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LUCE 05-05 (Page 1) - Istituto dei Ciechi di Milano

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<strong>LUCE</strong> SU <strong>LUCE</strong><br />

Trimestrale dell’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />

ONU<br />

storica firma<br />

Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale articolo 1, comma 1, del DL 24/12/2003 n.353 (convertito in L.27/02/2004 n.46)<br />

Anno 3 Giugno 2007


SOMMARIO<br />

2 EDITORIALE Citta<strong>di</strong>ni del mondo<br />

Rodolfo Masto<br />

3 MILANO Tributo alla parola<br />

Franco Lisi<br />

6 MILANO Cowparade<br />

11 DIDATTICA “Imparare con le mani “<br />

Gian Carlo Abba<br />

14 ONU “Niente su <strong>di</strong> noi senza <strong>di</strong> noi”<br />

Marco Rolando<br />

21 MILANO Il canto del mondo<br />

Givanni Capra<br />

in copertina la foto del Palazzo dell’ONU è <strong>di</strong> Mark Garten<br />

PERIODICO TRIMESTRALE <strong>LUCE</strong> SU <strong>LUCE</strong> ANNO 3 N.2 GIUGNO 2007<br />

Direttore responsabile<br />

RODOLFO MASTO<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> via Vivaio 7 - 20122 <strong>Milano</strong><br />

Tel. 02 - 772261 Fax 02 - 76022158<br />

Sito internet:<br />

http://www.istciechimilano.it<br />

E-mail : presidenza@istciechimilano.it<br />

<strong>di</strong>rezione@istciechimilano.it<br />

segrgenerale@istciechimilano.it<br />

Realizzazione e<strong>di</strong>toriale<br />

Persona srl - via Ventura 4 - 20134 <strong>Milano</strong><br />

Tel.e Fax 02 - 83241125<br />

Stampa<br />

Leva S.p.A - Sesto San Giovanni<br />

Registrazione<br />

Tribunale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> n. 380 del 16/<strong>05</strong>/20<strong>05</strong><br />

1


EDITORIALE<br />

Citta<strong>di</strong>ni del mondo<br />

<strong>di</strong> Rodolfo Masto<br />

Ci siamo uniti idealmente alla solenne cerimonia <strong>di</strong> ratifica della Convenzione<br />

Onu sui <strong>di</strong>ritti <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili. Il 30 marzo scorso l’Assemblea Generale delle<br />

Nazioni Unite ha celebrato a New York questa storica conquista. Dopo anni <strong>di</strong><br />

faticosi negoziati, i rappresentanti delle associazioni e le delegazioni degli stati<br />

membri hanno siglato il primo trattato internazionale a favore <strong>dei</strong> 650 milioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sabili presenti nel mondo.<br />

L’autorevole documento rivela l’affermarsi <strong>di</strong> una nuova sensibilità internazionale<br />

verso la <strong>di</strong>sabilità e riconosce l’insostituibile ruolo che enti, associazioni e<br />

organizzazioni <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili hanno nella società. È soprattutto grazie al loro impegno,<br />

spesso tenuto al riparo dai riflettori <strong>dei</strong> me<strong>di</strong>a, se il processo culturale verso<br />

l’integrazione riesce ad avanzare, pur tra mille <strong>di</strong>fficoltà. Si tratta <strong>di</strong> un percorso lungo,<br />

complesso, che interessa tutti i livelli della società e alla cui base deve esserci, da<br />

parte <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo, la presa <strong>di</strong> coscienza <strong>dei</strong> problemi dell’altro.<br />

La Convenzione in<strong>di</strong>ca ai popoli del mondo la necessità <strong>di</strong> una responsabilizzazione<br />

collettiva. “Gli Stati – recita l’Articolo 8 – si impegnano a sensibilizzare l’insieme della<br />

società, anche a livello familiare, riguardo alla situazione delle persone con <strong>di</strong>sabilità,<br />

ad accrescere il rispetto per i loro <strong>di</strong>ritti e la loro <strong>di</strong>gnità, a combattere gli stereotipi, i<br />

pregiu<strong>di</strong>zi e le pratiche dannose”.<br />

Sono principi che naturalmente sosteniamo da tempo e che si trovano alla base<br />

dell’attività del nostro <strong>Istituto</strong>.<br />

L’auspicio è che queste linee guida possano trovare presto concreta applicazione<br />

nella realtà italiana, specialmente per quanto riguarda i fondamentali <strong>di</strong>ritti<br />

all’istruzione, al lavoro e alla mobilità. Garantire a tutti la migliore istruzione possibile,<br />

trovare un lavoro corrispondente alla propria preparazione e alle proprie aspirazioni,<br />

poter accedere ai mezzi <strong>di</strong> trasporto pubblico sono i presupposti fondamentali <strong>di</strong> ogni<br />

stato democratico, ma sono anche la con<strong>di</strong>zione imprescin<strong>di</strong>bile perché ogni<br />

in<strong>di</strong>viduo (<strong>di</strong>sabile e non) possa realizzarsi come persona.<br />

Sul <strong>di</strong>ritto alla mobilità, a cui siamo particolarmente sensibili, vorrei richiamare<br />

l’attenzione del lettore. Quante volte ci è capitato <strong>di</strong> incontrare pedane <strong>dei</strong> treni che<br />

richiedono gesti d’atleta, scalinate inutili o marciapie<strong>di</strong> <strong>di</strong>sseminati <strong>di</strong> pericoli per i non<br />

vedenti che si muovono da soli? Molto si sta facendo per migliorare le nostre città,<br />

come la pre<strong>di</strong>sposizione degli scivoli sui marciapie<strong>di</strong>, l’installazione <strong>di</strong> semafori<br />

acustici o l’adeguamento <strong>dei</strong> mezzi pubblici agli standard <strong>di</strong> legge. Occorre adesso<br />

che questi processi <strong>di</strong> cambiamento vengano recepiti anche da architetti e urbanisti.<br />

Proprio sui progetti <strong>di</strong> nuove abitazioni, nuove strutture pubbliche e nuovi quartieri<br />

occorre de<strong>di</strong>care attenzioni e risorse affinché i principi della convenzione <strong>di</strong>vengano<br />

realtà, permettendo ai <strong>di</strong>sabili <strong>di</strong> sentirsi a pieno titolo citta<strong>di</strong>ni del mondo.<br />

2


Percorsi MILANO<br />

Cafénoir<br />

Tributo alla parola<br />

È l’oscurità l’ingre<strong>di</strong>ente fondamentale<br />

<strong>dei</strong> cocktail serviti al Cafénoir.<br />

Ogni martedì sera,<br />

al bar <strong>di</strong> Dialogo nel buio,<br />

un’occasione per sperimentare<br />

cosa significhi davvero<br />

comunicare<br />

con gli altri.<br />

3


MILANO<br />

è semplice, nel contempo<br />

geniale. Bastano pochi<br />

elementi: un tavolo da L'idea<br />

bar, ottimi cocktail e stuzzichini,<br />

brillanti note <strong>di</strong> piano-bar e... il buio.<br />

Un buio incolore, più nero del nero.<br />

Un buio che rende il locale magico,<br />

indefinibile, indescrivibile.<br />

Ci si trova tutti là, or<strong>di</strong>natamente<br />

accomodati, spogliati <strong>di</strong> orologi fosforescenti,<br />

cellulari e accen<strong>di</strong>ni.<br />

Neppure il tenue lume <strong>di</strong> una candela<br />

rischiara gli ambienti <strong>di</strong> Cafénoir.<br />

Si è all’oscuro da qualsiasi fonte<br />

luminosa, led <strong>di</strong> macchinette del<br />

caffè, frigoriferi, stereo, immersi<br />

totalmente nel buio più profondo,<br />

in un buio mai visto prima.<br />

Voilà, la serata è servita: dalle ore<br />

19 ogni martedì sera presso l'<strong>Istituto</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

L'iniziativa è stata suggerita dagli<br />

oltre 80 mila visitatori della mostra<br />

Dialogo nel Buio, allestita nel suggestivo<br />

palazzo <strong>di</strong> via Vivaio.<br />

Certo, all’ingresso, l'impatto con il<br />

"nulla" è <strong>di</strong> quelli che si ricordano<br />

per un pezzo! I clienti, amabilmente<br />

accolti e accompagnati per mano<br />

al proprio tavolo con premura e<br />

savoir faire, sulle prime appaiono<br />

intimoriti. Si mostrano persino incerti<br />

nelle esclamazioni più banali,<br />

del tipo:<br />

"Ma non vedo proprio nulla"<br />

"E no, signori, siamo al buio!"<br />

"Ma che cos'è?"<br />

"Prego, si accomo<strong>di</strong>, è la sua se<strong>di</strong>a!"<br />

"Chi c'è alla mia destra? E qui a sinistra?<br />

Tu, <strong>di</strong> fronte, come ti chiami?<br />

Però... beh, il buio, forse non<br />

isola così tanto, riusciamo a conversare,<br />

a capirci, a conoscerci meglio<br />

che ...".<br />

È dunque la parola il più efficace<br />

mezzo <strong>di</strong> comunicazione, <strong>di</strong> relazione?<br />

Dall'entusiasmo e dal coinvolgimento<br />

del pubblico sembrerebbe<br />

proprio <strong>di</strong> sì.<br />

Vero è che, dopo i momenti iniziali<br />

<strong>di</strong> separazione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento,<br />

<strong>di</strong> stupore, il "vuoto infinito" nel quale<br />

ci si è infilati comincia a delinearsi<br />

e a prendere forma. Lo spazio<br />

si materializza, riempiendosi <strong>di</strong><br />

cose, oggetti, suoni, voci e persone.<br />

Le mani, inizialmente esitanti per<br />

l'emozione, ora afferrano con presa<br />

salda piattini e bicchieri preparati<br />

con cura da Rosanna e i suoi colleghi.<br />

Ora applaudono a ritmo la canzone<br />

richiesta eseguita dal pianista,<br />

ora si avventurano in una pacca sulla<br />

spalla del compagno più vicino,<br />

ora si lasciano andare a una carezza<br />

sui capelli della fidanzata.<br />

Si comincia solo adesso a comprendere<br />

che chi vive al buio non si<br />

ritrova in un altro mondo, ma nel<br />

mondo <strong>di</strong> tutti. Perché <strong>di</strong> mondo ne<br />

esiste uno, e non uno <strong>di</strong> più. Superate<br />

le prime insicurezze, dopo quel<br />

timido approccio, accade che prende<br />

corpo un abbraccio, un bacio...<br />

"Scusate" è Giuseppe che si avvicina,<br />

quasi a ricordare che siamo pur<br />

tuttavia in un locale pubblico "desiderate<br />

altro?"<br />

"Oh sì, grazie Giuseppe, un ..."<br />

"Chiara potresti chiedere al maestro<br />

<strong>di</strong> suonare..."<br />

"Florinda, per favore, ci porteresti..."<br />

"Ciro...".<br />

Incre<strong>di</strong>bile! Dopo solo mezzora <strong>di</strong><br />

ambientamento, <strong>di</strong> accresciuta<br />

consapevolezza che in assenza della<br />

vista si deve necessariamente ricorrere<br />

all'aiuto degli altri quattro<br />

sensi, anche le voci, da in<strong>di</strong>stinte<br />

che erano, libere <strong>di</strong> incrociarsi e <strong>di</strong><br />

4


sovrapporsi nell'aria, mescolandosi,<br />

apparentemente senza "padrone"<br />

e senza destinatario, ora si “soli<strong>di</strong>ficano”,<br />

sono “tangibili”, hanno<br />

un nome, un corpo. Ora, dopo solo<br />

pochi scambi <strong>di</strong> battute, quelle<br />

stesse voci si conoscono e, quel<br />

che è più stupefacente, si riconoscono<br />

allegre risate, innumerevoli<br />

note e canti corali.<br />

Incre<strong>di</strong>bile! Solo dopo tre quarti<br />

d'ora, quegli sterminati deserti, immensi<br />

oceani ed invalicabili montagne,<br />

che sembravano irrime<strong>di</strong>abilmente<br />

tracciare due <strong>di</strong>versi mon<strong>di</strong>,<br />

non esistono più. Queste barriere,<br />

imprudentemente innalzate sulle<br />

macerie <strong>di</strong> una buona dose <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zio<br />

e <strong>di</strong> "non conoscenza", quasi<br />

fossero solide fondamenta su cui<br />

erigere la Torre <strong>di</strong> Babele, sono state<br />

spazzate via da quelle voci, ormai<br />

amiche, che sanno essere all'occorrenza<br />

<strong>di</strong>screte o <strong>di</strong> preziosa<br />

compagnia.<br />

"Il non vedere" separa dalle cose,<br />

non dalle persone! Così il Buio può<br />

unire le persone e non necessariamente<br />

separarle!<br />

È con questa presa <strong>di</strong> coscienza<br />

che spesso lo staff <strong>dei</strong> ragazzi viene<br />

coinvolto nella conversazione,<br />

invitato dagli ospiti a sorseggiare<br />

una bibita al tavolo.<br />

"Da quanto non ve<strong>di</strong>? Come fate a<br />

muovervi? Ma voi, sognate a colori?..."<br />

Quante piccole, gran<strong>di</strong> curiosità,<br />

tutte da sod<strong>di</strong>sfare in poche<br />

manciate <strong>di</strong> secon<strong>di</strong>!<br />

Intanto, trascorrono i minuti.<br />

"Ma che ore sono?"<br />

"Sono le..."<br />

"Il tempo qui al buio corre più veloce<br />

della luce! Mmmh..., devo andare<br />

a casa, chi mi porta fuori?"<br />

"Tornerò martedì prossimo con mia<br />

moglie, mio marito, un mio amico…<br />

E se organizzassi qui la mia<br />

festa <strong>di</strong> compleanno?"<br />

"Mi sentivo così bene, mi stavo rilassando..."<br />

"l'idea <strong>di</strong> andare fuori,<br />

nel caos, in mezzo al traffico...".<br />

Già, come a ricordare che un altro<br />

mondo, là fuori, pure c’è. Un mondo,<br />

però, fatto <strong>di</strong> altre cose, non <strong>di</strong><br />

altre persone.<br />

"Quella è l'ultima tenda e poi... la<br />

luce. Allora arrivederci a martedì<br />

prossimo, l'aspettiamo!"<br />

"Arrivederci."<br />

Il pubblico <strong>di</strong> Cafénoir è eterogeneo.<br />

Tutti, proprio tutti, entrano nel locale<br />

portando con sé la propria storia,<br />

il proprio passato, la propria in<strong>di</strong>vidualità.<br />

Diverse incertezze, svariati<br />

timori, molteplici aspettative.<br />

Dentro, tutti, proprio tutti, vivono<br />

un uguale presente <strong>di</strong> scoperta e <strong>di</strong><br />

riscoperta, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> comune<br />

esperienza. All'uscita, tutti,<br />

proprio tutti, salutano e se ne vanno<br />

ognuno portando con sé un<br />

uguale ricordo ed una fondata speranza.<br />

Come <strong>di</strong>menticare quel martedì sera<br />

in cui si è toccato con mano che<br />

la vita, ciascuna vita, ha incon<strong>di</strong>zionatamente<br />

gli stessi valori e pari <strong>di</strong>gnità?<br />

Come <strong>di</strong>menticare che su questa<br />

stessa terra vivono persone che<br />

valgono non per quello che hanno,<br />

ma per quel che sono e per quello<br />

che pensano?<br />

Ritornare <strong>di</strong> tanto in tanto con la<br />

mente a quella sera, potrebbe aiutare<br />

a ricordare che regalare o ricevere<br />

un sorriso è la vera speranza<br />

<strong>di</strong> vita: poco importa se alla luce<br />

o al buio.<br />

Per saperne <strong>di</strong> più:<br />

Dialogo nel Buio<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />

via Vivaio, 7<br />

20122 – <strong>Milano</strong><br />

Tel. 02/76394478<br />

www.<strong>di</strong>alogonelbuio.org<br />

www.istciechimilano.it<br />

Franco Lisi<br />

5


MILANO<br />

Cowparade<br />

Cowparade a <strong>Milano</strong><br />

ad occhi chiusi<br />

Cento mucche artistiche hanno invaso<br />

in questi mesi la città: una <strong>di</strong> queste si<br />

trova alla mostra Dialogo nel buio.


MILANO<br />

Iprimi a volerle toccare sono i<br />

bambini. A spasso per le vie <strong>di</strong><br />

<strong>Milano</strong> le riconoscono da lontano<br />

e subito si illuminano con un<br />

sorriso. Davanti a loro una mandria<br />

colorata <strong>di</strong> mucche in vetroresina,<br />

molto più strane <strong>di</strong> quelle che hanno<br />

guardato sui libri o incontrato<br />

nelle gite in campagna. Un richiamo<br />

irresistibile. Trascinano allora i<br />

genitori verso l’oggetto <strong>dei</strong> desideri<br />

e allungano le piccole mani per<br />

esplorarne la superficie. Ognuna è<br />

<strong>di</strong>versa, secondo il materiale che la<br />

ricopre: liscia se <strong>di</strong> plastica, rugosa<br />

se in carta pesta, umi<strong>di</strong>ccia quando<br />

è ricoperta <strong>di</strong> foglie. Una targhetta<br />

sul pie<strong>di</strong>stallo avverte <strong>di</strong><br />

“non toccare”, ma il <strong>di</strong>vieto è più<br />

inteso a scoraggiare stupi<strong>di</strong> atti<br />

vandalici che non a frenare la curiosità<br />

<strong>dei</strong> bambini. Una sola è nata<br />

per essere esplorata esclusivamente<br />

con le <strong>di</strong>ta e si chiama non<br />

a caso “Toccamucca”. Si tratta della<br />

mucca multisensoriale creata<br />

dallo scultore Bruto Pomodoro, che<br />

ha trovato ospitalità negli e<strong>di</strong>fici<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

Le mucche sono arrivate il 14 aprile,<br />

ammassate in un ex ufficio postale<br />

allestito a “stalla” vicino alla<br />

Stazione Centrale. Cento esemplari<br />

<strong>di</strong> grandezza naturale e dal peso<br />

<strong>di</strong> 60 chili, pronti a essere interpretati<br />

da artisti, architetti e designer.<br />

Una volta sistemate ad arte sono<br />

state portate per le vie della città,<br />

pronte a <strong>di</strong>stogliere i milanesi dalla<br />

loro abituale fretta.<br />

A tutti, in queste settimane, è capitato<br />

<strong>di</strong> rallentare i propri passi per<br />

stu<strong>di</strong>are da vicino questi quadrupe<strong>di</strong>:<br />

mucche floreali, ricoperte d’oro,<br />

in versione hitech, luminescenti,<br />

avvolte dall’edera o dal filo spinato...<br />

La creatività degli scultori si è sviluppata<br />

in mille <strong>di</strong>rezioni, tenendo<br />

conto dell’unico vincolo, ossia realizzare<br />

un ruminante a grandezza<br />

naturale. Per il resto è stata una gara<br />

a chi è riuscito a stupire <strong>di</strong> più.<br />

L’idea <strong>di</strong> allestire un atelier all’aria<br />

aperta <strong>di</strong> mucche finte è <strong>di</strong> qualche<br />

anno fa e risale al famoso scultore<br />

svizzero Pascal Knapp. Battezzò l’iniziativa<br />

con il nome <strong>di</strong> Cowparade.<br />

Troppo facile ironizzare sul fatto<br />

che solo dalla confederazione elvetica<br />

(che ha la mucca tra i suoi<br />

vessilli nazionali, insieme a treni,<br />

orologi e cioccolato) poteva giungere<br />

un’idea simile. Il successo infatti<br />

è stato planetario.<br />

A ogni e<strong>di</strong>zione vengono coinvolti<br />

artisti e personaggi della nazione<br />

ospitante, per interpretare il tema<br />

secondo l’ispirazione in<strong>di</strong>viduale.<br />

Ogni nuova idea viene consegnata<br />

a uno sponsor-mecenate che ne finanzia<br />

la realizzazione. A questa<br />

possono partecipare anche persone<br />

comuni che abbiano superato<br />

una selezione via internet.<br />

Chi negli ultimi anni ha visitato<br />

qualche città straniera sicuramente<br />

ha avuto già modo <strong>di</strong> imbattersi<br />

nella mostra.<br />

Dal 1998 ad oggi, la Cowparade ha<br />

girato una quarantina <strong>di</strong> città fra cui<br />

New York, Tokyo, Chicago e Sidney.<br />

Nelle strade <strong>di</strong> tutto il mondo<br />

la reazione <strong>di</strong> fronte alla sagoma<br />

bovina è sempre la stessa: le persone<br />

si fermano, si fanno fotografare<br />

sorridenti e si scambiano battute.<br />

Per quanto si possa <strong>di</strong>scutere sul<br />

valore artistico della trovata o sul<br />

destino dell’arte contemporanea,<br />

l’iniziativa ha in<strong>di</strong>scutibilmente il<br />

merito <strong>di</strong> far incontrare le persone<br />

e <strong>di</strong> regalare un sorriso ai bambini.<br />

E ne ha anche un altro, più tangibile.<br />

Al termine dell’esposizione tutte le<br />

opere vengono vendute all’asta<br />

battuta da Sotheby’s, devolvendo il<br />

ricavato all’associazione Champions<br />

for Children in aiuto <strong>dei</strong> bambini<br />

<strong>dei</strong> paesi meno sviluppati. Finora<br />

la Cowparade è riuscita a de-<br />

8


volvere in beneficenza oltre 20 milioni<br />

<strong>di</strong> euro. Purtroppo non tutti<br />

hanno compreso il messaggio <strong>di</strong><br />

quest’iniziativa.<br />

Durante i “festeggiamenti” per la<br />

vittoria del Milan in Coppa <strong>dei</strong> Campioni,<br />

la notte del 23 maggio alcuni<br />

tifosi si sono accaniti su una ventina<br />

<strong>di</strong> mucche <strong>di</strong>struggendole<br />

completamente. Gli organizzatori si<br />

sono impegnati per restaurarle, in<br />

una lotta contro il tempo per fare<br />

in modo che l’asta benefica si possa<br />

svolgere in ogni caso.<br />

Si <strong>di</strong>ceva che solo una delle cento<br />

mucche è stata ideata per essere<br />

esplorata con il tatto ed quella presente<br />

all’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

Toccamucca ha trovato il suo<br />

habitat negli ambienti della mostra<br />

Dialogo nel buio, dove l’invito a non<br />

toccare, valido per le sue cugine all’esterno,<br />

si ribalta in un implicito<br />

“si prega <strong>di</strong> toccare”.<br />

Come sa bene chi ha fatto l’esperienza<br />

della mostra, il visitatore può<br />

vedere soltanto attraverso gli altri<br />

sensi, ossia toccando, ascoltando,<br />

fiutando ciò che gli sta attorno.<br />

Può farsi un’idea degli ambienti e<br />

degli oggetti circostanti attraverso<br />

il <strong>di</strong>alogo con la guida e la propria<br />

capacità <strong>di</strong> tastare tutto ciò che incontra.<br />

Non è una simulazione della cecità<br />

dunque, ma un’occasione per<br />

esplorare le potenzialità nascoste<br />

delle proprie capacità percettive,<br />

per accorgersi, una volta arrivati <strong>di</strong><br />

fronte alla mucca, <strong>di</strong> comportarsi<br />

esattamente come i bambini, toccando<br />

ed esplorando avidamente<br />

con le <strong>di</strong>ta la sua superficie.<br />

Come è fatta allora la “Toccamucca”?<br />

Per non rovinare la sorpresa<br />

vi lasciamo con la curiosità insod<strong>di</strong>sfatta,<br />

che è anche un invito a visitare<br />

Dialogo nel buio o a ritornarvi<br />

per chi lo ha già fatto. La “mostra<br />

che non mostra” dal <strong>di</strong>cembre<br />

20<strong>05</strong> a oggi ha attirato oltre 80 mila<br />

visitatori e con questa ulteriore<br />

iniziativa conferma <strong>di</strong> rimanere<br />

sempre al centro della vita culturale<br />

citta<strong>di</strong>na.<br />

9


DIDATTICA<br />

Sussi<strong>di</strong><br />

“Imparare con le mani”<br />

Presentato a Roma il nuovo catalogo <strong>di</strong>gitale <strong>dei</strong> materiali <strong>di</strong>dattici della<br />

Federazione Nazionale delle Istituzioni pro <strong>Ciechi</strong> e dell’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

scuola si deve insegnare<br />

tutto a tutti<br />

“Nella<br />

[…] Alle scuole devono<br />

essere affidati non solo i figli<br />

delle persone più importanti ma<br />

tutti alla pari, <strong>di</strong> stirpe nobile o comune,<br />

ricchi e poveri, bambini e<br />

bambine, in tutte le città, paesi,<br />

villaggi caseggiati […] Quanto più<br />

uno ha una natura tarda e infelice,<br />

tanto più ha bisogno <strong>di</strong> aiuto, per<br />

potersi liberare [...] Né è possibile<br />

trovare un’intelligenza così infelice,<br />

che non abbia alcun correttivo<br />

nell’educazione”.<br />

Queste parole sono scritte in questi<br />

anni? Hanno una loro vali<strong>di</strong>tà? In<br />

realtà sono del 1675, contenute nel<br />

testo “La grande <strong>di</strong>dattica” <strong>di</strong> Jan<br />

Amos Comenio. Le riportiamo perché<br />

quando si parla <strong>di</strong> integrazione<br />

è bene partire da lontano. La scuola,<br />

come aveva intuito il pedagogista<br />

boemo, non può esimersi dal<br />

preoccuparsi <strong>di</strong> chi si trova in una<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />

L’argomento ci porta a riflettere sui<br />

concetti presenti nell’o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong>battito<br />

tiflopedagogico, come quello<br />

della <strong>di</strong>sabilità e dell’esigenza imprescin<strong>di</strong>bile<br />

<strong>di</strong> offrire a tutti, compresi<br />

non vedenti e ipovedenti, la<br />

possibilità <strong>di</strong> pervenire a conquiste<br />

culturali in<strong>di</strong>pendentemente dalla<br />

con<strong>di</strong>zione del deficit fisico da quella<br />

“natura infelice” descritta da Comenio.<br />

Ciascuno con le sue potenzialità,<br />

con un posto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto nella<br />

platea della scuola. In una scuola<br />

non in<strong>di</strong>fferente.<br />

Affermare “ciascuno con le sue potenzialità”<br />

significa tener conto del<br />

bambino/ragazzo reale che la scuola<br />

ha davanti e metterlo nella con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> avvalersi del principio<br />

dell’uguaglianza delle opportunità.<br />

O meglio: uguaglianza delle possibilità,<br />

delle con<strong>di</strong>zioni, perché dobbiamo<br />

pensare a ciò che concretamente<br />

può aiutare e può sostenere<br />

il <strong>di</strong>sabile visivo nel suo percorso<br />

formativo. Infatti, si possono offrire<br />

opportunità senza per questo<br />

garantire le possibilità.<br />

Con i mezzi che abbiamo contribuiamo<br />

a superare la precaria situazione<br />

<strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili nella scuola<br />

proponendo strategie positive.<br />

Mettiamo in campo l’aspetto della<br />

<strong>di</strong>dattica: i materiali tiflo<strong>di</strong>dattici sono<br />

una risposta reale. Non esaustiva<br />

ma reale.<br />

Ancora una volta occorre dare risalto,<br />

significato, alla <strong>di</strong>dattica, alla<br />

tilfo<strong>di</strong>dattica che si pone, nel contesto<br />

del fare scuola, come una<br />

delle modalità dell’offerta educativa:<br />

fondamentale nella costruzione<br />

<strong>dei</strong> saperi e nell’evoluzione cogni-<br />

10


tiva del bambino/ragazzo <strong>di</strong>sabile<br />

visivo.<br />

Didattica è comunicazione<br />

La tiflo<strong>di</strong>dattica deve darsi, o meglio<br />

ha, un abito scientifico.<br />

Innanzitutto <strong>di</strong>dattica è comunicazione.<br />

È una comunicazione che favorisce,<br />

che apre porte, che sa<br />

quello che fa. È scienza della comunicazione,<br />

non è solo e tanto<br />

“virtuosismo del maestro” o atto<br />

creativo. Dimensione peraltro che<br />

relega il mondo della scuola e l’insegnamento<br />

ai margini del <strong>di</strong>battito<br />

culturale. Noi partiamo da un ottimismo<br />

tiflopedagogico/tiflo<strong>di</strong>dattico,<br />

strettamente connesso al<br />

tempo – lungo – in cui al bambino<br />

<strong>di</strong>sabile visivo si affianca come<br />

compagna <strong>di</strong> banco l’educazione e<br />

non solo la terapia.<br />

Questa sottolineatura è dovuta al<br />

fatto che spesso l’esperienza tiflo<strong>di</strong>dattica<br />

fa fatica a trovare forme<br />

forti <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione. Si muove a livello<br />

della classe, al massimo è enfatizzata,<br />

idealizzata nella singola<br />

testimonianza, troppo debole per<br />

oltrepassare gli stessi muri della<br />

scuola. Ma qui, nella nostra realtà,<br />

una volta tanto, un contributo (non<br />

l’unico certamente) <strong>di</strong> particolare<br />

importanza arriva proprio dal materiale<br />

tiflo<strong>di</strong>dattico.<br />

Il materiale è lì a <strong>di</strong>mostrare, a suggerire,<br />

ad in<strong>di</strong>care per quella competenza,<br />

per quella conoscenza,<br />

per quella nozione, regola, principio,<br />

cosa bisogna fare, con quali<br />

modalità conseguire e perseguire<br />

obiettivi.<br />

Non è tutto, ma sicuramente è<br />

molto per quell’insegnante, quell’educatore<br />

che non ha una formazione<br />

specialistica nell’area tiflologica.<br />

Diciamo che è un sostegno, un aiuto<br />

a ridurre gli effetti negativi dell’improvvisazione<br />

o le insufficienze<br />

della sola buona volontà.<br />

Uno strumento per gli insegnanti<br />

“Imparare con le mani” è il nome<br />

dato allo strumento <strong>di</strong> consultazione<br />

che qui presentiamo, a giustificazione<br />

dell’importanza, per chi<br />

non vede, dell’uso ragionato delle<br />

mani, ovvero della percezione tattile:<br />

strumento dell’intelligenza per<br />

lo sviluppo degli appren<strong>di</strong>menti.<br />

“Imparare con le mani”: un titolo<br />

in<strong>di</strong>cativo per l’insegnante, una<br />

bussola per la strada da percorrere.<br />

Quante volte è necessario e, credetemi,<br />

inevitabile avvalersi <strong>di</strong> materiali<br />

improvvisati o non organizzati<br />

per far comprendere al bambino<br />

<strong>di</strong>sabile visivo quello che i compagni<br />

vedenti sod<strong>di</strong>sfano imme<strong>di</strong>atamente<br />

con l’immagine? Lavoro sicuramente<br />

utile e che sollecita l’insegnante<br />

e il bambino stesso alla<br />

ricerca <strong>di</strong> soluzioni.<br />

Ma quando il materiale <strong>di</strong>dattico<br />

strutturato esiste, è estremamente<br />

significativo utilizzarlo. Da qui lo<br />

sforzo per la sua massima <strong>di</strong>ffusione.<br />

Il supporto <strong>di</strong>dattico chiarisce<br />

grazie alla rappresentazione grafica<br />

in rilievo, sviluppa la logica, colma<br />

vuoti <strong>di</strong> conoscenza, accorcia le <strong>di</strong>stanze<br />

(a volte le elimina) tra il dover<br />

comprendere e le operazioni da<br />

compiere per arrivare all’oggetto<br />

della comprensione.<br />

Nel contesto della tiflo<strong>di</strong>dattica sono<br />

tenuti in considerazione i <strong>di</strong>versi<br />

co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comunicazione: orale,<br />

scritto, gestuale, motorio, iconico,<br />

sonoro. Nel materiale <strong>di</strong>dattico tali<br />

co<strong>di</strong>ci sono sollecitati unitamente a<br />

quelle che potremmo definire piste<br />

<strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, relative alle <strong>di</strong>verse<br />

fasce d’età: operativo, formale,<br />

empirico, astratto.<br />

Il sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>dattico è un compagno<br />

<strong>di</strong> viaggio del bambino che non vede.<br />

Se ad esso è sempre richiesto<br />

uno sforzo immaginativo in più, a<br />

noi è richiesta una chiarezza in più.<br />

Bisogna dargli l’apparato categoriale<br />

per capire il mondo, anche per<br />

poter entrare con maggior consapevolezza<br />

nel tecnologico e nel <strong>di</strong>gitale.<br />

Un messaggio d’integrazione<br />

La realizzazione in rilievo delle ta-<br />

Alcune pagine del DVD in cui<br />

vengono presentati i materiali<br />

tiflo<strong>di</strong>dattici


DIDATTICA<br />

In questa pagina e nella pagina a lato:<br />

m ateriali tiflo<strong>di</strong>dattici realizzati<br />

dall'<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

vole, adatta alla lettura tattile, <strong>di</strong>venta<br />

il classico “esempio concreto”.<br />

La parola non è solo evocativa,<br />

analogica. Diventa un fatto <strong>di</strong><br />

esperienza. Da qui deriva la sua forza<br />

comunicativa: mette nella con<strong>di</strong>zione<br />

della fruibilità completa, si<br />

fa comprendere. Per <strong>di</strong>rla con Heidegger,<br />

“il linguaggio è la casa dell’essere”.<br />

“Il sapere fare” pedagogico, tiflo<strong>di</strong>dattico,<br />

per la nostra realtà nasce<br />

dalla consapevolezza delle effettive<br />

possibilità <strong>di</strong> apprendere da parte<br />

<strong>di</strong> chi non vede. Se i primi ricercatori<br />

della tiflopedagogia non<br />

avessero avuto questa fiducia, oggi<br />

non saremmo pervenuti a importanti<br />

conquiste, ferme restando<br />

tutte le <strong>di</strong>fficoltà connesse.<br />

Un “saper fare”, certo, sostenuto<br />

da strumenti operativi e risorse <strong>di</strong>dattiche<br />

specifiche, validate dall’esperienza<br />

e che rappresentano un<br />

impegno tiflopedagogico <strong>di</strong>stribuito<br />

su tutto l’arco dell’età evolutiva<br />

<strong>dei</strong> nostri ragazzi. E anche oltre.<br />

La quantità stessa <strong>dei</strong> prodotti esistenti<br />

ci <strong>di</strong>ce che la nostra attenzione<br />

non è episo<strong>di</strong>ca.<br />

Il sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>dattico per i nostri ragazzi<br />

che frequentano la scuola <strong>di</strong><br />

tutti, prima ancora <strong>di</strong> essere un utile<br />

me<strong>di</strong>atore per l‘appren<strong>di</strong>mento,<br />

è un potente mezzo che comunica,<br />

che dà un’immagine positiva <strong>di</strong> chi<br />

lo usa. Ha la forza <strong>di</strong> comunicare a<br />

chi vede, che il non vedente può<br />

raggiungere una meta, un risultato,<br />

una conoscenza, con mezzi <strong>di</strong>versi<br />

e con modalità <strong>di</strong>fferenti. Il sussi<strong>di</strong>o<br />

è un mezzo forte che favorisce<br />

il messaggio dell’integrazione, lo<br />

incrementa <strong>di</strong> significato.<br />

Non esiste qui la competizione <strong>di</strong><br />

chi arriva prima. Qui siamo <strong>di</strong> fronte<br />

alla <strong>di</strong>mostrazione della conquista<br />

cognitiva, dell’acquisizione <strong>di</strong><br />

saperi e della conoscenza <strong>di</strong> linguaggi<br />

anche da parte del cieco o<br />

dell’ipovedente. Egli potendo operare<br />

alla pari con gli altri (pur con<br />

mezzi <strong>di</strong>fferenti) rinforza l’autostima.<br />

Costruisce un impianto più solido<br />

della propria sicurezza interiore,<br />

in un momento della vita, l’età<br />

evolutiva, in cui si struttura l’identità.<br />

Esaltare la <strong>di</strong>fferenza<br />

Pensiamo ad alcune situazioni tipiche:<br />

•Io scrivo in nero facciamo la<br />

stessa operazione<br />

•Io scrivo in braille facciamo la<br />

stessa operazione<br />

Leggiamo lo stesso contenuto/testo<br />

Dov’è la <strong>di</strong>versa abilità?<br />

Se non lo capisco non è perché sono<br />

cieco: è perché non lo capisco.<br />

In questo clima educativo aperto alle<br />

<strong>di</strong>fferenze, <strong>di</strong>alettico nelle modalità<br />

<strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, la <strong>di</strong>versità<br />

<strong>di</strong>venta ricchezza e vero scambio<br />

culturale tra i ragazzi. Siamo <strong>di</strong> fronte<br />

a una pluralità <strong>di</strong> linguaggi. All’esaltazione<br />

positiva della <strong>di</strong>fferenza.<br />

L’alunno <strong>di</strong>sabile visivo, grazie ai<br />

supporti <strong>di</strong>dattici, è aiutato ad essere<br />

protagonista <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento. Ha la possibilità <strong>di</strong><br />

esprimere le sue potenzialità, può<br />

tenere il passo, avvicina il suo punto<br />

<strong>di</strong> partenza a quello <strong>dei</strong> vedenti.<br />

Perché?<br />

Perché il materiale <strong>di</strong>dattico specifico<br />

è elaborato considerando le<br />

potenzialità della percezione tattile<br />

e delle sue specifiche modalità<br />

esplorative, delle modalità della<br />

rappresentazione immaginativa. È<br />

accessibile, per mutuare un’espressione<br />

relativa al web.<br />

Il sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>dattico, insomma, agisce<br />

per mettere il bambino/ragazzo<br />

<strong>di</strong>sabile visivo nella con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> parità delle possibilità. Potremmo<br />

aggiungere: possibilità <strong>di</strong> accesso<br />

per il successo.<br />

In questo caso i supporti si configurano<br />

come motori dell’appren<strong>di</strong>mento<br />

e dello sviluppo cognitivo.<br />

L’apparato <strong>di</strong>dattico che presentiamo<br />

è da intendere come un bene<br />

materiale dato ai nostri ragazzi. Esso<br />

sottende anche il trasferimento<br />

agli insegnanti <strong>di</strong> un bene immateriale.<br />

Ci riferiamo alla metodologia,<br />

alla strategia <strong>di</strong>dattica che è correlata<br />

al loro utilizzo. In<strong>di</strong>cano una via,<br />

cioè un metodo.<br />

I prodotti <strong>di</strong>dattici tiflologici rispettano<br />

i criteri <strong>di</strong> fruibilità (<strong>di</strong>mensio-<br />

12


ni, proporzioni, gradualità). Sono<br />

specifici per la minorazione visiva<br />

ma “parlano” un linguaggio <strong>di</strong>dattico<br />

comune.<br />

Attuare una <strong>di</strong>dattica <strong>di</strong>fferenziata<br />

non significa fare una <strong>di</strong>dattica <strong>di</strong>fferenziante.<br />

Nella scuola <strong>di</strong> tutti,<br />

che oggi sempre più è scuola delle<br />

<strong>di</strong>fferenze (riconoscimento delle<br />

<strong>di</strong>fferenze), la <strong>di</strong>dattica va verso i<br />

bisogni in<strong>di</strong>viduali per pervenire poi<br />

al raggiungimento delle mete curricolari.<br />

Ecco perché non esclu<strong>di</strong>amo, anzi<br />

sollecitiamo, l’utilizzo <strong>di</strong> questi materiali<br />

specifici nei contesti integrati,<br />

nella scuola <strong>di</strong> tutti, in una <strong>di</strong>namicità<br />

con<strong>di</strong>visa <strong>di</strong> utilizzo.<br />

Allora l’insegnante, senza qui approfon<strong>di</strong>re,<br />

che rimane appunto il<br />

protagonista delle scelte curricolari,<br />

cioè della modalità organizzativa<br />

della <strong>di</strong>dattica, trova nell’area tiflopedagogica<br />

un aiuto reale, un<br />

orientamento concreto, un’operatività<br />

effettiva.<br />

Il materiale in<strong>di</strong>rizza gli insegnanti<br />

ad insegnare le strategie operative<br />

più opportune.<br />

La <strong>di</strong>dattica si articola attraverso la<br />

<strong>di</strong>fferenza degli approcci, esplicita<br />

nessi <strong>di</strong> pertinenza, suggerisce regole<br />

<strong>di</strong> trasferibilità.<br />

Il sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>dattico, nel contesto tiflologico,<br />

non è un orpello marginale,<br />

non vale allo stesso modo<br />

della banale illustrazione del libro <strong>di</strong><br />

testo per vedenti. Assume invece<br />

un ruolo prioritario, senza il quale<br />

non si permette al bambino/ragazzo<br />

non vedente <strong>di</strong> conoscere con<br />

la ragione, <strong>di</strong> formulare linguaggi<br />

consapevoli.<br />

Realizzare se stessi<br />

Non stiamo pensando a una scuola<br />

che pone il bambino, e quin<strong>di</strong> anche<br />

il bambino non vedente, nella<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scoprire, <strong>di</strong> costruire,<br />

<strong>di</strong> sapere, <strong>di</strong> saper chiedere per interpretare<br />

e conoscere il mondo.<br />

Pensiamo a una scuola che fa del<br />

laboratorio, della <strong>di</strong>dattica laboratoriale,<br />

un punto importante del suo<br />

agire. Senza <strong>di</strong>menticare comunque<br />

che il primo laboratorio tiflo<strong>di</strong>dattico<br />

è la realtà stessa.<br />

Data questa impostazione, è il<br />

bambino stesso a svelarci le sue<br />

esigenze, a <strong>di</strong>rci <strong>di</strong> cosa ha bisogno,<br />

perché è un bambino, oggi, libero<br />

<strong>di</strong> farlo. Domani un ragazzo<br />

autonomo.<br />

Abbiamo in mente una concezione<br />

pedagogica, tiflopedagogica <strong>di</strong>namica,<br />

aperta al problematico, a forte<br />

valenza integrata.<br />

Che <strong>di</strong>re poi della necessità imprescin<strong>di</strong>bile<br />

<strong>di</strong> effettuare interventi<br />

corretti? Strategie errate, richieste<br />

non coerenti con le reali possibilità<br />

<strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento rinforzano la <strong>di</strong>sabilità<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo. Mettono in risalto<br />

l’han<strong>di</strong>cap e non il soggetto.<br />

Esasperano il limite.<br />

Ecco che il materiale <strong>di</strong>dattico invece<br />

è promotore dell’educazione<br />

all’autonomia operativa, alla risoluzione<br />

<strong>dei</strong> problemi, alla ricerca in<strong>di</strong>viduale.<br />

Grazie all’uso del materiale<br />

a valenza tiflologica il bambino<br />

deve poter “capire <strong>di</strong> non capire”,<br />

può imparare ad imparare, può avviarsi<br />

all’autoappren<strong>di</strong>mento. Può<br />

scoprire momenti in cui impara da<br />

solo, si misura con le sue reali possibilità.<br />

Consideriamo anche l’importanza<br />

della spinta motivazionale, che favorisce<br />

l’autocostruzione. Se gli<br />

strumenti, i percorsi, il materiale<br />

concreto che il bambino usa sono<br />

adatti, più forte sarà l’energia spesa<br />

per quella determinata attività.<br />

In tal senso un clima interiore ben<br />

<strong>di</strong>sposto e un clima esteriore stimolante<br />

sono ingre<strong>di</strong>enti in<strong>di</strong>spensabili<br />

in un processo educativo. Come<br />

<strong>di</strong>ce Kurt Lewin: “L’insegnante<br />

deve essere caldo e comunicativo,<br />

stabilisce procedure, regole e controlla<br />

ciò che gli allievi fanno”. Ma<br />

questa è un'altra storia.<br />

Quando i greci parlavano <strong>di</strong> “pai<strong>dei</strong>a”<br />

(educazione) intendevano la<br />

trasmissione <strong>di</strong> conoscenze non <strong>di</strong>sgiunte,<br />

ma intrise <strong>di</strong> valori, sensibilità,<br />

ideali, un itinerario attraverso<br />

cui ogni uomo è chiamato a realizzare<br />

pienamente sé. Questa vorremmo<br />

fosse la “pai<strong>dei</strong>a” <strong>dei</strong> nostri<br />

ragazzi.<br />

Giancarlo Abba<br />

Direttore Scientifico<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

Relazione presentata<br />

il 16 e 17 febbraio 2007<br />

al convegno <strong>di</strong> Roma su<br />

“Integrazione scolastica <strong>dei</strong> ciechi e<br />

degli ipovedenti in Italia e in Europa”.<br />

13


“Niente su <strong>di</strong> noi<br />

Approvata dall’Assemblea generale<br />

dell’Onu<br />

la prima convenzione internazionale<br />

sui <strong>di</strong>ritti <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

14


ONU<br />

Convenzione<br />

senza <strong>di</strong> noi!”<br />

13 <strong>di</strong>cembre 2006. Nel quartier generale<br />

dell'Onu Tina Minkowits,<br />

dell'associazione mon<strong>di</strong>ale "Users and<br />

Survivors of Psychiatry", saluta la storica<br />

adozione della Convenzione per i Diritti<br />

<strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili.<br />

15


ONU<br />

Riguarda 650 milioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

la Convenzione sui <strong>di</strong>ritti<br />

delle persone <strong>di</strong>sabili approvata<br />

il 13 <strong>di</strong>cembre 2006 dall’Assemblea<br />

generale delle Nazioni<br />

Unite. I lavori si sono conclusi proprio<br />

nel giorno <strong>di</strong> Santa Lucia, la patrona<br />

della cecità e della luce in<br />

molti degli stati membri. All’indomani<br />

della storica firma, il segretario<br />

generale Kofi Annan (il cui mandato<br />

scadeva alla fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre)<br />

ha fatto notare questa significativa<br />

coincidenza, esprimendo l’augurio<br />

<strong>di</strong> una nuova alba per i <strong>di</strong>ritti <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili<br />

e richiamando implicitamente<br />

l’attenzione sui problemi delle<br />

persone con minorazioni visive.<br />

L’evento è storico: per la prima volta<br />

le Nazioni Unite hanno riconosciuto<br />

ufficialmente la <strong>di</strong>gnità e i <strong>di</strong>ritti<br />

della “nazione” <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili, una<br />

realtà che numericamente viene al<br />

terzo posto dopo la Cina e l’In<strong>di</strong>a.<br />

Cinque intensi anni sono durati i<br />

negoziati, che hanno coinvolto le<br />

associazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabili <strong>di</strong> tutto il<br />

mondo e le delegazioni <strong>di</strong> tutti gli<br />

stati . Per creare un testo con<strong>di</strong>viso<br />

è stato infatti necessario un imponente<br />

lavoro <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione tra i<br />

<strong>di</strong>plomatici e i rappresentanti <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili,<br />

i quali hanno costantemente<br />

rimarcato la necessità <strong>di</strong> un processo<br />

partecipativo. Lo slogan<br />

“niente su <strong>di</strong> noi senza <strong>di</strong> noi” è<br />

stato il filo conduttore che ha portato<br />

alla redazione del documento.<br />

Il risultato sono 50 articoli che si rifanno<br />

ai principi della Carta delle<br />

Nazioni Unite, stilati da <strong>di</strong>plomatici<br />

e soprattutto dai rappresentanti<br />

delle persone a cui sono in<strong>di</strong>rizzati.<br />

Rispetto allo storico documento<br />

del 1945, nella Convenzione non<br />

vengono introdotti nuovi <strong>di</strong>ritti ma<br />

viene proibita qualsiasi forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />

in ogni settore della<br />

vita sociale: dall’istruzione al lavoro,<br />

dalla salute alla famiglia, dalla<br />

mobilità alla giustizia.<br />

Le procedure <strong>di</strong> ratifica sono iniziate<br />

il 30 marzo 2007, a New York,<br />

con una solenne cerimonia. Cinquanta<br />

nazioni (fra cui l’Italia) han-<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

no già firmato il documento, che <strong>di</strong>venterà<br />

operante nel giro <strong>di</strong> pochi<br />

anni. Cosa accadrà in pratica? Entro<br />

il 2009 i governi dovranno eliminare<br />

dalle loro legislazioni ogni<br />

norma <strong>di</strong>scriminatoria, dovranno<br />

combattere stereotipi e pregiu<strong>di</strong>zi,<br />

valorizzare il ruolo <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili e il loro<br />

contributo alla società. Il documento<br />

ha lo statuto del trattato internazionale,<br />

ossia è giuri<strong>di</strong>camente<br />

vincolante per le nazioni che lo<br />

sottoscrivono. Una notevole <strong>di</strong>fferenza<br />

rispetto a quanto accadeva<br />

Foto in alto: il deputato irladese Sean<br />

Macdonals pone la firma sul trattato.<br />

Sotto: 30 marzo 2007:<br />

Il messicano Gilberto Rincon Gallardo,<br />

presidente del Consiglio Nazionale <strong>di</strong><br />

prevenzione delle <strong>di</strong>scriminazioni<br />

sigla il trattato.<br />

Sono 350 le rappresentanze delle<br />

organizzazioni a favore <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili che<br />

hanno partecipato alla stesura del<br />

documento.<br />

Nella foto grande: una veduta<br />

dell’ Assemblea Generale.<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

16


ONU<br />

A fianco:<br />

30 marzo 2007.<br />

Lenin Moreno,<br />

vice presidente<br />

dell'Ecuador, durante<br />

la cerimonia <strong>di</strong><br />

ratifica del trattato.<br />

Sotto:<br />

il ministro per la<br />

Disabilità della Nuova<br />

Zelanda, Ruth<br />

Suzanne Dyson,<br />

interviene alla<br />

cerimonia a Palazzo<br />

<strong>di</strong> Vetro.<br />

Nella pagina a lato<br />

in alto:<br />

il rappresentante<br />

dell’Armenia<br />

Martirossian mentre<br />

sigla il trattato.<br />

Nella pagina<br />

a lato in basso:<br />

la first lady<br />

panamense, Vivian<br />

Fernadez, al<br />

momento della firma.<br />

All’Assemblea erano<br />

rappresentati 75<br />

paesi per 650 milioni<br />

<strong>di</strong> persone <strong>di</strong>sabili.<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

nel 1981, quando l’Onu istituiva<br />

l’Anno internazionale delle persone<br />

<strong>di</strong>sabili. Quella campagna <strong>di</strong> sensibilizzazione<br />

determinò il miglioramento<br />

delle politiche sociali e sanitarie<br />

in molti paesi, lasciando<br />

però ai singoli stati la facoltà <strong>di</strong> legiferare<br />

liberamente.<br />

Da questo momento ogni stato dovrà<br />

adeguare le proprie leggi ai<br />

principi della Convenzione e far sì<br />

che venga abbandonata l’ottica caritativa<br />

a favore della sfera <strong>dei</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

inalienabili dell’in<strong>di</strong>viduo. Il referente<br />

italiano del Consiglio nazionale<br />

<strong>di</strong>sabilità, Gianpiero Grifo,<br />

ha rimarcato tale mutamento <strong>di</strong><br />

prospettiva: “La convenzione parte<br />

da un cambiamento <strong>di</strong> approccio:<br />

ognuno <strong>di</strong> noi sarà nel corso<br />

della propria vita non autosufficiente,<br />

quin<strong>di</strong> bisogna affrontare<br />

questo problema passando da una<br />

visione caritativa a un processo <strong>di</strong><br />

responsabilizzazione della società<br />

nel suo complesso”.<br />

È un avvenimento storico per il<br />

mondo della <strong>di</strong>sabilità, atteso con<br />

tanta urgenza quanto più i dati statistici<br />

ritraggono, a livello mon<strong>di</strong>ale,<br />

un desolante quadro <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazioni<br />

e limitazioni. Nelle nazioni<br />

con scarsità <strong>di</strong> risorse solo il 2<br />

per cento della popolazione con<br />

han<strong>di</strong>cap ha accesso ai servizi,<br />

mentre la frequenza in una scuola<br />

è negata al 98 per cento <strong>dei</strong> bambini.<br />

L’accesso al lavoro è appannaggio<br />

<strong>di</strong> meno del 10 per cento<br />

della popolazione potenziale. In Europa<br />

le cose migliorano, ma non <strong>di</strong><br />

molto.<br />

Nel vecchio continente la metà <strong>dei</strong><br />

bambini <strong>di</strong>sabili non è integrata nelle<br />

scuole comuni, il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />

degli adulti oltrepassa il<br />

75% per cento (che in Italia <strong>di</strong>venta<br />

il 76 a fronte del 6,8 nel mercato<br />

or<strong>di</strong>nario). Trovare lavoro, soprattutto<br />

in Italia, è ancora oggi un<br />

sogno per molti <strong>di</strong>sabili. Infine, meno<br />

del 25 per cento <strong>dei</strong> treni d’Europa<br />

è accessibile e, anche qui, la<br />

percentuale cala se ci si riferisce all’Italia.<br />

18


Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

Nella conferenza stampa tenutasi a<br />

Roma, a margine della ratifica italiana<br />

del trattato, il ministro della<br />

Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha<br />

in<strong>di</strong>cato quali azioni intraprenderà il<br />

Governo per rispettare gli impegni.<br />

Particolare attenzione verrà riservata<br />

all’integrazione lavorativa, materia,<br />

come noto, già ampiamente<br />

definita dalla legge 69 del 1999.<br />

Nei fatti l’applicazione è ancora lontana:<br />

la realtà lavorativa <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sabili<br />

è caratterizzata dal regime delle<br />

sanzioni (le multe comminate alle<br />

imprese che non rispettano gli obblighi<br />

<strong>di</strong> assunzione) e dal fenomeno<br />

del “doppio mercato”, che vede<br />

i lavoratori impiegati solo all’interno<br />

delle cooperative sociali piuttosto<br />

che nel mercato or<strong>di</strong>nario.<br />

Una realtà che conoscono bene le<br />

associazioni e gli enti che operano<br />

nel mondo della <strong>di</strong>sabilità. Fra questi<br />

l’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>,<br />

storicamente impegnato nel far sì<br />

che l’integrazione scolastica e lavorativa<br />

non rimanga un’astratta <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> principio ma si traduca<br />

nella quoti<strong>di</strong>anità delle persone.<br />

Da almeno 20 anni le risorse<br />

dell’<strong>Istituto</strong> sono impegnate nella<br />

formulazione <strong>di</strong> percorsi educativi e<br />

formativi specifici che vanno dalla<br />

consulenza tiflopedagogica alla<br />

produzione <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong>dattico,<br />

dalla formazione per educatori e insegnanti<br />

ai corsi e alla ricerca del<br />

centro informatico. Un impegno<br />

fortemente ra<strong>di</strong>cato nella storia<br />

dell’<strong>Istituto</strong>, che dovrebbe essere<br />

sostenuto dal nuovo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge<br />

che varerà il Governo italiano.<br />

Nell’agenda del Governo sono già<br />

definiti alcuni punti prioritari. Il primo<br />

è il riconoscimento della Lingua<br />

italiana <strong>dei</strong> segni (Lis), richiesta da<br />

anni dalle comunità <strong>dei</strong> sor<strong>di</strong> italiane.<br />

Altri sono la realizzazione <strong>di</strong><br />

punti informativi nei centri per l’impiego<br />

e il miglioramento <strong>dei</strong> servizi<br />

educativi e lavorativi. “Il problema<br />

in Italia – ha spiegato il ministro<br />

Ferrero – non è <strong>di</strong> aumento delle risorse<br />

ma <strong>di</strong> miglioramento <strong>dei</strong> ser-<br />

19


ONU<br />

A sinistra:<br />

30 marzo 2007. I trattati sono sul tavolo<br />

dell'Assemblea Generale pronti a essere<br />

firmati. Il momento è solenne.<br />

Sotto:<br />

Una tersa giornata <strong>di</strong> sole all'esterno del<br />

quartier generale dell'Onu, a New York.<br />

Foto <strong>di</strong> Paulo Figueiras<br />

foto <strong>di</strong> Mark Garten<br />

20<br />

vizi”. La spesa pubblica per coprire<br />

le varie indennità <strong>di</strong> accompagnamento<br />

e le misure <strong>di</strong> sostegno alla<br />

scuola si aggira attorno agli otto miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> euro che, secondo <strong>di</strong>versi<br />

criteri <strong>di</strong> calcolo, si traducono in uno<br />

stanziamento che varia dai tremila<br />

euro annui ai <strong>di</strong>ecimila per ciascun<br />

assistito. Il problema, come ben sa<br />

chi opera nel settore dell’istruzione<br />

e dell’educazione, risiede nella <strong>di</strong>somogenea<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> queste<br />

risorse a livello locale.<br />

Nel suo intervento il ministro ha<br />

quin<strong>di</strong> rimarcato il ruolo dell’Italia<br />

nella redazione del documento, soprattutto<br />

per quanto riguarda la definizione<br />

del concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità.<br />

Nel preambolo della Convenzione<br />

gli stati riconoscono che “la <strong>di</strong>sabilità<br />

è un concetto in evoluzione e<br />

che è il risultato dell’interazione tra<br />

persone con minorazioni e barriere<br />

attitu<strong>di</strong>nali ed ambientali, che impe<strong>di</strong>sce<br />

la loro piena ed efficace<br />

partecipazione nella società su una<br />

base <strong>di</strong> parità con gli altri”. Più avanti,<br />

nella definizione degli scopi, si<br />

legge che “le persone con <strong>di</strong>sabilità<br />

includono quanti hanno minorazioni<br />

fisiche, mentali, intellettuali o<br />

sensoriali a lungo termine, che in interazione<br />

con varie barriere possono<br />

impe<strong>di</strong>re la loro piena effettiva<br />

partecipazione nella società su una<br />

base <strong>di</strong> eguaglianza con gli altri”. Da<br />

con<strong>di</strong>zione assoluta e immutabile,<br />

la <strong>di</strong>sabilità viene qui intesa come<br />

relativa alle con<strong>di</strong>zioni ambientali e<br />

sociali: quanto più si riuscirà ad abbattere<br />

barriere, a creare opportunità<br />

<strong>di</strong> accesso ai servizi e alla conoscenza,<br />

tanto più il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità<br />

potrà sfumare verso quello<br />

della <strong>di</strong>versità, con i suoi inelu<strong>di</strong>bili<br />

limiti ma anche il suo carico <strong>di</strong> potenzialità<br />

da esprimere.<br />

La questione sarà vedere come<br />

questi nobili principi potranno trovare<br />

concreta applicazione. L’Italia,<br />

ad esempio, ha una legislazione<br />

piuttosto avanzata sull’integrazione<br />

scolastica, ma la sua piena attuazione<br />

non è stata del tutto raggiunta.<br />

A insufficienti investimenti<br />

nel settore si aggiungono le carenze<br />

strutturali del sistema scolastico.<br />

Oggi, per quanto riguarda le<br />

strategie <strong>di</strong> supporto ai ragazzi ciechi<br />

e ipovedenti, esistono forti <strong>di</strong>fferenze<br />

locali, per cui in alcune province<br />

per ogni studente si stanziano<br />

risorse per 10mila euro in altre<br />

si può avere <strong>di</strong>fficoltà a fornire i testi<br />

in Braille.<br />

Nella Convenzione questo <strong>di</strong>ritto<br />

viene rimarcato a chiare lettere.<br />

L’articolo 24 sull’istruzione ne è un<br />

esempio: dall’istruzione – si legge<br />

nel documento - <strong>di</strong>pende il pieno<br />

sviluppo del potenziale umano, il<br />

suo senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità e la sua autostima.<br />

Attraverso l’istruzione l’in<strong>di</strong>viduo<br />

<strong>di</strong>sabile può partecipare effettivamente<br />

a una società libera e<br />

per questo è un <strong>di</strong>ritto inalianebile.<br />

Gli stati dovranno allora assicurare<br />

che le persone con <strong>di</strong>sabilità non<br />

vengano escluse del sistema <strong>di</strong><br />

istruzione generale sulla base della<br />

loro con<strong>di</strong>zione e che i bambini non<br />

siano esclusi da una libera e obbligatoria<br />

istruzione primaria gratuita<br />

o dall’istruzione secondaria. Per<br />

quanto riguarda i non vedenti si<br />

specifica che gli stati dovranno<br />

agevolare l’appren<strong>di</strong>mento del<br />

Braille, <strong>di</strong> tutte le modalità <strong>di</strong> comunicazione<br />

alternative e delle abilità<br />

<strong>di</strong> orientamento e mobilità. Andrà<br />

garantito che l’istruzione <strong>dei</strong><br />

bambini ciechi sia erogata nei linguaggi<br />

e nei mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />

più appropriati e verranno impiegati<br />

insegnanti con <strong>di</strong>sabilità che<br />

siano qualificati nel linguaggio <strong>dei</strong><br />

segni e nel Braille. Per questo, i governi<br />

dovranno prevedere adeguati<br />

interventi <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> professionisti,<br />

che lavorino a tutti i livelli<br />

dell’istruzione.<br />

Marco Rolando


MILANO<br />

Concerto<br />

Il canto del mondo<br />

Una serata all’insegna <strong>dei</strong> canti popolari<br />

conclude la terza stagione concertistica<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />

Un folto pubblico entusiasta applaude i<br />

concertisti che nella serata hanno<br />

eseguito brani provenienti dall’Africa dal<br />

Portogallo e dal Cile<br />

Un’immersione fra le tra<strong>di</strong>zioni<br />

musicali <strong>di</strong> tutto il<br />

mondo ha chiuso in bellezza<br />

la terza stagione concertistica<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

Quello tenutosi sabato 21 aprile<br />

nella Sala Barozzi era il sesto appuntamento<br />

del ciclo promosso<br />

dall’<strong>Istituto</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> con l’associazione<br />

Musica e incanto. In programma<br />

un’ampia scelta <strong>di</strong> brani,<br />

accuratamente selezionati dal re-<br />

pertorio <strong>di</strong> musiche popolari internazionali.<br />

Il canto <strong>di</strong> Silvia Zaru ha<br />

così preso per mano il pubblico portandolo<br />

dalle culture vicine a quelle<br />

più lontane: dai canti napoletani<br />

e sar<strong>di</strong> ai ritmi vitali dell’Africa, dal<br />

fado portoghese alla struggente<br />

Gracias a la vida della cilena Violeta<br />

Parra. Ad accompagnarla il flauto<br />

<strong>di</strong> Sonia Zichella, la chitarra <strong>di</strong><br />

Andrea Stelluti e le percussioni <strong>di</strong><br />

Matteo Stelluti.<br />

21


MILANO<br />

Foto in alto:il commissario Rodolfo Masto mentre presenta il concerto, foto sotto la<br />

flautista Stefania Zichella accompagna il canto <strong>di</strong> Silvia Zaru, Nella pagina a fianco in<br />

alto un momento del concerto. foto sotto: Andrea e Matteo Stelluti con chitarra e<br />

percussioni completavano il quartetto.<br />

Ormai alla terza e<strong>di</strong>zione, la Stagione<br />

Concertistico Culturale dell’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>Ciechi</strong> è una tra<strong>di</strong>zione<br />

consolidata e apprezzata. Durante<br />

queste serate la musica non viene<br />

intesa solo come occasione <strong>di</strong> svago<br />

ma <strong>di</strong>venta stimolo alla conoscenza<br />

<strong>di</strong> sé e degli altri. Un messaggio<br />

ben sintetizzato dal titolo<br />

“Musical… mente: il potere della<br />

musica” che rimanda alle potenzialità<br />

interiori che può risvegliare<br />

l’arte <strong>dei</strong> suoni. Chi ha esperienza<br />

nel campo della musicoterapia o<br />

semplicemente chi fa della musica<br />

un elemento fondamentale della<br />

propria esistenza, sa che essa può<br />

favorire l’attivazione <strong>di</strong> risorse nascoste,<br />

affinando la sensibilità e accrescendo<br />

la ricchezza interiore. La<br />

musica è un’occasione <strong>di</strong> sviluppo<br />

personale preziosa per chi si confronta<br />

quoti<strong>di</strong>anamente con il limite<br />

fisico, ma anche un ponte che<br />

mette in comunicazione chi ha <strong>di</strong>verse<br />

prospettive sensoriali sul<br />

mondo. In quest’ottica l’ascolto si<br />

attua nel senso più ampio: si ascoltano<br />

le note e si ascoltano le per-<br />

22


sone con esperienze del mondo<br />

<strong>di</strong>fferenti, si ascolta il canto <strong>di</strong> popoli<br />

lontani e si ascolta la propria<br />

voce interiore. L’esperienza della<br />

musica può essere intesa come<br />

una metafora <strong>di</strong> comunione fra gli<br />

uomini.<br />

Per rimarcare questi intenti la formula<br />

<strong>dei</strong> concerti prevede un prelu<strong>di</strong>o<br />

culturale con interventi <strong>di</strong> artisti,<br />

sportivi e me<strong>di</strong>ci sulle tematiche<br />

<strong>dei</strong> non vedenti. Si tratta <strong>di</strong> brevi<br />

conferenze per riflettere su come<br />

sia possibile vivere in modo<br />

propositivo il proprio han<strong>di</strong>cap, raggiungendo<br />

i propri obiettivi e ponendosi<br />

come risorsa per la collettività.<br />

Nella stagione 2006/2007 sul<br />

palco della Sala Barozzi sono saliti<br />

relatori non vedenti <strong>di</strong> ambiti <strong>di</strong>versi<br />

e terapeuti professionisti. Silvia<br />

Parente, la sciatrice cieca che più<br />

volte è salita sul po<strong>di</strong>o delle Paraolimpia<strong>di</strong><br />

(a Lillehammer nel 1994 e<br />

a Torino nel 2006) si è raccontata<br />

al concerto <strong>di</strong> apertura in novembre.<br />

La ballerina Patrizia Viaro ha<br />

mostrato nuove modalità <strong>di</strong> ascolto<br />

del proprio corpo e <strong>di</strong> se stessi<br />

23


MILANO<br />

me<strong>di</strong>ante la danzaterapia. Il jazzista<br />

Mauro Costantini ha raccontato<br />

una storia del jazz e Clau<strong>di</strong>o Levantini<br />

ha portato la propria esperienza<br />

sul tema autonomia e cecità.<br />

L’ultimo appuntamento ha visto<br />

l’intervento del maestro <strong>di</strong> shatzu<br />

Douglas Gattini, che ha illustrato le<br />

virtù <strong>di</strong> questa antica <strong>di</strong>sciplina per<br />

raggiungere un armonico equilibrio<br />

psicofisico.<br />

Altrettanto varia la proposta musicale,<br />

che ha spaziato nel corso dell’anno<br />

dall’opera buffa al latin jazz,<br />

da Bach ai Beatles passando per i<br />

cori gospel e la musica etnica. Un<br />

orizzonte ampio e stimolante che è<br />

stato accolto dal pubblico con applausi<br />

calorosi ed entusiasti. Il prossimo<br />

appuntamento è dunque per<br />

l’anno prossimo con una quarta<br />

e<strong>di</strong>zione che riserverà ancora una<br />

volta un programma ricco <strong>di</strong> contenuti<br />

artistici e culturali.<br />

Giovanni Capra<br />

24

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