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Nello zaino - Sezione Vicenza

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In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio di Vicenza CPO, per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere l’importo dovuto

ANNO 2013 - NUMERO 2 - MAGGIO - Trimestrale - E 3,50 - Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art. 1 comma 1, NE/VI


2 - La feritoia del Torrione

La mininaja ci ha fatto sentire alpini

di Letizia Saugo

“Trascorrerete tre settimane presso il reggimento,

al termine delle quali vi sarà consegnato il cappello

alpino, simbolo distintivo della specialità. Il

cappello non si riceve gratis, ma si merita

con l’impegno e il sudore della

fronte, e noi faremo il nostro meglio

per farvelo guadagnare e nel contempo

farvi capire cosa vuol dire essere

un soldato, ed in particolare un soldato

addestrato ad operare in montagna.”

(saluto del comandante,

col. Paolo Sfarra)

* * *

Caserma Salsa D’Angelo,

Belluno. Settembre 2011

Ore 6.30: sveglia;

ore 8.00: dopo la colazione,

marciando sulle note del

Trentatré ci schieriamo per

compagnie nel piazzale principale,

dove cantiamo l’inno nazionale

ed assistiamo all’alzabandiera;

ore 8.20 circa: iniziano le attività in

caserma.

Tre settimane intense, scandite dal ritmo della marcia,

dal lento procedere per i sentieri del Falzarego,

dalle esercitazioni in Val Gallina, dalle corse da un

capo all’altro della caserma per raggiungere in orario

i punti di ritrovo, dall’interminabile attesa del contrappello

prima di poter andare a dormire.

Mi tornano alla mente le lezioni di sicurezza in

montagna e di topografia, la gara di orientamento a

squadre (durata ben cinque ore!), il giro di prova sul

“lince”, la dimostrazione della squadra cinofila della

Protezione Civile di Belluno, la visita del 7° Reggimento

Alpini, dove tra gli avvenimenti rievocati c’è

anche il disastro del Vajont, occasione durante la quale

gli alpini hanno dimostrato la loro professionalità

e la loro umanità nel prestare soccorso alle vittime.

Osservando le foto ho pensato al mio papà che nel

1963, giovane militare, era tra quei soldati.

Più di ogni altra cosa ricordo però l’orgoglio quando,

la mattina, indossavo la mimetica, e

la soddisfazione che provavo ogni

volta che guardavo il panorama

dalla vetta assieme ai

miei compagni, dopo ore di

camminata verso il cielo.

La mininaja è stata per me

un’esperienza significativa.

Ho riscoperto il valore della

fatica, del lavoro di squadra e

della disciplina. Anche se per

poco tempo, ho potuto essere

un militare quasi a tutti gli

effetti e ho guadagnato il mio

cappello alpino.

Un ringraziamento va sicuramente

al comandante di

reggimento e ai soldati della

66ͣ compagnia (di cui facevamo

parte durante il nostro

soggiorno a Belluno), che ci

hanno supportato e sopportato

con pazienza ed impegno, trasmettendoci il loro senso

del dovere e di appartenenza a questa nostra fragile

Italia, che ancora confida nei suoi figli in armi e

non.

So che molti “veri” alpini non approvano il progetto

“Vivi le forze Armate” e la decisione dei reparti

alpini di consegnare il cappello ai partecipanti, ma

per molti di quelli che vi hanno preso parte, è stata

l’unica opportunità di sentirsi almeno per un po’ alpini.

Peccato che sia finita..


3

SARANNO TRE ANNI

ALL’INSEGNA

DELLA SOLIDARIETA’

In prima di copertina: Passa il vessillo della sezione

di Vicenza all’adunata di Piacenza, portato dall’alfiere

Mirco Negri. Lo scortano il presidente Luciano

Cherobin e il consigliere nazionale Antonio Munari

(foto Ana - L’Alpino, Pietro Malaggi).

SOMMARIO

pag.

• La feritoia del Torrione 2

Nello zaino 4

• Uno di noi 18

• La mia naja 19

• Dalle zone e dai gruppi 22

• Protezione Civile 31

• Varie 33

• Belle notizie 36

• “Un nostro amico hai chiesto

alla montagna...” 38

Anno 2013 - n. 2 - Maggio

Gratis ai soci

Abbonamento annuo Euro 13

Tiratura 21.000 copie

Direzione e Redazione:

Torrione degli Alpini

36100 Vicenza - Via B. D’Alviano, 6

Tel. 0444.926988 - Fax 0444.927353

Web Site: www.anavicenza.it

E-mail: vicenza@ana.it

C.C.P. 13008362

Registrazione del Tribunale di Vicenza n. 67 del

26.4.1953

Direttore Responsabile:

Dino Biesuz

Vice Direttore:

Federico Murzio

Editore:

Editrice Veneta - Via Ozanam 8 - Vicenza

tel. 0444 567526 - www.editriceveneta.it

Iscrizione al ROC n. 4725 del 22.11.2001

Stampa:

Industrie Grafiche VIcentine S.p.A.

Via Rovereto 20, 36030 Costabissara (VI)

www.igvi.it

Carissimi alpini,

Un percorso nel segno della solidarietà segnerà la nostra vita associativa dei prossimi

tre anni.

Daremo fondo alle nostre risorse ed al nostro impegno per aiutare le famiglie

degli alpini e dei nostri concittadini che sono in difficoltà, integrando il fondo già

esistente nel bilancio della Sezione e promuovendo iniziative di sostegno, anche economico,

a chi ha la necessità di essere aiutato.

Nei prossimi consigli di sezione i consiglieri saranno chiamati a decidere quali

iniziative intraprendere per contenere il bilancio della Sezione e poter così destinare

le risorse che si renderanno disponibili alla solidarietà. E un contributo di idee potrà

essere dato nelle riunioni di zona.

Un programma di questa portata non può riguardare solo gli alpini, ma deve

coinvolgere tutta la società vicentina. I nostri paesi, le nostre vallate, le cittadine ed il

capoluogo dovranno essere invasi, in modo evidente a tutti, dallo Spirito Alpino. Un

primo evento è l’Adunata del Triveneto, a Schio, manifestazione che per importanza

e’ seconda solo all’Adunata Nazionale. Sullo slancio di questa manifestazione iniziamo

perciò a coinvolgere negozi, laboratori artigianali, attività professionali ed ogni cittadino

che vorrà tangibilmente dimostrare di condividere con noi i nostri valori ed i

nostri obiettivi esponendo su vetrine, auto e cancelli una vetrofania, appositamente

stampata, che riporta il motto “IO STO CON GLI ALPINI”.

La vetrofania potrà essere da voi ceduta, a chi la proporrete, con un contributo e

le modalità che i consiglieri capizona comunicheranno. Non vi stiamo chiedendo

denaro, ma di raccoglierlo, contando sulla vostra capacità di coinvolgimento degli

alpini e dei cittadini anche non alpini. L’importante è tappezzare il territorio del messaggio

proposto nella vetrofania, che rappresenta la dichiarazione di voler reagire a

questa crisi con la determinazione e la forza che ha sempre contraddistinto gli Alpini.

Ricordo a tutti anche il 5 per mille, altra importante iniziativa che ha lo stesso

scopo: diminuire i costi della Sezione e liberare risorse per la solidarietà. Vi posso

assicurare che il rigore ed il controllo delle spese è in testa ai nostri obiettivi e lo stiamo

giornalmente perseguendo.

Infine, vi invito a far confluire in Sezione le segnalazioni di famiglie di alpini e non

alpini che secondo voi hanno bisogno di essere aiutate. Questo ci servirà per capire a

quali necessità potremo fare fronte. Non promettete nulla al momento, solo quando

avremo raccolto un buon numero di dati, il Consiglio sezionale deciderà le iniziative

più opportune. Tutte le segnalazioni dovranno pervenire direttamente al solo presidente

sezionale, in busta chiusa, al fine di garantire la riservatezza. Sono certo che

farete del vostro meglio per queste iniziative, così importanti in termini di solidarietà’

e di coinvolgimento della popolazione, in tal modo daremo sostanza a questo motto.

Una calorosa stretta di mano alpina dal vostro presidente.

Luciano Cherobin


4 - Nello zaino

L’appuntamento è dal 14 al 16 giugno.

Fra la manifestazioni la fiaccolata dal Tempio ossario del Pasubio

Raduno Triveneto a Schio

culla degli alpini vicentini

Dal battaglione Val Schio alla caserma dedicata a Pietro Cella

prima Medaglia d’oro alpina, sino al Btg. Val Leogra

di Dino Biesuz

Prove generali Sì, prove generali

dell’adunata nazionale a Vicenza nel

2016. Lo sperano proprio gli alpini

vicentini pensando all’adunata del

Triveneto che si terrà a Schio dal 14 al 16 giugno; per

questo è stato messo ancora più impegno nell’organizzazione,

per far vedere che Vicenza ci sa fare con queste

cose. Prove generali e un doveroso omaggio a Schio,

culla dell’industrializzazione della provincia e culla degli

alpini vicentini.

Sì perché il primo battaglione con la penna nera fu

proprio il Val Schio, costituito nel 1882 a Bra (Cuneo),

dieci anni dopo la nascita del Corpo degli alpini, quando

si passò dall’organizzazione in compagnie a quella

in reggimenti, inquadrato nel Secondo Reggimento.

Durò solo quattro anni il Val Schio, per lasciare il

passo a un altro reparto alpino che si coprirà di gloria

sulle nostre montagne e poi in Grecia, Albania e Russia,

il battaglione Vicenza; per l’occasione la nappina passò

da verde a rossa.

Un altro reparto scledense fu il battaglione Val Leogra,

nato nel 1915 e impegnato all’inizio sul Fronte vicentino

e poi spedito sull’Isonzo, dove fu decimato nel

tentativo di fermare gli austriaci dopo Caporetto. Nella

Seconda guerra mondiale il Val Leogra fu impiegato in

Grecia, Albania e Montenegro, dove fu sorpreso dal caos

seguito all’8 Settembre e deportato dai tedeschi.

Ma restando nel mondo alpino, Schio ha un altro

primato: la vecchia caserma in viale Rovereto, in cui

fu acquartierata una parte del Val Schio (il resto era a

Valdagno) in disuso da tempo, è intitolata al capitano

Pietro Cella, prima medaglia d’oro conferita ad un alpino,

per il suo eroico comportamento nella battaglia

di Adua, in Eritrea, nel 1896. Ripristinata in parte dal

Comune di Schio, la caserma Cella ospita il magazzino,

la sala riunioni e l’ufficio della Squadra di protezione

civile Ana di Schio.

L’appuntamento di metà giugno è stato preparato da

una serie di manifestazioni in vallata. Il via ufficiale al

raduno Triveneto sarà dato venerdì 14 alle 11,30 con

l’alzabandiera in Piazza A. Rossi a Schio; a partire dalle

19 saranno protagoniste le fanfare, in una “Serata

verde” in centro.

Sabato 15 si comincia alle 10 con l’onore ai Caduti

del Pasubio e l’alzabandiera all’Ossario sul Colle Bellavista.

La cerimonia si concluderà con la partenza della

fiaccola, portata a staffetta a Schio per l’accensione (ore

16) del braciere davanti alla Cserma Cella. Per le 11 è

prevista una visita guidata al Museo storico della Prima

Armata. Alle 17.40 in Piazza Statuto si entrerà nel vivo

della manifestazione con gli onori al Gonfalone della Città

di Schio e al Labaro dell’Ana; seguirà la sfilata fino al

Sacrario della SS. Trinità, dove saranno resi gli onori ai

Caduti, e poi fino al duomo, per la messa solenne. Dalle

20,30 concerto di fanfare in Piazza Falcone e Borsellino

ed esibizione di cori in altre parti della città.

Domenica 16 si comincia alle 9 con l’ammassamento

nella zona della SS. Trinità e inizio della sfilata alle

9.30; la conclusione è prevista per le 12.30, per lasciare

spazio al rancio alpino. Alle 18 l’ammainabandiera.

Dall’8 al 30 giugno si tengono per l’occasione alcune

mostre, aperte sabato e domenica con orario 10 - 12.30 e

16-19. “Monte Pasubio - di qui non si passa” propone

divise, copricapi militari, distintivi e medaglie, francobolli

e annullo spostale. Un’altra rassegna riguarda la

vita militare nelle cartoline di Livio Comparin e la Prima

guerra mondiale nei disegni di Benedetto Pellizzari: consulenza

storica di Gianni Periz e strategia bellica di Gabriele

Scotolati. La mostra “Alpini alla guardia del confine”

propone infine uniformi ed equipaggiamenti delle

Truppe alpine dal 1945 al 2004, a cura della Sezione di

Schio dell’Associazione nazionale del Fante.


Nello zaino - 5

Presentat-arm a Bepi

È incredibile la rapidità

di come il ieri possa

diventare remoto. Nel

volgere di pochi giorni se

non addirittura ore, i nove

anni di presidenza di Giuseppe

Galvanin si sono

dileguati nella nebbia del

tempo. Le cose buone dissolte

nella normalità. Indelebili

invece i ricordi di

debolezze, scivoloni e

défaillances connesse anche

al peso della carica.

Ricordiamoci che “il potere

logora” e che “l’errare

è umano” specie se fatto in buona fede.

E’ per questo che vogliamo dire grazie a Bepi: per la

sua giornaliera presenza al Torrione; per l’intensificazione

dei rapporti che ha saputo coltivare tra la Sezione e i

reparti in armi e pure con le pubbliche amministrazioni.

Un grazie per aver portato in Vicenza la più bella adunata

sezionale e aver avviato e ottenuto l’assegnazione del

Raduno Triveneto a Schio.

Certo, non ha del tutto convinto

l’istituzione della Giornata

della solidarietà o l’adozione

di un pullman sezionale e altre

iniziative sempre comunque intraprese

con la convinzione di

contribuire ad una valorizzazione

del patrimonio e il prestigio

della nostra sezione. Non dobbiamo

dimenticare che con lui

la Protezione civile e la Squadra

sanitaria hanno vissuto momenti

di grande sviluppo. E infine,

gliela vogliamo concedere la

soddisfazione della genitura di

quel gioiello di famiglia fortemente voluto che è la Fanfara

storica

Torna dunque tranquillamente a baita caro Bepi con

la stima e l’onore delle armi di tutti gli alpini della Sezione

Ana di Vicenza!

Gi&Gi


6 - Nello zaino

Eletto a Milano dall’assemblea dei delegati con 458 preferenze su 599. I numeri dell’Ana

Favero presidente nazionale

Sebastiano Favero, primo veneto in quasi cento anni

di storia, è il nuovo presidente nazionale dell’Ana; subentra

a Corrado Perona, che dopo nove anni cede il

timone associativo. E’ stato eletto dall’assemblea nazionale

dei delegati riunita il 19 maggio nel teatro Verdi di

Milano. Raccogliendo 458 preferenze su 599 disponibili,

si è imposto sull’altro candidato Cesare Lavizzari

(fermo a quota 137), 4 le schede nulle. Si tratta di una

vittoria netta che parte da lontano e che, all’insegna di

un messaggio di discontinuità rispetto al passato, ha catalizzato

intorno a Favero un consenso ben oltre i confini

del Triveneto di cui il nuovo presidente era il naturale

portabandiera.

L’ultima volta di un presidente nazionale proveniente

dalle fila del Triveneto fu nel 1972, quando fu eletto

alla massima carica associativa il trentino Franco Bertagnolli

(1972-1981).

Nato a Possagno (Tv) nel 1948, e iscritto alla sezione

Monte Grappa, Sebastiano Favero è ingegnere libero

professionista; da molti anni impegnato nella vita associativa,

ha ricoperto l’incarico di presidente della commissione

nazionale Ana Grandi Opere, ha seguito la

conclusione dei lavori al rifugio Contrin, ha contribuito

alla costruzione del Villaggio Ana a Fossa e della casa

L’angolo di

Bepi Sugaman

Il nuovo presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero

con il presidente di Vicenza Luciano Cherobin

domotica per Luca Barisonzi. Nel 2010-2011 è stato

vice presidente nazionale e vice presidente nazionale

vicario nel biennio successivo.

Nella stessa assemblea che ha sancito il successo di

Favero, sono emersi alcuni dati sull’Ana e sulle truppe

alpine. Nella sua ultima relazione da presidente, Corrado

Perona ha informato che nel 2012 l’associazione

contava poco più di 295mila soci alpini (5.319 in meno

rispetto al 2011) con una flessione rispetto all’anno precedente

di circa l’1%. In totale i gruppi sono 4.409 (dati

2012). Nell’economia dei numeri, rispetto al 2011,

l’Ana ha registrato 12.003 deceduti e 1.494 soci che non

hanno rinnovato l’iscrizione.

Alberto Primicerj, generale comandante delle truppe

alpine, ha sottolineato che a tutt’oggi gli alpini in armi

sono all’incirca 10mila, di cui l’8% donne. Tra tutti, il

22% proviene dal tradizionale bacino di reclutamento

alpino (Nord), il 14% dall’Italia centrale, il 64% dal

meridione. Per quanto concerne i VF1 (volontari in ferma

di un anno) il 38% è settentrionale; percentuale che

cala notevolmente tra volontari in servizio permanente

attestandosi al 14%.

f.m.


Nello zaino - 7

A tutti un incarico nella giunta esecutiva

Lavori nella commissione

“Formazione capigruppo”

La commissione formazione capigruppo, con

l’apporto tecnico e legislativo dei revisori dei conti

Nicola Paganotto e Remo Chilese, ha messo a

punto il “Vademecum n. 1 fiscale ed amministrativo”.

Questa pubblicazione intende essere uno

strumento operativo di agile consultazione per i

gruppi Ana. Non pretende di essere esauriente,

in quanto si prefigge di fornire in maniera essenziale

le indicazioni per i principali adempimenti

per la vita di un gruppo alpini, fornendo i minimi

riferimenti normativi. Per facilitare i gruppi si sono

inseriti alcuni facsimile, da utilizzare come semplici

suggerimenti.

La pubblicazione deve essere utilizzata quindi

come uno degli strumenti messi a disposizione

dalla sezione di Vicenza per il miglior funzionamento

dei gruppi. È stata presentata a capigruppo

e tesorieri il 13 febbraio nella sede del gruppo

di Anconetta dal responsabile della commissione

Francesco Griselin. Alla serata hanno partecipato

circa 60 gruppi. L’opuscolo è stato inviato a

tutti i gruppi ed è disponibile anche in segreteria

sezionale.

Nuovo presidente, nuova giunta esecutiva. Nel primo

Cds del dopo Galvanin, Luciano Cherobin si è presentato

davanti ai consiglieri formalizzando la squadra di lavoro

che nel prossimo triennio reggerà la sezione.

Cherobin, già capozona Berici Settentrionali, ha scelto

così i tre vicepresidenti: Paolo Marchetti, vicario (Val

Chiampo), Maurizio Barollo (Val Liona Alta), Oriano

Dal Molin (Val Leogra Alta). Forse con qualche scheda

bianca in più del previsto, il Cds ha votato e approvato

la nomina di Mirko Framarin, segretario (Val Chiampo);

di Diego Magro, tesoriere (Berici Settentrionali); e dei

membri della giunta: Gianni Periz (Berici Settentrionali);

Francesco Griselin (Riviera Berica); Mariano Fincato

(Vicenza città). L’organigramma completo degli incarichi

e dei responsabili delle commissioni lo si trova sul sito

sezionale www.anavicenza.it.

La novità più evidente è rappresentata dalla “promozione”

di Enzo Paolo Simonelli, già vice presidente vicario

di Galvanin nel triennio 2010-2013 e già candidato

presidente all’ultimo rinnovo delle cariche sezionali,

a “direttore generale” della sezione; una posizione creata

ex novo finalizzata a coordinare il lavoro del Torrione

e a coadiuvare il presidente nei compiti più gravosi.

L’altra novità, risalente però al Cds di aprile, cioè

solo un mese dopo l’ufficializzazione degli incarichi,

riguarda l’affiancamento di Giorgio Galla (Vicenza città)

al segretario sezionale Framarin. Galla risulta il primo

tra i non eletti in consiglio nell’ultima tornata elettorale.

Rispetto ai nove anni precedenti la sezione ha spostato

il proprio baricentro: da centro-nord, a sud-ovest.

D’altro lato, le scelte di Cherobin sembrano finalizzate

a rendere tutti responsabili di qualcosa, il che rappresenta

già un passo avanti. Se poi questa politica

produrrà dei risultati, come sempre, lo si vedrà solo tra

qualche mese.

f.m.

Fotonotizia

Una bella immagine della Festa della Liberazione

a Zugliano. L'alpino è nonno Antonio Lucchini, del

gruppo Ana di Centrale di Zugliano, del quale è stato

capogruppo per ben 25 anni, sempre presente con

costante impegno e dedizione. La bambina è la nipotina

Elena Lucchini, di 7 anni, tutta fiera dell'incarico

di alfiera, svolto con il massimo dell'impegno!


8 - Nello zaino

Lo slogan dell’Adunata di Piacenza è la testimonianza del modo d’essere delle penne nere

Alpini, onestà e solidarietà

Un richiamo a tutta l’Italia

Cronache della grande sfilata, dal caos iniziale alla quasi perfezione sotto

la tribuna. Testimonianze, episodi curiosi e la gratitudine dei piacentini

La sfilata dei gagliardetti, un bel colpo d’occhio

di Federico Murzio

“Onestà e solidarietà: queste le

nostre regole” è stato il motto dell’86°

adunata nazionale svoltasi a Piacenza;

più che uno slogan è la testimonianza di un modo d’essere

che per bocca del presidente nazionale Corrado

Perona “è un forte segnale a tutte le istituzioni del Paese”.

Però il raduno nazionale è prima di tutto una festa;

tre giorni all’insegna dell’allegria che trovano fondamento

nella naja. Meglio: nel paradosso della fine di una

naja che nessuno voleva fare e nell’orgoglio di sfoggiare

oggi il cappello d’alpino. Tutto il resto passa in secondo

piano, compreso il desiderio maniacale di apparire

perfetti durante la sfilata conclusiva della domenica.

Così è toccato a Piacenza ospitarci quest’anno, in un

frangente economico e sociale che pesa come un macigno

sullo stomaco di moltissimi alpini, soprattutto quelli che

hanno risparmiato come formichine per essere presenti al

raduno. Ho conosciuto qualcuno di loro a Piacenza: sono

uomini che parlano brevemente del loro disagio; e mentre

le loro bocche emettono suoni i loro occhi si chiudono in

piccole fessure e non guardano più l’interlocutore, ma

fissano un punto indefinito oltre. Come a vergognarsi.

Mentre, in realtà, chi dovrebbe provare autentica vergogna

è talmente intriso di umana miseria che dentro di sé non

percepisce più nulla, nemmeno il pudore.

Il resto dell’adunata è cronaca.

LA MARCIA Come l’arrivo dei dodici marciatori


Nello zaino - 9

vicentini che in cinque giorni hanno coperto i 220 chilometri

che li separavano da Piacenza, per esempio. Con

un’età compresa tra i 50 e i 70 anni, ad abbassare la

media del gruppo ci ha pensato Damiano Marconi di

Quinto Vicentino, classe 1992, appena congedatosi

dall’esercito. Il decano è stato invece l’indomito alpino

Giuseppe Bortoloso, classe 1932, seguito a breve distanza

da Bruno Sperotto di Sandrigo e Luigi Giradi di Malo,

entrambi del ’40.

Guidati dal pirotecnico Nicolo Stoppa, fino all’altro

ieri responsabile della commissione giovani sezionale,

i dodici sono stati accolti ad ogni tappa dalle autorità e

dai gruppi Ana locali, finendo spesso sulle cronache dei

giornali. La marcia di quest’anno fa seguito alle imprese

di Parma, Bergamo e Bolzano. C’è da giuraci che in

questi giorni qualcuno di loro ha già cominciato a pensare

alla marcia di Pordenone 2014.

SOLIDARIETA’ Nel frattempo da Piacenza arriva

anche l’annuncio dell’ultima solidale “fatica” degli alpini.

A spiegarla è Antonio Munari, consigliere nazionale:

«Tra pochi giorni a Casumaro, in provincia di

Ferrara, sarà inaugurato un asilo costruito dall’Ana a

beneficio dei bambini dopo che la fatiscente struttura

che prima li ospitava è stata distrutta dal sisma dello

scorso anno. Si tratta della realizzazione di un progetto

nato dopo che l’Ana aveva invitato le amministrazioni

comunali interessate dal sisma a segnalare quali fossero

le strutture di cui avevano bisogno. È un edificio costato

un milione di euro, una cifra interamente raccolta tra

le penne nere e che testimonia più di tante parole la

solidarietà e la gratuità degli alpini».

Gastone Zordan, qui con il “furiere” della sezione

Gianni Carlassare, è arrivato alla 47 a adunata

LA SFILATA Spettacolo nello spettacolo sono i momenti

immediatamente precedenti l’inizio della sfilata

quando, tra fanfare e bande musicale, vessilli, striscioni,

muli, gagliardetti, camice dai mille colori, divise storiche

e grida dalle voci roche in tutti i dialetti nazionali, le

strade dell’ammassamento diventano tanti formicai destinati

al caos perpetuo. Chi alpino non è o li conosce

poco, stenta a credere che quelli che marciano scandendo

ordinati il passo al suon dei tamburi, sono le stesse

persone di qualche minuto prima.

«È sempre così, fa parte della festa. Ma partecipare

all’adunata è molto più che un semplice sodalizio,

vuol dire ribadire l’appartenenza a una famiglia speciale»

dicono all’unisono Riccardo Quagliato, 33 anni

di Barbarano, e Stefano Barcarolo, 27 anni di Malo;

per il primo è il raduno numero 13, per il secondo

è il settimo.

Ha sfilato con la sezione anche il neo maresciallo

Diego Dal Maso, 25 anni di Sovizzo. Di stanza ad Aosta,

nelle prossime settimane Dal Maso prenderà servizio a

Cividale del Friuli.

REDUCE Ha partecipato anche Lino Zanon, 91 anni,

di Padova, il “reduce” del Gruppo di Camisano. A Piacenza

con la figlia Annalisa, ha sfilato sulla carrozzina,

ma davanti alla tribuna ha voluto mettersi sull’attenti e

salutare. Alcune personalità sono scese dal palco per abbracciarlo.

Zanon partì per la Russia con gli ultimi contingenti,

fu poi in Corsica e dopo l’8 Settembre riuscì a passare

con le truppe alleate con le quali risalì l’Italia. Annalisa

Zanon, medico, ha assistito il padre ed ha “tenuto d’occhio”

gli altri alpini più anzianotti. “Per due giorni è stata

una boccata d’aria pura - ha commentato - Il rispetto

degli alpini verso i reduci è emozionante!”.

COMMENTI «Piacenza ci ha accolto nel migliore

dei modi e noi abbiamo cercato di ricambiare la loro

simpatia e ospitalità» dice un sorridente Gastone Zordan

di Mosson; 69 anni appena compiuti, Zordan, dal 1967

a oggi, non ha mai mancato un appuntamento.

Dello stesso parere anche Giorgio Galla, 65 anni di

Vicenza: «Credo non ci sia nessuna recriminazione, anche

se quando si organizza un raduno in una città tradizionalmente

non alpina si sono sempre dei dubbi sull’accoglienza

della popolazione locale».

Insomma tra i vicentini mugugni non ce ne sono e,

anzi, hanno registrato qualche indicazione utile in vista

della possibile (ma non scontata) adunata nazionale a

Vicenza nel 2016.


10 - Nello Rubrica zaino

Ripristinato a Monte Berico dagli alpini del Gruppo di Campedello

Riaperto il sentiero di Villa Guiccioli

È riaperto il “sentiero parco villa Guiccioli”, che partendo

dalla Rotonda attraversa la Valletta del silenzio e

sbuca proprio nel parco storico di villa Guiccioli, sul

monte Ambellicopoli, sopra Monte Berico, sede del museo

storico del Risorgimento e della Resistenza.

Una bella passeggiata resa possibile oggi grazie alle

950 ore di lavoro gratuito impiegate dagli alpini di Campedello

per ripristinare il sentiero. «È un gesto dal significato

simbolico: oggi si chiude una fase, quella che

aveva reso impraticabile questo percorso naturalistico e

storico a seguito dell’alluvione del 2010» commenta

l’assessore Marco Antonio Dalla Pozza a margine della

riapertura ufficiale del sentiero.

Per i volontari non si è trattato solo di togliere erbacce

ma del rifacimento integrale del sentiero, che ora

conta 304 gradini su un dislivello di 115 metri. «Subito

erano previsti dei generici lavori di riparazione dei corrimano

e dei gradini in legno, poi con l’amministrazione

comunale si è condivisa l’idea di ripristinare completamente

il sentiero migliorandone sensibilmente la fruibilità

e la sicurezza» ha spiegato Diego Giaretta, capo

delle penne nere di Campedello.

Da sempre al centro del progetto di valorizzazione

del perimetro urbano di Vicenza contermine a Monte

Berico e riviera Berica, il sentiero è considerato il passante

di collegamento tra la Valletta del Silenzio, il corridoio

ecologico Berici-Bacchiglione-Tesina e il bosco

urbano del “Quarelo”, progetto finanziato dalla Fondazione

Cariverona.

Per motivi diversi entusiasti dell’opera svolta sia il

sindaco Achille Variati che non esita a usare toni forti:

«Abbiamo il dovere di conservare questo patrimonio

naturalistico affinchè nessuna mano sciagurata metta

a repentaglio questo ambiente»; sia il presidente Ana

Vicenza Luciano Cherobin: «È una dimostrazione tangibile

di come gli alpini siano al servizio delle nostre

contrade».

Davanti all’auditorium gremito del museo arriva anche

la proposta degli alpini per l’area ex Agriter: «Potrebbe

ospitare oggi un “giardino dei giusti”, con la

piantumazione di due piante in memoria di Torquato e

Franco Fraccon, padre e figlio, residenti fino agli anni

’40 in strada della Commenda, poi deportati e morti a

Mauthausen. Proprio 35 anni fa, in questi stessi giorni,

i Fraccon venivano riconosciuti “Giusti delle Nazioni”

dallo Stato d’Israele».

Fotonotizia

Il 3 marzo 52 cadetti dell’Accademia Militare di Modena si sono recati nella sede del gruppo di Creazzo

per commemorare l’anniversario della morte del ten. Tigrucci.


Nello Rubrica zaino - 11

Alpini al lavoro a Casumaro di Cento, uno dei paesi colpiti dal terremoto dell’Emilia

Per la scuola materna un cantiere speciale

di Antonio Munari*

Ho trascorso gran

parte del mia vita professionale

tra i cantieri,

ma i cantieri dove operano gli alpini

hanno qualcosa, anzi più cose che gli

distinguono e li rendono unici: come

quello della nuova scuola materna a Casumaro,

per esempio, quella che gli alpini

stanno costruendo per i terremotati.

Già il cartello del cantiere ha una sua

particolarità. Sulla parte alta spicca inconfondibile

il logo dell’Ana; e poi il

susseguirsi dei nomi dei vari tecnici che

partecipano in qualche modo alla costruzione,

sembra l’elenco di un gruppo alpini. Un’altra

cosa che distingue i nostri cantieri è che il primo lavoro

eseguito è quello di issare il Tricolore che salirà sempre

più in alto man mano che la costruzione cresce.

Quando poi il cantiere diventa operativo, i lavori

non si svolgono con la continuità metodica che utilizza

un’impresa, ma gli operatori, che sono sempre e

tutti specializzati, sembrano tanti cottimisti ai quali è

riconosciuta la paga non per quante ore hanno lavorato,

ma per quanto lavoro hanno eseguito e se pensiamo

che il tutto invece è fatto gratuitamente, allora c’è davvero

di che stupirsi. Sembra un formicaio, dove tutti

sanno quello che devono fare e si spostano velocemente

da una parte all’altra senza mai intralciarsi, posizionando

le cose giuste al giusto posto perché il loro compagno

trovi sempre pronto quello che gli serve per

proseguire il lavoro. Pochi, precisi e chiari ordini dati

al mattino dalla direzione del cantiere diventano a sera

lavori eseguiti con cura, professionalità e velocità.

Anche i dipendenti delle ditte che lavorano in appalto

sono contagiati da questo ritmo e dopo pochi giorni si

sono perfettamente adeguati.

È capitato anche alla prima squadra della sezione

di Vicenza composta da Nereo Farsura, Vittorio De

Boni e Antonio Rinaldi del gruppo alpini di Lisiera,

Antonio Dall’Igna del gruppo di Centrale di Zugliano

Il cantiere della nuova scuola materna.

Il Tricolore è sempre più in alto

e da Michele Binotto di Thiene.

Arrivati al mattino del 15 marzo, hanno preso visione

del lavoro loro assegnato: impermeabilizzare una

terrazza di 40 metri, impermeabilizzare il marciapiede

attorno alla nuova scuola, disarmare un solaio, smontare

un ponteggio interno e riporre tutto ordinatamente

nella baracca deposito.

Nessuno si è perso d’animo, si sono formate due

squadre e il lavoro è partito con le consuete caratteristiche

del formicaio. In tarda mattinata c’è stato anche un

piacevole diversivo: capitanato dal presidente nazionale

Corrado Perona, è arrivato in cantiere l’intero Cdn

che dopo aver preso visione dell’avanzamento dei lavori

e “sparsi” i complimento di rito, ha condiviso con i

volontari il pranzo di mezzogiorno preparato dalla cucina

da campo della protezione civile Ana di Cento.

A sera il lavoro assegnato era stato eseguito a regola

d’arte ed è doveroso un ringraziamento, oltre che ai volontari,

anche alla ditta Bertoldo Asfalti che ha messo

a disposizione l’attrezzatura necessaria per l’impermeabilizzazione.

* Consigliere nazionale


12 - Nello zaino

Dibattito su forma e sostanza alla 17.a edizione del Cisa a Vicoforte (Cuneo)

Scuola di giornalismo per la stampa alpina

Tra le montagne ancora innevate e i suggestivi panorami

di Vicoforte, in provincia di Cuneo a pochi chilometri

da Mondovì, si è svolto il 17° Convegno Itinerante

della Stampa Alpina.

Riuniti in quest’angolo semisconosciuto del Paese

all’ombra del santuario della natività di Maria che vanta

la cupola ellittica più grande al mondo, si sono riuniti

62 (su 76) rappresentanti dei giornali sezionali. Erano

presenti il direttore de L’Alpino Bruno Fasani, coordinatore

dei lavori, e l’allora presidente nazionale Corrado

Perona; mentre nella giornata conclusiva del convegno

ha portato il saluto degli alpini in armi il generale

Maggi, vice comandante delle Truppe Alpine.

Forma e Sostanza

Il tema di quest’anno è stato: “Forma e Sostanza”;

e, più che un titolo, si è trattato della naturale continuazione

di un percorso iniziato qualche mese fa a Costalovara,

durante il 16° Cisa “Fare opinione per diventare

coscienza civile”. Seguendo le stesse modalità

della precedente edizione, Bruno Fasani ha invitato tre

relatori d’eccezione per sviscerare l’argomento, presentato

nuovi spunti di riflessione e suggerimenti agli addetti

ai lavori della stampa alpina. Così, il giornalista e

scrittore Stefano Fontana ha trattato il tema della “sostanza”,

mentre Luca Calzolari, direttore della stampa

sociale del Cai, e Francesca Massai, direttore artistico

dello studio grafico “Cervelli in azione”, hanno offerto

il loro contributo sulla “forma”.

Alla fine dei tre interventi, i delegati al Cisa si

sono divisi in due gruppi di lavoro per dibattere gli argomenti

(sabato) e relazionare l’assemblea il giorno

successivo (domenica).

Forma

La rivista è un prodotto collettivo, sostiene Luca Calzolari,

e i giornali, oggi, si leggono anche attraverso i

titoli e le fotografie. Sembra banale ma, di fatto, non è

così. Bisogna porre l’attenzione ai dettagli, sottolinea

invece Francesca Massai. Innanzitutto al “carattere”, poi

alle “pagine” e a come strutturarle, al “colore” e all’

“equilibrio compositivo”. Si tratta di indicazioni importanti

soprattutto se diamo per scontata l’esigenza che

oggi rinnovare la forma è fondamentale nelle nuove

logiche di comunicazione.

Questione di identità

Lungi dall’essere una discussione sul sesso degli

angeli, il confronto sulla “sostanza” è stato, forse, l’elemento

più concreto e più importante affrontato in

questi ultimi anni. Sostanza è identità e, come tale, si

misura ogni giorno in una società in continuo movimento.

C’è chi ha bollato come “pericoloso” e potenzialmente

“deflagrante” il fatto che la stampa alpina possa trasmettere

elementi d’opinione. Credo sia una lettura

superficiale, che toglie credito all’umanità e all’intelletto

degli alpini che vivono nelle quotidianità e non in

un mondo a parte; in altre parole: qualcuno ha forse

paura che gli alpini incomincino a riflettere con la propria

testa Dice: nessuno mette in discussione il diritto

degli alpini di avere un’opinione su tutto, ma se la si

vuol esternare lo si faccia senza il cappello in testa. E

io mi chiedo, perché

Che la stampa alpina faccia opinione vuol dire semplicemente

attingere dai propri valori e valutare gli

avvenimenti. Il vero pericolo è invece l’uniformità; un

insieme di fogli dove, a identità secolarizzata, si celebra

l’autoreferenzialità dell’Ana: quanto siamo belli,

bravi, buoni. Un’autoreferenzialità che già porta oggi

qualcuno a considerare gli alpini la parte migliore della

società. Mentre sappiamo benissimo che così come

non tutta la politica è marcia, così come non tutta l’economia

è da buttar via, nello stesso modo non tutti gli

alpini sono belli, bravi, buoni.

Sostanza

Sulla differenza tra fatti e avvenimenti è il perno su

cui è ruotato l’intervento di Stefano Fontana. Il ruolo

del giornalista è di far trasparire questi ultimi, cioè gli

elementi costitutivi che stanno nella “verità” dei nostri

ideali e che arricchiscono la nostra vita. La sostanza è

quindi cogliere il senso di ciò che succede tenendo ben

presente che nessuno mette in discussione l’essere alpini,

ma è impossibile non risentire di ciò che succede

nella società circostante.

f.m.


Nello zaino - 13

Incontro a Malo con l’alpino ferito in Afghanistan e collegamento con la Julia

Luca Barisonzi parla vicentino

Potremmo affermare che Luca Barisonzi è quasi di

casa tra gli alpini vicentini. A febbraio ad Arzignano e il

21 aprile al Cinema Aurora di Malo che il parroco don

Giuseppe Tassoni, ha messo a disposizione del Gruppo

Alpini maladensi, con in testa i giovani tra cui Riccardo

Agosti e Luca De Benedetti, promotori dell’evento. Un

pomeriggio intenso con passaggi di grande interesse,

preceduti da un’ottima performance del coro di casa, “El

Livergon” a cui ha fatto seguito l’eccezionale collegamento

via skype con gli alpini della Brigata Julia a Herat

in Afghanistan, in un informale e simpatico dialogare

con il loro comandante, generale Ignazio Gamba, il capitano

maladense Giovanni Agosti fratello di Riccardo

e tanti altri alpini veneti felici di poter partecipare in

diretta all’incontro con il pubblico in sala, tra cui sedevano

il neoeletto presidente della sezione Ana di Vicenza,

Luciano Cherobin, il suo predecessore Bepi Galvanin,

il consigliere nazionale Antonio Munari, il vicepresidente

Oriano Dal Molin con i capizona Gatto e Cecconello

e Vito Mantia, veterano e reduce della campagna

dei Balcani.

E’ stata quindi la volta del capitano Marco Arancio

del 7° Alpini che con commenti e immagini molto efficaci

ha illustrato la vita di tutti i giorni dei nostri militari

impegnati in missione in terra afghana; vita di tutti i

giorni in una routine apparentemente tranquilla ma con

pochi momenti di vero relax in mezzo a tanti altri di

tensione in turni di guardia e sortite di pattuglia, consolati

una volta la settimana da famigliari profumi di italianissime

pastasciutta e pizza.

Personaggio centrale di un pomeriggio trascorso in

un soffio è stato infine quel ragazzone del 7° Reggimento

alpini: Luca Barisonzi con il suo carico di martirio,

Luca Barisonzi con la fidanzata Sarah e la mamma Clelia

guadagnato in missione sul fronte afghano e ora vissuto

con una dignità e un coraggio su cui dovremmo tutti

meditare e trarne esempio di vita. A Malo e ovunque è

continuamente invitato, Luca esprime il suo messaggio

di speranza e di fede che ha coinvolto anche la coraggiosa

madre e la splendida fidanzata che sempre gli sono a

fianco in quelle che sono le sue vere “missioni di pace”.

Gran finale sulle note del coreografico coro “El Livergon”

composto dagli alpini e le loro donne, accompagnati

dagli ottoni della Banda cittadina di Malo. L’incontro

si è concluso con il saluto di commiato del presidente

Cherobin e un grazie congiuntamente a un buon

rientro a Belluno al capitano Arancio e all’alpino Orru.

In ossequio quindi a quanto prevede un tacito e mai

scritto cerimoniale alpino: tutti alla Casa degli alpini per

il brindisi di rito, una stretta di mano e un arrivederci

alla prossima.

LuiGi

Una baita in Sardegna

Giannetto Loche, colonna della Sezione Sardegna, ha realizzato un vecchio sogno, costruire un

posto tappa per gli alpini che visitano la sua meravigliosa isola. Si chiama Baita Santa Barabara, è di

legno, stile alpino, e si trova a Cuglieri, lungo la strada da Bosa ad Oristano. Giannetto è pronto ad offrire

agli alpini che passano da quelle parti un bicchiere di Vernaccia o una profumata Malvasia, da

gustare sulla suggestiva collina coperta di oliveti, davanti allo spettacolo del mare. Ed a fornire informazioni

su una delle zone meno note della Sardegna, che vede a pochi chilometri dalla sua baita le splendide

spiagge del Sinis o il Montiferru, con la Madonnina degli alpini a quota 1000. Basta chiamarlo

allo 0785 39743 o al 340 5425675.


14 - Nello zaino

Cappellano militare in Russia, medaglia d’argento, cadde

in prima linea mentre assisteva i suoi alpini a Warwarowka

La sede Ana di Chiuppano intitolata a don Segalla

Con una splendida cerimonia il 10 marzo gli alpini di

Chiuppano e dei gruppi limitrofi, con il patrocinio comunale

e l’esperta regia del capogruppo Franco Genitali,

hanno reso omaggio a don Antonio Segalla, cappellano

del Morbegno, medaglia d’argento al valor militare, caduto

in Russia, intitolando la sede sociale al suo nome.

Fu colpito a morte il 23 gennaio 1943 nella battaglia

di Warwarowka, uno dei numerosi scontri che precedettero

Nikolajewka, dove la Tridentina fu protagonista

assoluta. All’eroica divisione apparteneva anche don

Antonio Segalla, “prete con le stellette” inquadrato nel

Morbegno, un battaglione le cui gesta sono commemorate

ogni anno nell’omonimo paese della Valtellina, proprio

nel ricordo del combattimento di Warwarowka. La

battaglia divampò improvvisa nel cuore della notte, a

seguito di un massiccio attacco di mezzi corazzati russi.

Nell’impari scontro il Morbegno uscì pressoché distrutto

e don Antonio, cappellano amato e stimato dai tutti

i soldati, seguì la sorte dei suoi alpini in prima linea,

mentre confessava, confortava, curava.

Era nato a Chiuppano da Giuseppe Segalla e da Lucia

Dal Pra il 14 agosto 1907; ancor giovane rispose alla

chiamata al sacerdozio e, una volta consacrato, fu in

servizio come cooperatore in varie comunità della diocesi

padovana. Allo scoppio del conflitto la continua

partenza dei suoi ragazzi per il fronte lo inquietò al punto

da voler condividere il loro destino e gli fece maturare

il proposito di star loro vicino, per alleviare le sofferenze

morali di quei giovani e farli sentire meno lontani

da casa e dagli affetti familiari. Il 4 febbraio 1941 indossò

la divisa, con il grado di tenente; partì per la Russia

l’11 dicembre 1941. Un documento della curia padovana,

conferma a questo proposito che l’assegnazione alle

truppe alpine fu una ulteriore, precisa richiesta di don

Antonio, con l’intento di riunirsi ai ragazzi delle parrocchie

in cui aveva operato.

Oltre alla motivazione della medaglia d’argento, sono

ben cinque le testimonianze che raccontano in dettaglio

la scena della morte di don Antonio Segalla.

La prima, di una immediatezza impressionante, è

quella scritta nel libro di memorie “Calvario bianco” del

cappellano militare friulano don Carlo Caneva, poi parroco

e fondatore del tempio di Cargnacco, dedicato ai

Caduti e Dispersi di Russia, testimone oculare, che assistette

di persona al tragico epilogo; la descrizione colpisce

per una crudezza, necessaria a rendere l’immagine

quasi filmica di una morte, affrontata, mettendo in secondo

piano il rischio, per privilegiare

ad ogni costo il servizio.

Scrive don Carlo: “Verso le

21 la colonna arrestò bruscamente

il passo…nell’oscurità da

una posizione invisibile uno o

più carri russi sparavano su di

noi e il ritmo dei colpi aumentava…

venne in testa l’82^ compagnia

cannoni e piazzò i suoi

pezzi per cercare di ridurre al

silenzio chi ci aveva così micidialmente

presi di mira. Mi

chiamavano dovunque per assistere

feriti e morenti... sopra una

slitta stava confessando don

Antonio Segalla, cappellano del

Morbegno. Si era poi seduto e

stava parlando col capitano

Panzeri, comandante l’82^ cannoni,

ferito. Tutt’a un tratto il

capitano udì uno schianto e si Don Antonio Segalla

trovò fra le mani la testa del

cappellano troncata a secco da un proiettile che aveva

trapassata l’ambulanza da parte a parte.”

La seconda attestazione è scritta da mons. Arrigo

Pintonello, reduce di Russia e più tardi Ordinario militare

d’Italia, quasi in tempo reale, l’8 marzo del 1943,

preoccupato che non si perdesse l’esemplarità di un simile

atto di valore. Disponiamo poi di una terza testimonianza:

la lettera dell’alpino Ermete Speziali di Silandro

in forza al Morbegno, che conferma i fatti e che,

trovandosi la sera del 22 in testa al battaglione, ebbe

modo di scambiare una battuta con don Antonio, che gli

aveva chiesto “Come va Speziali” a cui aveva risposto

“Fin che siamo in piedi va sempre bene”..

La quarta riguarda la ricostruzione, fatta nel 1946,

dal capitano Mario Panzeri in una lettera alla mamma

Lucia; Panzeri era stato il più vicino testimone diretto

della sua morte e anche un miracolato, poiché nel momento

del colpo fatale, giaceva nella stessa slitta-ambulanza.

Al ritorno in patria, ne traccia un quadro luminoso,

che merita di essere riletto: “Don Antonio cadde eroicamente,

come eroicamente aveva vissuto, colpito alla

testa da piombo nemico… nella piana di W.W. nell’assolvimento

del suo dovere di soldato di Cristo, mentre


Nello zaino - 15

nell’imperversare di un furioso combattimento

e con esemplare disprezzo

del pericolo, portava la parola di Dio

e conforto ai feriti sopra una slitta ambulanza”.

La quinta testimonianza è quella

del maggiore Fabbrocini, che lo incrocia

dopo lo scontro immediatamente

precedente quello di Warwarowka,

quando don Antonio lo avvicina per

indicargli il luogo dove era caduto il

maggiore Romualdo Sarti, comandante

del Morbegno.

Il fatto che tante persone autorevoli

si siano premurate di testimoniare

per don Antonio e la sua stessa corrispondenza

alla famiglia ci danno il

segno di quanto questo nostro cappellano

fosse apprezzato dai suoi alpini.

Ancora due brevi riflessioni per

tracciare a tutto tondo la sua personalità:

dalla corrispondenza si rileva innanzitutto il rapporto

affettivo veramente speciale con la mamma e

con la famiglia, teso sempre a sdrammatizzare, anche

con qualche tratto di energica e virile ironia, le durissime

condizioni della guerra. In secondo luogo si osserva

lo stretto legame con i giovani chiuppanesi al

fronte in particolare quelli del Btg Vicenza, tutti soldati

valorosi di cui il paese deve andare orgoglioso e

che non possono essere dimenticati.

Una ventina i partenti da Chiuppano, la metà di

loro non rivide più la terra natìa; tre medaglie al valore:

di bronzo a Pietro Dal Prà, d’argento per don Antonio

e Francesco Vallortigara.

Il 21 dicembre 1942 don Antonio scrive dal rifugio

costruito dagli alpini del Vicenza, al quale il Morbegno

aveva dato il cambio. “Ho visto alcuni paesani: Segalla

Antonio Pessata, Segalla Severino di Mondo,

Dal Pra Pietro di Nicola e Dal Santo Antonio di Beppetto”.

Si rammarica di non aver potuto incontrare gli

altri “De Rossi Valerino Cabiaro, Francesco Vallortigara,

Gioppo Pietro di Raffaele e tutti gli altri artiglieri

del gruppo Udine tra cui Ceschi Rezzara e Bortolo

Segalla”.

E proprio l’artigliere alpino Francesco Rezzara offre

un riscontro puntuale di questa visita nel suo libro

di memorie: Ruski karasciò:

“Un giorno venne a trovarci don Antonio Segalla,

cappellano della Tridentina, desideroso di incontrarsi

con i chiuppanesi della Julia al fronte. Mi fu riferito

da Bortolo Segalla che non poté raggiungere tutti

gli artiglieri fino alla mia postazione, perché era sopraggiunta

la sera. Venne così a mancare per me un

incontro atteso”.

Don Antonio celebra la messa al campo sul

Fronte russo per gli alpini del Morbegno

Oggi l’intitolazione della sede Ana di Chiuppano a

don Antonio Segalla, al quale fu dedicata anche una via

del paese, a buon diritto recupera, valorizza e rende giustizia

a questa nobile figura di uomo, di prete e di soldato,

come alfiere di valori, purtroppo spesso smarriti nella

società attuale.

Enzo Segalla

Aiuti dei terremotati

per gli alluvionati

I terremotati dell’Abruzzo hanno mandato

un’offerta per gli alluvionati di Caldogno. Un atto

di solidarietà commovente e molto significativo,

se si pensa alle innumerevoli difficoltà e alle grosse

spese che incontrano gli abruzzesi per la ricostruzione.

Nasce dall’amicizia nata fra Carlo, alpino

volontario della Protezione civile di Vicenza,

e una famiglia di San Demetrio, paese abruzzese

dove gli alpini veneti allestirono un campo per i

terremotati: quando avevano saputo dell’alluvione

a Vicenza, gli abitanti del paese avevano fatto una

colletta, per testimoniare vicinanza e fratellanza.

La somma è stata portata alla squadra di Pc di

Caldogno, che ha interpellato l’assistente sociale

del Comune per individuare i destinatari dell’offerta:

gli assegni sono stati così consegnati a tre

famiglie bisognose. Si sono inoltre aggiunti quattro

buoni destinati all’acquisto di beni durevoli.


16 - Nello zaino

Monumento agli Alpini, sigillo all’unificazione

San Germano e Villa del Ferro hanno costituito il Gruppo Domenico Foletto, nell’80° della costituzione

Festeggiare gli 80 anni di

attività ha rappresentato per

gli alpini di San Germano dei

Berici e Villa del Ferro un

motivo di legittimo orgoglio

e di grande significato: la dimostrazione

che nel loro intimo

sono presenti e più che

mai vivi i valori e le tradizioni

trasmessi dai loro veci e

l’impegno profuso in tanti

anni di attività al servizio

della comunità. La costituzione

ufficiale del Gruppo

Ana di San Germano dei Berici

è avvenuta nell’aprile del

1933, con Domenico Foletto

Il presidente Cherobin scopre il monumento agli alpini

da, giunta appositamente da

Mantova con i famigliari, orgogliosa

di onorare la memoria

del padre.

Al termine della messa

celebrata dal parroco don Lorenzo

e animata dai Cori Parrocchiali,

il corteo si è trasferito

davanti al municipio per

lo scoprimento del Monumento

all’Alpino sul quale è

infisso il simbolo dell’Ana

oltre ad una targa …lo “spirito

alpino” è un dono del

passato che vive nel presente.

L’inaugurazione di questo

monumento è l’occasione per

capogruppo. Dopo qualche anno, il 28 ottobre 1937, Foletto

con la sua famiglia si vede costretto a fare “San

Martin” per stabilirsi a Porto Mantovano come mezzadro.

Ma i semi getttati fra gli alpini in quei quattro

anni non andarono persi.

I festeggiamenti per l’anniversario sono iniziati il 24

aprile con la consegna del Tricolore agli alunni della

scuola primaria. Alcuni mesi prima gli alpini erano “tornati

a scuola” con il prof. Renzo Pilotto per spiegare agli

alunni chi erano gli Alpini in tempo di guerra ma, soprattutto,

chi sono in tempo di pace. Al mattino del 25

aprile è stata inaugurata la mostra dei disegni realizzati

dai ragazzi sul tema “Gli Alpini nella comunità”. Alla

sera proiezione del film “I recuperanti” tratto da un

libro di Mario Rigoni Stern. Il giorno dopo presentazione

del libro sulla Storia dei gruppi di San Germano e

Villa del Ferro “1933 – 2013” da parte dell’autore, Giuseppe

Baruffato, nella corte Cantarella a Campolongo.

Alla serata erano presenti i nipoti del fondatore del

Gruppo, Stefano e Carla Foletto residenti a Mantova.

Sabato serata corale nella Chiesa di Villa del Ferro con

la partecipazione dei cori Umberto Masotto di Noventa,

Amici miei di Montegalda e il Val Liona.

Il momento più significativo della manifestazione è

stato il giorno del raduno. Domenica 28 i Gruppi Ana

si sono presentati già di primo mattino in un’atmosfera

di grande amicizia e cordialità. Il tempo è stato galantuomo,

regalandoci anche un raggio di sole dopo giornate

incerte. Alle 10 ha avuto inizio la sfilata, con il

Gonfalone di San Germano dei Berici e la Banda G.

Rossini di Sovizzo che ha allietato l’evento. Il corteo si

è fermato nel piazzale , dove è posto il monumento, per

l’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Sul sagrato della chiesa

è stato inaugurato e benedetto il nuovo gagliardetto

intitolato a Domenico Foletto. Madrina la figlia Miran-

ricordare ed onorare tutti gli alpini caduti sia in operazioni

belliche, sia in missioni di cooperazione e di pace.

Il capogruppo Luca Pasqualotto ha ricordato i momenti

più significativi della vita del Gruppo; il sindaco Alberto

Zanella ha espresso parole di elogio per gli alpini

per la loro disponibilità e collaborazione. Il presidente

Luciano Cherobin ha portato il saluto della Sezione di

Vicenza ed ha ricordato i valori e gli ideali di cui sono

portatori gli Alpini.

Una giornata esaltante, che ha gratificato e ricompensato

delle difficoltà superate per la migliore riuscita

di questo importante traguardo raggiunto: l’augurio è

che l’unione dei gruppi di S. Germano e Villa del Ferro

continui per molti anni con lo stesso spirito e nel rispetto

degli ideali che hanno lasciato i “veci”.

Il pranzo alpino nello stand allestito nel cortile parrocchiale

è stato un momento importante di coesione e

di allegria.

Riportiamo le parole di ringraziamento rivolte da

Miranda Foletto. Un grazie agli ideatori di questa grande

festa, che hanno voluto donare un pensiero a mio

padre. Nella mia mente, spesso rivivo i giorni in cui

fiero, ricordava di aver militato nel prestigioso Corpo

degli alpini. Non voleva mai mancare ad ogni appuntamento

o manifestazione che venivano organizzati. Il suo

orgoglio era quello di poter appuntarsi le sue numerose

e beneamate medaglie al valore, ricevute per aver donato

alla cara terra italiana il suo intrepido coraggio,

onorando il Corpo degli Alpini. Vi ringrazio per questa

iniziativa e per il libro che avete realizzato. Auguro a

tutti voi di continuare a sostenere queste manifestazioni,

con la gioiosa fratellanza che vi ha sempre contraddistinti,

nel nome a e ricordo dei grandi eventi storici

che fecero l’Italia.

Mirco Bisognin


Nello zaino - 17

Fanfara Storica: Gigi Girardi appende al chiodo il trombone

È stato un onore... e un piacere

Per una serie di fortuiti e incomprensibili meccanismi, venni eletto consigliere

della sezione A.n.a. di Vicenza. “Non preoccuparti - mi dicevano tra il

bonario e il sibillino - è un impegno che teoricamente non ti occuperà più di

una serata al mese”. Il “teoricamente” lo capii più tardi quando l’emerito

presidente Giuseppe G. che conoscevo appena, un giorno mi disse “Ho un

bell’incarico proprio su misura per te: ti affido la costituzione della fanfara

della sezione Ana di Vicenza. Che te ne pare”.

Eravamo a Carmignano per l’adunata sezionale a cui per l’occasione partecipavo

con la rinata Fanfara Congedati della Brigata Cadore di cui ero componente

in armi nei preistorici anni ‘62 e ‘63. Ebbi attimi di stupore e perplessità

e per non generare facili entusiasmi, mi espressi in maniera onesta:

“Presidente, non è che sia difficile; è solo impossibile”. I fatti che sono seguiti

mi hanno brutalmente smentito. Non mi rendo esattamente conto di

Gigi Girardi durante l’esibizione della

Fanfara storica in Galleria a Milano

come sia potuto accadere ma fatto è che mi sono trovato a portare per cinque anni sulle più belle piazze e in prestigiosi

teatri, la più bella fanfara alpina che si sia mai vista in giro: La Fanfara storica della Sezione Ana di Vicenza!

Di questa grande soddisfazione devo sincera gratitudine a tutti i musicanti: percussionisti e fiati, che in questo tempo mi

hanno seguito: a volte godendo e spesso bestemmiando. Devo ringraziare Bepi Galvanin che ha (inconsciamente) creduto

in me e tutto il pubblico alpino e non alpino che ci ha sempre sostenuto e applaudito, rendendoci orgogliosi della nostra

appartenenza. Sono stati cinque anni meravigliosi e prima che il fiore appassisca, ho chiesto ad altri di mantenerlo fresco

e brillante come lo è stato finora. Al mio successore auguro tanti successi e ai musicanti raccomando di assicurargli la

stessa collaborazione su cui io ho sempre potuto contare.

Un arrivederci e un alpinsaluto a tutti.

Gigi (Luigi per l’anagrafe) Girardi


18 - Uno di noi

Furio, la furia

L’artigliere De Bovolini ha fondato il Gruppo di Montegalda e lo ha diretto per 55 anni. Gestore di cinema,

ha promosso le più svariate iniziative per il tempo libero e lo svago degli alpini e dei compaesani

Cinecittà o se preferite la mitica

Hollywood sono potute sbarcare

con i loro film al Cinema Italia, in

via Divisione Julia a Montegalda

per opera della famiglia De Bovolini,

ove nel lontano 1927 ha emesso

i primi vagiti l’artigliere alpino

Furio: giunto al 12° Car di Montorio

Veronese l’1 giugno del ‘48 e quindi

destinato al 2° Reggimento Artiglieria

da montagna, Gruppo Bergamo

alla “Caserma Mignone” a

Bolzano, ricostituito nell’aprile di

quell’anno, proprio con la sua classe

e il 3° scaglione del ‘26. Nel ‘48,

ancora in armi, parte da casa in bicicletta per partecipare

alla sua prima adunata nazionale a Bassano: da allora

a oggi, non ne ha perso una.

Con 23 paesani alpini, nel 1953 fonda il Gruppo alpini

di Montegalda e a primavera del 1996 inaugurano

la nuova sede: il nostro “gnaro” come lui ama definirlo.

Porta degnamente lo scettro di capogruppo per ben 55

anni: una vita!

Ottantasei primavere sono alle porte e Furio conserva

la vitalità che lo ha sempre distinto

in tutto quello in cui si è imbarcato.

Tempo ormai remoto quando, innamorato

come un bisso di una acerba sedicenne

dal dolce nome di Agnese, si trovò

a giurarle eterno amore davanti a

Dio, parenti e paesani. Per lei sopportò

anche otto giorni di cpr per una fuga

d’amore al paese per poterla stringere

per qualche (luuungo) momento tra le

sue forti braccia di artigliere, “venne un

giorno a prima sera, tra il portal di casa

Lotto - può lei dirlo ch’è sincera, il

primo bacio galeotto” . Sono rime di

una appassionata ode che Furio le ha

dedicato dopo oltre cinquant’anni di vita

condivisa nella coproduzione di quattro

figli, un seguito di sette nipoti e la

gestione del Cinema Italia con adiacente

il Dopolavoro.

Furio De Bovolini nella tessera del Cai

e, sotto, in un classico degli artiglieri alpini:

il presentat-arm con la canna dell’obice.

Famiglia di cinematografari i De

Bovolini, dicevamo: inizia il padre

a Dueville, ove uno dei figli rimase

a gestire il Cinema Busnelli. A

Montegalda il cinema Lux funzionava

il sabato, domenica e lunedì

con una programmazione; il giovedì

e venerdì con un’altra per un pubblico

più adulto (sic)!

Il Dopolavoro, era centro di vita

sociale e godereccia: gran partite di

tresette, briscola e foraccio e a Carnevale,

crostoli, fritole e balli con

l’orchestra “La cingallegra” del Maestro

Piazzo.

Furio era il gran regista di tutto; apre anche due cinema

estivi: a Cervarese Santa Croce e a Grumolo delle

Abbadesse e nel ‘77 trova anche il tempo per iscriversi

e frequentare le escursioni del Cai di cui è tutt’ora socio.

Nel 2004 è tra i padri fondatori del coro “Amici miei”

intitolato all’amico alpino “andato avanti”, Toni Decimo,

“per noi tutti è cosa certa, dal suo cielo immacolato,

dirà a noi la strada è aperta, “Amici miei”, mio coro

amato”. Non si fosse ancora capito, si impegna pure in

composizioni poetiche e ogni anno organizza quelli che

sono diventati irrinunciabili appuntamenti:

la festa del Gruppo, la gita sociale

e la brasolada in montagna.

Discorrendo, gli affiorano alla memoria

lontani ricordi di quando quindicenne

doveva ogni tanto correre a ripararsi

in qualche rifugio quando l’allarme

avvisava l’arrivo dei bombardieri e di

quella sera che lo bloccarono a Dueville

perché c’era il coprifuoco; stavano succedendo

fatti gravi: era la sera dell’otto

Settembre del ‘43.

Il 14 Aprile del ‘96, all’inaugurazione

della nuova sede, concludeva il suo

discorso dicendo: “Grazie, grazie a tutti

voi che ci onorate con la vostra presenza

arrivando anche da lontano. Tornate a

Montegalda quando volete; sarete sempre

i benvenuti”.

Questo è l’artigliere Furio De Bovolini,

classe 1927: una furia!


19

La grande amicizia fra sciacquino e campione

Quella che segue è una storia che di fantasia ha solo i nomi, Bepi e Checo. Tutto il resto è pura verità.

Molti anni fa al nostro Bepi, aitante giovane ventenne

delle nostre parti, in possesso di patentino conseguito

dopo aver frequentato alcuni impegnativi corsi all’Itis

“Rossi” di Vcenza, che lo abilitava alla conduzione di

caldaie a vapore, grande appassionato della montagna e

iscritto da anni al Cai, viene recapitata la cartolina rosa

di chiamata per il servizio militare. La destinazione è

Mondovì una delle sedi dei Car per molti degli alpini

destinati poi a riempire le caserme del Cadore. Alla fine

dei canonici tre mesi di addestramento, Bepi non prende

però la tradotta per Belluno, riceve invece, probabilmente

a causa della specializzazione già in suo possesso, un

biglietto per Roma meta, la Scuola genio pionieri alla

Cecchignola. Vi rimane quattro mesi per imparare cose

di cui lui già era esperto, mesi lentissimi se il nostro intraprendente

Bepi, nelle libere uscite, non ne approfittasse

per visitare e conoscere a fondo la Città Eterna e,

visto che lezioni e visite ai monumenti gli lasciavano

ancora tempo, per non annoiarsi e con il consenso benedicente

dei marescialli che li sovraintendono, si da parecchio

da fare per rendere il magazzino viveri prima e

l’armeria in seguito , ordinati e splendenti come salotti.

Finalmente approda anche lui a Belluno ma non per

essere assegnato ad uno dei tre Battaglioni del 7°, bensì,

con grande suo disappunto, al “RRR” della Brigata Cadore

(nappina blu) e successivamente, aggregato alla

Sezione Sussistenza Cadore, con alloggio alla caserma

“Piave”. Uno che non fosse stato il nostro Bepi si sarebbe

sentito felice e grato della destinazione di tutto comodo

avuta, ma per Bepi che già pregustava la frequenza

ai corsi roccia e sci previsti per gli alpini dei reparti operativi

era il classico amaro calice da sorseggiare giorno

dopo giorno.

Alla “Piave” Bepi incontra Checo, suo coetaneo di

naia, un alpino emiliano già in organico, come assaltatore,

ad una Compagnia del Btg. “Pieve di Cadore”. Checo

al contrario di Bepi è un ragazzo tranquillo, umile, senza

troppe velleità e al quale la vita in una compagnia

operativa risultava insopportabile.

Alzate ad ore impossibili, marce, assalti, spari, lanci

di bombe a mano non facevano per lui così, quando un

capitano fa richiesta di un attendente per la famiglia giù

a Belluno, lui non ci pensa due volte e accetta. Bepi e

Checo che dormono in due brandine di fronte, ogni sera

si confidano sulla loro vita di naioni.

Checo racconta a Bepi del suo arrivo quotidiano alle

8 nella casa del Capitano dove la moglie è di norma

ancora a letto, primo compito, accompagnare il bambino

più grandicello a scuola;, al ritorno deve accudire il più

piccolino, pulirlo dalle cacche notturne, fargli il bagnetto

e rivestirlo; poideve spazzolare e lucidare le scarpe dei

vari componenti la famiglia, passare la casa con scopa e

straccio ed infine andare a fare la spesa per la “capitana”.

Bepi invece racconta a Checo dei suoi reiterati tentativi,

attraverso continue richieste scritte al suo Comandante,

di poter partecipare ai vari corsi roccia e sci che

gli alpini del Settimo. frequentano sulle pareti del Sella

e sulle piste di Arabba, ricevendo in risposta sempre e

comunque un “niet”.

Dopo però, la devastante alluvione che colpisce quasi

tutto il Veneto nei primi giorni di Novembre del 1966

e che terrà impegnati a lungo e duramente tutti i Reparti

alpini per il soccorso alle popolazioni colpite da

tanto disastro e per il ripristino della viabilità, nei Reparti

minori della Cadore inizia la ricerca di elementi

capaci di sciare e a sparare, per poter formare la squadra

destinata a partecipare alle esercitazioni sciistiche

conclusive (ora Casta), nel febbraio 1967. Per il nostro

Bepi, nonostante mancassero solamente cinque mesi al

congedo, era l’occasione tanto attesa. Il suo è un proporsi

immediato.

Dopo averlo “testato” con varie prove di sci e tiro,

Bepi viene accettato e inserito nella pattuglia. Seguono

mesi di allenamenti estenuanti ma che appagano appieno

la voglia di fare e l’argento vivo che circola nel sangue

del nostro. Alla fine la squadra risulta talmente brava e

preparata che, nella competizione tenuta sulle nevi del

Nevegal, conquista la vittoria nella gara di categoria.

Per gli ultimi 20 giorni di naia Bepi fa ritorno al reparto

di appartenenza, alla caserma “Piave” e qui ritrova

l’amico, lo “sciacquino” Checo che è avido di sapere

quanto combinato, in quei quattro mesi di lontananza,

dall’amico Bepi. In una delle ultimissime sere di naia,

mentre seduti sulle rispettive brande sono intenti a prepararsi

il cappello da congedanti, Bepi, con voce un po’

rotta, rivolgendosi a Checo gli fa un’accorata esortazione

“quando ritornerai a casa, ti raccomando, non andar a

raccontare che hai fatto lo sciacquino nella famiglia di

un Capitano perché con quel “7” del “Cadore” sul cappello

e con quella “bala rossa”, simboli che identificano

un reparto ricco di storia gloriosa, potrai fare un figurone

con i tuoi familiari e con gli amici”.

A questo punto il buon Checo si rivolge all’amico e

“Bepi tu hai calpestato neve tutto l’Inverno, con sci e

zaino affardellato hai sputato sangue su e giù per le piste

di mezzo Cadore, tu ti meriti questa nappina rossa a me

va bene anche quella tua blu”; e così dicendo sfila la

nappina rossa dal suo cappello e la passa all’ incredulo

amico Bepi.

Bepi il “7” sul cappello non se l’è mai messo pur essendo

stato organico, per sei mesi, al 7° Rgt. Alpini ma

la “bala rossa”, quella si, la ostenta, da allora, orgogliosamente

sul proprio cappello.

g. a.


22 - Lettere Rubrica

Grazie alpini da Piacenza per quello che ci avete dato

Elena Bersani, una giovane piacentina, ha passato gli ultimi tre giorni dell’Adunata nazionale assieme agli alpini

nelle strade della città. Lunedì mattina ha scritto questa lettera, indirizzata alle Sezioni Ana del Triveneto, che

pubblichiamo. Una lettera che ci riempie di orgoglio.

Stamattina la città si è alzata più sola: tutto era pià triste e purtroppo è tornato ad essere tutto slnezioso e melanconico.

Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e genuine come voi,, abbracciando i vostri valori e il vostro

profondo senso dell’onore. Grazie a voi abbiamo imparato che, standovi assieme, s’impara la vita e si diventa più

uomini (come diceva uno striscione durante la sfilata), ci si arricchisce moralmente e umanamente. Mi sento in dovere

di ringraziarvi di cuore con sincero affetto perché ho capito che, nonostante varo “incidenti di percorso”, l’Italia

è fatta di gente perbene; se questa fosse consegnata nelle vostre mani e gestita dalla vostra testa, saremmo di sicuro

una terra molto meno martoriata. Avete lasciato una città più bella è più pulita in tutti i sensi, ma mi spiace solo che

non siate più in mezzo a noi. Solo qualche alpino, ancora stamattina, stava agli angoli delle nostre strade, prontamente

fermato dai passanti per qualche chiacchierata e qualche foto, ma niente più.

Tornate qua nella nostra città, spero che vi siate sentiti accolti dalla nostra “emilianità” e che vi siate sentiti,

anche se per poco, a casa vostra. Tornate con i vostri cappelli e vedrete che non potrete fare un passo senza essere

fermati dall’entusiasmo ed interesse dei piacentini che avete fatto crescere come popolo italiano e comunità locale.

Siete brava gente, con il cuore in mano e la fierezza negli occhi nel vero senso della parola, e vi meritate tutto

l’affetto che io e gli altri abbiamo provato e continueremo a nutrire nei vostri riguardi. La dignità italiana cresce

grazie a voi che fate i fatti e non le parole. Un abbraccio e grazie ancora per averci insegnato che tutti possiamo

essere come voi, basta volerlo e sentirlo nel profondo.

Un ammirato abbraccio e un bacio affettuoso.

Elena Bersani

PS Scrivere a tutte le sezioni sarebbe un “lavoro da alpino”, per cui scrivo a voi: testimoniate per cortesia ciò che

avete letto in questa lettera, lo devono sapere tutti gli alpini del mondo.

Il mondo cambia, ma non lo spirito alpino

Caro direttore,

ho apprezzato il tuo editoriale sull’ultimo Alpin fa

grado e ne condivido i contenutI . Anche gli alpini che

sono sempre stati fuori dalla politica partitica sia pure

“ndirettamente” questa volta sono stati chiamati a votare

al ballottaggio per i due candidati Cherobin e Spiller.

Penso che la riflessione nasca spontanea in molti di

noi perchè si tratta di una svolta storica. Il mondo cambia,

è continuamente in divenire e i passaggi sono così repentini

che a volte facciamo fatica anche a recepirli. Chi

avrebbe mai immaginato per esempio di vedere due Papi

a Castelgandolfo pregare insieme l’uno vicino all’altro

E’ la storia dell’umanità che muta di pelle, che ci prospetta

un futuro diverso fatto di tante incognite ma anche

di occasioni nuove, inedite che fino ad oggi non abbiamo

mai conosciuto: una sfida a cui è chiamata la nostra

Società legata sempre di più alla parte migliore di noi

stessi con gli alpini che con coraggio ed abnegazione sapranno

ancora una volta dare il loro contributo.

Del resto i valori per i quali molti hanno dato la propria

vita non vengono mai meno. La nuove generazioni “indottrinate”

dai mass media in una spirale perversa di ottenere

tutto e subito senza spirito di sacrificio hanno bisogno

come il pane che mangiamo di esempi concreti che gli

alpini sanno dare senza nulla chiedere in cambio.

Ecco proprio in quest’ottica pur sapendo che tutto

cambia, che il mondo non sarà più lo stesso, che la metamorfosi

della stessa vita presenta delle incognite per un

futuro prossimo, la storia degli alpini si “rinnova” mettendosi

come sempre al servizio del prossimo, pronti a

cogliere le migliori opportunità sempre presenti comunque

a diffondere quei valori (quelli sì) che hanno fatto

grande la nostra Patria e che rimangono inalterati ed

inossidabili per sempre.

Ferruccio Righele

Un’osservazione alla precisazione

Al capogruppo di Pojana Maggiore, a riguardo dell’impellente

suo bisogno di precisazione, apparso su Alpin fa

Grado n° 1 di Marzo 2013, rispondo che era ben lungi da

me l’intenzione di affibbiargli un socio a sua insaputa

(.....chè di questi tempi......). Non è mai stata mia intenzione

tentare di inquinare qualche gruppo. Anzi mi scuso

se è parso che questa fosse la mia intenzione. La località

“ Pojana Maggiore “ era intesa come residenza, e non

come appartenenza. Ma di certo ti è sfuggito, o forse non

eri ancora Capogruppo!, quando nel 2008 era apparsa

un’altra identica inserzione ( cambiava però il nome della

neonata ). Ma d’altronde si sa anche che il futuro

dell’Ana non è soltanto al maschile.

Cari saluti

Pietro Cristofari

(....cum granum salis )


Dai Rubrica gruppi - 23

Barbarano

Addio a Narciso Nicoli

reduce di Russia

Narciso Nicoli è andato avanti,

alla bella età di 93 anni.

Alpino del battaglione Vicenza

partecipò a tutte le

campagne della Julia: Albania,

Grecia (dove fu ferito da

una scheggia di mortaio) e

infine Russia. I suoi ricordi

di guerra sono stati raccolti

in uno scritto dagli alpini di

Barbarano: grazie al suo incarico

di magazziniere evitò

Narciso Nicoli in Russia

davanti a un’isba

la prima linea, ma poi la tragedia

della ritirata la visse

come tutti gli altri alpini. Una

tragedia intercalata da episodi curiosi come quando, da

bravo magazziniere, “prelevò” due muli per sfamare i

suoi commilitoni. Durante la notte in un pagliaio si legò

le briglie alle gambe perché non scappassero e piombò in

un sonno profondo: quando si svegliò la mattina dopo si

accorse che qualcuno glieli aveva “prelevati”; “per fortuna

mi lasciarono gli ottimi stivali russi che calzavo e che

mi salvarono dal congelamento”.

A Barbarano Narciso Nicoli fu una colonna del Gruppo

Ana e i suoi alpini gli hanno dedicato questo commovente

e significativo saluto.

Caro Narciso, gli alpini del tuo gruppo sono qui per porgerti

il loro riconoscente commiato e ti assicurano la

continuità del gruppo, forgiato dal tuo grande spirito di

alpinità. Sei tornato a baita dall’Albania e Grecia, dove

sei stato anche ferito; sei tornato a baita dalla Russia,

superstite di quella tragica quanto dolorosa ritirata; sei

stato uno dei promotori nella realizzazione della nostra

Baita, sede del Gruppo Alpini, concesso anche ai donatori

di sangue, al Gruppo anziani ed ai gruppi parrocchiali.

Ora siamo noi a scortarti verso quella Baita nelle montagne

del Paradiso, meta di tutti gli alpini andati avanti!

Ciao Narciso, non sarai mai dimenticato.

Barbarano

Protezione civile

Incontri nelle scuole

La squadra di protezione civile Ana di Barbarano ha tenuto,

in accordo con la dirigente dell’Istituto comprensivo,

tre lezioni nelle scuole primarie di Barbarano, Ponte

di Barbarano e Belvedere di Villaga. Negli incontri sono

stati illustrati, anche con dei video, i compiti e la natura

degli interventi delle varie squadre specialistiche della

Sezione e gli alunni si sono dimostrati molto interessati

con domande per conoscere gli alpini ed in particolare il

loro cappello. Hanno saputo rispondere con conoscenza

sul comportamento da tenere in classe in caso di terremoto

e hanno dimostrato di avere ben recepito le istruzioni

impartite dalle loro insegnanti. La squadra si è resa disponibile

per interventi su altri plessi dell’istituto, sia per gli

alunni delle primarie che per le secondarie.

Nella sede del Gruppo alpini di Barbarano si è anche

svolto un corso organizzato dalla Provincia e dalla Regione

Veneto riservato a 35 nuovi volontari dei vari

gruppi di protezione civile della zona. Il gruppo di

Barbarano, nei vari giorni del corso, si è assunto l’incarico

di predisporre pranzi e buffet, particolarmente

apprezzati dagli intervenuti.

Lezione di protezione civile per gli studenti

Chiampo

Giobatta Danda

ha raccontato la Russia

Il 23 marzo nell’Auditorium

di Chiampo il

Gruppo alpini, con il

patrocinio dell’Amministrazione

comunale

ha organizzato una serata

dedicata all’ alpino

Giobatta Danda,

ufficiale combattente in

Russia (nel battaglione

Vestone di Mario Rigoni

Stern) e decorato di

medaglia d’argento e di

bronzo. Durante la serata

l’ing. Danda ha

raccontato la sua tragica esperienza in terra di Russia e

l’angoscia provata in quei tristi giorni; un racconto vi-


24 - Rubrica Dai gruppi

vido, che ha fatto rivivere ai presenti quell’immane tragedia.

Alla serata erano presenti il sindaco di Chiampo Antonio

Boschetto, il vicepresidente della Sezione di Vicenza Paolo

Marchetti, i capigruppo della Valchiampo, le associazioni

d’arma e una delegazione dell’Unuci di Vicenza.

Crespadoro

Targa ricordo

al capogruppo

In occasione del

pranzo annuale

del Gruppo

Ana, gli alpini

di Crespadoro

hanno consegnato

una targa

a ricordo dei 15

anni da capogruppo

svolti

dall’ alpino Vittorino

Tibaldo. Un segno di ringraziamento per la disponibilità

dimostrata e il lavoro svolto a favore del gruppo

Fimon

Joanin, ricordo

dell’ultimo alpino

“La storia, quella vera, fatta e vissuta da uomini semplici,

non solo da generali e comandanti, ma da giovani che

sono partiti per il fronte e non sono più tornati”. La lapide

sul monumento ai Caduti ne porta testimonianza, come

quelli che hanno avuto la fortuna di tornare. E’ il caso di

Giovanni Loro, classe 1922, partito per il Fronte greco e

inquadrato nella Divisione Acqui come guarda coste. Visse

la strage di Cefalonia, dove vide migliaia di commilitoni

trucidati dai tedeschi. Lui rimase vivo e si salvò

poco dopo sulla nave che lo portava a Patrassò, affondata

da una mina, raggiungendo la riva a nuoto. Ma le peripezie

non erano finite: ripreso dai tedeschi fu internato

in Germania, accettò l’arruolamento nella Monte Rosa e

fu mandato a Cassino a contrastare l’avanzata degli Alleati.

Mentre sta per partire gli arriva una licenza, la prima

dopo tre anni, e sarà la fine delle due sofferenze, perché

decise di darsi alla macchia, sino alla fine della guerra.

Nulla di scritto o fotografato Giovanni Loro è riuscito a

porterè con sé, perché tutto è finito infondo al mare. Solo

ricordi della sua mente “Raccontatelo ai giovani – diceva

tra le lacrime - che si ricordino di tutto questo e di tutti

quelli che hanno sofferto per la patria. Viva gli Alpini”.

“Vecio Joanin” ultimo soldato di tante battaglie, “ultimo

alpino” delle nostre valli. Adesso nn ci sei più, ma noi

alpini delle valli di Fimon vogliamo ricordarti con queste

parole per poter portarti per sempre nei nostri cuori.

Grumolo delle Abb.

Alpino Luigi Dalla Caminà

Dalle armi alla carità

Senza tanto clamore, com’era

nel suo stile alpino, è salito a 94

anni nel Paradiso di Cantore

l’alpino Luigi Dalla Caminà,

classe 1918. Arruolato nella

Compagnia Vicenza, pertecipò

alla Campagna d’Albania, durante

la quale il gelo gli provocò

il congelamento dei piedi.

Una volta guarito ritornò al

fronte, dopo l’armistizio venne

internato in Germania, sino alla fine della guerra. Nel

1967 gli fu conferita la Croce al merito.

Rientrato a baita, ha prestato la sua professione come

infermiere all’ospedale di Pinerolo ed è stato superiore

al Cottolengo di Torino. Dal gennaio 2006 era ricoverato

al reparto Consolata del presidio Annunziata di Torino.

Lumignano

Un’alpina presiede

l’assemblea del Gruppo

L’intervento di Sara Benetti

Domenica 20 gennaio si è tenuta l’assemblea ordinaria dei

soci del gruppo alpini Lumignano. La giornata, tormentata

da una pioggia insistente, è iniziata con la messa a ricordo

di tutti gli alpini andati avanti. Dopo un breve rinfresco

organizzato nella sede del gruppo, alpini e simpa-


Dai Rubrica gruppi - 25

tizzanti si sono ritrovati in un locale della zona dove ha

avuto inizio l’assemblea. Presidente è stata eletta l’alpina

e socia Sara Benetti che dal 2009 fino al 2011 era in forza

al 7° alpini a Belluno come caporale fuciliere addetta ai

comandi. Tra gli invitati il gen. mons.Ezio Busato, che in

mattinata aveva celebrato la messa, il sindaco di Longare

Gaetano Fontana, il vice coordinatore nazionale cinofili

A.na Andrea Perazzolo e Bruno Faccin consigliere del

gruppo donatori di sangue. Durante il pranzo il capogruppo

Paolo Borello, dopo aver omaggiato il sindaco e don

Ezio con il libro “90 anni tra la nostra gente”, ha letto la

relazione morale dell’anno 2012 e il programma per il

2013, entrambi approvati.Dopo i saluti e i ringraziamenti

delle autorità, la riunione è terminata con un brindisi e con

un augurio di salute e prosperità per tutti i partecipanti.

quella che è stata unanimemente definita una biblica

catastrofe. Sciagura che in un momento ha mietuto duemila

vite e sconvolto il territorio a valle e a monte della

tristemente nota diga del Vajont, ove sorgevano i paesi

di Longarone, Erto e Casso. Il colonnello Stefano Fregona,

vicecomandante del 7° Alpini, ha portato il saluto

di una delle unità allora maggiormente impegnate nell’opera

di soccorso.

Monte di Malo

Eretto un monumento

al posto del capitello

Una festa alpina, che ha unito le due vallate dell’Agno e

del Leogra, ha salutato l’inaugurazione del monumento

che ha sostituito il capitello della Madonna del Carmine.

Opera dello scultore Claudio Crestale di Longare, rappresenta

la grande testa di un vecchio alpino, ricavato da un

grane blocco di Pietra di VIcenza; a lato è stata ricavata

una nicchia con la Madonna con in braccio il Bambino.

Titolo della scultura, Il pensiero del vecchio alpino.

La festa alpina ha visto la sfilata per le vie del centro accompagnata

dalla Banda di Muzzolon. Con il gonfalone

di Monte di Malo c’erano i vessilli sezionali di Vicenza e

Valdagno, i labari dell’Ancr di Monte di Malo e Priabona,

19 gagliardetti di gruppi delle due Sezioni. Condivisa partecipazione

dei giovani del paese, che indossavano una

maglietta di “amico degli alpini” e hanno portato uno striscione

con la scritta “Il futuro degli alpini è nei giovani”.

Dopo la messa e i discorsi di circostanza, sono stati premiati

Anselmo Panizzon, Antonio Dal Pozzolo e Adriano

Dellai, i capigruppo che hanno preceduto l’attuale, Silvio

Graziano Berlato. Alla fine una spaghettata per tutti.

Mossano

L’impegno degli alpini

nel disastro del Vajont

Una marea di pubblico inchiodata per quasi tre ore davanti

una susseguirsi di immagini e testimonianze, ha

partecipato alla rievocazione da parte dei testimoni, di

I protagonisti della serata sul Vajont a Ponte di Mossano

Documentata e precisa la relazione tecnico-storica di

Gianni Oliviér, un superstite del disastro in cui ha perduto

l’intero ceppo della sua famiglia (ben 28 componenti).

E’ seguito l’emozionante filmato realizzato con

vera competenza da Raimondo Riu, presidente della

Biblioteca civica del Comune di Mossano a cui va un

vivo ringraziamento per aver volentieri collaborato con

il Gruppo alpini nella realizzazione dell’avvenimento..

Travolgente il racconto dell’alpino Adriano Zilio, uno

dei soccorritori che in quello sciagurato Ottobre del 1963,

assieme ai suoi commilitoni ha scavato tra i ghiaioni del

Piave per restituire alla pietà dei superstiti, povere cose

e miseri corpi straziati dalla furia assassina delle acque.

Tanti degli alpini presenti in sala, si trovarono in prima

linea nelle operazioni di soccorso: alpini e artiglieri soprattutto

delle classe 1941 della brigata alpina “Cadore”

a fianco dei Vigili del Fuoco e altri reparti di stanza in

Friuli; a tutti il capogruppo Fiorenzo Masiero ha voluto

consegnare un attestato di riconoscimento per l’azione

prestata. A lui va riconosciuto il grande impegno espresso

nell’accogliere una nutrita delegazione di longaronesi

con in testa il sindaco Roberto Padrin e il vicepresidente

della Pro Loco, Andrea De Cesaro e il capogruppo

Ana, Wilmer Bez. Ha saputo inoltre coinvolgere anche

sindaco di Barbarano, Roberto Boaria, quello di Manto,

Ulisse Borotto e ovviamente il padrone di casa, il sindaco

di Mossano Giorgio Fracasso che volentieri si è anche

prestato ad affiancare la brava Paola Franceschetto nel

parlato durante la proiezione del film di Raimondo Riu.

Molto interessante pure la mostra fotografica allestita

nella struttura polifunzionale “Don E. Pagani”, proveniente

dal museo”Attimi di storia” di Longarone.


26 - Rubrica Dai gruppi

Il presidente della Sezione Ana di Vicenza, Luciano Cherobin,

ha saputo ben concludere l’incontro con parole

piene di solidarietà e speranza, esprimendo il desiderio

di poter riproporre in altre sedi della nostra Sezione i

contenuti di quello che ha definito un fulgido esempio di

solidarietà umana nel più puro spirito alpino.

Gi&Gi

più anziani del Gruppo. Un gesto semplice ma ugualmente

intrinseco di “ fratellanza e spirito alpino”, fortemente

sentito e voluto anche dalla moglie e dai figli.

Dagli alpini del Gruppo un caloroso abbraccio a Sergio

ed un ringraziamento per l’ accoglienza e l’attaccamento

al Corpo degli alpini.

Nella foto lo vediamo assieme alla moglie, con il cappello

nuovo.

Poianella

Sede e monumento

Completati i lavori

A dieci anni

dall’ inizio dei

lavori per la costruzione

della

nuove sede del

Gruppo alpini

e il monumento

ai Caduti di Poianella,

inaugurata

con grande

festa alpina nel

giugno 2007, è stato realizzato il piazzale antistante il

monumento, ultimo tassello per il completamento dei

lavori. Dare risalto e onore ai nostri caduti era un

sogno dei nostri “Veci”che ci hanno preceduto, e che

sarebbero e sono orgogliosi di quanto fatto.

L’intervento è stato fatto con la più ampia collaborazione

di tutti gli abitanti di Poianella, che in vari modi hanno

contribuito a questa realizzazione: per tre mesi, in ottobre,

marzo e aprile tutti i sabati 20/30 persone si sono impegnate

per completare l’opera entro il 25 aprile, data dell’inaugurazione

e taglio del nastro, con la presenza del sindaco

Giuseppe Bortolan e il parroco don Pietro Miglioranza,

le signore dei nostri primi capigruppo; presente

alla cerimonia anche uno dei due reduci del paese, Giuseppe

Bigarella, classe 1912: grazie “Bepi”; un saluto

affettuoso anche ad Andrea Milan.

Posina

Un cappello nuovo

all’artigliere Paita

Il 3 marzo gli alpini di Posina hanno regalato un cappello

alpino nuovo all’artigliere Sergio Paita che,

oltre ad essere stimato ed amato da tutti, è uno dei

Sandrigo

Marino Lovo

è tornato a baita

Ha raggiunto i suoi commilitoni caduti in Russia Marino

Lovo, classe 1921, radio marconista del 4° Genio

Alpini, divisione Tridentina; fra i suoi ricordi la partecipazione,

il 17 dicembre 1942, all’ultima messa celebrata

dal capellano militare don Gnocchi. Le sue peripezie

non finirono con il ritorno a casa, perché dopo l8

settembre 1943 fu internato in Germania dai tedeschi e

tornò solo dopo la fine della guerra. Nel giorno della

Memoria, due anni fa, con altri 17 reduci dai campi

d’internamento, ha ricevuto dal prefetto di Vicenza la

Medaglia d’onore. Lovo era impegnato con il Gruppo

Ana e con i Combattenti e reduci di Ancignano; l’Ancr

gli aveva assegnato la medaglia di fedeltà.

San Rocco di Tretto

Presentato il libro

sulla Spedizione punitiva

Il Gruppo alpini ha organizzato nella chiesa parrocchiale

una serata di presentazione del libro “1916 La spedizione

punitiva”, illustrato dall’autore, Siro Offelli, con

l’aiuto di Livio Burato, fido braccio destro. Il libro è

principalmente una raccolta di fotografie dell’epoca,


Dai Rubrica gruppi - 27

reperite negli archivi sia locali che austriaci, supportato

da ampie didascalie che le illsutrano, tenendo conto della

cronologia degli eventi riprodotti. E’ stato così possibile

seguire quanto successo durante la spedizione punitivi

del 1916 giorno per giorno, quasi ora per ora.

Molta attenzione fra i prsenti, acnhe se i banchi della

chiesa non erano molto comodi, per un’esposizione che

ha superato le due ore. Però l’evolversi della narrazione

creava continuo momenti d’interesse, tenendo sempre

desta l’attenzine dell’uditorio.

Il vicepresidente sezionale Oriano Dal Molin, ispiratore

della serata, ha presentato i vari rappresentati

delle istituzioni, che hanno patrocinato la serata: ben

8 i comuni rappresentati. Il profumo del prossimo

centenario era intenso, fantstico sortilegio, visto che

il fiore deve ancora sbocciare,

g.g.

Torri Lerino

Guerra e burocrazia

Traversie di un alpino

Un’avvicente storia di guerra è stata raccontata in

sede il 18 gennaio, nell’ambito delle attività culturali

del gruppo, con la presentazione del libro autobiografico

“Se riesso andar casa – Memorie dell’artigliere

Rappo Ottorino” pubblicato a cura del Gruppo

alpini di Nanto. Relatore il figlio Livio, che ha esaustivamente

inquadrato il momento ed i fatti storici che

hanno causato le peripezie narrate. Il libro, infatti,

racconta la storia di un uomo che è protagonista e

vittima prima della guerra e poi della burocrazia militare,

che vede, con profonda amarezza, non riconosciuti

gli anni di guerra trascorsi in Francia , Jugoslavia,

Grecia, Russia e Sicilia. La sua memoria

formidabile gli permise di ricostruire fedelmente e

cronologicamente tutte le sue peripezie, in modo tale

che il suo lavoro, scritto in forma di appunti, fu

utilizzato anche per la ricostruzione di molti documenti

andati perduti al Distretto Militare. Vicenda

ricca di umanità, con una visione semplice della vita

ma retta da una grandissima fede confidante nell’aiuto

di Dio e della Madonna. Tra i ricordi degni di

nota quello del fondamentale aiuto prestato dalla

popolazione russa nei confronti degli italiani in ritirata,

malgrado fossero (e si sentissero) degli invasori

e la scarsa simpatia per la tracotanza tedesca. Buona

l’affluenza di pubblico, la serata era aperta a tutti: ha

dato gran soddisfazione la presenza di alcuni ragazzi

delle scuole medie, che avevano visto le locandine

della serata in biblioteca. La serata si è conclusa con

il tradizionale scambio di gagliardetti e, come tradizione,

crostoli e “fritoe” per tutti.

B.M.

Torri Lerino

Ezio Dalla Via

lascia dopo 19 anni

Dopo 19 anni

di vero servizio

il Capogruppo

Ezio

Dalla Via lascia

il bastone

di maresciallo

e relative consegne

al suo

successore

l’alpino Ottavio

Gasparoni

che ha accettato questa eredità a titolo oneroso. Una

cerimonia che ha visto quindi la nascita di un nuovo

Capo ma anche quella di un “emerito” che lascia, non

già per i raggiunti limiti di venerabile età, ma anche per

un giusto e doveroso ricambio.

Il Consiglio del Direttivo uscente, a nome di tutto il

Gruppo, ha voluto dare un segno tangibile di ringraziamento

all’Emerito per i tanti anni di costante impegno

e di disponibilità verso tutti e tutto, riconoscimento anche

della sua rara capacità di mediazione e interessamento.

L’omaggio è un quadro ad olio (opera del pittore

G. F. Pesavento di Bassano) che forse un po’ lo rappresenta:

un alpino della guerra 15/18, quindi un po’

vetusto, ma con quella pacata fierezza e sicurezza che

una volta potevamo cogliere nei volti dei nostri migliori

“veci” alpini, temprati da una vita dura ma ricca di

valori umanitari.


28 - Dai Gruppi

Torri Lerino

Ragazzi di quinta

in visita alla sede

La sera del 21 dicembre

abbiamo

I ragazzi di quinta cantano la Stella

avuto la bella sorpresa

della visita in

sede di tanti piccoli

babbi natali, cioè

i ragazzi di quinta

della scuola di Torri,

accompagnati

dai genitori e dalle

loro Insegnanti, con la maestra Gianna, direttrice del coro. I

ragazzi hanno suonato e cantato con il flauto dolce vari pezzi

natalizi. E’ stato bello vedere che, una volta tanto, la montagna

è andata da Maometto, perché normalmente siamo noi ad andare

nelle scuole per portare la nostra testimonianza sulla storia

della Prima e Seconda Guerra mondiale. Maggiormente gradita

in quanto, inaspettata e non pianificata, preceduta solo da una

telefonata … ”veniamo a trovarvi”. Una soddisfazione perché

testimonia che il nostro impegno è riconosciuto e ricambiato.

Vicenza - Laghetto

Giovanni Conzato nuovo capogruppo

In seguito alle dimissioni del capogruppo Adriano

Aschieri, il 14 aprile è stata convocata l’assemblea

straodrinaria dei soci, che hanno eletto Giovanni Conzato

nuovo capogruppo. L’alpino Conzato abita a Vicenza

in via Marosticana 100A e risponde a questi numeri

telefonici: 0444 92920618 e 333 9538678.

Vicenza - San Pio X

Consegnato il Tricolore

ai ragazzi della Barolini

Il tricolore: una storia avvincente, una lezione di storia

e forse qualcosa di più. Tutto questo è “Ti racconto

la Bandiera”, l’iniziativa del gruppo delle penne

nere di San Pio X in collaborazione con la scuola media

“Barolini” svoltasi il 20 marzo nella palestra “Tiepolo”.

Proprio gli studenti” sono stati i protagonisti

della lezione tenuta dal prof. Galliano Rosset che con

l’ausilio di video e diapositive ha narrato la storia del-


Dai Gruppi - 29

la bandiera italiana, dalla sua nascita nel 1796 con la Repubblica

Cisalpina all’adozione come bandiera nazionale

della Repubblica Italiana nel 1948, con l’entrata in vigore

della Costituzione.

L’incontro tra penne nere e alunni della “Barolini” è solo

l’ultima di una lunga serie di collaborazioni all’interno del

Comprensivo 4 di San Pio X. «Concretizziamo un’idea formativa

che una volta si chiamava educazione civica e che

s’insegnava nelle scuole. Il tricolore e l’inno di Mameli significano

identità, appartenenza, comunità: ed è proprio in

quest’ottica che offriamo il nostro contributo a questi ragazzi

figli di una società di fatto multiculturale e multietnica»

commenta Giuseppe Testolin, capogruppo Ana di San Pio

X. La manifestazione si è conclusa quando gli alpini hanno

consegnato un Tricolore ad Emanuela Vicari, dirigente del

Comprensivo 4, dono delle penne nere alla scuola “Barolini”.

Villaganzerla

Riuscito il montaggio

della tensostruttura

Rancio alpino nella tensostruttura

appena montata

Lo scorso dicembre

il direttivo

del

Gruppo ha deciso

di investire

una buona

parte dei fondi

sociali per

l’acquisto di

una nuova

tensostruttura modulare in alluminio, della dimensione di

15 metri per 6, da utilizzare in tutte le attività che vedono

coinvolto il gruppo durante l’anno. La scelta è stata fatta

per dotarsi di un capannone adeguato alla normativa vigente.

Inoltre l’utilizzo è stato pensato anche per eventuali

operazioni di protezione civile che potrebbero interessare

Villaganzerla.

Così il 14 aprile gli alpini si sono ritrovati, nel piazzale antistante

le scuole elementari, per effettuare la prima prova

di montaggio della struttura. Sotto un bellissimo è stata montata

passo dopo passo quasi integralmente tutta la struttura,

seguendo le istruzioni di coloro che avevano seguito il corso

di montaggio. Al termine non potevamancare l’alzabandiera

presso il Cippo Ortigara, una cerimonia semplice,

come quando si faceva durante i campi, alla presenza del

sindaco Campagnolo. Al rancio alpino hanno partecipato

circa 40 persone, tra alpini e familiari, dopodiché la struttura

è stata smontata e tutta l’area ripulita, cucina compresa.

Una semplice prova di montaggio ha fornito al Gruppo

l’occasione per ritrovarsi e trascorrere una giornata serenamente

assieme alle famiglie.

Villaganzerla

Scambio di bandiere

fra scolari e alpini

Lo scorso mese di

gennaio ha visto il

gruppo alpini di Villaganzerla

impegnato

in varie attività, a

cominciare dalla

partecipazione alla

messa dell’Epifania

a Vicenza promossa

dalla Sezione in ricordo

dei Caduti. Il 9 gennaio con gli alpini di Castegnero

è stata consegnata la bandiera ai bambini di prima elementare

delle scuole di Villaganzerla. Come ogni anno le maestre,

il personale della scuola e i bambini hanno accolto

calorosamente gli alpini che con loro hanno fatto l’alzabandiera,

cantando l’ inno nazionale; al termine, assieme

alla vicepreside prof. Basso e all’assessore Irienti di Castegnero,

sono state consegnate le bandiere ai bambini del

primo anno. Emozionante è stato considerare che alcuni di

quei bambini erano figli di alpini del gruppo Ana, per cui

consegnare loro la bandiera è stato come consegnarla a se

stessi. Alla fine i bambini hanno a loro volta donato ad

autorità e alpini una piccola bandierina da loro preparata,

sul cui retro era stata scritta una poesia intitolata “La bandiera

italiana”. Alla fine cioccolata calda e dolci.

Il 20 gennaio è toccato all’annuale festa del Gruppo, iniziata

con la cerimonia dell’alzabandiera, svoltasi sotto la pioggia

e continuata con la messa, al termine della quale i partecipanti

si sonno ritrovati tutti assieme nelle strutture parrocchiali

per il pranzo alpino. Hanno partecipato il sindaco

di Castegnero, Giancarlo Campagnolo e di Nanto, Ulisse

Borotto, il responsabile della Protezione civile Ana del Basso

Vicentino, Dario Demori, e, in rappresentanza della Sezione,

Mario Leonardi. La festa è ben riuscita grazie al

lavoro di molti alpini e simpatizzanti, che hanno donato

volentieri il loro prezioso tempo, ma anche a tutti i convenuti

che vi hanno partecipato.

Il fine settimana successivo gli alpini di Villaganzerla hanno

partecipato alle manifestazioni in ricordo della battaglia

di Nikolajewka (sabato a Schio e domenica a Ponte di Mossano).

In mezzo a queste due cerimonie sono stati commemorati

i caduti di Russia di Villaganzerla, presso il cippo

Ortigara.


30 - Dalle zone

Alta Val Liona

Mario Rigoni Stern rivive con Bepi De Marzi

Bepi De Marzi, compositore e musicista, canta anche la storia e le storie degli alpini; ha raccontato per due ore

ad oltre duecento persone la vita di Mario Rigoni Stern, coinvolgendole nella magia del suo racconto e dei suoi

canti. Ha fatto rivivere la grande figura di alpino, in Francia e in Russia, e dell’uomo innamorato della Natura e

della sua terra. Un grande personaggio, riservato, dal carattere schivo, lontano dal clamore e dalla pubblicità.

Purtroppo il tempo compie il suo percorso, lento o rapido che sia, e rapisce con sé figure che parevano essere

presenti da sempre. Vale per i tanti reduci della Seconda guerra mondiale, siano essi autori di racconti delle loro

vicende umane e belliche, sia semplici e silenziosi testimoni di eventi terribili che sconvolsero le loro giovani

vite.

Molto apprezzato il coro Val Liona, il coro della valle nato nel 1978 e diretto da Mariano Crivellaro che in passato

ha fatto parte dei Crodaioli di Bepi De Marzi.

La serata si è svolta il 19 gennaio nell’aula magna della scuola Val Liona di Grancona. Alla fine De Marzi, particolarmente

commosso ha coinvolto tutti i presenti con Sul ponte di Perati: il pubblico, guidato dal coro, ha cantato

all’unisono portando nel cuore le sue emozioni ed i suoi pensieri nati da uno dei più bei canti degli alpini.

m. b.

Vicenza-Città

Tinteggiatura alla Scuola Primaria Giovanni XXIII

La richiesta era pervenuta dal presidente del consiglio scolastico Luciano Maestri al capozona Vicenza città Mariano

Fincato: veniva richiesto di collaborare con i genitori degli alunni della scuola Giovanni XXIII di via Faccio

a Vicenza per la tinteggiatura dell’edificio, che da tantissimi anni non vedeva una mano di colore. Le ristrettezze

economiche dell’amministrazione comunale non permette infatti un intervento diretto di questo peso

sull’edificio e allora ecco che i genitori si fanno avanti, chiedono che siano forniti solo i materiali e chiedono agli

alpini un parere ed un aiuto. Qualche sopralluogo nella scuola con un nostro socio esperto e poi i vengono fissati

i giorni di intervento. La squadra alpina, composta da soci dei Gruppi Sarfatti-Villaggio del Sole, Savegnago-

San Bortolo, Giuriolo-Ferrovieri, ha lavorato venerdì 26 pomeriggio e sabato 27 aprile, nell’atrio e nelle tre sale

mensa.

Il lavoro sembra arduo, ma la buona volontà fa miracoli. Genitori più o meno esperti, alpini, volontari, tutti

all’opera. C’è da preparare per la tinteggiatura, mascherare con nastro, delimitare e coprire i murales che ci sono

nell’atrio per preservarli. Poi via con il bianco

e con mezze pareti allo smalto lavabile

colorato. La scuola anche se in mezzo al

trambusto, a scale e trabattelli, a teli, a secchi

e pennelli, comincia ad avere un aspetto vivace

e brillante. Il “nostro” atrio bianco e

azzurro con i murales fatti dai bambini sarà

accogliente per chi lunedì entrerà a scuola.

Le sale mensa bianche e arancioni saranno

più allegre per gli alunni che le useranno per

mangiare. Hanno fatto visita alla scuola l’assessore

ai lavori pubblici del Comune di Vicenza

Ennio Tosetto, il dirigente scolastico

dott.Norbiato, che hanno espersso il loro

apprezzamento ed elogio per l’intervento.

m.f.


Protezione civile - 31

Intervista a Roberto Toffoletto, appena confermato coordinatore

sezionale della Pc Ana di Vicenza. Il rapporto con i gruppi

La crisi morde anche i volontari

Si acuisce il problema dei rimborsi e i giovani hanno più difficoltà a partecipare

alle attività. “Ma sono sicuro che sarà un futuro ricco di soddisfazioni”

di Radames Saccozza*

Come è nata la riconferma di Roberto Toffoletto

a coordinatore sezionale

Va precisato che, allo scadere del mandato del presidente

della Sezione, scade automaticamente anche il mandato

del Coordinatore da lui nominato e non è detto che

il nuovo presidente decida di rinnovare l’incarico. Credo

che il presidente Cherobin si sia informato prima di prendere

una decisione e può farmi solo piacere che assieme

ai capi squadra mi abbia riconfermato. Ho lavorato con

tutta la conoscenza del sistema di Protezione civile del

mio bagaglio personale, con il rigore di cui sono capace

e cercando di trasmettere il mio entusiasmo agli altri. Se

qualcosa di nuovo e di più organizzato è stato fatto è

anche per le competenze del Coordinamento operativo

sezionale che mi ha supportato nelle funzione e quindi il

merito va equamente suddiviso anche tra i componenti

del CoS. Ad ogni modo mi sarebbe piaciuto che vi fosse

stato qualche altro candidato, magari più giovane di me,

a contendermi il ruolo. I giovani portano sempre nuove

idee, concetti, punti di vista, nuovi modelli di riferimento.

Il cambio ai vertici della Sezione comporta per la

Protezione civile un ripartiamo da zero, o sarà la

naturale prosecuzione della linea percorsa finora

Credo che la nuova presidenza darà un’ulteriore spinta

alla nostra attività con chiari segnali di tipo organizzativo.

La Legge 81 e tutte le leggi e decreti collegati,

miglioreranno la qualità dei volontari o diventano

un deterrente, al punto di causare un abbandono generale

del volontariato

Penso che la Legge 81 sia da interpretare come un

momento di crescita per un approccio più consapevole

e coscienzioso alle attività di volontariato. Molto probabilmente

ci sarà anche qualche abbandono, ma sono

convinto che sarà solo un fenomeno momentaneo.

Non sarebbe meglio che i volontari di p.c. diventassero

un effettivo corpo dello stato, tipo la guardia

nazionale americana, bene addestrati e qualificati,

con i loro mezzi e le attrezzature adeguate, e che

fossero almeno retribuiti

Se c’è una remunerazione non è più volontariato.

Sarebbe un qualsiasi posto di lavoro e verrebbe sicuramente

a mancare lo spirito altruistico della nostra gente.

Aggiungo però che le istituzioni non dovrebbero soltanto

caricarci di formalità, ma risolvere la disorganizzazione,

i cattivi funzionamenti, le inefficienze ed in

particolare le lungaggini dei rimborsi delle spese vive

sostenute dai volontari che vengono rimborsate soltanto

dopo molti, troppi mesi e che ci costringono a autofinanziarci

con lavori che nulla hanno a che fare con la

protezione civile. Due parole vanno poi spese per i

rimborsi ai datori di lavoro dei volontari, che devono

aspettare anche tre o quattro anni. Queste sono le vere

cause che fanno ritirare i volontari dal nostro ambiente.

La recente assemblea dei volontari di p.c. ha evidenziato

la difficoltà delle squadre a gestire i volontari

e le emergenze in quanto non esiste una modulistica

uniforme per tutto il volontariato Ana: il problema

è di prossima soluzione o permarrà ancora per

tanto tempo questo senso di disagio

Sono convinto che sia solo questione di qualche mese.

Per il momento abbiamo risolto, anche se soltanto in par-


32 - Protezione Civile

te, utilizzando la nostra modulistica sezionale e quella del

Raggruppamento. L’informatica inoltre è il mezzo più

idoneo e certamente il più efficiente e moderno per raggiungere

obiettivi rapidi, precisi, efficaci ed anche economici,

ma non sembra che tutte le squadre abbiano recepito

fino in fondo la necessità e la inevitabilità dell’utilizzo.

Un’altra sensazione di disagio deriva dall’incomprensione

fra alcuni Gruppi alpini e la Protezione

civile alpina e sembra un problema per molti versi

irrisolvibile. Dove nasce questo rifiuto di accettare le

squadre specialistiche al proprio interno, e capire che

invece dovrebbero essere considerate le punte di diamante

dei gruppi e delle zone

Vorrei ricordare che l’intenzione dell’Ana, quando

decise di costituire la Protezione civile alpina, fosse di

far nascere dei nuclei di volontari all’interno dei gruppi

alpini, gestiti dai gruppi stessi. Purtroppo questo non è

avvenuto o è avvenuto solo in parte con il risultato che,

almeno per quanto riguarda la Sezione di Vicenza, abbiamo

volontari che si iscrivono a squadre che non sono

espressione del proprio Gruppo di appartenenza, snaturando

di fatto tale presupposto.

Dal canto loro molti Gruppi hanno trovato comodo

non avventurarsi in tale iniziativa, forse troppo “moderna”

ed impegnativa, non da ultimo per il lato economico,

fermandosi in attività di routine e strettamente legate

al territorio nella convinzione che l’essere Alpini

fosse questo. Oggi, quando si parla di Ana si parla delle

grandi opere realizzate, ma soprattutto si parla di protezione

civile e questo provoca malumori ed insofferenze

che taluni sfogano tacciandoci di protagonismo. Ma non

tutti i gruppi sono tutti così: alcuni sostengono con decisione

e trasporto le squadre di p.c, anche con finanziamenti.

Speriamo che questa tendenza sia in ascesa.

Per risolvere questo problema basta un intervento

del presidente di sezione, o serve un cambiamento

radicale della mentalità di molti responsabili di gruppo

e di zona

Il presidente, se lo ritiene, potrà certamente dare

direttive in proposito, ma va detto che anche da parte

nostra è necessario sforzarsi di essere collaborativi. Anche

noi facciamo parte dei gruppi alpini ed abbiamo

contribuito con il nostro voto ad eleggere capogruppo e

consiglio direttivo.

La difficile congiuntura economica, mette in crisi

le nostre squadre, obbligate a reperire i fondi necessari

con propri mezzi, non ritieni che questo comporti

uno scollamento delle squadre nei confronti della

Sezione

Il problema dei fondi è diventato ormai un grosso

problema. Per prima cosa cerchiamo di non perdere di

vista i nostri obiettivi. Credo fermamente che non dobbiamo,

per la smania di essere attrezzati al massimo,

farci coinvolgere in troppe attività che, se da una parte

consentono certamente di reperire i fondi necessari ,

dall’altra rischiano di “stressare” i volontari con il risultato

che quando serve, cioè in caso di emergenza, vengano

a mancare. E’ giusto darsi da fare per cercare di

migliorare, ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo

volontari e che la nostra opera va data gratuitamente con

i mezzi di cui disponiamo. E se poi non sono sufficienti

Pazienza. Bisognerà imparare ed avere il coraggio di

saper dire di no. Il nostro motto dovrebbe essere: “facciamo

ciò che possiamo con quello che abbiamo”.

Un accenno lo meritano anche i giovani, che con

i tempi che corrono e la difficoltà di mantenersi il

lavoro, non garantito, dome dovrebbe, dalla legge

194, non possono essere parte attiva, al punto che

viene da pensare che la p.c. operativa sia composta

da pensionati e cassaintegrati.

Purtroppo è così, ma non costituisce un problema. I

nostri pensionati e cassa-integrati sanno e sapranno coprire

i servizi nelle emergenze e nelle non emergenze

fino a che non arriveranno i giovani. Fortunatamente

disponiamo di giovani seri, motivati e competenti che

cercano sempre di fare il possibile per essere presenti.

Certamente non sarebbe male che le istituzioni si dessero

da fare un po’ di più per far crescere presso tutti i

cittadini la cultura della protezione civile, facendo in

modo che non diventi scalpore se un volontario si assenta

dal lavoro per un’emergenza. Questo non vuol

dire che il volontario non debba valutare ed essere sensibile

alle problematiche aziendali,. Ci piacerebbe tanto

che tutto potesse funzionare come funziona in Trentino

Alto Adige. Va aggiunto comunque che i problemi dei

giovani non sono soltanto il lavoro, ma anche la famiglia

formata da poco, i figli piccoli, i mutui da pagare.

Senza le nuove leve che futuro potranno avere le

nostre squadre di p.c.

Sono assolutamente sicuro che sarà comunque un

futuro ricco di soddisfazioni nel vedere raggiunti gli

obiettivi dopo tanti sforzi ed impegno. Ho fiducia in

questi giovani, sono certo che se continueranno ad esserci

persone di buona volontà, come dimostrando di

essere ogni giorno i nostri volontari, non avremo nulla

da temere. Chi lavora con e per gli altri “deve” guardare

al futuro con speranza e fiducia.

* Volontario della squadra di p.c. Ana di Caldogno


Varie - 33

Campo scuola a S. Gottardo

dal 29 giugno al 9 luglio

Ritorna anche quest’estate il campo scuola per ragazzi

di 13 - 14 anni delle scuole, organizzato dall’Unità di protezione

civile dell’Ana di Vicenza. Si svolge dal 29 giugno

al 9 luglio nel campo base a San Gottardo dei Berici,a

quota 390, in un’area dotata di ostelo, servizi ed altre strutture

di accoglienza. Scopo dell’iniziativa è far conoscere

le principali attività e i principi che ispirano la Protezione

civile alpina.

In programma lezioni tradizionali tenute da esperti

appartenenti al volontariato di Protezione Civile Ana e

della Regione, incontri, scambi di esperienze con le Organizzazioni

di volontariato e non, simulazioni, role-play ed

in genere attività di gruppo a squadre. Previste anche verfiche

di gruppo, con feedback sul grado di coesione,

sull’attività, sull’organizzazione, sulla percezione della

Protezione Civile, sul raggiungimento delle aspettative

dell’esperienza. Alla conclusione è previsto un test finale,

con esercitazioni sui temi approfonditi e test a domande

chiuse. Partecipano e sostengono l’iniziativa il Comune

di Zovencedo, il Gruppo di San Gottardo Zovencedo e le

Zone Alta Val Liona e Berici settentrionali.

Sgresende

Raggeomcommdottarchingprofavv

Fino alle soglie del XIV secolo, nel nostro Paese

il popolano o servo della gleba non vantava ancora

un cognome da tramandare ai suoi discendenti. Con

il passar dei secoli ci siamo rifatti. Non solo oggi ci

possiamo vantare di un nome e cognome (a volte

addirittura doppi) ma nel parlar comune, nei necrologi,

nell’elenco telefonico, sui biglietti da visita e su

campanelli e citofoni, in molti casi si fanno precedere

i dati anagrafici da titoli onorifici o accademici più

o meno altisonanti: cavaliere, dottore, geometra,

avvocato e via dicendo.

Retaggi anacronistici nella frustra ostentazione di

qualifiche che certifichino un superiore livello intellettuale

o sociale. Ostentazioni che potremmo ancora

giustificare in un ambito professionale ma tra alpini!

Non è forse vero che gia alpin fa grado “Paese che

vai, usanza che trovi” recita un vecchio adagio e quindi,

tra veci e bocia risparmiamoci i raggeomcommdottarcingprofavv;

teniamoci caro il nome che mamma

e papà ci imposero e se proprio vogliamo un marchio

di qualità, che cosa c’è meglio di “Alpino”!

Alpino birichino


34 - Varie

RINNOVO DIRETTIVI per il triennio 2013-2015

Alonte

Capogruppo: Silvano Scalzotto.

Consiglieri: Giuseppe Sarego, Marino Noro, Natalino

Dal Fitto, Giuseppe Tagliaro, Bruno Tagliapietra,

Silvano Viale, Daniele Zeba, Angelo Bressan,

Carlo Bellin, Flaminio Angiari

Brendola

Capogruppo: Giancarlo Lovato.

Consiglieri: Giuseppe Bisognin, Girolamo Corato,

Antonio Cracco, Alberto De Boni, Claudio

Fizzotti, Giuseppe Girardi, Vittorino Gaio, Mauro

Marzari, Ernesto Stenco.

Bressanvido

Capogruppo: Vittorio De Bortoli.

Consiglieri: Piergiuseppe Miolo, Mirco Borga, Paolo

Zonta, Graziano Chemello, Pierantonio Agostini,

Angelo Giacon, Maurizio De Paoli, Enrico Grendene,

Umberto Rizzato, Marco Zampieri, Lino

Campagnolo, Natale Guazzo, Damiano Turco,

Bortolo Cogo, Massimo Bigarella.

Cagnano

Capogruppo: Giovanni Ferrari.

Consiglieri: Rino Sinigaglia, Giuseppe Righetto,

Silvano Canola, Giuseppe Perazzolo, Arrigo Lombardo,

Enrico Ferrari, Enzo Guarato, Mauro Bedin,

Lino Marostegan.

Chiampo

Capogruppo: Valerio Ceretta.

Consiglieri: Luigi Costa, Ruggero Peroni, Gino

Volpiana, Vinicio Ceriolo, Giovanni Maltrotto, Roberto

Negro, Claudio Fracca, Ferruccio Fochesato,

Sergio Dalla Barba, Giampaolo Rossato, Virgilio

Xompero, Claudio Groppo, Gaetano Ballotta,

Lino Cariolato.

Creazzo

Capogruppo: Giuseppe Notarangelo.

Consiglieri: Bruno Dandrea, Gianfranco Dal degan,

Alessandro Bedin, Luciano Biasiolo, Firmino

Cragnaz, Andrea Dal Lago, Bruno Danieli, Siro

Derù, Giancarlo Ferrarin, Lorenzo Mattiello, Pietro

Merlo, Alberto Morbin, Giacomino Nogara,

Gianpietro Pellizzari, Alberto Riva, Giorgio Sanson,

Severino Santacà.

Fara Vicentino

Capogruppo: Giulio Mattarolo.

Consiglieri: Enrico Bonollo, Carlo Dalla Vecchia,

Stefano Dalla Costa, Giovanni Boschiero, Giorgio

Boschiero, Tarcisio Boschiero, Luciano Carollo,

Otello Sperotto, Francesco Brazzale, Antonio

Manzardo, Renzo Pavan, Renato Dalla Costa,

Ferruccio Sperotto.

Maddalene

Capogruppo: Claudio Pertegato.

Consiglieri: Roberto Campagnolo, Augusto Bedin,

Marcello Dal Martello, Vittorio Donadello,

Luigino Ballardin, Giorgio Bonora, Maurizio Maitogno,

Marcello Vezzaro, Domenego Pertegato,

Tarcisio Busato, Giuliano Todero.

Montecchio Precalcino

Capogruppo: Franco Rodella.

Consiglieri: Angelo Dal Ferro, Luigino Dal Santo,

Gianfranco Veroncelli, Girolamo Poli, Roberto

Retis, Roberto Rodella, Floriano Borgo, Massimo

Boscato, Ottorino Buzzanchera, Anddrea G. Gasparotto,

Michele Grende, Luca Lunardi, Luigino

Marangon, Diego Papini, Bruno Pigato, Giuseppe

Pigato, Silvano Sartori.

Monteviale

Capogruppo: Augusto Toldo.

Consiglieri: Giovanni Tonello, Severino Ceccato,

Paolo Toldo, Flaviano Zemin, Vittorio Corato, Mirto

Lorenzato, Domenico Baruffato, Giuseppe Vigolo,

Nicola Cegalin, Giuseppe Cecchetto, Attilio Zorzin

Posina

Capogruppo: Arduino Leder.

Consiglieri: Morano Cervo, Vittorio Gironi, Lorenzo

Losco, Antonio Paita, Remo Bertale, Gianni

Losco, Fabio Zambon, Giuseppe Leder, Dino

Zambon.

San Antonio del Pasubio

Capogruppo: Gianni Pianalto.

Consiglieri: Osvaldo Cartolaro, Emiliano Ceolato,

Valter Cortiana, Denis Lagni, Luciano Penzo, Walter

Penzo, Mauro Pianalto, Orlando Pretto, Fabio

Roso, Paolo Roso, Luigi Sberze, Mirko Tisato,

Carlo Trattenero, Giorgio Zandiri.

San Vito di Brendola

Capogruppo: Palmiro Merlo.

Consiglieri: Rossano Zaltron, Ottorino Menon,

Roberto Bonfante, Emilio Menon, Flavio Cocco,

Mirco Fracasso, Roberto Polo, Damiano Marini,

Fabrizio Rodighiero, Gianni Menon, Adriano Tamiozzo,

Giovanni Gosmin.

Torri-Lerino

Capogruppo: Ottavio Gasparoni.

Consiglieri: Giuseppe Alessi, Antonio Arnosti,

Ezio Dalla Via, Franco Impalmi, Bruno Mioni, Giuseppe

Brojanigo, Antonio Brojanigo, Gianfranco

Catelan, Gianferruccio Cecchetto, Diego Dalla

Vecchia, Davide Campanaro, Paolino Dal Pozzolo,

Danilo Caoduro, Andrea Trevisan, Adone Giacomini,

Franco Mazzaretto, Alessandro Zilio.

Vicenza “Giuriolo”

Capogruppo: Dino Dalle Ave.

Consiglieri: Ferdinando Donadello, Alessandro

Addeo, Tullio Otturini, Giorgio De Boni, Maurizio

Buggiarin, Mariano Fincato, Gianfranco Marini,

Gianfranco Rodighiero, Andrea Scarso, Mariano

Voltan.

Vicenza “Monte Berico”

Capogruppo: Alberto Pieropan.

Consiglieri: Leonardo Guaiana, Tullio Chemello,

Alberto Chemello, Andrea Basso, Riccardo Bevilacqua,

Giorgio Cappellaro, Alessandro Costa,

Luigi Gramignan, Enrico Pretato, Mario Sinigaglia,

Silvano Spiller, Roberto Tovo, Silvano Zocca.

Villaga-Belvedere

Capogruppo: Francesco Chimento.

Consiglieri: Giancarlo Visentin, Giorgio Danieli,

Otello Bonomi, Raffaele De Mani, Giovanni Canella,

Cristian Faggionato, Mariano Bianco.

Villaverla

Capogruppo: Domenico Benetti.

Consiglieri: Giovanni Canderle, Giuseppe Canale,

Giovanni de Marchi, Gino Benetti, Fantino

Orso, Giovanni Frigo, Giampaolo Bistorte, Silvano

Colautti, Maurizio Costalunga, Andrea Cunico,

Gianfranco Dalla Pria, Camillo Rossato, Alvise

Borgo, Elio Barbieri, Giuseppe Marcante, Lorenzo

Bonato.

Zanè

Capogruppo: Pierantonio Anzolin.

Consiglieri: Giuseppe Bernardi, Marco Brazzale,

Giuseppe Cappozzo, Giorgio Cellere, Gianluca

Cornolò, Bortolo D’Agostini, Ottorino Dalla Valle,

Roberto Fontana, Simone Gecchele, Davide Roncaglia,

Piergiuseppe Roncaglia, Vittorino Sella,

Antonio Simeoni, Gianluigi Terzo.

Si rivedono il 22 settembre

gli artiglieri del Gruppo Pieve

Negli anni dispari s’incontrano gli artiglieri del Gruppo

Pieve di Cadore di artiglieria da montagna (Reparto comando

37 38 e 50 Btr) e quest’anno siamo arrivati al 15°

appuntamento, in programma il 22 settembre a Romano

d’Ezzelino, con inizio alle 10.30 al ristorante “Al pioppeto”.

Per informazioni ed adesioni contattare Giorgio Carli

(0424 36876), Nicola Russo (049 8670007) oppure Franco

Rodella (0446 864621).


Varie - 35

Il 25 agosto la festa del Btg Pieve di Cadore

Si avvisano tutti gli Alpini che hanno prestato servizio nel Battaglione ”Pieve di Cadore”, compagnie Comando, 67, 68,

75 e 167 mortai a Tai, Pieve e Santo Stefano di Cadore, che la festa annuale del Battaglione si terrà domenica 25 Agosto

con il seguente programma: ore 9.30 messa nel duomo di Pieve di Cadore; 10,30 alzabandiera e deposizione di

corona sulla lapide che ricorda i Caduti Cadorini, in piazza Tiziano.

Alle 11 sfilata dalla piazza di Pieve fino alla piazza d’armi della caserma “Calvi” di Tai, alzabandiera e deposizione di

corona al monumento ai Caduti del Battaglione, brevi interventi delle autorità civili e militari. Infine la tradizionale

bicchierata sotto il capannone dell’autoparco, con possibilità di rinnovo iscrizione all’associazione “Veci del Cadore”

e acquisto dello scudettino in argento dell’Associazione stessa e dei due volumi che raccontano la storia e i fatti d’arme

del Battaglione.

Per chi lo desidera c’è la possibilità di consumare il pranzo preparato dagli alpini del gruppo di Pieve sotto la volta del

Palazzo del Ghiaccio di Tai.

Nati

San Pietro in Gu

E’ una festa di tutto il

Gruppo di S. Pietro in

Gu la nascita del piccolo

Tommaso Pagin. Il papà

Simone infatti è tesoriere

e il nonno, Eligio

Baggio, consigliere. Eccolo

nella foto, in braccio

alla mamma Barbara:

per lui è già pronto il

cappello alpino!

Barbarano

Jacopo Carboniero di Michele e Carmen Baù

Fara Vic.

Gabriele Bonato di Christian ed Elisa

Torri Lerino

Riccardo Pedrazzoli, di Alessandro e Deborah

Muraro

Valli del Pasubio

Rachele Dalla Riva di Raffaele e Natascia Sbabo

Riccardo Dalla Riva di Francesco e Federica Ponza

Vancimuglio

Gabriele Chimento di Daniele e Sara Pendin

Belle famiglie

Elio Dal Lago, classe1927,

del Gruppo Belluno 3° Artiglieria

di montagna, Gruppo

alpini di Enna Santacaterina

(VI), è qui ritratto assieme al

pronipote Leonardo.

Gambellara

Simone Peroni di Valter e Cosetta Fossà

S. Rocco di Tretto

Maria Raumer di Oscar e Marisa Acquasalemme

Santorso

Anna Dalla Vecchia di Cristian e Milly Balasso

Elena Zaltron di Sergio e Sonia Calgaro

Schio

Gloria e Paride Bovolenta, di Marco e Rita Strobbe

Seghe di Velo

Ester Zoe Mosele di Federico e Barbara Fontana

Lorenzo Dalla Vecchia di Gianni e Ivana

Hanno fatto tutti

la naja a Feltre,

papà e nonni della

piccola Linda

Dal Barco, qui

ripresa con la

mamma Laura

Boschetto. Il papà

Luca era al

Settimo nel 1999,

il nonno Raffaele 32 anni prima. Era invece al Gruppo

Agordo nel ‘72 il nonno materno, Alfredo Boschetto.


36 - Belle Rubrica notizie

Nozze di smeraldo

Alessandra

Perina

e Giovanni

Lonardi

Barbarano

Giuseppe

Scalzotto e

Fleride

Viadarin

Barbarano

Nozze di diamante

Eugenio

Gaspari

ed Elvira

Gatto

Maddalene

Anna Savio

e Giuseppe

Zordan

Isola

Bruno

Tagliapietra

e Lidovina

Bianco

Nozze d’oro

Alonte

Giuseppe

Duso e

Annalisa

Iacquemai

Lugo

Rino e

Maddalena

Filippi

Castelnovo

Montecchio Precalcino

Giovanni A.

Gasparotto e

M. Germana

Dal Santo


Belle Rubrica notizie - 37

Montecchio Precalcino

Posina

Guido

Putelli

e Norma

Azzolin

Vanda

Serman e

Dino

Zambon

Pietro

Zenare e

Onorina

Graziani

Francesco

Rizzo

e Bruna

Matteazzi

Sandrigo

Pianezze

San Rocco di Tretto

Vittorio Zolla

e Adriana

Valdemarca

Gino

Dall’Alba e

Imelda

Calgaro

Giuseppe

Porro

e Ivana

Malosso

Polegge

Nozze d’argento

Luciana

Zanconato

e Gino

Bauce

Molino di Altssimo


38 - Un Rubrica nostro amico hai chiesto alla montagna

Calvene

Cogollo del Cengio

Agugliaro

Barbarano

Italo Binotto

1939 - Pionieri Cadore

Gino Baldo

Alpino

Campiglia d. B.

Vittorio Frigo

1922

Aldo Zaffonato

1931 - Btg. Tolmezzo

Altavilla

Narciso Nicoli

1920 - Reduce di Russia

Giovanni Brazzale

1959 - Alpino

Camisano vic.

Fernando Zappon

Alpino

Carrè

Armando Dall’Osto

1936 - 6° Rgt. Art. Mont.

Mario Zanella

1937 - Btg. Belluno

Arsiero

Igino Loro

1932 - Btg. Feltre

Flavio Navioli

1938 - Btg. Belluno

Giuseppe Filippi

1932 - Alpino

Giovanni Panozzo

1931 - Alpino

Costabissara

Fioravante Martini

1933 - Alpino

Arzignano

Ermenegildo Veronese

1946 - 7° Rgt. Alpini

Caldogno

Dino Milan

1941 - 6° Rgt. Art. Mont.

Francesco Filippi

1935 - Alpino

Cervarese Rovolon

Roberto De Antoni

1941 - Servizi Julia

Creazzo

Giovanni Battista Carlotto

1929 - Btg. Feltre

Gianfranco Faccin

1938 - 6° Rgt. Art. Mont.

Gino Milan

1934 - Alpino

Gianni Peruzzo

1947

Chiuppano

Tino Cera

1939 - 12° Car Verona

Gianmarco Codiferro

6° Rgt. Art. Mont.

Gino Bertoldo

1950 - Btg. Belluno

Angelo Braggino

1934 - Alpino

Tarcisio De Rossi

1931 - 7° Rgt. Alpini

Attilio Melison

1925 - Alpino


Rubrica - 39

Fara Vic.

Mosson

Sovizzo

Valli del Pasubio

Bruno Dalla Costa

Btg. Bassano

Lugo

Gaetano Toniolo

1928 - Btg. Feltre

Motta

Pietro Battistella

1951 - Alpino

S. Germano

Natale Sandri

1929 - 7* Rgt Alpini

Tavernelle

Luciano Chiumenti

1935 - Alpino

Luigi Polga

1929 - 7° Rgt. Alpini

Meledo

Pietro Lora

1927 - Btg. Bolzano

Giorgio Menoncin

1931 - Btg. Belluno

S. Giovanni in Monte

Luigi Vantin

1935 - Btg. Belluno

Thiene

Fioravante Cumerlato

1929 - Alpino

Velo d’Astico

Giovanni Cariolato

1943 - alpino

Montegalda

Aldo Barcaro

1929 - Gr. Gemona

Poiana M.

Benvenuto Gianello

1920 - Btg. Vicenza

Sarego

Giacomo Marcante

1932 - Gr. Belluno

Mario Fabrello

1931 - Gr. Bassano

Vicenza M. Berico

Luigi Prendin

1935 - 7° Rgt. Alpini

Montorso

Severino Ghirotto

Alpino

Ponte di Barbarano

Renzo Tassoni

1946- Gr. Agordo

Sandrigo

Mario Conzato

1923 - Btg. Val Leogra

Torreselle

Giorgio Rezzadore

1935 - Btg. Feltre

Zugliano Grumolo

Massimiliano Lucato

1931 - Btg. Feltre

Feliciano Pozza

1935 - Gr. Belluno

Povolaro

Luigino Marangoni

Gr. Agordo

Giovanni Giuriato

1931 - 6° Rgt. Art. Mont.

Torri Lerino

Alvise Leonardi

1922 - 9° Rgt. Alpini Russia

Armando Pivotto

1939 - Btg. Pieve di Cadore

Giancarlo Lupato

1942 - 6° Rgt. Art. Mont.

Marino Lovo

4° Genio Tridentina

Marco Mioni

1948 - Gr. Bassano


ore 11.30

ore 19.30

Ore 10.00

Ore 17.40

Ore 18.15

Ore 19.00

Ore 20.30

Ore 9.00

Ore 9.30

Ore 18.00

Venerdì 14

Alzabandiera in piazza A. Rossi

Serata verde con carosello di fanfare

Sabato 15

Ossario del Pasubio: Alzabandiera e onori ai Caduti

Schio, piazza Statuto.

Onori al Labaro nazionale Ana

e al Gonfalone della Città di Schio

Sacrario di SS. Trinità: Onori ai Caduti

Duomo: Messa solenne

Schio centro: fanfare e bande in libertà con

concerto finale in piazza Falcone e Borsellino

Concerti corali nelle chiese di SS. Trinità e S. Croce

Domenica 16

Ammassamento in quartiere SS. Trinità

Inizio della sfilata

Piazza A. Rossi: Ammainabandiera

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