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Laboratorio di didattica delle interazioni educative Rita Minello V ...

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<strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica <strong>delle</strong> <strong>interazioni</strong> <strong>educative</strong><br />

<strong>Rita</strong> <strong>Minello</strong><br />

V ciclo<br />

Unità integrata con<br />

Pedagogia sperimentale e Psicologia dell’educazione<br />

Terza lezione on-line<br />

IL GROUP INVESTIGATION APPROACH NELLA TEORIA<br />

DI SHARAN, HERTZ E LAZAROWITZ<br />

Sommario<br />

1. Per un’educazione che voglia fondare le sue strategie sulla superiorità<br />

dell’appren<strong>di</strong>mento sull’insegnamento ___________________________________2<br />

2. Il metodo Cooperative Learning rivolto agli adolescenti: punto <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>dattica coinvolgente ________________________________________________4<br />

3. Proposta <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> itinerario cooperativo _________________________6<br />

4. Caratteristiche del modello dell'indagine <strong>di</strong> gruppo/"insegnare a piccoli gruppi",<br />

analizzato da Sharan-Hertz-Lazarowitz___________________________________6<br />

5. Costruiamo insieme un itinerario <strong>di</strong>dattico cooperativo seguendo il<br />

modello Group Investigation Approach ___________________________ 7<br />

5.1. Scheda <strong>di</strong> progettazione intervento in classe <strong>di</strong> Cooperative Learning _____7<br />

5.2. Guida alla pianificazione e all’intevento: uno schema _________________11<br />

5.3. Monitoraggio e revisione _______________________________________12<br />

5.4. Schede <strong>di</strong> osservazione/rilevazione proposte per il Group Investigation___13<br />

5.5. Scelta <strong>delle</strong> modalità <strong>di</strong> valutazione_______________________________15<br />

5.6. La valutazione dell’appren<strong>di</strong>mento in<strong>di</strong>viduale e/o <strong>di</strong> gruppo: osservazioni 16<br />

6. Schede-guida per il docente ________________________________________17<br />

Bibliografia e Link ____________________ Errore. Il segnalibro non è definito.<br />

L'insegnamento tra<strong>di</strong>zionale, con lezioni frontali rivolte a tutta la classe e con la sola<br />

“me<strong>di</strong>azione” dell'insegnante, ha mostrato tutti i suoi limiti; e il ricorso sempre più<br />

ampio al metodo cooperativo anche in Italia, non solo rende maggiormente efficace<br />

l'appren<strong>di</strong>mento, ma colloca il nostro sistema formativo in un vasto movimento <strong>di</strong><br />

ricerca internazionale.<br />

Secondo M. Tortello il Cooperative Learning aiuta a raggiungere obiettivi<br />

importanti: innalzare il livello <strong>di</strong> tutti gli allievi; costruire relazioni positive tra gli<br />

alunni, essenziali per creare una comunità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento in cui la <strong>di</strong>versità<br />

venga rispettata e apprezzata; fornire agli studenti le esperienze <strong>di</strong> cui hanno<br />

bisogno per un sano sviluppo. Per la scuola italiana è un evento <strong>di</strong> rilievo.<br />

Attualmente, i principali gruppi <strong>di</strong> lavoro sul Cooperative Learning sono quelli <strong>di</strong><br />

David e Roger Johnson all'Università <strong>di</strong> Minnesota; quello <strong>di</strong> Slavin alla Johns<br />

Hopkins University <strong>di</strong> Baltimora e quello <strong>di</strong> Shlomo e Yeal Sharan all'Università <strong>di</strong><br />

Tel Aviv. In Italia, operano da anni su questo fronte Giorgio Chiari (Trento), Mario<br />

Comoglio (Roma) e Patrizio Tressol<strong>di</strong> (Padova). La bibliografia più significativa in<br />

1


lingua italiana è pubblicata dalle e<strong>di</strong>zioni Erickson, dalla Las <strong>di</strong> Roma e, più<br />

recentemente, dalle e<strong>di</strong>zioni Gruppo Abele.<br />

Shlomo e Yeal Sharan hanno approfon<strong>di</strong>to un metodo particolare <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento<br />

cooperativo: il Group Investigation, ovvero la ricerca <strong>di</strong> gruppo in classe.<br />

Essi ritengono che il loro metodo sconvolga positivamente lo stesso ruolo degli<br />

insegnanti, spesso “ancora orientati - come sottolinea Giorgio Chiari - a riempire i<br />

'vasi vuoti’ <strong>delle</strong> menti dei loro allievi, piuttosto che ad aiutarli e riflettere e a<br />

prendere coscienza dei propri processi <strong>di</strong> pensiero”.<br />

In queste pagine inten<strong>di</strong>amo offrire un percorso <strong>di</strong>dattico basato appunto sul Group<br />

Investigation Approach.<br />

Il contenuto è stato liberamente sintetizzato dai testi:<br />

Banzato M., <strong>Minello</strong> R., Imparare insieme. <strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica<br />

dell’appren<strong>di</strong>mento cooperativo, Armando, Roma 2002<br />

Banzato M., <strong>Minello</strong> R., Imparare insieme. Itinerari <strong>di</strong> laboratorio, Armando, Roma<br />

(in bozza <strong>di</strong> stampa)<br />

1. Per un’educazione che voglia fondare le sue strategie sulla superiorità<br />

dell’appren<strong>di</strong>mento sull’insegnamento<br />

La centralità della scuola secondaria nelle innovazioni legislative prefigurate richiede<br />

un’azione incisiva e sistematica della scuola stessa, che deve progettare interventi<br />

globali, integrati, in stretto collegamento con le molteplici <strong>di</strong>namiche del contesto<br />

socio-culturale ed istituzionale. E’ la singola istituzione scolastica che deve<br />

<strong>di</strong>mostrarsi in grado <strong>di</strong> recuperare la propria iniziativa, in termini <strong>di</strong> offerta<br />

formativa.<br />

La programmazione dell’offerta formativa si concretizza prioritariamente in<br />

interventi <strong>di</strong> educazione volti a creare<br />

• Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita psicologicamente sane nella scuola.<br />

• Capacità <strong>di</strong> ascolto dei bisogni reali degli adolescenti in continuo <strong>di</strong>venire.<br />

• Con<strong>di</strong>zioni che favoriscano l’appren<strong>di</strong>mento tramite innovazioni metodologiche<br />

che rendano gli alunni soggetti attivi del processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento.<br />

Si tratta dunque <strong>di</strong> considerare la con<strong>di</strong>zione giovanile come uno dei presupposti <strong>di</strong><br />

tutto il nostro impegno nella scuola. Eppure, secondo Corra<strong>di</strong>ni, si verifica una<br />

preoccupante <strong>di</strong>storsione percettiva degli educatori e <strong>delle</strong> strutture scolastiche<br />

riguardo all’adolescenza. Infatti la scuola non tematizza l’adolescenza, non la<br />

considera nemmeno come utenza, preferendo parlare <strong>di</strong> studenti e non <strong>di</strong><br />

adolescenti. C’è una chiara “rimozione della soggettività adolescenziale e della<br />

conflittualità che essa comporta tanto come oggetto da comprendere attraverso<br />

specifici modelli epistemici, quanto come soggetto da trattare attraverso <strong>di</strong>spositivi<br />

metodologici che vogliano essere adeguati e congruenti nei confronti <strong>di</strong> una simile<br />

comprensione.” A ciò si accompagna, nella scuola, l’onnipotenza dell’adulto.<br />

Occorre dunque un impegno particolare per giungere ad un’elaborazione corretta<br />

della realtà degli adolescenti e su questa base porre le premesse per la<br />

pianificazione del lavoro scolastico. Solo così la scuola dell’autonomia potrà<br />

continuare “a dare senso e prospettiva <strong>di</strong> speranza ad una relazione che rischia ad<br />

ogni passo d’incepparsi o <strong>di</strong> appiattirsi.” 1<br />

Certo, non si chiede alla scuola <strong>di</strong> prendersi carico <strong>di</strong> tutti gli aspetti della<br />

personalità giovanile, ma si ritiene che non possa fare a meno <strong>di</strong> guardare, più che<br />

allo studente, a tutta l’intera personalità, per attivarne i talenti e le potenzialità. 2<br />

L’alternativa - poco auspicabile - sarebbe creare nell’adolescente un atteggiamento<br />

2


<strong>di</strong> vera e propria <strong>di</strong>pendenza: <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> attesa e <strong>di</strong> aspettativa passiva che<br />

qualcuno faccia qualcosa. Di questa passività noi insegnanti ritroviamo<br />

quoti<strong>di</strong>anamente i segnali nel comportamento degli adolescenti e la riconosciamo<br />

come terreno su cui trovano presa ben altre e più auto<strong>di</strong>struttive <strong>di</strong>pendenze.<br />

Secondo Rogers si delineano tre tappe lungo il processo <strong>di</strong> cambiamento <strong>di</strong><br />

un’educazione che voglia fondare le sue strategie sull’affermazione della superiorità<br />

dell’appren<strong>di</strong>mento sull’insegnamento: 3<br />

A. Ridefinire la progressione educativa in funzione della psicologia che vi soggiace,<br />

per cui si propone <strong>di</strong> adottare il concetto <strong>di</strong> facilitazione per caratterizzarla nella<br />

specificità del suo gesto sociale. Facilitare non è rendere facile nel senso <strong>di</strong><br />

rendere attraente, ma si tratta <strong>di</strong> facilitare la possibilità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento,<br />

assicurando un tipo <strong>di</strong> presenza che si colloca ad ugual <strong>di</strong>stanza tra il lasciar<br />

fare e l’autocratismo <strong>di</strong>dattico.<br />

B. Analizzare la situazione educativa sotto l’aspetto <strong>di</strong> relazione umana nel<br />

contesto <strong>delle</strong> <strong>interazioni</strong> <strong>di</strong> classe, cioè accettare il primato <strong>delle</strong> relazioni<br />

rispetto alle tecniche ed alle formulazioni istituzionali.<br />

C. Accettare la priorità del concreto attuale dove si effettua l’atto dell’apprendere.<br />

In altri termini: considerare come seria e significativa la classe in questo<br />

avvenimento umano, passando dalla pedagogia del contenuto e del programma<br />

alla realtà degli allievi, considerati nella loro <strong>di</strong>mensione psicologica e sociale.<br />

Si profila dunque la necessità <strong>di</strong> costruire un percorso formativo rispettoso dei<br />

processi della conoscenza e dei processi comunicativi caratteristici dell’adolescenza.<br />

Essi si configurano nel passaggio da un sapere in<strong>di</strong>viduale e formale tipico del<br />

bambino, ad un sistema <strong>di</strong> sapere organizzato e co<strong>di</strong>ficato, detto anche area sociocollaborativa,<br />

caratterizzato dalla seconda socializzazione o <strong>di</strong>ffusione dell’io<br />

(Erikson), che integra le conquiste in<strong>di</strong>viduali precedenti aggregando l’in<strong>di</strong>viduo al<br />

gruppo. E’ su questo aspetto che la scuola dell’autonomia deve puntare<br />

maggiormente.<br />

Nella tavola seguente sono visualizzati i possibili accostamenti tra alcune teorie<br />

dello sviluppo e le aree comunicative. Anche se la corrispondenza con le fasce d’età<br />

non va intesa rigidamente, è interessante notare come nella fase <strong>di</strong> sviluppo <strong>delle</strong><br />

operazioni formali e della contemporanea maturità sessuale, l’esigenza <strong>di</strong> rinforzo<br />

del sé (identità personale) secondo Erikson entri in conflitto con la necessità <strong>di</strong><br />

socializzazione più ampia (<strong>di</strong>ffusione del sé). Deprivare l’adolescente del<br />

collegamento fra piano cognitivo-intellettivo (operazioni formali) e piano <strong>delle</strong><br />

<strong>interazioni</strong> <strong>di</strong> gruppo può significare uno sviluppo <strong>di</strong>somogeneo della personalità. 4<br />

Per tali motivi riteniamo che, nell’adolescente, vada stimolata l’attività <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong><br />

gruppo, <strong>di</strong> creatività e quella curiosità intellettuale che è il presupposto <strong>di</strong> ogni<br />

armoniosa conquista umana e cognitiva.<br />

Fasce<br />

d’et<br />

à<br />

Aree della comunicazione – sviluppo e conflitti 5<br />

Aree della Piaget Freud<br />

comunicaziongnitivo<br />

sviluppo co-<br />

sviluppo affettivo<br />

Erikson<br />

i conflitti <strong>di</strong><br />

base<br />

0<br />

2<br />

fisicosenso-motoria<br />

intelligenza<br />

senso-motoria<br />

fase orale<br />

fase anale<br />

Fiducia /<br />

sfiducia<br />

autonomia<br />

/ senso <strong>di</strong><br />

pudore<br />

3


3<br />

5<br />

emotivoaffettiva<br />

intelligenza<br />

preoperatori<br />

a<br />

intuizione<br />

fase fallica<br />

latenza<br />

iniziativa /<br />

colpa<br />

operosità /<br />

inferiorità<br />

6<br />

11<br />

cognitiva<br />

intelligenza<br />

operatoria<br />

operazioni<br />

concrete<br />

latenza operosità /<br />

inferiorità<br />

12<br />

14<br />

socio-collaborativa<br />

Oltre<br />

operazioni<br />

formali<br />

pubertà<br />

identità /<br />

<strong>di</strong>ffusione<br />

dell’io<br />

intimità /<br />

isolamento<br />

capacità <strong>di</strong><br />

creare /<br />

inattività<br />

integrità /<br />

rifiuto-<strong>di</strong>sperazione<br />

2. Il metodo Cooperative Learning rivolto agli adolescenti: punto <strong>di</strong> forza <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>dattica coinvolgente<br />

La <strong>di</strong>dattica contemporanea ha sviluppato una straor<strong>di</strong>naria competenza nel trattare<br />

l’infanzia. L’adolescenza resta, invece, ancora un territorio poco conosciuto, dove è<br />

facile perdere l’orientamento. E’ stata definita “l’età ingrata” e anche “l’età<br />

incerta”. 6 Età incomprensibile per chi la guarda vivere: insegnanti e genitori<br />

<strong>di</strong>sorientati e spesso in <strong>di</strong>fficoltà. Un’età che cambia <strong>di</strong> generazione in generazione.<br />

E quella attuale è una generazione <strong>di</strong>fficile da mettere a fuoco, perché in continuo<br />

movimento, ma non una generazione vuota: dal punto <strong>di</strong> vista pedagogico,<br />

l’incertezza è da intendersi come un valore ed una garanzia <strong>di</strong> evoluzione poiché,<br />

quando si smette <strong>di</strong> essere incerti, si smette contemporaneamente <strong>di</strong> cercare e <strong>di</strong><br />

crescere.<br />

Che c’è <strong>di</strong> nuovo negli adolescenti <strong>di</strong> oggi Sono il risultato esatto <strong>di</strong> una strategia<br />

educativa, più o meno consapevole, <strong>di</strong> padri e madri che hanno rinunciato a ruoli e<br />

comportamenti tra<strong>di</strong>zionali per realizzare famiglie poco conflittuali: perché non<br />

avevano tempo ed energie sufficienti per gestire lo scontro. Hanno voluto che i figli<br />

socializzassero perché era importante che avessero relazioni suppletive alla<br />

latitanza della famiglia. Hanno cresciuto ragazzi tolleranti perché venivano da una<br />

generazione che ha partorito la logica dello scontro. Hanno educato i figli a puntare<br />

sulla realizzazione personale, perché non avevano più niente in cui credere<br />

davvero. 7<br />

Insomma, genitori che hanno fatto davvero tutto quello che hanno potuto.<br />

4


Il risultato è sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti gli educatori: ragazzi che soffrono <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />

malattie, la tristezza e la noia. Si tratta certamente <strong>di</strong> due sentimenti tipici<br />

dell’adolescenza <strong>di</strong> tutti i tempi, ma questa è una generazione che proviene da<br />

un’infanzia iperstimolata, vissuta al riparo da ogni frustrazione e possibile<br />

sofferenza e che, dunque, si rivela incapace <strong>di</strong> affrontare il nulla e il dolore. Ragazzi<br />

che a volte non sono stati attrezzati ad affrontare nemmeno il più ovvio dei<br />

sentimenti: la tristezza. Ragazzi che per comunicare si accontentano <strong>di</strong> messaggi<br />

Sms sul cellulare e che usano il loro corpo come una tavolozza su cui “<strong>di</strong>pingere”<br />

messaggi: novità assoluta nella nostra cultura. Tatuaggi, piercing ed altro segnano<br />

una rottura drastica con le consuetu<strong>di</strong>ni, ma sono anche il segnale <strong>di</strong> uno<br />

scollamento tra Io e Sé. Come se il corpo fosse qualcosa <strong>di</strong> “altro” su cui esprimere<br />

un bisogno che non trova parole: uscire da un mondo dove non accade niente, dove<br />

tutto è già dato, già avuto, già visto. Pren<strong>di</strong>amo i ragazzi che <strong>di</strong>pingono geroglifici<br />

sui muri. Usano un co<strong>di</strong>ce che non vuol essere capito, scrivono messaggi<br />

comprensibili solo a loro stessi. Non chiedono nulla <strong>di</strong>rettamente, vogliono solo<br />

essere “visti” attraverso la trasgressione. 8<br />

Spetta a noi educatori capire il significato più profondo <strong>di</strong> questi atteggiamenti,<br />

tentare <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>ficare il messaggio che sottendono e trovare risposte idonee.<br />

Anche perché la nostra operatività quoti<strong>di</strong>ana ci insegna che, a ben guardare, i<br />

ragazzi <strong>di</strong> oggi non sono così devianti, <strong>di</strong>sorientati e minacciosi come i me<strong>di</strong>a a<br />

volte li <strong>di</strong>pingono, creando troppo spesso inutile allarmismo.<br />

Sappiamo, come Françoise Dolto, che l’adolescenza è “un’età vulnerabile e<br />

meravigliosa”, una <strong>di</strong>mensione dell’esistenza umana da proteggere e preservare:<br />

“E’ un’età vulnerabile, ma anche meravigliosa perché il ragazzo reagisce anche a<br />

tutto ciò che vien fatto <strong>di</strong> positivo per lui. Ma gli adolescenti non lo manifestano<br />

imme<strong>di</strong>atamente. E’ un po’ deludente per l’educatore, che non vede effetti<br />

imme<strong>di</strong>ati. Ma non insisterò mai abbastanza nell’incoraggiare gli adulti a<br />

perseverare. Lo <strong>di</strong>co e lo ripeto a tutti coloro che si de<strong>di</strong>cano all’attività <strong>di</strong>dattica e<br />

che si scoraggiano: provate a valorizzarli”. 9<br />

E Neil Howe ci comunica che i millennials, cioè quelli del nuovo millennio –<br />

sarebbero i nati dal 1982 in avanti – sono portati al lavoro <strong>di</strong> squadra, <strong>di</strong>sposti ad<br />

accettare l’autorità, convinti che essere “smart” sia positivo e ottimisti riguardo alle<br />

loro future possibilità. 10<br />

Riconosciamo tuttavia che anche per il docente più motivato è <strong>di</strong>fficile oggi proporre<br />

agli allievi stimoli <strong>di</strong>fferenziati, per una “lettura” e un’indagine conoscitiva e<br />

articolata della realtà, al fine <strong>di</strong> ricomporla in una sintesi unitaria, dopo averla<br />

esaminata, esplorata e interrogata insieme.<br />

Eppure la lotta contro l’insuccesso scolastico passa <strong>di</strong> qui. Le indagini confermano<br />

che la maggior parte degli adolescenti che abbandonano hanno almeno due anni <strong>di</strong><br />

ritardo sui loro compagni e hanno già ripetuto <strong>di</strong>verse classi. Non è questa la sede<br />

per cercare <strong>di</strong> identificare tutte le forme dell’insuccesso scolastico, né per scoprirne<br />

le vere cause, sbrogliare la matassa costituita da fattori socio-politici, ambiente<br />

culturale, problemi familiari, <strong>di</strong>fficoltà psicologiche degli allievi, organizzazione<br />

scolastica carente.<br />

Ci interessa invece costatare che i ragazzi in <strong>di</strong>fficoltà hanno lottato per qualche<br />

anno, ma non hanno trovato corrispettivi sufficienti nel curriculum scolastico, nelle<br />

pratiche <strong>educative</strong> quoti<strong>di</strong>ane e, soprattutto, nei meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />

d’insegnamento. 11<br />

In un’atmosfera prevalentemente competitiva si sentono degli sconfitti, ma se si<br />

sposta l’enfasi verso un’atmosfera più cooperativa, utilizzando una strategia <strong>di</strong><br />

gruppo in cui tutti insieme sono responsabili del risultato finale e ciascuno deve<br />

offrire un contributo personale per raggiungere un obiettivo comune, nessuno può<br />

5


fare male: non solo il gruppo si trasforma tramite l’empatia e il sostegno, ma i<br />

“meno bravi” raggiungono risultati migliori rispetto ai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento<br />

tra<strong>di</strong>zionali, mentre i risultati dei “bravi” rimangono quanto meno invariati.<br />

3. Proposta <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> itinerario cooperativo<br />

Gli esperti definiscono l’appren<strong>di</strong>mento cooperativo un processo <strong>di</strong> istruzione e<br />

formazione che coinvolge gli studenti nel lavoro <strong>di</strong> gruppo per raggiungere un fine<br />

comune. 12 Può essere un processo <strong>di</strong> tipo informale – quando l’intervento <strong>di</strong>dattico<br />

è breve e non utilizza il gruppo fisso - o <strong>di</strong> tipo formale – quando gli esercizi<br />

proposti sono più lunghi e il Cooperative Learning viene applicato con significativa<br />

ampiezza.<br />

Cardellini e Felder ricordano che, comunque, “un esercizio <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

gruppo si qualifica come Cooperative Learning quando sono presenti i seguenti<br />

elementi: positiva inter<strong>di</strong>pendenza, responsabilità in<strong>di</strong>viduale, interazione faccia a<br />

faccia, uso appropriato <strong>delle</strong> attività <strong>di</strong> collaborazione, valutazione del lavoro”. 13<br />

Facciamo nostri questi principi e poniamoli alla base <strong>di</strong> una proposta volta ad<br />

aiutare il docente che volesse concretizzare la vastità <strong>delle</strong> informazioni teoriche<br />

presentate dalla letteratura <strong>di</strong> settore, rapportandole a qualche punto fermo. Del<br />

tutto estranei alla pretesa <strong>di</strong> “co<strong>di</strong>ficare” uno stile d’appren<strong>di</strong>mento articolato e ricco<br />

<strong>di</strong> sfaccettature come il Cooperative Learning, inten<strong>di</strong>amo almeno suggerire un<br />

modello <strong>di</strong> percorso cooperativo cui ispirarsi nella pratica quoti<strong>di</strong>ana. La<br />

schematizzazione <strong>di</strong> seguito riprodotta è in<strong>di</strong>cata per un intervento <strong>di</strong> Cooperative<br />

Learning formale e procede con una logica che, senza abbandonare i tra<strong>di</strong>zionali<br />

punti <strong>di</strong> riferimento della programmazione, li integra ed arricchisce con in<strong>di</strong>cazioni<br />

in or<strong>di</strong>ne alla pianificazione degli aspetti cooperativi <strong>di</strong> un’attività. Vi si troveranno<br />

elementi utili per l’inserimento dell’attività nel piano <strong>di</strong> lavoro, il quale, se si<br />

procede in un’ottica cooperativa, non può essere completamente programmato ad<br />

inizio d’anno, deve anzi rimanere “aperto” ed arricchirsi in itinere, poiché ogni fase<br />

del lavoro, spesso ad iniziare dalla scelta degli argomenti, presuppone un<br />

coinvolgimento del gruppo.<br />

4. Caratteristiche del modello dell'indagine <strong>di</strong> gruppo/"insegnare a piccoli<br />

gruppi", analizzato da Sharan-Hertz-Lazarowitz<br />

GROUP INVESTIGATION / SMALL GROUP TEACHING (Sharan – Hertz - Lazarowitz,<br />

1980)<br />

Il modello presenta un tipo <strong>di</strong> organizzazione che promuove la motivazione<br />

intrinseca e si rivela adatto alla fascia d’età 17-19 anni, infatti richiede agli studenti<br />

l’uso dei più importanti processi cognitivi, come pure un’abile gestione tanto<br />

dell’autonomia, quanto dell’inter<strong>di</strong>pendenza.<br />

Esso pone l'accento sulla <strong>di</strong>namica emotivo-relazionale che tende a prodursi<br />

all'interno dei gruppi. Inoltre, enfatizza l’inter<strong>di</strong>pendenza fra i gruppi. L’insegnante<br />

assegna un’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e gli studenti, in gruppi <strong>di</strong> 2-6 elementi, scelgono un<br />

argomento relativo all’area <strong>di</strong> loro interesse. Tale argomento sarà poi oggetto <strong>di</strong><br />

verifica e valutazione. Attraverso una programmazione fatta in cooperazione<br />

(cooperative planning), l’insegnante e gli studenti decidono come indagare<br />

l’argomento, successivamente vengono assegnati i compiti <strong>di</strong> gruppo.<br />

L’insegnante organizza dei ‘laboratori’ (workstations) nell’aula dove viene condotta<br />

la ricerca. Ogni membro del gruppo svolge una ricerca in<strong>di</strong>viduale, poi il gruppo<br />

riassume i risultati e prepara una presentazione da fare alla classe intera.<br />

6


Nell’ascoltare tutte le relazioni, gli studenti acquistano un’ampia prospettiva<br />

dell’argomento. Ci si aspetta che tutti imparino tutto il materiale.<br />

In questo modo le <strong>di</strong>verse abilità <strong>di</strong> ricerca, proprie <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo, sono<br />

coinvogliate attraverso ogni singola esposizione, così da strutturare un'ampia<br />

panoramica che nel complesso, supera qualitativamente quella <strong>di</strong> ognuno. In questo<br />

processo <strong>di</strong> "incontro e scambio reciproco", sono coinvolte alcune capacità cognitive<br />

quali l'applicazione e la sintesi.<br />

La valutazione riguarda sia gli sforzi in<strong>di</strong>viduali sia quelli <strong>di</strong> gruppo e si basa sulla<br />

capacità degli studenti <strong>di</strong> usare le abilità <strong>di</strong> ricerca.<br />

Con questo tipo <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> ricerca, sono molto enfatizzate le capacità cognitive<br />

d’or<strong>di</strong>ne superiore come l’applicazione e la sintesi.<br />

5. Costruiamo insieme un itinerario <strong>di</strong>dattico cooperativo seguendo il<br />

modello Group Investigation Approach<br />

5.1. Scheda <strong>di</strong> progettazione intervento in classe <strong>di</strong> Cooperative Learning<br />

L’insegnante compila una scheda documentativa del lavoro destinata a chiarirne gli<br />

aspetti fondamentali ed a rimanere agli atti dell’istituto a scopo documentativo.<br />

Un insegnante che scelga <strong>di</strong> operare prevalentemente con meto<strong>di</strong> cooperativi può<br />

sostituire il Piano <strong>di</strong> Lavoro annuale con una serie <strong>di</strong> queste schede.<br />

Poiché tale metodo richiede un forte coinvolgimento degli studenti anche in fase <strong>di</strong><br />

pianificazione, il Piano <strong>di</strong> Lavoro dovrebbe subire una trasformazione e <strong>di</strong>ventare<br />

“aperto”, cioè partire con poche linee programmatiche iniziali e arricchirsi in itinere<br />

<strong>di</strong> schede, man mano che si svolgono le attività <strong>di</strong>dattiche.<br />

Scheda <strong>di</strong> progettazione intervento in classe<br />

<strong>di</strong> Cooperative Learning<br />

Classe:<br />

Disciplina/e interessate:<br />

Data:<br />

Argomento:<br />

Tempi considerati in unità orarie <strong>di</strong>dattiche (50’):<br />

Numero incontri:<br />

Tipo <strong>di</strong> attività:<br />

<br />

<br />

lavoro in classe<br />

lavoro in laboratorio<br />

Obiettivi<br />

1. Didattici:<br />

2. Sociali:<br />

3. Trasversali:<br />

Decisioni preliminari<br />

1. Numero dei gruppi:<br />

7


2. Dimensioni del gruppo:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

2 persone<br />

3 persone<br />

4 persone<br />

5 persone<br />

3. Modalità <strong>di</strong> formazione dei gruppi:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

eterogeneo per abilità e capacità<br />

eterogeneo per <strong>di</strong>fferenze geografiche<br />

eterogeneo per <strong>di</strong>fferenze culturali<br />

eterogeneo per <strong>di</strong>fferenza sessuale<br />

eterogeneo per relazioni sociali<br />

gruppo casuale<br />

4. Metodo per la formazione dei gruppi: Es: i gruppi verranno formati<br />

casualmente utilizzando <strong>delle</strong> carte a tema pre<strong>di</strong>sposte dall'insegnante (i<br />

personaggi <strong>di</strong> un fumetto, ...)<br />

5. Ruoli rivestiti dagli alunni nei vari incontri: Es. nell'incontro 1° e 2° un<br />

ragazzo controlla le operazioni <strong>di</strong> raggruppamento e <strong>di</strong> cambio registrando poi il<br />

risultato in tabella (fornita dall'insegnante); un altro ragazzo effettuerà<br />

concretamente il lavoro con il materiale verbalizzando tutte le operazioni; negli<br />

incontri 3° e 4° ciascuno lavorerà in<strong>di</strong>vidualmente utilizzando il compagno come<br />

correttore.<br />

6. Modalità <strong>di</strong> assegnazione dei ruoli:<br />

<br />

<br />

<br />

attribuzione dell’insegnante<br />

con foglietti posti sul tavolo<br />

in<strong>di</strong>cando quali ruoli dovranno essere svolti e lasciando che il gruppo decida<br />

come <strong>di</strong>stribuirseli<br />

7. Sistemazione dell’aula:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

tavoli in quadrato<br />

tavolo a T<br />

tavolo scomponibile<br />

altro:<br />

8. Materiali:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

una copia del materiale per tutto il gruppo<br />

copie <strong>di</strong> parti del materiale per ciascun membro del gruppo<br />

materiale per un lavoro in<strong>di</strong>viduale e successivamente un materiale unico per il<br />

gruppo<br />

più copie del materiale per lavorare in gruppo<br />

altro:<br />

Descrizione del compito e dell’approccio cooperativo:<br />

1. Compito (sequenza <strong>di</strong> operazioni che gli studenti svolgeranno): Es. <strong>di</strong><br />

descrizione 1° e 2° incontro - in coppia - uno studente svolge l'attività<br />

concretamente e spiega ciò che sta facendo mentre l'altro controlla<br />

8


l'accuratezza e registra nella tabella il risultato finale. Poi si scambiano i ruoli.<br />

Dopo aver eseguito un esercizio si incontrano con un'altra coppia che ha lo<br />

stesso simbolo sulla cartella <strong>di</strong> lavoro e confrontano i risultati ottenuti; se sono<br />

uguali si ringraziano e ciascuna coppia torna a fare altri esercizi; se invece i<br />

risultati sono <strong>di</strong>versi le due coppie devono rifare l'esercizio che successivamente<br />

ricontrolleranno; questo si ripete fino alla fine degli esercizi. Nel 3° e 4° incontro<br />

la medesima coppia lavorerà solo con schede senza il materiale strutturato,<br />

ciascuno esegue due esercizi per volta e controlla con il compagno <strong>di</strong> gruppo<br />

seguendo la stessa procedura dei precedenti incontri.<br />

2. Livelli <strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza positiva:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

inter<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> scopo o degli obiettivi<br />

inter<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> materiali<br />

inter<strong>di</strong>pendenza <strong>delle</strong> fonti, <strong>delle</strong> informazioni, <strong>delle</strong> risorse<br />

inter<strong>di</strong>pendenza sociale e <strong>di</strong> ruoli<br />

inter<strong>di</strong>pendenza del compito<br />

inter<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> valutazione<br />

inter<strong>di</strong>pendenza rispetto all’avversario<br />

inter<strong>di</strong>pendenza dei premi<br />

3. Responsabilità in<strong>di</strong>viduale:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

far firmare a tutti il lavoro finale<br />

procedere a una valutazione in<strong>di</strong>viduale attraverso una prova oggettiva<br />

fare interrogazioni a caso al termine del lavoro<br />

far svolgere a ognuno una prova in modo in<strong>di</strong>viduale<br />

scegliere a caso uno dei lavori elaborati dal gruppo<br />

effettuare un controllo vicendevole tra compagni<br />

contrassegnare nell’elaborato <strong>di</strong> gruppo le parti che ciascuno avrà seguito<br />

valutare secondo le modalità del TGT ( o del Group Investigation o …)<br />

altro:<br />

4. Abilità sociali richieste:<br />

5. Modalità <strong>di</strong> insegnamento <strong>delle</strong> abilità sociali non possedute:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

costruendo e utilizzando una carta a T<br />

attraverso la simulazione o il role playing <strong>di</strong> una abilità<br />

attraverso un esercizio previo su un contenuto molto semplice che permetta <strong>di</strong><br />

focalizzare l’attenzione sull’abilità da praticare<br />

altro ………………………………………………..<br />

1. Procedura <strong>di</strong> osservazione:<br />

Monitoraggio e intervento (Monitoring)<br />

<br />

<br />

Formale<br />

Informale<br />

2. Osservatori:<br />

<br />

<br />

Insegnante<br />

Alunno<br />

9


Altri:<br />

3. Interventi <strong>di</strong> aiuto nel lavoro sul compito: Es. l'insegnante ricorda, se<br />

espressamente chiamato dal gruppo o se lo evidenzia durante i giri tra i gruppi, le<br />

regole dell'attività; fornisce un aiuto concreto all'esecuzione dell'attività se la coppia<br />

si trova in <strong>di</strong>fficoltà.<br />

4. Interventi <strong>di</strong> aiuto nel lavoro <strong>di</strong> gruppo: Es. l'insegnante ricorda gli<br />

atteggiamenti dei membri del gruppo con i rouli definiti, lo scopo del lavoro<br />

5. Altro:<br />

Valutazione e <strong>di</strong>scussione (Processing)<br />

1. Criteri <strong>di</strong> valutazione in<strong>di</strong>viduale: Consigliato allegare anche una scheda <strong>di</strong><br />

verifica pre<strong>di</strong>sposta.<br />

2. Tempo a <strong>di</strong>sposizione per il lavoro <strong>di</strong> verifica:<br />

3. Tipologia dell’elaborato:<br />

4. Il risultato in<strong>di</strong>viduale: Es. dovrà raggiungere il 80% del punteggio finale.<br />

5. La valutazione in<strong>di</strong>viduale: Es. sarà data da una me<strong>di</strong>a tra riuscita<br />

in<strong>di</strong>viduale e me<strong>di</strong>a del gruppo: il risultato in<strong>di</strong>viduale … % la me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> gruppo … %<br />

6. Criteri <strong>di</strong> valutazione della produttività del gruppo: Es. tutti i membri<br />

del gruppo devono superare la prova oggettiva.<br />

7. Revisione del gruppo:<br />

Momento della revisione:<br />

Modalità <strong>di</strong> effettuazione:<br />

<br />

<br />

in gruppo<br />

con l’insegnante<br />

Comportamenti positivi da rilevare:<br />

"Cosa" si dovrà migliorare nell’attività successiva:<br />

Come ricordarlo:<br />

<br />

<br />

<br />

riportarlo su un cartellone<br />

ricordarlo all’inizio dell’attività successiva<br />

assegnando il compito a uno che ha il ruolo <strong>di</strong> "memoria" del gruppo<br />

8. Feedback positivo in<strong>di</strong>viduale: Es. superamento della prova oggettiva.<br />

9. Premi: Es. una coccarda da incollare sul quaderno per i componenti hanno<br />

raggiunto i criteri prestabiliti per la valutazione in<strong>di</strong>viduale.<br />

10. Revisione dell’insegnante:<br />

10


Il compito è stato troppo <strong>di</strong>fficile rispetto alle possibilità degli studenti<br />

Le istruzioni sul modo in cui gli studenti dovevano lavorare sono state chiare<br />

Erano chiari gli obiettivi<br />

È stato efficace l’insegnamento <strong>delle</strong> competenze sociali<br />

In quale competenza sociale gli alunni si <strong>di</strong>mostrano ancora carenti<br />

La scheda <strong>di</strong> osservazione <strong>delle</strong> competenze sociali deve essere migliorata<br />

Come sono le me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> gruppo e i risultati in<strong>di</strong>viduali rispetto ai precedenti<br />

Quali possono essere le ragioni dei risultati negativi dello studente<br />

Come si sono trovati nel gruppo persone con problemi particolari: rifiutati, portatori<br />

<strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap, <strong>di</strong>versi per con<strong>di</strong>zione etnica o socioculturale, superdotati<br />

11. Altro:<br />

5.2. Guida alla pianificazione e all’intervento: uno schema<br />

La nostra proposta, per partire con le prime attività cooperative: nella<br />

progettazione e realizzazione dell’intervento vero e proprio, proce<strong>di</strong>amo seguendo<br />

questo schema<br />

A. Identificazione<br />

dell’argomento o attività<br />

(insegnante o insieme)<br />

B. Stesura degli obiettivi<br />

cognitivi e cooperativi<br />

(insegnante e allievi)<br />

C. Decisioni preliminari <strong>di</strong><br />

pianificazione degli<br />

aspetti cooperativi<br />

dell’attività (insegnante)<br />

D. Descrizione del<br />

compito e dell’approccio<br />

cooperativo (insegnante o<br />

insieme)<br />

E. Scelta <strong>delle</strong> modalità <strong>di</strong><br />

monitoraggio e <strong>di</strong><br />

intervento (insegnante)<br />

F. Scelta <strong>delle</strong> modalità <strong>di</strong><br />

valutazione e <strong>di</strong>scussione<br />

(insegnante e/o allievi)<br />

• Decisione e illustrazione dell’attività programmata<br />

• Scelta dei contenuti<br />

• Dei tempi<br />

• Attenzione alle con<strong>di</strong>zioni preliminari<br />

• Analisi dei livelli <strong>di</strong> partenza<br />

• Trasversali<br />

• Disciplinari<br />

• Minimi irrinunciabili<br />

• Cooperativi<br />

• Scelta del tipo <strong>di</strong> CL previsto e motivazione della<br />

scelta<br />

• Decisioni sulla grandezza del gruppo, formazione e<br />

assegnazione degli studenti<br />

• Definizione <strong>delle</strong> consegne e dei ruoli<br />

• Organizzazione della classe<br />

• Di materiali, sussi<strong>di</strong>, strumenti<br />

• Sud<strong>di</strong>visione dei contenuti cognitivi in sequenze o<br />

segmenti<br />

• Assegnazione degli stessi ai vari gruppi<br />

• Osservazione e descrizione degli stili <strong>di</strong> lavoro dei<br />

singoli e dei gruppi (Monitoring)<br />

• Modalità <strong>di</strong> presentazione finale della ricerca<br />

• Piano <strong>di</strong> verifica:<br />

Scheda <strong>di</strong> rilevazione utilizzata dall’insegnante in<br />

itinere<br />

Autovalutazione dei processi formativi dello studente<br />

Autovalutazione dell’efficienza del gruppo<br />

Valutazione dell’appren<strong>di</strong>mento (possibile verifica<br />

sommativa, eventuale verifica per allievi<br />

svantaggiati)<br />

Attività <strong>di</strong> recupero prevista<br />

• Feedback finale e festa<br />

11


Nel Group Investigation, l’aspetto più complesso e delicato <strong>delle</strong> scelte del docente<br />

riguarda i punti E (monitoraggio e revisione) ed F (elaborazione del Piano <strong>di</strong><br />

Verifica).<br />

Nei prossimi paragrafi affronteremo perciò nel dettaglio questi due aspetti.<br />

5.3. Monitoraggio e revisione<br />

Proposta procedurale: Il lavoro <strong>di</strong> osservazione (monitoring) <strong>delle</strong> attività <strong>di</strong><br />

gruppo viene svolto dall’insegnante, il quale funge da osservatore durante i lavori.<br />

Questa fase è seguita dalla revisione finale (processing) che viene offerta alla classe<br />

attraverso la <strong>di</strong>scussione in piccoli gruppi sul lavoro svolto. Il processo <strong>di</strong><br />

osservazione e quello <strong>di</strong> revisione finale sono due momenti fondamentali: il primo<br />

(monitoring), serve alla raccolta <strong>delle</strong> informazioni; il secondo (processing), serve<br />

da feedback per la classe<br />

Il lavoro <strong>di</strong> osservazione richiede all’insegnante <strong>di</strong> procedere nel seguente modo<br />

(fermo restando che l’osservazione del docente può essere sostituita<br />

dall’autovalutazione dell’efficienza del gruppo).<br />

a) Scegliere le competenze che devono essere osservate.<br />

Prima <strong>di</strong> procedere all’osservazione, l’insegnante dovrà decidere quali competenze<br />

osservare. L’obiettivo è <strong>di</strong> raccogliere informazioni sulle competenze che ha<br />

insegnato attraverso i compiti che egli ha assegnato agli allievi. Non sempre il<br />

compito può essere semplice, in quanto la stessa prova può essere utilizzata per<br />

osservare competenze <strong>di</strong>versificate (cognitive e sociali).<br />

b) Decidere se svolgere l’osservazione da solo o con uno studente.<br />

L’insegnante potrebbe condurre l’osservazione da solo oppure potrebbe scegliere <strong>di</strong><br />

affidare i compiti <strong>di</strong> osservazione agli stessi allievi (ad esempio con schede<br />

preventivamente preparate adatte al loro tipo <strong>di</strong> osservazione). Ciò porterebbe a<br />

responsabilizzare gli allievi tra <strong>di</strong> loro e nei confronti dell’insegnante.<br />

c) Decidere come svolgere l’osservazione, se e quando intervenire, e la valutazione<br />

da attribuire alla sua applicazione.<br />

L’osservazione può essere svolta nei seguenti due mo<strong>di</strong>:<br />

• modo strutturato: l’osservazione è guidata da una scheda che mira a rilevare<br />

comportamenti per i singoli allievi.<br />

• modo libero: l’osservazione coglie solo elementi significativi dei gruppi.<br />

Nell’osservazione devono essere stabiliti i tempi e i momenti nei quali intervenire.<br />

In generale durante l’osservazione è consigliabile non intervenire, tuttavia esistono<br />

dei casi <strong>di</strong> “emergenza” in cui è consigliabile l’intervento: quando i gruppi non<br />

hanno compreso il compito; quando il gruppo non applica le competenze assegnate;<br />

quando è necessario dare un feedback agli studenti.<br />

Infine, quando inizia l’osservazione, è importante che l’insegnante comunichi come<br />

saranno “valutati” gli allievi, e in base a quali competenze.<br />

12


5.4. Schede <strong>di</strong> osservazione/rilevazione proposte per il Group<br />

Investigation<br />

a) Scheda <strong>di</strong> rilevazione utilizzata <strong>di</strong>rettamente dall’insegnante in itinere<br />

Rilevazione dei comportamenti<br />

Comportamenti<br />

Nome Nome Nome Totale<br />

Suggerisce idee<br />

Incoraggia la partecipazione<br />

Controlla la comprensione<br />

Fornisce guida<br />

Altro<br />

Totale<br />

b) Autovalutazione dei processi formativi dello studente 14<br />

Checklist <strong>di</strong> automonitoraggio per lo studente<br />

1.Ho contribuito con le mie idee e le<br />

mie conoscenze<br />

2.Ho chiesto agli altri le loro idee e le<br />

loro conoscenze<br />

3.Ho ricapitolato tutte le nostre idee<br />

e conoscenze<br />

4.Quando ne avevo bisogno ho<br />

chiesto aiuto<br />

5.Ho aiutato i miei compagni <strong>di</strong><br />

gruppo a stu<strong>di</strong>are<br />

6.Mi sono assicurato che tutti i miei<br />

compagni <strong>di</strong> gruppo capissero come<br />

fare i compiti che ci venivano<br />

assegnati<br />

7.Ho contribuito a mantenere attivo<br />

il gruppo<br />

8.Ho coinvolto tutti i miei compagni<br />

<strong>di</strong> gruppo nel lavoro<br />

Sempre A<br />

volte<br />

Mai<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

c) Autovalutazione dell’efficienza del gruppo 15<br />

Scheda <strong>di</strong> autovalutazione dell’efficienza del<br />

gruppo<br />

Da verificare<br />

Presente Assente<br />

1.Gli studenti si sono seduti vicini<br />

2.Il gruppo aveva i materiali necessari<br />

3.Gli studenti hanno svolto i loro ruoli<br />

4.Hanno applicato le abilità<br />

cooperative<br />

5.Hanno lavorato con efficienza<br />

13


5.Si sono assunti la responsabilità<br />

in<strong>di</strong>viduale<br />

6.Hanno collaborato anche quelli<br />

riluttanti<br />

7.I membri del gruppo si sono<br />

scambiati spiegazioni sui contenuti e<br />

sulle procedure<br />

8.Non ci sono stati studenti dominanti<br />

9.Il gruppo ha completato il lavoro<br />

d) Pre<strong>di</strong>sporre una scheda <strong>di</strong> osservazione<br />

I testi ne presentano svariate. A puro titolo esemplificativo, proponiamo A) la più<br />

semplice fra le schede strutturate e B) un modello <strong>di</strong> scheda semistrutturata:<br />

Modello A: scheda strutturata<br />

Classe______________________________<br />

Gruppo_____________________________<br />

Data:_______________________________<br />

Lezione_____________________________<br />

Competenze<br />

sociali<br />

Incoraggiare<br />

Ascoltare<br />

Riassumere<br />

Aiutare gli altri<br />

Marco Nerino Jole Maria<br />

Modello B: scheda semi-strutturata<br />

Classe______________________________<br />

Gruppo_____________________________<br />

Data:_______________________________<br />

Lezione_____________________________<br />

Gruppo<br />

:<br />

Competenze<br />

sociali<br />

Commenti<br />

Gruppo<br />

:<br />

14


5.5. Scelta <strong>delle</strong> modalità <strong>di</strong> valutazione<br />

Il processing consiste nella revisione finale <strong>delle</strong> attività <strong>di</strong> gruppo da parte del<br />

gruppo stesso. Questo controllo può avvalersi dei dati raccolti durante il<br />

monitoraggio. Per avviare una revisione efficace con gli studenti, l’insegnante deve<br />

tener conto dei seguenti suggerimenti:<br />

• Gli interventi devono essere concreti, cioè riguardare il comportamento e il<br />

modo <strong>di</strong> lavorare e non le persone. Perciò essi devono evidenziare e descrivere<br />

ciò che è stato e ciò che non è stato fatto bene, evitando giu<strong>di</strong>zi ed<br />

interpretazioni.<br />

• La revisione deve raggiungere l’obiettivo <strong>di</strong> migliorare il lavoro dei membri del<br />

gruppo e rinforzare il loro impegno.<br />

• L’intervento deve pervenire a conclusioni concrete e con<strong>di</strong>vise da tutto il<br />

gruppo.<br />

• La sua durata deve essere contenuta in tempi molto brevi.<br />

• Ogni intervento deve prevedere degli strumenti <strong>di</strong> registrazione del progresso<br />

compiuto rispetto agli incontri precedenti.<br />

Se il processo <strong>di</strong> revisione con gli studenti dà dei buoni risultati, il docente può<br />

insegnare agli studenti a costruire <strong>delle</strong> schede <strong>di</strong> miglioramento progressivo<br />

(personali e <strong>di</strong> gruppo) su alcune competenze: In tal modo gli studenti potranno<br />

autovalutarsi e riflettere su come migliorare sia nei confronti <strong>di</strong> se stessi, sia in<br />

relazione con gli altri.<br />

Ecco un esempio <strong>di</strong> scheda <strong>di</strong> autovalutazione dei processi formativi dello studente.<br />

AUTOVALUTAZIONE PERSONALE SUL LAVORO DI GRUPPO (scheda semistrutturata)<br />

Classe:_____________________ Gruppo_____________________<br />

Data:______________________ Lezione_____________________<br />

Sono stato attento<br />

Sempre qualche volta mai<br />

Mi sono prestato ad aiutare chi era in <strong>di</strong>fficoltà<br />

Sempre qualche volta mai<br />

Se non comprendevo chiedevo aiuto<br />

Sempre qualche volta mai<br />

……<br />

Ciò che ho trovato più positivo<br />

1. __________________________________________________<br />

2. __________________________________________________<br />

3. __________________________________________________<br />

Il nostro gruppo dovrebbe migliorare<br />

1. __________________________________________________<br />

2. __________________________________________________<br />

3. __________________________________________________<br />

15


5.6. La valutazione dell’appren<strong>di</strong>mento in<strong>di</strong>viduale e/o <strong>di</strong> gruppo:<br />

osservazioni<br />

Tale valutazione riguarda sostanzialmente la verifica sommativa ed un’eventuale<br />

verifica per allievi svantaggiati.<br />

Gran parte dei teorici dell’appren<strong>di</strong>mento cooperativo privilegiano la valutazione<br />

in<strong>di</strong>viduale. Nella prospettiva del metodo, il gruppo è visto come mezzo o<br />

strumento che me<strong>di</strong>a l’appren<strong>di</strong>mento dei singoli. La valutazione è parte integrante<br />

<strong>di</strong> un lungo processo all’interno del quale non deve essere intesa come il momento<br />

più importante, ma come accertamento della situazione e del ren<strong>di</strong>mento <strong>delle</strong><br />

attività effettuate. Per tali motivi, <strong>di</strong> solito, si procede ad una verifica sommativa<br />

in<strong>di</strong>viduale.<br />

Per valutare in modo corretto, l’insegnante non deve <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong>:<br />

a) Stabilire con chiarezza gli obiettivi che intende raggiungere e i criteri con i quali<br />

si propone <strong>di</strong> valutare il loro conseguimento. L’insegnante deve accertarsi che<br />

obiettivi e criteri siano ben chiari a tutti (ad esempio potrà scriverli alla lavagna<br />

o su fogli da <strong>di</strong>stribuire agli allievi). Egli deve prestare attenzione alla qualità e<br />

alla quantità dell’appren<strong>di</strong>mento, cioè ai processi cognitivi e metacognitivi che lo<br />

studente mette in atto per eseguire un compito e gli arricchimenti che lo<br />

studente è in grado <strong>di</strong> fornire.<br />

b) Pre<strong>di</strong>sporre <strong>delle</strong> prove che riflettano la prestazione che si propone <strong>di</strong> misurare.<br />

La filosofia del metodo privilegia prove <strong>di</strong> valutazione che sondano soprattutto<br />

l’aspetto qualitativo dell’appren<strong>di</strong>mento più che il quantitativo.<br />

c) Situare in un contesto preciso e determinato la prestazione richiesta.<br />

L’insegnante deve provvedere a fornire agli studenti <strong>delle</strong> prove contestualizzate<br />

espressamente, legate alle attività insegnate e svolte.<br />

d) Distinguere l’operazione <strong>di</strong> raccolta <strong>delle</strong> informazioni da quella della valutazione<br />

vera e propria. Tale aspetto riguarda la <strong>di</strong>stinzione tra la valutazione sommativa<br />

e quella formativa. Poniamo il seguente esempio: uno studente ha svolto due<br />

prove in tempi <strong>di</strong>fferenti (che riguardano lo stesso aspetto cognitivo) e ha<br />

ottenuto due <strong>di</strong>fferenti valutazioni, <strong>di</strong> cui la prima è scarsa, mentre la seconda è<br />

ottima. Quando l’insegnante procede ad una valutazione derivata dalla me<strong>di</strong>a<br />

<strong>delle</strong> due prove (ossia la sufficienza), pur essendo matematicamente corretto,<br />

ciò si rivela errato rispetto al reale appren<strong>di</strong>mento attualmente conseguito dallo<br />

studente (ossia il voto, hic et nunc è ottimo, non sufficiente). Nel Cooperative<br />

Learning viene esclusa la valutazione tra<strong>di</strong>zionale, in quanto ritenuta troppo<br />

rigida, e viene preferita una valutazione più adatta alla filosofia del metodo.<br />

e) Il processo <strong>di</strong> valutazione dovrebbe includere, oltre la verifica del livello<br />

quantitativo e qualitativo dell’appren<strong>di</strong>mento, anche il controllo del<br />

miglioramento <strong>delle</strong> competenze sociali che me<strong>di</strong>ano l’appren<strong>di</strong>mento.<br />

Di norma, va prevista anche un’eventuale attività <strong>di</strong> recupero. In presenza <strong>di</strong> allievi<br />

svantaggiati, si procede all’elaborazione <strong>di</strong> una verifica in<strong>di</strong>vidualizzata, rapportata<br />

ai livelli d’appren<strong>di</strong>mento sostenibili.<br />

16


6. Schede-guida per il docente<br />

Come cambia il ruolo dell’insegnante nella <strong>di</strong>dattica cooperativa<br />

Negli orientamenti educativi proposti da Gardner emerge la tendenza a privilegiare<br />

un approccio in cui l’insegnante funge da allenatore o da facilitatore che cerca <strong>di</strong><br />

evocare negli studenti certe qualità e visioni. “Presentando certi problemi, creando<br />

certe sfide, ponendo lo studente in certe situazioni, l’insegnante spera <strong>di</strong><br />

incoraggiarlo a elaborare le proprie idee, a saggiare in vari mo<strong>di</strong> la loro vali<strong>di</strong>tà e a<br />

promuovere la propria comprensione” (Gardner)<br />

L’approccio della psicologia culturale porta alle estreme conseguenze la rivoluzione<br />

del concetto <strong>di</strong> classe, considerandola appunto una sottocomunità <strong>di</strong> persone che<br />

apprendono le une dalle altre, dove il docente ha il compito <strong>di</strong> orchestrazione.<br />

Come Bruner desidera sottolineare, l’insegnante non perde il suo ruolo o la sua<br />

“autorità”. “Anzi l’insegnante si assume il ruolo <strong>di</strong> stimolare gli altri a con<strong>di</strong>videre il<br />

suo ruolo. Come il narratore onnisciente è scomparso dalla fiction moderna, anche<br />

l’insegnante onnisciente è destinato a scomparire dalle aule scolastiche”. (Bruner)<br />

Agli insegnanti viene chiesto il passaggio da una <strong>di</strong>dattica della <strong>di</strong>pendenza<br />

(autoritaria, in<strong>di</strong>vidualistica e competitiva) ad una <strong>di</strong>dattica<br />

dell’inter<strong>di</strong>pendenza (cooperativa, comunicativa e sociale).<br />

Caratteristiche dell’appren<strong>di</strong>mento cooperativo<br />

I maggiori esponenti dell’appren<strong>di</strong>mento cooperativo insistono che l’appren<strong>di</strong>mento<br />

viene favorito soprattutto attraverso la pratica dell’esperienza sociale,<br />

descrivendo questa come un tipo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento che non si realizza con la<br />

semplice conoscenza concettuale <strong>di</strong> una certa azione.<br />

"L'appren<strong>di</strong>mento attraverso l'esperienza può essere descritto come: <strong>di</strong>namico,<br />

circolare e in evoluzione.<br />

• <strong>di</strong>namico nel senso che non si realizza dopo una sola replica o ripetizione<br />

meccanica;<br />

• circolare in quanto rispetta sempre la sequenza teoria dell'azione - riflessione –<br />

esercizio - riflessione - mo<strong>di</strong>fica della teoria;<br />

• in evoluzione perché il processo circolare conduce ad un progressivo<br />

perfezionamento dell'azione".<br />

Le finalità della cooperazione:<br />

• vincere le limitazioni dello sforzo in<strong>di</strong>viduale;<br />

• estendere e amplificare il potere <strong>di</strong> azione <strong>di</strong> ciascuno;<br />

• sommare le potenzialità degli in<strong>di</strong>vidui presi singolarmente;<br />

• permettere il completamento <strong>di</strong> un’attività in tempo minore, soprattutto in caso<br />

<strong>di</strong> azioni complesse;<br />

• mobilitare risorse simili - teste, mani, occhi, orecchie ecc. - che occorrono<br />

all'azione;<br />

• garantire la continuità dell'azione qualora un singolo in<strong>di</strong>viduo cedesse nella sua<br />

attività.<br />

Perché scegliere il cooperative learning<br />

Le attuali politiche scolastiche europee, e in particolar modo quella italiana,<br />

assumono a tema centrale la produttività della scuola: l’obiettivo comune è portare<br />

tendenzialmente tutti i giovani al conseguimento <strong>di</strong> standard formativi idonei a<br />

valorizzarne le caratteristiche in<strong>di</strong>viduali. La strategia con<strong>di</strong>visa a livello europeo<br />

consiste nel mettere al centro <strong>delle</strong> politiche formative il soggetto che apprende,<br />

ossia nel dare rilievo a:<br />

• motivazione ad apprendere;<br />

17


• auto-orientamento, ossia alla capacità <strong>di</strong> costruire piani <strong>di</strong> autoformazione come<br />

strumenti del proprio progetto <strong>di</strong> vita;<br />

• necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare nuovi criteri e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione capaci <strong>di</strong> favorire la<br />

crescita <strong>di</strong> processi autovalutativi.<br />

• ruolo attivo del soggetto, insistendo sulla necessità <strong>di</strong> responsabilizzarlo nella<br />

costruzione <strong>delle</strong> conoscenze;<br />

• valorizzazione <strong>delle</strong> <strong>di</strong>fferenze in<strong>di</strong>viduali, nell’ambito sia <strong>delle</strong> con<strong>di</strong>zioni socioeconomiche<br />

e culturali, sia degli stili <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento.<br />

Il modello Cooperative Learning può offrire alla scuola una nuova occasione, un<br />

para<strong>di</strong>gma alternativo, un modello <strong>di</strong>dattico efficace, un <strong>di</strong>verso equilibrio tra<br />

insegnamento e appren<strong>di</strong>mento.<br />

Gli obiettivi che il Cooperative Learning si prefigge<br />

Secondo Joyce (1992) il Cooperative Learning mira al potenziamento della<br />

motivazione ad apprendere, alla rottura dell’isolamento cognitivo, al miglioramento<br />

della qualità dell’appren<strong>di</strong>mento, della cooperazione e dell’autostima, secondo i<br />

seguenti principi:<br />

• la sinergia generata in contesti cooperativi produce più motivazioni <strong>di</strong> quella<br />

generata nei contesti in<strong>di</strong>vidualistici, competitivi. I sentimenti <strong>di</strong> coesione<br />

producono energia positiva;<br />

• i membri dei gruppi cooperativi imparano gli uni dagli altri: in un contesto<br />

cooperativo ciascuno può essere <strong>di</strong> aiuto più che in una struttura che genera<br />

isolamento;<br />

• interagire con altri in modo reciproco produce complessità cognitiva e sociale e<br />

crea una maggiore attività intellettiva che a sua volta migliora l’appren<strong>di</strong>mento.<br />

• la cooperazione produce migliori sentimenti nei confronti degli altri, riducendo<br />

l’alienazione e la solitu<strong>di</strong>ne, costruendo le relazioni e fornendo una visione<br />

positiva degli altri.<br />

• la cooperazione migliora l’autostima non solo attraverso il migliore<br />

appren<strong>di</strong>mento ma anche attraverso la sensazione <strong>di</strong> essere rispettati e <strong>di</strong><br />

importare agli altri.<br />

• gli studenti rispondono all’esperienza del lavoro <strong>di</strong> gruppo cooperativo<br />

aumentando il loro livello <strong>di</strong> competenza sociale<br />

• gli studenti, possono imparare a migliorare la loro abilità <strong>di</strong> lavorare assieme.<br />

Effetti dell’inter<strong>di</strong>pendenza positiva<br />

D. W. Johnson e F. R Johnson (1991) hanno sintetizzato nei seguenti tre punti, i<br />

comportamenti e gli effetti derivanti da un’inter<strong>di</strong>pendenza positiva.<br />

• L'impegno con<strong>di</strong>viso per un obiettivo comune promuove relazioni positive e un<br />

maggiore equilibrio psicologico.<br />

• Le relazioni positive promuovono un impegno per un obiettivo, e un maggiore<br />

equilibrio psicologico.<br />

• L'equilibrio psicologico promuove un maggiore impegno per un obiettivo e una<br />

migliore qualità dei rapporti interpersonali.<br />

18


Testi consigliati per l’approfon<strong>di</strong>mento<br />

Banzato-<strong>Minello</strong>, Imparare insieme. <strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica dell’appren<strong>di</strong>mento<br />

cooperativo, Armando, Roma 2002<br />

Comoglio M e Cardoso M. A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative<br />

Learning, LAS, Roma, 1996<br />

Comoglio M e Cardoso M. A., Educare insegnando. Apprendere ad applicare il<br />

Cooperative Learning, LAS, Roma, 1998<br />

Comoglio M e Cardoso M. A. (a cura <strong>di</strong>), Cooperative Learning, in “Animazione<br />

sociale” Luglio/Agosto 1992, pp. 25-51<br />

Johnson D.W. e Johnson R.T. e Holubec E., Appren<strong>di</strong>mento cooperativo in classe,<br />

Erickson, Trento, 1996<br />

Sharan Y. e Sharan S., Gli alunni fanno ricerca. L’appren<strong>di</strong>mento in gruppi<br />

cooperativi, Erickson, Trento 1998<br />

Triani P., Socializzazione e lavori <strong>di</strong> gruppo, De Agostini, Novara, 1998<br />

McGinnis E., Goldstein R. P., Sprafkin R. P., Gershaw N. J., Manuale <strong>di</strong><br />

insegnamento <strong>delle</strong> abilità sociali, Erickson, Trento, 1986<br />

Tavola <strong>di</strong> Link <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

su Group Investigation Approach e CL<br />

I centri che si occupano <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento cooperativo (cooperative<br />

learning) sono i seguenti:<br />

In Italia<br />

http://www.soc.unitn.it/circle/introduzione.htm<br />

[Il CIRCLE (Centro Inter<strong>di</strong>partimentale Ricerca Cooperative Learning Educativo),<br />

attivo presso l'Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trento. Sottolinea la <strong>di</strong>fferenza tra<br />

appren<strong>di</strong>mento competitivo e appren<strong>di</strong>mento cooperativo.]<br />

http://www.scintille.it/<br />

[Sito <strong>di</strong> documentazione su esperienze e progettazione <strong>di</strong> Cooperative Learning<br />

nell’ambito scolastico italiano. Coor<strong>di</strong>nato da Comoglio.]<br />

www.cittadellascienza.it/copernico/pensare.htm<br />

[Appren<strong>di</strong>mento collaborativo e formazione, <strong>di</strong> Umberto Margiotta. Tratta il<br />

rapporto tra Cooperative Learning e formazione in rete.]<br />

http://www.coopscuola.it<br />

[Sito del <strong>Laboratorio</strong> Scuola S.c.r.l. <strong>di</strong> Pordenone; realizzato anche da studenti;<br />

contiene esperienze locali; documentazione e scambi tra docenti.]<br />

Negli Stati Uniti [lanciando l’URL da un motore <strong>di</strong> ricerca è possibile utilizzare un<br />

traduttore automatico, per es. Babelfish <strong>di</strong> Altavista]<br />

http://www.csos.jhu.edu/crespar/CreSPaR.html<br />

[Il CRESPAR (gruppo <strong>di</strong> ricerca e formazione della John Hopkins University <strong>di</strong><br />

Baltimora), una collaborazione tra la Johns Hopkins University e la Howard<br />

University. Slavin (1978), della John Hopkins University, descrive <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento cooperativo che prevedono la competizione fra gruppi omogenei <strong>di</strong><br />

abilità. L'enfasi è sul conseguimento degli obiettivi del gruppo, ma è anche<br />

importante la responsa-bilità in<strong>di</strong>viduale.]<br />

http://wwwclcrc.com/


[L'UNIVERSITÀ DEL MINNESOTA, Minneapolis (Johnson & Johnson). L'idea <strong>di</strong><br />

base del modello 'Learning together' (IMPARARE INSIEME) , ideato da Johnson &<br />

Johnson nel 1975, è quella <strong>di</strong> far lavorare gli studenti in gruppi <strong>di</strong> 4 o 5 , su fogli <strong>di</strong><br />

lavoro, dove ciascun gruppo lavora su un singolo foglio che rappresenta il<br />

contributo del gruppo.]<br />

Per leadership positiva e negativa si veda anche<br />

Http://users.ior.it/demontice/gruppo.htm<br />

[Questo sito dà la definizione <strong>di</strong> gruppo, <strong>di</strong>stinguendolo da altri assembramenti<br />

generici non legati tra loro e non organizzati. Definisce, inoltre, alcuni principi della<br />

<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> gruppo sottolineando la Leadership (che significa Funzione guida)<br />

assunta da un membro del gruppo e riconosciuto da tutti gli altri.]<br />

http://www.eurodatabank.com/psico/ps39.htm<br />

[Questo sito tratta del processo decisionale nel gruppo. .Mette in risalto<br />

l’importanza della Leadership democratica per il miglioramento del processo<br />

decisionale. Cita inoltre la teoria <strong>di</strong> Fielder relativa ai due stili <strong>di</strong> Leadership.]<br />

1 L. Corra<strong>di</strong>ni, Scuola e problemi della con<strong>di</strong>zione giovanile, in “Atti del convegno: Educare per prevenire,<br />

continuità e innovazione <strong>di</strong> fronte alle emergenze”, Fiuggi, 1-5 maggio 1989, pp. 47 e 53<br />

2 Cfr. U. Margiotta, Riforma del curricolo e formazione dei talenti, Armando, Roma 1997<br />

3 C. Scurati, Non <strong>di</strong>rettività, La Scuola, Brescia 1976, p. 35<br />

4 “Il soggetto, esposto a un processo <strong>di</strong> alienazione già nel corso della sua vita scolastica, e perciò nel<br />

periodo stesso delicatissimo della sua maturazione, ha come destino terminale della sua età evolutiva<br />

l’uni<strong>di</strong>mensionalità, e pertanto l’alienazione.” G. M. Bertin, Educazione e alienazione, La Nuova Italia,<br />

Firenze 1975, p. 53<br />

5 M. Tirittico, Programmazione come animazione, Tecno<strong>di</strong>d, Napoli 1986, p. 59<br />

6 S. Vegetti Finzi, A. M. Battistin, L’età incerta, Mondadori, Milano 2000<br />

7 G. Pietropolli Charmet, I nuovi adolescenti. Padri e madri <strong>di</strong> fronte ad una sfida, Cortina, Milano 2000<br />

8 A. Maggiolini, E. Riva, Adolescenti trasgressivi. Le azioni devianti e le risposte degli adulti, Franco<br />

Angeli, Milano 1998<br />

9 F. Dolto, Adolescenza. Esperienze e proposte per un nuovo <strong>di</strong>alogo con i giovani tra i 10 e i 16 anni, A.<br />

Mondadori, Milano 1991, p. 12<br />

10 W. Strauss, N. Howe, Millennials rising: the next great generation, http://www.millennialsrising.com/<br />

11 F. Dolto, cit.<br />

12 L. Cardellini – R. M. Felder, L’appren<strong>di</strong>mento cooperativo. Un metodo per migliorare la preparazione e<br />

l’acquisizione <strong>di</strong> abilità cognitive negli studenti, in “CnS, La Chimica nella scuola”, Gennaio-Febbraio<br />

1999, 18-25, p. 19<br />

13 Le origini <strong>delle</strong> prospettive teoriche sull’appren<strong>di</strong>mento collaborativo, su cui attualmente la ricerca sta<br />

lavorando, trovano fondamento nei contributi psicologici e pedagogici <strong>di</strong> Piaget, Vygotskij e Bruner,<br />

che ci consentono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care tre processi importanti per l’appren<strong>di</strong>mento intersoggettivo. Questi autori si<br />

sono riferiti essenzialmente ai seguenti temi: il conflitto intersoggettivo e la cooperazione sociale; la<br />

zona <strong>di</strong> sviluppo prossimale e il tutorato; la negoziazione dei significati. Invece, per quanto riguarda i<br />

contributi psicologici e sociali, vanno ricordati Dewey, Lewin e Thelen che più <strong>di</strong> altri hanno affrontato<br />

le seguenti tematiche: l’interazione sociale; l’organizzazione dei gruppi; la classe come società.<br />

14 D. W. Johnson, R. T. Johnson, E. G. Holubec, Appren<strong>di</strong>mento cooperativo in classe, Erickson, Trento<br />

1996, p. 131<br />

15 Ivi, scheda liberamente ispirata ai suggerimenti per il monitoraggio <strong>di</strong> p. 129<br />

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