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Fascicolo contentente la relazione del Rettore, gli interventi del ...

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4<br />

L’Unità, l’Università, il Sud<br />

Dopo aver dedicato l’inaugurazione <strong>del</strong>lo<br />

scorso anno accademico al decennale<br />

<strong>del</strong>l’Università de<strong>gli</strong> Studi di Foggia, abbiamo<br />

voluto celebrare con <strong>la</strong> cerimonia di quest’anno<br />

<strong>la</strong> ricorrenza dei 150 anni <strong>del</strong>l’Unità<br />

d’Italia, un appuntamento di grande pregnanza,<br />

che assume un partico<strong>la</strong>re rilievo in<br />

un momento in cui l’unità <strong>del</strong> Paese è posta<br />

in crisi da inaccettabili e pericolose tendenze<br />

disgregatrici.<br />

Nel complesso e problematico processo unitario<br />

ha certamente svolto un ruolo fondamentale<br />

proprio l’Università, formando i giovani<br />

più capaci, producendo ricerca e innovazione<br />

continua, modernizzando e internazionalizzando<br />

il Paese, creando una c<strong>la</strong>sse dirigente.<br />

Si pensi solo, a titolo d’esempio, al<strong>la</strong> qualità<br />

de<strong>gli</strong> uomini, di ogni schieramento politico,<br />

presenti nel Par<strong>la</strong>mento <strong>del</strong>l’Italia liberata e<br />

all’apporto dato da tanti docenti universitari<br />

in seno all’Assemblea costituente. In questo<br />

contesto, ancor più straordinariamente<br />

rilevante è stata, pur tra mille difficoltà, <strong>la</strong><br />

funzione <strong>del</strong>le Università nel Mezzogiorno<br />

d’Italia.<br />

All’indomani <strong>del</strong><strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione <strong>del</strong> Regno<br />

d’Italia, su una ventina di università presenti<br />

in Italia solo quattro erano localizzate in Italia<br />

meridionale: Napoli, Palermo, Catania e<br />

Messina.<br />

Questa era <strong>la</strong> situazione in un territorio che<br />

pure aveva conosciuto una <strong>del</strong>le prime esperienze<br />

universitarie con lo Studium generale<br />

<strong>del</strong> regno già nel 1222 a Napoli per iniziativa<br />

di Federico II, e nel quale, ancor prima<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> fondazione <strong>del</strong>l’Alma Mater Studiorum<br />

bolognese, esisteva a Salerno già da almeno<br />

un secolo <strong>la</strong> Scho<strong>la</strong> Medica Salernitana. Ben<br />

tre università erano attive in Sicilia, quel<strong>la</strong> di<br />

Catania già dal XV secolo e per lungo tempo<br />

<strong>la</strong> principale <strong>del</strong>l’iso<strong>la</strong>, a Palermo dal 1805<br />

(con l’antecedente <strong>del</strong>l’Accademia di Scienze<br />

e Lettere tenuta fino al 1767 dai Gesuiti) e<br />

a Messina, dove l’università era stata istituita<br />

nel Seicento per poi essere chiusa nel 1679 e<br />

ricostituita nel 1838.<br />

Nel resto <strong>del</strong> territorio meridionale l’unica<br />

realtà accademica, con un notevole prestigio<br />

nazionale e internazionale, era quel<strong>la</strong><br />

napoletana, almeno fino al<strong>la</strong> “Riforma<br />

Gentile”. Pur essendo attive anche tre Scuole<br />

universitarie a L’Aqui<strong>la</strong>, Bari e Catanzaro,<br />

queste non erano autonome, ma dipendevano<br />

da Napoli. La stessa Università di Napoli,<br />

pure fortemente sostenuta da Francesco De<br />

Sanctis, direttore <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Istruzione<br />

nel 1860 e ministro <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Istruzione<br />

nel 1861 nel governo Cavour, subì <strong>la</strong> scelta<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dirigente <strong>del</strong> nuovo stato unitario<br />

di privilegiare Roma nel<strong>la</strong> destinazione di<br />

risorse finanziarie e umane. Questa decisione<br />

danneggiò anche Palermo e le altre università<br />

meridionali e decretò <strong>la</strong> rinuncia a costituire<br />

una rete universitaria maggiormente distribuita<br />

sul territorio, favorendo l’esodo <strong>del</strong>le<br />

risorse umane verso il Centro-Nord. Un fenomeno<br />

che non si mai più interrotto fino<br />

ad oggi, che anzi ora rischia di conoscere un<br />

nuovo impulso.<br />

Fu solo nel Novecento - prima con l’istituzione<br />

nel 1925 <strong>del</strong>l’Università di Bari, intito<strong>la</strong>ta<br />

lo scorso anno ad un grande docente e statista,<br />

Aldo Moro, e poi, a partire dal secondo<br />

dopoguerra, con <strong>la</strong> nascita di numerosi altri<br />

atenei - che il Sud cominciò a contare su una<br />

rete di università, che si è andata arricchendo<br />

in partico<strong>la</strong>re in questo ultimo cinquantennio,<br />

soprattutto nell’ambito di un processo di<br />

decongestionamento dei grandi atenei e grazie<br />

a scelte di investimento in territori difficili,<br />

marginali e depressi, come quando nel 1968,<br />

in pieno clima di contestazione, si volle dotare<br />

<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria <strong>del</strong><strong>la</strong> sua prima Università, con<br />

una lungimiranza che ancora oggi colpisce<br />

chi visita quel campus voluto sul mo<strong>del</strong>lo<br />

anglosassone dal suo primo <strong>Rettore</strong> Beniamino<br />

Andreatta. Oggi le tre università ca<strong>la</strong>bresi<br />

rappresentano uno dei pochi reali motori di<br />

sviluppo ed anche un baluardo di legalità<br />

in una regione assai difficile. Emblematica<br />

di questa strategia è stata anche <strong>la</strong> saggia<br />

decisione di istituire un’Università in Basilicata<br />

all’indomani <strong>del</strong> terremoto <strong>del</strong> 1980<br />

(analogamente a quanto fatto anni prima per<br />

l’Università di Udine). È in questo contesto<br />

che nel 1999 è stata attribuita l’autonomia<br />

all’Università di Foggia, <strong>la</strong> più giovane <strong>del</strong>le<br />

Università pu<strong>gli</strong>esi. C’è oggi chi afferma che<br />

ci sono troppe Università: uno sguardo al<strong>la</strong><br />

carta di distribuzione dimostra chiaramente<br />

che <strong>la</strong> maggiore concentrazione non si registra<br />

al Sud anche se è proprio qui che si vorrebbe<br />

ta<strong>gli</strong>are a colpi di macete.<br />

Quel processo di consolidamento <strong>del</strong>le<br />

Università, che avrebbe bisogno di maggiori<br />

risorse per poter essere sostenuto, è, infatti,<br />

oggi fortemente in crisi e molte università<br />

meridionali, soprattutto quelle più giovani<br />

e piccole, rischiano <strong>la</strong> loro stessa esistenza<br />

così faticosamente conquistata, mettendo<br />

fine ad esperienze straordinarie di sostegno<br />

al<strong>la</strong> crescita dei territori nei quali operano,<br />

avendo sviluppato in questi anni in partico<strong>la</strong>re<br />

<strong>la</strong> terza missione <strong>del</strong>l’Università: quel<strong>la</strong><br />

di motore <strong>del</strong>l’innovazione e <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

territoriale. Cosa sarebbero oggi i territori<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Capitanata, <strong>del</strong><strong>la</strong> Pu<strong>gli</strong>a intera, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Basilicata, <strong>del</strong><strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria, <strong>del</strong> Molise o <strong>del</strong><br />

Sannio senza le loro Università E cosa sarebbe<br />

L’Aqui<strong>la</strong> senza <strong>la</strong> sua università, che<br />

soprattutto i suoi cittadini desiderano ricostruire<br />

come segno di ri<strong>la</strong>ncio <strong>del</strong><strong>la</strong> città<br />

Una recente corposa e importante pubblicazione<br />

<strong>del</strong>l’Accademia Nazionale <strong>del</strong>le Scienze,<br />

La scienza nel Mezzogiorno dopo l’Unità<br />

d’Italia, ha sottolineato lo straordinario<br />

sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca scientifica nelle regioni<br />

meridionali, mentre il ruolo svolto dalle<br />

Università emerge con forza dal<strong>la</strong> prossima<br />

pubblicazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Svimez L’Università nel<strong>la</strong><br />

storia <strong>del</strong> Mezzogiorno d’Italia 1861-2011. Mi<br />

piace, inoltre, ricordare alcune personalità<br />

di Capitanata che hanno dato un notevole<br />

contributo nel nascente stato italiano, in partico<strong>la</strong>re<br />

nel campo <strong>del</strong><strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e <strong>del</strong><strong>la</strong> politica<br />

dei beni culturali: mi limito a citare due nomi<br />

di origine lucerina, Ruggiero Bonghi, deputato<br />

e Ministro <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Istruzione tra<br />

il 1874 e il 1876, e Giuseppe Fiorelli, primo<br />

Direttore alle Antichità e Belle Arti.<br />

L’Università italiana continua a vivere <strong>la</strong> sua<br />

fase più difficile, a causa di risorse sempre più<br />

scarse ed anche dei ripetuti scossoni legis<strong>la</strong>tivi<br />

e organizzativi, ed anche per effetto di un grave<br />

processo di marginalizzazione e di perdita<br />

di credibilità grazie a continue campagne<br />

mediatiche e, purtroppo, ad attacchi da parte<br />

di ampi settori <strong>del</strong> mondo politico: è stato<br />

assai doloroso ascoltare nell’Au<strong>la</strong> <strong>del</strong> Senato,<br />

nell’ambito <strong>del</strong><strong>la</strong> discussione <strong>del</strong><strong>la</strong> legge di<br />

riforma Gelmini, alcuni senatori par<strong>la</strong>re di<br />

“regime ma<strong>la</strong>vitoso <strong>del</strong>l’Università italiana”,<br />

con <strong>la</strong> trita riproposizione di una serie di<br />

stereotipi, quasi si vo<strong>gli</strong>a imporre, con intenti<br />

‘punitivi’, una legge di riforma che dovrebbe<br />

invece essere uno strumento efficace per un<br />

reale cambiamento rivolto al<strong>la</strong> promozione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> qualità <strong>del</strong><strong>la</strong> didattica e <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca. Ci<br />

auguriamo che questa stagione sia definitivamente<br />

archiviata e che si possa avviare una<br />

nuova fase di solidarietà <strong>del</strong>l’intero sistema,<br />

non annul<strong>la</strong>ndo le differenze che sono al suo<br />

interno ma valorizzandole in quanto ricchezza,<br />

attuando un processo di valutazione dei<br />

progetti e dei risultati fondata su parametri<br />

certi e condivisi che tengano conto <strong>del</strong>le<br />

specificità, dei contesti nei quali ogni ateneo<br />

opera e dei progressi compiuti.<br />

La Federazione <strong>del</strong> Sud-Est:<br />

un segnale positivo per il Paese<br />

Anche nell’Università italiana, infatti, si è<br />

andata purtroppo realizzando in questi ultimi<br />

anni una sempre più marcata ed innegabile<br />

contrapposizione tra Nord e Sud. Si tratta di<br />

un grave rischio che va scongiurato finché siamo<br />

in tempo. Rivolgo, pertanto, un appello a<br />

tutti i colleghi Rettori perché si recuperi uno<br />

spirito solidale all’interno <strong>del</strong> sistema universitario<br />

italiano e si metta fine a posizioni<br />

discriminatorie e disgregatrici.<br />

Anche per questo motivo è partito proprio<br />

dal Sud il primo ambizioso progetto di<br />

Federazione interregionale <strong>del</strong>le Università<br />

di Pu<strong>gli</strong>a, Basilicata e Molise. Sei atenei di<br />

tre regioni vicine, con le proprie diversità<br />

di dimensioni e natura, con una comunità<br />

accademica complessivamente composta<br />

da 3.900 docenti e altrettanti amministrativi,<br />

oltre 110.000 studenti, 12.000 <strong>la</strong>ureati<br />

all’anno, hanno deciso di mettere in comune<br />

programmi nel campo <strong>del</strong><strong>la</strong> didattica, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca, <strong>del</strong> trasferimento tecnologico, <strong>del</strong>l’internazionalizzazione,<br />

dei servizi a<strong>gli</strong> studenti.<br />

È un segnale forte, innovativo, coraggioso<br />

quello che viene dalle nostre sei università<br />

meridionali, valido non solo per il Sud ma per<br />

l’intero paese. Ci aspettiamo ora un sostegno<br />

concreto e convinto a questo nostro progetto,<br />

che intende garantire uno sviluppo nuovo alle<br />

nostre università e ai nostri territori. Finora<br />

<strong>la</strong> stampa nazionale non ha riservato grande<br />

attenzione a questa importante novità: un<br />

caro e prestigioso collega, al quale abbiamo<br />

chiesto di poter scrivere un articolo sul<strong>la</strong><br />

nostra Federazione su un importante quotidiano<br />

nazionale mi ha dovuto candidamente<br />

e tristemente confessare che “purtroppo sui<br />

giornali nazionali c’è un veto pressoché totale<br />

a scrivere di cose buone che succedono al Sud”,<br />

portandomi vari esempi a tal proposito.<br />

Noi vorremmo che si ponga fine, anche sul<strong>la</strong><br />

stampa, all’epoca dei giudizi perniciosi e generici,<br />

che si metta definitivamente da parte<br />

il tritacarne <strong>del</strong> pregiudizio. Chiediamo solo<br />

il diritto di essere criticati quando sba<strong>gli</strong>amo,<br />

ma incoraggiati e sostenuti quando mostriamo<br />

il coraggio <strong>del</strong> cambiamento, quando<br />

costruiamo con fatica frammenti di una<br />

nuova università, quando scriviamo pagine di<br />

legalità, di trasparenza e di meritocrazia.<br />

Le Università <strong>del</strong> Sud e le popo<strong>la</strong>zioni meridionali,<br />

che vo<strong>gli</strong>ono difendere <strong>la</strong> propria<br />

storia, che vo<strong>gli</strong>ono valorizzare il proprio patrimonio<br />

di paesaggi, di cultura, di tradizioni<br />

e di risorse, che non vo<strong>gli</strong>ono cedere ai ricatti<br />

e alle lusinghe <strong>del</strong>le mafie, chiedono un nuovo<br />

patto, desiderano un nuovo futuro a partire<br />

da oggi, dal momento forse più difficile per<br />

<strong>la</strong> storia <strong>del</strong>l’Università italiana e, dato il degrado<br />

morale e civile imperante, <strong>del</strong>l’intera<br />

società nazionale, che, per uno strano destino,<br />

coincide con <strong>la</strong> ricorrenza <strong>del</strong> 2011.<br />

A 150 anni dall’Unità serve una nuova alleanza<br />

tra Stato, regioni e comuni meridionali, tra<br />

mondo <strong>del</strong>l’impresa e saperi, per sviluppare<br />

una fase progettuale fondata sul<strong>la</strong> valorizzazione<br />

<strong>del</strong>le vere risorse <strong>del</strong> Sud, per superare<br />

definitivamente <strong>la</strong> lunga fase di marginalità,<br />

per porre fine al trasferimento sistematico di<br />

risorse dal Sud al Nord, dalle Università meridionali<br />

a quelle settentrionali. Lo diciamo<br />

non per creare fratture, ma per evitarle, non<br />

per proporre separazioni, che non vo<strong>gli</strong>amo,<br />

ma per sviluppare politiche inclusive e integrative<br />

tra diversità, nel<strong>la</strong> linea <strong>del</strong> mi<strong>gli</strong>ore<br />

meridionalismo. Un nuovo meridionalismo<br />

che consideri <strong>la</strong> formazione, <strong>la</strong> conoscenza, <strong>la</strong><br />

ricerca, <strong>la</strong> cultura, il rigore etico, l’impegno <strong>gli</strong><br />

unici strumenti capaci non solo di garantire<br />

una vera crescita individuale e collettiva <strong>del</strong><br />

Sud ma anche di evitare comode autoassoluzioni<br />

e di superare quei mali e quelle<br />

degenerazioni che hanno a lungo condannato<br />

il Mezzogiorno ad una condizione di subalternità<br />

e di ritardo, contribuendo a riproporre<br />

un’immagine stereotipata e macchiettistica di<br />

un Sud parassitario e assistenzialistico, pesante<br />

zavorra per lo sviluppo <strong>del</strong> Paese.<br />

Il Sud che vo<strong>gli</strong>amo<br />

Noi <strong>la</strong>voriamo per un Sud pulito, orgo<strong>gli</strong>oso<br />

<strong>del</strong>le sue bellezze e <strong>del</strong> suo patrimonio paesaggistico<br />

e culturale, indisponibile ad ogni<br />

cedimento verso ogni forma di illegalità,<br />

incarnato da uomini come il sindaco di Pollica<br />

Angelo Vassallo, ucciso per mano <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

camorra, da giovani talenti come Roberto<br />

Saviano, da martiri <strong>del</strong><strong>la</strong> lotta alle mafie come<br />

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da eroi<br />

di questa stessa terra come Francesco Marcone<br />

e Giovanni Panunzio, uccisi per il loro<br />

rifiuto ad ogni forma di connivenza con <strong>la</strong><br />

criminalità. Sarebbe però necessario sostenere<br />

quei sindaci, quei magistrati, que<strong>gli</strong> amministratori,<br />

que<strong>gli</strong> imprenditori ed anche, perché<br />

no, quei rettori impegnati quotidianamente<br />

per <strong>la</strong> legalità, per <strong>la</strong> trasparenza, per <strong>la</strong> difesa<br />

<strong>del</strong> bene comune, e non <strong>la</strong>sciarli soli o peggio<br />

ancora contrastarli in maniera subdo<strong>la</strong> con<br />

trame sotterranee, salvo poi rimpiangerli e<br />

ricordarli quando non ci sono più. Oggi più<br />

che mai, in un momento di grande difficoltà<br />

per l’Università, sarebbe necessario, anche<br />

nel<strong>la</strong> nostra comunità accademica, <strong>la</strong>sciare

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