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tra arte e sapere scientifico, come aspetti della conoscenza<br />
strettamente interconnessi che vivono e si sviluppano<br />
contaminandosi reciprocamente. Entrambi si avvalgono<br />
dell’osservazione e dell’intuizione per interpretare la realtà,<br />
ma un ruolo spetta anche alla fantasia, che incarna il<br />
momento creativo in cui si comprende la relazione tra le<br />
cose. “Il contatto che Ghelli ha stabilito con Leonardo -<br />
scrive Carlo Pedretti - è a livelli di affinità elettive”. Ed è<br />
un’affinità quella che viene a crearsi tra le invenzioni leonardesche,<br />
i disegni sul volo e sui moti dell’acqua e la<br />
macchina della finzione fantastica di cui Giuliano Ghelli è<br />
maestro concertatore. Fanno parte di questo caleidoscopico<br />
congegno visivo le porte spalancate sul sogno, sul mito<br />
e sulla storia, le scatole magiche che custodiscono il vissuto<br />
dell’artista, i paesaggi, gli arcobaleni e le lune che<br />
raccontano il legame con la sua terra, le buste chiuse che<br />
sono scrigni di lontane memorie, i busti di donna che indicano<br />
la continuità tra il presente e il passato dell’arte. Un<br />
immaginario che vive di certezze già acquisite e di nuovi<br />
approdi raggiunti attraverso un meccanismo autorigenerante<br />
al cui timone è l’artista e la sua inesausta ricerca di<br />
libertà.<br />
Tra i recenti appuntamenti espositivi si ricorda la mostra a<br />
Firenze nel Ristorante i 4 Amici avvenuta alla fine di ottobre<br />
nell’ambito di una rassegna che, fino a gennaio, vedrà<br />
esporre alcuni tra i più noti artisti toscani.<br />
entra a far parte del suo immaginario. Nei lavori dei primi anni Ottanta,<br />
invece, accosta la scrittura all’elemento figurale, facendo sì che il<br />
supporto non sia più un campo neutro che subisce l’agire artistico, ma<br />
un luogo dove parole e figure rimandano a una dimensione narrativa<br />
che comprende il tempo e la memoria individuale. L’attenzione al linguaggio<br />
verbale rivela, inoltre, un interesse per il mondo della poesia<br />
e della letteratura che Ghelli pone in continuo dialogo con la pittura. Il<br />
verso poetico e il racconto letterario sono alle origini di molti dei suoi<br />
lavori figurativi, non solo come spunto ispirativo, ma come presenze<br />
vive nell’imbanditura scenica delle visioni fantastiche. <strong>La</strong> parola che<br />
diventa figura prende parte alla complessa coreografia di cui l’immaginazione<br />
si serve per spiegare le proprie vele, e quando la derivazione<br />
di un tema da un testo letterario non è riconoscibile fin da subito, interviene<br />
il titolo a dichiararla apertamente. E’ lunga la lista dei grandi<br />
nomi della cultura italiana e straniera che Giuliano Ghelli ha “incontrato”:<br />
Calvino, Saramago, Neruda, Garcia Marquez, Montale, Kavafis,<br />
Zavattini, Hemingway e molti altri. Incontri che a volte sono frutto<br />
di nuove letture, a volte hanno la familiarità dei vecchi amici che si<br />
ritrovano per rammentare il tempo della giovinezza. Altre volte, invece,<br />
nascono come riflessioni sulle invenzioni figurali di artisti del passato<br />
lontano o recente, di cui offre un’interpretazione del tutto originale,<br />
una vera e propria rilettura e non un omaggio. Picasso, Magritte,<br />
Matisse, i Futuristi e soprattutto Leonardo, che diversi anni fa l’ha visto<br />
impegnato in uno studio dei trentasei fogli che compongono il<br />
Codice Hammer e che raccolgono le osservazioni del genio fiorentino<br />
sulle acque e sull’astronomia. Un’occasione per celebrare il rapporto<br />
12 Giuliano Ghelli