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13.03.2015 Views

Le recensioni di Veronica Curvietto L’ALTRO NELLA CULTURA ARABA (di al-Tahir Labib, Hilmi Sa’rawi, Hasan Hanafi) Editore:Mesogea Genere: scienze sociali Argomento: islam-società Collana: La piccola Curatore: Pagani S. Data pubblicazione: 2006 Ho chiesto: l’identità? Ha detto: è una difesa del sé. L’identità è generata alla nascita ma alla fine è la creazione di chi la possiede, non si eredita dal passato. Io sono molteplice dentro e fuori mi rinnovo 1 Questo lavoro è frutto dell’opera di traduzione di studenti del corso professionalizzante “Il Traduttore letterario” della Scuola europea di traduzione letteraria (Selt). La traduzione è il saggio finale del corso, preparato sotto la guida della curatrice del volume, Samuela Pagani. 1 Mahmud Darwis, Ka-zahrati ‘ l-luz aw ab’ad (Come il fiore di mandorlo o oltre), Riad .el-Rayyes Books, Beirut 2005, p. 183; Id. , La mia ferita è lampada ad olio, trad. it. e cura di Francesca Maria Corrao, De Angelis, Avellino 2006, p. 90 1

Le recensioni di Veronica Curvietto<br />

L’<strong>ALTRO</strong> <strong>NELLA</strong> <strong>CULTURA</strong> <strong>ARABA</strong> (di al-Tahir Labib, Hilmi Sa’rawi,<br />

Hasan Hanafi)<br />

Editore:Mesogea<br />

Genere: scienze sociali<br />

Argomento: islam-società<br />

Collana: La piccola<br />

Curatore: Pagani S.<br />

Data pubblicazione: 2006<br />

Ho chiesto: l’identità?<br />

Ha detto: è una difesa del sé.<br />

L’identità è generata alla nascita ma<br />

alla fine è la creazione di chi la possiede,<br />

non si eredita dal passato. Io sono molteplice<br />

dentro e fuori mi rinnovo 1<br />

Questo lavoro è frutto dell’opera di traduzione di studenti del corso<br />

professionalizzante “Il Traduttore letterario” della Scuola europea di traduzione<br />

letteraria (Selt). La traduzione è il saggio finale del corso, preparato sotto la<br />

guida della curatrice del volume, Samuela Pagani.<br />

1 Mahmud Darwis, Ka-zahrati ‘ l-luz aw ab’ad (Come il fiore di mandorlo o oltre), Riad .el-Rayyes Books,<br />

Beirut 2005, p. 183; Id. , La mia ferita è lampada ad olio, trad. it. e cura di Francesca Maria Corrao, De Angelis,<br />

Avellino 2006, p. 90<br />

1


Il volume in questione comprende tre saggi, scritti da altrettanti intellettuali<br />

arabi, i quali esaminano alcuni dei punti più discussi tra le questioni<br />

internazionali.<br />

Gli autori sono: al-Tahir Labib, Hilmi Sa’rawi e Hasan Hanafi .<br />

Labib è un sociologo, Sa’rawi è un antropologo, Hanafi è un filosofo.<br />

Ognuno di loro considera la questione dell’identità culturale studiando il<br />

quesito da punti di vista differenti. Una precisa e completa presentazione, curata<br />

da Francesca Maria Correo, apre il “dibattito”.<br />

Labib confronta la visione dell’altro da parte degli intellettuali arabi medioevali<br />

rispetto agli studiosi moderni. I primi vedevano nell’altro il prolungamento<br />

naturale di un universo culturale che accoglieva e si relazionava con diverse<br />

“civiltà”; ciò portava, naturalmente, a considerare gli altri popoli come un<br />

arricchimento. I secondi, invece, vi vedevano quasi un’alterità assoluta, in<br />

quanto contrapposta ad una ricerca ansiosa della propria identità e questo<br />

portava a considerare l’altro anche come una minaccia.<br />

E’ importante porre l’accento sul fatto che, nei tempi passati, il mondo islamico<br />

si rapportava con il mondo esterno tramite gli scambi economici, le alleanze, le<br />

migrazioni: scambi in cui la parte religiosa non aveva molto potere. Con<br />

l’avvento delle crociate, una sorta di ripiegamento su se stessi prese il<br />

sopravvento; ciò ostacolò la conoscenza dell’altro, mettendo in moto un<br />

atteggiamento di rifiuto. Questa negazione però, avendo per oggetto l’immagine<br />

dell’altro, si basava su una deformazione della realtà; oltretutto si trattava di<br />

un’immagine doppia, che rifletteva sentimenti ambivalenti, di ostilità e di<br />

ammirazione. Tutte queste differenti affezioni sono state create da interrogativi<br />

riguardanti un progresso desiderato ma anche temuto, perché portatore pure di<br />

dipendenza.<br />

2


Sa’rawi commenta il modo in cui la cultura araba percepisce l’immagine del<br />

“nero”. La questione della figura dell’africano ha attinenza con quella della<br />

donna, ma mentre la donna viene considerata l’altro interno, il “nero” viene<br />

visto sia come altro interno che come altro esterno.<br />

Il saggista analizza i cambiamenti concernenti il rapporto tra arabi e africani,<br />

notando caratteristiche diverse per differenti periodi storici: periodo<br />

preislamico, fase dell’Impero arabo, età dello Stato territoriale e del<br />

nazionalismo.<br />

Il primo periodo era caratterizzato dal conflitto e dall’esclusione, aspetti di una<br />

relazione “vincitore-vinto” che spiegava lo sfruttamento degli africani da parte<br />

degli arabi. L’espressione più peculiare era la poesia, unica forma<br />

rappresentativa di una certa riflessione filosofica.<br />

Il periodo dell’impero arabo-islamico presentava sia l’accettazione del popolo<br />

africano, incoraggiata dall’esempio originario del Profeta, sia l’esclusione di<br />

esso, attivata al fine di mantenere l’egemonia araba. In questo periodo nasce<br />

un’altra espressione artistica, oltre la poesia: la prosa, più precisamente la<br />

letteratura di viaggio, espressione di apertura verso l’altro, ma anche, purtroppo,<br />

manifestazione della chiusura intellettuale che non accenna a cambiare.<br />

Infine, l’età dell’indipendenza nazionale mostra la volontà degli arabi di<br />

accettare l’africano, grazie ad una maggiore disponibilità imposta dalle lotte<br />

rivoluzionarie di liberazione, e di escluderlo per una brama di supremazia.<br />

Sa’rawi conclude il discorso con un’ interessante interpretazione della<br />

sottomissione africana perpetrata dal popolo arabo.<br />

Hanafi, infine, considera la cultura occidentale in contrapposizione a quella<br />

orientale. Partendo da una relazione di viaggio, “Descrizione di Parigi”,<br />

dell’autore egiziano Rifa’a Rafi’ al-Tahtawi, il saggista mette in luce il vero<br />

scopo del viaggio nella capitale francese: interpretare la cultura araba (il sé)<br />

attraverso lo studio e la conoscenza della cultura occidentale (l’altro).<br />

3


Studiando gli aspetti del patrimonio di conoscenze dell’Occidente, il<br />

viaggiatore dell’Oriente scopre le affinità e le divergenze intercorrenti. Questi<br />

confronti si manifestano maggiormente nel discorso sulla scienza, ponendo in<br />

contrapposizione le scienze religiose (musulmane) e le scienze profane<br />

(europee).<br />

In conclusione, i tre saggi propongono risposte diverse ed originali alle<br />

domande riguardanti il vero dibattito interiore, comune a tutte le culture:<br />

l’identità, la conoscenza di noi stessi e degli altri.<br />

Veronica Curvietto<br />

4

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