Download dell'intero lavoro - Provincia di Torino
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emotivamente ed è altrettanto utile dare spazio a lavori <strong>di</strong> gruppo in cui gli allievi, guidati<br />
dall’insegnante, possano confrontarsi tra loro.<br />
Ma dopo aver trovato un modello <strong>di</strong> riferimento, quale metodologia <strong>di</strong>dattica mettere in atto Forte<br />
delle esperienze <strong>di</strong> tirocinio del biennio S.I.S. non ci sono stati dubbi: non esiste una metodologia<br />
perfetta e un insegnante non può mettere in atto solo ed esclusivamente un tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica. In ogni<br />
insegnante coesistono <strong>di</strong>verse metodologie (che in parte ne rispecchiano la personalità) e l’abilità<br />
sta proprio nell’adattare la metodologia <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> al contesto e alle caratteristiche della classe in cui<br />
si va ad operare.<br />
In relazione a questo aspetto, nello svolgimento del presente intervento <strong>di</strong>dattico, si è adoperata una<br />
metodologia, <strong>di</strong>fficilmente ascrivibile ad una determinata categoria, che raccoglie spunti<br />
principalmente da tre tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica:<br />
• Didattica per concetti<br />
• Didattica per problemi<br />
• Didattica per obiettivi<br />
Il tutto coor<strong>di</strong>nato dall’approccio costruttivista: i ragazzi devono costruire il loro sapere e non si può<br />
pensare <strong>di</strong> trasmettere conoscenza.<br />
Per fare un breve cenno sulle caratteristiche principali <strong>di</strong> questi tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica, si può cominciare<br />
con il mettere in evidenza che le tre metodologie in questione concentrano la loro attenzione su<br />
aspetti <strong>di</strong>versi: la <strong>di</strong>dattica per problemi dà rilievo soprattutto ai processi dell’appren<strong>di</strong>mento, la<br />
<strong>di</strong>dattica per obiettivi ai risultati, mentre la <strong>di</strong>dattica per concetti considera entrambi gli aspetti.<br />
Quello che mi prefiggevo, progettando il mio intervento <strong>di</strong>dattico, era <strong>di</strong> tenere in considerazione<br />
tutti questi aspetti, pertanto, nell’analisi del <strong>lavoro</strong> condotto si potranno identificare aspetti relativi a<br />
tutte e tre le metodologie <strong>di</strong>dattiche.<br />
L’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse metodologie <strong>di</strong>dattiche ha permesso <strong>di</strong> impostare il <strong>lavoro</strong> in modo più<br />
flessibile, adeguandolo <strong>di</strong> volta in volta alle necessità del momento. Pertanto, non si è esclusa a<br />
priori alcuna metodologia, ma si è cercato <strong>di</strong> utilizzare il bagaglio accumulato durante la frequenza<br />
S.I.S. e durante la breve esperienza <strong>di</strong> insegnamento per adattare l’intervento al contesto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />
Nel delineare un modello <strong>di</strong> riferimento, non si può fare a meno <strong>di</strong> considerare gli aspetti<br />
relazionali, che certamente non sono <strong>di</strong> secondaria importanza. Purtroppo, la scuola trascura la<br />
<strong>di</strong>mensione emotiva 3 che entra in gioco nel processo <strong>di</strong> insegnamento-appren<strong>di</strong>mento; come ha<br />
evidenziato Winnicott nell’ambito <strong>di</strong> un ampio <strong>di</strong>scorso sulla società in generale, la scuola spesso<br />
paga a caro prezzo, dal punto <strong>di</strong> vista dell’insuccesso e dell’inefficienza, la sua <strong>di</strong>sattenzione nei<br />
confronti dei fattori emotivo-affettivi. Ripensando ai vecchi programmi ministeriali, si rende conto<br />
<strong>di</strong> come la scuola, fino a poco tempo fa, considerasse separatamente la <strong>di</strong>mensione cognitiva da<br />
quella emotiva, dando spesso per scontata la buona situazione emotiva degli allievi.<br />
Gli insegnanti si trovano <strong>di</strong> fronte a vissuti <strong>di</strong> ansia, <strong>di</strong> aggressività e <strong>di</strong> insuccesso che riguardano<br />
non allievi con problemi <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap, ma studenti normodotati o ad<strong>di</strong>rittura dotati <strong>di</strong> una creatività<br />
fuori dal comune. Di fronte a ciò non esiste la “ricetta del buon insegnante” ma è già un passo<br />
avanti se il docente tiene conto del fatto che con il proprio atteggiamento nei confronti degli<br />
studenti può influenzare il modo in cui i ragazzi si rapporteranno alla <strong>di</strong>sciplina. Non è sufficiente,<br />
quin<strong>di</strong>, che un insegnante sia molto preparato, né tanto meno, che sia innamorato della propria<br />
materia, per stimolare gli allievi e far nascere in loro il desiderio <strong>di</strong> apprendere è necessario<br />
impostare un buon rapporto prima <strong>di</strong> tutto dal punto <strong>di</strong> vista umano e una relazione positiva tra<br />
menti che favorisca la crescita mentale e promuova la “pensabilità” 4 .<br />
In definitiva un insegnamento può <strong>di</strong>ventare interessante se impartito da un insegnante che abbia<br />
appreso il modo corretto <strong>di</strong> rapportarsi con gli studenti, instaurando una relazione <strong>di</strong> reciproco<br />
rispetto. Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni, è nata una consapevolezza: l’ ”arma” principale <strong>di</strong> ogni<br />
3 G. Blan<strong>di</strong>no, B. Granieri , Le risorse emotive nella scuola, 2004, Cortina, Milano<br />
4 A.R.Colasanti, Star bene a scuola: la promozione <strong>di</strong> comportamenti sociali positivi , in “Orientamenti pedagogici”,<br />
vol. n. 49, n.4 (292), luglio-agosto, 2002, pp. 595-610.<br />
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