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Aprile 2009 - Avis Ragusa

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EDITORIALE<br />

IBLEA<br />

RAGUSA CHIAMA AFRICA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

C’è ormai tanta Africa anche nel nostro territorio, nelle nostre città, ma c’è<br />

anche tanta <strong>Ragusa</strong> in Africa. Mentre si replicano gli sbarchi di disperati che<br />

dalla costa africana cercano un nuovo Bengodi sulle nostre coste, mentre si<br />

avvia una politica di respingimenti che mira ad evitare clandestinità ma che fa<br />

anche a pugni con solidarietà e tolleranza, ci è piaciuto dedicare alcune pagine<br />

di questo numero della nostra rivista ai sempre più frequenti scambi tra la<br />

nostra provincia e l’immenso continente africano (un miliardo di persone che<br />

reclamano una legittima considerazione).<br />

* * * * * *<br />

I bambini africani che spezzano il bianco delle nostre magliette, nella copertina<br />

e nei servizi all’interno, sono i protagonisti attraverso le esperienze di<br />

intenso professionale servizio di un futuro che speriamo possa essere diverso,<br />

che possa ripensare, anche dopo il cataclisma di una crisi finanziaria che si è<br />

fatta crisi economica e che ha dato la misura della incertezza di una politica di<br />

equilibri precari costruiti tra un mondo che consuma oltre misura ed un mondo<br />

che continua a morire di fame e di sete. Chi ha vissuto con loro nei loro spazi<br />

e nel mondo delle loro rinunce, ha colto la ricchezza di un sorriso e di una speranza.<br />

* * * * * *<br />

E dietro questa presenza ragusana non ci sono solo questi momenti di vincente<br />

solidarietà, ma anche la straordinaria valenza di una lunga militanza missionaria<br />

di uomini delle nostra terra che hanno lasciato e lasciano tra quelle<br />

popolazioni il segno della loro vangelizzazione. E tanti villaggi sperduti dello<br />

Zimbabwe o del Madagascar hanno ritrovato grazie alla generosità della nostra<br />

gente una infrastruttura in più, un pozzo per raccogliere l’acqua, una scuola per<br />

imparare a comunicare.<br />

* * * * * *<br />

Poi le donne del Benin stanno provando a capire come e perché facciamo i<br />

nostri formaggi e a raccontarci in un progetto di autentica solidarietà economica<br />

tra il mondo ricco ed il mondo povero, grazie al Corfilac ed ai suoi uomini e<br />

donne appassionati e generosi, le loro tradizioni, il sapore del loro latte, il profumo<br />

della loro caseificazione: mirabile isolato esempio di cooperazione.<br />

* * * * * *<br />

E crescono di numero gli africani che mettono su impresa nelle nostre città,<br />

sono più numerosi e più fiduciosi nella loro voglia di integrarsi e di produrre nel<br />

rispetto delle nostre regole in un processo naturale di interculturalità; così come<br />

le piazze e le strade di Vittoria o di Santa Croce Camerina o di <strong>Ragusa</strong> che si<br />

affollano di neri che hanno voglia di farcela non devono fare paura perché il<br />

mondo ha spazi ed energie per consentire a tutti di conquistare lo spazio di una<br />

gratificante serenità.<br />

* * * * * *<br />

In questo contesto di un mondo diverso che ci piace e che questa nostra <strong>Avis</strong><br />

ha sempre tenuto in particolare considerazione, stona la preoccupata segnalazione<br />

del randagismo che fa paura, del bambino dilaniato dai cani nella terra di<br />

Montalbano, ai piedi dello stabilimento del Pisciotto. Stona perché rischiamo di<br />

trasferire sui cani e sulla loro istintiva naturale “selvatichezza” le perversioni di<br />

una nostra approssimativa gestione della relazione con gli animali di compagnia,<br />

con il “migliore amico dell’uomo”: l’estate che si avvicina rimanda ai tanti<br />

cani che diventano un peso e che prima della vacanza vengono abbandonati<br />

per strada: perchè sorprendersi della loro possibile ribellione<br />

Carmelo Arezzo<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 1


IBLEA<br />

IBLEA<br />

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IBLEA<br />

LA VOCE DEL PRESIDENTE<br />

“L’AVIS incontra la città”<br />

Cari amici e soci donatori, come<br />

vi è noto, il 31 Gennaio di quest’anno<br />

è stato eletto il nuovo<br />

Direttivo che sarà in carica fino al<br />

31.12.2012. Il 9 Febbraio il<br />

Direttivo, rinnovato per un terzo dei<br />

componenti, mi ha eletto<br />

Presidente carica importante e di<br />

molte responsabilità. Impegno particolarmente<br />

oneroso dover continuare<br />

un lavoro che altri, prima di<br />

me, hanno tracciato e portato<br />

avanti con grande professionalità!<br />

Il nuovo Direttivo è composto da<br />

ventuno Consiglieri di cui quattro<br />

fanno parte dell’Ufficio di<br />

Presidenza e precisamente: Maria<br />

Elena Salerno “Vice Presidente”,<br />

Salvatore Di Pietro “Segretario”,<br />

Antonio Montes “Tesoriere”.<br />

Consiglieri, con incarichi diversi,<br />

sono ancora: Elio Accardi, Aldo<br />

Adamo, Natalino Blundetto,<br />

Giovanni Cilia, Giuseppe Cilia,<br />

Rosario Gulino, Antonino Ilardo,<br />

Gaetano Lo Monaco,Alessandro<br />

Martorana, Carmelina Rizza, Paolo<br />

Roccuzzo, Giuseppe Salerno,<br />

Salvatore Schininà, Giovanni<br />

Scifo, Antonino Solarino, Maurizio<br />

Tasca, Giuseppe Tetti. Gli obbiettivi<br />

che ci proponiamo: raggiungere i<br />

Giovani nei loro luoghi di ritrovo;<br />

confrontarci con le varie<br />

Associazioni Economiche; incontrare<br />

gli studenti delle Scuole<br />

Medie Superiori; avvicinare le varie<br />

Aziende Artigianali e Commerciali<br />

operanti in Città; avere rapporti privilegiati<br />

con le altre Associazioni<br />

Onlus che operano nel mondo<br />

della prevenzione sanitaria. Il<br />

nostro slogan vuole essere “L’<strong>Avis</strong><br />

incontra la Città”.<br />

Abbiamo già avviato alcune<br />

manifestazioni: insieme alla Lega<br />

Italiana per la Lotta ai Tumori<br />

(LILT) una “cicloturistica” per il 31<br />

Maggio il cui tema è “Lascia la<br />

sigaretta, monta la bicicletta” sulla<br />

prevenzione del tumore ai polmoni.<br />

Per metà Giugno abbiamo programmato<br />

una “due giorni” di sport,<br />

spettacolo e iniziative varie, organizzato<br />

dal “Gruppo Giovani”<br />

dell’<strong>Avis</strong>, insieme al Comune di<br />

<strong>Ragusa</strong>.<br />

La sede ragusana dell’AVIS<br />

Nei mesi a venire l’impegno nostro<br />

sarà quello di sperimentare nuove<br />

formule per raggiungere quanti più<br />

giovani possibili da iscrivere all’<strong>Avis</strong>,<br />

per far si che la fascia di donatori dai<br />

18/25 anni sia in percentuale ancora<br />

più consistente in modo che negli<br />

anni a venire si abbia sempre un<br />

ricambio generazionale.<br />

Giovanni Dimartino<br />

Auguri per i 30 anni<br />

Abbiamo da poco festeggiato i 30 anni di vita dell’AVIS di <strong>Ragusa</strong> ed<br />

è stato, questo, un momento bello e significativo anche per tutta la<br />

nostra comunità provinciale che ha sempre issato alta la bandiera<br />

della solidarietà.<br />

L’AVIS è una realtà associativa simbolo nella provincia di <strong>Ragusa</strong>,<br />

alla quale siamo legati da vincoli di amicizia, simpatia e affetto.<br />

Sono sentimenti che si associano ad un legittimo orgoglio perché<br />

l’AVIS iblea primeggia in tutta Italia tra le benemerite Associazioni di<br />

volontoriato; questo orgoglio non deve bastarci, ma ci deve rendere<br />

ancora più partecipi degli scopi e dell’attività dell’Associazione.<br />

Un invito quindi a tutti i cittadini iblei a essere sempre vicini all’AVIS<br />

ed a sostenere la sua attività, con l’augurio di sempre maggiori<br />

successi al servizio della sofferenza e dei bisogni della nostra<br />

comunità.<br />

Ing. Giovanni Franco Antoci<br />

Presidente della Provincia Regionale di <strong>Ragusa</strong><br />

2<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


PENSARE CON I NUMERI<br />

Nel tempo della crisi<br />

Siamo in piena crisi: finanziaria,<br />

psicologica, economica, occupazionale,<br />

morale. Per molti, è la crisi<br />

del pensiero unico liberista, la cui origine<br />

finanziaria, esplosa negli USA e<br />

diffusasi a livello internazionale, non<br />

ha saputo evitare speculazioni sui<br />

prezzi dell’energia, del grano, delle<br />

materie prime, prima saliti alle stelle,<br />

oggi discesi a livelli da svendita. Il<br />

passo verso il crollo occupazionale è<br />

stato breve (sono di queste settimane<br />

le notizie del ricorso alla mobilità e<br />

alla cassa integrazione anche in molte imprese storiche<br />

ragusane) e sono emersi i sintomi della crisi sociale,<br />

con l’aumento del senso di precarietà.<br />

In Sicilia, i segnali della crisi si toccano con mano:<br />

crollo della domanda regionale e nazionale, concorrenza<br />

dei mercati di produzione emergenti (Nord-<br />

Africa, Cina, Europa dell’Est), scarsa capacità di<br />

proiezione internazionale, persistenza di vincoli infrastrutturali<br />

(trasporti), sociali (mafia) e amministrativi<br />

(immobilismo e corruzione della P.A.) alla possibilità di<br />

investimenti esteri sul territorio isolano.<br />

Non aiutano le scelte dei Governi Nazionali: il rigore<br />

è servito finora a trasferire risorse dalla produzione<br />

all’assistenzialismo (Alitalia, sanatoria dei debiti dei<br />

comuni di Catania e di Roma), dal sud al nord (defiscalizzazione<br />

degli straordinari, tagli all’istruzione pubblica,<br />

tagli del 25% al Fondo per le Aree<br />

Sottosviluppate) e dai ceti popolari ai ceti abbienti<br />

(abolizione totale dell’ICI sulle abitazioni di lusso).<br />

Non aiuta neppure la Regione Siciliana, con il dato<br />

(98,6%) che ha visto un uso dei fondi strutturali europei,<br />

unica risorsa per lo sviluppo futuro, impiegati per<br />

le esigenze di gestione ordinaria anziché per gli investimenti<br />

produttivi. La Sicilia è passata dal 181° al 199°<br />

posto fra le 208 regioni europee. Il suo PIL pro capite<br />

è disceso dal 67,8% della media europea a meno del<br />

59,8%.<br />

Qualcuno, anni fa, ha parlato di <strong>Ragusa</strong> come “l’Altra<br />

Sicilia”, o come “Modello <strong>Ragusa</strong>”, i cui punti di forza<br />

erano e sono noti: 1ª in Sicilia per densità di imprese<br />

rispetto alla popolazione (9,6%), 1ª per minor tasso di<br />

disoccupazione, 1ª per valore aggiunto in agricoltura,<br />

1^ in Italia per superficie immobiliare pro capite, 1ª per<br />

qualità gestionale della sua banca (BAPR) rispetto alle<br />

I diagrammi della crisi<br />

IBLEA<br />

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altre banche popolari, 1ª per tasso di<br />

sindacalizzazione (3ª in Italia), 1ª per<br />

quote di mercato nei settori zootecnico-caseario<br />

(60%), chimico-plastico<br />

per l’agricoltura (60%), dei materiali<br />

edili e lapidei di pregio (3ª in Italia<br />

dopo Verona e Carrara), 1ª per saldo<br />

attivo della bilancia commerciale<br />

import-export, 1ª per indice di coesione<br />

sociale e volontariato diffuso (1ª<br />

AVIS in Sicilia), 1ª per minor incidenza<br />

dei fenomeni mafiosi e per minor<br />

numero di truffe.<br />

Ma i segnali di crisi del modello sono oggi evidenti.<br />

Non è un problema di dati in valore assoluto, che tuttora<br />

resistono nell’ambito dell’economia siciliana, ma<br />

di “trend” negativi in atto: è calato il saldo della natimortalità<br />

imprenditoriale, l’incremento del PIL è, nel<br />

2007, il più basso della Sicilia, il tasso di occupazione<br />

si è ridotto, nello stesso anno, più che nelle altre province<br />

siciliane.<br />

Affrontare la crisi richiederebbe investimenti per l’innovazione,<br />

onesta formazione delle risorse umane,<br />

cooperazione fra imprese, consorzi fra comuni e province,<br />

internazionalizzazione. Tuttavia, esistono profondi<br />

ostacoli al cambiamento: cultura individualistica,<br />

micro-dimensione, sottocapitalizzazione, lentezza<br />

delle pubbliche amministrazioni, inconsistenza della<br />

rappresentanza politica. E proprio in questo quadro<br />

diventa necessario, e non solo eticamente auspicabile,<br />

tentare esperienze di sviluppo “solidale”… l’idea del<br />

distretto del Sud-Est, con l’esperienza, ad esempio,<br />

del Tavolo interprovinciale dei Trasporti e quella dei<br />

distretti integrati sono idee giuste e vincenti.<br />

La solidarietà, valore testimoniato e incarnato dalla<br />

nostra AVIS, diventa oggi, con la crisi, anche fattore<br />

essenziale di un nuovo modello di sviluppo. E il bene<br />

comune, di fronte ai 7,5 milioni di italiani al di sotto<br />

della soglia di povertà, 9,5 milioni di persone impiegate<br />

in lavori precari (vedasi “Il lavoro non è una merce,<br />

contro la flessibilità”, di Luciano Gallino, Ed.Laterza), e<br />

a un ceto medio falcidiato dall’aumento dei prezzi reali<br />

e dai tagli ai servizi pubblici locali, torna ad essere,<br />

anche a <strong>Ragusa</strong>, obiettivo primario e vitale dell’azione<br />

sociale dei cittadini. Questa è la mia convinzione: l’idea<br />

di un ben-essere comune!<br />

Gian Piero Saladino<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 3


IBLEA<br />

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ATTUALITA’<br />

La tragedia e la bellezza<br />

Scriviamo queste brevi riflessioni<br />

mentre si susseguono<br />

con litanica ripetitività immagini e<br />

notizie di morte, di sofferenza, di<br />

distruzione.<br />

La disperante cronaca del dolore,<br />

che sta martoriando il vissuto<br />

del popolo d’Abruzzo.<br />

L’angosciante resoconto dell’abbattimento,<br />

dello scoraggiamento,<br />

dello sconforto.<br />

Illusioni schiacciate sotto le<br />

rovine delle case, delle chiese,<br />

dei monumenti, degli edifici pubblici;<br />

vite stroncate, giovani sogni<br />

sepolti sotto la polvere e le macerie.<br />

Come una candela<br />

ne accende un’altra<br />

e così si trovano accese<br />

migliaia di candele,<br />

così un cuore ne accende<br />

un altro e così si accendono<br />

migliaia di cuori.<br />

Lev Tolstoi<br />

Ma accanto alla tragedia, al<br />

dolore intollerabile, osceno, disumano<br />

si colgono i segni riconoscibili<br />

della bellezza, della speranza,<br />

della vita.<br />

Essi si esplicitano nel silenzio<br />

dignitoso, composto di chi ha<br />

perso gli affetti più cari, la propria<br />

identità, il proprio passato, il proprio<br />

futuro.<br />

La testimonianza nutriente e<br />

confortante resa dagli uomini<br />

politici di lavorare con unità di<br />

intenti e lucida consapevolezza<br />

alla ri-costruzione del bene<br />

comune.<br />

L’abilità comunicativa della<br />

stampa che racconta la tragedia<br />

senza spettacolarizzare il dolore,<br />

rispettando -quasi con religiosa<br />

compostezza- la indicibile sofferenza<br />

dei tanti, dei molti, dei troppi.<br />

La professionalità, la dedizione,<br />

lo spirito di servizio e di sacrificio<br />

degli innumerevoli uomini delle<br />

istituzioni cha mettono in rete, a<br />

fattor comune, risorse umane e<br />

materiali, saperi professionali e<br />

culture organizzative, contaminandosi<br />

secondo prassi virtuose<br />

ormai consolidate, senza ansie<br />

identitarie e fecondandosi reciprocamente:<br />

protezione civile,<br />

vigili del fuoco, forze dell’ordine,<br />

amministratori locali, esercito ed<br />

ogni altra soggettualità coinvolta<br />

nelle operazioni di soccorso e di<br />

ricostruzione.<br />

Ad affiancarli, a dare una mano<br />

il volontariato con la sua febbrile<br />

operosità: tra le macerie, come<br />

tra le tendopoli, tra le vie abbandonate<br />

e deserte dei centri abitati<br />

e nei presidi sanitari e di pronto<br />

soccorso sociale.<br />

Una linfa vitale che continuamente<br />

sui rigenera e si moltiplica.<br />

Carovane di solidarietà che muovono<br />

verso l’Abruzzo. Flussi di<br />

risorse finanziarie continuamente<br />

alimentati per sostenere: oggi il<br />

soccorso e domani la ricostruzione.<br />

Non c’è simbolismo più immaginifico<br />

di quello delle mani per<br />

descrivere l’instancabile azione<br />

“Tante cose ho imparato da voi,<br />

gli uomini<br />

Ho imparato che un uomo<br />

ha il diritto di guardarne un altro<br />

dall’alto al basso<br />

solamente quando deve aiutarlo<br />

ad alzarsi”<br />

Gabriel Garcia Marquez<br />

del volontariato. Sono mani che<br />

scavano, che confortano, che<br />

rassicurano, che sostengono,<br />

che consolano, che si stringono,<br />

che incoraggiano a riaccendere<br />

la fiammella della speranza, che<br />

aiutano ad elaborare il dolore.<br />

Con l’amore non si fa<br />

commercio al mercato.<br />

La sua gioia,<br />

come la gioia dell’intelletto,<br />

è di sentirsi vivo.<br />

Lo scopo dell’amore è<br />

amare né più, né meno.<br />

Oscar Wilde<br />

E’ quell’inestimabile capitale<br />

sociale, quella forza preziosa ed<br />

insostituibile del volontariato che<br />

ogni giorno nella ordinarietà e<br />

nell’emergenza sa farsi carico<br />

della sofferenza degli altri, degli<br />

ultimi dei perdenti, sa annunciare<br />

l’esperienza della felicità pubblica,<br />

sa rivolgere ai giovani il messaggio<br />

vivifico dell’essere uomini<br />

solidali.<br />

Il Paese, come ha scritto il<br />

Direttore De Bortoli nel magistrale<br />

articolo di fondo del 10 aprile,<br />

con cui si è ripresentato ai suoi<br />

lettori del Corriere della Sera,<br />

“non si trasforma o si scopre<br />

diverso, ma mostra alcune delle<br />

sue tante qualità”.<br />

Tra queste la grande generosità<br />

di questa comunità nazionale,<br />

la grande generosità, diciamo<br />

4<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


noi che di volontariato viviamo e<br />

nel volontariato crediamo, dell’andare<br />

verso l’altro con tutta<br />

l’intelligenza del cuore, senza<br />

calcoli, senza opportunismi, per<br />

la sola gioia di dare, di donare<br />

gratuitamente ed anonimamente.<br />

E’ questo il giacimento valoriale<br />

del volontariato, che con la ricchezza<br />

del suo arcipelago è<br />

capace di mobilitare competenze<br />

ed emotività, know-how ed entusiasmo,<br />

umanità ed efficienza<br />

integrandosi sinergicamente -<br />

umile e duttile- con le agenzie<br />

istituzionali chiamate a dispiegare<br />

il servizio pubblico nelle sue<br />

molteplici declinazioni, fino a<br />

diventarne il “valore aggiunto”.<br />

Abbiamo più volte sostenuto<br />

che il volontariato genera valore.<br />

Mi voglio qui soffermare in particolare<br />

sulla capacità di armonizzare<br />

le sue diverse espressioni,<br />

ispirazioni, anime e sensibilità;<br />

sulla forza di farsi luogo di reciproco<br />

arricchimento dove non<br />

c’è spazio per particolarismi,<br />

ATTUALITA’<br />

intolleranze, radicalismi identitari,<br />

fondamentalismi, sulla tenacia<br />

nel costruire scenari in cui la<br />

diversità e la differenza sanno<br />

trasformarsi fruttuosamente in<br />

complementarietà e condivisione.<br />

Nel volontariato si conferma<br />

che ogni uomo, come sostiene<br />

sapientemente Enzo Bianchi,<br />

priore della comunità monastica<br />

di Bose è “capax boni, capace di<br />

discernere tra bene e male in<br />

virtù di un indistruttibile sigillo nel<br />

suo cuore ……….”. “Si tratta per<br />

tutti - credenti e non credenti,<br />

cattolici, atei ed agnostici, di<br />

essere fedeli alla terra, fedeli<br />

all’uomo, vivendo ed agendo<br />

umanamente, credendo nell’amore,<br />

parola si abusata oggi e<br />

sovente svuotata di significato,<br />

ma parola unica che resta nella<br />

grammatica universale per esprimere<br />

il luogo in cui l’essere<br />

umano si sente chiamato”.<br />

E la vocazione non può che<br />

essere quella di “uno slancio<br />

continuamente rinnovato, di un<br />

IBLEA<br />

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supplemento speciale” come<br />

annunzia il Cardinale Tettamanzi<br />

“di fraternità e solidarietà, una<br />

nuova primavera sociale fatta di<br />

volontariato, di mutuo soccorso,<br />

di cooperazione da far fiorire,<br />

perché insieme, solo insieme è<br />

possibile affrontare e superare le<br />

difficoltà che sperimentiamo e si<br />

prospettano”.<br />

Solo così la luce di speranza e<br />

di vita può squarciare le tenebre<br />

della notte oscura.<br />

Giovanni Scifo<br />

Che il vostro cuore<br />

sia sempre colmo d’amore.<br />

Una vita senza amore è come<br />

un giardino senza sole<br />

e con i fiori appassiti.<br />

La coscienza di amare<br />

e di essere amati<br />

regalano tale calore<br />

e ricchezza alla vita<br />

che nient’altro può portare.<br />

O. Wilde<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 5


IBLEA<br />

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INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

L’orgoglio di donare il sangue a “<strong>Ragusa</strong>”<br />

Essere donatore è di per sé motivo di soddisfazione e di orgoglio<br />

ma se tutto funziona meglio “Si può fare di più”<br />

La trasfusione è un Trapianto<br />

Tutti i donatori conoscono bene<br />

i due sistemi principali dei gruppi<br />

sanguigni: AB0 ed Rh!<br />

La ricerca dei donatori in gran<br />

parte viene effettuata sulla base<br />

di questi due sistemi principali,<br />

ma non è sempre così!<br />

La trasfusione è un trapianto di<br />

un tessuto a consistenza liquida<br />

e come tale è soggetto a tutte le<br />

leggi che regolano la compatibilità<br />

tissutale con le note conseguenze<br />

di rigetto!<br />

La presenza di anticorpi verso<br />

antigeni dei globuli rossi dei<br />

sistemi dei gruppi sanguigni<br />

minori rappresenta a volte nei<br />

pazienti politrasfusi un problema<br />

per il reperimento di unità prive<br />

dell’antigene corrispondente.<br />

Avere a disposizione donatori<br />

periodici tipizzati per i sistemi<br />

gruppo ematici minori rende possibile<br />

a volte in breve tempo il<br />

reperimento di unità di emazie<br />

compatibili.<br />

Tutto questo assume una<br />

valenza ancora maggiore se nel<br />

proprio Ospedale accedono<br />

pazienti politrasfusi come talassemici<br />

e talassodrepanocitici.<br />

Cosa abbiamo fatto a <strong>Ragusa</strong><br />

Nel nostro Ospedale è stata<br />

eseguita una ricerca sulla specificità<br />

degli anticorpi di più frequente<br />

riscontro e sul loro coinvolgimento<br />

in reazioni trasfusionali<br />

immediate e ritardate.<br />

Gli anticorpi identificati avevano<br />

una specificità contro gli antigeni<br />

gruppoematici (Rh: Cc DDw Ee<br />

Cw; MNSs; Kidd; Duffy; Kell/cellano).<br />

A questo punto sono stati ricercati<br />

sui donatori periodici delle 5<br />

<strong>Avis</strong> Comunali convenzionate<br />

con l’Azienda Ospedaliera gli<br />

stessi antigeni con sistema automatico<br />

Galileo (Immucor<br />

Gamma ® ), e i dati sono stati trasmessi<br />

in automatico al sistema<br />

gestionale regionale Emonet.<br />

Abbiamo deciso di individuare<br />

delle precise caratteristiche per i<br />

donatori da sottoporre alla tipizzazione<br />

estesa, tenendo presente<br />

che i donatori più giovani (18-<br />

40 anni) ci danno una aspettativa<br />

donazionale potenziale da 25 a<br />

47anni! I parametri selezionati<br />

sono stati i seguenti:<br />

1. Età: dai 18 ai 40 anni<br />

2. Gruppi: tutti i gruppi AB0<br />

3. Quali donatori: solo quelli abilitati<br />

alla donazione di globuli<br />

rossi.<br />

Tra i donatori afferenti alle varie<br />

AVIS 3859 soggetti hanno le suddette<br />

caratteristiche e al 31-12-<br />

2008, ne sono stati già tipizzati<br />

ben 3025.<br />

A cosa è servito tutto questo<br />

lavoro e tutto questo investimento<br />

economico<br />

La tipizzazione estesa ai sistemi<br />

minori di 3025 donatori ha<br />

facilitato il reperimento di sangue<br />

compatibile negli ultimi tre anni<br />

nei seguenti casi.<br />

In un piccolo paziente talassemico,<br />

dopo un’importante reazione<br />

trasfusionale ritardata, è stato<br />

identificato un allo anticorpo anti-<br />

Jka. Il nostro data base ci ha consentito<br />

di trovare 153 donatori<br />

con fenotipo Rh CcDee Kell neg<br />

Jka neg. Un efficiente sistema di<br />

convocazione ha consentito di<br />

garantire la regolarità della trasfusione.<br />

In una paziente talassodrepanocitica<br />

(B+ CcDEe kell -), sono<br />

stati identificati gli anticorpi anti<br />

Kell ed anti f. Il nostro data base<br />

ci ha consentito di trovare sempre<br />

donatori R1R1 ed R2R2 kell<br />

negative consentendoci di effettuare<br />

con cadenza bimestrale<br />

uno scambio eritrocitario con<br />

separatore cellulare con sei unità<br />

per seduta.<br />

In un paziente con talassemia<br />

intermedia sono stati identificati<br />

due alloanticorpi, anti Jkb anti S,<br />

ed un auto anticorpo a specificità<br />

anti C. Il nostro data base ci ha<br />

consentito di trovare 52 donatori<br />

con identico fenotipo.<br />

In un giovane paziente con<br />

insufficienza renale cronica, di<br />

gruppo (0 + CcDee kell -) sono<br />

stati identificati due allo anticorpi<br />

anti E ed anti Jkb. Sono stati trovati<br />

105 donatori con identico<br />

fenotipo.<br />

Nel corso del 2007 abbiamo<br />

avuto una richiesta urgente proveniente<br />

da altra Regione di<br />

emazie 0 POS CcDee, cellano<br />

negative. 8 i donatori trovati<br />

con tali caratteristiche. 6 unità<br />

consegnate in più riprese di cui le<br />

prime due dopo scongelamento.<br />

Nel corso del 2008 abbiamo<br />

avuto una richiesta urgente del<br />

CRS girata dal CNS di emazie 0<br />

neg, Jka -; Duffy b-; ssNN;<br />

Il nostro data base ci ha consentito<br />

di trovare un solo donato-<br />

6<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

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re identico.<br />

Nell’<strong>Aprile</strong> del <strong>2009</strong> è pervenuta<br />

una richiesta dal CRS per due<br />

pazienti ricoverati presso la<br />

Rianimazione dell’Ospedale di<br />

Cefalù di numerose unità 0 POS<br />

CcDee, cellano negative.<br />

Il SIMT di <strong>Ragusa</strong> è stato in<br />

grado di fornire entro le ore 14<br />

dello stesso giorno due unità con<br />

quelle caratteristiche in quanto,<br />

vista la rarità del gruppo si era<br />

provveduto, con grande oculatezza,<br />

al congelamento a – 60 °C<br />

di due unità. (Tempo di conservazione<br />

possibile 10 anni invece<br />

che 42 giorni)<br />

L’AVIS di <strong>Ragusa</strong> con grande<br />

efficienza ha inviato il giorno successivo<br />

altri 5 donatori con<br />

quelle caratteristiche.<br />

In totale le AVIS afferenti al<br />

SIMT di <strong>Ragusa</strong> dispongono di<br />

22 donatori con genotipo KK su<br />

oltre 10.000 donatori tipizzati per<br />

Kell e Cellano.<br />

L’Ospedale di Trento solo dopo<br />

due giorni ha potuto inviare altre<br />

4 unità.<br />

Una volta tanto siamo stati i<br />

più veloci in Italia a fornire il<br />

sangue giusto per quei pazienti<br />

siciliani di Cefalù e la risposta<br />

è venuta da donatori siciliani!!!<br />

La nostra esperienza anche se<br />

riferita ad un esiguo numero di<br />

casi sembra confermare l’utilità di<br />

estendere la tipizzazione dei giovani<br />

donatori ai gruppi sanguigni<br />

minori. Abbinare il congelamento<br />

di emazie compatibili con pazienti<br />

politrasfusi immunizzati mano a<br />

mano che i donatori si presentano<br />

potrebbe aiutare a garantire<br />

nel tempo la regolarità della trasfusione<br />

cronica e il reperimento<br />

di emazie con fenotipo raro.<br />

L’orgoglio di essere un donatore<br />

di sangue a <strong>Ragusa</strong> viene premiato<br />

ed amplificato ulteriormente<br />

dal fatto che una buona organizzazione<br />

immunoematologica<br />

ci dà la possibilità di essere più<br />

utili ed in grado di aiutare anche i<br />

pazienti più complessi e più difficili<br />

da curare.<br />

Cari donatori<br />

Grazie<br />

Il Direttore Sanitario<br />

Dr Pietro Bonomo<br />

Nell’immagine sono raffigurati<br />

i numerosi antigeni sulla<br />

membrana dei globuli Rossi:<br />

Rh: Cc DDw Ee Cw; MNSs;<br />

Kidd; Duffy; Kell/cellano Etc.<br />

Etc.<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 7


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INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

Una ricerca nel territorio<br />

Grazie all’AIL <strong>Ragusa</strong> è stato possibile realizzare<br />

un opuscolo su Leucemie, Linfomi e<br />

Mieloma in provincia di <strong>Ragusa</strong> presentato in<br />

anteprima il 20 <strong>Aprile</strong> presso la sala AVIS. La<br />

monografia che ha carattere informativo/divulgativo<br />

contiene i dati di 25 anni di registrazione da<br />

parte del Registro tumori di <strong>Ragusa</strong>.<br />

In maniera semplice e descrittiva viene presentata<br />

l’occorrenza delle neoplasie maligne del sistema<br />

emolinfopoietico in provincia di <strong>Ragusa</strong> dal<br />

1981 al 2005. Le misure epidemiologiche riportate<br />

nel testo che è arricchito di grafici e tabelle di facile<br />

comprensione sono: l’incidenza, la prevalenza,<br />

il numero annuale di ricoveri, l’andamento temporale,<br />

la sopravvivenza e la distribuzione dei casi<br />

nel territorio. Ogni anno in provincia di <strong>Ragusa</strong><br />

ammalano di una neoplasia emolinfopoietica<br />

mediamente 158 persone (5 o 6 di età inferiore ai<br />

20 anni) e si verificano 423 ricoveri a causa di<br />

queste malattie. Gli istogrammi dei grafici mostrano<br />

confronti intra-provinciali e confronti con il dato<br />

dei registri tumori italiani (“Italia 98-02”) pubblicato<br />

nella monografia dell’Associazione Italiana dei<br />

Registri Tumori (AIRTum) nel 2006. Solo il comune<br />

di Giarratana ha un tasso d’incidenza standardizzato<br />

superiore a quello italiano nel sesso<br />

maschile (80.2), tuttavia non statisticamente significativo.<br />

Analogamente non sono statisticamente<br />

significativi i valori calcolati per quei comuni che<br />

hanno un tasso superiore o inferiore rispetto a<br />

quello dell’intera provincia di <strong>Ragusa</strong>.<br />

Quest’ultima ha un tasso standardizzato di incidenza<br />

di 30.1 negli uomini e di 20.1 nelle donne,<br />

mentre in Italia il tasso è rispettivamente di 63.2 e<br />

43.1: le minori incidenze nei due sessi in provincia<br />

di <strong>Ragusa</strong> rispetto all’Italia sono statisticamente<br />

significative.<br />

L’impatto dei tumori emolifopoietici può essere<br />

ben rappresentato anche dalla misura epidemiologica<br />

definita come prevalenza: cioè il numero di<br />

persone malate e curate (e viventi) in un determinato<br />

momento. Nella provincia di <strong>Ragusa</strong> i pazienti<br />

o ex-pazienti onco-ematologici al 31.12.2005<br />

erano 632 (tasso: 206.0 x 100.000 abitanti): mentre<br />

343 di questi soggetti (tasso: 111.8 x 100.000)<br />

erano malati da 5 o meno anni, 289 di essi (tasso:<br />

94.2 x 100.000) avevano avuto una diagnosi<br />

Confronto geografico dei tassi standardizzati dei comuni della provincia di <strong>Ragusa</strong><br />

Sistema emolinfopoietico (escluso sindromi mielodiplastiche) - periodo 2001/2005<br />

U O M I N I<br />

Confronto geografico dei tassi standardizzati dei comuni della provincia di <strong>Ragusa</strong><br />

Sistema emolinfopoietico (escluso sindromi mielodiplastiche) - periodo 2001/2005<br />

D O N N E<br />

onco-ematologica da più di 5 anni: 85 soggetti con<br />

storia di malattia compresa tra 5 e 8 anni, 139 tra<br />

8 e 15 anni e 65 da oltre 15 anni (tabella 5). Inoltre<br />

nel quinquennio 2001-2005 si sono verificati 2.117<br />

ricoveri per tumori maligni del sistema emolinfopoietico<br />

rappresentando lo 0.65% del totale di tutti<br />

i ricoveri ospedalieri di pazienti della provincia di<br />

<strong>Ragusa</strong> in tutti gli ospedali italiani. La tabella 3<br />

riporta il tasso di ospedalizzazione a causa di queste<br />

malattie per mille abitanti che è stato pari a<br />

1.43 ricoveri ogni mille residenti ed è variato da un<br />

minimo di 0.83 a Pozzallo a un massimo di 2.51<br />

a Giarratana; solo il tasso di ospedalizzazione di<br />

Chiaramonte pari a 2.32 ha una significatività statistica<br />

“borderline” nei confronti dell’intera provincia.<br />

8<br />

Anno XXV<br />

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INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

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IBLEA<br />

Il Grafico mostra che sia nel sesso maschile che<br />

in quello femminile il tasso standardizzato alla<br />

popolazione europea per 100.000 dei 5 quinquenni<br />

dal 1981 al 2005 è in costante aumento, pur evidenziandosi<br />

una lieve flessione negli uomini nel<br />

periodo 1996-2000. Nel sesso maschile si è passati<br />

dal 23.0 del 1981-85 al 30.1 del 2001-2005,<br />

mentre nel sesso femminile si è passati da 15.0 a<br />

20.1 rispettivamente.<br />

L’opuscolo riporta anche l’analisi di sopravvivenza<br />

denominata “sopravvivenza relativa” che tiene<br />

conto dell’aspettativa di vita o mortalità intrinseca<br />

(cioè per tutte le cause) della popolazione della<br />

provincia di <strong>Ragusa</strong>, nei 4 quinquenni 1982-85,<br />

1986-89, 1990-94 e 1995-99, in cui sono state diagnosticate<br />

queste neoplasie. Le percentuali sono<br />

confrontate con quelle italiane (Italia*: cosiddetto<br />

pool dei registri tumori italiani, pubblicazione<br />

AIRTum 2007). I risultati dell’analisi dimostrano<br />

che anche in provincia di <strong>Ragusa</strong> si evidenzia un<br />

notevole incremento della probabilità di sopravvivere,<br />

analogamente a quello che è successo nel<br />

resto d’Italia. Nello specifico, quando si considerano<br />

tutte assieme le leucemie (linfatica, mieloide e<br />

le altre rare forme), la sopravvivenza a 5 anni dei<br />

casi registrati nel 1995-1999, in provincia di<br />

<strong>Ragusa</strong>, è maggiore di quella italiana, mentre nel<br />

caso dei linfomi non Hodgkin (LNH) la sopravvivenza<br />

è inferiore. Queste differenze non sono statisticamente<br />

significative. In breve…i dati più<br />

recentemente pubblicati mostrano che in provincia<br />

di <strong>Ragusa</strong> la percentuale di sopravvivenza a 5<br />

anni dalla diagnosi è del 51% negli uomini e del<br />

49% nelle donne; nei 20 anni di osservazione questa<br />

percentuale è all’incirca quintuplicata sia negli<br />

uomini che nelle donne: infatti una persona con<br />

Tassi di incidenza standardizzati alla popolazione europea<br />

Sistema emolinfopoietico per periodo<br />

una diagnosi di leucemia alla fine degli ’90 ha<br />

avuto il 40% di probabilità in più di sopravvivere<br />

rispetto a chi si era ammalato agli inizi degli anni<br />

’80. Questo trend si osserva anche per i LNH, seppure<br />

in maniera meno evidente. Infine l’analisi territoriale<br />

e le stime dei rischi relativi evidenziano<br />

che una persona residente nel territorio del comune<br />

di Vittoria ha avuto, nel periodo 2001-2005, il<br />

15% in più di probabilità di ammalarsi di un tumore<br />

del sistema emolinfopoietico rispetto agli abitanti<br />

degli altri comuni della provincia di <strong>Ragusa</strong>.<br />

Si è evidenziata anche una concentrazione di leucemie<br />

linfatiche croniche (LLC) solo nell’area<br />

Acate-Comiso-Vittoria, e di Mieloma solo a<br />

Giarratana-Monterosso; si è osservata anche una<br />

aggregazione di leucemie linfatiche acute (LLA) in<br />

età infantile – adolescenziale solamente nel territorio<br />

di Acate-Vittoria. Questi ultimi risultati non<br />

sono conclusivi e meritano ulteriori approfondimenti<br />

mediante studi di tipo analitico.<br />

Rosario Tumino<br />

A nome del gruppo di lavoro del<br />

Registro Tumori di <strong>Ragusa</strong><br />

Le SDO con menzione di emolinfopatia<br />

maligna in provincia di <strong>Ragusa</strong>.<br />

Uomini + Donne, 2001-2005<br />

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N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 9


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Si può rendere un reale servizio ai malati oncoematologici<br />

con la realizzazione di un convegno<br />

Si. E’ stata la risposta dell’Ail <strong>Ragusa</strong>; poiché condividere<br />

e divulgare dati e notizie che possono contribuire<br />

all’attività e alle iniziative delle istituzioni politiche e<br />

sanitarie per la salute dei cittadini, facilitare gli scambi<br />

di informazione scentifica è un mezzo per rendere un<br />

servizio alla comunità.<br />

Il convegno dal titolo “Territorio e Ambiente: 25 anni di<br />

registrazione dei tumori emolinfoietici in provincia di<br />

<strong>Ragusa</strong>” è stato organizzato<br />

dall’Ail <strong>Ragusa</strong> proprio per divulgare<br />

i dati, raccolti dal Registro<br />

Tumori di <strong>Ragusa</strong> attraverso i<br />

quali comprendere meglio il rapporto<br />

tra ambiente e salute tra<br />

territorio e tumori. Gli stessi dati<br />

sono raccolti in un opuscolo che<br />

chiunque può ritirare presso la<br />

sede operativa dell’Ail <strong>Ragusa</strong>,<br />

in via Archimede, 17/E. Dalla<br />

disamina dei dati è emerso che<br />

purtroppo anche in provincia, la<br />

percentuale di malati oncoematologici<br />

è aumentata e che il<br />

trend è in aumento così come<br />

nel resto del paese o del mondo.<br />

E’ stato più volte sottolineato, dal<br />

Dott. Rosario Tumino, dirigente del Rtr che i numeri non<br />

possono certificare che in una zona rispetto ad un’altra<br />

c’è più possibilità di ammalarsi ma dalla obiettività dei<br />

numeri è emerso che in alcuni territori della provincia ci<br />

sono più malati rispetto ad altri anche se con lo studio<br />

osservazionale che è stato condotto sino ad oggi non<br />

può essere attribuito a una specificacausa. Il convegno<br />

quindi, ha voluto dare lo spunto affichè ogni Comune<br />

possa avviare studi e ricerche e conoscere i fattori di<br />

rischio e le principali sorgenti di inquinamento per trovare<br />

gli accorgimenti utili a ridurre i danni sulla qualità<br />

dell’ambiente e quindi sulla salute e integrare comunicazione<br />

ed interventi non solo a livello locale ma anche<br />

regionale e nazionale.<br />

Ma anche molte buone notizie sono state date.<br />

Per i malati oncoematologici la possibilità di sopravvivenza<br />

in 20 anni, in provincia di <strong>Ragusa</strong>, è quintuplicata.<br />

Questo sicuramente è dovuto alla ricerca ed ai grandi<br />

risultati a cui è arrivata, ai traguardi cui tende che<br />

dovranno rendere le leucemie malattie sempre più<br />

guaribili.<br />

INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

Al servizio dei malati oncoematologici<br />

Al microscopio per una ricerca efficace<br />

Le famose “medicine intelligenti”, di cui ha parlato il<br />

prof. F. Di Raimondo, dell’università di Catania, danno<br />

la possibilità non solo di lunghi periodi di sopravvivenza<br />

ma di una migliore qualità della vita. Infatti queste<br />

medicine “bombardano” solo le cellule tumorali e non<br />

vanno a bersagliare indistintamente tutti gli organi. Ad<br />

oggi, comunque, in in provincia, ci sono 800 e forse più<br />

malati di tumori del sangue, che hanno bisogno di cure<br />

e di controlli periodici che purtotroppo non possono<br />

essere fatte in loco. Significa che un migliaio di malati<br />

e rispettive famiglie debbono<br />

sobbarcarsi lunghi periodi di faticosi<br />

viaggi e sostenere costi per<br />

raggiungere i centri specialistici<br />

di ematologia. L’Ail <strong>Ragusa</strong><br />

auspica che i centri specialistici<br />

di ematologia di Palermo,<br />

Catania, Messina diano cure<br />

eccellenti nel momento acuto<br />

della malattia e che non siano<br />

affollati per controlli di routine.<br />

L’Ail <strong>Ragusa</strong> ha a cuore i malati<br />

e non può non cogliere al volo<br />

tutte quelle occasioni che permettono<br />

di sottolineare le esigenze<br />

e i bisogni di chi soffre, e<br />

quindi approfittando della presenza,<br />

al convegno, del dott.<br />

Fulvio Manno direttore generale dell’AUSL n.7 e dott.<br />

Calogero Termini direttore generale dell’Azienda<br />

Ospedaliera di <strong>Ragusa</strong>, dei tanti rappresentati delle<br />

forze politiche locali e regionali chiede a viva voce che<br />

tutti loro si sforzino, nel riorganizzare le strutture e<br />

razionalizzare i costi complessivi, a creare le condizioni<br />

affinché molte cure e controlli possono essere fatte a<br />

<strong>Ragusa</strong>, vicino alla sede del malato, con minor dispendio<br />

fisico ed economico per il malato stesso ed auspica<br />

che nella nuova riorganizzazione si possano creare<br />

quei posti letto, di cui parla da tempo.<br />

La condivisione delle richieste è stata unanime e da<br />

tutti è stato ribadito l’impegno per la risoluzione delle<br />

problematiche esposte esprimendo, nel contempo,<br />

compiacimento per le azione che l’Ail svolge a supporto<br />

dei malati e le loro famiglie.<br />

L’Ail <strong>Ragusa</strong>, con un grazie a tutti gli intervenuti e<br />

all’<strong>Avis</strong> di <strong>Ragusa</strong> per la sua ospitalità, ha concluso<br />

augurandosi un prossimo convegno per esaminare<br />

ricerche e interventi sempre più favorevoli alla salute<br />

dei cittadini.<br />

Cettina Migliorisi<br />

10<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


CRONACHE PROVINCIALI<br />

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Una tavola di<br />

C O L O R I<br />

Sabato 16 maggio <strong>2009</strong> presso<br />

l’auditorum dell’<strong>Avis</strong> di<br />

<strong>Ragusa</strong>, si è tenuto il convegno<br />

sul tema “Alimentazione e salute:<br />

una tavola di colori”, progetto<br />

di educazione al consumo consapevole.<br />

Il progetto “Una tavola di colori”,<br />

indirizzato agli alunni delle 4 E e 5 E<br />

elementari e 1 E medie, ha coinvolto<br />

40 scuole primarie e secondarie<br />

di I grado e circa 6.500 alunni<br />

della provincia di <strong>Ragusa</strong>.<br />

Finalità del progetto è stato il<br />

controllo dell’alimentazione degli<br />

alunni per 3 settimane, attraverso<br />

la colorazione di tavole predisposte.<br />

Gli alimenti sono stati raggruppati<br />

in 11 categorie, a ciascuna<br />

delle quali corrispondeva un<br />

colore.<br />

Il messaggio è semplice:più<br />

colori ha la tua tavola, migliore<br />

(perché più varia) è la tua alimentazione.<br />

Il progetto è stato proposto congiuntamente<br />

dall’<strong>Avis</strong> Provinciale,<br />

dall’A.D.I. (Associazione Dietologi<br />

Italiani) con il partenariato della<br />

COOP I Maggio e dell’IPERCOOP<br />

Sicilia che hanno fornito agli alunni<br />

gli album e i kit dei colori.<br />

Carmelo Massari<br />

Benvenuti donatori celiaci<br />

soggetti celiaci secondo le ultime linee guida della Società Italiana di<br />

IMedicina Trasfusionale e Immunoematologia possono effettuare le<br />

donazioni purchè rispettino una dieta priva di glutine<br />

Questa, da tempo è stata una notizia attesa presso la nostra associazione,<br />

che in questi anni ha avuto l’interesse a far che i soggetti in<br />

questione fossero riconosciuti idonei alla donazione.<br />

La Celiachia, nei soggetti predisposti, è una intolleranza permanente<br />

ad alcuni cereali quali: frumento, farro, kamut, orzo, segale, spelta<br />

e triticale, che se ingeriti anche in piccole dosi provocano danni alla<br />

salute, spesso, anche irreversibili.<br />

Ad oggi, l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato<br />

di salute è la dieta priva di glutine, che in natura può essere varia ed<br />

equilibrata o in commercio con gli alimenti dietoterapeutici.<br />

Per quanto detto l’<strong>Avis</strong> Comunale di <strong>Ragusa</strong>, a messo a disposizione,<br />

prodotti del dietoterapeutico confezionato ed imbustato di note<br />

marche presenti nel mercato, per la colazione post-donazione dei<br />

nostri attuali e futuri donatori celiaci.<br />

A tal proposito, ci i corre l’obbligo di ringraziare la Farmacia del Dott.<br />

G. Gruccione di <strong>Ragusa</strong>, per la sensibilità dimostrata nei confronti dei<br />

nostri donatori celiaci, fornendoci gratuitamente i prodotti dietoterapeutici<br />

privi di glutine.<br />

Gianni Cilia - Giovanni Dimartino<br />

Formazione al SIMT<br />

Nuovo appuntamento con il<br />

calendario del Piano della<br />

Formazione <strong>2009</strong> dell'Azienda<br />

Ospedaliera. Si tratta dei corso su<br />

"Implementazione del sistema di<br />

gestione ISO 9001 - 2008 presso<br />

il SIMT - il ruolo dell'Associazione".<br />

Il corso, diretto dal Dr.<br />

Pietro Bonomo, Direttore del<br />

Servizio di Immunoematologia e<br />

Medie ma Trasfusionale dell'Azienda,<br />

e dal Dr. Giovanni<br />

Garozzo, Responsabile dell'Unità<br />

Operativa Semplice di Ematologia<br />

della stessa, ha sede presso<br />

la sala conferenze del Centro<br />

Trasfusionale ed è indirizzato a 9<br />

medici di medicina trasfusionale e<br />

a 31 infermieri, avendo come<br />

interlocutore principale il personale<br />

medico e paramedico delle<br />

sezioni <strong>Avis</strong> di Chiaramente,<br />

Giarratana, Monterosso, <strong>Ragusa</strong><br />

e Santa Croce Camerina. Tra gli<br />

obiettivi di questo evento formativo<br />

ricordiamo in particolare quello<br />

relativo alla gestione delle patologie<br />

ematiche di maggiore riscontro<br />

nella popolazione dei donatori.<br />

Il corso ha una durata di trenta<br />

ore e sarà articolato in sei giornate.<br />

E' opportuno ricordare che il<br />

Servizio di Immunoematologia e<br />

Medicina Trasfusionale di <strong>Ragusa</strong><br />

gestisce in maniera indiretta la<br />

raccolta del sangue tramite le cinque<br />

sezioni <strong>Avis</strong> comunali citate,<br />

mentre svolge in maniera diretta i<br />

processi fondamentali della medicina<br />

trasfusionale, quali la produzione<br />

di emocomponenti, la qualificazione<br />

e validazione biologica,<br />

la distribuzione, stoccaggio, trasporto,<br />

assegnazione e consegna,<br />

la medicina trasfusionale, le<br />

attività di diagnostica di laboratorio.<br />

Tutti processi che vengono<br />

gestiti avendo come linee guida<br />

gli Standard Italiani di Medicina<br />

Trasfusionale.<br />

RED<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 11


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SPECIALE AFRICA<br />

Un sole (africano) tutto da bere<br />

a quante stelle ci sono<br />

“Mqui…” ho pensato, guardando<br />

incantata il cielo<br />

dell’Africa….<br />

Siamo partiti il 2 gennaio, destinazione<br />

Guinea Bissau, per raggiungere<br />

un villaggio di nome<br />

Bula dove c’è un centro nutrizionale<br />

per bambini: un avvocato<br />

(che scrive...), un ingegnere, un<br />

medico ed un agronomo giocoliere...<br />

o solo 4 amici e un progetto<br />

da realizzare, che abbiamo voluto<br />

chiamare “Un Sole tutto da<br />

Bere”.<br />

Siamo partiti portando con noi<br />

4 pannelli fotovoltaici ed una<br />

pompa ad energia solare, per<br />

tirare l’acqua dal pozzo a servizio<br />

del centro nutrizionale e per fornire<br />

luce alle camere degli orfanelli,<br />

delle mamme e dei loro<br />

bambini degenti presso il centro,<br />

pensando di utilizzare l’energia<br />

inesauribile del sole!<br />

Siamo partiti, portando con noi<br />

anche il cuore, carico della solidarietà<br />

e del sostegno di amici<br />

parenti, conoscenti, estranei che<br />

si sono lasciati coinvolgere dalla<br />

nostra idea, dal nostro entusiasmo,<br />

e che hanno voluto fidarsi di<br />

noi e deciso di adottare un buon<br />

proposito, senza etichette e pompose<br />

denominazioni o presentazioni…<br />

solo un buon proposito,<br />

solo 4 amici e nessun professionista<br />

del settore.<br />

L’appoggio delle persone, della<br />

Provincia di <strong>Ragusa</strong>, della<br />

Socotherm (che ci hanno aiutato<br />

finanziando la pompa e regalandoci<br />

i pannelli), ci ha permesso di<br />

acquistare e procurare tutto il<br />

materiale e i fondi necessari per<br />

realizzare il progetto e per farlo<br />

atterrare in Africa!<br />

Il TAM TAM, che ha preceduto<br />

e accompagnato la realizzazione<br />

Il sorriso dei bambini della Guinea<br />

del progetto, è stato emozionante<br />

e contagioso ed ogni giorno<br />

più concreto, per l’effettivo sostegno<br />

che la gente ci ha dimostrato<br />

e dato! Abbiamo lanciato un<br />

appello di solidarietà e dato l’avvio<br />

ad un passaparola che ha<br />

coinvolto moltissime associazioni<br />

e gruppi, il Co.p.e.<br />

(Cooperazione Paesi Emergenti)<br />

con il quale siamo partiti per<br />

l’Africa, la Fondazione San<br />

Giovanni Battista, le Botteghe<br />

Eque e Solidali, l’associazione<br />

“Ridiamoci su” e Tch’i-tchi’ao, i<br />

Kalura, il Centro Culturale<br />

Islamico, l’<strong>Avis</strong> (che ci ha donato<br />

magliette da portare ai bambini e<br />

che l’anno prossimo verranno utilizzate<br />

come grembiulino per la V<br />

elementare nella scuola di Bula),<br />

gli scouts del C.N.G.E.I. e<br />

dell’F.S.E. di <strong>Ragusa</strong>, i gruppi<br />

musicali dei Roba Sicula, Tir na<br />

mos, Les Tambours<br />

d’Armattan… Tutti, in un modo o<br />

nell’altro, hanno collaborato, aiutandoci<br />

nell’organizzazione delle<br />

serate per la raccolta fondi, suonando<br />

per noi, cucinando, montando<br />

strutture, preparando torte,<br />

mettendo a disposizione locali,<br />

magliette, furgoni, materiale utile,<br />

contribuendo in denaro ed allargando<br />

e rendendo ancora più<br />

forte il TAM TAM!<br />

La grande simpatia e la disponibilità<br />

con cui questo progetto,<br />

nato dal NULLA e proveniente da<br />

NESSUNO DI FAMOSO, è stato<br />

accolto, ci ha fatto pensare che<br />

questo fosse già un successo.<br />

Siamo tornati il 24 gennaio...<br />

adesso a Bula ci sono 4 pannelli<br />

fotovoltaici e una pompa, tirano<br />

l’acqua dal pozzo e danno luce ai<br />

bambini del centro e alle loro<br />

mamme; adesso a Bula c’è un<br />

pezzetto di cuore e di buona<br />

volontà di tutte le persone, di tutti<br />

gli enti, associazioni, istituzioni<br />

che hanno reso possibile questo.<br />

Siamo tornati, riportando a<br />

casa uno zaino pieno di calore,<br />

affetto, sorrisi meravigliosi, gratuiti<br />

e continui, da chi non ha<br />

quasi niente a parte se stesso e<br />

la propria umanità; ricordi di<br />

occhi grandi e nerissimi, di manine<br />

che ti stringono, di sapori ed<br />

odori nuovi e, mai, abbiamo provato<br />

la sensazione di essere giu-<br />

12<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


SPECIALE AFRICA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

dicati e guardati con diffidenza o<br />

come diversi…solo un po’più pallidi!<br />

Per un po’ Bula e il centro sono<br />

stati la nostra casa, i paesaggi<br />

sono diventati familiari e suor<br />

Ada e suor Elda che sono lì,<br />

instancabili, da 30 anni, sono<br />

state le nostre mamme; gli orfanelli<br />

del centro Eliana, Candido,<br />

Nelson, Maura, Malà, Eugenia,<br />

Giovanni i nostri fratellini; le<br />

ragazze e i ragazzi che ci hanno<br />

aiutato sul posto a realizzare il<br />

progetto Giulio, Alfonso, Carla,<br />

Esmeralda, Maira, Celestina,<br />

George erano amici…Le nostre<br />

diversità di colore, lingua, tradizioni,<br />

abitudini…anche culinarie,<br />

non erano diversità ma solo<br />

varianti, che non ci hanno impedito<br />

di farci voler bene e di voler<br />

bene.<br />

Ho portato con me il ricordo di<br />

persone e di un mondo affettuoso<br />

e pieno di dignità, anche se<br />

povero, di un modo di pensare<br />

spesso molto diverso dal mio, ma<br />

che si pone nei confronti dei fatti<br />

della vita e della realtà, con un<br />

atteggiamento più sereno, e<br />

forse naturale, rispetto al<br />

nostro... Una realtà in cui si<br />

muore ancora di malaria, in cui<br />

molti bambini vengono abbandonati,<br />

e affidati a centri come quello<br />

di suor Ada, perché orfani e le<br />

loro famiglie non hanno i mezzi<br />

per nutrirli, una realtà in cui si<br />

mangia solo una volta al giorno<br />

(...e non tutti...) e l’età media è 50<br />

anni…<br />

Ho portato nel mio zaino il ricordo<br />

nitido di una terra stupenda da<br />

guardare e affascinante da scoprire,<br />

che ha tanto da raccontare,<br />

con le sue tradizioni e le sue particolarità,<br />

verdeggiante e fertile,<br />

ricca, ma mal sfruttata da chi la<br />

governa o da chi ha interesse a<br />

mantenerla in questo stato di<br />

povertà...<br />

Ho avuto il piacere, e l’onore,<br />

di conoscere persone che hanno<br />

dedicato gran parte della propria<br />

vita, fra grandi sacrifici e difficilissime<br />

quotidiane scelte morali, a<br />

soccorrere e sostenere chi ha<br />

bisogno di aiuto, persone che<br />

riescono a far bastare il poco che<br />

hanno per soddisfare al meglio i<br />

bisogni di molti e ho visto come il<br />

poco può essere trasformato in<br />

tanto.<br />

Credo di poter dire di avere<br />

anche visto con i miei occhi e toccato<br />

con le mie mani la solidarietà,<br />

avere scoperto che esiste<br />

davvero e può essere contagiosa,<br />

che non è un privilegio di<br />

associazioni o grandi organizzazioni,<br />

ma è anche solo una<br />

buona idea di pochi e la volontà<br />

di realizzarla di molti, e questa<br />

appartiene a tutti. Non penso più<br />

alla solidarietà come ad un gesto<br />

fine a sé stesso, ma come ad una<br />

forza, capace di cambiare e<br />

diventare realtà, ed in alcuni<br />

posti, per alcune persone, questa<br />

realtà è vita.<br />

Quindi, grazie a tutti quelli che ci<br />

hanno creduto e sostenuto…<br />

“GOCCIA DOPO GOCCIA SI<br />

FORMA UN OCEANO” mi ha<br />

detto suor Ada. Abbiamo portato<br />

la nostra goccia, e riportato a casa<br />

un fiume in piena di esperienze,<br />

emozioni e stupendi ricordi...<br />

E’ STATO DAVVERO UN<br />

GRAN BEL SOLE TUTTO DA<br />

BERE…<br />

Valeria Licitra<br />

Pensieri di Pace<br />

a cura di Gianna Leggio<br />

Questa poesia-prosa è stata scritta da un detenuto che insieme ad altri<br />

detenuti, della casa circondariale di <strong>Ragusa</strong> e di Modica, ha partecipato<br />

ad un corso di decoupage i cui lavori sono stati messi in vendita; la<br />

somma raccolta, di circa cinquecento euro, è stata donata per le attività<br />

di Padre Sebastiano Amato missionario Saveriano che lavora in Congo.<br />

Questa poesia la dedichiamo a Padre Amato Sebastiano che<br />

per aiutare i bambini, lavora…tanto lontano.<br />

Noi siamo rinchiusi in una stanza<br />

ma il suo esempio di bontà ci dà tanta speranza.<br />

Rinchiusi e soli. La gente non ci guarda…<br />

ma ci etichetta… e ci mette da parte.<br />

E noi ci consoliamo dedicandoci all’arte.<br />

Padre Amato Sebastiano è nato a Monterosso<br />

e io vorrei diventare come lui. E lavorare a più non posso.<br />

Anche la mia giovinezza è stata una sofferenza: vengo dall’Albania<br />

dove c’era la guerra, il lutto e la carestia<br />

e ora, che sono qua…<br />

sconto la mia pena e aspetto la libertà.<br />

In Congo c’è pure guerra e povertà<br />

ma Padre Amato cerca di portare la felicità.<br />

I bambini in tasca tenevano una pistola,<br />

…come me! Quando sono venuto da Valona.<br />

Ma Padre Amato gli sta costruendo una scuola.<br />

Noi tutti lo ringraziamo. Con un forte abbraccio lo salutiamo<br />

e il nostro piccolo aiuto,<br />

pensando per la prima volta al nostro prossimo, gli mandiamo.<br />

Zhuka Vilson e tutti i detenuti partecipanti al corso di decoupage<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 13


IBLEA<br />

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IBLEA<br />

SPECIALE AFRICA<br />

Respirare<br />

l’Africa<br />

….ultimo messaggio prima<br />

della mia partenza per l’Italia: è<br />

sempre una bellissima emozione<br />

tornare a casa.<br />

Non vi ho parlato del lago<br />

Vittoria, che resta sempre maestoso<br />

e quando vai a vedere il<br />

tramonto scopri che il sole tramonta<br />

a ovest in questa parte<br />

dell’equatore e sorge a est (cosi<br />

mi hanno detto). E’ sempre quel<br />

gigante buono e pensieroso cosi<br />

come l’ho descritto a Enrica e<br />

Giovanni in tempi passati, che<br />

nelle ore notturne accoglie numerosissime<br />

piccole imbarcazioni<br />

con lampade (a tipo le nostre<br />

lampare) per pescare i piccoli<br />

pesci che si chiamano “Dagah”.<br />

E poi degli africani... essere<br />

stato qui per la 7ª volta ha reso<br />

tutto spontaneo e improvvisato<br />

come è la cultura e il carattere di<br />

questa gente: improvvisazione<br />

(come il collega patologo jakson<br />

kahima che alla mia domanda di<br />

sapere se è d’accordo che sabato<br />

mattina facciamo la prova per<br />

la telepatologia collegandoci con<br />

i colleghi italiani mi risponde:<br />

“oggi è mercoledi pomeriggio...<br />

sabato prossimo è un giorno<br />

ancora troppo lontano che io non<br />

mi posso impegnare sin da adesso”!,<br />

approssimazione, mancanza<br />

di puntualità, spesso dabbenaggine,<br />

trascuratezza e dimenticanza,<br />

a volte invidia … ma<br />

anche cordialità, eccellente<br />

capacità di comunicare, condivisione,<br />

solidarietà, amicizia, fratellanza<br />

e altro ancora che non<br />

scrivo perché si capirebbe troppo<br />

quanto soffro il mal d’Africa.<br />

Ma sono sempre i bambini che<br />

in un modo o nell’altro riempiono<br />

il mio cuore e la mia mente in<br />

questa inestimabile esperienza<br />

umana. I bambini… storie di<br />

degrado e di cultura tribale. Vi<br />

racconto infatti che i bambini dei<br />

villaggi dell’entroterra sono spesso<br />

vittime di abusi da parte dei<br />

loro stessi genitori (sia mamma<br />

che papà): è la cultura tribale del<br />

potere assoluto dei genitori sui<br />

figli. Se un bambino sbaglia o<br />

non obbedisce viene punito duramente<br />

addirittura con punizioni<br />

corporali pesanti anche in tenera<br />

età (2 o 3 anni) e a volte ingiustificatamente.<br />

Già l’anno scorso ho<br />

visto il caso di un bambino con<br />

gravi ustioni a una mano a causa<br />

di un pezzo di carbone incandescente<br />

che la madre gli aveva<br />

messo nella mano perché si era<br />

reso colpevole di prendere del<br />

cibo prima di esserne autorizzato<br />

e di nascosto. Oggi una volontaria<br />

appartenete a una ONG canadese<br />

con un progetto di educazione<br />

e di sostegno alle famiglie<br />

delle tribù dei villaggi mi ha fatto<br />

vedere la foto di un bambino con<br />

ustioni alle due mani fino a metà<br />

avambraccio ove era anche evidente<br />

il segno di una corda che<br />

legava i due avambracci: in pratica<br />

la madre ha legato le due<br />

mani-avambracci e li ha immersi<br />

nell’acqua bollente. Mi racconta<br />

di altre punizioni corporali che vi<br />

risparmio ma che inevitabilmente<br />

lasciano il segno sul corpo del<br />

bambino se non delle vere e proprie<br />

deturpazioni o degli esiti<br />

invalidanti. Ho chiesto: “ma perché<br />

succede questo… e poi giusto<br />

le madri che hanno un legame<br />

viscerale coi propri figli…”<br />

Posso riassumere quello che mi<br />

è stato detto in questo modo. Qui<br />

si fanno molti figli (addirittura 10<br />

come il mio tecnico anziano Mr<br />

Sanguidi) e accudirli ed educarli<br />

tutti non è una cosa facile. Per<br />

cui il “sacrificio” con pesanti punizioni<br />

corporali di uno dei figli<br />

serve da monito soprattutto agli<br />

altri figli (più che al figlio punito)…<br />

Riuscite come me a intuire il perché<br />

degli “street children” E poi<br />

mi è venuto in mente quando mio<br />

padre mi raccontava di suo padre<br />

(mio nonno) che lo picchiava con<br />

la cinghia quando non lo ubbidiva…<br />

ma è un paragone che<br />

regge<br />

E poi adesso i bambini albini<br />

che il governo tanzaniano ha invitato<br />

a iscrivere nelle “boarding<br />

school”, cioè nei collegi, per proteggerli<br />

dalla “caccia agli albini”.<br />

Si perché se uno vuole avere<br />

buona fortuna nella vita va dallo<br />

stregone che gli suggerisce o un<br />

dito o una mano o un braccio di<br />

un albino (in base al genere di<br />

fortuna che si vuole avere nella<br />

14<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


SPECIALE AFRICA<br />

IBLEA<br />

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IBLEA<br />

vita) per realizzare le proprie<br />

aspettative di vita. Ovviamente il<br />

costo aumenta a seconda del<br />

pezzo anatomico che serve: lo<br />

stregone da i soldi (o parte di<br />

essi, se non addirittura niente) a<br />

un suo collaboratore che assieme<br />

ad altri killer più o meno<br />

improvvisati va a trovare il “pezzo<br />

anatomico” che interessa.<br />

Moltissime sono le persone tanzaniane<br />

che sono inorridite di<br />

questo fatto e che ovviamente<br />

non approvano… ma sono molti<br />

anche quelli che ci credono!<br />

E nuovamente i bambini colpiti<br />

dall’AIDS… Mailcon con la terapia<br />

retrovirale è un po’ migliorato<br />

(a proposito adesso il farmaco si<br />

trova facilmente anche in<br />

Tanzania e non sembra essere<br />

particolarmente costoso), ma<br />

resta sempre un caso avanzato.<br />

E ancora ieri un bambino accompagnato<br />

dal padre è venuto da<br />

noi per fare un agoaspirato di<br />

tumefazione guancia-parotidesottomandibola<br />

sn. Dovevo farlo<br />

io l’agoaspirato, ma siccome il<br />

mio collega Dr. Kahima è più<br />

bravo di me (voi direste ha una<br />

mano più leggera) l’ho fatto fare a<br />

lui. La citologia non è che aiutasse<br />

molto per una diagnosi definitiva:<br />

si trattava di una discreta<br />

quantità di elementi linfocitari in<br />

vario stadio di maturazione con<br />

presenza di granulociti. Qualcosa<br />

di reattivo-infiammatorio, ma con<br />

uno strano aspetto linfocitario… Il<br />

“senno del poi” spiega tutto…<br />

Infatti, il bambino per prassi clinica<br />

consolidata (ma anche su<br />

nostro suggerimento) ha fatto il<br />

test HIV ed è risultato positivo: io<br />

mi sono detto ecco perchè questi<br />

strani elementi linfocitari (non<br />

proprio linfomatosi ma neanche<br />

normali: direi esageratamente<br />

disreattivi): dal punto di vista professionale<br />

e scientifico-clinico mi<br />

il dott. Tumino tra i ragazzi della Tanzania<br />

sono autocomplimentato perché<br />

è oramai ben noto il capitolo delle<br />

linfoadenopatie non linfomatose<br />

nei siero-positivi (e io avevo<br />

avuto l’opportunità di fare un’esperienza<br />

diretta, di prima mano<br />

come si suole dire). E poi (quasi<br />

mi vergogno a dirlo) mi sono<br />

detto per fortuna non l’ho fatto io<br />

questo agoaspirato: immaginate<br />

se mi pungevo con l’ago usato su<br />

un siero-positivo!. Ma subito ho<br />

pensato a questo bambino… e<br />

come vi già detto qui buona parte<br />

dei bambini con AIDS non congenito<br />

contraggono la malattia dal<br />

latte materno. E’ come se fosse<br />

la trasmissione di una maledizione;<br />

come castigare due volte la<br />

donna: una con il suo proprio<br />

AIDS e la seconda punizione<br />

quella di dare la malattia al proprio<br />

figlio attraverso il latte materno.<br />

Ho poi incontrato per caso il<br />

bambino nella scale del quinto<br />

piano: giocava con gli altri bambini<br />

ricoverati… non ho potuto trattenermi<br />

dal pensare a lui … e<br />

seppure andavo di corsa c’è<br />

stato il tempo sufficiente perché i<br />

nostri sguardi si incrociassero.<br />

Lui mi ha riconosciuto (il mzungu<br />

dottore) e mi ha quasi salutato<br />

con i suoi grandi occhi… io con i<br />

miei occhi ho voluto chiedergli<br />

perdono per aver pensato di<br />

essere stato fortunato a non mettere<br />

le mani addosso a un bambino<br />

siero-positivo.<br />

Ancora i bambini, meravigliosi,<br />

di UPENDO DAIMA: adesso<br />

sono 50 i ragazzi ospitati in questo<br />

centro di recupero. Un paio<br />

fanno un corso di musica (secondo<br />

me uno di loro è un talento<br />

musicale: inventa canzoni e<br />

associa la musica ad orecchio<br />

alle parole della canzone), altri<br />

apprendono il computer, altri<br />

(molti) coltivano la terra, altri<br />

fanno il corso di falegnameria etc<br />

etc. Speriamo che Gianluca<br />

Gurrieri l’agronomo della<br />

Coldiretti che è venuto qui in visita<br />

indagativa possa avere finanziato<br />

il progetto di un corso di<br />

educazione alla coltivazione e<br />

allevamento per questi ragazzi.<br />

E poi respirare il profumo<br />

d’Africa!<br />

Rosario Tumino<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 15


IBLEA<br />

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SPECIALE AFRICA<br />

Benin, le donne, il formaggio<br />

Un momento di lavoro in terra d’Africa<br />

L’incontro al Corfilac con le donne del Benin<br />

Dal 2006, il CoRFiLaC è impegnato in un progetto di<br />

cooperazione, l’iPWO – international Professional<br />

Women Opportunity, nato per supportare le donne che<br />

producono formaggio tradizionale nei Paesi in Via di<br />

Sviluppo. Il progetto si basa sulla filosofia che “globalizzazione”<br />

non può essere sinonimo di “omogeneizzazione”<br />

ed “occidentalizzazione”, ma piuttosto di “integrazione”<br />

delle singole specificità territoriali nel sistema<br />

mondiale. Solo puntando sulla valorizzazione delle<br />

risorse e delle attività tradizionali di ogni Paese, infatti,<br />

si può auspicare ad un reale “sviluppo sostenibile”.<br />

Parallelamente ad un’azione formativa condotta attraverso<br />

vari corsi ed un costante monitoraggio on line in<br />

più di 15 Paesi del Sud del Mondo, il CoRFiLaC ha lanciato<br />

da oltre due anni un progetto pilota con i Peuhl,<br />

etnia di pastori transumanti, del Comune di Péhunco,<br />

nel nord del Benin, in Africa Occidentale. Qui le donne<br />

producono un formaggio molto particolare, chiamato<br />

wagashi, ottenuto da latte di vacca con l’aggiunta della<br />

linfa di una pianta locale, la calotropis procera, le cui<br />

specifiche proprietà permettono di bollire e ribollire il<br />

formaggio senza che questo si rovini o cominci a filare:<br />

la bollitura rappresenta dunque un ottimo rimedio tradizionale<br />

per “disinfettare” il prodotto prima del consumo.<br />

Operazione questa importantissima, se si guarda alle<br />

precarie condizioni igieniche di produzione e di trasporto<br />

dei prodotti. Come da tradizione, l’idea progettuale<br />

del CoRFiLaC verte su un approccio “di filiera”, che<br />

prenda in considerazione tutte le fasi di produzione,<br />

dall’alimentazione e dalla salute animale fino alla qualità<br />

del prodotto finito. A breve sarà ultimata la costruzione<br />

di un Centro di Formazione e di Conservazione del<br />

Formaggio a Péhunco, in cui i giovani allevatori saranno<br />

formati su come coltivare e conservare i foraggi per<br />

assicurare l’alimentazione animale anche durante la<br />

stagione secca, aumentando così la produzione di latte<br />

del bestiame, e le donne impareranno a migliorare le<br />

condizioni igieniche di produzione del formaggio. I formaggi<br />

migliori verranno selezionati, sottoposti ad analisi<br />

e confezionati nel centro e saranno poi inseriti in circuiti<br />

sperimentali di commercializzazione con grandi<br />

supermercati e ristoranti della capitale. Le popolazioni<br />

rurali potranno quindi guadagnare di più dalle loro attività<br />

tradizionali e, allo stesso tempo, anche i consumatori<br />

più esigenti avranno la possibilità di gustare degli<br />

ottimi prodotti locali di qualità garantita.<br />

Per assicurare una reale sostenibilità futura, il progetto<br />

è sviluppato in collaborazione con le due Facoltà<br />

di Agraria del Paese, il Comune di Péhunco e la<br />

Prefettura della Regione dell’Atacora. I due Presidi, il<br />

Sindaco ed il Prefetto hanno infatti preso parte all’evento<br />

SviluppAfrica, organizzato al CoRFiLaC dall’8 al<br />

10 aprile e finalizzato alla raccolta fondi per le attività<br />

da sviluppare in loco.<br />

Se si vuole contribuire allo svilluppo dell’etnia Peuhl,<br />

è possibile versare un contributo presso BapR – Ufficio<br />

Tesoreria Enti di <strong>Ragusa</strong> – IBAN IT17 E050 3617 002C<br />

C002 1043 801, e/o contattando il CoRFiLaC allo<br />

0932.660464. Sul sito CoRFiLaC saranno pubblicati<br />

tutti i contribuenti all’iniziativa, i quali potranno seguire<br />

on-line la destinazione dei fondi stessi.<br />

Puntando sulla ormai nota solidarietà dei <strong>Ragusa</strong>ni,<br />

di cui l’AVIS è da tempo una delle principali testimonianze.<br />

Stephanie Cabibbo<br />

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Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


IL MONDO A TAVOLA<br />

IBLEA<br />

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IBLEA<br />

Riso manzo e fagioli al profumo di spezie<br />

Questa rubrica vuole essere<br />

un viaggio alla scoperta<br />

delle culture alimentari di<br />

popoli e civiltà a volte lontani<br />

dalla nostra … per scoprire<br />

sapori insoliti, piatti<br />

gustosi, profumi intensi …<br />

Sarà questo un modo per<br />

conoscere le culture “altre”.<br />

La rubrica presenterà sia la<br />

ricetta (facile da preparare)<br />

che, brevemente, il Paese da<br />

cui proviene.<br />

Auguro a tutti<br />

buon viaggio…<br />

tra le ricette del mondo<br />

Gianna Leggio<br />

N I G E R<br />

Stato dell’Africa centro settentrionale<br />

confina con l’Algeria, La Libia,<br />

il Ciad, la Nigeria il Benin il Burkina<br />

Faso e il Mali.<br />

La popolazione è formata per lo<br />

più da genti di ceppo sudanese Nel<br />

desertico Nord sopravvivono tribù<br />

nomadi di tuareg. Predomina l’insediamento<br />

rurale. Precarie le condizioni<br />

sociali e sanitarie.La mortalità<br />

infantile è del 124 per mille.<br />

L’agricoltura è basata su povere<br />

culture di sussistenza come il<br />

miglio, il sorgo, il riso e la manioca.<br />

La copertura del fabbisogno alimentare<br />

è messa spesso in pericolo<br />

dalle siccità. Vengono allevati:<br />

ovini caprini e bovini.Poche le industrie<br />

limitate a quelle tessili e alimentari,<br />

un’eccezione è l’attività<br />

mineraria e soprattutto l’estrazione<br />

dell’uranio. Il debito estero è pesantissimo<br />

così come la dipendenza<br />

dagli aiuti stranieri.<br />

DOUNGOURI DA MO<br />

- Riso e fagioli bianchi -<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:<br />

" 200 gr. di riso<br />

" 100 gr. di fagioli secchi bianchi<br />

" sale q.b.<br />

Ingredienti per la salsa:<br />

" 500 gr. di pezzi di manzo " 1 cipolla<br />

" 2 cucchiai di concentrato<br />

" di pomodoro " 1 cucchiaino di cumino<br />

" 1 cucchiaino di cannella " un pezzetto di dado<br />

" sale e pepe q.b. " olio<br />

Preparare la salsa: tagliare la cipolla a fettine sottili. Fate scaldare<br />

l’olio in una pentola, aggiungere il manzo e la cipolla. Salare e fare<br />

cuocere a fuoco lento, incorporare il concentrato di pomodoro<br />

aggiungere una tazza e mezza di acqua, dove è stato sciolto un<br />

pezzetto di dado, il cumino, il pepe, la cannella. Coprire e fare cuocere<br />

lentamente.<br />

A parte fare cuocere i fagioli bianchi aggiungendo l’acqua che<br />

occorre e il sale. Venti minuti prima di finire la cottura dei fagioli,<br />

aggiungere il riso avendo cura di non fare mancare mai l’acqua<br />

che dovrà essere aggiunta calda.<br />

Presentate in tavola il riso e fagioli sul piatto accompagnato dalla<br />

salsa.<br />

Anno XXIV<br />

N. 4 - Dicembre 2008 17


IBLEA<br />

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IBLEA<br />

CRONACHE SPORTIVE<br />

Con lo sport per cercare donatori<br />

La squadra del Liceo Classico “Umberto I” vincitrice del torneo di calcio a 5<br />

Mercoledì 29 aprile <strong>2009</strong>, presso<br />

la palestra dell’istituto tecnico<br />

per geometri, si è conclusa la<br />

XIV° edizione del torneo “aviscuola”<br />

riservata a tutti gli alunni e alle<br />

alunne delle scuole medie superiori<br />

di <strong>Ragusa</strong>.<br />

Il torneo ormai è diventato un<br />

appuntamento fisso con le scuole<br />

della città e, soprattutto con gli studenti,<br />

con i quali, oltre all’aspetto<br />

ludico del torneo, viviamo la riscoperta<br />

della donazione del sangue<br />

come mezzo per essere e vivere<br />

fra gli uomini e per gli uomini.<br />

La realizzazione di tutti i tornei<br />

sportivi ha visto protagonisti tanti<br />

“volontari”i quali, desiderando trasferire<br />

alle nuove generazioni il<br />

piacere della donazione, hanno<br />

collaborato attivamente alla miglior<br />

riuscita della manifestazione.<br />

Quest’anno vi è stata la partecipazione<br />

di 7 istituti di scuole medie<br />

superiori della città con l’impegno<br />

di circa 300 studenti guidati da 13<br />

insegnati di educazione fisica e si<br />

sono svolti 10 tornei maschili e<br />

femminili di calcetto, pallacanestro,<br />

pallavolo e tennis da tavolo che<br />

hanno visto vittoriosi quattro volte il<br />

liceo classico, tre volte il liceo<br />

scientifico, due volte l’istituto magistrale<br />

e una volta la ragioneria.<br />

A noi piace, per la prima volta<br />

attraverso il nostro giornale, ringraziare<br />

principalmente i professori<br />

di educazione fisica che anche<br />

quest’anno con il proprio entusiasmo<br />

e con spirito decubertiano<br />

hanno stimolato la partecipazione<br />

degli alunni ai vari tornei.<br />

Un grazie va poi agli arbitri di<br />

calcetto, pallavolo e pallacanestro<br />

che hanno dedicato il proprio<br />

tempo libero a garantire e favorire<br />

la regolarità di tutti gli incontri<br />

sportivi .<br />

Ancora un particolare grazie va<br />

a Bruno Accardo sempre presente<br />

per intervenire e prevenire eventuali<br />

incidenti sportivi i quali fortunatamente,<br />

anche quest’anno, non<br />

sono stati di grande rilievo.<br />

In tali iniziative la partecipazione<br />

dei singoli non rappresenta il valore<br />

della manifestazione ma questa<br />

volta, dopo quindici anni di impegno<br />

da parte dell’<strong>Avis</strong> ragusana,<br />

vogliamo sottolinearla per testimoniare<br />

anche a noi stessi che l’impegno<br />

profuso negli anni ci ha consentito<br />

di fare conoscere alle future<br />

generazioni, attraverso lo sport,<br />

il valore altamente sociale<br />

dell’AVIS.<br />

Alla fine della manifestazione un<br />

invito a donare il proprio sangue,<br />

necessario per salvare vite umane,<br />

lo rivolgiamo non solo agli alunni<br />

che hanno partecipato ai vari tornei,<br />

ma a tutti i ragazzi della nostra<br />

città.<br />

Arrivederci alla XV edizione.<br />

Elio Accardi<br />

Torneo AVIS: un’occasione di riflessione<br />

Davvero spumeggiante, la XIV edizione del torneo AVIS di calcio a 5, conclusasi<br />

giorno 29 aprile <strong>2009</strong>, con la vittoria, in parte inaspettata, del Liceo<br />

Classico Umberto I, che ha sconfitto, in finale, un’eccellente Ragioneria, con il<br />

risultato di 5-2.<br />

Al termine della partita si è svolta la premiazione delle prime quattro squadre<br />

classificate (in ordine decrescente: Liceo Scientifico E. Fermi, I.T.G. Gagliardi,<br />

I.T.C. Fabio Besta, Liceo Classico Umberto I) e del premio “miglior atleta” e<br />

“miglior portiere”, consegnati rispettivamente al promettentissimo Daniele<br />

Arena (I.T.C.) e all’eccellente Andrea Grella (Liceo Classico), autore, quest’ultimo,<br />

di diversi interventi decisivi durante l’intero svolgimento del torneo.<br />

La partecipazione numerosa di studenti ha pemesso una grossa sensibilizzazione<br />

circa l’emergenza sangue. Una problematica, questa, da sempre trattata<br />

con estrema professionalità dalla sede eblea dell’AVIS.<br />

“C’è bisogno di tanto sangue, ancora; la fascia di donatori 18-25 anni è la più<br />

ricercata, ma anche la meno presente, ed è necessario il vostro aiuto: donare<br />

per il prossimo è una delle cose più belle che un uomo possa fare” queste le<br />

parole di Giovanni Dimartino, presidente della sezione AVIS di <strong>Ragusa</strong>, alla<br />

premiazione conclusiva del torneo.<br />

Luca Cavalieri<br />

18<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


CRONACHE REGIONALI<br />

La definizione delle strategie<br />

sanitarie da realizzare per soddisfare<br />

i bisogni reali di salute, con<br />

la conseguente valutazione della<br />

congruità tra gli obiettivi strategici<br />

definiti, le attività realizzate e le<br />

risorse utilizzate per conseguirli,<br />

costituisce uno degli obiettivi più<br />

importanti per il sistema sanitario<br />

regionale.<br />

Il miglioramento continuo del<br />

sistema sanitario, infatti, deve<br />

necessariamente partire dai bisogni<br />

reali di salute dei cittadini, rilevati<br />

attraverso opportune analisi<br />

epidemiologiche che possano<br />

misurare la morbosità prevalente<br />

sul territorio di riferimento e fornire<br />

precise informazioni per le strategie<br />

da porre in essere.<br />

La realizzazione delle strategie<br />

dovrà essere monitorata attraverso<br />

l’adozione di un idoneo sistema<br />

di valutazione delle attività realizzate,<br />

e in particolare di alcune<br />

variabili dalle quali la valutazione<br />

stessa dipende, di seguito specificate:<br />

• l’efficacia di un intervento, ossia<br />

la migliore risposta alla soddisfazione<br />

di un bisogno di salute<br />

individuato attraverso la suddetta<br />

analisi epidemiologica;<br />

• l’appropriatezza, intesa come<br />

tensione di ciascun attore del<br />

sistema sanitario a svolgere nel<br />

modo più rispondente al bisogno<br />

individuato la propria funzione,<br />

consentendo al sistema<br />

di produrre gli outcome desiderati<br />

per un determinato individuo;<br />

• la qualità, percepita in termini<br />

sia di miglioramento della situazione<br />

clinica e della qualità di<br />

vita del paziente, sia di migliore<br />

percezione della qualità del servizio<br />

da parte del paziente/utente<br />

stesso;<br />

• l’efficienza, intesa come rapporto<br />

ottimale nell’uso delle risorse<br />

impiegate per la soddisfazione<br />

del bisogno di salute.<br />

Il feed-back ottenuto da tale<br />

sistema di valutazione consentirà<br />

di verificare se gli obiettivi dichiarati<br />

sono stati raggiunti e se risulta<br />

necessario esplicitare nuovi obiettivi<br />

da proporre nella successiva<br />

pianificazione strategica, secondo<br />

una logica di miglioramento continuo.<br />

Si può così innescare una<br />

sorta di circolo “virtuoso” che attraverso<br />

il continuo monitoraggio<br />

degli esiti prodotti possa consentire<br />

il riadattamento delle singole<br />

strategie agli obiettivi generali prefissati<br />

triennalmente.<br />

Tutto ciò impone la necessità di<br />

definire nuovi standard di valutazione<br />

degli attuali modelli assistenziali,<br />

basati su sistemi di misurazione<br />

più idonei, dei quali il bilancio<br />

economico patrimoniale può<br />

IBLEA<br />

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Responsabilità sociale<br />

del sistema trasfusionale siciliano<br />

Giacomo Scalzo<br />

costituire soltanto uno degli indicatori.<br />

Il bilancio sociale si pone in quest’ottica<br />

come strumento chiaro,<br />

coerente e completo di valutazione<br />

delle performance del sistema.<br />

Esso, infatti, consentendo il confronto<br />

tra dati di struttura, di attività<br />

ed economici, e permettendo una<br />

verifica di coerenza tra tali dati e<br />

gli obiettivi strategici attraverso l’utilizzo<br />

di indici di outcome adeguati,<br />

consente di pervenire ad una<br />

valutazione sistemica dell’operato<br />

di un’azienda sanitaria rispetto al<br />

soddisfacimento dei livelli essenziali<br />

di assistenza.<br />

La sua adozione permette di<br />

esplicitare in modo chiaro il sistema<br />

valoriale di un’azienda sanitaria<br />

e l’identificazione dei suoi programmi,<br />

piani e progetti, favorendo<br />

il recupero di una forte e precisa<br />

responsabilizzazione da parte dei<br />

suoi dirigenti; favorisce una corretta<br />

analisi della struttura organizzativa<br />

e una valutazione della sua<br />

appropriatezza rispetto al piano<br />

strategico individuato, nell’ottica di<br />

un orientamento al miglioramento<br />

continuo, attraverso la rivisitazione<br />

dei processi e lo sviluppo della<br />

sinergia tra le unità organizzative<br />

della struttura; necessita di un<br />

sistema informativo in grado di<br />

supportare efficacemente l’attività<br />

di rendicontazione; facilita il coinvolgimento<br />

della struttura interna e<br />

della comunità nell’individuazione<br />

degli obiettivi di miglioramento,<br />

contribuendo alla diffusione di una<br />

cultura organizzativa della programmazione,<br />

e della verifica dei<br />

risultati raggiunti attraverso la<br />

gestione.<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 19


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CRONACHE REGIONALI<br />

In sintesi, il bilancio sociale può<br />

dar conto del complesso delle attività<br />

dell’azienda sanitaria e rappresentare<br />

in un quadro unitario il<br />

rapporto tra strategia, risorse e<br />

risultati.<br />

Un “sistema” sanitario ben funzionante<br />

dovrebbe saper costruire<br />

anche un efficace canale di comunicazione<br />

tra tutti gli attori, sia<br />

interni (operatori) sia esterni (cittadini,<br />

i beneficiari ultimi delle prestazioni),<br />

che partecipano alla prestazione<br />

del servizio, che così<br />

diventa dinamico e funzionale al<br />

paziente e, ponendolo al centro<br />

del sistema, limita il rischio che egli<br />

si perda nei meandri della complessa<br />

struttura del sistema stesso.<br />

Il bilancio sociale assolve anche<br />

a questa funzione, in quanto supporto<br />

per i cosiddetti stakeholder,<br />

ovvero i portatori di un qualche tipo<br />

di interesse verso l’organizzazione,<br />

nella valutazione del grado di<br />

coerenza tra gli obiettivi inizialmente<br />

assunti e gli output effettivamente<br />

prodotti.<br />

Esso può configurarsi come uno<br />

strumento idoneo a migliorare l’informazione<br />

e le conoscenze degli<br />

utenti, nell’ottica di uno sviluppo<br />

concreto della sanità pubblica e<br />

del rafforzamento e mantenimento<br />

di sistemi sanitari efficaci, in cui il<br />

grado di partecipazione della collettività<br />

non sia ridotto a mera fruizione<br />

passiva.<br />

Al contrario, il bilancio sociale<br />

può contribuire attivamente a<br />

migliorare l’asimmetria informativa<br />

nella relazione esistente tra sistema<br />

sanitario e utente, consentendo<br />

di tradurre le esigenze reali del<br />

territorio di riferimento in domanda<br />

di salute correttamente espressa.<br />

Il bilancio sociale permette quindi<br />

di rendere trasparente e valutabile<br />

l’operato di un’azienda sanitaria<br />

da parte dei cittadini e di tutti i<br />

suoi interlocutori privati e pubblici,<br />

descrivendo le attività svolte e le<br />

risorse utilizzate, nonché i processi<br />

decisionali ed operativi posti in<br />

essere.<br />

L’esigenza e l’opportunità di rendere<br />

mission, obiettivi programmatici<br />

e risultati raggiunti oggetto di<br />

condivisione con gli stakeholder è<br />

ormai avvertita come fondamentale<br />

dalle aziende sanitarie, che<br />

valutano il loro operato in base<br />

all’effettiva qualità del servizio erogato,<br />

e in cui il concetto di responsabilità<br />

sociale è insito nella stessa<br />

mission aziendale: le Aziende<br />

Sanitarie, in base al budget di volta<br />

in volta a disposizione, devono<br />

infatti erogare prestazioni il più<br />

possibile appropriate alle esigenze<br />

del territorio, per evitare inutili<br />

sprechi nell’allocazione delle risorse,<br />

che spesso determinano scarsa<br />

qualità del servizio e la conseguente<br />

diminuzione del livello di<br />

qualità della vita e del benessere<br />

sociale.<br />

In questa ottica, essere responsabili<br />

deve essere considerato un<br />

investimento: il modello di rendicontazione<br />

sociale consente infatti<br />

il miglioramento continuo della<br />

qualità del servizio, attraverso la<br />

valutazione del modello gestionale<br />

adottato, e del grado di comunicazione<br />

interna ed esterna all’azienda.<br />

Il processo di rendicontazione è<br />

utile anche per accrescere il grado<br />

di fiducia degli stakeholder nei<br />

confronti dell’organizzazione, e<br />

allo stesso tempo incrementare la<br />

consapevolezza degli operatori<br />

interni riguardo la mission aziendale,<br />

con una ricaduta positiva<br />

sulla qualità del servizio. Il modello<br />

non è dunque mero strumento di<br />

controllo dell’operato attraverso<br />

indicatori economici, ma opportunità<br />

di crescita sia interna sia<br />

esterna dell’azienda sanitaria.<br />

L’implementazione di un modello<br />

di rendicontazione sociale all’interno<br />

della P.A. è prassi avviata già<br />

da tempo a livello Europeo.<br />

Anche in ambito nazionale si<br />

sono registrate le prime iniziative<br />

in proposito: il 17 febbraio 2006 è<br />

stata infatti emanata una Direttiva<br />

del Ministro della Funzione<br />

Pubblica (Baccini) sulla rendicontazione<br />

sociale nelle<br />

Amministrazioni Pubbliche, a partire<br />

dalla quale il Presidente della<br />

Regione Siciliana ha emanato la<br />

Direttiva presidenziale del 18<br />

dicembre 2006 - Indirizzi per la<br />

programmazione strategica e la<br />

formulazione delle direttive generali<br />

degli Assessori per l’attività<br />

amministrativa e la gestione per gli<br />

anni 2007-2011. Il comma della<br />

Direttiva sancisce esplicitamente<br />

l’avvio del sistema di rendicontazione<br />

sociale: “Nel quadro degli<br />

indirizzi di modernizzazione delle<br />

amministrazioni pubbliche, particolare<br />

rilevanza assume ormai da<br />

anni l’adozione di iniziative e strumenti<br />

di trasparenza, relazione,<br />

comunicazione ed informazione<br />

volti a costruire un rapporto aperto<br />

e proficuo con cittadini ed utenti.<br />

Molte disposizioni si ispirano a<br />

questo concetto ed hanno introdotto<br />

istituti giuridici, principi operativi<br />

e strutture organizzative a questo<br />

scopo. La rendicontazione sociale<br />

delle amministrazioni pubbliche<br />

risponde alle esigenze conoscitive<br />

dei diversi interlocutori, siano essi<br />

singoli cittadini, famiglie, imprese,<br />

associazioni, altre istituzioni pubbliche<br />

o private, consentendo loro<br />

di comprendere e valutare gli effetti<br />

dell’azione amministrativa”.<br />

Viene in tal modo resa evidente<br />

l’importanza del modello e l’obbligatorietà<br />

della sua implementazio-<br />

20<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


CRONACHE REGIONALI<br />

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ne da parte in seno a tutte le<br />

amministrazioni pubbliche. Nel<br />

particolare ambito del sistema trasfusionale<br />

regionale, risulta evidente<br />

l’esigenza di assicurare la<br />

maggiore trasparenza possibile ai<br />

donatori, agli Enti e alle<br />

Associazioni Donatori Volontari di<br />

Sangue presenti sul territorio.<br />

A tal proposito, l’implementazione<br />

di un modello di rendicontazione<br />

sociale all’interno del Sistema<br />

Trasfusionale avrebbe un carattere<br />

da un lato altamente innovativo,<br />

in quanto quello siciliano sarebbe il<br />

primo sistema trasfusionale a livello<br />

nazionale a operare in tal senso,<br />

dall’altro lungimirante, perché consentirebbe<br />

di formare all’interno<br />

dell’organizzazione le professionalità<br />

necessarie per la redazione del<br />

documento.<br />

Per le sue caratteristiche specifiche,<br />

il modello proposto risulta<br />

applicabile con successo al settore<br />

sanitario, perché si pone come<br />

metro obiettivo e trasparente di<br />

misurazione dell’utilità sociale prodotta,<br />

ed efficace strumento di<br />

comunicazione nei confronti degli<br />

stakeholder a vario titolo coinvolti.<br />

È opportuno sottolineare che la<br />

redazione continuata negli anni del<br />

modello di rendicontazione sociale<br />

consentirebbe di avere una visione<br />

più completa della gestione aziendale:<br />

senza un adeguato strumento<br />

di controllo e verifica dei risultati<br />

raggiunti, infatti, la sezione relativa<br />

ai piani programmatici, agli<br />

obiettivi e alle strategie per conseguirli<br />

vedrebbe ridotta la sua utilità<br />

a fini meramente propagandistici.<br />

La redazione continuata, invece,<br />

consente il confronto puntuale e<br />

ciclico dei risultati raggiunti rispetto<br />

agli obiettivi prefissati, e di valutare<br />

da un lato il miglioramento continuo<br />

nella gestione delle attività,<br />

dall’altro il costante mantenimento<br />

degli impegni.<br />

Giacomo Scalzo<br />

Dirigente<br />

Centro Regionale Sangue<br />

A proposito di sprechi regionali<br />

Ricordate l’articolo che scrissi su “AVIS Iblea” dell’ottobre<br />

scorso sul piano di rientro (risparmio)<br />

sanitario stilato dal governo regionale<br />

Consideravo, da cittadino prima e da medico poi,<br />

giusti e sacrosanti il ridimensionamento mirato delle<br />

spese, la razionalizzazione delle risorse e soprattutto<br />

la lotta agli sprechi ed ai favori.<br />

Ma mi chiedevo, da ingenuo idiota, perché mai ci<br />

fosse stato tanto accanimento e perfino cattiveria -<br />

quando si è arrivati perfino a negare i presìdi sanitari<br />

domiciliari ai malati cronici e terminali - e tanta scrupolosità<br />

nel vivisezionare e ridurre posti-letto e “budget”<br />

nel compartimento sia pubblico che privato convenzionato.<br />

Mi chiedevo anche, da autentico “babbu<br />

e minciaimari rausanu”, perché a Palermo a fronte di<br />

certo rigore economico e sana gestione amministrativa,<br />

mantenessero ancora in vita Enti dichiarati inutili<br />

da anni e venissero pagati stipendi perfino alle diverse<br />

centinaia di trattoristi incaricati di guidare i<br />

non più di quaranta trattori in carico all’ESA<br />

(Ente Sviluppo Agricolo) per chissà quali<br />

incombenze. Citavo questo fatto solo come<br />

esempio, per me ignaro contribuente, di atavica<br />

malgestione del denaro pubblico e ho trovato la<br />

risposta ai miei (nostri) perché in fondo alla<br />

sesta pagina del quotidiano “Giornale di Sicilia”<br />

del 5 maggio <strong>2009</strong>, li dove bisogna andarla a<br />

cercare la notizia, quasi nascosta ed invereconda<br />

(non in prima pagina a caratteri cubitali<br />

come è avvenuto per tanti giorni sulla Sanità!).<br />

Io ve la propongo, non la commento, e vi prometto<br />

che sull’argomento non tornerò più perché<br />

in Sicilia, come diceva il buon Tomasi di<br />

Lampedusa, “Si deve cambiare tutto per non<br />

cambiare niente”.<br />

Giovanni Ottaviano<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 21


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CRONACHE NAZIONALI<br />

2011: anno europeo del volontariato<br />

''Sono felice di poter comunicare che, dopo una lunga campagna<br />

di sensibilizzazione che ha visto la partecipazione attiva<br />

delle reti del volontariato europeo, la Commissione europea<br />

ha avviato i preparativi per designare il 2011 Anno<br />

Europeo per il Volontariato''.<br />

Con queste parole Marian Harkin, Parlamentare europea e<br />

promotrice della Risoluzione sul contributo del volontariato<br />

alla coesione economica e sociale, ha annunciato che la<br />

Commissione europea ha incaricato di avviare le procedure<br />

per proclamare il 2011 Anno Europeo del Volontariato.<br />

L'annuncio e' stato dato nel corso della conferenza di presentazione<br />

del progetto di CSVnet ''Volontari, cittadini europei'',<br />

il cui obiettivo e' quello di produrre, attraverso la partecipazione<br />

dei volontari e delle organizzazioni locali, il<br />

''Manifesto del Volontariato italiano per l'Europa'' da proporre<br />

alla prossima legislatura del Parlamento Europeo. Il progetto,<br />

avviato in collaborazione con le reti nazionali del volontariato<br />

ed i Centri di Servizio, prevede infatti la realizzazione di iniziative<br />

pubbliche, seminari formativi e dibattiti che coinvolgano<br />

attivamente le Organizzazioni di Volontariato a livello<br />

nazionale e locale.<br />

''E' importante lavorare affinche' il mondo del volontariato<br />

accresca la consapevolezza e la capacita' di essere un attore<br />

politico, strategico soprattutto in un momento di crisi sociale<br />

ed economica come quello che stiamo vivendo'', afferma<br />

Marco Granelli, presidente di CSVnet, Coordinamento nazionale<br />

dei Centri di Servizio per il Volontariato. ''Il Manifesto -<br />

conclude Granelli - è il primo strumento per costruire una<br />

legislazione favorevole alle associazioni di volontariato e programmi<br />

per una concreta valorizzazione del contributo dei cittadini<br />

attivi alla coesione sociale.''<br />

Servizio civile, festa col Papa<br />

Una delegazione di AVIS Nazionale, composta da ex volontari,<br />

formatori di Servizio Civile e dirigenti associativi, ha preso<br />

parte alla Festa annuale del Servizio Civile che si è svolta,<br />

presso la Sala Paolo VI della Città del Vaticano, sabato scorso<br />

a Roma alla presenza di Papa Benedetto XVI, di alte cariche<br />

istituzionali e di migliaia di giovani da tutta Italia. Il Papa<br />

ha rivolto ai volontari in Servizio Civile e ai rappresentanti<br />

degli Enti parole di grande apprezzamento e di incoraggiamento<br />

sincero, e ha chiesto ai giovani di essere "sempre e<br />

dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione l'egoismo<br />

e l'ingiustizia, l'indifferenza e l'odio".<br />

Il Sottosegreterio con delega al Servizio Civile, Sen. Carlo<br />

Giovanardi, ha colto l'occasione per ribadire l'impegno del<br />

Governo, dal 2001 ad oggi, nella crescita del Servizio Civile<br />

Nazionale e per la riforma dell'attuale sistema normativo che<br />

dovrebbe essere varata entro il prossimo anno.<br />

Grande sintonia con le parole del Papa e delle Istituzioni<br />

nel mondo del Servizio Civile che auspica una riforma capace<br />

di dare stabilità e forza all'intero sistema per garantire, ad<br />

ancora migliaia di giovani, questa opportunità di partecipazione,<br />

solidarietà e di Difesa non armata e non violenta del<br />

nostro Paese.<br />

Si parla di AVIS in un testo di biologia<br />

AVIS entra in classe nelle ore di scienze. È stato presentato<br />

pochi giorni fa il nuovo manuale di biologia dal titolo<br />

"Albatros" edito da Linx, del gruppo Pearson Paravia Bruno<br />

Mondadori, che si rivolge agli studenti del biennio delle scuole<br />

superiori.<br />

L'opera, curata dalle professoresse Giuliana Anelli ed<br />

Elena Gatti, contiene al suo interno una scheda informativa<br />

sui gruppi sanguigni e sulle attività trasfusionali.<br />

Per fornire ai lettori un valido spunto di riflessione sull'importanza<br />

della donazione, nella scheda è stato inserito un<br />

manifesto della campagna di sensibilizzazione di AVIS<br />

"Grazie – Prego".<br />

Il testo si propone anche di stimolare la creatività e la curiosità<br />

degli studenti, attraverso la ricerca su Internet di informazioni<br />

sulla donazione di sangue e la progettazione di una<br />

campagna di informazione su questo gesto semplice, ma di<br />

vitale importanza.<br />

Sangue artificiale in provetta. Questa la posizione di AVIS<br />

Produrre sangue artificiale in provetta, in quantità illimitate. Questo<br />

l'obiettivo di un team di scienziati guidati dal professor Marc Turner<br />

dell'Università di Edinburgo, che mira a sviluppare sangue di tipo "0<br />

negativo", gruppo universale piuttosto raro (lo possiede circa il 7% degli<br />

esseri umani), adatto a ogni tipo di trasfusione senza rischio di rigetto.<br />

Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico "The indipendent",<br />

entro tre anni dovrebbero effettuarsi le prime trasfusioni sperimentali<br />

di sangue realizzato grazie a cellule staminali embrionali ottenute<br />

con la fecondazione in vitro. Non è la prima volta che équipe<br />

mediche dichiarano di essere impegnate nella riproduzione di sangue<br />

artificiale: ricerche analoghe sono attualmente svolte in Svezia,<br />

Francia e Australia.<br />

Quale è la posizione della nostra Associazione in merito a questa<br />

notizia, riportata oggi da molti quotidiani Lo abbiamo chiesto a Paolo<br />

Marcianò, responsabile delle politiche sanitarie di AVIS Nazionale.<br />

"Le conquiste sempre più sorprendenti nella scienza sono da accogliere<br />

a braccia aperte, perché molte volte sono decisive per la qualità<br />

della vita dell'uomo. Nello stesso tempo, bisogna essere prudenti<br />

quando si enfatizzano delle notizie ancora sul piano sperimentale e<br />

di laboratorio che possono destare anche problemi nella coscienza<br />

collettiva in cui, invece, tuttora c'è bisogno di un grande spirito di solidarietà<br />

perché si devono garantire milioni di donazioni di sangue in<br />

tutto il mondo ogni giorno. È bene che la ricerca continui e che i risultati<br />

vengano attentamente valutati e, quindi, prima di annunciare clamorosi<br />

risvolti bisogna sempre distinguere il piano sperimentale dal<br />

piano pratico delle terapie che quotidianamente vengono assicurate<br />

a tantissimi malati nei nostri ospedali e in quelli di tutto il mondo".<br />

Ridimensiona gli entusiasmi anche Giuliano Grazzini, direttore del<br />

Centro Nazionale Sangue, che in un'intervista pubblicata questa mattina<br />

sul Messaggero dichiara: "È la mecidina dei sogni quella che<br />

assicura in tempi brevi la creazione di sangue artificiale in grado di<br />

sostituire quello umano. E, con ogni probabilità, non riuscirà mai a<br />

sostituirlo totalmente. Le staminali ci potranno permettere di creare<br />

una riserva complementare, poiché si potrà arrivare a una produzione<br />

limitata da utilizzare solo in particolari patologie".<br />

22<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


GIOVANI<br />

L’<strong>Avis</strong> incontra i giovani<br />

“L’AVIS incontra i giovani”, questo lo slogan dell’incontro<br />

avvenuto a <strong>Ragusa</strong> presso il “City”, location per l’incontro<br />

organizzato il 19 <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> alle 17.00. L’AVIS ha voluto<br />

incontrare i ragazzi fuori dalla storica sede per aprirsi e<br />

parlare di AVIS in un contesto diverso e aperto. L’incontro<br />

ha visto la presenza di una trentina di ragazzi di età compresa<br />

tra i 16 ed i 25 anni. All’incontro sono stati presenti<br />

il Presidente dell’<strong>Avis</strong> di <strong>Ragusa</strong> Giovanni Di Martino, la<br />

Vice Presidente Maria Elena Salerno, il sottoscritto in qualità<br />

di rappresentante del Gruppo Giovani, Turi Schininà<br />

redazione del Giornale AVISIBLEA e Paolo Roccuzzo,<br />

donatore D.O.C dell’<strong>Avis</strong> di <strong>Ragusa</strong> con all’attivo più di<br />

100 donazioni, pertanto quale migliore rappresentante<br />

della gioia e della bellezza di donare sangue! I ragazzi<br />

hanno seguito con interesse facendo alcune domande di<br />

tipo sanitario alle quali Paolo Roccuzzo ha saputo dare<br />

ampia spiegazione. Finito l’incontro, durato circa una<br />

mezz’ora ci siamo piacevolmente fermati con i ragazzi a<br />

consumare un cocktail analcolico. A fine incontro una simpatica<br />

foto di gruppo ha concluso l’incontro con i ragazzi.<br />

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IBLEA<br />

Cogliamo l’occasione per ringraziare la Sig.ra Galofaro,<br />

responsabile del “City” che ci ha ospitato per questo<br />

incontro dimostrando la propria sensibilità e disponibiltà<br />

per la nostra associazione. L’incontro, estremamente<br />

positivo, speriamo che possa avere seguito con altri piacevoli<br />

ed altrettanti positivi incontri.<br />

Emanuele Fidone<br />

Comunic<strong>Avis</strong>: solidarietà e media<br />

I giovani durante il forum<br />

Benny, la goccia umana<br />

Afine Febbraio si è tenuto a Torino il<br />

Forum Nazionale Giovani, dal<br />

tema: “Comunic<strong>Avis</strong>” - come raccontare<br />

ai media una storia di solidarietà.<br />

Io in quanto Coordinatrice<br />

dell’<strong>Avis</strong> Comunale ho avuto l’onore e<br />

l’onere di partecipare a tale incontro,<br />

per confrontarmi con le altre associazioni<br />

<strong>Avis</strong>, per conoscere nuove realtà<br />

e nuove persone. Era la prima volta<br />

che partecipavo ad un Forum, nel<br />

quale sono presenti tutti i ragazzi delle<br />

<strong>Avis</strong> italiane dai 18 ai 35 anni, durante<br />

la giornata era un non-stop di incontri,<br />

riunioni, discussioni ma anche e<br />

soprattutto di risate e divertimento.<br />

Dal punto di vista formativo, questo<br />

Forum mi ha portato a conoscenza<br />

della spiacevole notizia che l’<strong>Avis</strong> non<br />

viene pubblicizzata in modo adeguato<br />

e proficuo dai media. Ancora oggi<br />

molte persone e molti giovani non<br />

sanno l’esistenza di questa associazione<br />

o se ne hanno notizia non vengono<br />

per paura di una puntura, perché<br />

non possono perdere un’ora di tempo<br />

per stare sdraiati sul un lettino…<br />

Noi Giovani <strong>Avis</strong>ini durante il forum<br />

ci siamo ripromessi di migliorare la<br />

pubblicizzazione della nostra realtà<br />

associativa, ci siamo scambiati modi e<br />

metodi per “catturare” all’interno<br />

dell’<strong>Avis</strong> nuovi donatori e nuovi giovani,<br />

perché dobbiamo essere noi a portare<br />

avanti questa enorme barca di<br />

solidarietà e questa grande famiglia,<br />

perché in fondo l’<strong>Avis</strong> cos’è, se non<br />

una grande famiglia!<br />

Ma il Forum non è solo formazione e<br />

lavoro è anche divertimento, le risate i<br />

balli e i canti tra noi giovani rallegrano<br />

ancora di più la festa. La gare sonore<br />

tra le varie regioni con le varie canzoni<br />

popolari sono divertentissime, e chissà<br />

come mai, sono sempre la Sicilia e la<br />

Campania a contendersi il primo<br />

posto. Inoltre con noi al forum c’è il<br />

Con i giovani nei locali del “City”<br />

mitico Benny, soprannominato la goccia<br />

umana, la nostra mascotte senza<br />

la quale l’<strong>Avis</strong> Giovani non sarebbe più<br />

la stessa…<br />

Sono sempre più fiera e soddisfatta<br />

di far parte di questo gruppo, non ringrazierò<br />

mai abbastanza i ragazzi che<br />

mi stanno accanto per continuare un<br />

percorso iniziato 5 anni fa e che spero<br />

non si concluda mai. Un doveroso ringraziamento<br />

va a anche al Presidente<br />

che mi permette di partecipare a questi<br />

convegni e che mi aiuta a svolgere<br />

il compito qui affidatomi.<br />

Ricordo sempre che il gruppo giovani<br />

è una realtà particolare, unica e speciale;<br />

dove si cerca di creare una realtà<br />

migliore, che aiuti chi non sta, con la<br />

volontà e la speranza di salvare una<br />

vita umana. Con il nostro contributo,<br />

con le nostre idee e “sacrificando” un<br />

po’ del nostro tempo. Voi che state<br />

aspettando<br />

Chiara Cacciatore<br />

I delegati siciliani<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 23


IBLEA<br />

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IBLEA<br />

LA FINESTRA DI FRONTE<br />

Centro di Aiuto alla Vita<br />

La prima domenica di febbraio si è<br />

celebrata la “31ª Giornata per la<br />

Vita” con manifestazioni che si sono<br />

svolte a <strong>Ragusa</strong> e a Vittoria. Il tema,<br />

dettato dal Consiglio permanente della<br />

Conferenza Episcopale Italiana, è stato<br />

il seguente: “La forza della vita nella<br />

sofferenza”.<br />

Nel messaggio dei vescovi viene<br />

detto che la vita è fatta per la serenità e<br />

la gioia, ma accade che, per varie<br />

cause, essa invece sia segnata dalla<br />

sofferenza. La sofferenza appartiene al<br />

mistero dell’uomo e resta in parte<br />

imperscrutabile.<br />

Tra le svariate sofferenze, che possono<br />

colpire l’umanità, c’è quella di alcune<br />

donne, che, in momenti “difficili”, non<br />

sono capaci di accogliere una gravidanza<br />

inattesa. Quando la risposta a questo<br />

problema è l’aborto viene generata<br />

un’ulteriore sofferenza, perché, tale pratica,<br />

non solo distrugge la creatura che<br />

dovrebbe invece essere protetta e<br />

custodita dalla madre, ma provoca nella<br />

donna un trauma destinato a lasciare<br />

una ferita perenne.<br />

In realtà al dolore non si può rispondere<br />

con altro dolore.<br />

Anche in questo caso esistono soluzioni<br />

positive e aperte alla vita, che pongono<br />

al centro il rispetto dell’uomo.<br />

In questa prospettiva si pone l’attività<br />

del Centro di Aiuto alla Vita di <strong>Ragusa</strong>.<br />

Nato nel 2007 nell’ambito dell’Ufficio<br />

Diocesano per la pastorale della famiglia,<br />

ha la sua sede operativa a <strong>Ragusa</strong><br />

presso il Consultorio di Ispirazione<br />

Cristiana, in via G. Cartia n.3.<br />

E’ costituito da un gruppo di volontari,<br />

che desiderano affermare la uguale<br />

dignità di ogni essere umano, dal<br />

momento del concepimento fino alla<br />

morte naturale, favorendo una cultura<br />

dell’accoglienza anche nei confronti dei<br />

soggetti più deboli ed indifesi, a partire<br />

dal bambino concepito e non ancora<br />

nato.<br />

Il primo Centro di Aiuto alla Vita nacque<br />

a Firenze nel 1975. Da allora ne<br />

sono sorti tanti altri in varie città italiane,<br />

con lo scopo di proteggere concretamente<br />

la vita di tanti bambini, e di<br />

costruire una “Cultura della Vita”.<br />

Madre Teresa di Calcutta, nel ricevere<br />

il premio Nobel per la pace nel 1979,<br />

dichiarò: ”Se accettiamo che una madre<br />

possa sopprimere il frutto del suo seno,<br />

che cosa ci resta L’aborto è il principio<br />

che mette in pericolo la pace nel<br />

mondo.”<br />

Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica<br />

Evangelium vitae scrisse: “Rispetta,<br />

difendi, ama e servi la vita umana! Solo<br />

su questa strada troverai giustizia, sviluppo,<br />

libertà vera, pace e felicità.”<br />

Il Centro di Aiuto alla Vita di <strong>Ragusa</strong>,<br />

pur con le tante difficoltà che incontra,<br />

legate in modo particolare alla “perdita<br />

dei valori”, si pone i seguenti obiettivi:<br />

- la formazione dei volontari con corsi<br />

specifici per migliorare la capacità di<br />

ascolto e di empatia;<br />

La campagna pubblicitaria del centro<br />

- l’informazione e la promozione del<br />

valore della vita con incontri per gli<br />

studenti delle Scuole medie inferiori e<br />

superiori, per le coppie che si preparano<br />

al matrimonio e per i gruppi delle<br />

famiglie nelle parrocchie;<br />

- l’aiuto psicologico e spirituale alle<br />

donne che vivono il trauma di un precedente<br />

aborto, presso Centri specializzati;<br />

- la diffusione di materiale informativo<br />

per la difesa della vita;<br />

- e, in modo particolare, la collaborazione<br />

attiva con i Ginecologi dei<br />

Consultori Familiari dell’Azienda USL<br />

7 di <strong>Ragusa</strong> e i Direttori delle Unità<br />

Operative dei Presidi Ospedalieri,<br />

dove vengono eseguite le interruzioni<br />

volontarie di gravidanza (secondo un<br />

articolo della legge 194, prima del rilascio<br />

del certificato per accedere<br />

all’IVG, è previsto un colloquio presso<br />

una struttura pubblica, come un<br />

Consultorio Familiare dell’AUSL, o<br />

presso una struttura privata, come il<br />

Centro di Aiuto alla Vita, con questo<br />

colloquio la donna viene aiutata a<br />

chiarire, prima di tutto a se stessa, le<br />

motivazioni della sua scelta di abortire<br />

e, successivamente, a trovare<br />

soluzioni “diverse” nel rispetto della<br />

vita.<br />

Considerando che la causa più frequente<br />

di aborto è il disagio economico,<br />

la soluzione sarà in questo caso quella<br />

di attivare il “Progetto Gemma”, servizio<br />

che consiste nell’adozione a distanza<br />

della madre in difficoltà economica per<br />

un periodo di 18 mesi (sei mesi prima<br />

della nascita del bambino e dodici mesi<br />

dopo il parto) con un contributo mensile<br />

di circa 160,00 euro.<br />

Nel caso in cui invece la donna avesse<br />

problemi relazionali con la famiglia<br />

d’origine, avrà la possibilità di essere<br />

accolta presso un Centro di accoglienza,<br />

dove potrà portare a termine la gravidanza<br />

con serenità.<br />

Nel caso ancora che la donna non<br />

voglia tenere il bambino, si potrà proporre<br />

di portare, comunque, a termine<br />

la gravidanza, partorendo in una struttura<br />

ospedaliera in “anonimato”, come<br />

previsto dalla legge vigente, cioè non<br />

riconoscendo il neonato, che verrà quindi<br />

dato in adozione.<br />

In caso che la motivazione dell’aborto<br />

sia una malformazione grave del feto, si<br />

potrà accompagnare e sostenere la<br />

coppia fino alla nascita del neonato e,<br />

nel caso in cui i genitori non siano pronti<br />

ad accoglierlo, potranno aderire al<br />

progetto F.A.N.HA (Famiglie accoglienti<br />

nascituri handicappati), che fa capo al<br />

Centro di Aiuto alla Vita di Messina e<br />

che consiste nell’adozione del neonato<br />

malformato da parte di famiglie disponibili.<br />

Qualunque sia la motivazione dell’aborto,<br />

sempre e comunque “scelta di<br />

morte”, i volontari del Centro di Aiuto<br />

alla Vita, nel più completo rispetto della<br />

donna e della sua decisione, pongono<br />

l’accento sul fatto che nel grembo della<br />

donna c’è un essere umano, un progetto<br />

di vita, un figlio e affermano che delle<br />

tante mamme che hanno detto “si alla<br />

vita” nessuna di esse si è mai pentita.<br />

I volontari del Centro restano a disposizione<br />

e sono rintracciabili ai seguenti<br />

numeri telefonici: 3349666174; 0932<br />

622644 (solo di pomeriggio).<br />

Centro di Aiuto alla Vita<br />

<strong>Ragusa</strong><br />

24<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


LA FINESTRA DI FRONTE<br />

IBLEA<br />

Auguri, Piccolo Principe<br />

Associazione “Piccolo Principe”<br />

L’ O.N.L.U.S. nasce nel Dicembre<br />

2003 su iniziativa di un gruppo di professionisti<br />

e di volontari con l’obiettivo<br />

primario di sostenere lo sviluppo<br />

e la crescita di bambini diversamente<br />

abili. L’associazione opera<br />

nel settore della disabilità infantile e<br />

promuove il principio di Riabilitazione<br />

Sociale, inteso quale complesso<br />

di interventi orientati a contrastare<br />

gli esiti del deficit e a sostenere<br />

il raggiungimento di livelli massimi di<br />

autonomia fisica, psichica e sociale.<br />

Esperienze concrete hanno dimostrato<br />

che un intervento precoce e<br />

mirato permette un efficace recupero<br />

funzionale delle abilità e potenzialità<br />

di ciascun bambino disabile, rispetto<br />

ad un intervento tardivo; è noto, infatti,<br />

che agendo su inabilità non ancora<br />

stabilizzate si può ottenere un<br />

recupero a volte totale delle stesse.<br />

L’Associazione vuole essere altresì<br />

un supporto ed un sostegno al lavoro<br />

quotidiano e silenzioso dei genitori,<br />

affiancandoli nel difficile compito di<br />

essere partner del programma di abilitazione<br />

del proprio figlio.<br />

Il centro è rivolto a minori indicativamente<br />

fino a 18 anni affetti da varie<br />

forme di disabilità neuropsichica e<br />

neuromotoria o da altre patologie<br />

neuropsichiatriche dell’età evolutiva.<br />

L’Associazione Piccolo Principe si<br />

avvale di una equipe multidisciplinare<br />

composta da:<br />

Coordinatore di struttura, Psicologo,<br />

Sociologo, Assistente sociale,<br />

Educatori professionali, Animatore<br />

Socio-Culturale, Operatore Socio-<br />

Assistenziale.<br />

Il centro Piccolo Principe da sempre<br />

ha puntato molto sulla formazione<br />

e riqualificazione professionale<br />

degli operatori inseriti nella struttura.<br />

Negli anni ha proposto e realizzato<br />

diversi corsi di formazione professionale,<br />

avvalendosi della consulenza di<br />

Qualunque bambino ha diritto a un sorriso<br />

rinomati specialisti esterni.<br />

Sabato 19 <strong>Aprile</strong> si è concluso la<br />

terza sessione del Corso di<br />

Formazione “LA TERAPIA NEI DIS-<br />

TURBI DELLO SPETTRO AUTISTI-<br />

CO: L’INTERVENTO PSICO-EDU-<br />

CATIVO” promosso e organizzato<br />

dall’Associazione “Piccolo Principe”.<br />

Il corso, articolato in 4 sessioni formative,<br />

si prefigge di favorire l’apprendimento<br />

di strumenti efficaci<br />

all’interazione con bambini con<br />

menomazioni nella reciprocità sociale,<br />

quali bambini autistici o altri disturbi<br />

pervasivi dello sviluppo. Rivolto<br />

a Psicologi, Neuropsichiatri infantili,<br />

terapisti della riabilitazione, logopedisti,<br />

psicomotricisti, Insegnanti di<br />

sostegno ed Educatori professionali,<br />

il corso ha contato la partecipazione<br />

di n. 82 iscritti, motivati al confronto e<br />

alla individuazione di strategie comuni<br />

di intervento educativo e riabilitativo<br />

in bambini con difficoltà. I docenti<br />

del corso, la Dott.ssa Cesarina<br />

Xaiz, Psicomotricista e terapista<br />

della famiglia di scuola sistemica e la<br />

Dott.ssa Ljanka Dal Col, Psicologo<br />

e Dottore di ricerca in psicologia dell’educazione<br />

e delle disabilità, nelle<br />

IBLEA<br />

IBLEA<br />

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ore pomeridiane del 16/17/18 <strong>Aprile</strong>,<br />

hanno effettuato, insieme all’equipe<br />

del centro, la valutazione diagnostica<br />

e psico-educativa dei bambini, elaborando<br />

per ciascuno di essi un piano<br />

di lavoro individualizzato e progettato<br />

insieme agli operatori training educativi<br />

individuali per ogni bambino inserito<br />

in struttura. E’ prevista entro il<br />

mese di Luglio, l’inaugurazione della<br />

seconda sede del Piccolo Principe a<br />

Donnalucata, voluta da un gruppo di<br />

genitori di bambini con difficoltà che<br />

hanno conosciuto ed apprezzato l’operato<br />

del Piccolo Principe e chiesto<br />

alla struttura di <strong>Ragusa</strong> di aiutarli a<br />

creare in loco un centro di recupero<br />

per i loro bambini.<br />

E’ possibile sostenere il Piccolo<br />

Principe, senza alcun costo, destinando<br />

il 5X1000 della propria<br />

dichiarazione dei redditi (C.F.:<br />

92024810886) o mediante donazione<br />

intestata a Banca di Palermo<br />

Cod. Iban:<br />

IT64Q0304917000052844353750<br />

Via Stesicoro n. 23<br />

tel.0932-686751 - 393-9341027<br />

Sito internet:<br />

piccoloprincipeonlus@hotmail.it<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 25


IBLEA<br />

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SENZA FRONTIERE<br />

Quando a bruciare non è<br />

una torcia ma un essere umano<br />

Con la pubblicazione di questo articolo vorremmo non dimenticare quello che è<br />

accaduto qualche mese fa per mano di alcuni giovani che per “ammazzare il<br />

tempo” hanno dato fuoco ad un barbone.<br />

Compito di noi adulti e di tutta la società civile è quello di testimoniare soprattutto<br />

ai giovani che alcuni valori, come il rispetto dell’altro, la solidarietà, il confronto<br />

con chi è diverso da noi, la compassione che dovrebbe impregnare i nostri rapporti,<br />

non sono valori barattabili.<br />

L’articolo che proponiamo possa far sorgere in noi una sana inquietudine<br />

g.l.<br />

Se mai qualcuno abbia svolto servizio di volontariato<br />

in un dormitorio, saprebbe come la figura del<br />

barbone sia distante da quella raccontata in certa letteratura<br />

romantica, che lo vorrebbe felice e contento<br />

del proprio abbrutimento psico-fisico.<br />

Il clochard, il barbone, adagiato sul cartone o sulla<br />

panchina è soltanto un uomo solo, impreparato alle<br />

nuove sfide, oppresso dalle proprie lentezze e stanchezze,<br />

fragile e ultimo davvero, per questo dovrebbe<br />

suscitare il rispetto dovuto.<br />

In quattro si sono adoperati per estinguere il barbone<br />

di turno, per arrostirlo e spedirlo all’altro mondo, in<br />

quattro per uccidere un uomo inerme e inoffensivo,<br />

ma colpevole di essere una persona abbandonata.<br />

Hanno cosparso di benzina una persona adagiata<br />

su una panchina, hanno tentato di farne un falò, non<br />

per fanatismo religioso, né per fanatismo congenito,<br />

lo hanno preso di mira perché tanto è una “cosa”<br />

senza valore, anzi un fastidio da scacciare via, in fin<br />

dei conti è uno di quelli non bello da vedere, da sloggiare<br />

in fretta dai parchi, dalle vicinanze dei cassonetti,<br />

dalle chiese, perché no, anche dalle città illuminate.<br />

Quattro “bravi” ragazzi, ciascuno con il suo bel pedigree,<br />

fornito dalla scuola, dal datore di lavoro, dalla<br />

famiglia, ognuno con in tasca un pezzo di futuro già<br />

bello e confezionato.<br />

Quando si è dei mentecatti, in quattro il coraggio lo<br />

si trova nella fisicità di un sorriso,di una smorfia,la<br />

sfrontatezza dell’intesa è sottotraccia al tubo di birra,<br />

di una canna,di uno sniffing, sopra il palcoscenico<br />

dove inizia la recita, al nastro di partenza, per la finale<br />

assoluta, per uscire finalmente dalla maledetta<br />

anonimia, dalle stramaledettamente uguali serate al<br />

bar a fare niente, se non a costruire percorsi di guerra<br />

mentali, tanto per non restare schiacciati dalla propria<br />

insignificanza.<br />

In quattro a pensare di annientare chi sta dietro, per<br />

la paura di essere conciati peggio. Forse accade per<br />

assenza di un tempo e di un impegno che riesca a<br />

sdoganare l’emozione di una relazione importante, di<br />

un incontro da ricercare per non essere costretti alla<br />

resa di fronte al niente di una coscienza infantilizzata.<br />

Il barbone brucia, l’adrenalina sale fino a stracciare<br />

gli analfabetismi affettivi, le contaminazioni subliminali,<br />

il reality non è solamente di casa in tv, nei tiggì,<br />

nelle pagine patinate, è qui e ora, e noi finalmente<br />

siamo i protagonisti, chi se ne frega se attraverso le<br />

sofferenze di un poveraccio.<br />

Emergenza educativa In questa constatazione c’è<br />

tutta l’impresentabilità del mondo adulto, da quello<br />

genitoriale a quello professorale, impegnato a fare<br />

cassa piuttosto che fatica preventiva, per inchiodare<br />

alle proprie responsabilità chi pensa che esistono persone<br />

diverse e quindi di minore importanza, di così<br />

basso profilo da risultare insopportabili.<br />

Questi quattro “bravi” ragazzi ci fanno comprendere<br />

che questa mimetizzazione di normalità malata crea<br />

inquietudine, attese,desideri che divengono indicibili,<br />

fino a relegare in un angolo una parte di umanità,<br />

quella più giovane, inconsapevole di erigere rifiuto e<br />

distanza nella comprensione degli altri, soprattutto di<br />

quelli meno fortunati.<br />

Vincenzo Andraous<br />

(Tratto dalla rivista “Qualevita” Febbraio <strong>2009</strong>)<br />

26<br />

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N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>


OMNIBUS<br />

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A*S*T*E*R*I*S*C*H*I<br />

" Lasciate tranquilli quelli che nascono<br />

Lasciate spazio perché possano vivere.<br />

Non preparate già tutto pensato.<br />

Non leggete a tutti gli stessi libri<br />

Lasciate che siano loro a scoprire l’alba<br />

E dare un nome ai loro baci.<br />

Pablo Neruda<br />

" Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne, dei mari, dei<br />

fiumi, delle stelle; e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi.<br />

Sant’Agostino<br />

" Dobbiamo imparare a valutare gli uomini più per quello che<br />

soffrono che per quello che fanno o non fanno. L’unico rapporto<br />

fruttuoso con gli uomini, e specialmente con i deboli, è<br />

l’amore, cioè la volontà di mantenere la comunione con loro.<br />

Dietrich Bonhoeffer<br />

Giovanni Gambina si ripete<br />

stata una piacevolissima sorpresa<br />

ritrovare negli scaffali<br />

E’<br />

delle librerie, dopo la precedente<br />

prova di scrittore con il suo “A lenti<br />

passi”, un nuovo libro di Giovanni<br />

Gambina, decano dei commercianti<br />

di <strong>Ragusa</strong> che nel gusto della rievocazione<br />

- tra il sentimentale e il<br />

nostalgico - delle tradizioni, dei luoghi,<br />

dei personaggi, delle storie, degli<br />

aneddoti di una città che si faceva<br />

capoluogo di provincia e che sostituiva<br />

la dimensione popolare del paese<br />

con la forza imponente di un progresso<br />

esaltante, ma mantenendo intatta<br />

la propria dignità culturale fatta<br />

anche della rispettosa cultura delle<br />

relazioni umane.<br />

“Le briciole della memoria” questo il<br />

titolo del nuovo libro di Gambina che<br />

ha avuto una presentazione affollata<br />

e godibilissima all’Auditorium<br />

Giambattista Cartia della Camera di<br />

Commercio di <strong>Ragusa</strong> e che ha confermato<br />

come ci sia un grande bisogno,<br />

per trasferire alle generazioni<br />

che verranno la storia del nostro passato<br />

recente, di affabulatori sensibili<br />

disposti a raccontare in punta di<br />

penna, con semplicità e immediatezza,<br />

la loro storia che è anche la storia<br />

di una comunità.<br />

C.A.<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 27


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RUBRICA SANITARIA<br />

Ancora a proposito di anemia<br />

Completiamo la pubblicazione dell’articolo del nostro collaboratore dott. Giovanni Ottaviano,<br />

dedicato al tema della anemia, esaminata in tutti i suoi aspetti. La prima parte dell’articolo è stata<br />

pubblicata dal nostro giornale nella “Rubrica Saniratia” del numero di Dicembre 2008.<br />

Caratteristica comune a tutti i<br />

tipi di anemia è la sintomatologia.<br />

Il carattere esteriore è il pallore<br />

della pelle e delle mucose<br />

visibili (congiuntiva e parte interna<br />

delle labbra), ma molte volte<br />

questo dato può sfuggire od<br />

essere mascherato da diverse<br />

circostanze, come l’uso di<br />

cosmetici, l’abbronzatura, le<br />

congestioni saltuarie.<br />

La milza, organo deputato a<br />

ripulire il torrente circolatorio da<br />

tutte le scorie derivate dal disfacimento<br />

delle cellule ematiche, è<br />

più o meno ingrossata nelle<br />

varie forme di anemia, ed, in<br />

taluni casi, è addirittura necessario<br />

asportarla chirurgicamente<br />

(splenectomia), per poterne<br />

bloccare l’eccessiva opera<br />

demolitrice nei confronti delle<br />

cellule sanguigne.<br />

L’ANEMIA SI DIVIDE IN:<br />

I) Anemie da diminuita produzione<br />

di globuli rossi;<br />

II) Anemie da aumentata<br />

distruzione<br />

III) Anemie dovute a perdita.<br />

Soggettivamente l’anemico<br />

accusa astenia (continua stanchezza),<br />

senso di “venir meno”,<br />

facile dispnea (mancanza d’aria<br />

con difficoltà respiratorie), tachicardia,<br />

pronta sudorazione, vertigini<br />

specialmente nei rapidi<br />

cambiamenti di posizione. Si<br />

possono avere in casi più severi<br />

soffi cardiaci, glossite (arrossamento<br />

della lingua a carattere<br />

infiammatorio), diminuzione<br />

Un tappeto di globuli rossi visti al microscopio<br />

delle capacità sensoriali propriocettive<br />

(percezioni nella propria<br />

persona di diversi tipi di stimoli<br />

tattici, dolorifici, termici).<br />

AI di fuori di suggestioni di<br />

carattere personale, di falsi convincimenti,<br />

di pseudoeducazione<br />

familiare e sanitaria, di poco più<br />

che folkloristiche credenze<br />

popolari e di anacronistici empirismi,<br />

è fin troppo ovvio che la<br />

diagnosi di anemia compete<br />

esclusivamente alla figura del<br />

medico che attentamente:<br />

a) raccoglierà I’anamnesi (storia<br />

clinico-sanitaria dell’individuo)<br />

informandosi sul familiari e<br />

parenti per il riconoscimento di<br />

anemie ereditarie, su malattie<br />

pregresse, su abitudini alimentari<br />

- il consumo di alcoolici e l’assunzione<br />

di alcuni farmaci che<br />

provocano carenza di vitamina<br />

B12 e di acido folico -, sul tipo di<br />

lavoro svolto specie in relazione<br />

ad ambienti “a rischio”;<br />

b) valuterà gli indispensabili<br />

dati di laboratorio (numero e<br />

morfologia dei globuli rossi, livello<br />

di emoglobina, indici eritrocitari,<br />

dosaggio del ferro, elettroforesi<br />

dell’emoglobina e biopsia del<br />

midollo osseo che in seguito<br />

esamineremo analiticamente);<br />

c) effettuerà l’esame clinico<br />

generale e locale dei vari organi<br />

ed apparati ed, ove il caso lo<br />

richieda, ricorrerà ad accertamenti<br />

strumentali. Oggigiorno la<br />

cosiddetta “diagnostica per<br />

immagini” (Tomografia Assiale<br />

Computerizzata, Risonanza<br />

Magnetica Nucleare, Ecografia,<br />

Osteodensitometria, ecc.) è un<br />

continuo crescendo di sofisticazione<br />

tecnologica, per cui l’iter<br />

per arrivare alla diagnosi può<br />

essere notevolmente facilitato.<br />

È chiaro che, a parte il doveroso<br />

rispetto di precise normative<br />

e di specifiche leggi in materia,<br />

nessun medico sottrarrà, seppure<br />

a fin di bene, del sangue ad<br />

un VERO anemico.<br />

Giovanni Ottaviano<br />

28<br />

Anno XXV<br />

N. 1 - <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong>

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