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Matteo Zezza - Precedente versione del sito - Consiglio Regionale ...

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Ovviamente, la piccola dimensione <strong>del</strong>l'attività che qui viene in rilievo<br />

è quella caratterizzata da una bassa intensità di capitali e di impianti.<br />

Peraltro, è noto che a ciò si collega 1'elemento costituito dalla "prossimità<br />

al consumatore finale": e cioè, l'attività è più agevolmente occultabile<br />

quanto più è vicina al consumatore finale.<br />

Perciò, soprattutto i servizi prestati alle famiglie sono un'area particolarmente<br />

esposta al lavoro sommerso, perché le famiglie spesso non hanno<br />

alcun interesse a dichiarare i costi che sostengono, sperando anzi che il<br />

pagamento "in nero" consenta una riduzione degli stessi: i casi classici<br />

sono quelli dei servizi offerti dal meccanico, dal muratore, dal lavoro<br />

domestico e dal piccolo commercio 33 .<br />

Tutto ciò determina altresì la difficoltà operativa in questi contesti<br />

degli antidoti istituzionali alle irregolarità nello svolgimento <strong>del</strong>l'attività<br />

lavorativa, come gli organi pubblici di vigilanza e le organizzazioni sindacali,<br />

anche se comunque v'è chi annovera tra i fattori che ne favoriscono<br />

la diffusione proprio la mancanza di controlli e la levità <strong>del</strong>le sanzioni 33 .<br />

Rispetto a questa fenomenologia <strong>del</strong> lavoro sommerso, va detto che di<br />

fronte alla diffusa illegalità in cui si svolgono tali attività, non si può sperare<br />

nella capacità taumaturgica dei soli controlli pubblici, per quanto perfezionati,<br />

ma si tratta di agire sul tessuto culturale, sulla via <strong>del</strong>la crescita<br />

<strong>del</strong> rispetto <strong>del</strong>la legalità, nonché introducendo incentivi alla emersione.<br />

Ad esempio, i consumatori finali potrebbero essere spinti a regolarizzare<br />

i costi sostenuti, attraverso l'introduzione <strong>del</strong>la possibilità di detrarre<br />

dalle dichiarazioni dei redditi le relative spese, ovviamente in un ammontare<br />

che compensi i più ridotti costi <strong>del</strong> servizio offerto in nero; oppure,<br />

ramente familiari raggiungono ben il 25% <strong>del</strong>l'occupazione extragricola contro, ad esempio,<br />

neppure il 4% <strong>del</strong>la Germania e il 5% <strong>del</strong>la Francia".<br />

33 Vgs. REYNERI, Sociologia, cit., p. 356 s., che riporta l'opinione di BARBIERI e<br />

FULLIN, Il lavoro irregolare nell'area milanese, Univerisità di Milano Bicocca,<br />

Dipartimento di sociologia e ricerca sociale, dattiloscritto, secondo i quali "per i datori di<br />

lavoro nero il problema dei controlli è scarsamente avvertito, perché i rischi di un'ispezione<br />

non a seguito di una denuncia sono infimi"; fa riflettere anche la circostanza riportata<br />

dagli stessi autori che "a Milano occasioni di lavoro nero siano proposte anche tramite<br />

annunci sui giornali". Quanto alle sanzioni basti guardare alla Francia, uno dei paesi<br />

che combattono il lavoro nero con maggior successo, dove 200-300 persone l'anno sono<br />

condannate alla reclusione senza condizionale (vgs. LEBON-MARIE, Le travail illegal<br />

et sa repression, in Infostat justice, 1999).<br />

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