La TOSCANA - Gennaio 2014

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Situato nel centro storico di Firenze, dal 1986 è l'approdo sicuro per gli amanti del pesce fresco e delle crudités. Al ristorante i 4 amici si servono i migliori prodotti ittici che arrivano giornalmente dalle coste italiane, dalla Francia e dall’Atlantico, selezionati secondo canoni di freschezza e bontà. Entrando, la cucina a vista e la vetrina del pescato conducono al Salone Venere, raffinato nel suo gusto minimal chic, mentre la terrazza degli Alisei è perfetta per cocktail party o una cena al lume di candela, nelle calde estati fiorentine. Da qui si accede alla Cantina delle Grottesche, uno scrigno prezioso, la cui volta è affrescata con scene marinare e ammalianti sirene che un recente restauro ha riportato alla loro originaria bellezza. Ristorante i 4 amici Via degli Orti Oricellari, 29/R - Firenze Tel. +39 055 215413 www. ristoranteiquattroamici.it prenotazioni@ristoranteiquattroamici.it
Sergio Nardoni L’incanto della bellezza di Daniela Pronestì Non è facile raccontare la bellezza, specie quando ci si confronta con una lunga tradizione artistica. È come scalare il tempo per conquistare una vetta a cui molti ambiscono ma che pochi alla fine raggiungono. Occorrono studio, dedizione, talento e soprattutto la capacità di distillare l’essenza del passato per convogliarla in una visione che faccia convivere i miti di ieri con i valori dell’oggi. E ancora non basta. Spesso l’artista che opera nel presente ha davanti a sé il simulacro di una bellezza priva di senso, ridotta ad un vuoto involucro: ridisegnarne i contorni è il suo compito. Nei dipinti di Sergio Nardoni la bellezza torna ad essere un’esperienza che tocca la nostra sensibilità nel profondo, il riflesso di un ordine ideale dell’universo e insieme la misura di tutte le cose. Tolte le scorie dell’apparenza, resta la durevole sostanza di uno stile che ha profonde radici nella migliore tradizione artistica italiana. Uno stile rigoroso nella ricerca della coerenza compositiva e intrinsecamente fiorentino perchè riconosce nel disegno uno strumento di acquisizione e di conoscenza del reale. Le finezze esecutive, parte tutt’altro che secondaria del suo metodo di lavoro, non esauriscono le Butterfly (incompiuto), olio su tela, cm. 140x120 Roberta con la sua gattina, olio su tela, cm. 90x80 finalità di una pittura che dalla vita attinge le sue ragioni e che alla vita ritorna soltanto dopo averla decantata dalle “impurità” del quotidiano e ricondotta ad una condizione lirica primaria. Di quadro in quadro Nardoni vince gli ostacoli che si frappongono tra la vocazione metafisica del suo registro espressivo e la necessità di tenersi lontano dalle tentazioni letterarie e dagli estremismi intellettualistici che compromettono la freschezza e la verità dell’ispirazione. Anche quando sembra indulgere al virtuosismo della tecnica e alla citazione colta, la sua pittura evoca un mondo pervarso dal sentimento, naturalmente poetico, surreale in certe fughe oltre il visibile, tendente all’astrazione nei casi in cui pur non lasciando alcun dubbio sulla consistenza fisica delle cose, le trasferisce su di un altro piano, quello dell’illusione. Un velo di ambiguità avvolge i paesaggi urbani e gli interni che fungono da quinta teatrale ai suoi racconti: è il velo dietro cui si nasconde l’enigma della bellezza, che è stupore, meraviglia improvvisa, rivelazione di un senso altrimenti inafferrabile. Soprattutto, sembra dirci l’artista fiorentino, la bellezza può e deve essere ancora materia dell’arte come lo è stata per secoli offrendo un’alternativa alle incongruenze della vita. Un paradigma estetico che la sola realtà con la sua schietta evidenza non basta a motivare: è dalla storia, infatti, che spesso discende la forma solida e Sergio Nardoni 13
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