1vLb19f
“Se la musica di oggi ha un merito, è quello
di avvicinarsi al pensiero e ai suoni del nostro tempo.
Ma seguire la musica significa impegnare la mente.
Impariamo quindi a concentrarci sulle trasformazioni
dei suoni, delle figure, e la musica ci rivelerà tutti
i suoi segreti. Non serve un grande sforzo: giusto un
istante. Un istante necessario a svuotare la mente
e riempirla di altre cose. Come per osservare il breve
messaggio di una nuvola.”
Queste righe sono di Salvatore Sciarrino, ma si applicano
con pari pertinenza a tutte le opere nel programma di questo
concerto: dovremmo prestare orecchio al minimo particolare.
Un concerto di musica da camera, in cui l’intimismo
dell’ensemble rima con la fusione dei timbri e l’attenzione
estrema ai fenomeni fisici legati alla natura stessa del suono,
ondulatorio. Lontano da ogni figuralismo, questo concerto
va dritto al cuore del suono e presenta due aspetti:
uno più contemplativo, fatto di una tenue discrezione e di
articolazioni sottili (Tenney, Scelsi, Sabat e Sciarrino), e l’altro
più volubile (Carter, Vivier), lasciandosi andare talvolta
a un tumulto violento (Xenakis, Romitelli).
Composto nel 1971, Cellogram per violoncello di James Tenney
ci porta dritti al tema, poiché la partitura consiste in
una curva tracciata su carta millimetrata – il titolo stesso si
riferisce ai diagrammi scientifici (come quelli degli encefalogrammi).
Il brano è un lentissimo doppio glissando nel quale
si possono udire battimenti e phasing sonori – due fenomeni
che, in sé, interessano meno il compositore che la loro
evoluzione (apparizione, sviluppo e successivo deterioramento,
ovvero lo swell, l’onda lunga in inglese). Caratterizzato
da un’estrema semplicità, Cellogram fa parte dei postal
pieces, nel senso letterale del termine: Tenney ha composto
una decina di opere di questo genere sul retro di cartoline
illustrate.
Ko-Lho (1966) di Giacinto Scelsi è l’incontro tra due strumenti:
dalla fusione dei loro timbri nasce una terza entità,
quasi un meta strumento. Nel corso dei due movimenti che
compongono l’opera, flauto e clarinetto procedono molto vicini,
separati da meno di un mezzo tono per quasi tutto il
brano. Alternando vibrati di ampiezza variabile, glissando e
contrasti dinamici, i due strumenti srotolano un nastro sonoro
modulato dalle interazioni e dalle interferenze che si
creano in virtù della loro vicinanza. Sporadicamente uno o
l’altro strumento ritrova per un momento la propria libertà,
come a sottolineare la polifonia del contesto.
Allievo e interprete appassionato di James Tenney e Morton
Feldman, anche Marc Sabat si interessa ai battimenti
e ad altre interferenze nel suo Claudius Ptolemy per violino
e violoncello. Una partitura semplice e breve, minimalista
potremmo dire, il cui tempo è affidato alla libera scelta
degli interpreti – ai quali viene richiesto di “prendersi tutto
il tempo necessario” per raggiungere la giusta intonazione
e generare i battimenti e le risonanze desiderati. Il titolo
dell’opera ricorda che Tolomeo è uno dei primi pensatori ad
aver teorizzato gli intervalli musicali.
Ci allontaniamo un momento dalla natura del suono per
avvicinarci alla poesia dell’“ecologia sonora” di Salvatore
Sciarrino. Alberto Burri è un pittore e uno scultore italiano
scomparso nel 1995. Gli dobbiamo il Grande Cretto di Gibellina,
monumentale opera di land art con la quale ha ricoperto
di cemento bianco un intero quartiere ridotto in macerie
dal terremoto del Belice nel 1968. Nell’Omaggio che gli dedica
il compositore avvertiamo un’eco dell’aridità, della nudità
di quel paesaggio devastato.
Entriamo in un mondo tutto diverso con la Pièce per violino
e clarinetto di Claude Vivier: composta con altri sette brani
per rispondere alla richiesta di un concorso canadese, il
pezzo alla fine non è stato utilizzato. Se per certi aspetti si
avvicina a un brano da concorso (è molto impegnativa per
gli interpreti), si discosta tuttavia dall’esercizio di stile, risultando
un po’ ossessiva nonostante l’apparente leggerezza
giovanile, pervasa da formule ricorrenti.
Un’apparente leggerezza: è ciò a cui aspira anche Elliot Carter
nel suo Con leggerezza pensosa per clarinetto, violino e
violoncello. Omaggio a Italo Calvino, scomparso nel 1985, il
brano rappresenta il riflesso musicale di un’idea menzionata
dallo scrittore in una delle celebri Lezioni americane tenute
ad Harvard: “Spero innanzitutto di avere dimostrato che
esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo
che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi la leggerezza
pensosa può far apparire la frivolezza come pesante
e opaca.”
Ancora un omaggio, questa volta al compositore Jean-Pierre
Guézec. In Charisma (1971), Xenakis cerca nella violenza
ciò che Tenney, Scelsi e Sabat cercavano nella meditazione:
invece di un connubio di timbri, troviamo qui collisioni
di masse sonore che producono complessi sonori di asperità
inaudita.
Quasi trent’anni dopo ritroviamo la stessa violenza, la stessa
ebbrezza dell’accumulo di sonorità compatte e sporche
nelle due Domeniche alla periferia dell’impero di Fausto
Romitelli. Il compositore italiano tuttavia percorre un’altra
strada rispetto al suo predecessore: il suo talento qui si
manifesta nella modellatura della massa sonora, nei minimi
particolari della composizione. Se prima era necessario
tendere l’orecchio ai battimenti interferenziali, qui dobbiamo
concentrarci per distinguere le asperità e le tortuosità
del suono che ci imprigiona. La seconda Domenica, dedicata
a Gérard Grisey, pone l’accento su ciò che i due uomini avevano
in comune: l’invenzione timbrica, la continuità del flusso
musicale e soprattutto un’attenzione particolare all’associazione
dei colori strumentali.
Jérémie Szpirglas
ENSEMBLE
INTERCONTEMPORAIN
Fondato da Pierre Boulez nel 1976 con il sostegno
di Michel Guy (allora Segretario di Stato alla Cultura)
e con la collaborazione di Nicholas Snowman, l’Ensemble
Intercontemporain riunisce 31 solisti che condividono
la stessa passione per la musica dal XX secolo a oggi.
Raggruppati in una formazione permanente, partecipano
alle missioni di diffusione, trasmissione e creazione
menzionati negli statuti dell’Ensemble.
Sotto la direzione musicale del compositore e direttore
d’orchestra Matthias Pintscher, collaborano, insieme
ad altri compositori, all’esplorazione di tecniche
strumentali e a progetti che associano musica, danza,
teatro, cinema, video e arti visive.
Ogni anno l’Ensemble ordina e suona nuove opere che
arricchiscono il suo repertorio.
In collaborazione con l’Institut de Recherche et
Coordination Acoustique/Musique (IRCAM), l’Ensemble
Intercontemporain partecipa a progetti che includono
nuove tecnologie di produzione sonora.
Gli spettacoli musicali per il pubblico giovane,
le attività di formazione dei giovani strumentisti, direttori
d’orchestra e compositori, e le numerose azioni di
sensibilizzazione del pubblico organizzate dall’Ensemble
testimoniano il suo impegno profondo e riconosciuto
a livello internazionale in favore della trasmissione
e dell’educazione musicale.
Dal 2004, i solisti dell’Ensemble hanno partecipato
come tutor alla Lucerne Festival Accademy, sessione
annuale di formazione di diverse settimane riservata ai
giovani strumentisti, direttori d’orchestra e compositori
di tutto il mondo.
In residenza alla Cité de la musique (Parigi) dal 1995 –
e a partire da gennaio 2015 alla nuova Filarmonica di Parigi
- l’Ensemble si esibisce e registra in Francia e all’estero,
dove è invitato da grandi festival internazionali.
Finanziato dal Ministero della Cultura e della
Comunicazione, l’Ensemble riceve anche un sostegno
dalla Città di Parigi.
ALAIN BILLARD,
CLARINETTO BASSO
Laureato al Conservatorio Superiore
di Musica e di Danza di Lione,
Alain Billard fa parte dell’Ensemble
Intercontemporain dal 1995. Occupa
la posizione di clarinetto basso ma
suona anche il clarinetto, il corno di
bassetto e il clarinetto contrabbasso.
Solista riconosciuto a livello
internazionale, ha collaborato con
numerosi compositori del XX secolo
e di oggi, come Pierre Boulez, Luciano
Berio, György Ligeti, Karlheinz
Stockhausen, oltre a Philippe Manoury,
Michael Jarrell, Pascal Dusapin, Bruno
Mantovani e Yann Robin.
Spesso invitato come solista da grandi
orchestre nazionali e internazionali,
Alain Billard crea e registra numerose
opere tra le quali Machine for
Contacting the Dead (2001) di Lisa Lim,
Génération (2002), triplo concerto per
tre clarinetti di Jean-Louis Agobet,
Mit Ausdruck (2003), concerto per
clarinetto basso e orchestra di Bruno
Mantovani, Décombres de Raphaël
Cendo (2007), Art of Metal I, II, III (2007-
2008) per clarinetto contrabbasso,
ensemble e elettronica di Yann Robin,
Del reflejo de la sombra (2010) di
Alberto Posadas con il quartetto Diotima
e La Grammatica del soffio (2011)
di Matteo Franceschini.
È Membro fondatore del Quintetto a
fiato Nocturne, con il quale ottiene il
Primo Premio al concorso di musica
da camera del conservatorio di
Lione, il Secondo Premio al Concorso
internazionale di Musica delle ARD
di Monaco di Baviera e il Premio del
Concorso di musica da camera di Osaka
(Giappone). Crea con Odile Auboin
(alto) e Hidéki Nagano (piano) il Trio
Modulations, al quale i compositori
Marco Stroppa, Bruno Mantovani
e Philippe Schoeller hanno già dedicato
nuove opere. Alain Billard è molto attivo
nel campo della ricerca e dello sviluppo
di nuove tecniche strumentali. Collabora
regolarmente con l’Ircam e la fabbrica
Selmer.
La sua partecipazione attiva nelle
attività didattiche dell’Ensemble,
dedicate al pubblico giovane e ai futuri
professionisti in ambito musicale,
testimonia il suo profondo impegno
per la trasmissione di conoscenze sotto
tutte le sue forme.
JEANNE-MARIE CONQUER,
VIOLINO
Nata nel 1965, Jeanne-Marie Conquer
ottiene all’età di 15 anni il primo premio
nella categoria violino del Conservatorio
di Parigi (CNSMDP) e segue il corso
di perfezionamento nelle classi di
Pierre Amoyal (violino) e Jean Hubeau
(musica da camera). Diventa membro
dell’Ensemble Intercontemporain
nel 1985. Jeanne-Marie Conquer
sviluppa relazioni artistiche forti con
i compositori di oggi. Ha lavorato con
György Kurtág, György Ligeti (per Trio
per corno e il Concerto per violino),
Peter Eötvös (per la sua opera lirica
Le Balcon) e Ivan Fedele. Per Deutsche
Grammophon ha registrato Sequenza
VIII per solo violino di Luciano Berio,
Pierrot Lunaire e l’Ode to Napoleon
di Schönberg e Anthèmes e Anthèmes
II di Pierre Boulez nell’ambito della
pubblicazione di un volume di Jean-
Jacques Nattiez dedicato all’opera
del compositore.
Jeanne-Marie Conquer è anche stata
solista di Anthèmes II al Festival
di Lucerna nel 2002 - opera di cui ha
seguito la creazione in America latina,
a Buenos Aires, nel 2006 - e del
Concerto per violino di György Ligeti
per il suo ottantesimo compleanno
nel 2003 alla Cité de la Musique (Parigi).
Parallelamente alla sua carriera di
solista, Jeanne-Marie Conquer insegna
al Conservatoire Municipal W.A. Mozart
(Parigi 1) e al Conservatorio di Parigi
(CNSMDP).
ÉRIC-MARIA COUTURIER,
VIOLONCELLO
All’età di 18 anni, Éric-Maria Couturier
entra con il primo posto nella classe
di Roland Pidoux al Conservatorio di
Parigi (CNSMDP), dove ottiene il Primo
Premio nella sezione di violoncello
primo nominato e un master in musica
da camera.
Ottiene il Primo Premio e il Premio
Speciale al concorso di Trapani,
il Secondo Premio a Trieste e il Terzo
Premio al concorso di Firenze con il
pianista Laurent Wagschal, con il quale
registra un disco dedicato alla musica
francese dell’inizio del XX secolo.
A 23 anni entra all’Orchestra di
Parigi e diventa poi Primo solista
dell’Orchestra Nazionale di Bordeaux.
Dal 2002 è solista dell’Ensemble
Intercontemporain.
Éric-Maria Couturier si è esibito sotto
la direzione dei più grandi direttori
d’orchestra contemporanei, tra cui Solti,
Sawallisch, Giulini, Maazel e Boulez.
È solista dei concerti per violoncello di
Haydn, Dvorak, Eötvös o Kurtág.
La sua esperienza nell’ambito della
musica da camera si è approfondita
suonando con dei pianisti come Maurizio
Pollini, Pierre-Laurent Aimard, Christian
Ivaldi, Jean-Claude Pennetier, Shani
Diluka.
Nel campo dell’improvvisazione
suona con il cantante jazz David Linx,
il platinista ErikM, la cantante Laika
Fatien, il contrabbassista Jean-Philippe
Viret, con il quale ha registrato il suo
ultimo disco in quartetto.
Ha anche registrato un disco con
l’ottetto Les Violoncelles Français per
l’etichetta discografica Mirare. Suona un
violoncello di Frank Ravatin e uno
di François Varcin.
EMMANUELLE OPHÈLE,
FLAUTO
Emmanuelle Ophèle comincia la sua
formazione musicale presso la Scuola
di musica di Angulema, Francia. A 13
anni inizia a studiare con Patrick Gallois
e Ida Ribera, poi con Michel Debost al
Conservatorio di Parigi (CNSMDP), dove
ottiene il Primo Premio nella categoria
flauto. Emmanuelle Ophèle raggiunge
l’Ensemble Intercontemporain a 20 anni.
Attenta allo sviluppo del repertorio e ai
nuovi terreni di espressione offerti dalle
tecnologie, velocemente prende parte
alle creazioni che usano le tecniche più
recenti: La Partition du ciel et de l’enfer
per flauto Midi e pianoforte Midi di
Philippe Manoury (registrato da Adès)
o …explosante fixe… per flauto Midi,
due flauti ed ensemble strumentale di
Pierre Boulez (registrato da Deutsche
Grammophon). Partecipa anche alla
registrazione del Marteau sans maître
(Deutsche Grammophon, 2005, sotto la
direzione del compositore).
Titolare del Certificat d’Aptitude à
l’enseignement artistique, insegna
presso il conservatorio di Montreuilsous-Bois
ed è chiamata da numerose
accademie, tra cui quelle di Aix-en-
Provence, Lucerna, Suc-et-Sentenac
e Val d’Isère. L’apertura a un ampio
repertorio, dalla musica barocca alla
creazione contemporanea, dal jazz
all’improvvisazione, rappresenta un asse
importante del suo insegnamento.
« Si la musique d’aujourd’hui a un mérite, c’est celui
de s’approcher de la pensée et des sons de notre
époque. Mais suivre la musique signifie impliquer
son esprit. Apprenons donc à nous concentrer sur les
transformations des sons, des figures, et la musique
nous confiera tous ses secrets. Cela ne demande
pas un grand effort : ni plus ni moins qu’un instant.
Un instant nécessaire pour vider son esprit
et le remplir d’autre chose. Comme pour observer
le message bref d’un nuage. »
Si ces quelques lignes sont de Salvatore Sciarrino, elles s’appliquent
avec une égale pertinence à l’ensemble des œuvres
au programme de ce concert : il faudra tendre l’oreille au
moindre détail. Un concert de musique de chambre, où l’intimisme
des effectifs rime avec fusion des timbres et attention
extrême aux phénomènes physiques liés à la nature
même du son : ondulatoire. Loin de tout figuralisme,
ce concert pénètre au cœur du son — et en présente deux
facettes : l’une est plus contemplative, tout en discrétion
ténue et en subtiles articulations (Tenney, Scelsi, Sabat et
Sciarrino), et l’autre plus volubile (Carter, Vivier), se laissant
parfois aller à un violent tumulte (Xenakis, Romitelli).
Composée en 1971, Cellogram pour violoncelle de James
Tenney nous mène d’emblée au cœur du sujet, puisque sa
partition consiste en une courbe tracée sur du papier millimétré
— le titre lui-même fait référence aux diagrammes
scientifiques (à l’instar des électroencéphalogrammes). La
pièce consiste en un très lent double glissando au cours duquel
on peut entendre battements et déphasages sonores
— deux phénomènes qui intéressent moins le compositeur
que leur apparition, gonflement et subséquente détérioration
(ce qu’il appelle le « swell » : la houle en anglais). D’une
grande simplicité dans son déploiement, Cellogram fait partie
des « postal pieces » — au sens premier du terme : Tenney
a ainsi composé une dizaine d’œuvres au dos de cartes
postales…
Dans Ko-Lho (1966) de Giacinto Scelsi, ce sont cette fois deux
instruments qui s’entremêlent : de la fusion de leurs timbres
naît une troisième entité, comme un méta-instrument. Au
cours des deux mouvements qui composent l’œuvre, flûte
et clarinette évoluent très proches l’une de l’autre — moins
d’un demi-ton les sépare la plupart du temps. Alternant
vibratos d’amplitude variable, glissandos et contrastes dynamiques,
les deux instruments déroulent un ruban de son
modulé par les interactions et interférences qui naissent de
leur proximité. Sporadiquement, l’un ou l’autre instrument
reprend brièvement sa liberté, comme pour souligner la
multiphonie ambiante.
Disciple et interprète passionné de James Tenney ou de Morton
Feldman, Marc Sabat s’intéresse lui aussi aux battements
et autres interférences dans son Claudius Ptolemy
pour violon
et violoncelle. Une partition simple et courte, minimale
dirons-nous, dont le tempo est laissé au libre choix des interprètes
— auxquels on demande de « prendre tout le
temps nécessaire » pour atteindre la justesse adéquate et
provoquer ainsi les battements et résonances recherchés.
Le titre de l’œuvre rappelle que Ptolémée fait partie des premiers
penseurs à avoir théorisé les intervalles musicaux.
On se détache un instant de la nature même du son pour
s’échapper à la poésie de « l’écologie sonore » de Salvatore
Sciarrino. Alberto Burri est un peintre et sculpteur italien
mort en 1995. On lui doit le Grande Cretto de Gibellina, une
œuvre monumentale de land art, pour laquelle il a recouvert
de ciment blanc un quartier entier abandonné après un
tremblement de terre. On entend un écho de cette aridité,
de cette nudité d’un paysage dévasté, dans l’Omaggio que
lui rend le compositeur.
On entre dans un tout autre monde avec la Pièce pour violon
et clarinette de Claude Vivier : composée avec sept autres
pièces pour répondre à une commande d’un concours canadien,
elle n’a toutefois pas été utilisée au cours de la compétition.
Si elle relève donc par certains aspects de la pièce
de concours (elle est extrêmement exigeante pour les interprètes),
elle prend du recul par rapport à l’exercice : elle apparaît
ainsi quelque peu obsessionnelle malgré son apparente
légèreté juvénile, attirée à l’envi par des formules récurrentes…
Une apparente légèreté : c’est également ce à quoi aspire
Elliot Carter dans son Con leggerezza pensosa pour clarinette,
violon et violoncelle. Hommage à Italo Calvino, décédé
en 1985, la pièce se veut le reflet musical d’une idée dont
l’écrivain fait part au cours d’une de ses conférences à Harvard
: « Surtout, j’espère avoir démontré qu’il existe une légèreté
de la pensée, à l’image de la légèreté frivole que nous
connaissons tous ; en fait, la légèreté réfléchie peut donner
le sentiment que la frivolité est terne et lourde. »
Nouvel hommage, au compositeur Jean-Pierre Guézec cette
fois. Dans Charisma (1971), Xenakis recherche dans la violence
ce que Tenney, Scelsi et Sabat recherchaient dans la
méditation : au lieu de mariage de timbres, ce sont cette fois
des collisions de masses sonores, produisant des complexes
sonores d’une âpreté inouïe.
Près de 30 ans plus tard, on retrouve cette même violence,
cette même ivresse de l’accumulation de sonorités
compactes et sales, dans les deux Domeniche alla periferia
dell’impero (Dimanches à la périphérie de l’Empire) de
Fausto Romitelli. Le compositeur italien en joue toutefois
différemment de son aîné : c’est dans le modelage de la
masse sonore, dans les moindres détails de sa composition,
que se manifeste son talent de compositeur. De même qu’il
fallait tendre l’oreille aux battements interférentiels, il faut
ici s’attacher à distinguer les aspérités et anfractuosités
du bruit dont il nous saisit. Le second Dimanche, dédié à
Gérard Grisey, met l’accent sur ce que les deux hommes
avaient en commun : l’invention timbrale, la continuité du
flux musical — et, surtout, un soin tout particulier porté à
l’association des couleurs instrumentales.
Jérémie Szpirglas
ENSEMBLE
INTERCONTEMPORAIN
Créé par Pierre Boulez en 1976 avec l’appui de Michel Guy
(alors secrétaire d’État à la Culture) et la collaboration
de Nicholas Snowman, l’Ensemble Intercontemporain
réunit 31 solistes partageant une même passion pour
la musique du XX e siècle à aujourd’hui.
Constitués en groupe permanent, ils participent aux
missions de diffusion, de transmission et de création
fixées dans les statuts de l’Ensemble.
Placés sous la direction musicale du compositeur
et chef d’orchestre Matthias Pintscher, ils collaborent,
au côté des compositeurs, à l’exploration des techniques
instrumentales ainsi qu’à des projets associant musique,
danse, théâtre, cinéma, vidéo et arts plastiques.
Chaque année, l’Ensemble commande et joue de
nouvelles œuvres, qui viennent enrichir son répertoire.
En collaboration avec l’Institut de Recherche et
Coordination Acoustique/Musique (IRCAM), l’Ensemble
Intercontemporain participe à des projets incluant des
nouvelles technologies de production sonore.
Les spectacles musicaux pour le jeune public, les
activités de formation des jeunes instrumentistes, chefs
d’orchestre et compositeurs ainsi que les nombreuses
actions de sensibilisation des publics, traduisent
un engagement profond et internationalement reconnu
au service de la transmission et de l’éducation musicale.
Depuis 2004, les solistes de l’Ensemble participent
en tant que tuteurs à la Lucerne Festival Academy,
session annuelle de formation de plusieurs semaines
pour des jeunes instrumentistes, chefs d’orchestre et
compositeurs du monde entier.
En résidence à la Cité de la musique (Paris) depuis 1995,
et à partir de janvier 2015 à la nouvelle Philharmonie
de Paris, l’Ensemble se produit et enregistre en France
et à l’étranger où il est invité par de grands festivals
internationaux.
Financé par le ministère de la Culture et de la
Communication, l’Ensemble reçoit également le soutien
de la Ville de Paris.
ALAIN BILLARD,
CLARINETTE BASSE
Titulaire du DESM du Conservatoire
Supérieur de Musique et de Danse
de Lyon, Alain Billard est membre de
l’Ensemble Intercontemporain depuis
1995. Il y occupe le poste de clarinette
basse (jouant aussi clarinette, cor
de basset et clarinette contrebasse).
Soliste internationalement reconnu,
il a collaboré avec de nombreux
compositeurs du XX e siècle à
aujourd’hui dont Pierre Boulez,
Luciano Berio, György Ligeti, Karlheinz
Stockhausen ou encore Philippe
Manoury, Michael Jarrell, Pascal
Dusapin, Bruno Mantovani et Yann
Robin.
Régulièrement invité comme soliste
par de grands orchestres nationaux
et internationaux, il crée et enregistre
de nombreuses œuvres parmi
lesquelles Machine for Contacting the
Dead (2001) de Lisa Lim, Génération
(2002), triple concerto pour trois
clarinettes de Jean-Louis Agobet,
Mit Ausdruck (2003), concerto pour
clarinette basse et orchestre de
Bruno Mantovani, Décombres de
Raphael Cendo (2007), Art of Metal
I, II, III (2007-2008) pour clarinette
contrebasse, ensemble et électronique
de Yann Robin, Del reflejo de la sombra
(2010) d’Alberto Posadas avec le
quatuor Diotima et La Grammatica del
soffio (2011) de Matteo Franceschini.
Membre fondateur du Quintette à vent
Nocturne, avec lequel il obtient un
premier Prix de Musique de chambre
au Conservatoire de Lyon, le deuxième
Prix du Concours international de l’ARD
de Munich et le Prix de Musique de
Chambre d’Osaka (Japon), il crée aux
côtés d’Odile Auboin (alto) et Hidéki
Nagano (piano) le Trio Modulations,
auquel les compositeurs Marco Stroppa,
Bruno Mantovani et Philippe Schoeller
ont déjà dédié de nouvelles œuvres.
JEANNE-MARIE CONQUER,
VIOLON
Née en 1965, Jeanne-Marie Conquer
obtient à l’âge de 15 ans le premier
Prix de violon au Conservatoire de
Paris (CNSMDP) et suit le cycle de
perfectionnement dans les classes
de Pierre Amoyal (violon) et Jean
Hubeau (musique de chambre).
Elle devient membre de l’Ensemble
Intercontemporain en 1985. Jeanne-
Marie Conquer développe des
relations artistiques attentives avec
les compositeurs d’aujourd’hui et a en
particulier travaillé avec György Kurtág,
György Ligeti (pour le Trio avec cor et
le Concerto pour violon), Peter Eötvös
(pour son opéra Le Balcon)
et Ivan Fedele. Elle a gravé pour
Deutsche Grammophon la Sequenza
VIII pour violon seul de Luciano Berio,
Pierrot Lunaire et l’Ode à Napoléon
de Schönberg ainsi qu’Anthèmes
et Anthèmes II de Pierre Boulez pour
la publication d’un ouvrage de Jean-
Jacques Nattiez consacré à l’œuvre
du compositeur.
Jeanne-Marie Conquer a notamment
été la soliste d’Anthèmes II au Festival
de Lucerne en 2002, œuvre dont elle
a assuré la création en Amérique latine
à Buenos Aires en 2006, et du Concerto
pour violon de György Ligeti pour son
80 e anniversaire en 2003 à la Cité de
la musique (Paris). Parallèlement
à sa carrière de soliste, Jeanne-Marie
Conquer enseigne au Conservatoire
Municipal W. A. Mozart (Paris 1 er ) et au
Conservatoire de Paris (CNSMDP).
ÉRIC-MARIA COUTURIER,
VIOLONCELLE
À 18 ans, Éric-Maria Couturier entre
premier nommé dans la classe de
Roland Pidoux au Conservatoire de Paris
(CNSMDP), où il obtient un Premier Prix
de violoncelle premier nommé et un
master de musique de chambre.
Il obtient le Premier Prix et le Prix
spécial au concours de Trapani, le
Second Prix à Trieste et le Troisième Prix
de Florence en compagnie du pianiste
Laurent Wagschal avec qui il enregistre
un disque consacré à la musique
française du début du XX e siècle.
A 23 ans, il entre à l’Orchestre de
Paris, puis devient Premier Soliste
à l’Orchestre National de Bordeaux.
Depuis 2002, il est soliste à l’Ensemble
Intercontemporain.
Éric-Maria Couturier s’est produit sous
la baguette des plus grands chefs
de notre époque parmi lesquels Solti,
Sawallisch, Giulini, Maazel et Boulez.
Il est soliste dans les concertos pour
violoncelle de Haydn, Dvorak, Eötvös
ou Kurtág. Son expérience de musique
de chambre s’est approfondie en jouant
avec des pianistes tels que Maurizio
Pollini, Pierre-Laurent Aimard, Christian
Ivaldi, Jean-Claude Pennetier, Shani
Diluka.
Dans le domaine de l’improvisation,
il joue avec le chanteur de jazz David
Linx, le platiniste ErikM, la chanteuse
Laika Fatien, le contrebassiste Jean-
Philippe Viret avec lequel il a enregistré
son dernier disque en quartet.
Il a également enregistré un disque
avec l’octuor Les Violoncelles Français
pour le label Mirare. Il joue sur un
violoncelle de Frank Ravatin et un autre
de François Varcin.
EMMANUELLE OPHÈLE,
FLÛTE
Emmanuelle Ophèle débute sa
formation musicale à l’École de musique
d’Angoulême. Dès l’âge de 13 ans, elle
étudie auprès de Patrick Gallois et
Ida Ribera, puis de Michel Debost au
Conservatoire de Paris (CNSMDP), où
elle obtient un premier Prix de flûte.
Emmanuelle Ophèle entre à l’Ensemble
Intercontemporain à 20 ans. Attentive
au développement du répertoire et
aux nouveaux terrains d’expression
offerts par la technologie, elle prend
rapidement part aux créations recourant
aux techniques les plus récentes :
La Partition du ciel et de l’enfer pour
flûte Midi et piano Midi de Philippe
Manoury (enregistré chez Adès) ou
...explosante fixe... pour flûte Midi, deux
flûtes et ensemble instrumental
de Pierre Boulez (enregistré chez
Deutsche Grammophon). Elle participe
également à l’enregistrement du
Marteau sans maître (Deutsche
Grammophon, 2005, sous la direction
du compositeur).
Titulaire du Certificat d’Aptitude
à l’enseignement artistique, elle est
professeur au Conservatoire
de Montreuil-sous-Bois et est invitée
dans de nombreuses académies, parmi
lesquelles celles d’Aix-en-Provence,
de Lucerne, de Suc-et-Sentenac et
Val d’Isère. L’ouverture sur un large
répertoire, du baroque au contemporain
en passant par le jazz et l’improvisation,
est un axe majeur de son enseignement.
ENSEMBLE
INTERCONTEMPORAIN
12/12/2014 – 19H30
TEATRINO DI PALAZZO GRASSI
tassinari/vetta (l.sonnoli–2014)
ALAIN BILLARD,
CLARINETTO
JEANNE-MARIE CONQUER,
VIOLONO
ÉRIC-MARIA COUTURIER,
VIOLONCELLO
EMMANUELLE OPHÈLE,
FLAUTO
FAUSTO ROMITELLI
DOMENICHE ALLA PERIFERIA
DELL’IMPERO:
PRIMA DOMENICA
SALVATORE SCIARRINO
OMAGGIO A BURRI
PER TRE STRUMENTI
IANNIS XENAKIS
CHARISMA. OMAGGIO
A JEAN-PIERRE GUÉZEC
PER CLARINETTO E VIOLONCELLO
GIACINTO SCELSI
KO-LHO
PER FLAUTO E CLARINETTO
JAMES TENNEY
CELLOGRAM
PER VIOLONCELLO
MARC SABAT
CLAUDIUS PTOLEMY
PER VIOLINO E VIOLONCELLO
CLAUDE VIVIER
PIÈCE
PER VIOLINO E CLARINETTO
ELLIOTT CARTER
CON LEGGEREZZA PENSOSA
(OMAGGIO A ITALO CALVINO)
PER CLARINETTO, VIOLINO
E VIOLONCELLO
FAUSTO ROMITELLI
DOMENICHE ALLA PERIFERIA
DELL’IMPERO:
SECONDA DOMENICA