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Limite dei sensi e astrazione mentale - Associazione Nazionale ...

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“<strong>Limite</strong> <strong>dei</strong> <strong>sensi</strong>” e “<strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>”:<br />

sviluppo o declino dell’umanità?<br />

(di Giammarino)<br />

Torre di segnalazione romana tratta dai bassorilievi della Colonna Traiana di Roma (113 d.C.).<br />

I


TESINA<br />

Anno 2002/2003<br />

Corso di “Elettronica e Telecomunicazioni”<br />

di Giammarino<br />

II


“Un forte ringraziamento va ai Docenti,<br />

ma soprattutto a mia Moglie<br />

e mia Figlia per avermi sostenuto<br />

e sopportato in questi anni, grazie!”.<br />

Giammarino<br />

III


INDICE<br />

- Premessa -<br />

- La creazione del nuovo -<br />

- L’<strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong> -<br />

- Da Darwin a John von Neumann -<br />

- Mappa concettuale -<br />

(Matematica)<br />

(Sistemi)<br />

(TDP)<br />

(Elettronica)<br />

(Telecomunicazioni)<br />

(Economia Industriale)<br />

(Inglese)<br />

- Conclusioni -<br />

- Bibliografia -<br />

IV


PREMESSA<br />

Questo elaborato non vuole essere un’esposizione cronologica<br />

degli eventi tecnico evolutivi <strong>dei</strong> sistemi più o meno complessi,<br />

bensì l’evoluzione dell’uomo che ha saputo sviluppare tali<br />

sistemi grazie alla continua rielaborazione <strong>dei</strong> propri <strong>sensi</strong>. Quei<br />

<strong>sensi</strong> legati alla percezione dell’organismo umano e quelli legati<br />

alla coscienza, al sentimento, alle sensazioni psichiche e alla<br />

percezione individuale.<br />

Purtroppo non mi è stato possibile parlare di tutto, non solo per<br />

questione di tempo, ma anche per le mille sfaccettature che<br />

questo argomento comprende. Ho così solo cercato di dare una<br />

visione generale dell’argomento, permettendo di cogliere il<br />

senso. Ho voluto evidenziare quale meravigliosa macchina sia la<br />

mente umana, lasciando a ciascuno le soggettive analisi ed<br />

interpretazioni, e se essa ha comportato un declino oppure un<br />

continuo sviluppo dell’umanità.<br />

L’uomo, grazie allo sviluppo <strong>dei</strong> propri <strong>sensi</strong>, fu in grado di<br />

cambiare e di migliorare il proprio cammino secondo quel<br />

processo che lo ha trasformato, da mago ed alchimista, in<br />

scienziato, sperimentatore ed osservatore della natura. Tale<br />

processo si identificò soprattutto sulle orme di uomini come<br />

Galileo Galilei, Darwin, Einstein, ma come vedremo divenne<br />

fonda<strong>mentale</strong>, soprattutto per i sistemi economici, elettronici ed<br />

informatici, il contributo dato dallo scienziato John Von<br />

Neumann nel novecento. Fino alla metà del millennio l’uomo<br />

non conosceva i segreti della natura ma doveva affidarsi alla<br />

superstizione, alla magia, alla fede religiosa. Da Galileo in poi,<br />

il metodo speri<strong>mentale</strong>, la fondazione della scienza moderna,<br />

permise di capire il funzionamento dell’universo, consentendo di<br />

intervenire sul mondo e sulla natura ed utilizzare la natura<br />

stessa per cambiare e per migliorare il destino dell’uomo.<br />

Ma il cammino dell’uomo venne segnato anche dai sistemi di<br />

automazione che trasformarono i suoi usi e costumi nel corso di<br />

tutta la sua storia (il cellulare è l’ultima più chiara<br />

dimostrazione).<br />

V


Oggi, infatti, i Sistemi di Comunicazione permettono di<br />

condividere informazioni, esperienze, vittorie militari ma<br />

rappresentano anche uno “status symbol”, per conoscersi e fare<br />

tendenza. Nella preistoria l’uomo, come qualsiasi altro<br />

componente del mondo animale, utilizzava i più semplici mezzi di<br />

comunicazione (segnali acustici e visivi) per trasmettere con i<br />

suoi simili gli elementi di conoscenza necessari per la<br />

sopravvivenza. Successivamente, evolvendosi, divenne qualcosa<br />

di irripetibile in natura, riuscì ad elaborare codici complessi e<br />

per mezzo della sua <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong> fu in grado di riprodurre<br />

somiglianze con la realtà, al fine di automatizzare le proprie<br />

attività lavorative ma non solo. Saranno proprio la<br />

codifica/decodifica <strong>dei</strong> linguaggi e la conseguente<br />

automatizzazione <strong>dei</strong> sistemi a proiettare l’uomo verso un futuro<br />

sempre più rappresentato dal continuo scambio di informazioni.<br />

La comunicazione fra uomo ed elaboratore, e quella fra<br />

elaboratore ed elaboratore è divenuto uno degli aspetti<br />

essenziali <strong>dei</strong> sistemi e <strong>dei</strong> processi di automazione degli ultimi<br />

tempi. Sebbene l’uomo sia riuscito nell’intento di comunicare<br />

con i suoi simili, va invece sottolineato come la complessa<br />

comunicazione con il suo interiore sia invece rimasta tutt’oggi di<br />

difficile comprensione, generando quel sentimento di ansia e di<br />

odio che lo ha reso sempre fragile di fronte alla natura e al<br />

mondo e che ha ispirato, in campo letterario, molti scrittori<br />

romantici e decadenti.<br />

VI


LA CREAZIONE DEL TOTALMENTE NUOVO<br />

Il possesso di una eccellente capacità intellettiva può essere<br />

qualcosa da trasmettere di generazione in generazione secondo<br />

una tesi darwinista. Fin da bambino l’individuo si trova<br />

circondato da esempi e da maestri che coltivano le sue possibilità<br />

aiutandolo a valorizzarle nel mondo. I membri di una élite si<br />

sposano tra loro e i figli ereditano patrimoni genetici pregiati. E’<br />

stato il padre di Mozart ad educare e a valorizzare il figlio, illustri<br />

famiglie di imprenditori come gli Agnelli hanno creato un<br />

impero, artisti di teatro come i De Filippo sono entrati nella storia<br />

teatrale ma, salvo queste eccezioni, è difficile che in una dinastia<br />

il figlio o il nipote abbia le stesse qualità del fondatore.<br />

Tutti possono assicurare un livello medio elevato, degli ottimi<br />

professionisti, ma non è “la nascita del genio che crea totalmente<br />

il nuovo”. Il genio che crea ciò che è assolutamente nuovo,<br />

sprigiona dal nulla come un lampo, folgorante ed imprevedibile.<br />

Marconi non era un diligente allievo di Hertz, ma, se pur con una<br />

limitata preparazione fisico-matematica, riusciva a vedere ciò che<br />

lo stesso Hertz non vedeva, forse perché non lo frequentava<br />

periodicamente, quindi osservava le cose in modo diverso da lui.<br />

Anche Einstein era un marginale che, proprio perché non segue<br />

la corrente, pensa ciò che gli altri non avrebbero mai potuto<br />

pensare, l’impensabile. Lo stesso Freud irrompe nel suo tempo<br />

come un alieno uscendo dal niente.<br />

Tutti questi personaggi, fuori dalle regole, venivano spesso<br />

criticati e disprezzati dai critici ed intellettuali del periodo<br />

considerandoli fenomeni da baraccone, come accadde per<br />

Torquato Tasso e Galileo Galilei, ma che poi alla lunga sono<br />

ancora oggi ricordati.<br />

E’ molto difficile che un individuo preparatissimo, un allievo<br />

diligente delle migliori scuole inventi qualcosa di rivoluzionario.<br />

Scriverà libri pregiati, riceverà premi, encomi, ma non lascerà<br />

mai una traccia indelebile nella mente degli uomini, qualcosa con<br />

cui essi si troveranno sempre alle prese, perché nessuno l’aveva<br />

pensata, nessuno l’aveva detta e di questo saremo sempre grati ad<br />

Alberto Sordi e Totò.<br />

1


Certo, lo studioso, l’artista ha bisogno di scuole, di maestri, ma<br />

ha bisogno anche di solitudine come la ricercava disperatamente<br />

Giacomo Leopardi. Momenti in cui l’artista deve allontanarsi<br />

dagli altri, non guardare dove guardano loro, non discutere ciò<br />

che essi discutono, non cercare i loro applausi. Se tutti discutono<br />

e parlano di una cosa, vuol dire che essa è già nota. Un genio,<br />

come lo fu appunto Leopardi, deve utilizzare tutte le conoscenze<br />

ma poi, deve seguire il misterioso sentiero che lui solo vede,<br />

accettando di essere guardato con sufficiente diffidenza, perché<br />

non fa parte integrante del sistema consolidato. Sapere che<br />

talvolta anche per tutta la vita non verrà mai capito fino in fondo.<br />

Lo sviluppo <strong>dei</strong> sistemi, legati alla vita dell’uomo, passarono per<br />

tre elementi fondamentali e che il genio riuscì a sovrapporre:<br />

1) il limite <strong>dei</strong> <strong>sensi</strong> umani;<br />

2) la libertà di pensiero;<br />

3) l’<strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>.<br />

Il primo elemento è legato alla continua gara per superare i limiti<br />

umani imposti dai <strong>sensi</strong> come la voce, l’udito e la portata ottica.<br />

Per rendere l’idea di come i <strong>sensi</strong> siano sempre risultati vitali nel<br />

cammino dell’uomo, possiamo fare una semplice similitudine.<br />

Sappiamo che il nostro cervello umano acquisisce, attraverso i<br />

<strong>sensi</strong>, le informazioni e che grazie alle sue capacità di intuizione<br />

e di sintesi le rende indispensabili per la nostra sopravvivenza.<br />

Così altrettanto fa un’azienda, la quale acquisisce le informazioni<br />

attraverso il proprio Sistema Informativo (che rappresenta i <strong>sensi</strong><br />

dell’Azienda) allo scopo di tenere un flusso organizzativo di<br />

informazioni da sfruttare. In questo modo l’azienda è in grado di<br />

assumere razionalmente le decisioni adattandosi più rapidamente<br />

ai veloci mutamenti che caratterizzano i mercati e l’ambiente<br />

esterno al fine di prevenire o addirittura influenzare il mercato<br />

stesso.<br />

2


Il secondo elemento, fonda<strong>mentale</strong> affinché possa esistere il<br />

successivo e terzo elemento, è rappresentato dalla libertà di<br />

pensiero e intellettiva che il genio deve avere per potersi<br />

esprimere. Gli scrittori romantici, definirono la pazzia di<br />

Torquato Tasso un qualcosa di geniale; la sua eccelsa <strong>sensi</strong>bilità,<br />

prerogativa della mente geniale, aveva procurato allo scrittore<br />

uno squilibrio <strong>mentale</strong>. Egli, infatti, entrato alla corte degli<br />

Estensi di Ferrara, viveva nel periodo in cui gli intellettuali<br />

avevano perso la propria libertà intellettiva e di pensiero<br />

avvertendo che la corte, quel luogo magnifico in cui viveva<br />

l’espressione massima della libertà intesa come lo era nel ‘400,<br />

non esisteva più. La corte si era trasformata in un luogo lugubre<br />

in cui l’artista viveva nella costante paura di finire sul rogo o in<br />

carcere. Torquato Tasso, Giordano Bruno e Galileo Galilei si<br />

inquadrano proprio in questo clima pesante, chiuso, senza libertà<br />

e che furono la logica conseguenza della dominazione spagnola e<br />

della controriforma, in cui la creazione del totalmente nuovo era<br />

vista come una pericolosa minaccia.<br />

Infine il terzo ed ultimo elemento è quello che l’uomo, con le sue<br />

facoltà di ragionamento e secondo una sua <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>,<br />

riesce a costruire modelli forzatamente approssimati alla realtà.<br />

Le derivate e gli integrali diventano strumenti matematici capaci<br />

di identificare una realtà. Il comportamento di un sistema<br />

significa comprenderne la sua evoluzione, vuol dire avere la<br />

possibilità di prevedere l’evento. Risolvere un sistema significa<br />

determinare la sua evoluzione nel tempo (passato e futuro),<br />

considerando le diverse variabili (ad esempio il tempo) e i diversi<br />

vincoli che caratterizzano l’evoluzione stessa.<br />

Questa somiglianza con il mondo reale facilita enormemente lo<br />

studio delle diverse realtà (ecologia, economia, elettronica, ecc.),<br />

ma ha reso necessaria una classificazione <strong>dei</strong> sistemi per poter<br />

collegare ad ogni sistema gli appropriati strumenti matematici di<br />

indagine (di ordine zero, uno, due, ecc.).<br />

3


Nello specifico si è voluto classificare i diversi sistemi come<br />

riportato nello schema sottostante:<br />

SISTEMA<br />

Naturale<br />

Artificiale<br />

Misto<br />

DETERMINISTICI<br />

STOCASTICI O<br />

PROBABILISTICI<br />

• Modello Ehrenfest<br />

• Fluttuazione<br />

termica<br />

La classificazione è<br />

identica a quella <strong>dei</strong><br />

sistemi deterministici<br />

CONTINUI<br />

DISCRETI<br />

CON<br />

MEMORIA<br />

SENZA<br />

MEMORIA<br />

SEQUENZIALI<br />

COMBINATORI<br />

• Condensatore<br />

• Induttanza<br />

• Ecc.<br />

• Partitore di<br />

tensione<br />

• Potenziometro<br />

• Resistore NTC<br />

• Diodo<br />

• Ecc.<br />

• Flip - Flop<br />

• Distributore di<br />

biglietti<br />

• Automi<br />

• Ecc.<br />

• Porte logiche<br />

• sommatore<br />

• ALU<br />

• Ecc.<br />

4


L’ASTRAZIONE MENTALE<br />

Abbiamo quindi sopracitato che la sovrapposizione <strong>dei</strong> tre<br />

elementi fondamentali hanno determinato lo sviluppo<br />

dell’umanità. L’uomo, nel periodo di oppressione <strong>dei</strong> popoli in<br />

cui l’intelletto non riusciva a produrre in serena libertà la propria<br />

abilità artistica, attribuiva ad “Entità Superiori” anche le sue più<br />

semplici capacità di comunicazione. Successivamente per<br />

generare suoni di intensità e potenza maggiori rispetto alla sua<br />

voce, da trasmettere a distanze superiori, utilizzava tronchi cavi<br />

degli alberi oppure strumenti a fiato, come conchiglie o corna di<br />

animali. Ma si hanno notizie sull’uso di fuochi durante la notte,<br />

di vessilli di giorno, ma anche di staffette, piccioni viaggiatori e<br />

quant’altro. L’uomo comprese, sin dall’antichità, l’importante<br />

ruolo della comunicazione e, successivamente,<br />

dell’automatizzazione <strong>dei</strong> sistemi, quali fattori moltiplicatori<br />

delle sue limitate capacità <strong>sensi</strong>tive.<br />

Successivamente dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente<br />

(476 d.C.) fino alla scoperta dell’America (1492), non si ebbero<br />

sostanziali innovazioni nel settore scientifico, dovuti al periodo<br />

medievale, in cui si guardava alla religione come proibizione<br />

morale rappresentando un freno per la creatività del genio. L’uso<br />

delle campane rappresentarono l’unica vera novità delle<br />

comunicazioni del periodo. La chiesa <strong>dei</strong> primi secoli le adottò<br />

per segnalare le principali funzioni religiose e successivamente,<br />

istallate sulle torri <strong>dei</strong> Comuni, vennero utilizzate per diffondere<br />

messaggi alla popolazione. Le vecchie torri di vedetta e<br />

segnalazione di epoca romana, divenute parte integrante <strong>dei</strong><br />

castelli delle Signorie, finirono per simboleggiare l’orgoglio <strong>dei</strong><br />

Comuni fiorenti.<br />

Attorno alla metà del ‘400 Leonardo da Vinci (1452 – 1519),<br />

secondo chissà quale <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>, immaginava, come<br />

descritto in un suo manoscritto, un sistema di trasmissione della<br />

voce che utilizzava condotti sotterranei e “relè umani”.<br />

5


Testualmente affermava nel manoscritto:<br />

“… Puossi fare in ciento miglia ciento case,<br />

ne le quali stia cento guardie che ffarranno<br />

per sotterranei condotti, sentire una novella in<br />

quarto d’ora”.<br />

Ma alla fine del medioevo e successivamente, come negazione<br />

dell’epoca della controriforma, la libertà intellettiva, condurrà<br />

l’uomo a non essere legato alla Bibbia e ai personaggi storici,<br />

incrementando così lo sviluppo della scienza. L’esaltazione della<br />

nobiltà e della dignità dell’uomo, della sua libertà e della<br />

grandezza del suo spirito lo portò a comprendere le leggi, la<br />

natura e a capirne la capacità creatrice, inserendolo al centro<br />

dell’universo e trasformandolo nell’artefice del proprio destino.<br />

La sua intelligenza, la sua capacità e la sua forza gli consentirono<br />

di vincere la fortuna (il caso) e di inserirsi, come descrisse il<br />

Machiavelli, quale elemento attivo nella società e nello Stato per<br />

contribuire finalmente alla fortuna dello Stato stesso. Quello che<br />

invece l’individuo non era riuscito a sviluppare durante il periodo<br />

medievale. Da questa nuova corrente di pensiero seguirono<br />

avvenimenti determinanti per la scienza, come le scoperte<br />

geografiche e l’invenzione della stampa, che permisero di<br />

divulgare in più aree le notizie. Nel ‘600 durante il periodo della<br />

controriforma si mossero in tanti sulla strada di Galileo Galilei e<br />

di altri alti filosofi e scienziati, come Cartesio, Pascal e lo stesso<br />

Newton, creatore della fisica moderna.<br />

Galileo Galilei (Pisa 1504 – Siena 1642), oltre ad essere uno<br />

straordinario scienziato, fu un importante filosofo/letterato, ma<br />

soprattutto un genio. Egli affermò che l’universo, quale concetto<br />

ordinato, mette in relazione leggi fisiche matematicamente<br />

calcolabili (il cosmo). L’universo di questo tipo non prevede<br />

cause finali (come invece le ricercava Aristotele), ma tutte le<br />

cose sono in relazione tra di loro in quanto interagiscono per il<br />

meccanismo deterministico delle cause e degli effetti, sulla base<br />

di un “metodo scientifico” in cui la scienza non è un qualcosa di<br />

vero ma è un qualcosa che ci indica come lavorare per<br />

raggiungere il vero.<br />

6


Affermare una legge significava dimostrarla e così la scoperta<br />

che ha portato al cannocchiale non divenne importante in quanto<br />

una scoperta, ma divenne fonda<strong>mentale</strong> l’uso che ne conseguì.<br />

Da questa sua <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong> Galileo ne ricava una<br />

importante novità rappresentata dal metodo che non cambia e<br />

basato su due fondamenti che andranno sotto il nome di “metodo<br />

scientifico”:<br />

a) l’osservazione speri<strong>mentale</strong> induttiva;<br />

b) l’ipotesi che diventa previsione.<br />

Lo scienziato, sulla base dell’osservazione speri<strong>mentale</strong><br />

induttiva, raccoglie i dati e dalla loro analisi formula le ipotesi<br />

che diventano previsione. Diventerà fonda<strong>mentale</strong> anche il luogo<br />

in cui si riprodurranno le esperienze portando alla nascita <strong>dei</strong><br />

primi laboratori. La tecnologia viene così applicata alla scienza<br />

dove, per affermare una determinata ipotesi, diventano necessarie<br />

le condizioni per verificarla. Questa condizione diventò vera con<br />

l’applicazione della matematica. Quest’ultima è lo strumento<br />

necessario atta a semplificare i dati dell’esperienza; mediante<br />

essa lo scienziato si spoglia delle sue esperienze di carattere<br />

soggettivo, cogliendo e definendo le leggi costanti esistenti fra le<br />

cose e che regolano l’universo. Con Galileo Galilei il “metodo<br />

scientifico”, quale rappresentazione della verità, passerà da una<br />

“verità soggettiva” ad una “verità oggettiva”, recando un grave<br />

colpo alla dottrina tolemaica (o geocentrica) e rafforzando invece<br />

quella copernicana (o eliocentrica). Galileo, come descritto in<br />

alcune sue opere, esprimerà il suo entusiasmo quasi religioso per<br />

la scienza stessa, dovuto forse al pesante periodo della<br />

controriforma. La sua <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong> riuscirà ad affermare<br />

che Dio, attraverso lo Spirito Santo, permise la scrittura di un<br />

Testo Sacro a tutti gli uomini (per questo scritto nella forma più<br />

comprensibile a l’uomo) e un altro Testo invece scritto secondo<br />

la natura, quindi in forma matematica (numeri, linee, forme<br />

geometriche, ecc.), rappresenta un libro più difficile, che l’uomo<br />

deve saper interpretare. Forse è proprio l’improponibilità di<br />

mettere a raffronto questi due Testi che si dimostra la grandiosità<br />

dell’universo.<br />

7


Nel breve passo del “Saggiatore (Il libro dell’universo - 1623)”<br />

si nota l’esposizione sintetica del nuovo “metodo scientifico” di<br />

Galileo; un dialogo questo in decisa polemica con diversi<br />

personaggi rappresentati dallo stesso Galileo (come il gesuita<br />

Orazio Grassi). Sebbene fosse errata l’ipotesi galileiana, che le<br />

comete fossero illusioni ottiche dovute ai raggi solari, mentre più<br />

vicino alla verità era il Grassi, si vuole far notare come il<br />

“metodo scientifico” proposto da Galileo, razionale e<br />

speri<strong>mentale</strong>, si opponeva alla scienza libresca dello stesso<br />

Grassi (aristotelico) fondata, non sulla esperienza, ma sui libri<br />

degli antichi e sul ragionamento astratto privo di fondamenti<br />

individuali e che aveva accomunato molti uomini di scienza del<br />

periodo. Il passo recita in questo modo:<br />

“Parmi… di scorgere nel Sarsi ferma<br />

credenza, che nel filosofare sia necessario<br />

appoggiarsi all’opinioni di qualche<br />

celebre autore, sì che la mente nostra,<br />

quando non si maritasse col discorso di un<br />

altro, ne dovesse in tutto rimanere sterile<br />

ed infeconda; e forse stima che la filosofia<br />

sia un libro e una fantasia di un uomo,<br />

come l’Iliade e l’Orlando Furioso, libri<br />

ne’ quali la meno importante cosa è che<br />

quello che vi è scritto sia vero. Signor<br />

Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è<br />

scritta in questo grandissimo libro che<br />

continuamente ci sta innanzi agli occhi (io<br />

dico l’universo), ma non si può intendere<br />

se prima non s’impara a intendere la<br />

lingua, e conoscere i caratteri ne' quali è<br />

scritto. Egli è scritto in lingua<br />

matematica, e i caratteri sono triangoli,<br />

cerchi, ed altre figure geometriche, senza i<br />

quali mezzi è impossibile a intendere<br />

umanamente parole; senza questi è un<br />

aggirarsi vanamente per un oscuro<br />

labirinto”.<br />

8


Galileo Galilei aprirà, con l’avvento del cannocchiale, nuovi<br />

orizzonti anche nel campo dell’osservazione astronomica. Inoltre<br />

questo strumento rappresentò nel 1600 una pietra miliare per la<br />

storia delle comunicazioni, grazie alla sua capacità di aumentare<br />

la portata ottica del segnale e di migliorare l’intelligibilità si<br />

potevano adesso raggiungere distanze mai coperte prima perché<br />

negate dal limite <strong>dei</strong> <strong>sensi</strong> umani.<br />

Ma i sistemi di comunicazione non riguardavano solamente un<br />

fatto pratico inerente lo scambio di conoscenze e informazioni tra<br />

individui situati a grandi distanze, tutte le invenzioni erano<br />

possibili soltanto se esisteva una sana comunicazione tra<br />

l’individuo e la sua anima che permettesse quell’indispensabile<br />

<strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>. Questa regola non poteva trovare miglior<br />

momento nel periodo in cui il movimento socio-culturale,<br />

definito come “il figlio ribelle dell’illuminismo”, sfociò in tutto il<br />

suo splendore. Il termine “romanticismo”, dato a questo nuovo<br />

periodo, venne attribuito dai “filosofi giusnaturalisti” inglesi.<br />

Essi consideravano romantici tutti coloro che producevano scritti<br />

irrazionali, mistici, che non consideravano la ragione come<br />

fondamento del pensiero e che vedevano, divinità e provvidenza,<br />

sopra ogni cosa. L’uomo non poteva essere soltanto razionalità<br />

ma rappresentava un’emozione; era in grado di provare emozioni<br />

personali alla vista di un bel paesaggio. Il pensiero, quando<br />

liberato dai vincoli, è in condizione di esprimersi e provare<br />

sentimenti, sogni e immaginazioni quali elementi fondamentali<br />

del suo pensiero. Così il “trascendentalismo”, prima caratteristica<br />

fonda<strong>mentale</strong> del Romanticismo, si impose come forza spirituale<br />

nella credenza in un livello di realtà più elevato rispetto a quello<br />

dell'esperienza <strong>sensi</strong>bile, in un genere di conoscenza più alto<br />

rispetto a quello cui può giunge la ragione umana. L’<strong>astrazione</strong><br />

<strong>mentale</strong> stava diventando il forte desiderio di accogliere<br />

l’infinito. Questa <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong> si oppose all'ortodossia<br />

calvinista e comportò il rifiuto del rigido pensiero religioso. Fu<br />

avversa al ritualismo rigoroso e al dogmatismo di tutte le<br />

istituzioni religiose ufficiali.<br />

9


Gli scrittori trascendentalisti mutarono sentimenti religiosi verso<br />

la natura, come pure verso il processo della creazione, e videro<br />

una connessione, o corrispondenza, diretta tra l'universo<br />

(macrocosmo) e l'anima individuale (microcosmo).<br />

In questa visione panteistica del mondo (in profonda comunione<br />

con la natura), la divinità permeava (diffondersi all’interno) tutte<br />

le cose, e l'intuizione individuale, più che la ragione, era reputata<br />

la più alta tra le facoltà umane. La piena attuazione del potenziale<br />

umano poteva essere realizzata attraverso forme di mistica o<br />

attraverso un'acuta consapevolezza della bellezza del mondo<br />

naturale circostante. Va infatti ricordato che non è un caso se gli<br />

scritti di Galileo rappresentavano <strong>dei</strong> veri e propri Trattati. Questi<br />

al loro interno avevano come caratteristica quella di possedere<br />

temi e contenuti, che riprendevano concetti filosofici che si<br />

rifacevano al filosofo greco Platone. La donna viene amata per<br />

quell’idea di bellezza che rasenta la perfezione assoluta, con il<br />

fine ultimo il non amarla nella sua concretezza fisica, ma per ciò<br />

che rappresenta e cioè la bellezza. Ecco che, per <strong>astrazione</strong><br />

<strong>mentale</strong>, attraverso l’amore platonico avviene quel processo di<br />

salita che dalla bellezza concreta si arriva, gradino dopo gradino,<br />

ad una elevazione spirituale che passa per il concetto di bene e<br />

giunge al divino. Ripreso dal mondo rinasci<strong>mentale</strong> che lo<br />

colloca al centro dell’universo, l’uomo si trova tra terra e cielo,<br />

tra natura e Dio, partecipando con l’anima a Dio e con il corpo<br />

alla natura. Nulla poteva costringerlo, esso era finalmente in<br />

grado di costruire il suo destino con le sue mani, la sua virtù sarà<br />

in grado di vincere la fortuna, il caso (intesa come provvidenza<br />

secondo il disegno di Dio), rimediando alle circostanze avverse.<br />

Machiavelli affermava: “non saprò mai quando ci sarà una piena<br />

ma posso costruire i margini”.<br />

Grandi autori si impegnarono in scritti di grande <strong>astrazione</strong><br />

<strong>mentale</strong>, ognuno nel suo personale genere, come Foscolo e<br />

Manzoni, ma quello che diede una reale svolta e che ci condurrà<br />

ai giorni nostri fu proprio Giacomo Leopardi. L’infinito non si<br />

raggiunge con la ragione, perché le vicissitudini legate all’uomo<br />

sono altre, ma è il genio, che nella sua <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>, si<br />

distacca dal comune, come accadrà nella sua opera “L’Infinito”<br />

10


in cui racconta della mente umana che immagina, oltre quella<br />

siepe, silenzi sovrumani ed evidenzia come l’intuizione vada<br />

oltre la ragione. Ecco che, mentre tutti gli altri accettano<br />

l’inserimento nella società e trovano nuove ragioni di vita, il<br />

genio rimane fuori, non riesce ad integrarsi nella società non si sa<br />

se viene respinto o è lui che la respinge.<br />

Gli studiosi individuano tre momenti del pensiero leopardiano,<br />

tre atteggiamenti riscontrabili in tutte le opere: a) Pessimismo<br />

soggettivo o individuale; b) Pessimismo storico; c) Pessimismo<br />

cosmico. E’ in quest’ultimo che il poeta sostiene che l’uomo è un<br />

essere insignificante nell’universo, infatti se dovesse scomparire<br />

nessun animale sentirebbe la mancanza, nessun essere se ne<br />

accorgerebbe secondo quella legge meccanicistica della vita che<br />

porta inevitabilmente al “tetium”(Pirandello. Il “tetium” – noia:<br />

la mancanza di <strong>sensi</strong>bilità). Lo stesso Leopardi si definirà un<br />

tronco vegetale come conseguenza del suo “male di vivere”, non<br />

riuscendo a dare un senso alla sofferenza e anticipando i tempi<br />

della insolubile disarmonia tra uomo ed altri uomini, che non<br />

riusciranno mai a comunicare e che condurrà inevitabilmente a<br />

futuri conflitti.<br />

Questo processo di distruzione sfocia in una meditazione<br />

leopardiana, che cerca di dare un senso alla vita e alla ricerca<br />

disperata di restituire dignità all’uomo. L’uomo invece farà parte<br />

del ciclo di produzione che lo porterà al “nulla eterno” (ad<br />

annullarsi nella materia).<br />

Tutti oggi ci riconosciamo in Leopardi perché il suo sentimento è<br />

alla base di quella dottrina meccanicistica, dove spesso la ragione<br />

contrasta con il sentimento e lo spirito vuole avere ragione sulla<br />

materia. La poesia che descriverà il genio Leopardi, così come la<br />

descrisse il genio Galileo, eleva il sentimento da una condizione<br />

“soggettiva” ad una “oggettiva”, facendosi interprete <strong>dei</strong><br />

problemi di tutta l’umanità. Giacomo Leopardi riconosce che c’è<br />

bisogno di certezze e di dare delle risposte agl’importanti aspetti<br />

della nostra esistenza. Sarà proprio questa voglia di risposte che<br />

lo porterà costantemente alla ricerca della fede.<br />

11


E’ nello “Zibaldone” che Leopardi descriverà egoismo, degrado<br />

del rapporto umano quale anticipazione delle conseguenze<br />

prodotte dalla globalizzazione da cui oggi non possiamo sottrarci.<br />

Quanto più si trova nell’individuo il se<br />

stesso, tanto meno esiste veramente la<br />

società. Così se l’egoismo è intero, la<br />

società non esiste se non di nome. Perché<br />

ciascuno individuo, non avendo per fine se<br />

non se medesimo…forma da se solo una<br />

società a parte, ed intera, e perfettamente<br />

distinta, giacché è perfettamente distinto il<br />

suo fine; e così il mondo torna qual era da<br />

principio… Perciò l’egoismo è sempre<br />

stato la peste della società e quanto è<br />

stato maggiore, tanto peggiore è stata la<br />

condizione della società… Perciò<br />

ciascuno pensando per sé si superano tutti<br />

i riguardi, l’uno toglie la preda dalla<br />

bocca e dalle unghie dell’altro,<br />

gl’individui di quella che si chiama<br />

società, son ciascuno in guerra più o<br />

meno aperta con ciascun altro, e con tutti<br />

insieme; il più forte sotto qualunque<br />

riguardo, la vince; il cedere agli altri<br />

qualsivoglia cosa o creanza, o per virtù,<br />

onore ec. è inutile, dannoso e pazzo,<br />

perché gli altri non ti son grati, non ti<br />

rendono nulla, e di quanto tu cedi loro o<br />

di quella minore resistenza che opponi<br />

loro, profittano in loro vantaggio<br />

solamente, e quindi in danno tuo…<br />

Così, nel modo che ho detto, ritornano<br />

effettivamente nel mondo i costumi<br />

selvaggi, e di quella prima età, quando la<br />

società non esistendo, ciascuno era amico<br />

di se solo, e nemico di tutti gli altri essere<br />

dissimili o simili suoi(10 maggio 1822).<br />

12


Oggi infatti si parla di globalizzazione ma si può affermare che<br />

sul piano politico, gli illuministi furono i primi fabbricatori del<br />

cosmopolitismo, un mondo unico per tutti in cui tutti dovevano<br />

avere le stesse opportunità. I romantici, ereditando il<br />

“sentimento liberale” dall’illuminismo quale riscatto dell’uomo<br />

dalla condizione di oppressione e di servilismo, comprendono<br />

che è possibile realizzare questa unione collettiva ma la<br />

ridimensionano a singole nazioni (opponendosi di fatto al<br />

cosmopolitismo illuministico). La nazione, quella comunità di<br />

persone legate dalla stessa lingua, stessa storia e cultura,<br />

diventa il sentimento trainante del romanticismo unito insieme<br />

all’amore e alla morte.<br />

Per <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong> i romantici umanizzarono la natura<br />

perché è dalla natura che si hanno i segni della divinità,<br />

divenendo fonte primaria per l’ispirazione poetica. Così anche<br />

nella storia si vedranno segni divini secondo una “concezione<br />

provvidenziale” manzoniana, come nell’ode “il cinque<br />

maggio”, in cui la grandezza napoleonica diventa espressione<br />

della volontà divina. Accadrà più tardi che, nella più totale<br />

esaltazione nazista, Hitler sarà associato a chissà quale strano<br />

disegno divino.<br />

La ricerca per la conquista della libertà di pensiero portò<br />

storicamente in Europa, durante la metà dell’800, a quelle<br />

rivoluzioni e insurrezioni ispirate agli ideali di libertà e di<br />

indipendenza <strong>dei</strong> popoli, che il Romanticismo non riuscì a<br />

tradurre in pratica. A volte non basta la fede romantica, la<br />

passione politica, per concretizzare le ideologie, ma c’è bisogno<br />

di concretezza, c’è bisogno di politiche concrete come lo recepì<br />

poco dopo Cavour. Sebbene quelle insurrezioni non fruttarono<br />

nulla di concreto, dettero però inizio a considerazioni liberali e a<br />

tutte quelle nuove correnti ad esse associate.<br />

Questo aspetto si rifletté in tutti i campi del sapere politico e<br />

sociale, nella cultura, nella letteratura, nella pittura, nella musica,<br />

nell’arte, nella filosofia ma soprattutto, nel campo scientifico<br />

tecnologico. Si ebbe una tendenza al reale, al concreto, al vero<br />

(da cui il verismo) e che sfociò nel positivismo.<br />

13


Quel culto della realtà (da cui il realismo), dell’oggetto, di ciò<br />

che è reale, di ciò che si vede e si tocca e che non può essere<br />

diverso da ciò. Questa tendenza al “culto del dato oggettivo”<br />

prese diverse sfaccettature a seconda del campo artistico e sociale<br />

che interessava. I filosofi lo chiamarono “Positivismo”, mentre i<br />

letterati europei (soprattutto quelli francesi con Emil Zolà) lo<br />

definirono “Naturalismo” dal momento che gli scrittori di quei<br />

romanzi si ispiravano al “metodo scientifico” per rappresentare la<br />

realtà. In Italia il “Verismo” venne rappresentato da Giovanni<br />

Verga.<br />

Questo comportò una rivoluzione nel pensiero e nel campo<br />

culturale, poiché si distruggevano certezze che nessuno metteva<br />

in discussione, si entrava nuovamente in contrasto con la chiesa.<br />

Vi fu così un vero sviluppo scientifico che interessò la medicina,<br />

le scienze, la biologia. Con Darwin si diede vita ad una serie di<br />

dottrine dotte evoluzionistiche, le quali ritenevano che l’uomo<br />

fosse il prodotto dell’ereditarietà dell’ambiente famigliare e<br />

sociale in cui viveva e che il suo comportamento fosse<br />

determinato da fattori interni ed esterni. Si sentiva il bisogno di<br />

una esaltazione della scienza capace di dare una risposta a tutti i<br />

bisogni, spirituali e non, dell’uomo. Intorno alla metà dell’800 si<br />

pensava che il benessere prodotto dalla scienza fosse senza limiti,<br />

tali da portare l’uomo a liberarsi dalla sua frenetica ricerca <strong>dei</strong><br />

bisogni e dal suo eterno dolore leopardiano. Fu in questo periodo<br />

che prese piede il concetto predominante che la scienza potesse<br />

risolvere tutto, allargando i mercati per terra e per mare per<br />

mezzo di nuovi e più veloci mezzi di trasporto, aumentando il<br />

numero degli scambi e l’accumulo <strong>dei</strong> capitali, scoprendo nuove<br />

medicine e di conseguenza la qualità della vita dell’uomo<br />

migliorò notevolmente. Ma come vedremo non vi fu solo questo,<br />

ci si stava avvicinando sempre più verso il colonialismo e lo<br />

sfruttamento di quei paesi ricchi di materie prime che, per i Paesi<br />

più industrializzati, rappresentavano fonti di ricchezza per<br />

riuscire a mantenere l’oramai alto livello di benessere.<br />

14


L’“illuminismo” ed il “positivismo” rappresentarono entrambi un<br />

movimento fiducioso verso il progresso. La concezione<br />

meccanicistica degli illuministi venne ben considerata in quanto<br />

essa aveva liberato l’uomo dai pregiudizi della religione, facendo<br />

riscoprire la forza della ragione e della scienza come unica e<br />

capace di portare al progresso sociale ed economico. Ma il<br />

“positivismo” esasperò questa fiducia per il progresso dato dagli<br />

illuministi, conducendo ad un illuminismo di stampo<br />

universalista e cosmopolita secondo quel principio di<br />

uguaglianza, di libertà e secondo l’utopia di un mondo unito<br />

togliendo definitivamente il concetto di patria. Il “positivismo”<br />

filosofico leopardiano che studiava l’esistenza o meno di Dio<br />

venne disciolto dallo studio della realtà e del concreto, quale<br />

rifiuto della “metafisica” e dello spirito. Quest’atteggiamento<br />

anti-romantico, che aveva esaltato il sentimento e la fantasia, non<br />

divenne più ideale per lo studio della realtà, portando verso la<br />

“Rivoluzione scientifica” e di riflesso alla “Rivoluzione<br />

industriale”. Ma come accadde per l’illuminismo, con<br />

l’esasperazione del “romanticismo”, nascerà quella corrente<br />

letteraria che ha ispirato molti autori del ‘900 e che andrà sotto il<br />

nome di “decadentismo” .<br />

Facendo però un passo indietro si sentiva ancora nell’aria il genio<br />

di Galileo Galilei e Comte, considerato il fondatore del<br />

“positivismo”, sostenne, attraverso una sua <strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>,<br />

che il vero sapere era quello scientifico perché più utile ed<br />

efficace all’umanità in quanto seguiva il metodo della<br />

dimostrazione e dell’osservazione galileiana, secondo cui<br />

l’umanità è passata attraverso tre fasi:<br />

a) la “fase del mito”;<br />

b) la “fase della metafisica”;<br />

c) la “fase positiva”.<br />

15


La prima fase è quella della fantasia, quando gli uomini non<br />

possedevano ancora la scienza e si spiegavano attraverso le<br />

divinità, dando così una interpretazione fantastica della realtà (da<br />

qui nascerà la religione quale bisogno dell’uomo di essere<br />

protetto); la seconda fase è quella in cui gli uomini tentarono di<br />

spiegarsi il principio del mondo attraverso la filosofia (i filosofi<br />

greci che volevano spiegarsi l’origine del mondo), ma questa non<br />

è la scienza in quanto non è reale e non era riscontrabile; la terza<br />

ed ultima fase è quella di Galileo caratterizzata come visto dal<br />

“metodo scientifico speri<strong>mentale</strong>”. Il sapere doveva entrare nello<br />

studio positivo e per farlo deve adottare i metodi della scienza,<br />

quelli dell’osservazione e della dimostrazione, ecco perché fase<br />

positiva.<br />

Svuotando l’uomo <strong>dei</strong> valori universali, ai quali teneva invece<br />

l’illuminismo, sul piano politico ed economico il “positivismo”<br />

condurrà al rafforzamento della classe borghese, quale<br />

movimento positivista capace di esaltare il progresso e lo<br />

sviluppo. Cambieranno gli equilibri internazionali, nasceranno le<br />

rivoluzioni industriali all’interno degli Stati e delle Nazioni che<br />

porteranno ben presto alle lotte di classe, alla ricerca <strong>dei</strong> paesi da<br />

colonizzare e alla guerra tra Stati. Colonialismo ed esaltazione<br />

nazionalista condurranno verso la I e la II guerra mondiale e tutte<br />

le guerre che caratterizzeranno il XX Secolo.<br />

Il “decadentismo” rappresenta già un modello di genio,<br />

evidenziando la figura di un intellettuale isolato che non<br />

appartiene a nessuna classe sociale e non partecipa attivamente<br />

alla vita politica. Come detto in precedenza, anche Giacomo<br />

Leopardi, isolandosi, anticiperà un po’ questo grande movimento<br />

con la conflittualità antiborghese da lui descritta nello<br />

“Zibaldone”. Dirà lo stesso Pirandello: “l’Arte verista è un’arte<br />

superficiale, è un’arte banale in quanto si attiene a ciò che si<br />

vede, invece bisognava andare al di là della superficie, mettere<br />

l’occhio nello scuro dove non si vede, abbandonandosi a<br />

sensazioni infinite”.<br />

16


La genialità decadente stava proprio nell’affermare che esiste un<br />

coinvolgimento emotivo tra l’uomo e la natura e risulterebbe<br />

impossibile la separazione dalla natura senza quell’<strong>astrazione</strong><br />

<strong>mentale</strong> chiamata sensazione, che permette la rappresentazione<br />

della natura stessa. La natura non è quindi costituita solo da<br />

oggetti esterni, ma anche da entità soggettive, cioè da un’anima,<br />

significando che “parla”. Questa ricerca dell’assoluto è causa<br />

della delusione del momento storico, portando gli scrittori a<br />

cercare fuori dalla storia e fuori dal tempo le forti sensazioni. Il<br />

compito del poeta diventa quello di scoprire il misterioso che c’è<br />

intorno a noi comunicando questi sentimenti.<br />

In effetti questo tipo di poesia sarà più difficile da comprendere,<br />

proprio come la natura che risulta essere di difficile<br />

interpretazione, come affermò Galileo. Dalla “ragione”, che si<br />

ferma all’apparenza, si parlerà di “intuizione” che penetra al di là<br />

e vede la natura come un insieme di segni e simboli che vanno<br />

interpretati (poesia del linguaggio simbolico), per rappresentare il<br />

sovrumano. L’intuizione è prerogativa del genio, di colui che<br />

crea il totalmente nuovo e fu per questo che l’incontro di due<br />

movimenti, “decadentismo” da una parte e “positivismo”, quale<br />

esaltazione scientifica, dall’altra, stava avvicinando il mondo<br />

verso uomini geniali come Einstein e John Von Neumann.<br />

Ormai a due secoli di distanza dal genio Galileo, con un percorso<br />

evolutivo definito “nuova scienza”, si assisterà ad una seconda<br />

rivoluzione industriale, dai riflessi economici, sociali e di<br />

costume probabilmente più sconvolgenti di quelli che<br />

caratterizzarono la rivoluzione industriale dell’Ottocento. Non è<br />

sicuramente un caso se in questo periodo un logico e matematico<br />

inglese di nome George Boole (1815-1864) creò, dalla sua<br />

<strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>, lo strumento concettuale che sta alla base del<br />

funzionamento <strong>dei</strong> calcolatori e che, in suo onore, va sotto il<br />

nome di “algebra booleana”. Il suo calcolo logico a due valori di<br />

verità legate a leggi particolari, consentiranno di operare su<br />

concetti e pensieri espressi con parole (proposizioni) allo stesso<br />

modo che si operi su entità matematiche.<br />

17


DA DARWIN A JOHN VON NEUMANN<br />

La storia del pensiero scientifico registrerà ancora una volta<br />

l’opposizione tra Teologia e Scienza, tra Sacra Scrittura e le<br />

nuove acquisizioni originate dall’osservazione della natura, le<br />

quali verranno indicate come il “Caso Darwin”. Se pur<br />

prendendo le mosse dal celebre naturalista inglese, esso raccoglie<br />

una serie di problematiche che in forme diverse si accumulano, si<br />

sovrappongono e in parte si annullano vicendevolmente fino al<br />

ventunesimo secolo. Questa “<strong>astrazione</strong> <strong>mentale</strong>” aveva sempre<br />

reso l’uomo differente dal mondo animale, e le teorie che<br />

tentarono di decifrare lo sviluppo delle differenti specie vennero<br />

impartite da due parallelismi denominati, “fissismo” ed<br />

“evoluzionismo”. Nel periodo definito dagli illuministi come<br />

“oscurantismo”, nacque quel gruppo che andrà sotto il nome di<br />

“erbari” e “bestiari” che tentarono di far luce sul destino della<br />

specie e su tutte quelle teorie connesse e annunciate sin<br />

dall’antichità, e che implicavano la “fissità”. Avevano catalogato<br />

le diverse specie esistenti in natura evidenziandone la varietà,<br />

ritenendo gli esemplari fossili come <strong>dei</strong> fenomeni isolati e non<br />

vere e proprie categorie o specie, dando così credito a leggende<br />

su esseri mostruosi o su animali mai ritrovati interamente oppure<br />

semplicemente immaginati partendo da piccoli frammenti. Il<br />

limite <strong>dei</strong> <strong>sensi</strong> umani e la mancanza di libertà intellettiva aveva<br />

sviluppato in alcuni monasteri la prima osservazione naturalista e<br />

la catalogazione fonda<strong>mentale</strong> di erbe e animali, con lo scopo di<br />

rendere gloria a Dio per le meraviglie del suo creato. Si<br />

descrivevano le virtù medicinali di alcune erbe ma anche le<br />

metodiche per assumere le proprietà curative (pozioni, infusi,<br />

impacchi, …). Si descrivevano di animali, spesso di origine<br />

mitologica (sirene, centauri, …) come caratteri morali al punto di<br />

renderli simboli del peccato, del bene, della forza, come li<br />

interpretò Dante nella Divina Commedia. L’altro gruppo, i teorici<br />

dell’evoluzionismo, a cui appartenevano Darwin e Malthus,<br />

sostennero che non c’è antropocentrismo (distrutto dal Leopardi<br />

con la sua filosofia) portando l’uomo non più al centro<br />

dell’Universo ma ad essere soggetto alle stesse leggi degli<br />

animali.<br />

18


Nel novembre del 1859 apparve “l’origine della specie”. La<br />

prima edizione fu esaurita in un sol giorno, e l’opera suscitò<br />

reazioni clamorose e violente. Molti scienziati tradizionalisti e<br />

teologi polemizzarono contro la negazione della fissità della<br />

specie, che comportava sia l’abbandono delle tesi creazioniste<br />

della tradizione biblica, sia l’abolizione della fede in un disegno<br />

divino nella natura. L’originalità della teoria evoluzionistica<br />

darwiniana consisteva in quattro elementi fondamentali che<br />

condizioneranno le scelte politiche di futuri dittatori e che vale la<br />

pena ricordare :<br />

I - “Lotta per l’esistenza”. Darwin aveva tratto da questo concetto<br />

(già in precedenza fatta valere da vari biologi e ripreso da<br />

Malthus nel celebre “saggio sulla popolazione” la cui lettura<br />

influenzò lo stesso Darwin), non solo conseguenze negative, ma<br />

anche una funzione creativa. La lotta per l’esistenza, secondo<br />

Darwin, non comporta soltanto l’estinzione di numerose specie,<br />

ma anche la nascita di nuove, in quanto gli individui che si<br />

trovano a possedere i caratteri più adatti alla sopravvivenza<br />

vengono favoriti nella contesa sessuale e tendono così a<br />

trasmettere e a rinforzare tali caratteri in un gran numero di<br />

discendenti.<br />

II - “Fattore di selezione”. Darwin concepiva la funzione<br />

dell’ambiente come somiglianza della selezione artificiale<br />

prodotta dagli allevatori. Egli parlò quindi, per analogia, di<br />

“selezione naturale”, dando rilievo scientifico a fenomeni sin<br />

allora considerati trascurabili ed accidentali.<br />

III – “Teoria delle variazioni fortuite”. Secondo Darwin i<br />

caratteri di una specie variano per l’insorgere casuale di<br />

differenze negli individui e che soggiacciono al verdetto<br />

dell’ambiente. Darwin stava introducendo nella natura il concetto<br />

di “caso” non come disordine, ma come azione meccanica delle<br />

circostanze e del tempo, eliminando ogni concezione finalista e<br />

soprannaturale <strong>dei</strong> fenomeni biologici.<br />

19


IV – “Tesi della ereditarietà”. Per Darwin questa tesi<br />

rappresentava il perno di tutta la concezione evoluzionistica. I<br />

caratteri liberamente insorti e selezionati dall’ambiente erano da<br />

lui definiti come una forza della natura operante in tutto il regno<br />

della vita. Aveva affermato che quanto più conosciamo le leggi<br />

della natura, tanto più è difficile credere ai miracoli.<br />

La selezione naturale, la lotta per l’esistenza e la conquista di<br />

nuovi spazi, significando che sopravvivono soltanto le specie i<br />

cui caratteri si adattano meglio all’ambiente, condusse alla<br />

selezione naturale mirata (in letteratura il Verga riprenderà questi<br />

concetti in una delle sue più famose opere “I Malavoglia”),<br />

sostenendo che c’è una competizione interna alla specie in cui<br />

hanno la meglio gli individui con caratteri più forti e che poi<br />

tramanderanno ai discendenti fino ad arrivare, con il passare <strong>dei</strong><br />

secoli, alla formazione di una nuova specie. Accadde che questi<br />

principi della lotta per la sopravvivenza finissero per determinare<br />

nella politica nuovi sentimenti, quali il dominio sugli altri, così le<br />

teorie di Darwin che divennero una trasposizione <strong>dei</strong> principi<br />

della scienza alla politica. Hitler fu un chiaro esempio, egli<br />

voleva il dominio della specie sulle altre, secondo una esasperata<br />

filosofia darwiniana e nuovi spazi per espandere la razza ariana.<br />

Ci si illuse che la scienza potesse dare una risposta alla vita e<br />

quindi a tutte quelle domande leopardiane e l’illusione, rimasta<br />

tale, ha generato un globale pessimismo che tutt’oggi ci<br />

accompagna. D’Annunzio descriverà nel suo romanzo del 1889,<br />

“Il Piacere”, la figura del “superuomo” e del concetto di<br />

“superiorità” che la democrazia stava in parte oscurando,<br />

affermando una diversità fra la massa e coloro che appartenevano<br />

ad un alta cultura e che evidenziavano una certa eleganza<br />

soprattutto estetica. Prima, durante e dopo il II conflitto mondiale<br />

emersero però altri nuovi sentimenti: una fiducia suprema nella<br />

razionalità umana ed oscuri presagi sulla sopravvivenza<br />

dell’umanità. Il mondo assoluto della fisica classica newtoniana<br />

si stava sgretolando e il fermento intellettuale si stava<br />

espandendo ovunque. Nel 1905, uno sconosciuto fisico teorico<br />

dell’ufficio brevetti di Berna, Albert Einstein, pubblicò quattro<br />

saggi di importanza epocale tra cui la teoria della relatività<br />

generale.<br />

20


Giochi di strategia, competizione economica, architettura <strong>dei</strong><br />

computer, forma dell’universo, geometria dello spazio<br />

immaginario, mistero <strong>dei</strong> numeri primi dettero vita a nuovi volti<br />

ritenuti massimi sacerdoti della scienza del ventesimo secolo.<br />

Se aggiungiamo inoltre che tutto ciò coincise con la salita al<br />

potere di Hitler in Germania, con conseguente espulsione di<br />

massa degli ebrei dalle università tedesche, ecco che giunsero<br />

nella piccola cittadina di Princeton uomini geniali come Einstein<br />

e John Von Neumann che spinsero il pensiero scientifico verso<br />

nuove direzioni.<br />

Questo grazioso villaggio prerivoluzionario fu luogo di una<br />

famosa vittoria riportata da George Washington sugli inglesi e<br />

poi successivamente, per un breve periodo di sei mesi, anche<br />

capitale di fatto della nuova repubblica. Princeton con i suoi<br />

edifici in stile college gotico si insediava in un ricco e<br />

curatissimo sobborgo di New York e Filadelfia. Negli anni trenta<br />

lo stesso Einstein la definì: “un villaggio pittoresco e<br />

cerimonioso”.<br />

La guerra e la depressione non avevano cambiato per nulla quel<br />

luogo, ma come vedremo questo piccolo villaggio divenne il<br />

centro dell’universo scientifico-tecnologico. Nel 1948<br />

l’Università di Princeton, prima in topologia, era per i matematici<br />

ciò che Parigi era stata un tempo per pittori e romanzieri e<br />

l’antica Atene per filosofi e letterati. A Princeton giungevano<br />

matematici emigrati dall’Europa, creando un’ambiante poliglotto<br />

(stranieri, ebrei, gente politica perseguitata). C’erano cerchie<br />

chiuse, per lo più basate sui campi di studio raffigurante una<br />

sorte di torre d’avorio della matematica.<br />

Al vertice della torre vi era quella della topologia, poi veniva<br />

l’analisi, poi l’algebra, quella della logica (che per qualche strano<br />

motivo non godeva ancora di alta considerazione, nonostante<br />

l’altissima reputazione di Church fra i pionieri della teoria <strong>dei</strong><br />

calcolatori) ed infine la cerchia della teoria <strong>dei</strong> giochi considerata<br />

di classe inferiore non ispirando molto interesse o grande rispetto<br />

fra l’élite. Ma fu proprio un grande matematico polivalente di<br />

nome John Von Neumann a comprendere per primo che il<br />

comportamento sociale poteva essere analizzato in termini di<br />

giochi.<br />

21


L’articolo del 1928 di Von Neumann sui giochi da tavolo fu il<br />

primo tentativo coronato da successo di derivare regole logiche e<br />

matematiche sulla competizione. Un’attività apparentemente<br />

semplice e dilettevole come il poker o gli scacchi, pensò<br />

Neumann, potevano contenere la chiave per comprendere attività<br />

umane più serie in quanto sia il gioco, sia la competizione<br />

economica richiedono un particolare tipo di ragionamento.<br />

Fino agli anni ‘30 l’economia sembrava aver usato molta<br />

matematica, ma a sproposito: per dare formulazioni e soluzioni<br />

inutilmente precise a problemi che invece erano intrinsecamente<br />

vaghi. Fu così che Von Neumann propose per l’economia la<br />

teoria <strong>dei</strong> giochi e la teoria dell’equilibrio generale. Il suo primo<br />

contributo fu il teorema minimax del 1928: esso stabilisce che in<br />

certi giochi a somma zero (in cui cioè la vincita di un giocatore è<br />

uguale e contraria alla perdita dell’altro giocatore) e ad<br />

informazione perfetta (in cui cioè ogni giocatore conosce<br />

esattamente sia le strategie dell’altro giocatore, che le loro<br />

conseguenze), esiste una strategia che permette ad entrambi i<br />

giocatori di minimizzare le loro massime perdite (da cui il nome<br />

minimax). Per ogni sua possibile strategia, un giocatore considera<br />

tutte le possibili strategie dell’avversario, e la massima perdita<br />

che potrebbe derivargli; egli gioca poi la strategia per cui tale<br />

perdita è minima. Tale strategia, che minimizza la massima<br />

perdita, è ottimale per entrambi i giocatori se essi hanno minimax<br />

uguali (in valore assoluto) e contrari (in segno): nel caso che tale<br />

valore comune sia zero, allora è inutile giocare.<br />

L’interesse duraturo suscitato dalla teoria <strong>dei</strong> giochi<br />

nell’economia è sottolineato dall’assegnazione del premio Nobel<br />

nel 1994 a John Harsanyi, Reinhard Selten e John Nash,<br />

quest’ultimo ha ispirato l’economista scrittrice Sylvia Nasar a<br />

scrivere il suo libro “Il genio <strong>dei</strong> numeri - storia di John Nash<br />

matematico e folle”, titolo originale del testo e del film uscito di<br />

recente (anno 2002) “A beautiful mind” e diretto da Ron<br />

Howard.<br />

22


In tutte le epoche della storia economica di una nazione, di una<br />

azienda o di un singolo individuo, si sono presentati e si<br />

presentano quelli che vengono comunemente chiamati problemi<br />

di scelta e che, com’è noto, sono imposti dalla necessità di<br />

operare con lo scopo di raggiungere il massimo utile con il<br />

minimo delle spese. Questi problemi sono affrontati con il<br />

metodo della programmazione e risolti o con mezzi analitici, o<br />

con il calcolatore.<br />

In quello stesso periodo, alla RAND Corporetion, un istituto<br />

civile di ricerche strategiche con sede a Santa Monica a ovest di<br />

Los Angeles, e definita come l’azienda per l’acquisto di<br />

cervelloni, giungevano alcune delle menti migliori della<br />

matematica, della fisica, delle scienze politiche e di quelle<br />

economiche, abbracciando i metodi e gli strumenti nuovi,<br />

compreso il computer, tentando di trasformare lo studio<br />

dell’economia, da una branca della filosofia politica, in una<br />

scienza precisa capace di fare previsioni.<br />

Meditando sulla guerra nucleare e sulla teoria <strong>dei</strong> giochi questi<br />

scienziati avrebbero dovuto salvare la galassia dal caos. Il senso<br />

di missione della RAND era comunque legato ed alimentato in<br />

gran parte da un unico fatto che tormentava l’America, ma anche<br />

il mondo intero: i russi avevano la bomba atomica. Quella notizia<br />

shock era stata data dal presidente Truman a soli quattro anni da<br />

Hiroshima e Nagasaki.<br />

Ma la storia si ripete, il 9 Settembre 2002, ad un anno dalla<br />

recente tragedia delle torri gemelle, dell’11 settembre 2001 a<br />

New York, il Presidente USA George Bush in un'intervista al<br />

New York Times dichiara: “le minacce sono gravissime,<br />

potremmo agire preventivamente, gli Usa ed il mondo devono<br />

difendere i propri interessi”. La minaccia questa volta non è<br />

rappresentata dalla Russia ma dal terrorismo integralista in<br />

possesso, sembrerebbe, di ordigni di distruzione di massa. E<br />

come oggi così cinquant’anni fa’ e precisamente nel 1953, subito<br />

dopo che Eisenhower (generale e 34° presidente degli Stati Uniti<br />

d'America) impartì una nuova serie di direttive sulla sicurezza,<br />

alla RAND crebbe l’attenzione sui problemi della sicurezza, nel<br />

senso che non si perdeva di vista chiunque potesse sollevare il<br />

più remoto sospetto di inaffidabilità.<br />

23


Senza dubbio il timore di possibili falle portò in superficie molti<br />

antagonismi covati sotto la cenere contro individui e gruppi che<br />

rappresentavano una minaccia piccola o nulla per la sicurezza.<br />

Quasi ogni segno di anticonformismo, politico o personale,<br />

cominciò a essere considerato una possibile crepa nella sicurezza.<br />

Von Neumann, appena ricevuta la cittadinanza statunitense,<br />

iniziò ad interessarsi di problemi matematici applicati. Il suo<br />

risultato più famoso fu la scoperta che le bombe di grandi<br />

dimensioni sono più devastanti se scoppiano prima di toccare il<br />

suolo, a causa dell’effetto addizionale delle onde di detonazione<br />

(i media sostennero più semplicemente che Von Neumann aveva<br />

scoperto che è meglio mancare il bersaglio che colpirlo).<br />

L’applicazione più infame del risultato si ebbe il 6 e 9 agosto del<br />

1945, quando le più potenti bombe della storia detonarono sopra<br />

il suolo di Hiroshima e Nagasaki, all’altezza calcolata da Von<br />

Neumann affinché esse producessero il maggior danno<br />

aggiuntivo. Questo non fu comunque l’unico contributo di Von<br />

Neumann alla guerra atomica. Dal punto di vista politico, egli<br />

fece parte del comitato che decise gli obiettivi (la sua prima<br />

scelta, la città santa di Kyoto, fu fortunatamente bocciata dal<br />

Ministro della Guerra in persona). Secondo il suo stesso direttore<br />

(Robert Oppenheimer), l’impresa atomica aveva mutato gli<br />

scienziati in distruttori di mondi.<br />

Ma chi era John Von Neumann? Nacque ebreo ed ungherese a<br />

Budapest il 28 dicembre 1903 come János Neumann, e morì<br />

cattolico e statunitense a Washington l’8 febbraio 1957 come<br />

John Von Neumann (l’ereditario ‘Von’ venne assegnato nel 1913<br />

a suo padre per meriti economici dall’imperatore Francesco<br />

Giuseppe). La sua conversione al cattolicesimo avvenne in<br />

occasione del suo primo matrimonio nel 1930. La sua morte<br />

precoce fu l’effetto di un contrappasso, dovuto ad un cancro alle<br />

ossa contratto per l’esposizione alle radiazioni <strong>dei</strong> test atomici di<br />

Bikini nel 1946, la cui sicurezza per gli osservatori egli aveva<br />

tenacemente difeso.<br />

24


Fu un bambino prodigio: a sei anni conversava con il padre in<br />

greco antico; a otto conosceva l’analisi; a dieci aveva letto<br />

un’intera enciclopedia storica; quando vedeva la madre assorta le<br />

chiedeva che cosa stesse calcolando; in bagno si portava due<br />

libri, per paura di finire di leggerne uno prima di aver terminato.<br />

Da studente frequentò contemporaneamente le università di<br />

Budapest e Berlino, a ventitré anni era laureato in ingegneria<br />

chimica, ed aveva un dottorato in matematica. La sua velocità di<br />

pensiero e la sua memoria divennero in seguito tanto leggendarie<br />

che Hans Bethe (premio Nobel per la fisica nel 1967) si chiese se<br />

esse non fossero la prova di appartenenza ad una specie<br />

superiore, che sapeva però imitare bene gli umani. Era favorevole<br />

ad un attacco nucleare preventivo contro l’Unione Sovietica,<br />

prima che anch’essa ottenesse la bomba, ma questo, come<br />

abbiamo accennato, era ed è tutt’oggi il pensiero generale<br />

americano su questi tipi di problemi. Von Neumann aveva avuto<br />

una carriera accademica fulminea come il suo intelletto,<br />

ottenendo a ventinove anni una delle prime cinque cattedre del<br />

neonato Institute for Advanced Studies di Princeton (un’altra era<br />

andata ad Einstein). Egli collaborò con il complesso politico ed<br />

industriale attraverso una frenetica attività di rapporti di<br />

consulenza con la stessa CIA, l’IBM e la RAND Corporation. A<br />

partire dal 1953 e fino alla sua morte nel 1957, fu lo scienziato<br />

con il maggiore potere politico negli Stati Uniti. Attraverso il suo<br />

comitato sceneggiò l’aspetto scientifico della politica di guerra<br />

fredda che condizionò il mondo occidentale per quarant’anni.<br />

Ma ai suoi avventurismi politici, così come le sue avventure<br />

intellettuali, misero bruscamente fine il cancro alle ossa che lo<br />

distrusse nel giro di pochi mesi, costringendolo dapprima a<br />

partecipare alle riunioni strategiche sulla sedia a rotelle (scena<br />

che ispirò il “Dottor Stranamore” di Stanley Kubrick, nel 1963),<br />

e poi ad essere guardato a vista da infermieri militari per la paura<br />

che potesse rivelare segreti nei suoi deliri. Nel tramonto della vita<br />

si riavvicinò a dio, la cui esistenza riteneva probabile perché essa<br />

rende molte cose più facili da spiegare.<br />

25


Non sappiamo se gli passò mai per la mente, velocemente come<br />

ogni altro pensiero, che forse la sua stessa precoce morte potesse<br />

essere facilmente spiegata come quel disegno divino verso<br />

l’umanità che aveva segnato Napoleone, Hitler e chissà quanti<br />

altri.<br />

La matematica si stava allontanando sempre più dai contenuti<br />

intuitivi del nostro mondo, fatto di superfici e di linee rette,<br />

andando verso una situazione in cui i termini matematici erano<br />

separati in modo assiomatico all’interno del contesto della teoria;<br />

si stava arrivando all’era del formalismo. La complessità <strong>dei</strong><br />

calcoli balistici richiesti per le tavole di tiro di armamenti sempre<br />

più sofisticati aveva portato, nel 1943, al progetto del calcolatore<br />

elettronico ENIAC di Filadelfia. Non appena ne venne a<br />

conoscenza, nell’agosto 1944, Von Neumann vi si buttò a<br />

capofitto: nel giro di quindici giorni dalla sua entrata in scena, il<br />

progetto del calcolatore veniva modificato in modo da permettere<br />

la memorizzazione interna del programma. La programmazione,<br />

che fino ad allora richiedeva una manipolazione diretta ed esterna<br />

<strong>dei</strong> collegamenti, era così ridotta ad un’operazione dello stesso<br />

tipo dell’inserimento <strong>dei</strong> dati, e l’ENIAC diveniva la prima<br />

realizzazione della macchina universale inventata da Alan Turing<br />

nel 1936: in altre parole, un computer programmabile nel senso<br />

moderno del termine. Nel frattempo un nuovo modello di<br />

computer, l’EDVAC, era in cantiere, e Von Neumann ne assunse<br />

la direzione. Nel 1945 egli scrisse un famoso rapporto teorico,<br />

che divenne un classico dell’informatica: in esso la struttura della<br />

macchina era descritta negli odierni termini di memoria,<br />

controllo, input e output. Oltre che per varie applicazioni<br />

tecnologiche (dalla matematica alla meteorologia), il computer<br />

servì a Von Neumann anche come spunto per lo studio di una<br />

serie di problemi ispirati dall’analogia fra macchina e uomo: la<br />

logica del cervello, il rapporto fra l’inaffidabilità <strong>dei</strong><br />

collegamenti e la loro ridondanza, e il meccanismo della<br />

riproduzione. Egli inventò in particolare un modello di macchina<br />

(automa cellulare) in grado di autoriprodursi, secondo un<br />

meccanismo che risultò poi essere lo stesso di quello biologico in<br />

seguito scoperto da James Watson e Francis Crick (premi Nobel<br />

per la medicina nel 1962).<br />

26


Infatti il Dipartimento di Ingegneria elettrotecnica stava<br />

diventando ormai una calamita per la prima generazione di<br />

scienziati informatici, un gruppo eclettico di neurobiologi, esperti<br />

di matematica applicata e che videro nel computer un modello<br />

per studiare l’architettura ed il funzionamento del cervello<br />

umano. Sebbene questa disciplina suscita sempre una sorta di<br />

meraviglia e nello stesso tempo scetticismo, si affacciano spesso<br />

notizie, non ultima quella apparsa sul Televideo RAI, il 18<br />

agosto 2002, che affermava la nascita di un robot dal cervello<br />

umano riprodotto in un circuito integrato di materiale plastico<br />

con dimensioni di quattro centimetri quadrati e contenente al suo<br />

interno circa un milione di switch. Secondo i ricercatori della<br />

Mitsubishi Heavy Industries, la società giapponese che lo ha<br />

prodotto, grazie a questo chip qualsiasi macchina dovrebbe<br />

assumere la capacità di giudicare quali precauzioni prendere per<br />

evitare un determinato pericolo oppure per produrre il miglior<br />

risultato nell’operazione in cui viene impiegata.<br />

Sebbene Von Neumann non costruì il primo computer della<br />

storia la sua concezione dell’architettura degli elaboratori trovò<br />

un’accettazione generale, ed inventò le tecniche matematiche<br />

necessarie per il funzionamento delle stesse.<br />

Con i suoi collaboratori, fra i quali c’era il futuro direttore<br />

scientifico dell’IBM, si dedicò alla progettazione di un nuovo<br />

calcolatore, producendo una serie di lavori che portarono alla<br />

definizione di quella che oggi è nota come “architettura von<br />

Neumann” e dando vita ad uno stile di programmazione mediante<br />

“diagrammi di flusso”.<br />

Era il tentativo, ideato da Von Neumann di costruire una teoria<br />

sistematica del comportamento umano razionale guardando ai<br />

giochi come semplici sistemi per l’esercizio della razionalità<br />

umana e, per molti degli studenti di Princeton di quel periodo, era<br />

una materia affascinante, inebriante, come tutto quello che era<br />

associato a Von Neumann. Era il fantastico tentativo di riformare<br />

le scienze sociali applicandovi la matematica come linguaggio<br />

della logica scientifica, in particolare la teoria degli insiemi e <strong>dei</strong><br />

metodi combinatori.<br />

27


Essi stabiliscono che un elaboratore è un sistema discreto nel<br />

tempo (parzializzazione delle operazioni possibili nell’unità di<br />

tempo), dove qualunque variabile e qualunque funzione ha come<br />

dominio e codominio, un insieme di elementi ben definito e<br />

numerabile. L’elaboratore diventa così un sistema con memoria<br />

che, ricevute le necessarie variabili di ingresso (dai circuiti di<br />

input), provvede ad aggiornare le variabili di stato interne,<br />

utilizzando una determinata relazione di transizione e<br />

proponendo, attraverso delle variabili di uscita (ai circuiti di<br />

output), i risultati pronti ad essere utilizzati dall’utente. Si capisce<br />

come i circuiti di elaborazione aggiornano man mano i loro stati<br />

intermedi, elaborando le informazioni di ingresso e le<br />

informazioni contenute in memoria. Queste ultime rappresentano<br />

l’algoritmo di risoluzione del problema (il programma) oppure i<br />

dati oggetto di elaborazioni intermedie. I risultati<br />

opportunamente memorizzati o riportati all’esterno, attraverso i<br />

circuiti di uscita, concludono le varie fasi di elaborazione. La<br />

tempistica sequenziale che scandisce il ripetersi delle operazioni<br />

menzionate è fornita da un preciso orologio di sistema chiamato<br />

clock.<br />

La grande potenzialità del modello di Von Neumann descriveva<br />

una ripetizione ciclica di avvenimenti e precisamente alla serie:<br />

FASE 1 - richiesta alla memoria della prima istruzione del<br />

programma in quel momento residente; FASE 2 - interpretazione<br />

dell’istruzione letta, che è codificata nel linguaggio macchina<br />

utilizzato dal sistema; FASE 3 - esecuzione di questa istruzione<br />

che può prevedere <strong>dei</strong> calcoli, degli spostamenti, delle richieste<br />

di dati in ingresso, delle risposte da porre in uscita, ecc.; FASE 4<br />

- richiesta dell’istruzione successiva alla memoria ed il ripetere<br />

delle fasi dalla FASE 2) in avanti.<br />

E’ proprio utilizzando questo semplice meccanismo e<br />

l’integrazione fra unità di elaborazione e memoria si giunse alla<br />

costruzione <strong>dei</strong> più potenti elaboratori elettronici.<br />

28


Il programma di governo dell’hardware, o quello di elaborazione<br />

logica e aritmetica <strong>dei</strong> dati, dovevano avere una collocazione<br />

residente in memoria (cioè nello stesso luogo fisico in cui<br />

risiedevano i dati da elaborare) e non esterna come si era fatto<br />

con i primi elaboratori elettronici costituiti da nastro a banda<br />

perforata. Le varie ricerche, che hanno portato agli attuali<br />

strumenti di elaborazione, hanno permesso di realizzare <strong>dei</strong><br />

componenti elettronici, e le schede relative, sfruttando proprio la<br />

logica sequenziale. E’ storia recente l’uso dell’evoluzione<br />

“pipeline” e “multitasking”, per migliorare l’efficienza e la<br />

velocità di esecuzione delle varie istruzioni che sono in continua<br />

evoluzione e di difficile collocazione temporale. Oggi sappiamo<br />

come risulta di fonda<strong>mentale</strong> importanza per chi lavora nel<br />

mondo dell’elettronica il pacchetto software “OrCAD”, adatto<br />

alla progettazione ed alla realizzazione di circuiti elettronici con<br />

notevole risparmio di materiale e di tempo.<br />

La libertà di pensiero rende la mente geniale e fertile a nuove<br />

prospettive, questo pensiero è rafforzato dal filosofo austriaco<br />

Karl Raimund Popper (Vienna 1902 – Kenley, Surrey 1994).<br />

Contro il principio di verificazione del neopositivismo sostenne,<br />

nella sua opera più celebre (la logica della scoperta scientifica –<br />

1934), che nessun numero finito di casi può confermare un<br />

giudizio scientifico universale, mentre basta un caso contrario per<br />

confutarlo. Con questo affermò la “falsificazione delle leggi”<br />

quale dimostrazione della scoperta di una nuova teoria secondo la<br />

quale si procede per tentativi ed errori verso la meta ideale della<br />

verità assoluta.<br />

29


Nel suo ultimo scritto espresse forti preoccupazioni circa la<br />

pericolosa funzione diseducativa che la “cattiva maestra<br />

televisione”, così la definì nel 1994 poco prima di morire, può<br />

esercitare, con i propri modelli negativi, sulle giovani<br />

generazioni e ci chiediamo con questo se valga ancora la pena di<br />

insistere. Il Papa durante il suo discorso alle Camere, avvenuto il<br />

14 novembre del 2002 in Italia, sottolinea che l’educazione<br />

morale e la formazione intellettuale <strong>dei</strong> giovani rimangono le due<br />

vie fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della<br />

crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli<br />

orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della<br />

vita. L’uomo vive infatti di una esistenza autenticamente umana<br />

grazie alla cultura. E’ mediante la cultura che l’uomo diventa più<br />

uomo, accede più intensamente all’essere che gli è proprio.<br />

E’ chiaro peraltro che l’uomo conta come uomo per ciò che è,<br />

piuttosto che per ciò che possiede, dove il valore umano della<br />

persona è in diretta ed essenziale relazione con l’essere e non con<br />

l’avere. E’ questa una sfida che chiama in causa ogni persona e<br />

famiglia ma anche chi ha sempre avuto nella storia responsabilità<br />

istituzionali e politiche, decidendo in maniera determinante le<br />

sorti di milioni e milioni di individui.<br />

30


MAPPA CONCETTUALE<br />

In questa sezione si vogliono affiancare le materie affrontate<br />

durante il corso di “Elettronica e Telecomunicazione” e che sono<br />

state in qualche modo sfiorate, sia direttamente che<br />

intuitivamente, durante l’esposizione di questo elaborato. Sono<br />

stati inseriti per ciascuna materia non più di due argomenti al fine<br />

di approfondire senza però perdere la linea guida che si è voluta<br />

mantenere per tutto il percorso.<br />

Inoltre per l’ampio spazio dato al settore storico-letterario,<br />

quest’ultimo non farà parte di questa sezione.<br />

Matematica<br />

- Studio di Funzioni;<br />

- Limiti.<br />

Sistemi<br />

- Modellizzazione di un sistema mediante schema a blocchi;<br />

- La Trasformata di Laplace.<br />

TDP<br />

- Convertitori D/A e A/D;<br />

- Transistor.<br />

Elettronica<br />

- Multivibratori;<br />

- Amplificatori operazionali.<br />

Telecomunicazione<br />

- La Modulazione.<br />

Economia Industriale<br />

- Organizzazione aziendale;<br />

- Il Sistema Informativo Aziendale.<br />

Inglese<br />

- The transistor;<br />

- Integrated Circuits.<br />

31


CONCLUSIONI<br />

Nella sua storia l'uomo ha così sviluppato il pensiero in vari modi<br />

da quello oscuro e medioevale, a quello di personaggi come<br />

Galileo e Leopardi i quali hanno creato un metodo (quello<br />

“scientifico”) per avvicinarsi alle verità delle leggi naturali e<br />

fondato sull'esperimento riproducibile. Hanno dato vita ad un<br />

metodo senza segreti e da sfruttare per l'umanità. Hanno<br />

introdotto una nuova metodologia in cui, mentre con il metodo<br />

naturale (cioè infantile) si impara giocando individualmente, con<br />

il metodo scientifico, invece, si impara ragionando,<br />

sperimentando e comunicando con gli altri creando un gioco<br />

collettivo. Ma come tutti i giochi esso ha le sue regole e per<br />

divertirsi bisogna impararle. Galileo, Einstein, Neumann ed altri<br />

hanno dimostrato che il linguaggio (le regole) del gioco (la<br />

natura) è la matematica. In quattro secoli si è accumulata una<br />

enorme quantità di informazioni sulle leggi naturali che,<br />

utilizzate per l'umanità, hanno sconvolto la nostra società. Hanno<br />

permesso di sostituire il lavoro degli uomini e degli animali con<br />

le macchine. Non sono lontani i tempi in cui anche da noi il 90%<br />

della gente era nei campi ed il lavoro infantile era la norma,<br />

dovuto al fatto che un contadino con i suoi animali riusciva a<br />

produrre cibo solo per sé e per altre due persone. Oggi nei paesi<br />

sviluppati, dove l'applicazione del metodo scientifico ha prodotto<br />

un enorme sviluppo tecnologico, meno del 5% della popolazione<br />

si occupa di agricoltura ed il lavoro infantile è considerato<br />

illegale. Anche la qualità della vita è molto migliorata, la vita<br />

media è più che raddoppiata. Per l'alimentazione abbiamo più<br />

problemi di dieta che di fame. I trasporti sono molto più rapidi,<br />

comodi e sicuri. Il confort nelle abitazioni è infinitamente<br />

superiore, non solo il riscaldamento è normale ma lo sta<br />

diventando anche il condizionamento. L'informazione e<br />

l'istruzione si sono enormemente sviluppate e possiamo dire che<br />

la stessa democrazia è debitrice delle applicazioni del metodo<br />

scientifico. Abbiamo abbondantemente superato i sogni della<br />

magia e dell'alchimia medioevali, e possiamo esserne contenti ed<br />

orgogliosi.<br />

32


Ogni medaglia ha però il suo rovescio; L’incontrollata<br />

rivoluzione tecnologica, anche se affascinante, non ha prodotto<br />

un modello sostenibile. Infatti insieme al benessere delle nazioni<br />

sviluppate la popolazione mondiale è molto aumentata ed è facile<br />

estrapolare che un tale benessere, generalizzato a tutta l'umanità,<br />

non è sopportabile dal nostro pianeta. Il metodo scientifico non<br />

va colpevolizzato per averci indotto in tentazione, va invece<br />

continuato ad usare per garantire a tutti gli uomini un ragionevole<br />

grado di benessere, sicurezza e libertà. Infatti solo la ricerca<br />

scientifica potrà darci fonti di energia rinnovabili o non<br />

inquinanti, ed i mezzi per disinquinare il pianeta dai residui,<br />

prodotti da una così numerosa e benestante umanità.<br />

La via che consente di mantenere e valorizzare le differenze,<br />

senza che queste diventino motivi di contrapposizione ed<br />

ostacolo al comune progresso, è quella di una sincera e leale<br />

solidarietà, diventando determinante la presenza nell’animo di<br />

ciascun individuo di quella <strong>sensi</strong>bilità per il bene comune.<br />

E’ necessario riconoscere i nostri limiti al fine di aiutarci l’un con<br />

l’altro nella solidarietà comune e di opporsi a quella concezione<br />

materialistica della vita dove la natura con le sue leggi<br />

implacabili del tempo a renderci completamente fragili. Così ci<br />

ha ricordato il Papa nel suo recente intervento storico al<br />

Parlamento italiano proprio come ci aveva ricordato Giacomo<br />

Leopardi circa due secoli fa nelle sue opere.<br />

33


BIBLIOGRAFIA<br />

- Appunti raccolti durante il corso di Elettronica e Telecomunicazioni<br />

all’I.T.I.S. “L. Trafelli” di Nettuno (Roma);<br />

- Internet;<br />

- Libro di Sylvia Nasar “Il genio <strong>dei</strong> numeri – storia di Jhon Nash<br />

matematico e folle” ed. 2002 titolo originario e da cui è stato tratto il<br />

film “A beautiful mind” di Ron Howard;<br />

- Diritto “Le imprese industriali – diritto, economia e gestione” G.<br />

Bacceli, C. Robecchi, Ed. Elemond scuola e azienda;<br />

- “Letteratura italiana - vol. 1 e 2” M. Pazzaglia, Zanichelli Editore;<br />

- Sistemi 1 “Analisi, rappresentazione, implementazioni hardware e<br />

software” A. Ferreri, G. Paschetta, Petrini Editore;<br />

- Elettronica 2 “Componenti e tecniche circuitali “E.Cuniberti, L. De<br />

Lucchi, B. De Stefano, Petrini Editore;<br />

- “Elettronica Digitale” di Thomas Floyd, Principato Editore;<br />

- Quotidiani: “Corriere della Sera”, “Repubblica”, “Il Messaggero”.<br />

- “Complementi di geometria analitica” Soc. editrice Dante Alighieri,<br />

R.Ferrauto.<br />

Bibliografia sulla rete:<br />

http://www.vialattea.net/odifreddi/bio/neumann.htm<br />

http://itis.volta.alessandria.it/episteme/odifr1.html<br />

http://w3.ing.uniroma1.it/<br />

Software utilizzati:<br />

- Microsoft Word;<br />

- Microsoft Excel;<br />

- Microsoft Power Point;<br />

- Workbench 5.0.;<br />

- OrCAD;<br />

- Derive 5.0.<br />

Allegati.<br />

1 CD contenente:<br />

- Tesina in formato Microsoft Word e Power Point;<br />

- Appunti e lavori;<br />

- Winzip.<br />

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