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Rocco Coronato, Consigli sulla tesina e norme redazionali

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<strong>Rocco</strong> <strong>Coronato</strong><br />

<strong>Consigli</strong> <strong>sulla</strong> <strong>tesina</strong> e <strong>norme</strong> <strong>redazionali</strong><br />

1. LA SCELTA DELL’ARGOMENTO<br />

Una buona <strong>tesina</strong> comincia prima che andiate dal docente a<br />

chiederla. Chiedere al docente di assegnare una qualsiasi <strong>tesina</strong>, senza<br />

alcuna vostra indicazione, fa una impressione iniziale non esattamente<br />

positiva. Può anche essere sufficiente sapere ciò che non volete fare. Il<br />

lavoro per la <strong>tesina</strong> sarà un vostro contributo originale e un lavoro ci<br />

auguriamo appassionante: è bene che vi impegniate a fare qualcosa che vi<br />

piace. Come avrebbe detto Catalano (Quelli della Notte, 1985), è meglio<br />

studiare qualcosa che ci piace e si trova piuttosto che qualcosa che<br />

detestiamo ed è difficile da trovare.<br />

Prima di contattare il docente, individuate il genere e il periodo che,<br />

stando ai corsi che avete seguito o alle vostre letture personali, ritenete più<br />

vicini ai vostri interessi. Non occorre avere già in mente il titolo esatto:<br />

basta la vostra reale disponibilità a studiare qualcosa che vi piace. <strong>Consigli</strong>o<br />

anche di scegliere un argomento o un autore di cui avete già letto qualcosa.<br />

Anche se non dovete certo aspettare di avere finito tutti gli esami<br />

(tutt’altro), è importante contattare il docente quando realmente pensate di<br />

potere cominciare a lavorare alla tesi. Una volta iniziato, il lavoro di lettura<br />

e scrittura deve procedere regolarmente e con una scadenza di massima ben<br />

delineata. Ne va del vostro tempo, soprattutto.<br />

2. LA SCELTA DEL DOCENTE<br />

Dopo questo primo autoesame, contattate il docente che ritenete più<br />

vicino al vostro argomento di <strong>tesina</strong>. E’ buona regola rispettare gli ambiti di<br />

studio del docente, proprio come, dall’altra parte, si cerca di rispettare il piiù<br />

possibile le motivazioni dello studente. Tenete presente anche gli interessi<br />

del docente, insomma, più che altre motivazioni estemporanee e magari<br />

legate a un corso passato, o a una lezione o conferenza che vi è piaciuta.<br />

Maggiore la convergenza fra i vostri interessi e l’esperienza di ricerca del<br />

docente, maggiore sarà la collaborazione e l’assistenza che potrà fornirvi.<br />

Ecco i miei interessi di ricerca, in ordine di tempo ma non di priorità:<br />

Teatro elisabettiano e giacomiano (1576-1642);<br />

rappresentazioni contemporanee di Shakespeare nel cinema,<br />

nell’arte, nella musica;<br />

satira e narrativa settecentesca;<br />

musica pop-rock, soprattutto anni ’80-’90, e rapporto con la<br />

letteratura;<br />

narrativa contemporanea inglese.


3. IL LAVORO PREPARATORIO<br />

3.1 Crearsi una bibliografia<br />

Trovato l’argomento della <strong>tesina</strong>, il secondo problema che<br />

s’incontra, nonché quello lamentato più di frequente dagli studenti, è la<br />

bibliografia. Solitamente il docente fornisce solo qualche riferimento<br />

bibliografico iniziale. E lo fa non solo perché (di solito) lui/lei si è già<br />

laureato/a e quindi non vuole ripetere il lavoro. Nella valutazione<br />

complessiva della <strong>tesina</strong> rientra anche l’intelligenza con cui lo studente, al<br />

termine di tre anni di studio, riesce a costruirsi la propria bibliografia. Dal<br />

modo in cui saprete scegliervi le vostre letture dipenderà anche il valore<br />

della <strong>tesina</strong>.<br />

Chiaramente il vostro docente saprà consigliarvi lungo il percorso,<br />

evitandovi perdite di tempo o suggerendovi letture più mirate. Ma è<br />

importante capire che il lavoro preparatorio non consiste nel creare una lista<br />

di titoli possibili e poi andare a ricevimento per farsi dire quelli che bisogna<br />

leggere. Dovete chiedere un parere sulle vostre impressioni di lettura, non<br />

uno sconto sull’elenco degli oggetti da sfrondare. Difendete in pieno, anche<br />

da voi stessi, l’opportunità che vi si offre di produrre una riflessione<br />

autonoma di una certa lunghezza e di stile scholarly.<br />

3.2 Che cosa cercare<br />

O, per citare la domanda più ricorrente, come devo cercare Dipende<br />

in larga parte dall’argomento della vostra <strong>tesina</strong>. Ma esiste sicuramente una<br />

considerazione più generale, che studiate Shakespeare o il contemporaneo<br />

che ha pubblicato un solo verso nella sua vita, ed è l’ERRARE.<br />

3.2.1. ERRARE<br />

(Esigenza di Restringere la Ricerca Altrimenti Rischiamo l’Esaurimento)<br />

Soprattutto se fate ricerca su un classico, ad esempio Shakespeare,<br />

non ha molto senso digitare semplicemente “William Shakespeare” e vedere<br />

cosa succede o, peggio ancora, andare a leggersi i titoli delle 15641616<br />

pubblicazioni che saltano fuori. Bisogna incrociare il nome del vostro<br />

autore con qualche altro dato che restringa la scelta. Ad esempio, digitare<br />

“William Shakespeare AND Italy” potrà già restringere le pubblicazioni agli<br />

scritti pubblicati in Italia su Shakespeare, ai rapporti fra Shakespeare e<br />

l’Italia rinascimentale, e così via. Cominciamo a ragionare. Meglio ancora<br />

arrivare a un dato tipo “Shakespeare AND Italy AND 20th Century<br />

Interpretations”. Si tratta dello stesso metodo (o linguaggio booleano) usato<br />

per i motori di ricerca Internet. Una piccola regola pratica (nonché di igiene<br />

oculistica) è che se i risultati della vostra ricerca superano i cento titoli,<br />

probabilmente è segno che dovete ancora affinarla.


3.2.2 Eccezione all’ERRARE<br />

Una possibile eccezione a questa esigenza generale si ha quando<br />

avete a che fare o con autori (ingiustamente considerati) ‘minori’, o con<br />

autori contemporanei, o tutt’e due le cose insieme. In questi casi, potete<br />

anche provare semplicemente a digitare il nome dell’autore e vedere cosa<br />

succede.<br />

3.3 Dove cercare<br />

3.3.1. La ricerca per soggetto,<br />

o la Catena di S. Antonio Ben Temperata<br />

Come si arriva all’etichetta giusta, quando cerchiamo all’interno di<br />

un soggetto Se le categorie che trovate nei libri (almeno quelli di lingua<br />

inglese, sul risvolto del frontespizio) sono universali, lo stesso non si può<br />

dire per i raggruppamenti arbitrari creati da ogni biblioteca. In generale,<br />

soprattutto nelle prime fasi di una bibliografia, consiglio di applicare una<br />

buona versione della Catena di S. Antonio: cercate di ottenere altri titoli dai<br />

primi libri o articoli che trovate utili. Quando trovate un buon libro o un<br />

articolo, andate a controllare la bibliografia. Un buon articolo o libro,<br />

proprio come la vostra <strong>tesina</strong>, è anche il frutto di buone letture, e può<br />

rivelarsi la chiave di partenza per la vostra ricerca bibliografica. Mettiamo<br />

che stiate facendo una <strong>tesina</strong> sulle citazioni colte nella musica pop inglese.<br />

Durante il vostro lavoro vi imbattete in questo libro, che pure non è a prima<br />

vista direttamente pertinente:<br />

R. <strong>Coronato</strong>, Shakespearean Echoes in ‘Nevermind’. Seattle: The Buckstars Press, 2003.<br />

Il catalogo della biblioteca riporta, sotto la scheda bibliografica, queste<br />

indicazioni:<br />

1) Cobain, Kurt Donald (1967-1994). Life.<br />

2) Shakespeare, William (1564-1616). Intepretations.<br />

3) Shakespeare William (1564-1616). Allusions in popular culture.<br />

La categoria 1 vi porterà solo a altre (e poche) pubblicazioni su Cobain,<br />

magari non direttamente pertinenti alla vostra <strong>tesina</strong>. La categoria 2<br />

riporterebbe invece ai 15641616 titoli succitati. Cliccare invece <strong>sulla</strong><br />

categoria 3 del soggetto potrebbe indirizzarvi verso altri titoli interessanti.<br />

3.3.2 Strumenti elettronici<br />

Con queste avvertenze in mente, potete fare delle buone ricerche sui<br />

cataloghi bibliografici in rete. Cominciate ovviamente dal catalogo della<br />

Facoltà di Lettere e delle Biblioteche senesi. Ma è anche utile dare<br />

un’occhiata ad altri database. Probabilmente vi daranno molti (troppi)<br />

risultati). Anche questo fa parte del gioco: la vostra originalità deriva anche<br />

dalla vostra abilità nello scremare le informazioni in eccesso.


Ecco i cataloghi bibliografici più utili a mio giudizio:<br />

1) The British Library (www.bl.uk)<br />

http://catalogue.bl.uk/F/func=file&file_name=login-bl-list (l’indirizzo potrebbe però cambiare nel<br />

tempo; riferitevi sempre all’address generale)<br />

Un patrimonio bibliografico sconfinato, fondamentale soprattutto per chi lavora sulle opere originali<br />

di Cinque e Seicento. Di recente hanno convogliato tutti i vari cataloghi in uno solo, l’Integrated<br />

Catalogue. Si può fare solo una domanda, e i risultati troveranno quelle parole sia che si trovino nel<br />

titolo, nel soggetto, nel nome dell’autore o dell’editore, e così via. Soprattutto in questo caso, tenete<br />

presenza l’ERRARE.<br />

2) Senate House Library, University of London<br />

http://www.ull.ac.uk/<br />

Molto agile e intuitivo nella ricerca, soprattutto quella per soggetto. Altri cataloghi che potrebbero<br />

tornare utili sono quelli della School of Advanced Study, sempre dell’Università di Londra<br />

(http://lib.sas.ac.uk/). Questo catalogo comprende anche le pubblicazioni presenti nel Warburg<br />

Institute (http://www.sas.ac.uk/warburg/).<br />

3) Holllis Catalog, Harvard University<br />

http://lms01.harvard.edu/Ffunc=file&file_name=find-b&local_base=pub<br />

La perfezione.<br />

Sempre con questa cautela in mente, potete anche rivolgervi ad altri<br />

strumenti elettronici, i database. Fra quelli che potete trovare anche nei<br />

terminali della Biblioteca di Lettere, consiglio sicuramente la bibliografia<br />

MLA. Funziona molto bene per le pubblicazioni critiche in lingua inglese,<br />

soprattutto gli articoli; per pubblicazioni in altre lingue, italiano incluso,<br />

temo non sia altrettanto esaustiva. La Biblioteca della Facoltà di Lettere<br />

dispone inoltre di un ottimo repertorio di risorse elettroniche onlineperiodici<br />

online (http://www.asb.unisi.it/asb/ita/res.phpmenu=res). Particolarmente<br />

utile è LION LITERATURE; se compare il simbolo della pagina aperta, o<br />

meglio ancora della macchina fotografica, avete fatto tombola: vuol dire che<br />

il testo è direttamente consultabile online. Per le riviste, ottimo è JSTOR,<br />

dove trovate molte riviste letterarie internazionali, direttamente consultabili<br />

online. Dovete collegarvi all’indirizzo (http://www.jstor.org) da un<br />

computer collegato alla rete d’ateneo. Potete anche stampare gli articoli.<br />

E poi esiste, ovviamente, Internet. Per la ricerca bibliografica potete<br />

provare Google o qualsiasi altro motore di ricerca con cui abbiate<br />

familiarità: come certamente saprete, una buona ricerca si può fare o<br />

digitando un numero congruo di termini uniti da AND, in modo da<br />

restringere il campo ai documenti dove compaiono tutti insieme quei termini<br />

(es., Shakespeare AND Hamlet AND Greenblatt AND Purgatory, se volete<br />

leggere qualcosa sul libro di Greenblatt sul purgatorio in Hamlet) oppure, se<br />

il termine è già sufficientemente delineato, semplicemente mettendolo<br />

all’interno di virgolette (“Hamlet in Purgatory”). E’ noto che su Internet si<br />

trova tutto e niente. Potete imbattervi in un’ottima bibliografia critica sulle<br />

rappresentazioni novecentesche di Amleto nella cinematografia bolognese,<br />

così come nel sito che rivela che le opere di Shakespeare sono state scritte in<br />

realtà dalla moglie o dal suocero. E’ molto più probabile che farete incontri


avvicinati del secondo tipo. In generale, diffidate di siti che non fanno<br />

riferimento a università, riviste, case editrici, enti di ricerca o studiosi<br />

chiaramente localizzabili. Comunque vale sempre la pena trovare. Se<br />

cercate un articolo sul vostro autore, magari avrete la fortuna di trovarlo in<br />

rete digitando esattamente il titolo (vedi però Citazioni da Internet).<br />

Una recentissima (novembre 2004) e quanto mai utile innovazione di<br />

Google è Scholar Google (http://www.scholar.google.com). Potete trovare<br />

abstracts, riferimenti bibliografici, e se vi va bene, addirittura i testi degli<br />

articoli, che potrete quindi citare nella vostra tesi. Qui potete stare sicuri:<br />

compaiono solo riviste serie, elettroniche o cartacee.<br />

4. TROVARE I TESTI<br />

4.1 Italia<br />

Fatta la bibliografia, perlomeno quella di partenza, restano da trovare i libri<br />

e gli articoli desiderati che non siete riusciti a localizzare in loco.<br />

La Biblioteca di Lettere potrà aiutarvi anche a ordinare libri col prestito<br />

interbibliotecario o fotocopie di articoli.<br />

Per restare nell’ambito toscano e italiano, potete provare anche con questi<br />

cataloghi:<br />

Cataloghi di altre biblioteche italiane<br />

http://wwwbiblio.polito.it/it/documentazione/biblioit.html<br />

Per trovare un LIBRO si può provare con l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico. E’ ancora in aggiornamento; se<br />

non trovate un testo, non vuol dire necessariamente che non si trovi magari in una biblioteca a voi vicina.<br />

http://opac.sbn.it/cgi-bin/IccuForm.plform=WebFrame<br />

Per trovare le biblioteche che possiedono un PERIODICO:<br />

http://acnp.cib.unibo.it/cgi-ser/start/it/cnr/fp.htmlm040=ACNP&m040=TEMP&action=find<br />

4.2. UK<br />

Pur consapevole degli esborsi morali ed economici che anche un’ora di vita<br />

normale oltre Manica comporta, invito sempre a riflettere sul fatto che in<br />

sette giorni riuscite a mettere insieme i dati e le pubblicazioni che altrimenti<br />

vi richiederebbero settimane di tempo: anche questo è un buon risparmio.<br />

Poi è sempre un buon segno, e rincuora, vedere un italiano/a che va in<br />

Inghilterra a fare ricerca senza particolari paure o remore. Ecco qualche<br />

breve nota sulle biblioteche londinesi più note.<br />

The British Library<br />

Forse, orgoglio inglese a parte, è vero che nella sua complessità rappresenta the world’s knowledge. Bisogna però<br />

imparare a usarla. I tempi di consegna dei libri ordinati si sono ultimamente ridotti a circa un’ora; non tutti gli<br />

ordini però vanno subito a buon fine (i libri non sono fisicamente collocati tutti nell’edificio). Se avete poco tempo<br />

a disposizione, e soprattutto non avete un’idea chiara di cosa cercare, conviene provare prima alla Senate House<br />

Library e riservare la British Library solo per i titoli che non siete riusciti a trovare altrove. Attenzione alle<br />

fotocopie: limitatevi a pochissime pagine, a meno che non abbiate un lavoro remunerativo presso una banca<br />

inglese.


Senate House Library, University of London<br />

Tenete presente questa biblioteca, egregiamente fornita soprattutto nel settore della letteratura inglese, per due<br />

ottimi motivi:<br />

- i libri sono in larga parte open-shelf; quindi in un solo colpo d’occhio potete controllare di persona tutti<br />

o quasi i libri sul vostro autore o periodo, prendervi quelli che vi interessano e magari fotocopiarli in<br />

parte senza dovere chiedere un mutuo;<br />

- particolarmente fornita e facile da consultare è la sezione dei Periodicals, di solito i più rognosi da<br />

trovare nelle altre biblioteche.<br />

Per entrare bisogna pagare un’iscrizione (attualmente, 25 sterline alla settimana o 5 al giorno), no matter what.<br />

Per chi non deve svolgere un lavoro specialistico sulle edizioni originali, questa mi sembra la biblioteca più pratica<br />

da usare.<br />

The Warburg Institute<br />

Particolarmente consigliato per chi fa tesine di argomento rinascimentale ed è preparato psicologicamente a vedere<br />

gli eredi degli eruditi monaci medioevali aggirarsi a ogni ora del giorno e della notte tra gli scaffali. Evitare<br />

accuratamente la mensa (ma ciò vale per tutta Londra).<br />

Un lavoro altrettanto proficuo può essere svolto in qualsiasi buona<br />

biblioteca universitaria inglese. Particolarmente user-friendly è quella di<br />

Cambridge (http://www.lib.cam.ac.uk/). Fondamentale è anche la Bodleian<br />

di Oxford (http://www.rsl.ox.ac.uk/).<br />

5. STILE, CITAZIONI E BIBLIOGRAFIE<br />

5.1 Aspetto del testo<br />

Usare un solo carattere (Times New Roman, Arial, Garamond), dimensione<br />

12. 2000 battute per pagina. Paragrafo giustificato, con rientro di 1 cm a<br />

sinistra per la prima riga.<br />

Non usare il grassetto (se non per i titoli dei capitoli).<br />

Limitare il corsivo solo ai titoli di opere, parole straniere o parole usate in<br />

un’accezione particolare dall’autore o comunque diversa dall’uso comune.<br />

In generale non ricorrete ad alcun segno di enfasi (sottolineato,<br />

MAIUSCOLO, etc.) all’interno del testo. Le virgolette (“ ”) vanno usate,<br />

oltre che per le citazioni, per indicare un uso inconsueto, autoriale, originale,<br />

mteaforico di una parola. Evitate anche i segni logico-matematici, quali<br />

frecce, segno di uguaglianza, equazioni, elenchi numerati, etc. Questi segni<br />

vanno riservati solo a schemi di trasmissioni tra testi, ordine delle edizioni,<br />

serie di date e schemi cronologici e filologici, legami tra testi e loro<br />

successive edizioni, etc.: in questo caso una figura, debitamente<br />

accompagnata da una precedente spiegazione, risulta più chiara del solo<br />

testo.<br />

Le (parentesi) vanno usate per indicare date di pubblicazione o per<br />

aggiungere informazioni non rilevanti, relative a quanto immediatamente<br />

precde, che preferite compaiano nel testo, e non in nota. In casi eccezionali,<br />

possono servire ad aggiungere una considerazione aggiuntiva rispetto al<br />

testo principale, ma non abusate di questo espediente: se la considerazione è<br />

importante, conviene metterla nel testo.


La forza di una frase non ha bisogno di enfasi esterna. E se non ce l’ha, non<br />

sarà un punto esclamativo a darla!<br />

Limitate al massimo anche l’uso del punto interrogativo. Non è forse vero<br />

che usata la prima volta, la domanda retorica può esser efficace, ma la<br />

seconda annoia, e la terza stanca Dite semplicemente quello che pensate,<br />

senza far finta di chiedere conferma al lettore.<br />

5.2 Citazione di un testo<br />

Quando adottate un sistema di citazione, mantenetelo costante per tutta la<br />

<strong>tesina</strong>. Ecco i miei consigli.<br />

I puntini di sospensione vanno messi solo nel caso che abbiate abbreviato<br />

nella citazione il testo riginale al suo interno, es.:<br />

Lo stesso Ian Brown ricorda così l’idea dietro la genesi di She’s A<br />

Waterfall: “In quel momento passò un ferry diretto verso l’Irlanda, la<br />

sirena fece un fischio […] ed ecco l’idea di associare quella<br />

partenza alla decisione di una ragazza che cambia vita”.<br />

Non mettete i puntini prima e/o dopo la citazione (è chiaro che prima e/o<br />

dopo quella porzione c’è altro testo).<br />

Se la citazione è breve, ovvero non supera le 3-4 righe, basta inserirla nel<br />

testo principale in mezzo alle virgolette, mantenendo lo stesso carattere e<br />

dimensione.<br />

Es.:<br />

Qui vale la pena citare il punto di vista di R. <strong>Coronato</strong> <strong>sulla</strong><br />

questione: “La scena grunge di Seattle era solo il punto di partenza<br />

per un’operazione che in realtà avrebbe portato Cobain a emulare e<br />

infine superare i riveriti mostri sacri degli Anni ‘70”. 1 Ma sarebbe<br />

stato un riconoscimento lungo e interminabile, e in larga parte<br />

postumo.<br />

Se invece la citazione supera questo limite, allora andate a capo,<br />

possibilmente impostate dei margini a sinistra e destra per isolare meglio la<br />

citazione, e usate lo stesso carattere ma con una dimensione leggermente<br />

inferiore (es., 10).<br />

Es.:<br />

E se dovessimo ancora avere difficoltà nel separare il mito Cobain<br />

dai suoi più reali successi artistici, al di là della fama, possiamo<br />

concludere con le parole finali della monografia di <strong>Coronato</strong>:


Cobain riuscì a dare melodia al caos, a urlare con intonazione dal profondo senza<br />

trasformarsi in un urlatore fintamente ribelle; parallelamente, il suo pop si fece caotico e<br />

distorto per raccontare storie di alienazione universalmente comprensibili. Dal punto di vista<br />

musicale, fu vera gloria, purtroppo celata dalla fama mondana. Kurt Cobain era un genio<br />

travestito da moda, non il contrario; un compositore preparato e accorto, nonché un poeta rock<br />

di maniacale cura; un artista vivo, piuttosto che un’icona morta-in definitiva, è stata l’unica<br />

voce nella nostra generazione che, senza diventare un cliché, ha acquistato il diritto irripetibile<br />

e onomatopeico di farci sentire che rumore fa il dolore, che suono ha l’angoscia. 1<br />

Se solo Cobain avesse potuto leggere questo.<br />

5.3 Come indicare i dati bibliografici<br />

5.3.1 Libri<br />

R. <strong>Coronato</strong>, I Went to London and All I Got Was Fish & Chips, Mate!<br />

(Liverpool-Everton: The Scowse Press, 1994), p. 89.<br />

5.3.2 Articoli su riviste<br />

R. <strong>Coronato</strong>, “On the Unconscious Principles of Compulsive Used-Cd’s<br />

Purchasing: A Rehab Perspective”, Journal of Experimental Consumerism<br />

28(2002), pp. 45-67.<br />

5.3.3 Capitoli di libri<br />

R. <strong>Coronato</strong>, “Why Shakespeare Really Isn’t That Much”, in Bardolatry<br />

and Its Discontents, a cura di A. Hathaway (Stratford-Under-Avon: The<br />

Redolent Yob Press, 1997), pp. 56-77.<br />

5.4 Note<br />

Potete riportare le note a pié di pagina (soluzione che preferisco) o alla fine della <strong>tesina</strong>. La<br />

prima volta che citate un testo, riportate completamente i dati bibliografici<br />

e il numero di pagina da cui proviene la citazione:<br />

1. R. <strong>Coronato</strong>, “The Stone Roses Rule! The Art of She Bangs the<br />

Drums”, The Lazy Spinsters’ Powwow One-Off Journal 2(1999), p.<br />

17.<br />

Se nella <strong>tesina</strong> citate un testo già indicato completamente in una nota<br />

precedente, è sufficiente riportare l’autore, una forma abbreviata del titolo e<br />

il numero di pagina:<br />

1. R. <strong>Coronato</strong>, “Stone Roses Rule!”, p. 42.<br />

Se non ci sono confusioni fra più testi di uno stesso autore, potete anche<br />

ricorrere a op. cit. seguito dal numero di pagina:<br />

1. R. <strong>Coronato</strong>, op. cit., p. 42.


Se citate la stessa opera riferita nella nota immediatamente precedente, e se<br />

quel testo era l’unico citato, senza possibili ambiguità, potete limitarvi a<br />

usare ibidem seguito dal numero di pagina:<br />

1. R. <strong>Coronato</strong>, “I Stake My Claim: The Smiths and Contemporary<br />

Poetry”, in The Chosen Rejects: Dumb Papers on Morrissey & Co.<br />

(Madchester: The Happy Mondays De-Press, 1999), p. 67.<br />

2. Ibidem, p. 78.<br />

5.5 Citazioni da Internet<br />

Se trovate un articolo già apparso in forma cartacea e riprodotto fedelmente<br />

su un sito web con indicazione delle pagine originali, o a maggior ragione<br />

state utilizzando un articolo tratto da una rivista esclusivamente elettronica,<br />

potete citarlo direttamente dal sito Web <strong>sulla</strong> vostra Bibliografia. In nessun<br />

altro caso è lecito (od elegante) citare opere critiche e tanto più letterarie<br />

rimandando a indirizzi web. I libri esistono ancora, e sono sempre preferibili<br />

a un miscuglio di www, http, ////, .com, etc. Una <strong>tesina</strong> che per il testo di<br />

Hamlet rimanda in bibliografia a un indirizzo web non arriverà alla<br />

discussione neanche se al ricevimento si presenta lo spettro di Shakespeare<br />

con aria accondiscendente.

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