Cosa fare se il paziente presenta una stenosi maligna ... - Sied
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<strong>Cosa</strong> <strong>fare</strong> <strong>se</strong> <strong>il</strong> <strong>paziente</strong><br />
pre<strong>se</strong>nta <strong>una</strong> <strong>stenosi</strong><br />
<strong>maligna</strong> complessa<br />
del colon<br />
Le <strong>stenosi</strong> maligne del colon si<br />
pre<strong>se</strong>ntano con sintomi occlusivi al<br />
momento della diagnosi in un’alta<br />
percentuale di casi. L’uso di stent<br />
metallici autoespandib<strong>il</strong>i si è dimostrato<br />
es<strong>se</strong>re <strong>una</strong> valida alternativa alla<br />
chirurgia in regime di urgenza sia con<br />
intento palliativo nelle lesioni avanzate<br />
che con finalità decompressive nelle<br />
lesioni re<strong>se</strong>cab<strong>il</strong>i in attesa di intervento<br />
in regime di elezione.<br />
Malignant obstructions pre<strong>se</strong>nt with<br />
obstructive symptoms in high rate of<br />
ca<strong>se</strong>s. Self-expanding metal stents<br />
(SEMSs) are u<strong>se</strong>d for the management<br />
of colorectal obstruction as an<br />
alternative to emergency surgery.<br />
Intraluminal stenting may be u<strong>se</strong>d both<br />
for palliation and as a bridge to surgery<br />
(turning an emergency ca<strong>se</strong> in an<br />
elective procedure.<br />
Parole chiave: <strong>stenosi</strong> maligne del colon,<br />
stent autoespandib<strong>il</strong>i, intento palliativo,<br />
decompressione<br />
Key words: <strong>maligna</strong>nt colonic obstruction,<br />
<strong>se</strong>lf.-expanding metal stent, symptoms of bowel<br />
obstruction, palliation, bridge to surgery<br />
Cinzia Tommasi<br />
Riccardo Naspetti<br />
Chirurgia Generale e Oncologica,<br />
Gastroenterologia ed Endoscopia<br />
Chirurgica<br />
Azienda Ospedaliero Universitaria<br />
Careggi di Firenze<br />
Introduzione<br />
Le <strong>stenosi</strong> maligne del colon sono la causa più comune<br />
di chirurgia colorettale in regime di urgenza. Circa<br />
l’8-25% dei pazienti con tumore primitivo del colon si<br />
pre<strong>se</strong>nta con sintomi occlusivi alla diagnosi (1). Nell’ultima<br />
Con<strong>se</strong>nsus Conference of The World Society of<br />
Emergency Surgery (WSES) and Peritoneum and Surgery<br />
Society (PnS) (Bologna - luglio 2010) sono state<br />
riassunte le linee guida per <strong>il</strong> trattamento del cancro<br />
stenosante del colon sinistro (2). I tumori localizzati a<br />
livello del colon destro sono trattati con <strong>una</strong> re<strong>se</strong>zione<br />
in un unico tempo e ricostruzione immediata mediante<br />
<strong>il</strong>eo-coloanastomosi nella totalità dei casi; viceversa<br />
non esiste con<strong>se</strong>nso <strong>una</strong>nime sul trattamento in<br />
urgenza delle lesioni stenosanti del colon sinistro. Le<br />
opzioni terapeutiche previste sono le <strong>se</strong>guenti:<br />
F<br />
Giorn Ital End Dig 2011;34:221-224<br />
Iniziative Formative<br />
> Che <strong>fare</strong> <strong>se</strong>...<br />
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Cinzia Tommasi et al > <strong>stenosi</strong> <strong>maligna</strong> complessa del colon<br />
F<br />
Iniziative Formative<br />
> Che <strong>fare</strong> <strong>se</strong>...<br />
• Re<strong>se</strong>zione primaria ed anastomosi in<br />
un unico tempo con decompressione<br />
manuale del colon (re<strong>se</strong>zione <strong>se</strong>gmentaria,<br />
colectomia totale o subtotale nei casi con<br />
contemporanea perforazione diastasica del<br />
colon destro e/o con neoplasie sincrone.<br />
• Re<strong>se</strong>zione <strong>se</strong>condo Hartmann con<br />
confezionamento di colostomia sinistra<br />
(in quei casi con alto rischio di deiscenza<br />
dell’anastomosi).<br />
• Colostomia o <strong>il</strong>eostomia su bacchetta e<br />
re<strong>se</strong>zione successiva (procedura in 2 o 3<br />
tempi).<br />
• Posizionamento di stent metallici<br />
autoespandib<strong>il</strong>i a scopo palliativo o<br />
decompressivo in attesa dell’intervento<br />
chirurgico.<br />
Il posizionamento di stent rappre<strong>se</strong>nta <strong>una</strong> valida alternativa<br />
alla chirurgia in regime di urgenza sia con intento<br />
palliativo nei casi non suscettib<strong>il</strong>i di chirurgia re<strong>se</strong>ttiva<br />
radicale, sia in quei pazienti in cui l’intento sia <strong>se</strong>mplicemente<br />
quello di decomprimere <strong>il</strong> colon prossimalmente<br />
all’occlusione nell’attesa dell’intervento chirurgico.<br />
Le attuali<br />
evidenze scientifiche<br />
Il primo caso di posizionamento di endoprotesi nel colon<br />
per <strong>stenosi</strong> neoplastica colorettale è stato descritto<br />
da Dohmoto nel 1991. Da allora lo stenting colorettale<br />
ha rivoluzionato la gestione dei pazienti con patologia<br />
ostruttiva dovuta a malattia colorettale o extracolica<br />
(neoplasie pelviche e malattia metastatica peritoneale).<br />
Cheung et al (3) hanno messo a confronto un gruppo<br />
di pazienti decompressi endoscopicamente con stent<br />
colico entro 24-30 ore dall’occlusione e poi trattati con<br />
chirurgia mini invasiva laparoscopica due <strong>se</strong>ttimane<br />
dopo in regime di elezione versus un gruppo trattato<br />
con chirurgia laparotomica ab initio. Dallo studio emerge<br />
che la decompressione colica con<strong>se</strong>nte di avere <strong>il</strong><br />
tempo non solo di riequ<strong>il</strong>ibrare <strong>il</strong> <strong>paziente</strong> e di <strong>fare</strong> <strong>una</strong><br />
corretta stadiazione della malattia con <strong>una</strong> miglior preparazione<br />
intestinale preoperatoria ma soprattutto permette<br />
di mettersi nelle condizioni ottimali per e<strong>se</strong>guire<br />
<strong>una</strong> re<strong>se</strong>zione chirurgica miniinvasiva in regime di elezione.<br />
Il 67% dei pazienti sottoposti a decompressione<br />
endoscopica e successiva re<strong>se</strong>zione laparoscopica ha<br />
potuto beneficiare di <strong>una</strong> sola operazione chirurgica<br />
con anastomosi diretta e minor rischio di stomia e di<br />
complicanze postoperatorie; viceversa per i pazienti<br />
trattati con la sola chirurgia open la percentuale si aggira<br />
intorno al 38%.<br />
Quale protesi<br />
Criteri di scelta<br />
Gli stent sono costituiti di acciaio o leghe; <strong>il</strong> nitinol è<br />
<strong>una</strong> lega di nickel e titanio che ha aumentato la flessib<strong>il</strong>ità<br />
degli stent, caratteristica necessaria per d<strong>il</strong>atare<br />
uniformemente <strong>stenosi</strong> molto angolate <strong>se</strong>nza ut<strong>il</strong>izzare<br />
<strong>una</strong> forza radiale eccessiva. Gli stent sono prodotti<br />
in due versioni: coperti e non coperti. Entrambi hanno<br />
pro e contro. Quelli scoperti hanno <strong>il</strong> vantaggio di avere<br />
un minor rischio di migrazione e lo svantaggio della<br />
ricrescita tumorale. Viceversa gli stent coperti possono<br />
prevenire la ricrescita tumorale ma hanno un alto rischio<br />
di migrazione. Attualmente gli stent colici correntemente<br />
usati nella pratica sono quelli non coperti. Gli stent<br />
possono es<strong>se</strong>re fatti passare attraverso l’endoscopio<br />
(TTS) <strong>se</strong>nza un f<strong>il</strong>o guida o introdotti endoscopicamente<br />
su f<strong>il</strong>o guida sotto controllo fluoroscopico (OTS) (4). I<br />
TTS sono più <strong>se</strong>mplici da posizionare a livello delle <strong>stenosi</strong><br />
prossimali o angolate. Il posizionamento avviene<br />
sotto controllo radiologico: si supera la <strong>stenosi</strong> con un<br />
f<strong>il</strong>o guida atraumatico e si inietta <strong>il</strong> mezzo di contrasto<br />
a monte della <strong>stenosi</strong>; in questa fa<strong>se</strong> è fondamentale<br />
ottenere <strong>una</strong> corretta proiezione radiologica del tratto<br />
stenotico, per valutarne decorso e lunghezza. Ottenuto<br />
un efficace imaging del tratto stenotico, si conclude la<br />
fa<strong>se</strong> diagnostica necessaria per scegliere la tipologia e<br />
la lunghezza della protesi. È fondamentale identificare<br />
la giusta protesi per <strong>il</strong> caso da affrontare. Ad e<strong>se</strong>mpio<br />
non <strong>se</strong>mpre è consigliab<strong>il</strong>e scegliere la protesi di lunghezza<br />
a misura della <strong>stenosi</strong>. Nel caso in cui <strong>il</strong> tratto<br />
immediatamente a monte dell’ostruzione configuri<br />
<strong>una</strong> stretta angolatura, <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio di <strong>una</strong> protesi della<br />
lunghezza esatta potrebbe comportare l’apertura della<br />
stessa a parete, sull’angolatura, non risolvendo di fatto<br />
l’occlusione. In questi casi è consigliab<strong>il</strong>e l’ut<strong>il</strong>izzo di<br />
protesi più lunghe per permettere l’apertura della svasatura<br />
dello stent in as<strong>se</strong> con <strong>il</strong> lume colico.<br />
Tecnica di posizionamento<br />
Scelta quindi la protesi adatta, si procede spingendo<br />
prossimalmente la cannula, precedentemente retratta<br />
immediatamente a monte della <strong>stenosi</strong> per permettere<br />
<strong>una</strong> buona contrastografia, nelle an<strong>se</strong> coliche prossimali.<br />
Questa manovra <strong>se</strong>rve a preparare <strong>una</strong> protezione<br />
atraumatica per <strong>il</strong> successivo in<strong>se</strong>rimento di un f<strong>il</strong>o guida<br />
più rigido su cui far scorrere la protesi. Questi è un f<strong>il</strong>o<br />
guida metallico con punta flessib<strong>il</strong>e, che si preferisce far<br />
correre all’interno del catetere per minimizzare pressoché<br />
totalmente i rischi di perforazione sulle an<strong>se</strong> sovradiste<strong>se</strong>.<br />
La sostituzione del f<strong>il</strong>o guida idrof<strong>il</strong>o con quello più<br />
rigido è giustificata dalla maggior portanza di quest’ulti-
mo. Ciò fac<strong>il</strong>ita l’in<strong>se</strong>rimento e lo scorrimento dello stent<br />
nella <strong>stenosi</strong>, fa<strong>se</strong> immediatamente successiva, che può<br />
avvenire lasciando la guida metallica all’interno del canale<br />
endoscopico (per le protesi TTS).<br />
Una volta in<strong>se</strong>rita la protesi all’interno del tratto stenotico<br />
si inizia la fa<strong>se</strong> di r<strong>il</strong>ascio. Questa manovra deve<br />
es<strong>se</strong>re effettuata con estrema cura. Le protesi coliche,<br />
infatti, sia per la differenza di lunghezza tra la loro forma<br />
chiusa ed aperta, sia per la loro intrin<strong>se</strong>ca forza<br />
radiale, possiedono tutte la tendenza all’accorciamento<br />
ed alla risalita prossimale. Questa caratteristica in<br />
mani non esperte comporta un rischio significativo di<br />
insuccesso tecnico per dislocazione prossimale della<br />
protesi. È buona norma effettuare un r<strong>il</strong>ascio lento, progressivo,<br />
avendo cura di e<strong>se</strong>rcitare <strong>una</strong> costante trazione<br />
sul catetere di rivestimento della protesi. Le manovre<br />
propedeutiche di d<strong>il</strong>atazione della <strong>stenosi</strong>, non migliorano<br />
<strong>il</strong> successo tecnico e clinico e aumentano invece <strong>il</strong><br />
rischio di perforazione o di dislocamento. La d<strong>il</strong>atazione<br />
pneumatica della protesi appena posizionata da alcuni<br />
effettuata è, in realtà, poco ut<strong>il</strong>e, a meno che non esistano<br />
situazioni comples<strong>se</strong> (es. congelamento pelvico) che<br />
incidono comunque sul risultato clinico.<br />
Esistono vari tipi di stent di vari diametri e morfologia.<br />
Molti hanno <strong>una</strong> svasatura prossimale o distale per prevenire<br />
la migrazione e margini smussi per evitare fenomeni<br />
erosivi e/o ulcerativi a livello della mucosa: vengono<br />
confezionati in forma compressa. L’ut<strong>il</strong>izzo di protesi di<br />
più grande diametro ha permesso di ridurre <strong>il</strong> rischio di<br />
occlusione e di migrazione delle stes<strong>se</strong>. Infatti alcuni studi<br />
con stent di piccolo diametro mostrano un’alta percentuale<br />
di complicanze e un trial è stato addirittura chiuso<br />
a <strong>se</strong>guito di eventi avversi come 6 perforazioni su 11 pazienti<br />
(54%) (5,6), l’ut<strong>il</strong>izzo di stent di nuova generazione<br />
in nitinol a largo diametro TTS ha ridotto la percentuale<br />
di complicanze grazie non solo alla loro morbidezza, maneggevolezza<br />
e flessib<strong>il</strong>ità, ma anche e soprattutto al loro<br />
fac<strong>il</strong>e riposizionamento e al miglior controllo del r<strong>il</strong>asciamento<br />
nella fa<strong>se</strong> operativa (7). Gli stent autoespandib<strong>il</strong>i<br />
autoconformanti rappre<strong>se</strong>ntano l’ultima generazione di<br />
SEMSs; sono detti autoconformanti perché la forma anche<br />
irregolare conferita al momento del posizionamento<br />
viene mantenuta anche quando lo stent raggiunge la<br />
sua massima distensione dopo <strong>il</strong> completo r<strong>il</strong>ascio. Tale<br />
tipologia di endoprotesi ha con<strong>se</strong>ntito di ridurre al minimo<br />
le perforazioni verificatesi con modelli precedenti e<br />
di migliorarne l’efficacia nelle <strong>stenosi</strong> “diffic<strong>il</strong>i” a decorso<br />
complesso e angolato localizzate nei cosiddetti “tratti<br />
diffic<strong>il</strong>i” del colon:<br />
• flessura colica destra<br />
• flessura colica sinistra<br />
• giunzione retto-sigma.<br />
F<br />
Iniziative Formative<br />
> Che <strong>fare</strong> <strong>se</strong>...<br />
Valutazione dell’efficacia<br />
e complicanze<br />
Quando si posiziona uno stent si valutano es<strong>se</strong>nzialmente<br />
due parametri: <strong>il</strong> successo tecnico e quello clinico.<br />
Il successo tecnico si ha quando <strong>il</strong> r<strong>il</strong>asciamento<br />
dello stent lungo tutta la <strong>stenosi</strong> è ottimale e uniforme<br />
al primo tentativo. Questo solitamente si ottiene con<br />
<strong>il</strong> posizionamento di un unico stent: nei casi in cui la<br />
<strong>stenosi</strong> sia più lunga di quanto ci si aspetti o in caso di<br />
mal posizionamento del primo stent, si rende necessario<br />
posizionarne un <strong>se</strong>condo. Dalla letteratura emerge<br />
che gli insuccessi tecnici sono spesso correlati al <strong>se</strong>sso<br />
femmin<strong>il</strong>e e all’origine extracolica della <strong>stenosi</strong> (7). L’altro<br />
parametro fondamentale è <strong>il</strong> successo clinico del<br />
posizionamento, valutato con la completa d<strong>il</strong>atazione<br />
della <strong>stenosi</strong> e la risoluzione dei sintomi occlusivi clinici<br />
e radiologici entro 48 ore dal posizionamento <strong>se</strong>nza necessità<br />
di intervento chirurgico d’urgenza.<br />
Complicanze<br />
Come tutte le procedure mediamente invasive, anche<br />
<strong>il</strong> posizionamento di protesi endocoliche non è privo di<br />
complicanze. Queste si dividono in precoci (quelle che<br />
si manifestano entro 30 giorni dal posizionamento) e<br />
tardive (dopo 30 giorni). Le complicanze precoci sono<br />
la perforazione e <strong>il</strong> sanguinamento. La perforazione<br />
è la complicanza più <strong>se</strong>ria e solitamente si verifica<br />
al momento del posizionamento anche <strong>se</strong> talvolta si<br />
può pre<strong>se</strong>ntare a distanza di qualche <strong>se</strong>ttimana per<br />
l’erosione della parete operata dalle maglie metalliche<br />
della protesi. La perforazione si verifica più frequentemente<br />
quando la <strong>stenosi</strong> è a livello della giunzione<br />
retto-sigma (7) e in <strong>se</strong>guito all’uso di chemioterapici<br />
inibitori dell’angiogenesi come <strong>il</strong> bevacizumab (8).<br />
Le complicanze tardive sono legate principalmente<br />
all’occlusione dello stent e alla migrazione dello stesso.<br />
L’occlusione può es<strong>se</strong>re dovuta all’ostruzione della<br />
protesi da parte delle feci nel caso di stent di piccolo<br />
diametro ma più spesso è con<strong>se</strong>guente a fenomeni di<br />
ricrescita tumorale all’interno delle maglie della protesi<br />
con completa ostruzione neoplastica del lume. Un<br />
elemento indicativo del mantenimento della pervietà<br />
dello stent è <strong>il</strong> livello di espansione dello stesso a 48<br />
ore dal suo posizionamento: questo livello è un fattore<br />
predittivo della possib<strong>il</strong>e occlusione dello stent (4).<br />
La migrazione è <strong>una</strong> complicanza che si verifica più<br />
frequentemente nei casi in cui la <strong>stenosi</strong> è a livello della<br />
giunzione retto-sigma. Le complicanze nella maggioranza<br />
dei casi si risolvono con terapia medica e/o<br />
endoscopica. Le lesioni stenosanti distali ed interessanti<br />
un breve <strong>se</strong>gmento intestinale (inferiore a 10 cm<br />
di lunghezza) sono più <strong>se</strong>mplici da risolvere di quelle<br />
Giorn Ital End Dig 2011;34:221-224<br />
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F<br />
Iniziative Formative<br />
> Che <strong>fare</strong> <strong>se</strong>...<br />
prossimali ed este<strong>se</strong> ed hanno un outcome migliore in<br />
termini di mantenimento a lungo termine della pervietà<br />
della protesi, re<strong>stenosi</strong> e migrazione della stessa (10).<br />
Conclusioni<br />
Nella nostra esperienza decennale l’uso di endoprotesi<br />
coliche auto espandib<strong>il</strong>i si è rivelato es<strong>se</strong>re molto<br />
ut<strong>il</strong>e sia nel trattamento di pazienti anziani con comorb<strong>il</strong>ità<br />
importanti portatori di lesioni neoplastiche<br />
stenosanti non re<strong>se</strong>cab<strong>il</strong>i sia nella gestione di pazienti<br />
occlusi in attesa di intervento re<strong>se</strong>ttivo come “bridge<br />
to surgery”. In questi casi è ut<strong>il</strong>e che l’intervento<br />
chirurgico sia e<strong>se</strong>guito nei successivi 6-7 giorni per<br />
evitare complicanze precoci pre intervento.<br />
Corrispondenza<br />
Riccardo Naspetti<br />
Chirurgia Generale e Oncologica<br />
Gastroenterologia ed Endoscopia Chirurgica<br />
Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi<br />
di Firenze<br />
Via delle Oblate, 1 - 50141 Firenze<br />
e-ma<strong>il</strong>: naspetti@aou-careggi.toscana.it<br />
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