si chiuderanno dietro di noi per segnalare che il viaggio è finito...”.<br />
Il viaggio continua e la Versilia rappresenta in quest’occasione l’ultimo e importante<br />
impegno del maestro toscano, prima della presenza all’Expo di Barcellona<br />
di fine <strong>2013</strong>.<br />
Breve scheda biobliografica<br />
A cura di Ugo Fortini<br />
Marcello Bertini con i critici Vittorio Sgarbi e Giovanni Faccenda<br />
Marcello Bertini nasce a Porto di Mezzo (FI). Consegue<br />
la maturità tecnica. Appassionato d’arte<br />
fino da giovane. Si iscrive alla Scuola d’Arte<br />
fiorentina di Porta Romana, al corso di pittura. Studia con<br />
rigore forme e cromie ispirandosi alla natura e agli oggetti<br />
del quotidiano. Il paesaggio, i fiori, gli interni di studio costituiscono<br />
quegli amorevoli pretesti della sua personale<br />
ricerca di bellezza (fra reale e metareale) e segneranno il<br />
suo viatico principale di artista. Già dalla prima metà degli<br />
anni Settanta, si susseguono le sue esposizioni personali<br />
che spaziano per tutta l’Italia e all’estero. Sue opere (dipinti<br />
anche di grandi dimensioni) entrano a far parte di<br />
importanti collezioni pubbliche e private. Espone in prestigiosi<br />
luoghi istituzionali e gallerie d’arte, instaurando con<br />
loro un rapporto continuativo. Escono vari cataloghi che<br />
scandiscono periodicamente l’evolvere della sua opera e<br />
vanno ad arricchire la sua nutrita bibliografia. Nel corso<br />
degli anni partecipa a manifestazioni artistiche di rilievo<br />
come: Arte Fiera di Bologna, Fiera del Levante di Bari, Art<br />
Expo di Bruxelles, Mostra per il Commercio di Bordeaux,<br />
Esposizione Internazionale di Lugano, Festival Internazionale<br />
di Porto Vecchio Corsica, Congresso di Archeometria<br />
(CNR) Firenze, Fiera dell’arte di Barcellona, Rassegna Internazionale<br />
di Boston, Stati Uniti.<br />
INFO: Cell. 339-5817608<br />
info@marcellobertini.com<br />
www.marcellobertini.com<br />
COMUNITà<br />
EUROPEA<br />
PROVINCIA<br />
DI LUCCA<br />
COMUNE DI<br />
FORTE DEI MARMI<br />
<strong>La</strong> Musicalità dei colori<br />
nella poetica del vero<br />
curata da Lodovico Gierut e Ugo Fortini<br />
4 - 30 maggio <strong>2013</strong><br />
Inaugurazione:<br />
Sabato 4 maggio - ore 17.30<br />
Museo Ugo Guidi Onlus (MUG)<br />
Visita su appuntamento 348 3020538<br />
Logos Hotel - Vittoria Apuana<br />
Forte Dei Marmi (LU)<br />
tutti i giorni dalle ore 10 alle 23<br />
COMUNE DI<br />
LASTRA A SIGNA<br />
9<br />
Marcello Bertini 9
Preghiera, 2005, olio su tela, cm. 50x70<br />
Grazia<br />
Danti<br />
un’innata<br />
sensibilità<br />
per il colore<br />
e un afflato<br />
narrativo animato<br />
da un profondo<br />
sentimento<br />
della realtà<br />
di Daniela Pronestì<br />
Il perdurare della figurazione nell’arte contemporanea ci<br />
conferma che, nonostante il ribaltamento dei criteri e dei<br />
mezzi artistici posto in essere dai movimenti d’avanguardia<br />
e dalle esperienze che nel secondo dopoguerra hanno confutato<br />
il valore della tradizione per aprire le porte della creatività<br />
al regno del molteplice, la rappresentazione della realtà continua<br />
ad esercitare un fascino irresistibile sia sull’artista che sullo spettatore,<br />
perché pone entrambi al cospetto di una verità evidente,<br />
riconoscibile, in cui è possibile rispecchiarsi o al contrario prendere<br />
le distanze, sempre rimanendo, però, nei termini di una fruizione<br />
estetica che nella gran parte dei casi non presenta particolari<br />
difficoltà di interpretazione. Dedicarsi ai grandi generi che hanno<br />
fatto la storia della pittura, dal ritratto alla natura morta, dal nudo<br />
alla pittura di paesaggio, significa muoversi in un ambito che pur<br />
essendo confortato da esempi ormai consolidati, non impedisce la<br />
ricerca di nuove soluzioni espressive, specie se maturate in tanti<br />
anni di studio e di serio lavoro artistico. È il caso di Grazia Danti,<br />
giunta all’arte attraverso un percorso formativo e un bagaglio<br />
esperenziale che hanno arricchito la sua innata sensibilità per il<br />
colore e l’hanno motivata a passare da un registro inizialmente più<br />
narrativo e animato da un profondo sentimento della realtà, ad<br />
una pittura di segno sperimentale, ricca negli impasti e nelle combinazioni<br />
materiche. Un passaggio che solo in parte coinvolge il<br />
suo repertorio tematico, ancora oggi legato alla figura femminile<br />
e alla presenza di soggetti naturalistici che ben interpretano il bi-<br />
I cinque sensi: il gusto, 2007, olio su gesso e faesite, cm. 40x60<br />
sogno di superare la bidimensionalità della tela per combinarvi<br />
elementi che impreziosiscono il tessuto pittorico e moltiplicano i<br />
piani di lettura del quadro. Punto di forza è la sua capacità di<br />
variare i fattori espressivi in base al soggetto rappresentato, intervenendo<br />
sul colore o sul taglio dell’immagine per porre l’accento<br />
sugli aspetti a cui è affidata la caratterizzazione della figura<br />
o da cui dipende il valore simbolico degli oggetti e degli<br />
elementi naturali. Le sue donne, quasi mai ritratte in posa, sono<br />
immortalate nell’atto di compiere un gesto, in un momento di<br />
preghiera o di raccoglimento, oppure nell’intimità del riposo,<br />
come se attraverso l’immagine pittorica fosse possibile fermare<br />
10 Grazia Danti
do scuro per far emergere con forza la<br />
brillantezza del colore e la politezza<br />
delle linee. L’intensità dei contrasti<br />
coloristici vivacizza il ritmo della composizione,<br />
in certi casi osando negli<br />
accostamenti e nell’accentuazione degli<br />
effetti luministici, in altri preferendo<br />
colori tenui, delicati, morbidamente<br />
accarezzati dalla luce. Di lei scrive<br />
Paolo Levi: “L’artista propone immagini<br />
tratte da una realtà riconoscibile,<br />
ma rimodellate, stilizzate con cura minuziosa<br />
e tratti morbidi, inserite in<br />
Dolce tepore, 2006, olio su tela grezza, cm. 50x70<br />
e prolungare nel tempo quei frammenti di<br />
vita altrimenti destinati a passare, a<br />
sprofondare nell’oblio. Altre volte, invece,<br />
si ha l’impressione che la pittura debba<br />
farsi strumento mediante cui filtrare la<br />
realtà, liberarla dalle sue contraddizioni<br />
e innalzarla ad una dimensione che trascende<br />
il contigente e in cui tutto è armonia<br />
e bellezza. È in questa chiave che<br />
Pensiero, 2004, olio su tela, cm. 60x60<br />
Ha debuttato<br />
dieci anni fa<br />
Calle nere, 2007, olio su gesso. cm. 60x80<br />
possono leggersi la serie dei cinque sensi,<br />
originale interpretazione di un tema che chiama<br />
in causa le facoltà percettive dell’individuo<br />
stabilendo delle analogie con le sensazioni<br />
cromatiche, e quella dedicata alle diverse<br />
specie floreali, spesso raffigurate su di un fon-<br />
forme ellittiche che richiamano antichi<br />
cammei, oggetti preziosi come preziosa<br />
è la sua pittura. <strong>La</strong> raffinata purezza<br />
del suo tratto coniuga momenti sospesi,<br />
esaltandosi in cromatismi densi e in<br />
colori puri, che generano contrasti segnici<br />
netti, anche quando sono declinati<br />
tono su tono con indubbia eleganza”.<br />
Nei lavori più recenti, la scelta di<br />
supporti dotati di un’espressività propria,<br />
la tela cruda ad esempio, unitamente<br />
ad una stesura sciolta e sensibile<br />
ai valori chiaroscurali indicano<br />
una maggiore sicurezza nell’esecuzione<br />
e una freschezza ispirativa resa<br />
possibile da un approccio meno rigido<br />
e più personale al mezzo pittorico. Una<br />
libertà conquistata nel tempo e che<br />
oggi le permette di accostarsi in maniera<br />
più consapevole alla pittura,<br />
sganciandola, per certi aspetti, da<br />
un’intonazione sentimentale tipicamente<br />
femminile e caricandola di valori<br />
e significati che la rendono più comunicativa<br />
e certamente più vera.<br />
Grazia Danti è nata a Firenze, dove<br />
vive e lavora. Sensibile all’arte fin<br />
dall’infanzia, è cresciuta in una<br />
famiglia che ha assecondato le sue inclinazioni<br />
artistiche. <strong>La</strong> prima mostra risale al<br />
2003 presso il Ristorante Marianna di Campi<br />
Bisenzio, un debutto fortunato che l’ha<br />
convinta a proseguire il suo percorso creativo.<br />
Da quel momento in poi non si è più<br />
fermata, e negli anni ha preso parte a numerose<br />
mostre collettive non solo in Toscana,<br />
ma in diverse città italiane (Reggio Emilia,<br />
Venezia, Padova, Udine, Palermo,<br />
Pordenone, Cortina) e all’estero (Londra,<br />
Principato di Monaco, Toledo, Parigi). Tra gli<br />
appuntamenti espositivi di maggior rilievo,<br />
si ricorda la partecipazione all’Open Art<br />
Code, evento tenutosi nel 2010 al Grand<br />
Palais di Parigi e nel 2011 nel Gran Salone<br />
Grimaldi a Monaco alla presenza della Principessa<br />
Carolina di Hannover. Articoli che la<br />
riguardano sono pubblicati su quotidiani,<br />
riviste di settore e cataloghi d’arte. Di lei<br />
hanno scritto, tra gli altri, Tommaso Paloscia,<br />
Paolo Levi e Pier Francesco Listri.<br />
11<br />
Grazia Danti 11
Daniela<br />
Corsini<br />
e il Filtrismo<br />
®<br />
all’Istituto Italiano<br />
di Cultura di Bruxelles<br />
di Samanta Monco<br />
Dal 23 maggio l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles,<br />
ospiterà la mostra di Daniela Corsini dal titolo Archeovisioni-Works<br />
in progress. Per l’occasione alcune delle<br />
opere più rappresentative del Museo Archeologico di<br />
Firenze, scelte all’interno della sezione etrusca, verranno esposte<br />
insieme al corpus di lavori che Daniela Corsini ha dedicato all’interpretazione<br />
in chiave filtrista di alcuni capolavori di queste meravigliose<br />
collezioni. L’operazione intende riproporre all’estero il successo<br />
ottenuto dalla mostra Archeovisioni tenutasi a cavallo tra il<br />
2010 e il 2011 al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, in cui<br />
una selezione di opere era stata oggetto di rivisitazione da parte<br />
dell’artista. Per questo straordinario accostamento è il caso di ringraziare<br />
la Direttrice del Museo Giuseppina Carlotta Cianferoni che<br />
spesso ha mostrato coi fatti la volontà di tessere un legame tra l’arte<br />
contemporanea e l’arte antica, la quale non ha mai cessato di<br />
svolgere un ruolo ispiratore. Le archeovisioni della mostra fiorentina<br />
riguardavano opere come l’Idolino di Pesaro, la Chimera di Arezzo, il<br />
Sarcofago delle Amazzoni e molte altre ancora.<br />
Prima di dare un’occhiata a ciò che verrà presentato a Bruxelles è<br />
utile ricordare una delle tappe fondamentali della sua carriera artistica.<br />
Al tempo della mostra al Palazzo della Crocetta Daniela Corsini<br />
aveva già fatto conoscere ed apprezzare il Filtrismo, movimento<br />
da lei fondato intorno alla fine degli anni Novanta, grazie a mostre<br />
in Italia e all’estero, a concorsi e altri eventi culturali; addirittura lo<br />
aveva già presentato in Brasile presso l’Univeridade Tiradentes di<br />
Aricaju, città nella quale anche la sede del Museo Antropologico<br />
Idolino, stampa digitale, 2010 Sarcofago delle Amazzoni, stampa digitale, 2010<br />
12 Daniela Corsini
aveva ospitato una sua personale. Alla base<br />
del Filtrismo c’è senz’altro la passione della<br />
Corsini per la fotografia, ma tale affermazione<br />
rischia di diventare riduttiva e ci costringe<br />
ad ampliare la descrizione dell’artista<br />
facendo cenno ai suoi interessi che<br />
vanno dalla musica alla letteratura, ma anche<br />
alla sua vivace curiosità, motore inesauribile<br />
a cui deve l’elaborazione costante<br />
di una sua particolare visione del mondo.<br />
l’artista avviò una riflessione sul processo<br />
tecnico, mentale e emotivo che porta alla<br />
realizzazione delle sue opere. In quella conversazione<br />
fu individuata la percezione<br />
come la madre delle idee e delle azioni che<br />
determinano i suoi lavori. <strong>La</strong> forza della percezione,<br />
infatti, è riconosciuta dai filosofi,<br />
dagli artisti e dagli psicologi come l’impatto<br />
più genuino della mente con la realtà, ed è<br />
sull’impulso dato da questa freschezza che<br />
<strong>La</strong> mostra Archeovisioni works<br />
in progress è un progetto molto<br />
interessante di Daniela Corsini<br />
che offre al pubblico internazionale<br />
la possibilità di venire in contatto<br />
con i più significativi reperti della<br />
civiltà Etrusca - ha dichiarato<br />
Federiga Bindi, Direttrice<br />
dell’Istituto Italiano di Cultura di<br />
Bruxelles - Partirà proprio da questo<br />
speciale lavoro fotografico, già<br />
esposto al Museo Archeologico<br />
Nazionale di Firenze, il percorso<br />
storico e culturale che il nostro<br />
Istituto dedicherà alla scoperta di<br />
questa antica civiltà italiana.”<br />
<strong>La</strong> mostra verrà inaugurata giovedì<br />
23 maggio alle ore 18,30 presso<br />
l’Istituto Italiano di Bruxelles,<br />
Rue de Livourne 36, 1000, e<br />
terminerà martedì 18 giugno.<br />
Di armi e di pugne, <strong>2013</strong>, stampa digitale<br />
Tornando agli albori del Filtrismo si può rintracciare<br />
nell’ approccio tradizionale alla<br />
macchina fotografica il guizzo di un’intuizione<br />
brillante come quella di volgere l’elaborazione<br />
artistica dell’immagine-fotogramma<br />
per mezzo di tecniche innovative applicate<br />
con l’uso del computer. Questa idea ha<br />
determinato un’evoluzione davvero originale<br />
nell’iter della Corsini. <strong>La</strong> prima opera fotografica<br />
modificata secondo i dettami del<br />
Filtrismo aveva come soggetto il Perseo di<br />
Benvenuto Cellini. Da allora si è innescato<br />
un processo artistico e cognitivo teso a presentare<br />
una visione interiorizzata della realtà<br />
fornita dallo scatto, che già di per sé costituisce<br />
un filtro intellettuale. Lei stessa,<br />
riferendosi al proprio lavoro ha dichiarato<br />
che l’inizio non è mai uguale: talvolta un<br />
solo scatto è sufficiente e già pronto per essere<br />
avviato verso l’interiorità, altre volte la<br />
ricerca è più complessa e necessita di maggior<br />
preparazione, ovviamente è in quello<br />
che accade dopo che si valuta la particolarità<br />
della sua produzione artistica.<br />
Le prime opere sperimentate con questa<br />
tecnica non erano inizialmente riconducibili<br />
ad un progetto programmatico; è dalla la<br />
terza mostra personale che è stato coniato il<br />
termine Filtrismo. Si trattava di una mostra<br />
tenutasi nella libreria Feltrinelli di Firenze, e<br />
proprio lì, con Paolo Boschi, curatore e autore<br />
dei suoi due cataloghi, con la psicologa<br />
cognitiva Lucia Sprugnoli ed altri amici, che<br />
Scrigno segreto, <strong>2013</strong>, stampa digitale<br />
L’artista da qualche tempo sta<br />
dedicando particolare attenzione<br />
alla rielaborazione del genere del<br />
ritratto. Il procedimento resta sempre<br />
quello attuato per gli altri soggetti,<br />
ma il risultato compiuto introduce forti<br />
elementi di carattere emotivo.<br />
I ritratti finora realizzati riguardano<br />
prevalentemente persone a lei vicine.<br />
In quest’opera è rappresentato Marco<br />
Nannucci, l’amatissimo marito<br />
recentemente scomparso. Marco ha<br />
avuto un ruolo fondamentale anche da<br />
un punto di vista artistico, anch’egli<br />
fotografo ed esperto in tecnologie<br />
mediatiche, ha rappresentato per<br />
l’artista un riferimento e un termine di<br />
confronto costante. A lui sono dedicati<br />
i lavori che verranno esposti.<br />
Ritratto di Marco<br />
prendono avvio le rielaborazioni. Entrando<br />
meglio in questa dinamica si può affermare<br />
che sullo scatto fotografico si impongono le<br />
percezioni o le idee figlie di tali percezioni,<br />
fino a modificare completamente l’immagine<br />
iniziale secondo il suo sentire personale,<br />
che costituisce appunto il “filtro” che determina<br />
l’immagine nuova. Le opere che si accingono<br />
a lasciare l’Italia alla volta di Bruxelles<br />
comprendono, oltre a quelle già esposte<br />
al Museo Archeologico di Firenze, alcune<br />
nuove rielaborazioni filtriste di cui è possibile<br />
fornire qualche anticipazione. Nelle<br />
ultime interpretazioni, che costituiscono la<br />
vera novità dell’esposizione belga, permangono<br />
i colori saturi accostati con quella insolita<br />
libertà che caratterizza da sempre lo<br />
stile di Daniela. In anteprima proponiamo<br />
due opere Di armi e di pugne e Scrigno segreto<br />
come testimonianze di una nuova sensibilità:<br />
qui gli elementi si ripetono scovando<br />
nuovi equilibri e proporzioni in disposizioni<br />
armoniche ricche di evocazioni. Le nuove<br />
opere paiono dotate di un nuovo calibro<br />
estetico, fornito forse da un maggiore studio<br />
sull’armonia che si rintraccia nella consonanza<br />
tra i colori, quasi fosse un ritmo musicale.<br />
Non resta che attendere, nella certezza<br />
assoluta che l’interpretazione finale risulterà<br />
essere senz’altro qualcosa di nuovo e<br />
inaspettato e che sicuramente ogni singola<br />
opera diventerà una scoperta. Dunque, inevitabilmente,<br />
tocca aspettare che le archeovisioni<br />
corsiniane di altre grandi testimonianze<br />
storiche siano svelate con l’apertura<br />
della mostra.<br />
13<br />
Daniela Corsini 13
Versus:<br />
Vi racconto<br />
quando è<br />
scoccata la<br />
mia passione<br />
per la pittura<br />
di Caterina Trombetti<br />
Giuseppe Verso<br />
Paoletti,<br />
in arte Versus,<br />
ripercorre le tappe<br />
della sua lunga<br />
carriera artistica<br />
Entrare in contatto con Giuseppe Verso Paoletti,<br />
parlare con lui, vedere la sua casa-studio piena di<br />
quadri, dalle opere più recenti ai disegni, eseguiti<br />
nei suoi primi anni, suscita un immediato interesse<br />
e la curiosità di approfondire la conoscenza di una personalità<br />
che fin dal primo impatto si rivela variegata.<br />
Siamo di fronte ad un artista cresciuto alla scuola di Pietro<br />
Annigoni, e che in seguito si è allontanato dalla strada del<br />
figurativo, di cui aveva acquisito un’ottima padronanza, per<br />
concentrarsi totalmente sul colore, guardando così alle forme<br />
del reale in una chiave di lettura espressionistica.<br />
Per Giuseppe Verso Paoletti anche l’attrazione per la poesia è<br />
stata sempre molto forte, fin dai tempi in cui l’arte pittorica<br />
era la sua vocazione primaria. Uomo di grande cultura, formatosi<br />
con studi classici ed indirizzatosi poi verso la filosofia<br />
(Versus è il suo pseudonimo), non ha mai tralasciato l’approfondimento<br />
della letteratura e della poesia ed ha al suo attivo<br />
Marina di Portoferraio, 2003, olio su cartone, cm. 46x63<br />
anche una raccolta di versi dal titolo Riprese liriche, edito nel 2011 dalla<br />
casa editrice Masso delle Fate. L’ho incontrato nella sua abitazione e,<br />
dopo una simpatica conversazione e aver guardato i suoi lavori, gli ho<br />
posto alcune domande allo scopo di conoscere più a fondo l’artista e la<br />
sua pittura con particolare attenzione ai suoi inizi.<br />
Quando è nata in te la passione per la pittura<br />
A dodici anni ho dipinto il primo quadro.<br />
Mio padre, che aveva fatto il Magistero di Firenze ed era maestro elementare<br />
alla scuola Torrigiani, aveva avuto come professore di pedagogia<br />
all’università, Ernesto Codignola. Ed io avevo per compagno di classe<br />
suo nipote, Roberto Calasso e così ho frequentato la casa del suo nonno.<br />
Quando ero in quinta elementare, alla scuola Battisti, avevo una maestra<br />
che si lamentava di me con mio padre, perché invece di stare attento,<br />
disegnavo ... soprattutto scheletri. Io da bambino volevo fare il medico e<br />
14<br />
Versus
Veduta di Portofino, 2004, olio, cm. 60x80<br />
credevo che fare il medico volesse dire anche disegnare scheletri.<br />
Tuo padre guardava con simpatia al tuo interesse per il disegno<br />
Un giorno andai a trovare mio padre a scuola e a lui venne in mente di parlare della mia<br />
passione per il disegno ad un suo un collega, un certo Parretti, che sapeva dipingere e<br />
che poteva darmi i primi rudimenti della pittura. Lo invitò a passare una serata a casa<br />
nostra con la moglie e così cominciai a ricevere alcune indicazioni, mi insegnò ad essere<br />
meno minuzioso nella pittura “Pennellate lunghe - mi diceva - pennellate lunghe” ed<br />
io, che allora facevo le copie dei paesaggi e delle marine da cartoline, e stavo molto<br />
attento al particolare, cominciai da quel momento ad essere un po’ più sciolto.<br />
Già da bambino sentivi la necessità di disegnare<br />
Avrei voluto fare la scuola d’Arte, ma mio padre disse che prima dovevo studiare la<br />
cultura classica e mi iscrisse al Ginnasio e poi al liceo Galileo Galilei. Provai poi ad<br />
andare all’Accademia, ma non fui ammesso. Già frequentavo lo studio di Annigoni, che<br />
avevo conosciuto a diciassette anni ad una serata in casa di Nerina Martini Bernardi,<br />
una nobildonna. Feci amicizia con Annigoni e cominciai a frequentare il suo studio,<br />
dove venivano anche altri giovani allievi. Ognuno lavorava al suo quadro e, quando lo<br />
riteneva opportuno, lo portava al maestro e domandava il parere.<br />
Dopo Annigoni, quali sono gli artisti che più ti hanno influenzato<br />
Gli Impressionisti mi piacevano tutti, Van Gogh in modo straordinario. Ero andato a<br />
diciannove anni a Parigi proprio per approfondire la loro pittura ed ero rimasto molto<br />
affascinato dal mondo di Montmartre. Da bambino mi piaceva Leonardo da Vinci; a<br />
dodici anni ero andato a dipingere la Cena degli Apostoli in un muro sul tetto; ero nato<br />
in Borgo Ognissanti all’ultimo piano. In seguito ho conosciuto e apprezzato molto Michele<br />
Cascella e Antonio Bueno.<br />
Quali sono i soggetti che preferisci Figure, città, marine...<br />
All’inizio pensavo di essere un pittore ritrattista e poi invece mi ha interessato di più il<br />
paesaggio, dopo aver visto gli Impressionisti.<br />
Quali sono i materiali che usi nella tua pittura e quali sono i colori che prediligi<br />
<strong>La</strong> mia è pittura ad olio, un olio molto denso. Tendo però ad usare anche materiali diversi,<br />
che incollo sulla tela, tipo reti, nastri... che aumentano la matericità del dipinto.<br />
I colori che preferisco sono l’azzurro, il rosa, il giallo, che mischio sulla tavolozza.<br />
C’è un’occasione o una circostanza che ha fatto scoccare la scintilla iniziale<br />
della tua passione per la pittura che poi si è sviluppata per tutta la tua vita<br />
Sì, la prima volta che sono stato a Riesi, il paese di mio padre, che aveva lì una grande<br />
casa di famiglia con ritratti di antenati, quadri tradizionali. Non era questo che mi<br />
ispirava, ma il fatto che un cugino di mio padre, che era un collezionista, aveva nella<br />
sua casa a Riesi una grande collezione di quadri con paesaggi. Questa casa così piena<br />
di paesaggi mi colpì ed io dodicenne tornai a Firenze con l’entusiasmo della pittura.<br />
Una laurea<br />
in filosofia e<br />
tante mostre<br />
È<br />
nato a Firenze nel 1940.<br />
Dopo aver compiuto gli studi classici e conseguita<br />
la laurea in Filosofia, ha insegnato<br />
nelle scuole pubbliche.<br />
Spinto dalla sua ricerca artistica, a diciannove<br />
anni soggiorna a Parigi e in seguito viaggerà in<br />
Austria, Svizzera, Germania; così, guardando alle<br />
opere degli Impressionisti e degli Espressionisti, si<br />
apre alla cultura Mitteleuropea.<br />
Oltre alla passione per il ritratto, lavora spesso dal<br />
vero, prediligendo sia le marine di Castiglioncello,<br />
Portofino e Rapallo, sia le strade dell’amata Firenze.<br />
Cresciuto alla scuola di Annigoni, ha avuto<br />
come riferimenti la pittura di Michele Cascella,<br />
Antonio Bueno, Mario Caciotti.<br />
Ha partecipato a mostre collettive ed ha al suo attivo<br />
molte personali di successo.<br />
È socio della Antica Compagnia del Paiolo e del<br />
Gruppo Donatello di Firenze.<br />
San Jacopino, 2002, olio, cm. 40x30<br />
Versus 15
Lions Club<br />
International<br />
dagli States<br />
alla conquista<br />
del mondo<br />
Una realtà<br />
prestigiosa che<br />
strizza l’occhio<br />
al sociale.<br />
Le iniziative<br />
del club<br />
scandiccese<br />
presieduto<br />
dall’architetto<br />
Vincenzo Frascà<br />
di Armando Colotta<br />
Mettersi al servizio degli altri. <strong>La</strong>ddove per “altri” si<br />
intendono i più deboli, chi necessita di un aiuto per<br />
non restare ai margini. È sulla base del più nobile dei<br />
presupposti che è nata e ha mosso i primi passi una<br />
realtà associativa destinata a diventare col tempo tra le più consistenti<br />
dell’ultimo secolo; un fenomeno che ha avvicinato e accomunato<br />
in un unico intento un numero di persone cresciuto gradualmente<br />
fino a raggiungere le decine di migliaia.<br />
Una lunga catena di solidarietà umana che si è presto snodata ben<br />
oltre i confini continentali in cui aveva preso forma. Correva il 1917<br />
e mentre nel mondo imperversava il primo conflitto bellico di proporzioni<br />
mondiali, in America nasceva il Lionismo, espressione del<br />
Lions Club International. <strong>La</strong> Grande Guerra sullo sfondo dei primi<br />
passi di un movimento nato a stelle e strisce, i momenti conclusivi<br />
del secondo conflitto mondiale quando lo stesso si accingeva al<br />
viaggio oltreoceano per raggiungere quell’Europa nella quale aveva<br />
preso a soffiare il vento della democrazia post-dittature.<br />
È questa la cornice dell’Italia che si apprestava ad accoglierlo. Il<br />
battesimo nel ‘51 tra i tavoli di Savini, noto ristorante milanese.<br />
Subito dopo, su indicazione del club già costituitosi a Napoli, toccò<br />
a Firenze e grandi meriti andarono all’avvocato Giovanni Canepele,<br />
rinomato tennista protagonista in Coppa Davis.<br />
Nella prestigiosa cornice del salone degli specchi del Grand Hotel<br />
iniziava ufficialmente l’avventura fiorentina. Frangenti di un passato<br />
che ci riportano indietro nel tempo, ma che hanno spianato la<br />
strada ai traguardi e ai numeri di un presente che annovera quarantaseimila<br />
lionisti italiani e un’azione capillare in più di duecento<br />
paesi sparsi per il mondo tra cui l’Africa Sub-Sahariana, l’India e il<br />
Sud America; un’azione che ha nel mirino l’umanità, alle prese ancora<br />
oggi con problematiche che affondano le radici fino alle origini<br />
della sua storia come la fame, la sete e le malattie senza però tralasciare<br />
obiettivi come la difesa della cultura, della libertà, della<br />
pace, l’ambiente, i giovani e gli anziani.<br />
16 Lions Club
Non basterebbero le pagine di questa rivista<br />
per snocciolare i risultati ottenuti, i progetti<br />
divenuti realtà, la teoria resa pratica.<br />
In tal senso però possono essere esaustive<br />
alcune cifre come i dieci milioni di persone<br />
che hanno recuperato la vista grazie agli<br />
interventi di cataratta effettuati dai tantissimi<br />
medici specialisti onorati di far parte<br />
del Club, i quasi altrettanti che non l’hanno<br />
persa grazie alle due campagne mondiali<br />
Sight First e gli oltre cento milioni di dollari<br />
investiti in favore di paesi devastati da calamità<br />
naturali come terremoti, tsunami e<br />
23<br />
maggio<br />
Il presidente del Lions Club Scandicci Vincenzo Frascà<br />
alluvioni con le popolazioni messe in ginocchio.<br />
Un raggio di azione illimitato quello<br />
dei Club, ognuno però con una particolare<br />
attenzione alla crescita del territorio d’appartenenza<br />
incentivata grazie allo sviluppo<br />
di specifiche politiche socio-culturali-ambientali.<br />
A testimonianza di quanto appena detto c’è<br />
il programma che il presidente dei Lions<br />
Scandicci (Fi), l’architetto Vincenzo Frascà,<br />
ha stilato e approvato insieme ai trentasei<br />
soci che l’11 aprile hanno festeggiato le<br />
trentasei primavere del Club scandiccese,<br />
con un evento organizzato presso la discoteca<br />
Otel a cui hanno preso parte anche i<br />
membri di associazioni del calibro di Kiwanis<br />
International, Rotary e Goi (Grande<br />
Oriente d’Italia). Un calendario fitto di appuntamenti<br />
tra e per la gente come quello<br />
del 21 aprile a Firenze quando, nell’ambito<br />
del progetto della Regione Toscana “Vecchie<br />
e nuove povertà”, i medici specialisti<br />
dei Lions Scandicci e Firenze si ritroveranno<br />
in piazza della Repubblica allestita a mo’ di<br />
campus medico a cielo aperto e si metteranno<br />
a disposizione per effettuare screening<br />
gratuiti per la misurazione della vista, la<br />
prevenzione dell’osteoporosi e del diabete.<br />
Giornate a scopo sanitario nelle piazze, iniziative<br />
socio-culturali nelle scuole come<br />
quella promossa da qualche anno all’istituto<br />
scandiccese Russell Newton con l’istituzione<br />
di una borsa di studio per i tre migliori<br />
compiti svolti dagli studenti su una tematica<br />
sociale di interesse per la comunità. Il tema<br />
scelto quest’anno è “Le trasformazioni tecniche,<br />
economiche e sociali offrono nuove<br />
opportunità. Principi etici, progettualità e<br />
grande impegno possono offrire un futuro<br />
migliore” con gli alunni che hanno già consegnato<br />
i lavori ad una commissione costituita<br />
da docenti che proprio in queste settimane<br />
li sta esaminando in previsione della<br />
giornata conclusiva in programma il prossimo<br />
9 maggio con la premiazione dei vincitori.<br />
Un appuntamento atteso, che si concluderà<br />
al Castello dell’Acciaiolo con un<br />
meeting che metterà al centro dell’attenzione<br />
i bisogni umanitari e il CUI, l’associazione<br />
del territorio al servizio dei ragazzi non<br />
autosufficienti.<br />
Una data riportata in rosso<br />
sul calendario di Scandicci,<br />
che celebrerà una delle<br />
eccellenze del territorio.<br />
Spetterà ad uno dei luoghi più<br />
ricchi di storia della città come<br />
il castello dell’Acciaiolo il<br />
compito di ospitare la prima<br />
edizione di una kermesse voluta<br />
e organizzata dal Lions Club<br />
locale che premierà lo scandiccese<br />
che nell’ultimo anno si è<br />
contraddistinto per i risultati<br />
ottenuti in settori particolarmente<br />
delicati come quello<br />
sanitario e/o scientifico. Una<br />
serata, dunque, da non perdere,<br />
che punta a diventare un<br />
appuntamento tradizionale per<br />
la città e che vedrà la partecipazione<br />
di numerose personalità<br />
e di diversi rappresentanti<br />
delle istituzioni politiche locali.<br />
Lions Club<br />
17
Antonio<br />
Sabatino<br />
il “Poeta<br />
dell’Amore”<br />
di Antonio <strong>La</strong>nza<br />
Chi lo conosce bene ed ha letto le sue poesie, pubblicate in<br />
cinque opere fino ad oggi, lo definisce come il “Poeta<br />
dell’Amore”. Un amore con la “A” maiuscola, per le donne, i<br />
luoghi della memoria, gli attimi fuggenti. Un amore che Antonio<br />
Sabatino, poeta e direttore del Salotto Letterario Dino Campana a<br />
<strong>La</strong>stra a Signa, continua a coltivare e rinnovare in funzione di una sua<br />
continua ricerca di uomo e poeta.<br />
Di origine siciliana, fiorentino di adozione fin dalla prima adolescenza,<br />
Sabatino esordisce nel 1972 nel concorso letterario Nino Bixio a Marina<br />
di Carrara. Nel 1989 viene acclamato “Poeta dell’Amore” dal Circolo Borghese<br />
di Firenze con la sua raccolta di poesie “Luce di Cristalli”.<br />
“Da qualche tempo non scrivo più poesie d’amore perché mi sto dedicando<br />
a scrivere per gli altri. Sto facendo un’esperienza nuova, di vita e di<br />
scrittura - dichiara Sabatino a proposito del suo ritorno all’attività poetica<br />
con un’opera dal titolo “Del nuovo stil di vita” - Siamo un gruppo di persone<br />
guidate da Marco Lolli, un botanico che ci accompagna in lunghe passeggiate<br />
tra la natura, i vecchi borghi e tutti i luoghi più suggestivi di <strong>La</strong>stra<br />
a Signa. È stata un’occasione per imparare ad avere uno stile di vita<br />
più sano, ed una nuova ispirazione per la mia poesia”.<br />
Un’esperienza che non può restare estranea all’animo del poeta e che ha<br />
trasformato la sua vena creativa in una direzione più sensista. In una<br />
delle sue poesie che Sabatino ci propone in anteprima, intitolata “Il mio<br />
cammino in sogno”, si legge: “Il rumore dei passi/nel silenzio della notte/<br />
scaturisce nella mente/ il risveglio di sensazioni nuove/ (…) <strong>La</strong> notte è<br />
piena di emozioni,/ dalla consapevolezza d’essere solo/ nell’immensità e<br />
diversità/ che è il mondo/ al mistero del futuro/ tutto da esplorare.”<br />
Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, uscito esattamente due<br />
anni fa dal titolo “Ho amato una suora”, per i tipi della Versiliana Editrice,<br />
Antonio Sabatino è finalmente pronto per tornare a vestire i panni che più<br />
gli si addicono e nei quali si sente più a suo agio, quelli del poeta.<br />
“In questo periodo sono tornato a scrivere le cose che più mi piacciono,<br />
ma da un punto di vista nuovo, con la consapevolezza degli odori, dei<br />
suoni, delle visioni meravigliose che ci regala la natura. Per me adesso la<br />
poesia è ispirazione che viene direttamente dai sensi. Quando tornerò<br />
alla stesura del mio nuovo romanzo, la mia scrittura risentirà fortemente<br />
di queste nuove sensazioni che stanno arricchendo la mia vita”.<br />
Incontro col<br />
direttore del<br />
Salotto Letterario<br />
Dino Campana<br />
di <strong>La</strong>stra a Signa<br />
18 Antonio Sabatino
Il Console<br />
e il Senatore<br />
Quando l’amore è più forte<br />
delle opposte ideologie.<br />
In un libro, la storia di Franca<br />
Marasco e Lello Busoni<br />
di Daniela Pronestì<br />
Franca e Lello in una foto dei primi anni Cinquanta<br />
Franca e Lello con Fabrizio Borghini a Palazzo Panciatichi (foto di Giuseppe Cabras)<br />
Èstato il vicepresidente del Consiglio Regionale della Toscana<br />
Giuliano Fedeli a voler presentare, lo scorso 20 marzo<br />
nella prestigiosa Sala degli Affreschi di Palazzo Panciatichi<br />
in via Cavour a Firenze, il libro Il Console e il Senatore (Sassoscritto<br />
Editore) del nostro direttore Fabrizio Borghini.<br />
Il consigliere regionale Eugenio Giani, ha ricordato il Senatore Jaurès<br />
Busoni - storica figura del socialismo toscano - e il professor Enrico<br />
Nistri ha avuto il compito di raccontare la vicenda umana e politica<br />
del Console della Milizia fascista Francesco Marasco.<br />
Sono i due personaggi evocati nel titolo del libro anche se poi, leggendolo,<br />
si scoprirà che i veri protagonisti non sono i due personaggi<br />
di primo piano della vita politica italiana a partire dagli anni Venti, ma<br />
i loro figli Lello e Franca.<br />
Il racconto delle loro tormentate vicende infantili e adolescenziali legate<br />
alle alterne sorti delle rispettive famiglie, ci consente di rivivere<br />
il clima arroventato dell’antagonismo fra fascismo e antifascismo<br />
prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale.<br />
Franca, che aveva avuto il privilegio di trascorrere un’infanzia<br />
dorata da figlia di un potente gerarca fascista dagli anni<br />
Trenta alla deflagrazione del secondo conflitto mondiale,<br />
nell’immediato dopoguerra conoscerà le privazioni e le umiliazioni<br />
riservate agli sconfitti.<br />
Lello, nipote e figlio di irriducibili antifascisti empolesi, si<br />
trova a vivere un’esperienza diametralmente opposta col<br />
padre confinato politico, emarginato e ricercato dalla Milizia<br />
fascista nell’anteguerra e osannato dalle folle nei comizi<br />
dei giorni della Liberazione e poi eletto per due volte Senatore<br />
negli anni della ricostruzione.<br />
Complici due villini attigui nella zona dello Stadio di Firenze,<br />
Franca e Lello si incontrano casualmente nei primi anni Cinquanta.<br />
Le loro famiglie, pur militando su sponde opposte,<br />
sono uscite entrambe dalla guerra con le ossa rotte e hanno<br />
cercato un tranquillo approdo in una elegante zona residenziale<br />
della città per ricominciare a vivere. Sono state soprattutto<br />
le ferite morali a segnare profondamente i due nuclei<br />
familiari che si trovano inconsapevolmente ad abitare in<br />
due case una a ridosso dell’altra.<br />
Belli e giovani e con tanta voglia di tornare a vivere con la<br />
gioia dei loro vent’anni, Franca e Lello ben presto si innamorano<br />
andando così a scontrarsi con la “storia”, incarnata nel<br />
vissuto dei loro padri.<br />
Nonostante l’ostracismo dei genitori e le differenti ideologie<br />
nel segno delle quali sono cresciuti - e alle quali si sono<br />
mantenuti fedeli per tutta la vita -, decidono di sfidare tutto<br />
e tutti sposandosi e tentando di stabilire una pacifica convivenza<br />
fra due antagonisti politici che fino a qualche anno<br />
prima si erano ferocemente avversati. <strong>La</strong> loro unione, che<br />
dura da oltre sessant’anni, è una lampante dimostrazione di<br />
quanto l’amore, la tolleranza e la civiltà possano aiutare a<br />
superare qualsiasi contrasto ideologico.<br />
Il Console e il Senatore<br />
19
Daniele<br />
Brandi...<br />
il Colore, la Fantasia<br />
e la “New Pop Art”<br />
di Duccio Ricciardelli<br />
Le foto digitali di Daniele<br />
Brandi si notano subito;<br />
infatti, l’artista di Montevarchi<br />
da qualche anno ci ha abituato<br />
alla sua colorata produzione delle<br />
Marilyn che spicca tra le nuove proposte<br />
dell’arte contemporanea della nostra<br />
regione.<br />
L’abbiamo incontrato durante una serata<br />
alla Taverna degli Artisti di Firenze dove<br />
ogni mese, anche grazie al prezioso<br />
coordinamento di Giuseppe Pinzauti,<br />
artisti più o meno affermati, possono<br />
esporre le opere e insieme gustare<br />
un'ottima cena conversando di arte e di<br />
mostre. Le Marilyn di Brandi hanno avuto<br />
successo di pubblico e di critica che<br />
hanno decretato la definitiva e meritata<br />
consacrazione. Brandi si inserisce a<br />
pieno titolo nella “New Pop Art toscana”,<br />
una corrente che si ispira a Warhol e ne<br />
ridiscute le tematiche legate alla<br />
Le opere esposte al Florence Art Festival nell’ottobre 2012<br />
Marilyn e papaveri<br />
fotografia e al lavoro sul volto delle<br />
celebrità. L'artista montevarchino<br />
riesce a far emergere dal volto dei<br />
suoi soggetti una solarità ed una<br />
gioia di vivere che coinvolge ed<br />
emoziona, anche grazie all’abile uso<br />
della tecnica digitale e ad un<br />
eccezionale senso del colore. Brandi<br />
si misura anche con soggetti floreali<br />
e paesaggi riuscendo ad evitare il<br />
bozzettismo, spostandosi verso<br />
atmosfere dal sapore finemente<br />
psichedelico ed onirico. Le sue sono<br />
delle vere “aperture” verso mondi<br />
onirici e labirintici che solo il digitale<br />
rende attuabili. <strong>La</strong> perizia dell’autore<br />
è tale da poter controllare come<br />
fosse un alchimista o un chimico<br />
New Pop Art<br />
20<br />
Daniele Brandi
Un arredamento con poster di Brandi<br />
Daniele Brandi tra i suoi lavori<br />
Arredare in New Pop Art<br />
provetto tutti i colori, mescolandoli alla<br />
stregua di una tavolozza del futuro. Se<br />
prima il fotografo tradizionale si<br />
esprimeva con la camera oscura o con lo<br />
sviluppo su carta, spesso delegando al<br />
laboratorio il risultato della sua opera,<br />
oggi innovatori come lui possono spaziare<br />
in quella che si può definire benissimo<br />
una “mappatura mentale del reale”.<br />
L’artista, infatti, non si rivolge più solo alla<br />
descrizione di un esterno, di un volto o di<br />
un paesaggio che gli sta davanti ma ora si<br />
può dedicare totalmente alla sua<br />
interiorità, al suo spazio di immaginazione<br />
e alla fantasia del pensiero. I volti e i<br />
paesaggi di Brandi sono frammenti del<br />
suo immaginario, il cinema, il vissuto e<br />
persino la musica cha ha ascoltato<br />
emergono dalle superfici brillanti delle sue stampe. Con il digitale infatti<br />
si supera anche quello che era stato l’ultimo tabù fotografico sondato<br />
dalle avanguardie: il collage. I surrealisti e i dadaisti avevano cercato di<br />
andare oltre la fotografia del reale,<br />
incidendo la superficie di stampa,<br />
cospargendola di materia (sabbia, colla,<br />
frammenti di carta), Warhol aveva<br />
sondato il mondo del cinema e usato una<br />
stampa industriale in serie per attaccare<br />
lo strapotere dello star system. Oggi,<br />
artisti come Brandi sono liberi di<br />
proseguire nella loro ricerca con libertà<br />
assoluta, lontano da laboratori,<br />
commissioni e impedimenti stilistici. Il<br />
digitale è infatti il campo della libertà più<br />
assoluta e individuale. Il pensiero diventa<br />
arte sia nel mondo fisico che nel mondo<br />
più etereo del web. Le opere del nostro<br />
artista sono infatti da tempo in circolazione<br />
su web attraverso il suo spazio Facebook<br />
e vari siti on line che rendono le sue “foto - pitture” fruibili da qualsiasi<br />
tipo di pubblico. Le Marilyn si sposano bene ad ambienti diversi tra loro,<br />
dal locale pubblico, all’appartamento moderno, sono finestre di pop art<br />
che completano un ambiente e lo rendono<br />
unico e prestigioso, sono moderne ma con<br />
un melanconico sguardo verso il retrò di<br />
un’epoca cinematografica ormai lontana<br />
nel tempo.<br />
Il lavoro di Brandi risulterebbe molto interessante<br />
anche proiettato in installazioni<br />
di grandi dimensioni o proiezioni<br />
multimediali accompagnate da suoni ambientali,<br />
nel nuovo genere di mix media<br />
che oggi gli addetti ai lavori chiamano<br />
“visual”. Teniamo bene d’occhio questo<br />
maestro del colore digitale perché ne<br />
sentiremo parlare in Toscana ma anche<br />
oltre, chissà magari proprio a New York.<br />
Si ispira<br />
a Andy<br />
Warhol<br />
Daniele Brandi nasce il 10 maggio<br />
1960 a Montevarchi (Arezzo). Da<br />
sempre appassionato di fotografia,<br />
con l’avvento della tecnica digitale<br />
arricchisce questa sua passione partecipando<br />
a corsi di ripresa e di post produzione,<br />
appassionandosi soprattutto alla<br />
tecnica del foto collage,ovvero una base<br />
colorata, con un’ immagine o più immagini<br />
incastrate tra di loro. Crea oltre 100<br />
Marilyn diverse ed altri soggetti e ritratti,<br />
partendo dalla foto in bianco-nero ed aggiungendo<br />
effetti, colori e soprattutto<br />
spaziando con la fantasia. “Mi sono ispirato<br />
ad Andy Warhol” ci dice Daniele che<br />
abbiamo intervistato nel suo studio, “ho<br />
sempre ammirato la sua stampa<br />
litografica,ed ho voluto ricalcarne le<br />
orme, usando ovviamente le tecniche moderne<br />
di foto ritocco e foto creazione”.<br />
Oggi questa nuova tecnica, è stata ribattezzata<br />
la” New Pop Art”, la nuova arte<br />
popolare, che si ispira alla Pop Art,che<br />
tanto clamore ha avuto dal dopoguerra in<br />
poi. Daniele organizza delle mostre a<br />
Montevarchi e Firenze, partecipando ad<br />
ottobre 2012, al Florence Art Festival, riscuotendo<br />
un notevole successo. Oggi le<br />
sue opere arredano negozi di ogni genere<br />
e anche abitazioni private, dando quel<br />
tocco di originalità e novità che la nuova<br />
arte digitale esprime.<br />
Self portrait<br />
Daniele Brandi 21
Canottieri<br />
Firenze<br />
e l’Arno,<br />
un legame che dura<br />
da 125 anni<br />
di Armando Colotta<br />
“ Ognuna di noi ha una sua storia” sembra<br />
sussurrino le decine di barche “attraccate”<br />
alle pareti del corridoio, profondo<br />
quanto il fiume che accarezza l’ingresso<br />
della sede ad una manciata di metri da Ponte Vecchio,<br />
sottostante il Lungarno Anna Maria Luisa de’<br />
Medici e la Galleria degli Uffizi. Al di là del portone<br />
c’è tracciato il cammino di una disciplina, il canottaggio,<br />
e quello di una gloriosa società che ha contribuito<br />
a scrivere molte pagine importanti di questo<br />
sport: la Canottieri Firenze.<br />
Tante di queste barche, comprese quelle senza<br />
nome, hanno un’infinità di storie da raccontare: traguardi<br />
tagliati, record frantumati, imprese compiute<br />
come quella del 1982 quando in poco più di due mesi<br />
(18 maggio-29 luglio) Franco Ciardini e Giorgio Benvenuti<br />
raggiunsero il Tamigi vogando da Firenze. Ma<br />
anche aneddoti di ordinaria fatica quotidiana in<br />
nome di una passione.<br />
<strong>La</strong> “Sergio Orsi” testimonia il gentile omaggio della<br />
famiglia dell’illustre e compianto socio biancorosso<br />
che conserva a tutt’oggi il grande privilegio di essere<br />
ricordato come l’unico fiorentino ad aver rivestito la<br />
più alta carica federale internazionale della storia di<br />
ogni sport. È stato infatti presidente della Federazione<br />
Internazionale di Canoa da 1981 al 1998. Più in là<br />
ancora c’è, invece, il singolo Adaptive guidato da<br />
Fabrizio Caselli, primo atleta disabile della Canottieri<br />
ad aver partecipato, nel 2011 in Slovenia, ad un<br />
mondiale per diversamente abili. Proprio a lui spetta<br />
il vanto di aver arricchito il palmares biancorosso col<br />
primo titolo conseguito nella nuova stagione agonistica<br />
dopo quella appena conclusa che ha consegnato<br />
alla bacheca del club l’annata più medagliata in<br />
oltre cent’anni di vita. Ben diciassette le onorificenze<br />
tricolori portate in riva d’Arno nel 2012, oltre a tre<br />
titoli mondiali e cinque europei, tutti a livello Junior.<br />
L’affascinante storia<br />
di una società che,<br />
nonostante i tagli<br />
imposti dal Coni,<br />
continua a rappresentare<br />
un vanto per lo sport<br />
fiorentino e nazionale<br />
L’entusiasmo di un gruppo agonistico della Canottieri Firenze<br />
Titoli che si sono aggiunti ai primi, conquistati fin dal 1913 quando l’attività<br />
agonistica era cominciata da appena un biennio (6 febbraio1911 data<br />
d’esordio nelle competizioni della Canottieri Firenze a venticinque anni esatti<br />
dalla sua fondazione).<br />
A far luce sulla storica data di fondazione del sodalizio è stata una recente<br />
scoperta fatta quasi per caso circa tre anni fa dall’allora presidente, il notaio<br />
Massimo Cavallina, che tra gli scaffali della Biblioteca Nazionale, mentre era<br />
22<br />
Canottieri Firenze
alle prese con tutt’altre ricerche, si è imbattuto nello statuto della società.<br />
Risale al 1886, l’anno in cui, sulle orme della “Libertas” e della “Florentia”, nasceva<br />
ufficialmente la Canottieri Firenze coi colori araldici del Comune.<br />
Nonostante appaiano così lontani nel tempo, i trionfi di allora hanno contribuito a<br />
gettare le fondamenta di una storia prestigiosa; le vittorie d’antan sono figlie<br />
della stessa passione che, oggi come allora, affascina i seicento e passa soci che<br />
vestono la maglia bianca con le tre fasce rosse. Atleti amanti di uno sport che richiede<br />
sacrificio fisico e mentale qualsiasi sia il livello in cui viene praticato. Ne<br />
sanno qualcosa campioni riusciti come Francesco Fossi (olimpionico a Londra<br />
2012, oggi passato alle<br />
Fiamme Gialle), Andrea Marcaccini<br />
(azzurro alle Paralimpiadi<br />
di Londra 2012), Riccardo<br />
Palchetti (che ha ormai<br />
attaccato il remo al chiodo) e<br />
il bronzo a Barcellona ‘92 Filippo<br />
Soffici; gente abituata<br />
ad allenarsi fino a dodici volte<br />
a settimana. Ne sanno<br />
qualcosa anche le decine di<br />
Juniores - ragazzi che non<br />
hanno ancora raggiunto la<br />
Una suggestiva veduta del Ponte Vecchio dalla sede<br />
maggiore età - intenti a<br />
sgroppare già alle 5.30 del<br />
mattino prima che suoni la campanella scolastica.<br />
Alcuni nomi su tutti: quello di Stefano Oppo e della diciannovenne Beatrice Arcangiolini<br />
freschi di convocazione ai raduni nazionali Senior, e quello di Pietro<br />
Zileri, due volte campione mondiale Junior sull’otto nel 2011 e 2012.<br />
Soddisfazioni frutto degli enormi sacrifici sostenuti quotidianamente, che vanno<br />
circolo quale luogo di prestigio per tutta la città di Firenze”.<br />
Sforbiciate ai fondi che però non hanno inciso sull’organizzazione<br />
di una struttura che mette a disposizione<br />
dei propri associati palestre dotate di ogni strumento<br />
necessario alla cura dell’aerobico fino ai più moderni<br />
Remoergometri (simulatori di voga) e una vascavoga<br />
con tanto di carrello a remi per un primo (e più sicuro)<br />
approccio con l’acqua che precede ogni uscita ufficiale<br />
sui circa 1.200 metri di fiume che congiungono il ponte<br />
alle Grazie e il ponte alla Carraia. Una specchio d’Arno<br />
meno esteso dei circa 4 chilometri situati dirimpetto<br />
alla nuova sede ricavata, grazie alla donazione del Comune<br />
di Firenze, nel vecchio deposito di Publiacqua di<br />
Firenze sud. Un gioiellino migliorato di giorno in giorno<br />
e messo al servizio degli atleti che si preparano alle<br />
varie competizioni ufficiali, una struttura divenuta - tra<br />
le altre cose - un piccolo polo del canottaggio regionale<br />
dopo la scelta della Federazione di farne la sede dei<br />
raduni dei tecnici della Nazionale. Insomma, una struttura<br />
prettamente agonistica, al contrario della storica<br />
sede del XIX secolo occupato fin dal maggio 1933 e diventato<br />
oggi un punto di ritrovo per gente di ogni età ed<br />
estrazione sociale, persone affascinate dalla pratica<br />
sportiva oltre che dalle molteplici attività collaterali.<br />
Già, perché a manifestazioni come la “Mulberry Boat<br />
Race” (che nel 2001 vide i fratelli Abbagnale sfidare il<br />
pluricampione olimpico Steven Redgrave) o ad eventi<br />
come il “Ponte Vecchio Golf Challenge” (organizzato<br />
Oppo - Marcaccini Beatrice Arcangiolini Pietro Zileri Il presidente Cristiano Calussi A sinistra l’allenatore Luigi De Lucia<br />
ad aggiungersi agli altrettanti imposti dal pool di tecnici che operano sotto la<br />
supervisione professionale di un nome del calibro di Luigi De Lucia promosso, a<br />
Pechino 2008, responsabile della nazionale femminile dopo i successi ai campionati<br />
del mondo delle giovanissime biancorosse Anna Bonciani, Camilla Espana e<br />
Anita Pinto. Un corollario di determinazione e professionalità a cui fa da corredo<br />
la volontà di andare avanti da parte di un sodalizio che si trova ad affrontare gli<br />
ingenti tagli imposti dal Coni in questi ultimi anni, come spiega l’attuale presidente<br />
del club, l’avvocato Cristiano Calussi: “<strong>La</strong> Canottieri Firenze esiste da più<br />
di 125 anni perché c’è chi, da altrettanto tempo, pratica con passione e sacrificio<br />
uno degli sport più nobili. Personalmente, e con il Consiglio che ho l’onore di<br />
avere al mio fianco, farò sempre il massimo per consentire ai ragazzi di proseguire<br />
la pratica agonistica ai più alti livelli nonostante i tagli dei vari enti, consapevole<br />
che parallelamente c’è una florida attività sociale da mantenere in vita con<br />
oltre 600 soci ai quali spetta il compito di tramandare la grande tradizione del<br />
dalla Conte of Florence con la partecipazione di campioni<br />
del calibro di Thomas Bjorn, Massimo Scarpa e<br />
Darren Clarke) vanno ad aggiungersi attività di stampo<br />
culturale come il gruppo di lettura e le camminate letterarie,<br />
ma anche presentazioni di automobili o di collezioni<br />
primavera-estate di abbigliamento naturale di<br />
Stile Biologico indossato dai giovani della squadra di<br />
canottaggio. Un’attività sportiva di vertice e un ambito<br />
culturale di spessore che però passano in secondo piano<br />
rispetto a quanto fatto dai soci nei giorni successivi<br />
all’immane tragedia del 4 novembre 1966 quando, muniti<br />
di picconi, pale e rastrelli, si rimboccarono le maniche<br />
per aiutare una Firenze tradita e ferita proprio da<br />
quel fiume da loro tanto amato.<br />
Canottieri Firenze<br />
23
Sede sociale e direzione<br />
Signa<br />
piazza Michelacci 1-2 - 50058 Signa<br />
Tel. 055 879101 - fax 055 8732067<br />
Filiali<br />
Signa<br />
piazza Michelacci 1-2 - 50058 Signa<br />
Tel. 055 879101 - fax 055 8732067<br />
<strong>La</strong>stra a Signa<br />
via Turati 10-12<br />
50055 <strong>La</strong>stra a Signa<br />
Tel. 055 8720251 - fax 055 8720204<br />
Ponte a Signa<br />
(Comune di <strong>La</strong>stra a Signa)<br />
via S. <strong>La</strong>vagnini 11 - 50055 <strong>La</strong>stra a Signa<br />
Tel. 055 8725268 - fax 055 8725270<br />
San Mauro a Signa<br />
(Comune di Signa)<br />
via della Chiesa 19 - 50050 S. Mauro a Signa<br />
Tel. 055 8739764/5 - fax 055 8739693<br />
Viottolone<br />
(Comune di Scandicci)<br />
via di Castelpulci 3 - 50018 Scandicci<br />
Tel. 055 7310678 - fax 055 720145<br />
Montelupo Fiorentino<br />
via Centofiori 14 - 50056 Montelupo Fiorentino<br />
Tel. 0571 913188 - fax 0571 913216<br />
Malmantile<br />
(Comune di <strong>La</strong>stra a Signa)<br />
via Vecchia Pisana 235<br />
50050 Malmantile (<strong>La</strong>stra a Signa)<br />
Tel. 055 8729244 - fax 055 8784412<br />
Firenze<br />
Piazza della Libertà 32R - 50129 Firenze<br />
Tel. 055 5088114 - fax 055 578832<br />
Sede distaccata<br />
Castelfranco di Sotto<br />
via Provinciale Francesca Nord 78<br />
56022 Castelfranco di Sotto (Pisa)<br />
Tel. 0571 488730 - fax 0571 488740<br />
Sportelli ATM<br />
Signa<br />
Parco dei Renai<br />
Badia a Settimo<br />
(Comune di Scandicci)<br />
via la Comune di Parigi 34<br />
Capannori<br />
Via del Popolo 5<br />
55012 Capannori (Lucca)<br />
Firenze<br />
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio<br />
via Torregalli 3 - 50143 Firenze<br />
Fucecchio<br />
Piazza dei Seccatoi<br />
24<br />
San Miniato<br />
Viale Marconi 20