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Beati nella Bellezza - Diocesi di Nola

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anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

Un numero speciale per un periodo speciale. Un numero sulla bellezza per educare lo<br />

sguardo a vedere intorno i segni <strong>di</strong> una rinascita non solo possibile ma già in atto. Un<br />

numero sui segni dell'arte, da sempre sussurro <strong>di</strong> speranza, e sui segni della carità, da<br />

sempre della speranza il volto. Un numero sulla bellezza che ci circonda dunque, per<br />

accogliere l'invito del nostro vescovo Depalma a risorgere insieme a ciò che ci circonda.


02 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

In nome della <strong>Bellezza</strong><br />

<strong>di</strong> Mariangela Parisi<br />

Poveri in spirito, afflitti, miti, quelli<br />

che hanno fame e sete della giustizia,<br />

misericor<strong>di</strong>osi, puri <strong>di</strong> cuore, operatori<br />

<strong>di</strong> pace, perseguitati per causa<br />

della giustizia: a loro si rivolge Cristo<br />

nel presentare al mondo il senso <strong>di</strong><br />

giustizia <strong>di</strong> Dio. Una giustizia che si<br />

crede lontana, rinviata al giorno del<br />

grande giu<strong>di</strong>zio, al giorno in cui ognuno<br />

sarà chiamato a rendere conto <strong>di</strong><br />

sé, <strong>di</strong> quanto sia stato capace <strong>di</strong> amare.<br />

Eppure se solo riuscissimo a posare<br />

con attenzione lo sguardo sulla realtà<br />

che ci circonda, se riuscissimo a<br />

sentire davvero nostro lo spazio che<br />

abitiamo, ci potremmo rendere conto<br />

che i poveri in spirito hanno già vinto,<br />

che gli afflitti sono consolati, che i<br />

miti in realtà governano, che chi vive<br />

secondo giustizia non cammina senza<br />

meta, che i misericor<strong>di</strong>osi risplendono,<br />

che i puri <strong>di</strong> cuore fanno la <strong>di</strong>fferenza,<br />

che gli operatori <strong>di</strong> pace rallentano<br />

la guerra, in oche parole che<br />

Dio è in mezzo a noi.<br />

Guar<strong>di</strong>amo con attenzione intorno a<br />

in <strong>di</strong>alogo mensile della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

Redazione<br />

via San Felice n.29 - 80035 <strong>Nola</strong> (Na)<br />

Autorizzazione del tribunale <strong>di</strong> Napoli<br />

n. 3393 del 7 marzo 1985<br />

Direttore responsabile: Marco Iasevoli<br />

Con<strong>di</strong>rettore: Luigi Mucerino<br />

In redazione: Alfonso Lanzieri, Mariangela Parisi, Enzo Formisano<br />

Stampa: Giannini Presservice via San Felice, 27 - 80035 <strong>Nola</strong> (Na)<br />

Chiuso in redazione il 15 aprile 2011<br />

Abbonamento annuale: € 10,00<br />

noi e scopriamo la bellezza e aneliamo<br />

ancora alla bellezza, partiamo<br />

dalle opere degli artisti che ci invitano<br />

a scoprire il nascosto e leggiamo<br />

quest'invito anche negli artisti della<br />

carità. Pittura, musica, scultura, architettura,<br />

filosofia, miniatura, poesia,<br />

saggistica hanno ispirato e ispirano<br />

all'umanità un desiderio <strong>di</strong> infinito,<br />

un desiderio <strong>di</strong> bellezza: missionari,<br />

consacrati, volontari, operatori<br />

sociali, citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> buona volontà<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato e <strong>di</strong>mostrano<br />

all'umanità che l'infinito esiste e che<br />

per i cristiani ha un nome e un volto:<br />

Cristo.<br />

Non atten<strong>di</strong>amo un giorno lontano,<br />

non aspettiamo il terzo giorno, la resurrezione<br />

è ora, è in essere, dobbiamo<br />

solo scorgerla. Come il pittore<br />

Salvatore Emblema dobbiamo imparare<br />

a guardare il nostro paesaggio<br />

scorgendovi il senso della storia e<br />

non lo stupro contemporaneo, come<br />

la signora Cacace <strong>di</strong> Pomigliano dobbiamo<br />

iniziare a <strong>di</strong>ffondere nuove<br />

pratiche <strong>di</strong> consumo prescindendo<br />

dall'intervento istituzionale, come<br />

quanti si sono affidati al Progetto Policoro<br />

dobbiamo iniziare ad avere più<br />

fiducia nelle nostre potenzialità.<br />

Ognuno è chiamato a comunicare la<br />

propria bellezza, ognuno è chiamato<br />

ad esserne artista: nessuno è incapace<br />

<strong>di</strong> ispirare all'infinito, a nessuno<br />

è vietato <strong>di</strong> contribuire alla resurrezione<br />

quoti<strong>di</strong>ana dell'umano, anzi<br />

per ogni cristiano, è una responsabilità<br />

far sì che questo avvenga, e che<br />

avvenga in Cristo.<br />

Versamento da effettuare sul numero <strong>di</strong> Conto corrente postale 18524801<br />

intestato a “<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> – Ufficio economato”, causale “abbonamento In <strong>di</strong>alogo”.<br />

Parrocchie, istituti religiosi, aggregazioni laicali e istituzioni possono chiedere la ricezione presso un solo<br />

in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> più copie.


<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong> 03<br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Sulle note <strong>di</strong> Dio<br />

La musica sacra secondo il concilio vaticano II<br />

<strong>di</strong> Alfonso Lanzieri<br />

Introduzione<br />

La tra<strong>di</strong>zione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio<br />

d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre<br />

espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il<br />

canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante<br />

della liturgia solenne. Il canto sacro è stato lodato<br />

sia dalla sacra Scrittura, sia dai Padri, sia dai romani<br />

Pontefici; costoro recentemente, a cominciare<br />

da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito<br />

ministeriale della musica sacra nel culto <strong>di</strong>vino.<br />

Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più<br />

strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando<br />

alla preghiera un'espressione più soave e favorendo<br />

l'unanimità, sia arricchendo <strong>di</strong> maggior solennità i riti<br />

sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto <strong>di</strong>vino<br />

tutte le forme della vera arte, purché dotate delle<br />

qualità necessarie. Perciò il sacro Concilio, conservando<br />

le norme e le prescrizioni della <strong>di</strong>sciplina e della<br />

tra<strong>di</strong>zione ecclesiastica e considerando il fine della<br />

musica sacra, che è la gloria <strong>di</strong> Dio e la santificazione<br />

dei fedeli, stabilisce quanto segue.<br />

La liturgia solenne<br />

L'azione liturgica riveste una forma più nobile quando<br />

i <strong>di</strong>vini uffici sono celebrati solennemente con il canto,<br />

con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo.<br />

Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36; per<br />

la messa l'art. 54; per i sacramenti l'art. 63; per l'ufficio<br />

<strong>di</strong>vino l'art. 101.<br />

Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio<br />

della musica sacra. Si promuovano con impegno<br />

le «scholae cantorum» in specie presso le chiese cattedrali.<br />

I vescovi e gli altri pastori d'anime curino <strong>di</strong>ligentemente<br />

che in ogni azione sacra celebrata con il<br />

canto tutta l'assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente,<br />

a norma degli articoli 28 e 30.<br />

Formazione musicale<br />

Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari,<br />

nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli<br />

studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche.<br />

Per raggiungere questa formazione si abbia<br />

cura <strong>di</strong> preparare i maestri destinati all'insegnamento<br />

della musica sacra. Si raccomanda, inoltre, dove è<br />

possibile, l'erezione <strong>di</strong> istituti superiori <strong>di</strong> musica sacra.<br />

Ai musicisti, ai cantori e in primo luogo ai fanciulli<br />

si <strong>di</strong>a anche una vera formazione liturgica.<br />

Canto gregoriano e polifonico<br />

La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto<br />

proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche,<br />

a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, gli si riservi il posto principale.<br />

Gli altri generi <strong>di</strong> musica sacra, e specialmente<br />

la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione<br />

dei <strong>di</strong>vini uffici, purché rispondano allo spirito<br />

dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.<br />

Si conduca a termine l'e<strong>di</strong>zione tipica dei libri <strong>di</strong> canto<br />

gregoriano; anzi, si prepari un'e<strong>di</strong>zione più critica dei libri<br />

già e<strong>di</strong>ti dopo la riforma <strong>di</strong> S. Pio X. Conviene inoltre<br />

che si prepari un'e<strong>di</strong>zione che contenga melo<strong>di</strong>e<br />

più semplici, ad uso delle chiese più piccole.<br />

Canti religiosi popolari<br />

Si promuova con impegno il canto religioso popolare<br />

in modo che nei pii e sacri esercizi, come pure nelle<br />

stesse azioni liturgiche, secondo le norme stabilite dalle<br />

rubriche, possano risuonare le voci dei fedeli.<br />

La musica sacra nelle missioni<br />

In alcune regioni, specialmente nelle missioni, si trovano<br />

popoli con una propria tra<strong>di</strong>zione musicale, la<br />

quale ha grande importanza <strong>nella</strong> loro vita religiosa e<br />

sociale. A questa musica si <strong>di</strong>a il dovuto riconoscimento<br />

e il posto conveniente tanto nell'educazione<br />

del senso religioso <strong>di</strong> quei popoli, quanto nell'adattare<br />

il culto alla loro indole, a norma degli articoli 39 e 40.<br />

Perciò, <strong>nella</strong> formazione musicale dei missionari si<br />

procuri <strong>di</strong>ligentemente che, per quanto è possibile, essi<br />

siano in grado <strong>di</strong> promuovere la musica tra<strong>di</strong>zionale<br />

<strong>di</strong> quei popoli, tanto nelle scuole, quanto nelle azioni<br />

sacre.<br />

Missione dei compositori<br />

I musicisti animati da spirito cristiano comprendano <strong>di</strong><br />

essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere<br />

il suo patrimonio. Compongano melo<strong>di</strong>e che<br />

abbiano le caratteristiche della vera musica sacra;<br />

che possano essere cantate non solo dalle maggiori<br />

«scholae cantorum», ma che convengano anche alle<br />

«scholae» minori, e che favoriscano la partecipazione<br />

attiva <strong>di</strong> tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati<br />

al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica,<br />

anzi siano presi <strong>di</strong> preferenza dalla sacra Scrittura e<br />

dalle fonti liturgiche.


04 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

Per curare davvero<br />

Il nuovo progetto socio-sanitario della Caritas <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>di</strong> Raffaele Cerciello<br />

Victor Frankl ha scritto che occorre<br />

passare dalla “inumanità della tecnica”<br />

alla “tecnica dell'umanità”, intendendo<br />

con ciò la necessità <strong>di</strong> un cambiamento<br />

nell'approccio verso l'altro:<br />

non strumentale, <strong>di</strong>sciplinare, organicistico,<br />

com'è tipico <strong>nella</strong> cultura<br />

contemporanea, ma potremmo <strong>di</strong>re<br />

pedagogico, che punti nell'incontro<br />

con l'altro, a riscoprire il senso <strong>di</strong> un<br />

co-progettare l'esistenza. Insomma,<br />

esiste un “prendersi cura incurante”,<br />

per <strong>di</strong>rla con Heidegger, <strong>di</strong> chi sta accanto<br />

agli altri senza esserne toccato,<br />

e chi, <strong>di</strong> contro, si prende autenticamente<br />

cura dell'altro, non semplicemente<br />

sostituendosi a lui nelle<br />

scelte o negli sforzi ma – chiariva Heidegger<br />

– rendendolo capace <strong>di</strong> scelte<br />

vere, <strong>di</strong> assumersi il peso della propria<br />

esistenza: aver cura dell'altro, affinché<br />

l'altro possa aver cura <strong>di</strong> sé. Il<br />

filosofo tedesco rimetteva in circolo<br />

così l'adagio socratico “epimeleia eautou”.<br />

Epimeleia, come il nome del<br />

nuovo progetto socio-sanitario della<br />

caritas <strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, che ha voluto<br />

scegliere proprio questo lemma<br />

per in<strong>di</strong>carne fin da subito<br />

l'intenzionalità <strong>di</strong> fondo: non supplenza<br />

ma sussi<strong>di</strong>arietà. La <strong>di</strong>fferenza<br />

tra questi due termini è fondamentale:<br />

il progetto, costruito in partnership<br />

con l'Asl Napoli 3, la Fondazione<br />

Pio Monte della Misericor<strong>di</strong>a e<br />

la LILT (Lega italiana per la lotta contro<br />

i tumori) <strong>di</strong> Napoli, è nato per rispondere<br />

ai problemi socio-sanitari<br />

del territorio <strong>di</strong>ocesano, non con<br />

l'intento <strong>di</strong> sostituire gli istituti già esistenti,<br />

ma <strong>di</strong> fornire “porte”, collegamenti<br />

competenti e funzionali, tra le<br />

strutture e le reti socio-sanitarie già<br />

esistenti e la collettività, specie quella<br />

più emarginata, meno informata, e<br />

soprattutto meno dotata <strong>di</strong> mezzi economici.<br />

Gli accor<strong>di</strong> stipulati con gli<br />

organi sopra elencati prevedono delle<br />

particolari attenzioni verso determinati<br />

gruppi <strong>di</strong> persone e patologie<br />

presenti nel territorio <strong>di</strong>ocesano, segnalate<br />

dall'osservatorio della caritas.<br />

Si interverrà, ad esempio,<br />

nell'ambito della lotta alle <strong>di</strong>pendenze<br />

patologiche: è già attivo da un mese<br />

un corso <strong>di</strong> formazione per volontari<br />

<strong>nella</strong> città <strong>di</strong> Pomigliano d'Arco, e<br />

fa particolarmente piacere che abbiano<br />

risposto all'appello soprattutto<br />

i giovani. Viene loro spiegato come riconoscere<br />

ed identificare l'esistenza<br />

<strong>di</strong> una patologia da <strong>di</strong>pendenza (ad<br />

esempio quella provocata dal vizio<br />

del gioco) e come poter prestare un<br />

primo aiuto alle persone che si rivolgeranno<br />

loro nei centri d'ascolto, e in<br />

che modo, particolare fondamentale,<br />

immettere il soggetto in una filiera<br />

<strong>di</strong> aiuto e sostegno costituita dagli organismi<br />

preposti dalle istituzioni.<br />

L'attenzione sarà anche de<strong>di</strong>cata alle<br />

persone che denunciano <strong>di</strong> non poter<br />

sostenere cure odontoiatriche, assistendo<br />

quelle non coperte dal servizio<br />

sanitario nazionale grazie alla<br />

fondazione Santa Maria della Misericor<strong>di</strong>a<br />

(creata dal Pio Monte della Misericor<strong>di</strong>a<br />

nel 1999) che ha già previsto<br />

dei tariffari minimi per i soggetti in<br />

<strong>di</strong>fficoltà. Infine con la LILT <strong>di</strong> Napoli<br />

è stata costruita e già attuata una<br />

operazione per le fasce deboli ed<br />

emarginate della popolazione femminile,<br />

che prevede una informazione,<br />

ad esempio, sugli screening alla<br />

mammella, così importanti <strong>nella</strong> prevenzione<br />

dei tumori.


anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

05<br />

Le lacrime <strong>di</strong> San Pietro<br />

Il poema sacro <strong>di</strong> Luigi Tansillo<br />

<strong>di</strong> Felicia Toscano<br />

Costantinopoli, 538 d. C.<br />

Corse fino a non avere più fiato, fino<br />

a che il caldo afoso <strong>di</strong> Costantinopoli<br />

non gli fece lacrimare gli occhi. Si<br />

fermò accanto alla basilica <strong>di</strong> Santa<br />

Sofia, tra i merciai urlanti. Lì si accasciò,<br />

portandosi le giovani ed esili<br />

mani al volto e piangendo tutte le lacrime<br />

che fino ad allora aveva trattenuto.<br />

Valle <strong>di</strong> Macugnaga, 1256<br />

La mano rugosa e tremante chiusa a<br />

pugno, sostegno del capo scosso da<br />

violenti singulti. L'altra che logora la<br />

tunica <strong>di</strong> lana grezza. In lontananza<br />

le voci roche dei braccianti e dei servi<br />

della gleba che si affrettano a terminare<br />

i lavori agricoli prima dell'arrivo<br />

del loro signore.<br />

Venosa, 1559<br />

Ripose la penna e si massaggiò le<br />

tempie. La candela, ardendo con lentezza,<br />

emetteva volute <strong>di</strong> fumo dalle<br />

voluttuose forme, il bagliore rossastro<br />

emanato dal braciere si proiettava<br />

sul desco scrittorio, ombre scure<br />

si andavano addensando <strong>nella</strong> sua<br />

anima.<br />

Un giovane costantinopolitano del<br />

tardo impero, un vecchio e stanco<br />

agricoltore me<strong>di</strong>evale, un colto poeta<br />

tardo rinascimentale. Tre immaginari<br />

uomini, tre epoche <strong>di</strong>fferenti epoche,<br />

tre <strong>di</strong>fferenti contesti, un identico<br />

sentire: un dolore che appare insostenibile<br />

e squassa l'anima al punto<br />

da trasfigurare il volto. Il pianto manifesta<br />

la piaga interiore <strong>di</strong> questi uomi-<br />

ni, frutto della mia mente ma reali:<br />

una piaga dolorosa che testimonia la<br />

terribile presa <strong>di</strong> coscienza dell'uomo<br />

<strong>di</strong> ogni tempo della propria lontananza<br />

da Dio. Esseri umani afflitti, le<br />

cui lacrime riportano alla mente il «flevit<br />

amare» <strong>di</strong> Pietro, che incontra gli<br />

occhi del Salvatore e piange amaramente<br />

per averlo tre volte rinnegato.<br />

È la storia <strong>di</strong> un pentimento, quella <strong>di</strong><br />

Pietro, ma al contempo <strong>di</strong> una conversione,<br />

a seguito del riconoscimento<br />

del proprio peccare. A sentirne<br />

la somiglianza con la propria personale<br />

esperienza fu anche un uomo<br />

del tardo rinascimento, questo vissuto<br />

davvero: Luigi Tansillo, il cui stato<br />

d'animo probabilmente non fu poi così<br />

<strong>di</strong>ssimile da quello dell'angosciato<br />

uomo <strong>di</strong> lettere sopra descritto. Tansillo,<br />

che le fonti descrivono come un<br />

bell'uomo biondo, nacque intorno al<br />

1510 e visse buona parte della sua<br />

esistenza a Venosa, benché la sua<br />

famiglia fosse originaria <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, «la<br />

nobil patria», come era solito chiamarla<br />

e presso la quale aveva sempre<br />

fretta e desiderio <strong>di</strong> ritornare.<br />

L'amore per le muse non impedì<br />

all'iniziatore del manierismo petrarchesco<br />

<strong>di</strong> entrare a servizio del viceré<br />

<strong>di</strong> Napoli come “Continuo”, ovvero<br />

guar<strong>di</strong>a personale del viceré, e <strong>di</strong><br />

combattere contro i Turchi. La sua attività<br />

letteraria, iniziata prestissimo,<br />

vide la produzione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> vario<br />

genere, testimonianza della sua poliedricità:<br />

egloghe pastorali, liriche<br />

amorose <strong>di</strong> ascendenza petrarchesca,<br />

poemi eroici e <strong>di</strong>dascalici. Pietra<br />

miliare della sua vita poetica e spirituale<br />

fu, tuttavia, il poemetto erotico<br />

Il Vendemmiatore, composto in età<br />

giovanile. Il successo dell'opera e la<br />

sua rapida <strong>di</strong>ffusione non portarono<br />

affatto l'agognata felicità al poeta, il<br />

quale vide, anzi, nascere dentro <strong>di</strong><br />

sé una profonda tensione spirituale,<br />

una cert'ansia, che lo condusse a<br />

mettere in <strong>di</strong>scussione non soltanto<br />

la sua vena poetica, ma anche la sua<br />

stessa vita. Manifestazione del suo<br />

sentito ravve<strong>di</strong>mento fu la composizione,<br />

iniziata nel 1539, <strong>di</strong> Le lagrime<br />

<strong>di</strong> San Pietro, poema sacro in quin<strong>di</strong>ci<br />

canti (definiti «pianti») che aprì la<br />

strada ad un nuovo genere letterario:<br />

la trasposizione epica del planctus<br />

Virginis. Il soffermarsi sugli aspetti<br />

dolorosi della Passione, come pure<br />

sulle reazioni emotive del fedele, concorda,<br />

tuttavia, anche con la nuova<br />

religiosità della Controriforma italiana,<br />

che tese ad influenzare ogni campo<br />

dell'arte. Nel 1559 la messa all'in<strong>di</strong>ce<br />

del Vendemmiatore da parte <strong>di</strong><br />

papa Paolo IV Me<strong>di</strong>ci, episo<strong>di</strong>o che<br />

seguì all'inizio della composizione<br />

delle Lagrime, acuì il senso <strong>di</strong> malessere<br />

del poeta che con spirito da penitente<br />

si de<strong>di</strong>cò strenuamente e fino<br />

alla morte, avvenuta nel 1560, all'ultimo<br />

frutto della sua rinnovata poesia.<br />

Sin dal proemio, in cui avviene il<br />

rifiuto delle muse in favore dell'invocazione<br />

<strong>di</strong>vina, risulta evidente che<br />

l'intento dell'autore è narrare il pentimento<br />

dell'apostolo, a sua volta simbolo<br />

del suo stesso pentimento: E lagrime,<br />

i sospiri, e le querele,/Che da<br />

gli occhi, e dal petto uscir <strong>di</strong> Pietro,/Dappoi<br />

che al suo Signor poco fedele/S'avvide<br />

essersi mostro, e troppo<br />

fiero,/Io narro, acciò che'l mio fallir<br />

crudele/Più sovente mi rieda nel pensiero;/E<br />

rimembrando quel, ch'io<br />

sempre fui/Piango le colpe mie col<br />

pianto altrui (Pianto I, strofe 1).<br />

L'opera prende inizio dall'ar-resto <strong>di</strong><br />

Gesù, a cui segue il triplice rinnegamento<br />

<strong>di</strong> Pietro ed il fatale incontro <strong>di</strong><br />

sguar<strong>di</strong> fra l'apostolo ed il Salvatore.<br />

Il <strong>di</strong>scepolo scoppia allora in un amaro<br />

pianto per il terribile errore commesso,<br />

ed inizia il suo sonnambolico<br />

vagare. Il suo cammino, la cui resa<br />

letteraria presenta uno sviluppo più lirico<br />

che narrativo, si configura come<br />

un vero e proprio pellegrinaggio<br />

dell'anima che dalle tenebre del peccato,<br />

giunge <strong>di</strong> nuovo alla luce. La<br />

Resurrezione del Cristo pone fine al<br />

cammino dell'apostolo ormai pronto<br />

ad essere «pietra» della nascente comunità<br />

cristiana. Terminato il viaggio<br />

dell'apostolo, termina anche l'opera<br />

e la vita del nostro autore, che così si<br />

congeda dai suoi lettori <strong>di</strong> ieri e <strong>di</strong> oggi:<br />

Ond'io fermando a tanta gioia il<br />

canto,/posar farò la stanca cetra alquanto<br />

(Pianto XIII, strofe 87).


06 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Quando il cielo si apre sopra l’inferno<br />

La casa d’accoglienza per tossico<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> San Giuseppe Vesuviano<br />

<strong>di</strong> Alfonso Lanzieri<br />

Ormai siamo giunti alla Pasqua. La<br />

Chiesa conosce una sola parola, un<br />

solo annuncio: Cristo è risorto dai<br />

morti. Ma come a Natale Dio si fa uomo<br />

affinché l'uomo si <strong>di</strong>vinizzi, a Pasqua<br />

Cristo risorge per fa sì che coloro<br />

che hanno fede in Lui possano<br />

risorgere. Dopo l'esplosione <strong>di</strong> vita<br />

causata sulla terra dal sepolcro vuoto<br />

<strong>di</strong> Cristo, i segni <strong>di</strong> quell'evento<br />

sono visibili, per chi guarda con<br />

l'occhio della fede, nelle anime e<br />

nei corpi degli uomini. La storia <strong>di</strong><br />

Umberto Postiglione e della sua casa<br />

d'acco-glienza per ragazzi con<br />

problemi <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza, racconta<br />

<strong>di</strong> una resurrezione: non <strong>di</strong><br />

quella escatologica degli ultimi tempi,<br />

ma <strong>di</strong> quella esistenziale, prelu<strong>di</strong>o<br />

imprescin<strong>di</strong>bile della prima, che<br />

solo il verace incontro con Gesù sa<br />

donare. Raggiunto per un’ intervista,<br />

racconta la sua storia senza<br />

troppi giri romantici, ma col realismo<br />

e la passione dell'uomo che ne<br />

ha viste tante:«<strong>nella</strong> mia vita ho incontrato<br />

Dio che mi ha salvato, in<br />

tutti i mo<strong>di</strong> in cui un uomo può essere<br />

salvato. Vivevo male, ero un uomo<br />

<strong>di</strong> strada, nutrivo i miei anni frequentando<br />

ambienti malavitosi, nei<br />

quali ovviamente circolavano anche<br />

sostanze stupefacenti. La logica<br />

con la quale ragionavo era quella<br />

della strada, della 'guapparia’, in<br />

una parola: della violenza e<br />

dell'egoismo». Poi cos'è cambiato<br />

« È successo che, non so perché, il<br />

Signore ha voluto graziarmi, mi ha<br />

fatto rendere conto <strong>di</strong> come stessi vivendo.<br />

Tutto ha iniziato a girare <strong>di</strong>versamente<br />

da quanto un mio amico<br />

drogato, tanti anni fa, mi chiede<br />

<strong>di</strong> aiutarlo: purtroppo non fui in grado<br />

<strong>di</strong> salvarlo dalla morte (Umberto<br />

qui si commuove) ma andandosene<br />

mi lasciò un bigliettino, in cui mi<br />

ringraziava per la vicinanza che gli<br />

avevo dato. Da questo ed altri episo<strong>di</strong>,<br />

decisi <strong>di</strong> cambiare vita e de<strong>di</strong>carmi<br />

ad aiutare i tossico<strong>di</strong>pendenti.<br />

Ormai sono ventisette anni che<br />

mi occupo <strong>di</strong> questo». Come hai iniziato«All'inizio<br />

ad Ottaviano, la<br />

mia città. Ma, come <strong>di</strong>ce il Vangelo,<br />

nessuno è profeta in patria. Così mi<br />

rivolsi ai giuseppini <strong>di</strong> san Giuseppe<br />

vesuviano. Loro mi <strong>di</strong>edero un locale,<br />

e da lì, piano piano, da uno o<br />

due, i ragazzi avvicinati <strong>di</strong>vennero<br />

decine. Ma non si pensi che in 27 anni<br />

abbia potuto salvare molti: tra i<br />

tantissimi venuti da me, relativamente<br />

pochi hanno definitivamente<br />

cambiato vita. Come una coppia <strong>di</strong><br />

fidanzati, entrambi tossico<strong>di</strong>pendenti,<br />

che dopo un lungo cammino,<br />

hanno abbandonato il tunnel della<br />

droga, si sono sposati ed hanno anche<br />

un figlio». Umberto, dopo il cammino<br />

avventuroso che è stata la sua<br />

vita, adesso ha 55 anni, fa il bidello,<br />

è sposato, ha tre figli e cinque nipoti<br />

e non smette <strong>di</strong> ripetere che è un uomo<br />

felice. Per tre volte lo ripete: «sono<br />

felice! Sono un uomo sereno!<br />

Dio si è messo al mio fianco e mi ha<br />

salvato, e mi ha dato la gioia <strong>di</strong> aiutare<br />

tanti giovani che avevano il mio<br />

stesso problema. Aiutare gli altri dà<br />

una felicità che tutte le altre cose<br />

del mondo non possono regalare.<br />

Non sono un uomo ricco, non sono<br />

un uomo colto, non sono un uomo<br />

famoso. Ma cerco <strong>di</strong> spendere la<br />

mia vita per gli altri: è questo il criterio<br />

in base al quale giu<strong>di</strong>care le persone.<br />

Se drogato vuol <strong>di</strong>re essere ultimo,<br />

allora amo definirmi ancora un<br />

drogato anche io, perché voglio essere<br />

l'ultimo. Il Signore mi ha salvato<br />

integralmente: ho imparato ad essere<br />

uomo, ad essere padre, a prendermi<br />

cura <strong>di</strong> me e <strong>di</strong> quelli che<br />

amo». Sei solo in quest'opera Hai<br />

aiutanti Le amministrazioni«Sì,<br />

sono solo. Per quanto riguardale<br />

amministrazioni, solo il sindaco <strong>di</strong><br />

San Giuseppe mi dà una mano, con<br />

6-7000 euro, ma io pago 12mila euro<br />

l'anno solo per il pigione della casa<br />

della mia onlus. Ma questo non<br />

mi ferma affatto. Fare del bene è <strong>di</strong>fficile,<br />

ma non mi spavento perché<br />

<strong>nella</strong> mia vita ho visto l'inferno. Di<br />

cos'altro dovrò aver paura, specialmente<br />

se il Signore è con me».<br />

La teologia <strong>di</strong>ce che la resurrezione<br />

<strong>di</strong> Cristo fu un evento metastorico:<br />

storico sì, ma con una sporgenza<br />

nel mondo ulteriore <strong>di</strong> Dio. Questa<br />

idea sembra applicarsi perfettamente<br />

alla storia <strong>di</strong> Umberto: la sua<br />

casa d'accoglienza ha un in<strong>di</strong>rizzo<br />

(Villaggio Vesuvio, Parco Ambrosio<br />

n. 34, a San Giuseppe Vesuviano)<br />

ma sembra essere scesa giù da cielo,<br />

come le speranze più <strong>di</strong>sperate.<br />

Come le impossibili possibilità: una<br />

specie <strong>di</strong> resurrezione.


anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

07<br />

Indescrivibile bellezza<br />

Il convento <strong>di</strong> Sant'Angelo in Palco a <strong>Nola</strong><br />

<strong>di</strong> Michele Napolitano<br />

«….Cuius quidem monasterii quanta sit<br />

salubritas, ac quanta denique elegantia,<br />

vix verbis exprimi [non] potest…».<br />

La bellezza del convento <strong>di</strong> San'Angelo<br />

in Palco per Francesco Gonzaga, cronista<br />

francescano del XVI secolo, non<br />

poteva essere descritta a parole. Il trascorrere<br />

dei secoli e i segni lasciati dal<br />

tempo non hanno tolto verità al suo giu<strong>di</strong>zio.<br />

Fondato intorno al 1436 dal conte <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

Raimondo Orsini per ospitare i padri<br />

minori osservanti, il convento conobbe<br />

un primo importante momento <strong>di</strong> rinnovamento<br />

grazie all'opera <strong>di</strong> padre Giovanni<br />

Infanzio - vissuto a cavallo tra il<br />

XV e il XVI secolo - che promosse, come<br />

annotò lo storico cinquecentesco<br />

Ambrogio Leone, l'ampliamento e<br />

l'abbellimento del cenobio. Altri importanti<br />

lavori descritti in maniera dettagliata<br />

da padre Teofilo Testa, cronista<br />

della provincia osservante <strong>nella</strong> seconda<br />

metà del XVII secolo, furono eseguiti<br />

sul finire del Cinquecento, sotto la guida<br />

<strong>di</strong> padre Crisanto Cosciuto da <strong>Nola</strong>.<br />

Il convento <strong>di</strong> sant'Angelo, però, proprio<br />

sotto l'ultimo provincialato <strong>di</strong> padre<br />

Cosciuto, nel 1626, passò nelle mani<br />

dei padri riformati <strong>di</strong> Napoli. Il Testa ricorda<br />

che tanto fu grande il <strong>di</strong>spiacere<br />

degli osservanti <strong>di</strong> aver perso tale cenobio,<br />

che alcuni <strong>di</strong> essi, approfittando dei<br />

moti <strong>di</strong> Napoli del 1647, assalirono <strong>di</strong><br />

notte il convento nolano cacciandone i<br />

riformati. I frati osservanti, però, sconfessati<br />

dall'autorità ecclesiastica e dai<br />

loro superiori, dovettero sgombrare il<br />

convento che tornò nelle mani dei riformati,<br />

che lo mantennero fino al 1866.<br />

Anche sotto la guida dei padri riformati<br />

furono realizzati <strong>di</strong>versi lavori <strong>di</strong> ammodernamento.<br />

Anzitutto la chiesa, danneggiata<br />

dai sismi legati all'eruzione vulcanica<br />

del 1631, fu ricostruita l'anno<br />

successivo e rivestita <strong>di</strong> stucchi e marmi<br />

baroccheggianti nei primi decenni<br />

del XVIII secolo. Nel 1752, inoltre, fu costruito<br />

il coro inferiore che, secondo le<br />

cronache francescane dei secoli passati,<br />

per la sua semplicità contrastava<br />

con la ricchezza degli intagli del coro superiore,<br />

attribuito dalle fonti locali a Giovanni<br />

Merliano. Nella seconda metà<br />

XIX secolo, invece, il convento fu chiuso<br />

in seguito all'emanazione della legge<br />

<strong>di</strong> soppressione degli or<strong>di</strong>ni religiosi<br />

del 7 luglio del 1866 passando prima<br />

nelle mani del Fondo per il Culto per essere<br />

poi ceduto il 15 novembre 1869 al<br />

comune <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>.<br />

Dopo vari passaggi <strong>di</strong> proprietà e dopo<br />

anni in cui si alternarono momenti <strong>di</strong> cura<br />

e momenti <strong>di</strong> abbandono è solo a partire<br />

dagli anni cinquanta del Novecento<br />

che il convento <strong>di</strong> sant'Angelo ospita nuovamente<br />

un numero esiguo <strong>di</strong> francescani.<br />

I segni del tempo, l'evoluzioni <strong>di</strong><br />

forme e <strong>di</strong> gusto, sono oggi visibili<br />

nell'ibrido complesso architettonico.<br />

La chiesa conventuale, preceduta da<br />

un pronao formato da cinque arcate<br />

poggianti su colonne <strong>di</strong> granito con capitelli<br />

<strong>di</strong> epoca romana e altome<strong>di</strong>evale,<br />

mostra la caratteristica asimmetria delle<br />

chiese dei padri riformati. A navata<br />

unica presenta, infatti, cinque cappelle<br />

unicamente sul lato sinistro mentre il lato<br />

destro è scan<strong>di</strong>to da cinque arcate<br />

cieche, <strong>di</strong>vise da ampie lesene, proiezione<br />

delle corrispondenti cappelle.<br />

La navata coperta da capriate lignee e illuminata<br />

da cinque finestroni ad arco su<br />

entrambi i lati, si conclude con un arco<br />

acuto oltre il quale si trova l'abside rettangolare<br />

con volta a crociera. Al centro<br />

del presbiterio campeggia l'altare maggiore<br />

composto da elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

perio<strong>di</strong> tra cui spicca il paliotto risalente<br />

al XVII secolo raffigurante san Michele<br />

Arcangelo e l'imponente ciborio cinquecentesco.<br />

Dal lato sud-est dell'abside, si accede<br />

alla sagrestia che presenta una copertura<br />

a volte a crociera decorata con motivi<br />

a grottesca ascrivibili al XIX secolo,<br />

pareti occupate da mobili in legno intagliato<br />

risalenti al XVIII secolo e un ottocentesco<br />

pavimento maiolicato.<br />

L'ambiente consente il passaggio<br />

all'elegante chiostro <strong>di</strong> forma rettangolare<br />

caratterizzato da archi <strong>di</strong> piperno<br />

poggianti su colonne marmoree montate<br />

su basi anche'esse <strong>di</strong> piperno decorato<br />

e da un deambulatorio segnato dalla<br />

presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti murali del XIX secolo,<br />

raffiguranti le Storie della vita <strong>di</strong><br />

san Francesco e <strong>di</strong> altri santi francescani.<br />

Al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> questi affreschi affiorano<br />

tracce <strong>di</strong> decorazioni risalenti, probabilmente,<br />

al XVI e XVII secolo.<br />

Sul lato meri<strong>di</strong>onale del chiostro fa bella<br />

mostra <strong>di</strong> sè un'e<strong>di</strong>cola affrescata raffigurante<br />

san Michele Arcangelo, definita<br />

miracolosa e taumaturgica dalle fonti<br />

antiche. Dal lato meri<strong>di</strong>onale del chiostro,<br />

inoltre, si ha accesso al refettorio<br />

che conserva un'architettura tardogotica<br />

e ospita un complesso ciclo decorativo<br />

che, seppur realizzato in epoche<br />

<strong>di</strong>verse, presenta un'iconografia omogenea.<br />

Profeti, apostoli ed evangelisti si trovano<br />

<strong>di</strong>sseminati <strong>nella</strong> decorazione a grottesca<br />

delle vele della volta a crociera;<br />

scene veterotestamentarie campeggiano<br />

nelle lunette; la narrazione della<br />

Passione <strong>di</strong> Cristo si snoda lungo le pareti.<br />

Gli affreschi della parete occidentale raffiguranti<br />

la Crocifissione <strong>di</strong> Cristo,<br />

l'Ultima Cena e la Lavanda dei Pie<strong>di</strong>, realizzati<br />

nel 1503 come si legge <strong>nella</strong> cornice<br />

sottostante, presentano la stessa<br />

complessità stilistica che connota la pittura<br />

napoletana a cavallo tra il XV e il<br />

XVI secolo. Napoli, infatti, a metà del<br />

XV secolo, <strong>di</strong>venne il maggior centro <strong>di</strong><br />

confluenza <strong>di</strong> una cultura me<strong>di</strong>terranea<br />

che vede l'arrivo <strong>di</strong> apporti francofiamminghi<br />

prima e ferraresi, umbrotoscani<br />

e romani poi.<br />

Il resto della decorazione, segnata da<br />

prospettive semplici, da personaggi fortemente<br />

caratterizzati, rimanda alla pittura<br />

romana dal gusto controriformato<br />

della seconda metà del XVI secolo.<br />

Nell'intero ciclo decorativo vera eccezione<br />

è la raffigurazione <strong>di</strong> una Flagellazione,<br />

più antica rispetto alle altre scene<br />

<strong>di</strong>pinte, che denuncia la presenza <strong>di</strong><br />

affreschi preesistenti a quelli precedentemente<br />

descritti. Interessante<br />

nell'ampio giar<strong>di</strong>no del convento, infine,<br />

la cappella del Calvario che conserva<br />

tracce <strong>di</strong> affreschi databili a perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi compresi tra il XVI e il XIX secolo.


08<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

La mansuetu<strong>di</strong>ne dell’amore<br />

La follia della vita consacrata<br />

<strong>di</strong> Diana Papa<br />

Uno sguardo panoramico sulla vita<br />

consacrata <strong>di</strong> oggi permette <strong>di</strong> cogliere<br />

<strong>nella</strong> Chiesa una presenza variegata<br />

<strong>di</strong> donne e <strong>di</strong> uomini inseriti<br />

<strong>nella</strong> storia dell'umanità.<br />

Mentre le statistiche evidenziano in<br />

Occidente una crisi in atto della vita<br />

consacrata, a causa dell'avanzamento<br />

dell'età e dell'esiguo numero<br />

<strong>di</strong> ingressi, nello stesso tempo, in realtà,<br />

gli stessi dati possono essere interpretati<br />

secondo un'accezione particolare:<br />

un'occasione propizia per<br />

leggere il passaggio <strong>di</strong> grazia che riqualifica<br />

l'esistenza <strong>di</strong> coloro che, in<br />

modo ra<strong>di</strong>cale, seguono Gesù Cristo.<br />

La riscoperta della centralità della Parola<br />

<strong>di</strong> Dio ha <strong>di</strong> fatto favorito, <strong>nella</strong> vita<br />

personale e comunitaria dei consacrati,<br />

un salto <strong>di</strong> qualità. Risignificando<br />

le promesse battesimali e riscoprendo<br />

il tempo e lo spazio come<br />

tempio <strong>di</strong> Dio, i consacrati si sono<br />

sentiti interpellati a testimoniare nel<br />

quoti<strong>di</strong>ano e in ogni ambiente, talvolta<br />

pagando <strong>di</strong> persona, che Dio esiste<br />

e che Dio è amore. Il confronto<br />

con la Parola <strong>di</strong> Dio, che in<strong>di</strong>ca “la persona<br />

<strong>di</strong> Gesù Cristo, eterno Figlio del<br />

Padre, fatto uomo” (“Verbum Domini”<br />

7) consente, infatti, ai consacrati <strong>di</strong><br />

svelare l'esistenza non secondo i parametri<br />

attuali che vedono l'in<strong>di</strong>viduo<br />

da scomporre, da usare, da consumare,<br />

ma soprattutto quale luogo <strong>di</strong><br />

Dio che, nell'oggi <strong>di</strong> questa storia, pone<br />

la sua tenda.<br />

Da un'analisi attenta si evince che gli<br />

stessi consacrati oggi non sono esenti<br />

dall'influenza della cultura in<strong>di</strong>vidualistica<br />

così <strong>di</strong>ffusa, che sta intaccando<br />

la ra<strong>di</strong>ce dell'esistenza. La tentazione<br />

<strong>di</strong> ritrovare se stessi nelle cose,<br />

<strong>nella</strong> ricerca spasmo<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> essere<br />

qualcuno, nell'apparire calcando<br />

la scena <strong>di</strong> questo mondo, anche a<br />

scapito degli altri, la gran<strong>di</strong>osità nel<br />

credere che la vita appartiene solo<br />

all'in<strong>di</strong>viduo e che non <strong>di</strong>pende da<br />

nessuno, mal si coniuga con la scelta<br />

<strong>di</strong> essere persone in relazione che vivono<br />

costantemente alla presenza <strong>di</strong><br />

Dio.<br />

Molti sono coloro che nel silenzio e<br />

senza platealità donano in ogni parte<br />

del mondo, anche in situazioni <strong>di</strong><br />

estremo <strong>di</strong>sagio, la loro vita, perché<br />

l'umanità, dono <strong>di</strong> Dio, sia liberata e<br />

unificata secondo il progetto originale<br />

<strong>di</strong>vino.<br />

Il mondo in questo tempo non ha bisogno<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrazioni <strong>di</strong> efficientismo,<br />

quanto <strong>di</strong> persone che, in un contesto<br />

<strong>di</strong> cultura <strong>di</strong> morte, testimoniano<br />

l'amore alla vita, rendendo visibile e<br />

cre<strong>di</strong>bile che in tutti i mo<strong>di</strong> il Signore<br />

non ha mai <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> assistere<br />

l'umanità in ogni momento e in ogni luogo<br />

(cfr Sap 19,22). Sono coloro che<br />

vivono in pienezza la propria esistenza,<br />

senza ridurla ad un concetto ste-<br />

reotipato, e che, per questo, riconoscono<br />

il valore dell'esistenza<br />

dell'altro, dono <strong>di</strong> Dio, spesso povero<br />

<strong>di</strong> pane o <strong>di</strong> umanità e lo amano. I consacrati<br />

che seguono Gesù Cristo, annunciano<br />

con la vita evangelica il valore<br />

assoluto del povero, dell'emarginato,<br />

la sua <strong>di</strong>gnità umana, sacra,<br />

inviolabile e talvolta sfigurata.<br />

Significativa la presenza <strong>di</strong> donne e<br />

<strong>di</strong> uomini consacrati nei Paesi <strong>di</strong> frontiera,<br />

dove, talvolta, senza manifestare<br />

pubblicamente la propria fede<br />

per il contesto in cui sono, incrociano<br />

il cammino <strong>di</strong> chi ha bisogno <strong>di</strong> essere<br />

rifocillato, curato, rincuorato, sostenuto,<br />

preso per mano. Incontrano<br />

ai margini della storia l'umanità abitata<br />

da Dio e la servono, veicolando, in<br />

questo modo, la tenerezza del Padre<br />

che si china sulle ferite degli ultimi e<br />

le fascia.<br />

Sono persone che vivono in profon<strong>di</strong>tà<br />

la vita, mentre tutto spinge a rimanere<br />

in superficie, mettendo a repentaglio,<br />

a volte, la propria esistenza.<br />

Modellano il loro essere su quello <strong>di</strong><br />

Gesù Cristo, ne seguono le orme, fino<br />

a donare, come lui, se stessi fino a<br />

morire, solo per amore. Coloro che vivono<br />

secondo la profezia del Vangelo<br />

scelgono <strong>di</strong> essere come e con i poveri,<br />

in atteggiamento <strong>di</strong> continua<br />

espropriazione.<br />

Oggi i consacrati, soprattutto nei Paesi<br />

dell'opulenza, dove molti <strong>di</strong>fendono<br />

le cose che possiedono, il benessere<br />

in<strong>di</strong>viduale o del proprio gruppo<br />

<strong>di</strong> appartenenza, sono chiamati a dare<br />

prova della custo<strong>di</strong>a del bene comune,<br />

senza svendere i valori evangelici.<br />

Oltre alle programmazioni e ai<br />

progetti, pur necessari, è urgente ritornare<br />

ad incontrare <strong>nella</strong> relazione<br />

il Dio <strong>di</strong> Abramo, <strong>di</strong> Isacco, <strong>di</strong> Giacobbe,<br />

<strong>di</strong> Gesù Cristo, il Dio dei nostri Padri<br />

e nostro, per essere testimoni <strong>di</strong><br />

Dio che agisce <strong>nella</strong> storia con amore.<br />

Il vivere in pienezza il Vangelo richiede<br />

la cura profonda della vita spirituale<br />

che attesti la consegna <strong>di</strong> sé a<br />

Lui in un continuo stato <strong>di</strong> conversione.<br />

É importante ripartire dal Vangelo,<br />

per poter <strong>di</strong>scernere ciò che facilita<br />

o che ostacola la vita secondo Dio.


anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

09<br />

Una voce fuori dal coro<br />

Giancarlo Siani a 26 anni dalla morte<br />

<strong>di</strong> Fabio Relino<br />

Giancarlo Siani era un giovane giornalista<br />

pubblicista napoletano. Fu<br />

ucciso a Napoli, la sera del 23 settembre<br />

1985, sotto casa, nel quartiere<br />

residenziale del Vomero: aveva<br />

compiuto 26 anni il 19 settembre,<br />

pochi giorni prima.<br />

La sua vita <strong>di</strong> precario inizia nel<br />

1981. Per la redazione <strong>di</strong> Castellammare<br />

<strong>di</strong> Stabia del “Mattino” <strong>di</strong><br />

Napoli é un corrispondente da Torre<br />

Annunziata. Collabora con il bollettino<br />

“Osservatorio sulla Camorra”.<br />

Per “il Mattino” Siani scrive <strong>di</strong> cronaca<br />

nera, ma anche <strong>di</strong> scuola. Del<br />

mondo giovanile conosce tutto, ma<br />

la sua passione resta la nera e in<br />

particolare le vicende legate alla<br />

malavita organizzata <strong>nella</strong> zona vesuviana.<br />

A quel tempo si era appena<br />

conclusa la guerra che opponeva<br />

la Nuova camorra organizzata <strong>di</strong><br />

Raffaele Cutolo ai clan della Nuova<br />

Famiglia dei Nuvoletta, Bardellino e<br />

Alfieri, legati a Cosa nostra. Giancarlo<br />

Siani segue una doppia pista<br />

per raccontare scontri e alleanze<br />

tra i camorristi che hanno battuto<br />

sul campo Cutolo. Il 26 agosto 1984<br />

è domenica, il giorno <strong>di</strong> S. Alessandro.<br />

Presso il Circolo dei pescatori<br />

<strong>di</strong> Torre Annunziata arriva un autobus<br />

carico <strong>di</strong> killer, sul cruscotto un<br />

cartello: “gita turistica”. Nella chiesa<br />

si sta celebrando per molti bambini<br />

la prima comunione. I killer scendono<br />

dall'autobus e iniziano a sparare<br />

contro tutto e tutti. Otto morti, sette<br />

feriti. Il giorno dopo Giancarlo Siani<br />

racconta la strage in poche righe<br />

pubblicate in cronaca. Da Napoli arrivano<br />

i corrispondenti ufficiali. Saranno<br />

loro a raccontare la “Strage <strong>di</strong><br />

S. Alessandro”. 10 giugno del 1985.<br />

Sul Mattino racconta l'arresto del<br />

boss Valentino Gionta, “cantato” dai<br />

Nuvoletta per patteggiare una tregua<br />

con i clan rivali. È il giorno in cui<br />

firma la sua condanna a morte perché<br />

svela una realtà infamante per<br />

il co<strong>di</strong>ce camorrista: il tra<strong>di</strong>mento.<br />

L'estate del '85 Siani viene trasferito<br />

alla sede centrale <strong>di</strong> Napoli per<br />

una sostituzione stagionale. Lui<br />

continua ad occuparsi <strong>di</strong> camorra.<br />

Passano tre mesi e viene ucciso.<br />

Con la morte <strong>di</strong> Siani, oltre al grave<br />

lutto familiare, si determina la definitiva<br />

presa <strong>di</strong> coscienza che nemmeno<br />

la stampa, l'informazione,<br />

può permettersi <strong>di</strong> oltrepassare certi<br />

limiti. Dopo Siani, in Campania,<br />

non lo farà più nessuno. Perché in<br />

Italia ci sono giornalisti-giornalisti e<br />

giornalisti-impiegati: Giancarlo era<br />

un giornalista-giornalista. Oggi in<br />

Campania ci sono solo giornalistiimpiegati.<br />

E la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> impiegato<br />

non vuol necessariamente <strong>di</strong>re:<br />

essere assunto. Si tratta <strong>di</strong> una<br />

questione <strong>di</strong> mentalità. Una mentalità<br />

conservativa, tesa a non smuovere<br />

troppo le acque. In una parola:<br />

autocensura. Nella nostra regione,<br />

in tutto il meri<strong>di</strong>one, i giornalisti devono<br />

autocensurarsi. Chi non lo fa<br />

si vede la macchina incen<strong>di</strong>ata, la<br />

famiglia minacciata e alla fine se<br />

non è stato bravo ad accogliere i<br />

“suggerimenti”, incontra le pallottole.<br />

Dalle 21 e 40, del 23 settembre<br />

1985, data e ora in cui la corsa <strong>di</strong><br />

cronista <strong>di</strong> nera <strong>di</strong> Giancarlo è stata<br />

fermata, in Campania ci si aspetta<br />

che qualcuno abbia ancora il coraggio<br />

<strong>di</strong> descrivere il marciume che la<br />

camorra compie ogni giorno.<br />

Lo ha fatto Roberto Saviano, con<br />

Gomorra. Ma quello era un romanzo<br />

ed ha raccontato cose ad anni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza. Siani stava a Torre ogni<br />

giorno e, ogni giorno, i suoi pezzi<br />

erano in e<strong>di</strong>cola. Insomma, faceva<br />

il giornalista.<br />

Forse quello che è ancora più grave<br />

è che non solo, forse, non si trova<br />

più nessuno pronto a scrivere certe<br />

cose, ma probabilmente non si troverebbe<br />

nemmeno un e<strong>di</strong>tore pronto<br />

a pubblicarli alcuni articoli.<br />

Il mondo dell'e<strong>di</strong>toria è cambiato.<br />

Oggi l'informazione è del tutto succube<br />

del mercato. Grazie al fenomeno<br />

della free press e <strong>di</strong> internet, i<br />

me<strong>di</strong>a sono in tutto e per tutto soggetti<br />

agli inserzionisti. Ma chi comanda<br />

il mercato Chi ha i sol<strong>di</strong>,<br />

semplice. E chi ha tanti sol<strong>di</strong>, perché<br />

ha solo guadagni in nero, non<br />

paga tasse e vince tutte le gare<br />

d'appalto Domanda retorica: la mafia.<br />

Con questo non voglio <strong>di</strong>re che<br />

gli e<strong>di</strong>tori sono dei mafiosi, bensì<br />

che è ben poca la volontà degli e<strong>di</strong>tori<br />

<strong>di</strong> andare a dare fasti<strong>di</strong>o a quelli<br />

che ad oggi sono dei poteri forti in<br />

Italia, quelli che muovono il mercato<br />

pubblicitario e non solo. Se il numero<br />

dei lettori paganti decresce ogni<br />

anno e aumenta quello che vuole informazione<br />

gratuita attraverso i nuovi<br />

mezzi <strong>di</strong> comunicazione, quale informazione<br />

credete che ne venga<br />

fuori Un'informazione standar<strong>di</strong>zzata,<br />

che non conterrà mai una voce<br />

fuori dal coro e che non avrà mai<br />

un articolo a firma Siani.<br />

Chi ha sete <strong>di</strong> giustizia deve sapere<br />

che per scrivere un articolo c'è bisogno<br />

<strong>di</strong> documentazione, rapporti privilegiati<br />

con le fonti, controlli incrociati.<br />

E invece oggi siamo in un mondo<br />

dove un comunicato stampa trova<br />

<strong>di</strong>retta pubblicazione senza verifica.<br />

Con la stessa logica i quoti<strong>di</strong>ani<br />

abruzzesi hanno pubblicato i bollettini<br />

della protezione civile che definiva<br />

normale e senza pericolo<br />

l'attività sismica nelle ore precedenti<br />

la trage<strong>di</strong>a dell'Aquila.<br />

La ricerca della verità. La scrittura<br />

giornalistica: obiettiva ed aderente<br />

ai fatti. Consentono ad un paese <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rsi veramente democratico.<br />

Auguriamoci che l'esempio <strong>di</strong> Giancarlo<br />

sia sempre vivo nei cuori <strong>di</strong> chi<br />

si avvicina alla professione giornalistica.<br />

Auguriamoci che il numero<br />

delle persone interessate a quello<br />

che gli accade intorno sia sempre<br />

sufficiente a garantire una stampa libera<br />

e <strong>di</strong> qualità.


10 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Mettersi in gioco<br />

Le esperienze del progetto Policoro<br />

<strong>di</strong> Michela Pascià e Giuseppina Orefice<br />

Nella convinzione <strong>di</strong> «stare dentro<br />

la storia con amore», si materializza<br />

il sogno <strong>di</strong> don Mario Operti per i<br />

giovani <strong>di</strong>soccupati del Sud: il Progetto<br />

Policoro. Subito dopo il Convegno<br />

ecclesiale nazionale <strong>di</strong> Palermo,<br />

l'Ufficio Nazionale per i problemi<br />

sociali e il lavoro, il Servizio<br />

Nazionale <strong>di</strong> pastorale giovanile e<br />

la Caritas Italiana si incontrano a<br />

Policoro (MT) il 14 <strong>di</strong>cembre del<br />

1995 con i rappresentanti <strong>di</strong>ocesani<br />

delle regioni del mezzogiorno<br />

d'Italia per riflettere sulla <strong>di</strong>soccupazione<br />

giovanile. Nasce così il<br />

Progetto Policoro, iniziativa ecclesiale<br />

fondata sulla presenza ai vari<br />

livelli dei tre uffici promotori, che assieme<br />

alle associazioni e con<br />

l'apporto competente degli animatori<br />

<strong>di</strong> comunità agiscono in sinergia<br />

per un'adeguata promozione<br />

del Progetto <strong>nella</strong> <strong>di</strong>ocesi, per evangelizzare,<br />

educare, e per esprimere,<br />

attraverso i gesti concreti (idee<br />

impren<strong>di</strong>toriali e reciprocità), la speranza<br />

sostenibile.<br />

Dal 1996 <strong>nella</strong> nostra <strong>di</strong>ocesi, attraverso<br />

l'istituzione del centro servizi<br />

Inventalavoro, il Progetto Policoro<br />

rappresenta uno dei segni della presenza<br />

della Chiesa <strong>nella</strong> società,<br />

sensibile ai bisogni dei suoi figli e<br />

che sente la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere<br />

l'idea che è possibile poter costruire<br />

<strong>nella</strong> speranza e <strong>nella</strong> legalità il<br />

proprio futuro.<br />

L'intuizione fondamentale del Progetto<br />

Policoro è la collaborazione<br />

tra soggetti <strong>di</strong>versi per un unico impegno;<br />

esso rappresenta, infatti, il<br />

primo passo per l'avvio <strong>di</strong> una pastorale<br />

integrata, che parli a tutti e<br />

non per categorie. Il metodo è quello<br />

<strong>di</strong> imparare a lavorare insieme<br />

per un progetto comune, lo stile è<br />

quello <strong>di</strong> essere incarnati sul territorio<br />

<strong>nella</strong> fedeltà al Vescovo, alla<br />

<strong>di</strong>ocesi (alle sue tra<strong>di</strong>zioni e alla<br />

sua storia) e alla Dottrina sociale<br />

della Chiesa nel tentativo <strong>di</strong> coniugare<br />

insieme la testimonianza delle<br />

opere <strong>di</strong> giustizia, legalità e solidarietà<br />

con l'annuncio del Vangelo. Il<br />

Progetto Policoro rappresenta una<br />

risposta fattiva ad un <strong>di</strong>sagio sociale<br />

e propone un'occasione <strong>di</strong> crescita<br />

e sviluppo della persona umana<br />

mettendo in rilievo le potenzialità<br />

della persona e le risorse che il<br />

territorio offre e su cui occorre investire<br />

idee ed energie. A tale scopo,<br />

gli animatori <strong>di</strong> comunità hanno realizzato<br />

corsi formativi e informativi<br />

(“Impariamo a cooperare”, “Cooperando”,<br />

orientamento nelle scuole<br />

- “Quo va<strong>di</strong>s”) per <strong>di</strong>ffondere tra<br />

i giovani una nuova mentalità ispirata<br />

ai valori umani e cristiani della<br />

solidarietà e della cooperazione. Ai<br />

corsi hanno collaborato le associazioni<br />

<strong>di</strong> ispirazione cristiana che<br />

operano nel settore cooperativo,<br />

della formazione professionale,<br />

dell'impren<strong>di</strong>torialità giovanile e del<br />

terzo settore: CONFCO-<br />

PERATIVE Napoli eACLI.<br />

Dalla formazione sono nati gesti<br />

concreti: associazioni e cooperative<br />

che oggi lavorano sul territorio<br />

<strong>di</strong>ocesano e che rappresentano un<br />

segno tangibile <strong>di</strong> giustizia, offrendo<br />

un esempio <strong>di</strong> una nuova concezione<br />

del lavoro che punta alla valorizzazione<br />

delle proprie competenze<br />

e attitu<strong>di</strong>ni senza aspettare “il posto<br />

fisso” promesso dal politico <strong>di</strong><br />

turno, la raccomandazione o il ricorso<br />

al guadagno facile offerto da<br />

organizzazioni malavitose. Attraverso<br />

il Vangelo si può educare alla<br />

speranza cristiana ricordando ai<br />

giovani l'importanza <strong>di</strong> sentirsi comunità<br />

per poter affrontare con coraggio<br />

le sfide <strong>di</strong> oggi e saziare la fame<br />

<strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong> cui i giovani del<br />

mezzogiorno d'Italia hanno bisogno.<br />

Raccogliere le istanze <strong>di</strong> ciascuno<br />

e accompagnare i giovani<br />

verso la realizzazione <strong>di</strong> opere impren<strong>di</strong>toriali,<br />

segni <strong>di</strong> speranza, giustizia<br />

e <strong>di</strong> riscatto della <strong>di</strong>gnità umana<br />

in risposta anche all'emergenza<br />

educativa che attanaglia il nostro<br />

territorio <strong>di</strong>ocesano può aiutare<br />

concretamente la Chiesa locale ad<br />

offrire strumenti e opportunità per<br />

affrontare il problema della <strong>di</strong>soccupazione.<br />

L'impegno del Progetto<br />

Policoro dunque aiuta a maturare<br />

la consapevolezza che il cristiano<br />

vive da figlio <strong>di</strong> Dio anche nelle <strong>di</strong>fficoltà,<br />

<strong>nella</strong> precarietà, non cedendo<br />

a facili lusinghe, ma restando in<br />

pie<strong>di</strong>, camminando secondo la Parola<br />

del Signore e confidando <strong>nella</strong><br />

sua giustizia e <strong>nella</strong> sua pace.


anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

11<br />

Alfonso Maria de' Liguori<br />

Il teologo della misericor<strong>di</strong>a pasquale<br />

<strong>di</strong> Salvatore Purcaro<br />

La nostra comunità <strong>di</strong>ocesana ha<br />

conservato nel tempo un legame<br />

particolare con Sant'Alfonso Maria<br />

de' Liguori (1696-1787). Presente<br />

a <strong>Nola</strong> in <strong>di</strong>verse occasioni,<br />

è ricordato principalmente per il<br />

canto natalizio “Tu scen<strong>di</strong> dalle<br />

stelle”, che compose proprio in città<br />

durante un novenario <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione<br />

nel <strong>di</strong>cembre del 1754. In<br />

quegli anni fu anche invitato in seminario<br />

a tenere un corso <strong>di</strong> esercizi<br />

spirituali in un momento <strong>di</strong> forti<br />

contrasti socio-politici, che avevano<br />

creato agitazioni tra gli alunni.<br />

Da questi brevi accenni alla sua arte<br />

musicale e alla capacità formativa<br />

è possibile rintracciare alcuni<br />

elementi caratterizzanti la personalità<br />

e il pensiero teologico del<br />

Santo napoletano: una spiritualità<br />

pasquale, l'annuncio della misericor<strong>di</strong>a,<br />

la cura per la bellezza. A<br />

partire da queste tre <strong>di</strong>rettrici si<br />

possono leggere le sue opere <strong>di</strong><br />

spiritualità, <strong>di</strong> teologia morale e le<br />

sue attenzioni ministeriali. La centralità<br />

dell'evento pasquale emerge<br />

chiaramente dalla scelta <strong>di</strong> fondare<br />

una congregazione religiosa<br />

sotto il nome del SS. Redentore,<br />

manifestando in tal modo la sua<br />

pre<strong>di</strong>lezione per il Cristo Risorto<br />

che salva l'umanità passando attraverso<br />

il fallimento della Croce.<br />

Era stato proprio un fallimento a<br />

determinare il suo abbandono della<br />

carriera forense. Laureatosi in<br />

utroque iure a soli se<strong>di</strong>ci anni, con<br />

all'attivo il buon esito <strong>di</strong> numerose<br />

cause, nell'estate del 1723 è costretto<br />

ad incassare una sentenza<br />

negativa. È una sconfitta,<br />

un'esperienza <strong>di</strong> croce, non solo<br />

professionale, che segnerà anche<br />

per lui una vita nuova. Crocifisse<br />

le sue ambizioni, decide <strong>di</strong> voltare<br />

pagina e dopo tre anni viene or<strong>di</strong>nato<br />

sacerdote. Il potere redentivo<br />

della croce e l'accet-tazione<br />

con Cristo delle nostre croci sarà<br />

la tematica ricorrente della sua<br />

pre<strong>di</strong>cazione, centrata sulla promozione<br />

umana, la cura spirituale,<br />

l'invito alla conversione: il Crocifisso<br />

risorto manifesta la misericor<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Dio verso l'uomo ed è<br />

questa misericor<strong>di</strong>a che bisogna<br />

annunciare e donare sacramentalmente<br />

soprattutto ai poveri abbandonati.<br />

La vita e il pensiero del<br />

teologoAlfonso è strettamente collegata<br />

al contesto culturale e religioso<br />

settecentesco. Non bisogna<br />

<strong>di</strong>menticare la <strong>di</strong>ffusa mentalità<br />

giansenista che, in opposizione alle<br />

correnti illuministe, tendeva a<br />

svalutare le potenzialità dell'uomo<br />

proponendo a rime<strong>di</strong>o una vita morale<br />

molto rigorista. L'idea <strong>di</strong> un<br />

Dio giu<strong>di</strong>ce severo, scoraggiava<br />

la speranza <strong>nella</strong> sua misericor<strong>di</strong>a.<br />

Sant'Alfonso, sia dal punto <strong>di</strong><br />

vista accademico che <strong>nella</strong> pre<strong>di</strong>cazione<br />

e nei testi <strong>di</strong> spiritualità annuncia<br />

e testimonia l'immagine <strong>di</strong><br />

un Dio benevolo e favorevole<br />

all'uomo, <strong>di</strong>sponibile al perdono<br />

come testimonia la Scrittura che il<br />

nostro santo si preoccupa <strong>di</strong> far conoscere<br />

sempre più e meglio. Per<br />

questo motivo scelse <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi<br />

all'apostolato nei quartieri popolari<br />

<strong>di</strong> Napoli e nelle campagne.<br />

Comprese l'urgenza <strong>di</strong> elevare lo<br />

stile <strong>di</strong> vita dei popolani attraverso<br />

linguaggi che fossero a loro comprensibile.<br />

Intuì che l'elevazione<br />

dei poveri necessita anche della<br />

cultura dei pastori: nel re<strong>di</strong>gere i<br />

manuali <strong>di</strong> teologia per i confessori,<br />

tenne presente soprattutto il clero<br />

meno istruito, pubblicandoli in<br />

italiano. Una misericor<strong>di</strong>a da annunciare<br />

creando occasioni e luoghi<br />

d'incontro. Nascono così le<br />

missioni popolari e le “cappelle serotine”<br />

da lui istituite e che hanno<br />

nei nostri attuali centri d'ascolto<br />

una continuità storica. Una misericor<strong>di</strong>a<br />

da far vedere recuperando<br />

la categoria della bellezza e offrendo<br />

a tutti la possibilità <strong>di</strong> accedere<br />

a quelle arti (teologia, poesia,<br />

musica, pittura) che erano ad<br />

uso esclusivo dei ricchi. Lo ricor<strong>di</strong>amo,<br />

infatti, musicista compositore<br />

delle canzoncine natalizie, poeta<br />

scrittore <strong>di</strong> numerose preghiere<br />

ed espressioni devote, e anche<br />

pittore nel tentativo <strong>di</strong> rappresentare<br />

il volto materno <strong>di</strong> Dio. Si adoperò<br />

per un rinnovamento degli<br />

stu<strong>di</strong> teologici. È proprio l'insegnamento<br />

della teologia morale, a<br />

partire e a servizio dell'attività pastorale<br />

a rendere il teologo<br />

Sant'Alfonso un maestro imprescin<strong>di</strong>bile<br />

in tale settore scientifico.<br />

In questa linea si comprende<br />

come il tema centrale del suo pensiero<br />

teologico-morale sia la coscienza<br />

del soggetto, quale fondamento<br />

della libertà e della <strong>di</strong>gnità<br />

della persona. Sia da insegnante<br />

che da vescovo ha sempre invogliato<br />

i sacerdoti ad assumere un<br />

atteggiamento comprensivo e dolce<br />

verso i fedeli e in special modo i<br />

penitenti, affinché realmente potessero<br />

sentirsi accompagnati e<br />

sostenuti nel <strong>di</strong>fficile cammino della<br />

vita e della scelta cristiana. Un<br />

giurista, un teologo, un musicista,<br />

un poeta, un vescovo, che ci lascia<br />

in ere<strong>di</strong>tà l'impegno <strong>di</strong> annunciare<br />

la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio formando<br />

le coscienze attraverso<br />

molteplici forme espressive che<br />

raccontano la <strong>Bellezza</strong>.


12 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Per scoprirsi scelti<br />

La comunità vocazionale della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

<strong>di</strong> Gennaro Romano<br />

Tratteggiando la figura <strong>di</strong> Sant'Alfonso,<br />

<strong>nella</strong> pagina precedente, abbiamo appreso<br />

della sua impresa <strong>di</strong> fondatore <strong>di</strong><br />

un or<strong>di</strong>ne religioso e della sua passione<br />

per la <strong>di</strong>rezione spirituale della anime,<br />

due qualità che possono trovare una<br />

sintesi perfetta <strong>nella</strong> istituzione del seminario,<br />

luogo in cui i giovani che intendono<br />

capire a quale vocazione cristiana<br />

sono da Dio chiamati si lasciano seguire<br />

nel loro percorso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento.<br />

Il Seminario <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, in particolare, è<br />

sempre stato centro <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> educazione<br />

per la gioventù, e specialmente<br />

luogo <strong>di</strong> formazione dei futuri sacerdoti.<br />

Oggi il Seminario, per rispondere ai segni<br />

dei tempi, è un centro <strong>di</strong> vita pastorale<br />

e culturale per la <strong>di</strong>ocesi, a servizio<br />

della vocazione al sacerdozio, nel più<br />

ampio quadro <strong>di</strong> tutte le vocazioni.<br />

Nei secoli tra i suoi alunni, insigni per<br />

santità e dottrina, vanno ricordati in modo<br />

particolare San Francesco Saverio<br />

M. Bianchi e il Car<strong>di</strong>nale Bartolomeo<br />

D'Avanzo.<br />

Da più <strong>di</strong> un decennio il seminario <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

è luogo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento vocazionale<br />

propedeutico per giovani <strong>di</strong> varie età e<br />

provenienze culturali. Il periodo propedeutico<br />

è un tempo durante il quale da<br />

una parte si verificano nel giovane i segni<br />

oggettivi dell'orientamento al sacerdozio,<br />

dall'altra , per il particolare vissuto<br />

giovanile o<strong>di</strong>erno, intende offrire<br />

un'adeguata preparazione previa al Seminario<br />

maggiore. Si impone così un<br />

particolare periodo orientato a colmare<br />

le lacune in or<strong>di</strong>ne all'identità <strong>di</strong> fede, alla<br />

vita spirituale, culturale e umana,<br />

spesso presenti nei giovani al loro ingresso<br />

nel Seminario Maggiore.<br />

L'obiettivo pedagogico generale può essere<br />

così descritto: l'approfon<strong>di</strong>mento,<br />

me<strong>di</strong>ante un cammino organico <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento,<br />

delle motivazioni che soggiacciono<br />

alla scelta vocazionale; la preparazione<br />

adeguata a livello umano,<br />

spirituale, intellettuale per il proseguo<br />

del cammino formativo al Seminario<br />

Maggiore; la verifica dei segni oggettivi<br />

e delle con<strong>di</strong>zioni sufficienti <strong>di</strong> maturità<br />

umana, cristiana e culturale, necessarie<br />

per poter proseguire il cammino formativo<br />

in vista del presbiterato.<br />

Questo obiettivo è declinato da: 1.la conoscenza<br />

della personalità del giovane<br />

e dell'area affettivo-sessuale in modo<br />

da poter identificare sia le risorse sia le<br />

aree che vanno sottoposte a un cammino<br />

<strong>di</strong> maturazione più approfon<strong>di</strong>to, per<br />

un'adeguata maturazione e tensione<br />

permanente verso la personalità matura,<br />

in vista della scelta celibataria; 2.la<br />

formazione <strong>di</strong> personalità credenti che<br />

ra<strong>di</strong>chino la loro identità nell'essere <strong>di</strong>scepoli<br />

<strong>di</strong> Cristo in un atteggiamento stabile<br />

<strong>di</strong> sequela Christi, in modo da poter<br />

conformare i propri sentimenti con quelli<br />

<strong>di</strong> Cristo, per crescere secondo la sua<br />

statura;3.abilitare il giovane al dono <strong>di</strong><br />

sé me<strong>di</strong>ante l'acquisizione dell'atteggiamento<br />

fondamentale che caratterizza<br />

la spiritualità del presbitero: la carità<br />

pastorale.<br />

L'esperienza propedeutica intende aiutare<br />

i giovani a immergersi in modo globale<br />

nel mistero <strong>di</strong> Cristo quale orizzonte<br />

essenziale e imprescin<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> ogni<br />

autentico itinerario vocazionale.


anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

13<br />

L’Assoluto <strong>nella</strong> pietra<br />

La statuta dell’Assunta del Duomo <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

<strong>di</strong> Antonia Solpietro<br />

Da sempre l'arte, <strong>nella</strong> cultura umana,<br />

è stata percepita anche come<br />

ponte tra Dio e l'uomo. Tuttavia, ciò<br />

che è stato sempre chiaramente intuito,<br />

ha dovuto affrontare un cammino<br />

<strong>di</strong> chiarificazione e lotta, per<br />

poter essere affermato con luci<strong>di</strong>tà.<br />

Le raffigurazioni del <strong>di</strong>vino hanno<br />

scritto una storia nel cammino<br />

dell'umanità interessantissima e piena<br />

<strong>di</strong> luci ed ombre. Se Hegel, interpretando<br />

in qualche modo la cultura<br />

romantica della sua epoca, parlò<br />

dell'arte come <strong>di</strong> uno degli sta<strong>di</strong> del<br />

cammino umano in cui l'Assoluto si<br />

dà, ed è possibile una sua percezione,<br />

la Chiesa molto prima <strong>di</strong> lui, parlava<br />

<strong>di</strong> Dio, del Dio <strong>di</strong> Gesù Cristo, attraverso<br />

la pittura e la scultura. Di<br />

più: le opere d'arte non erano solo il<br />

luogo in cui, in maniera imperfetta,<br />

solo si percepiva qualcosa <strong>di</strong> Dio, come<br />

il filosofo tedesco affermava, ma<br />

erano bensì un metodo davvero efficace<br />

<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione del vero Dio.<br />

Partendo da questa ottica, <strong>di</strong>amo<br />

uno sguardo alla bellezza che ci circonda,<br />

al Duomo <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, il quale<br />

presenta un'opera scultorea <strong>di</strong> cui è<br />

bene approfon<strong>di</strong>re la conoscenza:<br />

la statua dell'Assunta che possiamo<br />

ammirare <strong>nella</strong> Basilica Cattedrale<br />

<strong>di</strong> <strong>Nola</strong> è una realizzazione degli inizi<br />

del '900, eseguita in occasione<br />

della riapertura della cattedrale del<br />

1909, dopo il <strong>di</strong>sastroso incen<strong>di</strong>o<br />

del 1861, che devastò completamente<br />

l'e<strong>di</strong>ficio sacro. Fu realizzata<br />

dall'artista Salvatore Cepparulo, ed<br />

è possibile ricostruire la storia<br />

dell'opera in archivio conserviamo<br />

dagli scambi <strong>di</strong> lettere e bollettini <strong>di</strong><br />

pagamento tra il committente, il vescovo<br />

Renzullo, e appunto il Cepparulo.<br />

La scultura sembra realizzata<br />

in marmo ma nessuno percepisce<br />

che in realtà è in cartapesta. Qui sta<br />

la grandezza del Cepparulo. La scelta<br />

della cartapesta fu probabilmente<br />

dovuta al bisogno <strong>di</strong> abbattimento <strong>di</strong><br />

costi, che sarebbero stati elevatissimi,<br />

per un'opera in marmo <strong>di</strong> quelle<br />

<strong>di</strong>mensioni. La raggiera<br />

dell'Assunta, anch'essa opera pregiata<br />

e molto bella, fu realizzata dalla<br />

famiglia Catello, tuttora in attività.<br />

Nel '600 il vecchio altare era compaginato<br />

invece così: al centro la scultura<br />

lignea dell'Assunta ( che è in attesa<br />

<strong>di</strong> restauro) e due gran<strong>di</strong> nicchie<br />

con i santi Paolino e Felice.<br />

Attualmente San Paolino è <strong>nella</strong><br />

cappella che gli fu de<strong>di</strong>cata nel<br />

1909, San Felice si trova nel museo<br />

<strong>di</strong>ocesano. Questo gruppo scultoreo<br />

ligneo seicentesco fu realizzato<br />

in seguito ad un altro evento <strong>di</strong>sastroso<br />

per la cattedrale e cioè il crollo<br />

del 1593. Il vescovo Fabrizio Gallo<br />

ricostruì la cattedrale e in seguito<br />

il vescovo Lancellotti (tra il 1615-<br />

1655) realizzò tutte le decorazioni interne.<br />

Il duomo presentava antecedentemente<br />

a questo gruppo scultoreo<br />

un grande polittico su tavola<br />

con al centro il pannello <strong>di</strong>pinto della<br />

VergineAssunta ed una serie <strong>di</strong> santi<br />

tutelari della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> come<br />

San Felice vescovo, San Felice presbitero,<br />

San Paolino, San Massimo<br />

e San Quinto probabilmente, e su<br />

più registri montavano anche i quattro<br />

evangelisti probabilmente, con<br />

un coronamento dell'Eter-no Padre<br />

e, <strong>nella</strong> parte sottostante, quella che<br />

era la dormitio virginis, un bellissimo<br />

altorilievo marmoreo oggi utilizzato<br />

<strong>nella</strong> cappella del sacramento.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista artistico, la madonna<br />

in cartapesta è un'opera certamente<br />

<strong>di</strong> pregio Ha un valore <strong>di</strong> fede,<br />

ma è anche un bellissimo manufatto:<br />

il suo realizzatore, il Cepparulo,<br />

era d’altronde artista <strong>di</strong> fama per<br />

l’epoca.


14 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Scendere nel cuore<br />

La purezza nell’età contemporanea<br />

<strong>di</strong> Sorella Debora O.V.<br />

Siamo ormai prossimi alla grande celebrazione<br />

della Pasqua <strong>di</strong> Gesù, cuore<br />

<strong>di</strong> tutta la storia della salvezza e<br />

permettetemi <strong>di</strong> sottolineare, della<br />

storia della salvezza che si <strong>di</strong>pana<br />

nell' “oggi” per ciascuno <strong>di</strong> noi. Essere<br />

stata invitata a compiere una riflessione<br />

su una delle beatitu<strong>di</strong>ni pronunciate<br />

da Gesù: “beati i puri <strong>di</strong> cuore<br />

perché vedranno Dio”, mi ha dato<br />

la possibilità <strong>di</strong> fare una verifica su<br />

quello che è il mio cammino <strong>di</strong> fede<br />

nell'oggi, il mio rapporto con Gesù,<br />

su ciò che realmente mi abita, in poche<br />

parole, a scendere ancora una<br />

volta nel mio cuore per entrare in<br />

contatto con la verità più profonda <strong>di</strong><br />

me stessa. È stato necessario volgere<br />

lo sguardo alla realtà che mi e<br />

ci circonda per non <strong>di</strong>menticare che<br />

la nostra fede è una fede incarnata e<br />

ra<strong>di</strong>cata <strong>nella</strong> storia concreta <strong>di</strong> ogni<br />

giorno, che mentre ci orienta alle “cose<br />

future” ci ancora alla terra. Credo<br />

che la nostra società e la nostra cultura<br />

sia tutta protesa a ciò che appare,<br />

a ciò che tutti possono vedere, a<br />

ciò che da gloria all'uomo agli occhi<br />

dell'altro uomo, a ciò che ci rende potenti<br />

e apparentemente più forti degli<br />

altri, a ciò che ciascuno decide a<br />

tavolino <strong>di</strong> voler mostrare <strong>di</strong> sé, stando<br />

bene attenti a non rivelare nulla <strong>di</strong><br />

ciò che realmente abita il nostro cuore,<br />

lì sappiamo tutti, che entriamo in<br />

contatto con quella che è la verità<br />

più profonda <strong>di</strong> noi stessi e dunque<br />

tocchiamo con mano la nostra vulnerabilità<br />

e fragilità. È davvero scomodo<br />

farlo, ma a mio avviso, necessario<br />

per poter vivere una vita che<br />

sia veramente umana e cristiana,<br />

scevra da ogni tipo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

e schiavitù, capace <strong>di</strong> generare<br />

vita annunciando la salvezza<br />

ad ogni altro uomo o donna incontrati.<br />

Questa la grande responsabilità<br />

che hanno tutti i battezzati e maggiormente<br />

gli uomini e le donne che<br />

hanno scelto <strong>di</strong> stare con Gesù e <strong>di</strong><br />

seguirlo in un una maniera esclusiva<br />

e totalizzante, siano essi religiosi,<br />

presbiteri, laici consacrati. Il Signore<br />

Gesù ci aiuti a non <strong>di</strong>ventare e rimanere<br />

sepolcri imbiancati, belli<br />

all'esterno ma pieni <strong>di</strong> ossa e ogni<br />

genere <strong>di</strong> putridume all'inte-rno.<br />

Dunque questa beatitu<strong>di</strong>ne interroga<br />

l'uomo, interroga ciascuno <strong>di</strong> noi,<br />

<strong>nella</strong> nostra interezza e <strong>nella</strong> nostra<br />

totalità. È una grande provocazione<br />

che ci invita a riflettere molto sulla coerenza<br />

tra ciò che c'è nel nostro cuore<br />

e ciò che mostriamo agli occhi <strong>di</strong><br />

tutti, tra ciò che è la nostra vita concreta<br />

e ciò che professiamo con la<br />

nostra bocca, in altre parole ci induce<br />

a guardare con verità se in noi c'è<br />

un cuore doppio, un cuore calloso<br />

non capace più <strong>di</strong> lasciarsi penetrare<br />

da nulla, pur <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere noi stessi,<br />

oppure un cuore consapevole della<br />

sua povertà, ma aperto alla volontà<br />

<strong>di</strong> essere purificato dalla Grazia<br />

ogni giorno. Infondo, chie<strong>di</strong>amoci:<br />

cosa significa avere un cuore puro<br />

Chi <strong>di</strong> noi può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> avere un cuore<br />

puro In cosa consiste vivere da uomini<br />

aventi un cuore puro La purezza<br />

del cuore non è certamente qualcosa<br />

<strong>di</strong> astratto e teorico, <strong>di</strong> sentimentale,<br />

ma piuttosto è una con<strong>di</strong>zione,<br />

<strong>di</strong>rei vitale, che non può non<br />

manifestarsi in ogni relazione.<br />

L'uomo, dal cuore doppio e calloso,<br />

riflette tale doppiezza in tutte le relazioni<br />

che intesse <strong>nella</strong> sua vita, con<br />

Dio stesso e con il prossimo. Allora<br />

dove vanno a finire l'onestà, la limpidezza,<br />

la trasparenza, la fedeltà, il rispetto<br />

<strong>di</strong> sé e dell'altro, la sincerità,<br />

l'amore per Dio e per i fratelli Dove<br />

il coraggio della verità nelle nostre vite<br />

Ci viene in aiuto come sempre la<br />

Parola del Signore attraverso<br />

l'evangelista Giovanni che ci <strong>di</strong>ce:<br />

“Se rimanete <strong>nella</strong> mia Parola, siete<br />

davvero miei <strong>di</strong>scepoli; conoscerete<br />

la verità e la verità vi farà liberi”.<br />

Ecco allora il segreto per custo<strong>di</strong>re<br />

un cuore aperto alla grazia purificante<br />

che viene da Dio e solo da Lui:<br />

rimanere <strong>nella</strong> sua Parola e lasciare<br />

che la Parola prenda sempre più <strong>di</strong>mora<br />

nel nostro cuore, se così, non<br />

ci sarà spazio per altro! Se così, non<br />

ci sarà spazio per tutto ciò che oscura<br />

la grande <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong><br />

noi: essere figlio nel Figlio. Allora<br />

possiamo concludere che la purezza<br />

del cuore non è qualcosa che si<br />

può comprare o estorcere con la forza,<br />

ma piuttosto un dono <strong>di</strong> Grazia<br />

che rende destinatari <strong>di</strong> questa beatitu<strong>di</strong>ne<br />

tutti coloro che l'accolgono e<br />

si lasciano pian piano plasmare un<br />

cuore <strong>di</strong> carne, capace <strong>di</strong> vedere<br />

con gli occhi <strong>di</strong> Dio tutta la realtà e <strong>di</strong><br />

scorgere come Gesù una donna al<br />

posto <strong>di</strong> una peccatrice, un uomo al<br />

posto <strong>di</strong> un delinquente, la salvezza<br />

che opera al posto del vizio e della<br />

per<strong>di</strong>zione.


anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

15<br />

Strumenti <strong>di</strong> pace<br />

Il Breviario <strong>Nola</strong>no del Museo Diocesano <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

<strong>di</strong> Anto<strong>nella</strong> Iovino<br />

Nel cuore del Museo Diocesano <strong>di</strong><br />

<strong>Nola</strong>, protetto dagli sguar<strong>di</strong> benevoli<br />

dei vescovi nolani affrescati lungo<br />

le pareti del Salone dei Medaglioni,<br />

si conserva un vero capolavoro<br />

della storia dell'arte: il Breviario<br />

<strong>Nola</strong>no. Racchiuso in una teca<br />

<strong>di</strong> vetro, il piccolo breviario, datato<br />

tra la fine del XIV secolo e l'inizio<br />

del XV secolo, si fa portavoce<br />

dell'idea che la preghiera può farsi<br />

opera d'arte e, dunque, <strong>di</strong>spensare<br />

bellezza. Camminare nel silenzio<br />

del salone, interrotto solo dal suono<br />

dei passi e dei respiri dei visitatori,<br />

mentre le loro ombre proiettate sulle<br />

pareti si allungano e si deformano<br />

ad ogni passo, fa immergere fin<br />

da subito in un'atmosfera magica,<br />

fuori dal tempo. Un'atmosfera suggestiva<br />

che rapisce la mente e la trascina<br />

in<strong>di</strong>etro nel tempo fino a farla<br />

ritrovare all'interno <strong>di</strong> una bottega<br />

dove, schiene ricurve <strong>di</strong> miniatori<br />

intenti a lavorare, mani tremolanti<br />

che stringono punte <strong>di</strong> piombo e<br />

pennelli, si palesano come<br />

d'incanto <strong>di</strong>nanzi agli occhi. La sala,<br />

che come uno scrigno custo<strong>di</strong>sce<br />

il breviario, è essa stessa<br />

un'opera d'arte <strong>di</strong>venendo, così, un<br />

valore aggiunto per l'opera esaltandone<br />

ancor <strong>di</strong> più la bellezza e la<br />

preziosità. Un gioiello frutto <strong>di</strong> una<br />

lavorazione lenta e precisa che Richard<br />

Wagner avrebbe definito la<br />

Gesamtkunstwerk per eccellenza,<br />

ossia l'opera d'arte totale in grado<br />

<strong>di</strong> dar vita ad un'esperienza percettiva<br />

multisensoriale, capace <strong>di</strong> coinvolgere<br />

la vista, l'olfatto, l'u<strong>di</strong>to e il<br />

tatto.<br />

Basta sfogliare le prime pagine del<br />

breviario per rimanere rapiti dalla<br />

consistenza materica della pergamena,<br />

mentre lo sguardo corre veloce<br />

lungo un armonico sentiero composto<br />

<strong>di</strong> immagini e parole. Emergono<br />

fin da subito: la fatica e<br />

l'attenzione dei copisti nel trascrivere<br />

pazientemente le belle ed eleganti<br />

lettere gotiche dal ritmo serrato,<br />

trascritte su due colonne <strong>di</strong> trentadue<br />

linee ciascuna con marcato<br />

inchiostro rosso e nero; la minuzia<br />

del <strong>di</strong>segno curato in ogni minimo<br />

dettaglio; la flui<strong>di</strong>tà dei colori vivaci<br />

stesi a piccoli tocchi con pennelli<br />

leggeri; la brillantezza della foglia<br />

d'oro che dà luce alle pagine ingiallite<br />

e scurite dal tempo. Quattrocentonovantadue<br />

pagine su cui si incontrano<br />

e si fondono tra loro elementi<br />

bizantineggianti, francesizzanti<br />

e retaggi <strong>di</strong> cultura beneventana.<br />

Ver<strong>di</strong> intensi, rossi cal<strong>di</strong>, azzurri profon<strong>di</strong><br />

illuminati da riflessi bianchi<br />

danno vita a delicate cornici, a fregi<br />

decorativi <strong>di</strong> natura fitomorfa, a mani<br />

dalle <strong>di</strong>ta affusolate, a vesti preziose<br />

dalle pieghe appena accennate,<br />

a volti caratterizzati da occhi<br />

neri dagli sguar<strong>di</strong> profon<strong>di</strong> ed<br />

espressivi. Tra le decorazioni più interessanti<br />

si <strong>di</strong>stinguono le raffigurazioni<br />

inserite all'interno dei capilettera<br />

raffiguranti le immagini del<br />

Cristo tripartito e della Natività. Nella<br />

raffigurazione del Cristo tripartito,<br />

che risente dell'eco della stessa<br />

effigie affrescata nell'abside occidentale<br />

dell'Aula Feliciana delle Basiliche<br />

Paleocristiane <strong>di</strong> Cimitile, si<br />

nota da parte del miniatore, una profonda<br />

attenzione alla rappresentazione<br />

delle mani e dei volti. Posto<br />

su uno sfondo blu con decorazioni<br />

bianche, avvolto in un abito blu dallo<br />

scollo dorato e coperto da un<br />

mantello rosso, Cristo stringe <strong>nella</strong><br />

mano sinistra il pane e il vino mentre<br />

la mano destra, dalle <strong>di</strong>ta lunghe<br />

e affusolate, è in atto bene<strong>di</strong>cente. I<br />

tre volti, orientati in tre <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>rezioni<br />

e arricchiti da<br />

un'aureola dorata e rossa,<br />

presentano labbra<br />

sottili e vivaci occhi neri.<br />

Nata da una sapiente<br />

sud<strong>di</strong>visione degli spazi,<br />

la raffigurazione della<br />

Natività è invece caratterizzata<br />

da una scena<br />

affollata <strong>di</strong> personaggi.<br />

Su un raffinato<br />

sfondo rosso, in evidente<br />

predominanza rispetto<br />

agli altri personaggi,<br />

la Vergine e il Bambino occupano<br />

circa i tre quarti della scena.<br />

Maria, avvolta da un abito blu, ha le<br />

mani strette in atto <strong>di</strong> preghiera<br />

mentre il suo sguardo, rivolto verso<br />

il basso, incontra quello del bambino.<br />

A sinistra della raffigurazione,<br />

appena accennato, compare il profilo<br />

<strong>di</strong> Giuseppe il cui volto, segnato<br />

dal tempo, è arricchito da due profon<strong>di</strong><br />

occhi dolci rivolti in <strong>di</strong>rezione<br />

della sua famiglia. Il bue e l'asino, alle<br />

spalle dei personaggi, assistono<br />

docili alla scena, completando la<br />

rappresentazione.<br />

Ciò che rende unico questo breviario,<br />

però, non è solo la ricchezza<br />

dell'impianto visivo, bensì,<br />

l'emozio-ne che riescono a suscitare<br />

il suono caldo, pacato e cadenzato<br />

delle pagine che scivolano tra<br />

le <strong>di</strong>ta, il suo odore forte e intenso.<br />

Odore della pelle, odore <strong>di</strong> pagine<br />

intrise del tempo trascorso, odore<br />

<strong>di</strong> incenso, <strong>di</strong> fumo <strong>di</strong> candele, <strong>di</strong> tutte<br />

le mani che lo hanno stretto, <strong>di</strong> tutte<br />

le <strong>di</strong>ta che hanno sfogliato le sue<br />

pagine e che hanno affidato ad esso<br />

le propria fede e le proprie preghiere.<br />

La bellezza non è mai gratuita.<br />

Essa è conquista, fatica, costanza.<br />

Si esprime attraverso il gesto paziente<br />

che scaturisce da un'idea,<br />

da un pensiero, da un lungo percorso<br />

interiore. La bellezza è amore.<br />

Un amore che sa andare oltre la mera<br />

contemplazione, per farsi gesto<br />

concreto.


16 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Sulle tracce <strong>di</strong> Cristo<br />

Il racconto <strong>di</strong> un missionario<br />

<strong>di</strong> Don Ciro Bion<strong>di</strong><br />

In questi giorni ricorre il ventesimo<br />

anniversario della mia espulsione<br />

da Shangai in Cina, paese che ancora<br />

attende con speranza libertà,<br />

giustizia e Cristo. Ero partito dalla<br />

Parrocchia <strong>di</strong> Cinquevie <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> nel<br />

1988. Lì, in Cina, ho imparato a lottare<br />

e a sperare contro ogni speranza;<br />

ho conosciuto la forza<br />

dell'amicizia e la debolezza<br />

dell'o<strong>di</strong>o, la potenza dell'onestà e la<br />

presunzione della vigliaccheria, il vigore<br />

della speranza e la debolezza<br />

della sfiducia. È stata la mia prima<br />

esperienza missionaria: sostenere<br />

la speranza dove il male seminava<br />

il terrore; incontrare un popolo che<br />

viveva da millenni in attesa della luce<br />

della verità che rende liberi.<br />

Un'esperienza che ha segnato tutta<br />

la mia vita, cristiana e missionaria.<br />

Ripenso spesso alla mia insegnante<br />

<strong>di</strong> cinese che sfidando la polizia,<br />

al momento del mio arresto, mi si<br />

avvicinò e mi <strong>di</strong>sse: “Non so in che<br />

cosa cre<strong>di</strong>, ma sono sicura che è la<br />

verità”.<br />

Da allora il Signore mi ha portato in<br />

altri paesi, anche <strong>di</strong> nuovo a <strong>Nola</strong>,<br />

dove ho imparato a vedere il bene e<br />

la bellezza che lui opera già prima<br />

che il suo inviato cominci a comunicare<br />

la speranza. Dal 1991 al 1994<br />

sono stato parroco alla chiesa del<br />

Collegio e <strong>di</strong>rettore della Caritas<br />

<strong>di</strong>ocesana. Doppiamente missionario.<br />

Ho conosciuto durante quel<br />

periodo l'onestà dei poveri e la <strong>di</strong>sonestà<br />

<strong>di</strong> coloro che si presentavano<br />

come i benefattori dell'umanità. Povera<br />

<strong>Nola</strong>! Ancora tanto da imparare<br />

da colui che si fece schiavo per<br />

amore, da quel Paolino che rinunciò<br />

a fama, onori e ricchezza per<br />

mettersi al servizio dei <strong>di</strong>sperati,<br />

per accendere in loro il canto pieno<br />

<strong>di</strong> speranza in Cristo.<br />

Nel 1994 mi fu chiesto <strong>di</strong> partire per<br />

la Papua Nuova Guinea, in Oceania<br />

dove ho potuto contemplare<br />

l'innocenza primor<strong>di</strong>ale impressa<br />

dal Creatore negli esseri viventi voluti<br />

dal suo amore <strong>di</strong> Padre affinché<br />

conoscessero l'amore e potessero<br />

viverlo per sempre. Non ho fatto<br />

gran<strong>di</strong> cose, il missionario non è<br />

chiamato a “fare”, ma a partecipare<br />

la speranza: con i guerriglieri<br />

dell'OPM che lottavano contro<br />

l'occupazione della loro terra da parte<br />

dell'Indonesia e con le donne che<br />

li attendevano dall'altra parte del fiume<br />

Sepik con un nugolo <strong>di</strong> figli appesi<br />

ai loro capezzoli avvizziti e vuoti;<br />

con i bambini, la cui pelle era simile<br />

a quella dei coccodrilli per la mancanza<br />

<strong>di</strong> vitamine e proteine; con gli<br />

uomini, armati <strong>di</strong> archi e frecce, attorno<br />

al fuoco, quando il cielo non<br />

fa altro che rovesciare fiumi<br />

d'acqua che creano l'habitat per<br />

ogni genere <strong>di</strong> malattia.<br />

Dal 2001 al 2004 mi è stato chiesto<br />

<strong>di</strong> andare a con<strong>di</strong>videre l'angoscia<br />

<strong>di</strong> un'altra terra che ancora vive <strong>nella</strong><br />

più <strong>di</strong>sperata schiavitù: il popolo<br />

birmano del Myanmar. Ancora una<br />

volta ho dovuto fare lo sforzo <strong>di</strong> imparare,<br />

ho appreso la<br />

dolcezza e la grazia<br />

<strong>di</strong> cui Dio ha ricolmato<br />

il genere umano.<br />

Proprio mentre mi ribellavo<br />

con violenza<br />

alla prepotenza della<br />

giunta militare mi veniva<br />

chiesto <strong>di</strong> imparare<br />

a sperare con la<br />

forza della non violenza:<br />

dalla prigionia<br />

<strong>di</strong> Aung San Suu Kyi,<br />

premio Nobel per la<br />

pace, ho imparato la<br />

dolcezza della speranza<br />

che fiorisce dalla certezza<br />

del bene; dal fuoco della protesta<br />

pacifica dei monaci, che la giunta<br />

tentò <strong>di</strong> spegnere nel sangue, ho visto<br />

la feroce vigliaccheria soccombere<br />

alla forza dei miti.<br />

Sono rientrato in Papua Nuova Guinea<br />

nel 2004 dove ho ripreso il mio<br />

lavoro tra i giovani che si preparavano<br />

al sacerdozio: la mia più <strong>di</strong>fficile<br />

ma anche la più esaltante esperienza<br />

missionaria. Dal 2005 al<br />

2008 mi è stato chiesto <strong>di</strong> mettere<br />

la mia esperienza missionaria al<br />

servizio della chiesa italiana come<br />

segretario nazionale della P.U.M. e<br />

della P.O.S.P.A. delle Pontificie<br />

Opere Missionarie in Roma. Far<br />

battere il cuore della chiesa italiana<br />

missionariamente è stato per me<br />

un servizio entusiasmante che mi<br />

ha convinto che la nostra missione<br />

è <strong>di</strong> armonizzare il mondo, <strong>di</strong> testimoniare<br />

Cristo in noi, speranza della<br />

gloria. Dal 2009 sono <strong>di</strong> nuovo in<br />

Papua Nuova Guinea. L'anno scorso<br />

mi è stato chiesto <strong>di</strong> fare un'altra<br />

esperienza missionaria: insegnare<br />

teologia presso l'università statale<br />

<strong>di</strong> Goroka: mi è stato chiesto <strong>di</strong> rigenerare<br />

ad una speranza viva le<br />

menti e i cuori <strong>di</strong> giovani che saranno<br />

le guide <strong>di</strong> popoli che hanno abbracciato<br />

la fede in Cristo da pochissimi<br />

anni e che devono imparare<br />

a gioire <strong>nella</strong> speranza e a rimanere<br />

sal<strong>di</strong> <strong>nella</strong> testimonianza a Cristo,<br />

centro e unico futuro della storia<br />

<strong>di</strong> Dio e del genere umano.<br />

Ho cercato <strong>di</strong> trovare le tracce <strong>di</strong> Cristo<br />

dovunque mi ha mandato, ho<br />

cercato <strong>di</strong> camminare con i miei<br />

compagni <strong>di</strong> viaggio con il cuore<br />

aperto alla gioia, ho cercato <strong>di</strong> sedere<br />

al fuoco della speranza con i popoli<br />

che vivono solo <strong>di</strong> questa forza<br />

che scaturisce dal cuore aperto <strong>di</strong><br />

Cristo. Ringrazio Dio e la Chiesa <strong>di</strong><br />

<strong>Nola</strong> per avermi aiutato ad andare<br />

senza mai frenare i pie<strong>di</strong> del messaggero<br />

<strong>di</strong> lieti annunzi, che annuncia<br />

la pace, partecipando la speranza.


<strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong> 17<br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Oltre il limite<br />

L’esperienza artistica <strong>di</strong> Salvatore Emblema<br />

<strong>di</strong> Mariangela Parisi<br />

Anche il canto della bellezza può essere<br />

strumento <strong>di</strong> giustizia. In un<br />

tempo in cui il creato non è più rispettato,<br />

in un tempo in cui ogni ferita<br />

alla terra sembra lecita, ascoltare<br />

la voce <strong>di</strong> chi alla terra del sud ha dato<br />

voce non è consigliabile: è doveroso.<br />

La voce cui mi riferisco non è quella<br />

<strong>di</strong> un cantante, è quella <strong>di</strong> un artista,<br />

è quella <strong>di</strong> Salvatore Emblema, nato<br />

a Terzigno nel 1929 e qui morto solo<br />

cinque anni fa. La sua terra natia è<br />

alla base del suo linguaggio artistico:<br />

le sue tele, il colore, le pietre, i minerali,<br />

le foglie resi materiale da creazione<br />

sono un costante richiamo alla<br />

natura in cui è cresciuto e da cui<br />

ha imparato a cogliere l'essenziale,<br />

a cogliere il senso ultimo della realtà,<br />

della vita, a svelare la bellezza<br />

nascosta in un panorama apparentemente<br />

impenetrabile.<br />

Colori terrosi e brumosi sono da lui<br />

costantemente posti a contrasto<br />

con altri squillanti. La lettura delle<br />

sue tele consente <strong>di</strong> avvicinare il nostro<br />

territorio con uno sguardo <strong>di</strong>verso:<br />

non ve<strong>di</strong>amo il verde,<br />

l'azzurro, il giallo, l'arancione, il rosso,<br />

il bianco deturpato dal nero dello<br />

scempio, è la terra ancora viva ad<br />

emergere, è la forza troppo spesso<br />

nascosta della sua popolazione, è il<br />

potere creativo e <strong>di</strong>struttivo che il Vesuvio<br />

racchiude.<br />

Me<strong>di</strong>tazione solitaria e allo stesso<br />

tempo internazionale quella <strong>di</strong><br />

Emblema che arricchisce il suo pensiero<br />

con il confronto con l'opera <strong>di</strong><br />

Pollock, <strong>di</strong> Rothcko, con quella <strong>di</strong><br />

Fontana. Non astrazione né figurazione,<br />

ma linguaggio pittorico puro.<br />

Colore, tela, linee non sono strumentali<br />

alla forma ma forma in sé.<br />

L'obiettivo dell'artista non è mai utilizzare<br />

supporto e colore in maniera<br />

in<strong>di</strong>pendente l'uno dall'altro ma fare<br />

in modo che entrambi siano un viatico<br />

per andare oltre, per considerare<br />

l'opera come ambiente e non come<br />

piano. Pittura e scultura si sfiorano e<br />

si scambiano i ruoli non per confondere<br />

ma per consentire un passo<br />

più deciso verso la conoscenza<br />

dell'invisibile, verso lo spazio<br />

dell'essenziale che <strong>nella</strong> frenetica<br />

corsa dell'uomo contemporaneo<br />

non ha molto spazio per essere colto,<br />

per essere percepito se non attraverso<br />

le soste che gli artisti invitano<br />

a fare.<br />

Ed Emblema ci permette <strong>di</strong> tornare<br />

a riflettere che la logica dell'accumulo<br />

che governa il muoversi<br />

dell'uomo contemporaneo non è guida<br />

per la felicità: la felicità si combina<br />

alla sottrazione, alla scelta nel<br />

mucchio delle offerte della vita <strong>di</strong><br />

quello che ci corrisponde. È così<br />

che viene fuori la bellezza, è per questo<br />

che Emblema arriva anche a <strong>di</strong>sfare<br />

la tela, a renderla apparentemente<br />

fragile: l'horror vacui, il timore<br />

per l'ignoto e, potremmo <strong>di</strong>re per<br />

il silenzio, è alle porte, ma Emblema<br />

spinge a sfidarlo.<br />

Nel mostrare la bellezza nascosta<br />

della sua terra Emblema le rende<br />

giustizia, la sua faticosa ricerca - per<br />

la quale rinuncerà anche ad una cattedra<br />

<strong>di</strong> pittura - dell'essenziale <strong>nella</strong><br />

natura è un inestimabile servizio<br />

all'uomo cui ancora rammenta ad<br />

andare oltre l'orizzonte, oltre il limite,<br />

ricordando sempre <strong>di</strong> non essere<br />

realtà a due <strong>di</strong>mensioni ma a tre.<br />

Salvatore Emblema nasce da una<br />

umile famiglia <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni nel 1929<br />

a Terzigno (Napoli), alle falde del Vesuvio.<br />

A tre<strong>di</strong>ci anni è a Napoli dove<br />

svolge i lavori più <strong>di</strong>sparati; nel 1944<br />

torna a Terzigno con le truppe alleate.<br />

Una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e l'iscrizione<br />

alla Scuola Corallo <strong>di</strong> Torre del Greco<br />

lo fanno apprezzare dai docenti<br />

tanto che sarà iscritto all'Istituto Statale<br />

d'Arte <strong>di</strong> Napoli, ma non completerà<br />

gli stu<strong>di</strong>. Va invece a Roma<br />

dove incontra Carlo Levi e Ugo Moretti.<br />

Gli ambienti artistici della capitale<br />

ne influenzano l'in<strong>di</strong>rizzo pittorico.<br />

Nel 1953 la settimana INCOM gli<br />

de<strong>di</strong>ca un documentario, e nel 1956<br />

realizza la sua prima personale a Roma<br />

alla Galleria San Marco e comincia<br />

ad intensificare la sperimentazione<br />

dell'uso delle tele <strong>di</strong> sacco per<br />

le sue opere. Il mondo del cinema e<br />

della moda si interessano alla sua attività:<br />

Collabora con Fellini e <strong>di</strong>segna<br />

modelli e stoffe per lo stilista<br />

Schubert e per le sorelle Fontana.<br />

Decide <strong>di</strong> tentare la fortuna in America:<br />

un biglietto ricevuto dal miliardario<br />

Rockfeller, che gli aveva acquistato<br />

un quadro, gli apre le porte del<br />

nuovo mondo. Entra in contatto con<br />

Rothko ed istituisce un fertile rapporto<br />

con il critico Giulio Carlo Argan<br />

che <strong>di</strong>venterà un suo grande ammiratore<br />

ed esegeta. Tornato in Italia si<br />

ritira <strong>nella</strong> sua amata Terzigno. Nel<br />

1972 rifiuta, per una scelta <strong>di</strong> libertà<br />

creativa, la cattedra <strong>di</strong> pittura che gli<br />

viene offerta presso l'Accademia <strong>di</strong><br />

Belle Arti <strong>di</strong> Catanzaro. Con umiltà e<br />

caparbietà continua la sua ricerca<br />

che riceve una consacrazione definitiva<br />

ed ufficiale: gli si aprono, infatti,<br />

le porte della Biennale <strong>di</strong> Venezia,<br />

del Metropolitan Museum <strong>di</strong> New<br />

York, degli Uffizi <strong>di</strong> Firenze, del Palazzo<br />

Reale <strong>di</strong> Napoli, mentre sue<br />

opere sia <strong>di</strong> pittura che <strong>di</strong> scultura<br />

vengono acquistate dalle più importanti<br />

raccolte d'arte contemporanea<br />

sia pubbliche che private.


18 <strong>Beati</strong> <strong>nella</strong> <strong>Bellezza</strong><br />

anno XXVI numero 4 aprile 2011<br />

Solidarietà creativa<br />

Rete Fagotto: l’iniziativa pomiglianese dalla parte dell’ambiente<br />

<strong>di</strong> Alfonso Lanzieri<br />

Li chiamano 'ingombranti'. Sono<br />

quei rifiuti - vecchie reti e materassi,<br />

elettrodomestici, stufe, termosifoni,<br />

mobili, sanitari - che per le eccessive<br />

<strong>di</strong>mensioni necessitano <strong>di</strong><br />

particolari modalità <strong>di</strong> ritiro, effettuabile<br />

presso il domicilio del citta<strong>di</strong>no<br />

richiedente, o <strong>di</strong> consegna,<br />

operata dal citta<strong>di</strong>no in persona<br />

presso le isole ecologiche.<br />

Ma, e sono in pochi a saperlo, è<br />

possibile anche un'altra soluzione:<br />

affidarsi alla “Rete Fagotto”, iniziativa<br />

nata a Roma nel <strong>di</strong>cembre<br />

2006 grazie ad Anna Maria e Marco<br />

Alfano, insieme ad Elisabetta<br />

Giordano, ed ispirata alla pratica<br />

cominciata da Chiara Lubich, fondatrice<br />

e presidente del Movimento<br />

dei Focolari <strong>di</strong> Roma: riempito<br />

un vecchio lenzuolo <strong>di</strong> tutto ciò che<br />

in casa ci fosse <strong>di</strong> superfluo, lo<br />

chiudeva a "fagotto" per poi andare<br />

a <strong>di</strong>stribuirne il contenuto ai più<br />

poveri.<br />

Presente in Campania anche a Pomigliano<br />

D'Arco, grazie all'attivissima<br />

signora Amelia Cenci Cacace,<br />

“Rete Fagotto” mira a mettere<br />

in “rete” oggetti – non solo ingombranti<br />

- <strong>di</strong> cui non si ha più necessità<br />

- e che spesso rappresentano<br />

solo un ingombro per garage<br />

e cantine - mettendoli a <strong>di</strong>sposizione<br />

<strong>di</strong> chi ne avesse bisogno. Nel fagotto,<br />

oltre a cose materiali, è possibile<br />

mettere anche il proprio tempo<br />

libero, per offrirlo gratuitamente<br />

a chi ne ha bisogno (anziani, ragazzi<br />

con <strong>di</strong>fficoltà scolastiche)<br />

creando così proprio mercato solidale.<br />

Dalla rete fagotto è nata anche<br />

la cosiddetta “banca del tempo”,<br />

una rete <strong>di</strong> persone che baratta<br />

con altri citta<strong>di</strong>ni vicini tempo e<br />

capacità: se, ad esempio, io so effettuare<br />

riparazioni idrauliche, offro<br />

gratis i miei servigi in questo<br />

campo, chiedendo alla persona beneficiaria<br />

<strong>di</strong> ripagarmi con le sue<br />

qualità manuali o intellettuali: mi ripara<br />

la piega del pantaloni, aggiusta<br />

il mio televisore, aiuta mio figlio<br />

col latino etc.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un'iniziativa <strong>di</strong> forte carattere<br />

educativo dal momento<br />

che spinge a ri<strong>di</strong>mensionare il consumismo<br />

sfrenato, principale causa<br />

<strong>di</strong> inquinamento del nostro pianeta<br />

e allo stesso tempo invita a<br />

donare un po' <strong>di</strong> sé agli altri: la domanda<br />

<strong>di</strong> fondo che ha portato alla<br />

nascita <strong>di</strong> questa iniziativa è “invece<br />

<strong>di</strong> pensare a cosa si deve rinunciare<br />

in tempo <strong>di</strong> recessione, perché<br />

non pensare a quello che si<br />

può dare”.<br />

Sono molte le persone che hanno<br />

già aderito a questa iniziativa -<br />

chiamati fagottieri - per partecipare<br />

alla quale è sufficiente iscriversi<br />

al sito:<br />

http://retefagottoroma.xoom.it<br />

aperto a tutti, con garanzia<br />

dell'anonimato. Gli scambi avvengono<br />

tra i <strong>di</strong>retti interessati: chi si<br />

iscrive riceve tutti gli annunci, chi<br />

non è iscritto, invece, non può fare<br />

richieste né offerte.<br />

La Rete Fagotto non è altro che<br />

una sorta <strong>di</strong> piazza virtuale ed è importantissimo<br />

sottolineare che<br />

non ha scopo <strong>di</strong> lucro. L'elemento<br />

che la caratterizza è la gratuità. Si<br />

tratta <strong>di</strong> un modo interessante e<br />

singolare <strong>di</strong> “fare del bene”, che<br />

<strong>nella</strong> maggior parte dei casi – è<br />

possibile vendere, con un ricavo,<br />

un bene funzionante e ben tenuto<br />

ma per non tra<strong>di</strong>re lo spirito della<br />

rete si dovrebbe poi devolvere una<br />

quota del ricavato per progetti <strong>di</strong><br />

solidarietà - non costa nulla, anzi,<br />

a conti fatti, rende tutti più ricchi.<br />

L'emergenza rifiuti, in cui la nostra<br />

terra sembra irrime<strong>di</strong>abilmente impelagata,<br />

deve ovviamente farci fare<br />

delle considerazioni critiche sulla<br />

responsabilità gestionali degli<br />

amministratori politici e, talvolta,<br />

sulla scarsa collaborazioni dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Ma, alla luce <strong>di</strong> quanto sopra<br />

riportato, i nostri rilievi non dovrebbero<br />

riferirsi solo all'ultimo atto<br />

del ciclo dei beni <strong>di</strong> consumo,<br />

quando ormai questi si sono tramutati<br />

in rifiuti, ma rivedere anche<br />

la fonte dell'intera filiera consumistica,<br />

per interrogarsi seriamente<br />

su come <strong>di</strong>voriamo le risorse materiali<br />

e umane perseguendo una gestione<br />

scialacquatoria ed egoistica<br />

dei nostri beni.<br />

Conclusione: la solidarietà creativa<br />

è forse la prima risposta<br />

all'emergenza rifiuti.

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