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Appunti Storia della scuola e delle istituzioni educative 2008-09

Appunti Storia della scuola e delle istituzioni educative 2008-09

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<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

Premessa<br />

Gli appunti, come tali, sono semplici note concepite a scopo didattico, eventuali imprecisioni,<br />

mancanze, errori di battitura ecc. sono da imputare alla natura stessa dello strumento e del suo uso. Gli<br />

studenti possono utilizzare gli appunti che qui fornisco solo per la revisione <strong>delle</strong> loro note; questo<br />

materiale non esaurisce in nessun modo gli obblighi di studio dei testi d’esame secondo il programma<br />

che qui allego. Alcune parti del testo non sono state trascritte in forma di appunti per vari motivi, il che<br />

non significa che esse rivestano minore importanza.<br />

© Fabio Pruneri 1


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong><br />

Corso di laurea triennale interclasse Scienze dell'educazione e <strong>della</strong> formazione (L-19) e Filosofia (L-5)<br />

Docente: Fabio Pruneri<br />

Email: pruneri@uniss.it<br />

Telefono: 079/ 22 9656<br />

Ricevimento studenti, laureandi, tutorato: Giovedì dalle 17.00 e dopo le lezioni direttamente in aula. Su richiesta via mail è<br />

possibile concordare altri orari di ricevimento<br />

Crediti: 6 CFU<br />

Periodo di svolgimento: 2° sem<br />

Programma e modalità di svolgimento del corso<br />

Il corso è finalizzato ad approfondire la storia <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> tra XVIII e XX sec. Il corso sarà articolato<br />

in due parti:<br />

1. <strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> in Sardegna (15 ore).<br />

2. <strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> in Italia dall’Unità al secondo dopoguerra (15 ore).<br />

Tutti gli studenti prima di sostenere l’esame sono tenuti a scaricare il programma effettivamente svolto in aula nelle pagine web<br />

del sito di facoltà dedicare all’insegnamento. Le informazioni web sono le più aggiornate e attendibili perché gestite direttamente<br />

dal docente in tempo reale.<br />

Testi d'esame per gli studenti frequentanti (almeno 2/3 <strong>delle</strong> lezioni, come da firma su registro)<br />

1. F. PRUNERI, F. SANI (a cura di), L’Educazione nel Mediterraneo nordoccidentale. La Sardegna e la Toscana in età moderna, Vita e<br />

Pensiero, Milano <strong>2008</strong>.<br />

2. G. RICUPERATI, La <strong>scuola</strong> nell’Italia unita, in <strong>Storia</strong> d’Italia, vol. 5, Documenti **¸Einaudi, Torino 1973, Scaricabile e<br />

stampabile integralmente da file pdf - si tratta di 47 pp. - nella sezione relativa all’insegnamento di <strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> e<br />

<strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> <strong>2008</strong>-<strong>09</strong> del sito di facoltà.<br />

3. <strong>Appunti</strong> <strong>delle</strong> lezioni integrati da parte del vol. F PRUNERI, La politica scolastica del Partito Comunista Italiano dalle origini al<br />

1955, La Scuola, Brescia 1999, solo le pagine indicate a lezione: 1-124; 170-200; 211-266; 292-300.<br />

Testi d'esame per gli studenti non frequentanti<br />

La bibliografia per i non frequentanti è analoga a quella dei frequentanti, ma nel punto 3. F PRUNERI, La politica scolastica<br />

del Partito Comunista Italiano dalle origini al 1955, La Scuola, Brescia 1999, le pp. da 1 a 300. Eventuali materiali utili ai fini<br />

dello studio, magari trattati a lezione verranno inseriti sul sito o saranno resi disponibili in fotocopia al termine del<br />

corso.<br />

Nota<br />

Gli insegnamenti di <strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> (6 crediti) e di <strong>Storia</strong> <strong>della</strong> pedagogia (6 crediti)<br />

costituiscono moduli di un unico esame di 12 crediti del settore scientifico disciplinare M-02 Ped.<br />

© Fabio Pruneri 2


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a. <strong>2008</strong>-20<strong>09</strong><br />

Di seguito le diapositive usate in aula dal prof. Fabio Pruneri, rielaborazioni personali<br />

dei volumi di studio.<br />

Alfabetismo in età moderna<br />

Linee storiche e problemi di metodo<br />

Maurizio Piseri (diapositive 2-36 tratte dalla relazione presentata al convegno L’educazione nel<br />

Mediterraneo … )<br />

Scuola austriaca (metà Settecento)<br />

L’insegnamento è sempre individuale.<br />

I maestri sono ecclesiastici.<br />

Si noti il maestro sulla destra che insegna il segno <strong>della</strong> croce.<br />

Limitazioni alla domanda di istruzione<br />

Costo<br />

Occasioni di lettura limitate<br />

Lettura non sentita come necessità<br />

Atteggiamento diverso verso l’alfabetismo da classe sociale a classe sociale e da regione a regione<br />

Radicamento <strong>della</strong> cultura orale<br />

Scuola normale<br />

Per quanto il quadro sia del secondo Ottocento, l’ambiente riprodotto potrebbe essere quello di una qualsiasi<br />

<strong>scuola</strong> prussiana, austriaca o lombarda <strong>della</strong> fine del Settecento.<br />

I bambini lavorano simultaneamente, ordinati sui banchi.<br />

Il mito dell’alfabetismo<br />

Nasce nell’Illuminismo<br />

All’alfabetismo sono associati attributi psicologici, cognitivi, attitudinali relazionali, comportamentali e<br />

produttivi altrimenti non riconosciuti agli analfabeti<br />

L’alfabeta è più razionale, flemmatico, attivo, disposto alle innovazioni, cosciente <strong>della</strong> sua appartenenza<br />

sociale e nazionale<br />

Al tempo stesso all’alfabeta è associata la capacità di adeguarsi agli standard e ai modi di vita e di pensare <strong>delle</strong><br />

società industriali e democratiche<br />

Offerta di istruzione<br />

Progresso<br />

Frequenza = 50%<<br />

Stati Tedeschi<br />

Olanda<br />

Inghilterra<br />

Italia settentrionale<br />

Francia nord-orientale<br />

Alfabetismo e ricchezza<br />

Al di là <strong>della</strong> diversa incidenza nel tempo e nello spazio dei fattori che lo determinano, la regola generale è che<br />

l’alfabetismo procede, nella sua diffusione, dall’alto verso il basso <strong>della</strong> scala sociale.<br />

In tal senso un processo di alfabetizzazione si connota come la penetrazione di un modello culturale elitario<br />

verso i ranghi inferiori <strong>della</strong> società.<br />

Alfabetismo e ricchezza<br />

Spagna 1580-1650<br />

Clero, nobiltà, burocrazia tutti alfabeti<br />

Spesso alfabeta il personale di servizio <strong>delle</strong> casate nobiliari<br />

Artigiani, negozianti agricoltori agiati alfabeti per 1/3-1/2<br />

© Fabio Pruneri 3


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

Alfabetismo e ricchezza<br />

(Palatinato di Cracovia 1564-1565)<br />

Impiegati e borghesi analfabeti al 9%<br />

Alfabetismo e ricchezza<br />

Linguadoca fine 1500<br />

Mercanti di città quasi tutti alfabeti<br />

Artigiani alfabeti per 2/3<br />

Coltivatori alfabeti per 1/10<br />

Salariati agricoli e operai alfabeti per 3/100<br />

Alfabetismo e ricchezza<br />

Torino (circondario)<br />

Atto dotale sopra le lire 700 analfabeti al 65%<br />

Atto dotale tra lire 800 e 6000 analfabeti al 20%<br />

Maschi e femmine<br />

Campagna francese (1740)<br />

Maschi alfabeti per 1/3<br />

Femmine alfabete per 1/8<br />

Maschi e femmine<br />

L’alfabetismo femminile riflette comunque la ricchezza e l’estrazione sociale<br />

Lione metà 1700<br />

Borghesi analfabete 20%<br />

Artigiane analfabete 50%<br />

Salariate e povere analfabete all’80%<br />

Maschi e femmine<br />

Al tempo stesso l’alfabetismo femminile riflette le differenze regionali<br />

Differenza Francia settentrionale e Francia meridionale:<br />

A Rennes firmano 64 donne ogni 100 uomini<br />

In Provenza firmano 25 donne ogni 100 uomini<br />

Età e alfabetismo<br />

Il processo di scolarizzazione è un processo cumulativo. Quindi le generazioni più giovani hanno più occasioni di<br />

alfabetizzazione rispetto alle anziane.<br />

Ne deriva che le campagne di alfabetizzazione portano ad un gap generazionale che si esaurisce con<br />

l’estinzione <strong>delle</strong> generazione più anziana.<br />

Religione e alfabetismo<br />

I gruppi religiosi più sensibili all’alfabetismo sono, il più <strong>delle</strong> volte, le comunità legate a piccole Chiese<br />

riformate come i quaccheri, gli anabattisti o i ribattezzati.<br />

Esempio: in Inghilterra nel 1754 i quaccheri sono tutti alfabeti, mentre nel resto del paese i maschi lo sono per<br />

3/5 e le femmine per 1/3.<br />

Cattolici e protestanti<br />

Francia (Delfinato): Saint-Jean d’Heraus<br />

(comunità in prevalenza protestante)<br />

Religione e alfabetismo<br />

Analfabetismo per confessioni religiose ad Amsterdam nel 1780<br />

Calvinisti maschi 13% femmine 31%<br />

Luterani maschi 14% femmine 35%<br />

Ebrei maschi 16% femmine 69%<br />

Cattolici maschi 21% femmine 47%<br />

© Fabio Pruneri 4


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

Cattolici e protestanti<br />

Utrecht primi Ottocento<br />

La differenza tra protestanti e cattolici è di 10 punti a vantaggio dei primi.<br />

Tuttavia i fattori socioeconomici sono più forti dei fattori religiosi: la differenza tra artigiani e agricoltori da una<br />

parte e salariati dall’altra è di 40 punti.<br />

Differenze regionali: dialetti<br />

Scozia (1660-1770)<br />

Highlands (gaelico) 2/3 contadini analfabeti<br />

Lowlands (inglese) 1/3 contadini analfabeti<br />

Fiandre<br />

Valloni: Maschi 34% Femmine 50% analf.<br />

Fiamminghi: Maschi 43% Femmine 55% analf.<br />

Lombardia<br />

Lombardia<br />

Tipologie di firme<br />

Tipologie di firme<br />

Mito dell’alfabetismo o mito <strong>della</strong> firma<br />

Gli studi di Sylvia Scribner e Michael Cole si sono occupati <strong>delle</strong> trasformazioni intellettuali indotte<br />

dall’alfabetismo<br />

Partono dalla distinzione tra alfabetismo e scolarizzazione<br />

Tale distinzione pone l’accento sulle modalità (formale o informale) di acquisizione dell’alfabeto<br />

Da qui teorizzano che la distinzione non è più tra alfabeti a analfabeti, ma tra scolarizzati e non scolarizzati<br />

Mito dell’alfabetismo o mito <strong>della</strong> firma<br />

Secondo Scribner e Cole:<br />

Le popolazioni non scolarizzate, indipendentemente dagli analfabeti o dagli alfabeti, tendono a risolvere i<br />

problemi man mano che si pongono di fronte<br />

Diversamente le popolazioni scolarizzate tendono a risolvere i problemi inquadrandoli entro categorie che<br />

presuppongono una regola generale<br />

Mito dell’alfabetismo o mito <strong>della</strong> firma<br />

Ne deriva che l’aspetto fondamentale non è l’alfabetismo in quanto tale, ma le modalità <strong>della</strong> sua acquisizione<br />

L’istruzione formale mette l’accento sulle formulazioni verbali, sulle categorizzazioni, sulle regole generali, sulla<br />

competenza di sistemi simbolici: in breve favorisce la costruzione del pensiero astratto<br />

La scolarizzazione possiede, dunque, un valore specifico e le ricerche hanno spesso confuso alfabetizzazione e<br />

istruzione.<br />

Anche in questo caso l’alfabetismo è un concetto che si definisce dal contesto.<br />

Istruzione domestica<br />

Istruzione in Sardegna nei primi secoli dell’età moderna<br />

di Raimondo Turtas<br />

Alle origini dell’istruzione universitaria<br />

1505: prima attestazione a Cagliari di “una <strong>scuola</strong> di grammatica e di arti (filosofia)” finanziamento a carico<br />

del bilancio <strong>della</strong> città<br />

1532: richiesta a Sassari di analoga “<strong>scuola</strong> di grammatica”<br />

Organizzazione politica dell’isola in eta’ spagnola<br />

La dominazione spagnola fu il risultato dell’accordo (trattato di pace) stabilito tra Eleonora d’Arborea e il<br />

governatore a rappresentanza del re di Aragona nel 1386. Eleonora esercitava la sovranità sul giudicato<br />

d’Arborea, concedendo un censo annuo al re d’Aragona. Il governatore generale (in seguito denominato<br />

viceré) doveva essere sempre di nazionalità iberica. La convenzione venne firmata dal re Giovanni d’Aragona<br />

nel gennaio del 1388.<br />

Organizzazione istituzionale <strong>della</strong> sardegna<br />

© Fabio Pruneri 5


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

L’isola era una «monarchia temprata». La Sardegna donava alla casa regnante un certo contributo e in cambio<br />

concedeva alcuni privilegi limitando il proprio potere assoluto a vantaggio dei feudatari, dei nobili e del<br />

popolo.<br />

Il potere rappresentativo risiedeva negli stati o stamenti (in catalano). Rispettivamente:<br />

Stamento ecclesiastico i membri dell’alto clero (vescovi e abati di nomina regia)<br />

Stamento nobiliare era rappresentato dai detentori di patente di nobiltà e dai feudatari<br />

Stamento regio delegati per ciascuna <strong>delle</strong> sette città regie (Cagliari, Sassari, Oristano, Alghero, Iglesias, Bosa<br />

e Castellaragonese, l’attuale Castelsardo).<br />

Compiti degli stamenti<br />

I tre stamenti avevano il diritto di discutere ogni 10 anni dei problemi e di presentare al sovrano, tramite il<br />

vicerè, le relative petizioni in cui si suggeriva anche quale si desiderava fosse la risposta del sovrano: le<br />

petizioni approvate dal re diventavano legge.<br />

Di pari passo con la presentazione e discussione <strong>delle</strong> petizioni, gli stamenti discutevano col vicerè<br />

l’ammontare del prossimo donativo, l’imposta diretta che il regno avrebbe dovuto versare al sovrano durante<br />

il prossimo decennio: di una cospicua parte di questa somma (fino al 40%), il parlamento aveva il diritto di<br />

indicare la destinazione.<br />

Richiesta di istruzione superiore<br />

Nel parlamento del 1543 le città di Cagliari e di Sassari, le cui scuole di grammatica potevano contare tra i<br />

200-250 studenti, chiesero di diventare sede di università;<br />

PERCHE’<br />

L’avvenire <strong>della</strong> città dipendeva dalla presenza di cittadini istruiti<br />

I giovani sardi per frequentare le facoltà di filosofia, medicina, leggi e teologia erano obbligati a lunghe<br />

assenze dall’isola<br />

Le «spese e costi erano molto gravosi», senza parlare dei «grandi pericoli»<br />

Si chiedeva che una parte di donativo andasse per finanziare l’università (400 ducati annui).<br />

ostacoli<br />

Mancavano i soldi<br />

Mancavano i professori<br />

Mancavano, parzialmente anche gli studenti in grado di frequentare i corsi universitari: non del tutto però,<br />

perchè, entro la fine del secolo, nella sola Università di Pisa – la più vicina e frequentata – conseguirono il<br />

dottorato quasi 150 studenti sardi; che divennero quasi i 300 nei primi 30 anni del nuovo secolo: gli studenti<br />

provenienti dall’isola, infatti, vi formavano la natio sarda – nel 1616 erano 11 su un totale di 430 – e tra il<br />

1577 e il 1631 avevano ricoperto 11 volte l’incarico annuale di rector o di vicerector, secondo il modello<br />

organizzativo (modus bononiensis) vigente nelle Università italiane<br />

Alessio Fontana<br />

Per circa 30 anni al servizio <strong>della</strong> cancelleria imperiale per gli affari <strong>della</strong> Corona d’Aragona e, fin dal 1550,<br />

nuovamente presso la corte di Carlo V. Dal 1553 era in corrispondenza con Ignazio di Loyola, fondatore dei<br />

gesuiti<br />

Chiese ad Ignazio che anche nella sua città venisse fondato un collegio; continuò ad insistere anche dopo la<br />

morte di questi nel 1556 quando anche lui, nominato maestro razionale del regno di Sardegna, dovette<br />

tornare, forse già infermo, nell’isola, dove la morte lo colse nel febbraio del 1558; non prima però di avere<br />

fatto testamento.<br />

Il testamento di fontana<br />

In esso di disponeva che la sua eredità fosse monetizzata, investita e reinvestita con gli interessi, fino a<br />

quando l’intero capitale non fosse stato in grado di produrre una rendita annua di 1000 ducati (al momento<br />

arrivava solo a 500) e con quelli finanziare un’istituzione dedicata all’istruzione preuniversitaria nella sua<br />

città,<br />

Indirizzi didattici:<br />

Le <strong>istituzioni</strong> dei Gesuiti erano pensate per un istruzione che andasse ben oltre la formazione di base.<br />

Non erano previste selezioni sociali, l’insegnamento era gratuito, ma la durata e la tipologia degli studi<br />

costituiva un filtro di selezione naturale, favorendo i ceti medio alti.<br />

Il curriculum era fissato dalla Ratio studiorum<br />

Ratio studiorum<br />

Articolazione degli studi in tre parti:<br />

© Fabio Pruneri 6


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

Corso grammaticale-retorico (aperto alla frequenza dei laici) di norma 5 anni (3+2);<br />

Corso filosofico (aperto alla frequenza dei laici) di norma 3 anni;<br />

Corso teologico (destinato alla formazione degli scolastici e del clero locale).<br />

Articolazione degli studi nel livello inferiore<br />

Il corso inferiore si articolava in tre classi: grammatica inferiore, media, superiore (con studio del latino)<br />

Seguivano le classi di umanità e retorica.<br />

Solo in pochi casi i gesuiti si occuparono di istruzione elementare (in genere affidandola al clero secolare).<br />

Non si interessano molto dell’alfabetizzazione del popolo. Il loro modello di istruzione non favorisce la<br />

mobilità sociale.<br />

L’istruzione superiore<br />

Fabio Pruneri<br />

I Gesuiti Indirizzi didattici:<br />

Le <strong>istituzioni</strong> dei Gesuiti erano pensate per un istruzione che andasse ben oltre la formazione di base.<br />

Non erano previste selezioni sociali, l’insegnamento era gratuito, ma la durata e la tipologia degli studi<br />

costituiva un filtro di selezione naturale, favorendo i ceti medio alti.<br />

Il curriculum era fissato dalla Ratio studiorum<br />

Ratio studiorum<br />

Articolazione degli studi in tre parti:<br />

Corso grammaticale-retorico (aperto alla frequenza dei laici) di norma 5 anni (3+2);<br />

Corso filosofico (aperto alla frequenza dei laici) di norma 3 anni;<br />

Corso teologico (destinato alla formazione degli scolastici e del clero locale).<br />

Articolazione degli studi nel livello inferiore<br />

Il corso inferiore si articolava in tre classi: grammatica inferiore, media, superiore (con studio del latino)<br />

Seguivano le classi di umanità e retorica.<br />

Solo in pochi casi i gesuiti si occuparono di istruzione elementare (in genere affidandola al clero secolare).<br />

Non si interessano molto dell’alfabetizzazione del popolo. Il loro modello di istruzione non favorisce la<br />

mobilità sociale.<br />

Scuole Pie Giuseppe Calasanzio (1557-1648)<br />

Insegnare a “ben leggere e far di conto, la lingua latina e soprattutto la pietà e la dottrina cristiana. Con la<br />

massima facilità" .<br />

La finalità è schiettamente religiosa, ma non preclude lo studio <strong>delle</strong> lettere e la buona educazione.<br />

Organizzazione <strong>delle</strong> Scuole Pie<br />

L'istruzione avviene sul Salterio.<br />

Cinque classi elementari e quattro di grammatica.<br />

Centralità dei doveri religiosi nell'educazione.<br />

Obbedienza al maestro e rispetto dell’allievo.<br />

Attenzione ai ragazzi dei ceti più umili.<br />

Proposta culturale umanistica italiano e (studio del latino).<br />

Il Salterio<br />

Gli Scolopi<br />

Si ispiravano al modello di Calasanzio orientato proprio all’istruzione popolare<br />

L’istruzione elementare era diretta a formare commercianti e artigiani<br />

Le nozioni erano di tipo pratico privilegiavano il volgare al latino<br />

Attenzione a istruzione di base e aritmetica (leggere, scrivere e far di conto); la grammatica e retorica, solo<br />

in secondo tempo<br />

L’insegnamento appare come complementare e talvolta antagonista a quello dei Gesuiti<br />

Alcune tappe essenziali<br />

1720 Passaggio dalla dominazione spagnola a quella sabauda<br />

1759 incarico a Giovan Battista Bogino del ministero per gli affari di Sardegna<br />

1760-61 Riforma <strong>delle</strong> scuole inferiori<br />

1764-65 Riforma <strong>delle</strong> università di Cagliari e Sassari<br />

1773 Soppressione dei Gesuiti<br />

1822-24 Riforma <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> normale<br />

1841 Nascita <strong>delle</strong> scuole di metodo<br />

1847 Unione perfetta<br />

© Fabio Pruneri 7


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

1848 Primo asilo aportiano (Alghero)<br />

Il sistema scolastico pubblico/privato nel Regno di Sardegna<br />

Il sistema scolastico si formò per molto tempo su scuole religiose e il sistema pubblico faticò ad affermarsi.<br />

A Sassari operavano due collegi: Gesuiti e Scolopi, sottoposti dopo il 1760 al controllo pubblico, anche se<br />

erano gestiti da religiosi.<br />

Nel 1773 viene soppressa la Compagnia del Gesù. Le loro scuole vennero trasformate in Scuole regie<br />

sottoposte al controllo del Magistrato sopra gli studi, il quale sceglieva anche i maestri e dirigeva tutta<br />

l’istruzione pubblica fino all’Università.<br />

Gli scolopi, invece, mantennero il controllo sulle Scuole pie e, anzi, esercitarono la sovraintendenza su quelle<br />

gestite dai Gesuiti.<br />

La riforma Bogino 1760-61<br />

Tentativo di riformare in modo organico l’istruzione rifacendosi a provvedimenti già in vigore nel Piemonte<br />

sabaudo<br />

Volontà di uniformare la didattica <strong>delle</strong> scuole gestite da Gesuiti e Scolopi<br />

Divisione del ciclo degli studi in sette classi (VII, VI, V ecc. prima le classi elementari, poi le “medie” e le<br />

“superiori”).<br />

L’alfabetizzazione si fondava sulla lingua volgare e non più sul latino, usato in precedenza anche per gli<br />

esercizi di lettura<br />

La <strong>scuola</strong> di prima alfabetizzazione resta un problema privato affidato a parroci, precettori, maestri privati<br />

La VII e la VI<br />

Gli obiettivi <strong>della</strong> VII classe erano infatti così articolati e ambiziosi da presupporre una preventiva<br />

alfabetizzazione: si parlava di declinazioni e coniugazione dei verbi, di pronomi, ecc.) .<br />

Al termine <strong>della</strong> VII i bambini dovevano essere pronti ad affrontare i primi elementi del latino<br />

La VI classe era comparabile alla classe di grammatica inferiore <strong>delle</strong> scuole dei Gesuiti (esercizi scritti per<br />

ortografia, esercizi orali per pronuncia). Parallelismo tra latino e italiano.<br />

Era presente anche l’ed. religiosa nelle due classi, insegnata in italiano<br />

I libri di testo<br />

Grammatiche di Buonmattei (autore <strong>della</strong> metà del XVII sec.), distintosi per il tentativo di codificare il<br />

toscano, attraverso una presentazione ordinata e chiara <strong>delle</strong> sue regole grammaticali<br />

Elio Donato (vissuto nel IV secolo a.C.) maestro di una grammatica latina in uso nel Medioevo<br />

Claude Lancelot, scrive un testo nel 1644 tradotto in italiano nel 1731 col titolo di Nuovo metodo per<br />

apprendere agevolmente la lingua latina, derivò dal fatto che l’autore avesse introdotto un nuovo metodo<br />

‘ragionato’ per apprendere il latino, basato sull’uso di una frequente comparazione tra lingua antica e<br />

moderna volgare.<br />

Il collegio…<br />

Andare a <strong>scuola</strong> significava abbandonare il villaggio, vivere lontano dalle cure domestiche, affrontare lunghi<br />

viaggi, accettare la sfida <strong>della</strong> competizione e, talvolta, umiliazione nei confronti dei compagni.<br />

Nel collegio si trova davvero uno spaccato <strong>della</strong> società. Qui convive «il tirannetto <strong>della</strong> classe, il quale per<br />

ardita od imperiosa natura soprasta gli altri», il fanciullo volenteroso, il ragazzo fragile e il bambino bisognoso<br />

di ritrovare, in quel luogo, pur remoto, «chi gl’ispiri e gli conceda affezione». L’impatto con l’ambiente<br />

collegiale è ricordato dai pochi testimoni sardi che ne hanno lasciato memoria, come una <strong>delle</strong> esperienze più<br />

dolorose dell’infanzia.<br />

Il caso di Giuseppe Manno<br />

Giuseppe Manno Il giornale di un collegiale, resoconto autobiografico sulla condizione dell’istruzione<br />

secondaria, negli anni Novanta del Settecento<br />

il padre di Giuseppe Manno fece dapprima istruire il figlio «in casa procacciandoli quel meglio che la piccola<br />

città offriva ed affidandone la puerile instituzione [sic!] ad un buon sacerdote algherese, detto Giovanni<br />

Paolino. Quando poi fu sui nove anni lo mandò al Collegio dei nobili di Cagliari, tenuto da antichi gesuiti e<br />

quivi egli compiè gli studi legali ottenendovi diciottenne gli onori <strong>della</strong> laurea»<br />

Giovanni Spano (1803-1878)<br />

«Quando ero al villaggio un prete, sacrista maggiore <strong>della</strong> parrocchia di Ploaghe, mi aveva insegnato<br />

malamente a leggere il sillabario (Gesus): vide che io era spedito nella lettura, e di balzo mi pose fra le mani<br />

l’Uffizio latino!».<br />

L’istruzione impartita nelle pubbliche scuole godeva del pieno appoggio <strong>delle</strong> autorità, sospettose verso<br />

l’educazione domestica, perché l’apprensione dei parenti e la mancanza di compagni finiva per creare giovani<br />

dai caratteri fragili e soprattutto falliva nell’obbiettivo di formare uno spirito patriottico e nazionale.<br />

© Fabio Pruneri 8


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

«Uno dei poveri miei fratelli - scriveva ancora Spano - il primogenito […] all’età di nove anni, mi accovalciò<br />

sopra un ronzino e , dopo quattro ore di viaggio […] entrai tutto meravigliato ed in estasi nella bella Sassari<br />

per ivi ‘iniziarmi’ negli studi […] al Collegio degli Scolopi».<br />

Vivere alla “studiana”<br />

Disciplina e emulazione<br />

Emulazione, costante controllo, metodologia <strong>della</strong> competizione veniva.<br />

Ad ogni alunno un emulo<br />

Un titolo ad ogni alunno meritevole.<br />

Le sfide: il premio in palio era il titolo d’«imperatore», «re», «capitano», «soldato primo, secondo …», al<br />

quale corrispondeva un determinato posto a sedere nell’aula, con i relativi privilegi.<br />

Le puntizioni corporali<br />

L’iniziazione agli studi (Scolopi di Sassari): «Si principiò la <strong>scuola</strong>. Io non capiva, anzi non aveva mai inteso dal<br />

mio maestro pronunciare una sola parola italiana […]. Il maestro gridò “In piedi!”; ed io che […] non capiva<br />

l’italiano, stetti colle mani incrocicchiate al petto, guardando quel mostro coperto degli abiti del Calasanzio.<br />

Egli mi fissa sdegnato, ed ordina all’ ‘annotatore’ di trarmi dal rango dei banchi, in mezzo alla <strong>scuola</strong>. Costui<br />

mi prende per un braccio e mi strascina fuori. Quel boja (mi par di vederlo!) prende la sferza, e mi assesta<br />

una serqua di sferzate, sei per mano!».<br />

Nel Collegio di Gesù Maria, i gesuiti non mantennero la sferza e lo staffile calasanziano, ma usarono, «altri<br />

castighi lojolitici più terribili, cioè di battere col regolo le unghie dei ragazzi, di metter in ginocchioni colle<br />

mani sotto le ginocchia, far la croce più volte con la lingua per terra, i pensi e varie altre torture».<br />

Seminario di Alghero Giuseppe Agostino Delbecchi nel 1759<br />

Seminario algherese con Convitto, ospitava membri <strong>della</strong> nobiltà e degli emergenti ceti borghesi:<br />

Nessun allievo poteva uscire dall’istituto senza essere sorvegliato e accompagnato da un sacerdote;<br />

chierici e convittori dovevano indossare abiti di colore nero, così che la divisa li rendesse più facilmente<br />

riconoscibile e più agevolmente controllabili.<br />

Seminario cagliaritano, diretto dai Gesuiti<br />

«visite impensate» da parte dell’Arcivescovo e dei gruppi dirigenti <strong>della</strong> città<br />

il Collegio: un luogo sicuro, lontano dai pericoli;<br />

ambiente dove gli studenti dovevano progredire sia nelle pratiche di pietà cristiana e di studio sia nella «civile<br />

educazione».<br />

i sovrani vogliono la riduzione del tempo destinato agli esercizi spirituali e pratiche di pietà<br />

Spazi e tempi…<br />

Studio, riposo e vacanza.<br />

studio per tre ore al giorno anche nei giorni di festa<br />

Abbigliamento e capigliatura chiari segnali di candore: una pulizia esteriore corrispondente alla purezza<br />

dell’anima<br />

letto e camerate continuamente sottoposte a ispezioni diurne e notturne.<br />

controllo e <strong>della</strong> sorveglianza degli allievi. Le camere individuali si affacciavano su un salone comune<br />

destinato alla ricreazione, alla preghiera collettiva, alle riunioni. Qui si tratteneva il prefetto, nell’arco <strong>della</strong><br />

giornata, e un «cameriere», nelle ore del riposo.<br />

La riforma alla prova: la questione linguistica<br />

Difficoltà con la lingua italiana … estirpare lo spagnolo, ma mantenere il sardo.<br />

nel 1800: «cinque linguaggi parlansi comunemente in Sardegna, lo spaguolo, l’italiano, il sardo, l’algherese,<br />

ed il sassarese, non esclusi altri che si sanno per erudizione da molte persone colte. I primi due,cioè lo<br />

spaguolo ossia il castigliano e l’italiano (...) intendonsi e parlansi ad ogni ora da tutte le pulite persone nelle<br />

città e ancor nei villaggi»<br />

Vantaggi dell’italiano:<br />

idioma meno lontano dal dialetto materno<br />

comune codice parlato dai cittadini del Piemonte<br />

lingua necessaria per trovare impiego come funzionari in terraferma o avviare commerci<br />

L’importazione di nuovi docenti dall’ “estero”<br />

La riforma alla prova: la questione dei libri di testo<br />

l’adozione di un programma uniforme avrebbe semplificato la gestione dell’istruzione pubblica e fatto<br />

risparmiare es... Ristampa del Nuovo Metodo …<br />

Ma i libri di testo non sempre arrivano<br />

Proseguiva il malcostume di passare da un collegio all’altro<br />

Non si riuscì a controllare l’istituzione <strong>delle</strong> scuole private…<br />

© Fabio Pruneri 9


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

La soppressione dei Gesuiti crea problemi di ricambio<br />

E’ carente istruzione professionale e femminile (o meglio non conosciamo ad oggi documentazione)<br />

Gli anni novanta del XVIII sec.<br />

Con la nomina di Vittorio Amedeo III anche Bogino viene “licenziato”<br />

(Successione dei Savoia:<br />

1720-1730 Vittorio Amedeo II.<br />

1730-1773 Carlo Emanuele III.<br />

1773-1796 Vittorio Amedeo III.<br />

1796-1802 Carlo Emanuele IV )<br />

Di lì a poco si pubblicano però opere “figlie” <strong>delle</strong> riforme messe in atto da Bogino, per es.:<br />

Francesco Gemelli: Rifiorimento <strong>della</strong> Sardegna proposto nel miglioramento di sua agricoltura (1776) e<br />

Francesco Cetti dedicati alla <strong>Storia</strong> naturale di Sardegna (1774-1778).<br />

lavori che attestavano i progressi compiuti dalla ricerca da parte d’illustri professori in servizio nelle<br />

Università di Cagliari e Sassari. Volto nuovo, e forse sconosciuto, <strong>della</strong> Sardegna.<br />

Un’isola esotica, ma anche un territorio ricco di potenzialità economiche e naturalistiche, fino allora<br />

ignorate, ora evidenziate, non dai residenti, ma dalla «colonia erudita» giunta in Sardegna per riformare gli<br />

studi accademici<br />

L’istruzione inferiore<br />

Attorno alla fine del XVIII sec., vi erano circa 50 scuole inferiori su oltre 300 parrocchie. Nel 1792, nella<br />

diocesi di Sassari, composta di 27 parrocchie, troviamo poche scuole pubbliche: certamente nel capoluogo e<br />

nel vicino villaggio di Osilo. Nell’archidiocesi di Cagliari le scuolette erano «23 su 74 parrocchie, nella diocesi<br />

di Galtellì 23 su 25 parrocchie (1788), nella diocesi di Iglesias 2 su 12 parrocchie»<br />

La sarda rivoluzione …<br />

Nell’inverno del 1792-93 l’esercito filorivoluzionario dell’ammiraglio francese Truguet conquistata Nizza e la<br />

Savoia, si era spinto a sud, fino alle coste dell’isola, mettendo in atto un tentativo di sbarco, respinto dalle<br />

truppe miliziane locali. I soldati sardi dimostrarono di essere in grado di difendersi e sconfiggere i nemici<br />

esterni, anche in assenza del Viceré e del concorso <strong>delle</strong> truppe governative.<br />

In un intervallo di tempo abbastanza breve (1793-’96) emersero e si esaurirono le speranze patriottiche di un<br />

limitato gruppo di esponenti del rivendicazionismo autonomistico isolano che si spinsero a parlare dell’isola<br />

come di una «nazione sarda».<br />

Condizione socio-economica dell’isola<br />

I moti <strong>della</strong> fine del Settecento = esito di un insieme di fattori socio-economici a cui si saldarono<br />

rivendicazioni di tipo ideologico, riecheggianti concezioni rivoluzionarie.<br />

Pastori – agricoltori<br />

lotte antifeudali<br />

crescita dei lavoratori agricoli bracciantili, passati dai 12.034 del 1767 ai circa 40 mila del 1798,<br />

calo <strong>della</strong> popolazione da 430.731 abitanti del 1790 ai 359.334 del 18<strong>09</strong><br />

Triennio rivoluzionario<br />

Convocazione degli Stamenti, dopo la vittoria sui francesi del 1793 e le 5 domande…<br />

la convocazione regolare <strong>delle</strong> assemblee legislative da parte del re,<br />

la conferma dei privilegi di cui il Regnum Sardiniae godeva fin dall’antichità,<br />

il monopolio ai sardi <strong>delle</strong> cariche pubbliche civili, militari e religiose,<br />

la creazione di un ministero per la Sardegna a Torino<br />

la costituzione di un Consiglio di Stato a Cagliari che affiancasse l’attività del Viceré.<br />

1794<br />

Nella primavera del 1794 il popolo insorse acconsentendo di ristabilire l’ordine pubblico solo a condizione che<br />

il viceré e tutti i Piemontesi, ufficiali o meno, ad eccezione dell’arcivescovo di Cagliari ed altri prelati,<br />

fossero cacciati dall’isola.<br />

La Reale Udienza ribadì la fedeltà al re, assunse - in accordo con gli Stamenti e la costituzione del Regno - il<br />

governo <strong>della</strong> Sardegna e determinò l’allontanamento del viceré.<br />

richieste «autonomistiche»<br />

insurrezioni antifeudali e i dissensi tra le autorità <strong>delle</strong> due province dell’isola<br />

© Fabio Pruneri 10


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

nomina del cavaliere Giovanni Maria Angioy (patriota antifrancese e stimato giudice <strong>delle</strong> Reale Udienza) e<br />

nella sua successiva destituzione.<br />

esilio di Angioy per il timore che il suo enorme seguito potesse alimentare le speranze rivoluzionarie e liberali<br />

dei «regnicoli».<br />

1799 i Savoia in Sardegna<br />

Con la morte di Vittorio Amedeo III salì al trono Carlo Emanuele IV, il quale trovò asilo in Sardegna, con la sua<br />

corte, tra le dimostrazione di entusiasmo dei cagliaritani, nel marzo del 1799, dopo che la Repubblica<br />

francese aveva annesso tutti i territori di terraferma posseduti dai Savoia.<br />

«Soggiorno forzato» <strong>della</strong> famiglia reale, con re «profughi» insofferenti tanto alla permanenza nell’edificio<br />

viceregio, un palazzo modesto rispetto alle residenze principesche torinesi, quanto alla convivenza con i<br />

cagliaritani, definiti sporchi, straccioni e pidocchiosi<br />

La <strong>scuola</strong> negli anni <strong>della</strong> sarda rivoluzione<br />

effetti <strong>della</strong> “sarda rivoluzione” sulla <strong>scuola</strong> furono rilevanti, si ebbero, infatti, la sospensione <strong>delle</strong> lezioni<br />

nell’Università di Sassari - nell’inverno del 1792 - la chiusa di questa - a partire dal 18 gennaio dell’anno<br />

successivo - e la conseguente decurtazione dei programmi d’esame<br />

Scontro tra magistratura degli studi, favorevole a chiusura dell’università e richiesta degli stamenti di<br />

riapertura<br />

domanda di formazione e una spinta all’emancipazione i maioli, termine con il quale s’indicavano i giovani<br />

<strong>delle</strong> campagne che, pur provenendo da famiglie modeste, erano disposti a migrare nei capoluoghi per<br />

frequentare le scuole.<br />

Tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta dell’Ottocento:<br />

— l’editto sulle chiudende (1820), con un’accentuata privatizzazione <strong>delle</strong> terre e il consolidamento <strong>della</strong><br />

borghesia;<br />

— l’editto sulla <strong>scuola</strong> normale (1823) con l’istituzione <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> del ‘leggere, scrivere, far di conto, del<br />

catechismo agrario e <strong>della</strong> dottrina cristianità, <strong>della</strong> durata di tre anni, in tutti i comuni dell’isola;<br />

— l’emanazione del codice <strong>delle</strong> leggi civili e criminali (1827), che riformò la tradizionale legislazione e la<br />

prassi giuridica consuetudinaria;<br />

— l’editto sull’abolizione dei feudi (1839-40), che sancì la fine del vassallaggio di terre e villaggi e<br />

l’affrancamento dai signori feudali;<br />

— la fusione con il Piemonte (1847), con la cessazione del l’autonomia amministrativa dell’isola e il suo<br />

ingresso dapprima nel Regno Sardo unificato, e successivamente nel Regno d’Italia.<br />

Le tappe per l’affermazione di una <strong>scuola</strong> popolare 1822-1824<br />

23 luglio 1822 il re Carlo Felice promulgava le Regie Patenti che prevedevano un regolamento per le scuole<br />

normali e pubbliche regie. Erano previste scuole comunali gratuite distinte per maschi e femmine per un<br />

massimo di 70 alunni<br />

23 giugno 1824 Regio Editto con istituzione <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> normale<br />

Il Regolamento applicativo del Regio Editto indicava nelle Istruzioni di Maurizio Serra il libro di riferimento<br />

per contenuti e metodi di insegnamento.<br />

L’editto sulla Pubblica Istruzione 24 giugno 1823<br />

Fu emanato da Carlo Felice integrato da un Regolamento dedicato esclusivamente all’insegnamento<br />

elementare (1824).<br />

Si introduceva per la prima volta in Sardegna un sistema di scuole elementari, dette scuole normali destinate<br />

all’istruzione <strong>delle</strong> classi dei pastori, degli agricoltori, degli artisti …<br />

Le scuole normali dovevano essere presenti in ogni villaggio, cioè in tutti i centri provvisti di parrocchia.<br />

L’istruzione popolare era limitata ai soli maschi<br />

Si introducevano dei principi di “obbligo formale” per tre anni<br />

Assetto amministrativo<br />

A capo <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> era posto il Magistrato sopra gli studi accompagnato da una giunta<br />

La scelta dei maestri (in prevalenza ecclesiastici) dipendeva da sindaci e parroci e sottoposta alla vigilanza<br />

dell’intendente provinciale<br />

La <strong>scuola</strong> normale dipendeva finanziariamente <strong>della</strong> amministrazioni locali<br />

Dentro la <strong>scuola</strong><br />

La durata degli studi era di 3 anni<br />

Lezioni 5 giorni settimanali per 5 ore tra mattino e pomeriggio<br />

Discipline: lettura (I ora), scrittura (II ora) e abbaco (III ora), dottrina cristiana e elementari nozioni<br />

agronomiche (II ora pomeridiana). L’ed. religiosa non era prevista perché integrata in tutte le attività<br />

(preghiere, messe, celebrazioni, ecc.)<br />

© Fabio Pruneri 11


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

Valori e principi educativi:<br />

Ampio spazio per la formazione morale e “l’educazione alla legalità”, con insegnamento <strong>delle</strong> pene contro<br />

omicidio, furto, spergiuro ecc. anche in “idioma sardo”<br />

Oltre all’istruzione educazione morale, educazione civile e religiosa degli alunni<br />

Irreprensibilità nella condotta del maestro: “onestà, religione, morigeratezza, dolcezza nei costumi e<br />

prudenza”<br />

Preparazione dei maestri<br />

Il manuale di Maurizio Serra<br />

Un vero e proprio curriculum di studi, in 104 pag. con elenco di materie, suddivise secondo un principio di<br />

gradualità.<br />

Una parte è la trascrizione del Regio editto del giugno 1824<br />

Preminenza <strong>della</strong> lingua, poi aspetti dell’istruzione religiosa, aritmetica, educazione morale …<br />

Si rivolge al reverendo Vargiu (anch’egli di Bonnanaro), un artificio retorico che però dimostra l’intenzione<br />

didascalica e l’attenzione per la formazione degli insegnanti a quel tempo inesistente.<br />

legge boncompagni e legge casati<br />

Caratteri salienti <strong>delle</strong> politiche scolastiche del primo ‘800:<br />

MODERAZIONE<br />

UNIONE CHIESA/STATO<br />

CARATTERE LOCALE DELLA SCUOLA PRIMARIA<br />

CONTROLLO DELL’AUTORITÀ’ SULL’ISTRUZIONE<br />

La legge Boncompagni<br />

8 giugno del 1848<br />

La legge Boncompagni, dal nome del ministro dell’Istruzione Pubblica, venne presentata l’8 giugno del 1848,<br />

mentre era in corso la I Guerra d’Indipendenza e promulgata dal Re il 4 ottobre 1848. Il ministro era investito<br />

di pieni poteri a seguito <strong>della</strong> situazione (I guerra d’Indipendenza) e la legge venne approvata senza alcun<br />

dibattito parlamentare .<br />

Due sono i provvedimenti contenuti in questa legge:<br />

l’ordinamento <strong>della</strong> materia <strong>della</strong> pubblica istruzione (66 artt.);<br />

l’istituzione e il riordino dei convitti nazionali, 6 in totale (29 artt).<br />

Innovazioni <strong>della</strong> legge<br />

L’istruzione viene articolata in 3 livelli posti tutti sotto il controllo dello Stato: elementare (biennio inferiore<br />

+ biennio superiore) - secondario (con separazione tra istruzione classica e tecnica)- universitario.<br />

Elementare<br />

Si istituisce in ogni comune una <strong>scuola</strong> elementare considerata come corso a se stante, retto su lingua e studi<br />

quantitativi. I maestri venivano nominati su proposta del comune con approvazione del consiglio provinciale<br />

per la <strong>scuola</strong> elementare;<br />

si divide la <strong>scuola</strong> elementare in inferiore e superiore (queste ultime fino al IV anno se annesse a collegi e con<br />

insegnamento di nuove materie: Geografia, <strong>Storia</strong>, Italiano);<br />

per quanto riguarda l’italiano in I e II si insegnano nomenclatura e esercizi pratici di lingua; in III e IV si<br />

suggeriscono letture di racconti tratti dalla storia d’Italia e testi descrittivi dell’Italia e le sue divisioni.<br />

Vennero mosse anche <strong>delle</strong> critiche da parte di coloro che erano legati alla tradizione classica latina, ma ci fu<br />

il sostegno di Lambruschini, Cantù, Thouar circa il senso nazionale di tale disciplina;<br />

Secondaria<br />

Si riordinano le scuole classiche e le università. La nomina dei professori avviene per decreto ministeriale su<br />

proposta di apposite commissioni;<br />

La <strong>scuola</strong> secondaria classica comprendeva: 3 corsi di grammatica, 2 di retorica, 2 di filosofia. Nei collegi di<br />

Torino, Nizza e Genova venivano istituiti corsi speciali (<strong>scuola</strong> tecnica) per i giovani che non intendevano<br />

frequentare studi classici.<br />

Nel 1856 nasce una migliore articolazione degli studi tecnici:<br />

<strong>scuola</strong> speciale primaria 3a (sc. tecnica)<br />

© Fabio Pruneri 12


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

<strong>scuola</strong> speciale secondaria 2a (ist. tecnico)<br />

tutta l’istruzione pubblica viene controllata dal Ministro attraverso sei organi collegiali:<br />

1.Consiglio superiore di P.I.;<br />

(Università)<br />

2.Consigli universitari;<br />

3.Consigli di Facoltà;<br />

(Scuole Secondarie)<br />

4.Commissioni permanenti per le scuole secondarie;<br />

5.Consigli Collegiali;<br />

(Scuole Primarie)<br />

6.Consigli generali per le scuole elementari e di metodo;<br />

7.Consigli provinciali.<br />

Critiche e aspetti negativi<br />

Silenzio sulla obbligatorietà dell’istruzione elem. e sulla gratuità dell’istruzione.<br />

Mancanza di preparazione nei docenti.<br />

Scarsa attenzione all’istruzione secondaria tecnica e per la <strong>scuola</strong> popolare.<br />

Per Pio IX non era concepibile che nello Stato cattolico del Regno di Sardegna le scuole dipendessero dallo<br />

Stato e gli stessi direttori spirituali dovessero avere speciale approvazione<br />

Per gli esponenti <strong>della</strong> cultura liberale la legge era troppo severa nell’impedire ai privati di istituire proprie<br />

scuole f.Sistema che va dall’alto verso il basso, non è lasciato spazio per l’autogoverno, per esempio, i<br />

professori universitari non hanno facoltà di eleggere il rettore, che era nominato dal Ministro.<br />

La <strong>scuola</strong> del villaggio<br />

Dalla Casati 1859 agli anni Ottanta dell’800<br />

Sillabo 1864 Pio IX condannava gli errori moderni e il liberalismo.<br />

Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870).<br />

Iniziò anche sul versante scolastico ed educativo un durissimo confronto.<br />

Circolari del min. Correnti<br />

29 sett. 1870: i comuni dovevano assicurare l’istruzione religiosa nelle elementari per i soli genitori che ne<br />

avessero fatta domanda.<br />

12 lug. 1871 nella quale si ribadiva la facoltatività dei comuni di far impartire l’istruzione religiosa ai<br />

maestri o altre persone riconosciute idonee (es. religiosi o preti).<br />

Soppressione <strong>delle</strong> facoltà teologiche (1873) e dibattito per eliminare il direttore spirituale da <strong>scuola</strong><br />

secondaria<br />

Legge Coppino del 15 luglio 1877 relativa all’obbligo scolastico<br />

“Art.2. L'obbligo di cui all'articolo 1 [dai 6 ai 9 anni] rimane limitato al corso elementare inferiore, il quale<br />

dura di regola fino ai nove anni, e comprende le prime nozioni dei doveri dell'uomo e del cittadino, la<br />

lettura, la calligrafia, i rudimenti <strong>della</strong> lingua italiana, dell'aritmetica e del sistema metrico; …”<br />

Riforma gentile<br />

Giovanni Gentile 1875-1944<br />

Nasce a Casteletrano nel 1875, muore nel 1944.<br />

Filosofo (Filosofo e storico <strong>della</strong> filosofia. Professore nelle università di Palermo (1906-13), Pisa (1914-16),<br />

Roma (dal 1917).<br />

Politico (Senatore del Regno, dal novembre 1922).<br />

Autore del "Manifesto degli intellettuali fascisti" (1925).<br />

Ministro <strong>della</strong> Pubblica Istruzione (1922-24), realizzò la riforma <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> (1923).<br />

Reazione anti positivistica<br />

Gentile con Croce è figura di primo piano nel campo <strong>della</strong> cultura filosofica, artistica, letteraria e pedagogica<br />

del ‘900<br />

Reazione agli esiti deterministici e precettistici del positivismo<br />

UOMO = soggetto empirico indagabile scientificamente, primato di psicologia e sociologia<br />

UOMO = soggetto spirituale indagabile filosoficamente<br />

L’educazione non è azione governata da leggi scientifiche, ma è “processo dello spirito”<br />

Le opere<br />

Il concetto scientifico <strong>della</strong> pedagogia, 1900.<br />

Sommario di pedagogia come scienza filosofica, 1913-1914.<br />

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<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

La teoria generale dello Spirito come atto puro, 1916.<br />

Sistema di logica come teoria del conoscere, 1917-1922.<br />

La riforma dell’educazione, 1920<br />

Genesi e sviluppo del pensiero di Gentile<br />

Insoddisfazione per gli esiti dei processi di unificazione nazionale.<br />

Tradimento del messaggio spirituale dei profeti del Risorgimento e affermazione di ideali utilitaristici.<br />

Riforma educativa come riforma morale degli italiani.<br />

Stretto legame tra filosofia e pedagogia. Educazione = formazione dello spirito, la pedagogia è scienza<br />

filosofica<br />

Educazione come “farsi dello Spirito”<br />

Educazione come “farsi dello Spirito” = formazione dell’uomo.<br />

La libertà dell’individuo non va intesa in termini individualistici, l’individuo è sempre inserito nella storia,<br />

perché è lì che si manifesta lo Spirito. E’ nella storia che l’umanità si percepisce come tale.<br />

La libertà deve riconoscersi nell’universalità dello Spirito e nelle forme in cui lo Spirito si manifesta per es.<br />

nello Stato.<br />

Libertà e autorità sono concetti antinomici se non si modifica la concezione di libertà, intesa non solo come<br />

sentirsi liberi, ma come sentirsi parte di una libertà che trascende il nostro egoismo, una libertà universale …<br />

dello Spirito assoluto.<br />

L’uomo è sintesi a priori dell’individuale e dell’universale, è espressione dello Spirito che, nella sua attività,<br />

crea tutte le particolari esistenze.<br />

Identità Maestro Scolaro<br />

Il maestro è dentro di noi.<br />

Educatore ed educando sono partecipi dell’unica ricerca <strong>della</strong> verità.<br />

“L’autorità dell’educatore diventa la libertà dell’alunno”, perché nutre la sua coscienza.<br />

L’educazione è unica non è né negativa, né positiva.<br />

Nell’educazione non esistono le contrapposizioni: istruzione - educazione, ed. scientifica – ed. religiosa… non<br />

c’è realtà esterna al pensiero.<br />

La filosofia è la forma di conoscenza per eccellenza<br />

Quale <strong>scuola</strong><br />

Critica alla didattica positivisticamente intesa.<br />

Il sapere va trasmesso nella sua unitarietà, ma non in senso enciclopedico.<br />

Non contano le tecniche e le strategie <strong>della</strong> didattica empirica attivista…<br />

Gentile parte dalla didattica speciale <strong>delle</strong> forme dello spirito<br />

Soggettività (arte)<br />

Oggettività (religione)<br />

Compimento <strong>della</strong> conoscenza sintesi di soggettività e oggettività (filosofia)<br />

Educazione ricerca dell’umanità e <strong>della</strong> spiritualità<br />

Scuola e fascismo. Riforma Gentile 1923<br />

Revisione <strong>della</strong> legge Casati<br />

Articolazione <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> in forma gerarchica ed elitaria<br />

Asse culturale umanistico<br />

Divisione Licei istruzione tecnica<br />

Insegnamento religioso obbligatorio nelle elementari<br />

Esame di stato<br />

Gentile ministro dal 1922 al 1924<br />

Gentile giunge alla Minerva nell’ott. del 1922 e vi resta fino a giugno 1924. Con lui: Giuseppe Lombardo<br />

Radice, Ernesto Codignola.<br />

Gentile, in regime di pieni poteri (dal 3 dic. 1922 per un anno), parte dal riordino dell’assetto amministrativo<br />

(RD. 31 dic. 1922)<br />

Il 6 mag. 1923 viene emanata la riforma dell’ordinamento dell’istruzione media.:<br />

Riforma Gentile<br />

Con il RD. del 7 giu. 1923 vengono istituiti i consigli di disciplina per maestri e direttori didattici<br />

26 giu. 1923 viene rivisto anche il Consiglio Superiore <strong>della</strong> P.I. non più con rappresentanti eletti, ma tutti<br />

di nomina min.<br />

Il R.D. del 30 set. 1923 veniva approvata la riforma dell’università. Erano previste università statali, a<br />

parziale carico dello Stato e private a carico degli enti locali (libere).<br />

I RD. dell’ott. nov. 1923 riordinavano la <strong>scuola</strong> elementare e definizione dei programmi. a <strong>scuola</strong>.<br />

L’11 nov. 1923 veniva varata anche la riforma dei programmi <strong>della</strong> <strong>scuola</strong> secondaria<br />

Riforma<br />

Gentile<br />

© Fabio Pruneri 14


<strong>Storia</strong> <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> e <strong>delle</strong> <strong>istituzioni</strong> <strong>educative</strong> a.a <strong>2008</strong>-<strong>09</strong><br />

Riforma Gentile<br />

La politica scolastica di Bottai<br />

La resistenza<br />

Sud Ferretti Washburne<br />

Nord resistenza<br />

Dalla resistenza alla liberazione (Assemblea Costituente)<br />

L’itinerario attraverso cui prende corpo il regime repubblicano negli anni 1943-1947<br />

La Costituente<br />

Moro<br />

Marchesi<br />

b) intese e contrasti nell'ottobre del 1946:<br />

Art. 7<br />

L'Assemblea Costituente e la votazione degli articoli 7, 33, 34 15<br />

La Costituzione <strong>della</strong> Repubblica Italiana<br />

ART. 27 poi 33 votato il 29 aprile 1947<br />

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.<br />

La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.<br />

Enti e privati hanno il diritto d'istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.<br />

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi <strong>delle</strong> scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad<br />

esse piena libertà ed ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni <strong>delle</strong> scuole<br />

statali.<br />

È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e<br />

per l'abilitazione all'esercizio professionale.<br />

Le <strong>istituzioni</strong> di alta cultura, l'università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei<br />

limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.<br />

ART. 28 (poi 34) votato il 30 aprile 1947<br />

La <strong>scuola</strong> è aperta a tutti<br />

L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.<br />

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.<br />

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze,<br />

che devono essere attribuite per concorso.<br />

© Fabio Pruneri 15

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