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In “Mi faccio la barca”, film di Sergio<br />

Corbucci del 1980, assistiamo alla contrapposizione<br />

tra due modi estremi di andare<br />

per mare, una classica barca a vela,<br />

la scassata barchetta “Biba” di Jonny Dorelli,<br />

e un moderno panfilo a motore, Il<br />

Kabir, di proprietà, nel film, di un giovane<br />

Christian De Sica.<br />

È ancora così forte questa distinzione?<br />

Vita spartana in spazi ristretti per i velisti,<br />

agio e relax per gli amanti del motore?<br />

Basta passeggiare sui moli di alcune marine<br />

o leggere le principali riviste di nautica<br />

per accorgersi che tutto questo non<br />

è più così vero. Da alcuni anni, infatti, si<br />

assiste, grazie alle evoluzioni nei materiali<br />

e nel loro utilizzo, a profondi cambiamenti<br />

nella progettazione delle<br />

barche da crociera che, soprattutto negli<br />

interni, assomigliano sempre meno a<br />

barche e sempre di più a veri e propri appartamenti<br />

galleggianti.<br />

Ma facciamo un passo indietro, prima<br />

della nascita della nautica da diporto.<br />

Dalla seconda metà dell’Ottocento fino<br />

agli anni ’50 del secolo scorso, le imbarcazioni<br />

erano costruite con metodi tradizionali,<br />

perlopiù in legno o acciaio, e le<br />

conoscenze tecnologiche non consentivano<br />

lo sviluppo di ampi spazi interni.<br />

Stiamo parlando di quei magnifici esemplari<br />

di imbarcazioni a vela o motore che<br />

ancora oggi ammiriamo ai raduni<br />

d’epoca. Barche bellissime, molto performanti<br />

per l’epoca, ma sicuramente<br />

con la vivibilità interna di gran lunga inferiore<br />

a qualsiasi imbarcazione di pari dimensioni<br />

costruita attualmente. In quegli<br />

anni la costruzione di una barca non prevedeva<br />

la distinzione tra interno ed<br />

esterno. Era lo stesso progettista o il cantiere<br />

(in molti casi si trattava della stessa<br />

figura) che si occupava della progettazione<br />

e della realizzazione, senza distinzione<br />

tra interno ed esterno, dando<br />

priorità alle linee d’acqua per le imbarcazioni<br />

a vela e alla stabilità per quelle a<br />

motore.<br />

Questo accadeva molto tempo fa. Al<br />

giorno d’oggi, nella costruzione di una<br />

barca, che si tratti di una costruzione in<br />

serie o di una barca realizzata in modello<br />

unico per un armatore (realizzazione custom),<br />

raramente il progetto viene realizzato<br />

da un unico professionista.<br />

Soprattutto quando si tratta di barche di<br />

grandi dimensioni, la tendenza degli armatori<br />

è di dividere gli incarichi tra architetto<br />

navale, che si occupa della parte<br />

strutturale e delle linee dello scafo, e interior<br />

designer, dedicato al progetto degli<br />

interni e sempre più spesso delle sovrastrutture,<br />

coinvolgendo in taluni casi,<br />

anche architetti “terrestri” di fama mondiale.<br />

Questo perché, mentre la progettazione<br />

dello scafo deve seguire rigide<br />

regole di idrodinamica, con calcoli ingegneristici<br />

per calcolare stabilità e prestazioni<br />

e arrivare al miglior compromesso<br />

tra velocità e dislocamento, la disposizione<br />

e lo stile degli interni lascia molto<br />

più spazio al gusto di designer creativi.<br />

Una volta finalizzati i disegni finali, con<br />

interventi dello stesso armatore che, oltre<br />

al brief iniziale interviene passo passo<br />

nello sviluppo del progetto, il tutto viene<br />

affidato al cantiere per la costruzione,<br />

sotto la supervisione del progettista o di<br />

Project Manager che hanno il compito di<br />

trasformare le idee dei progettisti in disegni<br />

tecnici e supervisionare alla loro<br />

realizzazione.<br />

Tutto molto diverso dal lavoro degli abili<br />

maestri d’ascia che, agli inizi del secolo<br />

scorso, costruivano le “regine del mare”<br />

riproducendo i disegni tracciati a china<br />

dal progettista sul pavimento di un capannone<br />

per poi iniziare a tagliare tronchi<br />

con l’ausilio di pochi strumenti<br />

manuali. Oggi tutte le fasi di progettazione<br />

sono ormai realizzate con l’ausilio<br />

di computer e macchinari tecnologici e<br />

le tecniche costruttive sono le stesse utilizzate<br />

per la realizzazione di aeroplani o<br />

auto da corsa.<br />

L’evoluzione tecnologica e progettuale di<br />

questi anni ha fatto si che, a parità di lunghezza,<br />

le imbarcazioni moderne offrano<br />

oggi una vivibilità interna praticamente<br />

doppia rispetto alle loro “nonne”. L’utilizzo<br />

di materiali innovativi e più resistenti,<br />

dall’alluminio alla vetroresina fino<br />

al carbonio, ha consentito infatti lo sviluppo<br />

di progetti di maggiori dimensioni,<br />

soprattutto in larghezza, rendendo gli interni<br />

più spaziosi e aprendo la via a un<br />

nuovo modo di “arredare” una barca.<br />

Dagli anni ’80 circa le disposizioni classiche<br />

degli interni, i materiali da sempre<br />

utilizzati nelle costruzioni nautiche, gli<br />

stili che da sempre hanno caratterizzato<br />

le dinette e le cuccette lasciano spazio a<br />

innovazione e stili differenti, anche con<br />

l’intervento di stilisti e architetti “terrestri”.<br />

Ne è un esempio Philip Stark che<br />

negli anni ’90 progetta gli interni di una<br />

serie di imbarcazioni di un noto cantiere<br />

francese, o di Renzo Piano, che disegna<br />

personalmente gli interni delle sue barche<br />

a vela. Ed è così che gli ultimi anni<br />

del secolo scorso vedono lo sviluppo di<br />

barche con un design degli interni “minimal”,<br />

in risposta allo stile in voga a<br />

terra, mentre di recente assistiamo ad un<br />

forte allontanamento dallo stile classico<br />

“da barca”, verso un design sempre più<br />

in linea con l’arredamento e il design terrestre.<br />

Questa tendenza colpisce le produzioni<br />

di serie come le realizzazioni<br />

custom, dove, nel secondo caso, i desideri<br />

degli armatori non lasciano limiti alla<br />

fantasia.<br />

Addio quindi alle porte arrotondate e sollevate<br />

da terra, retaggio dei boccaporti<br />

stagni delle navi, ai mobili integrati nella<br />

fiancata, alle cucine ridotte e ai bagni di<br />

piccole dimensioni. Entrare in una moderna<br />

barca a vela o a motore - i limiti<br />

sono solamente dati dalla maggiore o<br />

minore superficie arredabile - è come entrare<br />

in un appartamento al mare. Scale,<br />

ascensori, cucine degne di un ristorante,<br />

lampade e lampadari, arredi di design e<br />

tessuti di alta gamma, marmi e specchi.<br />

Stiamo naturalmente parlando di quei<br />

mega yacht che solcano il Mediterraneo<br />

attirando lo sguardo di curiosi e ammiratori.<br />

Ma anche nelle taglie più piccole il<br />

salto di qualità rispetto al passato è immediatamente<br />

percepibile.<br />

Se consideriamo poi il mondo delle barche<br />

a motore, dove le linee d’acqua<br />

hanno un valore relativo - non per altro si<br />

chiede la potenza del motore prima del<br />

nome del progettista - quello che definisce<br />

veramente il valore dell’imbarcazione<br />

è il design di tutto ciò che è emerso: le<br />

sovrastrutture, il colore e gli interni. Tutto<br />

questo è opera di questa nuova tipologia<br />

di professionisti, designer e progettisti<br />

tecnici, sconosciuti ai non addetti ai<br />

lavori, che hanno saputo fondere lo stile<br />

e il design moderno con le esigenze particolari<br />

di un oggetto che deve pur sempre<br />

vivere in mare.<br />

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